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 Oggetto del messaggio: Misteri d'Irlanda
MessaggioInviato: 13/01/2020, 19:18 
IL LIBRO DELLE INVASIONI D'IRLANDA

Una canzone popolare celtica dice: «Vai alla festa di Scarborough? Prezzemolo, rosmarino e timo». Accompagnata dal suono dell’arpa e il lamento del flauto traverso irlandese, la dolce voce di una donna ci arriva al cuore, perché gli antichi versi e leggende ci fanno ricordare da dove veniamo. Sotto le foglie di vischio appese sugli alberi, il sole va scomparendo, colorando il cielo di toni arancioni e violetti. Secondo la tradizione pagana, sia il crepuscolo che l’aurora sono momenti magici in cui si aprono le porte verso altre dimensioni e gli esseri sotterranei possono salire in superficie per danzare e ballare, formando quelli che vengono chiamati gli anelli delle fate, zone circolari prive di vegetazione e circondate da un cerchio di erba piu alta rispetto al resto della vegetazione, prodotto da diversi tipi di funghi, che pero la tradizione attribuisce a entita soprannaturali. Attorno al fuoco degli antenati, le ombre della notte giungono al suono delle cornamuse sulla Collina di Tara, mentre i nuovi druidi preparano pozioni magiche che ci aiutino ad aprire le porte che separano il mondo sottile dal regno degli umani.

Il cespuglio sacro
Una volta si credeva che i Drumlin – monticelli rotondo di origine glaciale – fossero entrate per l’Inframondo dove abitavano i Tuatha de Danann, antichi popoli d’Irlanda, tra cui si distinguevano leprechaun e duende, sorta di folletti vestiti di verde che si dedicavano alla fabbricazione di scarpe e custodivano favolosi tesori. Ma sulla Collina di Tara non si trovano solo questi monticelli, ma anche la Pietra di Fal, che ruggiva quando un legittimo re d’Irlanda vi poneva una mano sopra, come anche il Tumolo degli Ostaggi, una tomba a corridoio dove il neofita che desiderava seguire il sentiero della conoscenza doveva morire simbolicamente per resuscitare, perché solo un essere che aveva gettato un ponte tra i due mondi poteva passarci attraverso. Fiancheggiando i limiti del complesso sacro sorge un biancospino portato nelle Isole Britanniche – secondo la tradizione – dallo stesso Giuseppe di Arimatea da Gerusalemme. Si tratta di uno strano cespuglio che fiorisce solo durante la Settimana Santa e la Nativita e sul quale i pellegrini usano mettere delle cravatte e dei nastri colorati nella speranza di propiziarsi gli esseri fatati, affinché esaudiscano i loro desideri. Qui pero ci troviamo di fronte ai due volti della magia, perché e risaputo che chi si avvicina al cespuglio col cuore puro, sara benedetto, ma chi cerca di tagliargli anche solo un ramo, strappargli anche solo una foglia o calpestare le sue radici, cadra in disgrazia e gli esseri elementali lo tormenteranno finché non riuscira a riparare al danno causato. Il gracchiare dei corvi all’orizzonte sembra annunciare la presenza di Odino, il dio dei vichinghi, che in qualsiasi momento puo fare la sua comparsa vestito da vagabondo, con abiti scuri, cappello a tesa larga, barba grigia e una benda sull’occhio, per reclamare il suo diritto di conquista su quelle terre verdeggianti.

Le porte tra i mondi
A Tara si sono forgiati i miti, si sono incoronati gli antichi re, sono nate le leggende e si e diffuso il cristianesimo celtico quando San Patrizio decise che, proprio da quel promonto rio, sarebbe cominciata l’evangelizzazione di tutta l’isola. Per farlo utilizzo un trifoglio con tre foglie a simboleggiare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. All’epoca, ricalcava anche una visione trinitaria propria dei celti, ragion per cui le idee di quel monaco visionario attecchirono tra la popolazione locale. Le credenze pagane sostenevano che tra due opposti vi sia sempre un tratto intermedio, una terza faccia che, tuttavia, puo non essere notata se non prestiamo sufficiente attenzione. Da qui, uno di simboli piu cari ai celti era il Triskel, simbolo di tre tempi: passato, presente e futuro. Dall’altro lato, vale la pena notare che a Tara hanno convissuto pacificamente Dagda e Geova, Gesu e Lug, sacerdoti e druidi, spiriti e umani. Come abbiamo accennato, tra il giorno e la notte ci sono il crepuscolo e l’aurora. Tra il corpo e la mente si trova lo spirito, tanto sottile che molti continuano a negarlo. Tra la vita e la morte si trova il sogno. E, in ultimo, tra il mondo degli uomini e quello degli dei c’e il regno dei Tuatha De Danann. A questa dimensione si puo accedere solo durante determinati momenti del giorno o alcune notti dell’anno. Due di queste feste speciali erano la notte di Beltane – 1 maggio – quando si celebrava l’inizio della stagione del raccolto e dell’estate, e Samhain – dal 31 ottobre all’1 novembre -, momento in cui iniziava la stagione invernale. Allo stesso modo, gli equinozi di primavera e d’autunno e i solstizi d’estate e d’inverno erano feste propizie per entrambi i mondi, in cui gli spiriti e i viventi entravano in comunicazione.

Invasori e giganti
Tra Samhain e Beltane si celebrava Imbolc, che segnava l’inizio della primavera – anche se con l’arrivo del cristianesimo si converti nella festivita di Santa Brigida – cosi come anche Litha, che gli evangelizzatori cristiani trasformarono nella notte di San Giovanni. Allo stesso modo, San Lorenzo e una cristianizzazione della festa del dio Lug. Una croce dimenticata, forse la piu antica d’Irlanda, si erge in mezzo alla brughiera di Tara segnando il punto esatto dove San Patrizio unifico le credenze locali con il vangelo di Gesu di Nazaret, al fine di ospitare i miti celtici in un nuovo ramo spirituale che diede dei veri e proprio mal di testa ai padri del cattolicesimo. Il fatto che chiunque potesse comunicare con la divinita senza la mediazione di un’istituzione, il fatto che la natura venisse considerata la migliore cattedrale o che si avessero dei rapporti con gli esseri fatati, pose i riflettori di Roma sull’Irlanda. Cosi, nel XII secolo, il papato invio i normanni affinché “mettessero in riga” i discoli irlandesi. Questi, infatti, nonostante condividessero il rito romano con il resto dei cattolici, non vollero dimenticare la lingua gaelica né i suoi miti ancestrali, i quali erano coesistiti senza troppi attriti con la dottrina di San Patrizio e di Santa Brigida di Kildare per oltre seicento anni. Per fortuna, per allora i monaci irlandesi si erano gia premurati di mettere in salvo le millenarie leggende associate alle invasioni dell’Irlanda, unendo miti, leggende e folclore in quello che viene chiamato Libro delle Invasioni d’Irlanda o Lebor Gabala Erenn, un insieme di manoscritti che raccontano la costruzione nazionale irlandese come una summa delle diverse invasioni celtiche, dalla sua creazione al secolo XI. Uno studioso anonimo compilo i diversi testi e li pubblico nell’XI secolo con il titolo Lebor Gabala Erenn. La cosa piu strana di quest’opera e che i religiosi rispettarono il passato pagano della sua terra, ma inquadrandolo in una cosmovisione giudeocristiana, raccontando che la prima invasione dell’isola venne condotta da una delle figlie del patriarca biblico Noe, di nome Cessair, prima del Diluvio Universale. La seconda, trecento anni dopo che le acque del Diluvio si erano ritirate, venne per mano di Partholon, che dovette vedersela con una razza di giganti oscuri che allora popolavano l’Irlanda, chiamati Fomori. Ciononostante, nemmeno i discendenti di Partholon prosperarono per molto, perché una piaga si abbatté su tutti loro.

Le armi magiche
Nemed, un guerriero di origine scita, guido la terza incursione, e anche lui dovette vedersela con i Fomori. Tuttavia, questa volta i giganti riuscirono a vincere gli invasori umani, obbligandoli a cedere due parti delle loro colture, che vennero consegnate ai Fomori nella notte di Samhain. A questo fatto va forse fatta risalire l’origine dell’attuale festa di Halloween, in ricordo dell’offerta di “dolcetto o scherzetto” degli dei oscuri agli umani sconfitti. Un secondo diluvio causo la fine della stirpe di Nemed, ma alcuni suoi discendenti si salvarono fuggendo in Grecia, per poi tornare anni dopo come protagonisti della quarta invasione dell’Irlanda. Col trascorrere del tempo, i Nemediani si divisero in tre gruppi: i Fir Bolg, i Fir Domnann e i Fir Galioin, i quali fecero pace con i Fomori, dettarono nuove leggi di convivenza tra le razze che vivevano sull’isola e si stabilirono a Tara, dando inizio cosi alla dinastia dei leggendari re d’Irlanda. La tranquillita s’interruppe a causa dell’arrivo dei Tuatha De Danann, che apparvero volando su navi sormontate da nuvole dalle terre settentrionali. Il Lebor Gabala racconta che i Tuatha De Danann scesero dal cielo e lasciarono in eredita agli abitanti d’Irlanda quattro elementi magici. Il Calderone della Rinascita, in grado di alimentare cento persone, guarire le malattie e ridare la vita ai morti; la Spada di Nuada, fatta di luce e che poteva sconfiggere qualsiasi nemico e dividerlo in due con un solo fendente; la Lancia di Lug, che garantiva la vittoria su qualsiasi rivale e, per ultimo, la Pietra di Fal, che oggi si trova a Tara in attesa del ritorno del vero re d’Irlanda. Dopo un’epica battaglia, i Tuatha De Danann vinsero i giganti e gli umani, governando l’Irlanda in relativa tranquillita fino all’arrivo di Breogan e dei suoi figli. Costui era un re di origine celtica che ordino di erigere Brigantia, attuale citta di A Coruna, in Spagna. Secondo il Libro delle Invasioni d’Irlanda, Ith, uno dei figli di Breogan, in cima alla Torre di Ercole, non si sa se colto da una trance mistica, individuo una terra di sogno che si trovava oltre le Isole Cassiteridi – la Gran Bretagna –, e di conseguenza decisero di organizzare una spedizione per drigersi in quel luogo sconosciuto. Quando, alla fine, arrivarono all’isola dei sogni, Ith convoco i tre re della dinastia dei Tuatha De Danann, di nome Mac Cuil, Mac Cecht e Mac Greine, e propose loro di spartirsi la terra in pace. Tuttavia, gli esseri magici, temendo invece una conquista di tutto il territorio da parte degli umani, decisero di assassinare Ith, destando l’ira dei suoi fratelli e di suo padre, che non esitarono a mettesi in mare per vendicarsi.

Guerra agli stregoni
Sapendo di dover affrontare degli esseri magici, Breogan e i suoi figli convinsero il druido Amergin ad accompagnarli. Cosi, dopo tre giorni in cui l’incantesimo lanciato dai Tuatha De Danann non aveva permesso loro di vedere l’isola, Amergin neutralizzo la magia con uno splendido canto che fece ritirare la nebbia e permise loro di sbarcare. Tutt’altro che contenti, i Tuatha sollecitarono una tregua di tre giorni e lanciarono degli incantesimi contro gli uomini di Breogan, ma Amergin riusci a neutralizzarli e a far si che agissero a loro favore. Sconfitti, i Tuatha si rifugiarono sottoterra, dove vissero in palazzi sotterranei costruiti da Dagda, la loro divinita tutelare, e protetti da un incantesimo che li rendeva invisibili all’occhio umano. Nonostante il suo valore storico, Il Libro delle Invasioni d’Irlanda non e stato tradotto in inglese fino al 1937, quando l’esistenza degli esseri fatati faceva ormai parte dei miti e delle leggende, per cui la maggior parte degli storici “seri” non vi prestarono troppa attenzione, dimenticando che nel 1604 era stata emessa una legge, rimasta valida fino al XIX secolo, che proibiva esplicitamente patti con gli elfi, fate e qualche altro essere fantastico, e imponeva una sanzione corrispondente per chi intratteneva relazioni con loro. Lontano dalle scrivanie dei moderni eruditi, l’esistenza dei Tuatha De Danann e incontestabile per chi ancora si dedica a lavorare la terra, lontano dalle citta, dove la presenza di questi esseri e i patti con loro risultano essere molto piu di una semplice tradizione. Puo capitare infatti che, passando per le rovine di qualche castello abbandonato d’Irlanda, ci sembri di venire sfiorati da qualcosa. Allora, con assoluta certezza, guarderemo in basso credendo di trovare un ramo agganciato alla gamba dei pantaloni o qualcosa di simile. E invece, non c’e niente… Sono loro. Puo capitare che se ci addentriamo in qualche bosco frondoso d’Irlanda e seguiamo il corso di un’insenatura, udiamo il suono di qualche risata di fanciulli che sembrano giocare nell’acqua, ma quando cerchiamo il punto d’origine dei suoni, non vediamo niente… Sono loro. E puo capitare che, rimanendo da soli sulla Collina di Tara, li si possa anche vedere…

Articolo di Manuel Fernandez Munoz


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