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Essere Interdimensionale
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MessaggioInviato: 28/02/2009, 15:33 
cari amici, avevo accennato che il dato era "esoterico" [;)] [:D]
Comunque:
http://www.corriere.it/cronache/08_magg ... aabc.shtml
che era gia stato postato, da cui:

""Ma si calcola che le tribù che non hanno mai o quasi mai avuto contatti con la civiltà siano un centinaio in tutto il mondo.""

Non dico che i 18 miliardi sia un dato reale [8)] però che nell'"elenco"
manchino parecchi, è possibile,come da mio topic precedente.

Che cosa mangiano?
Naturalmente penso che i dati sulla "scarsità di cibo" siano pilotati dai "soliti ignoti" [;)]
Naturalmente.... NON SI ABBUFFANO!!! [:D] [:D]
ciao
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MessaggioInviato: 01/03/2009, 12:20 
Cita:
mauro ha scritto:

cari amici, avevo accennato che il dato era "esoterico" [;)] [:D]
Comunque:
http://www.corriere.it/cronache/08_magg ... aabc.shtml
che era gia stato postato, da cui:

""Ma si calcola che le tribù che non hanno mai o quasi mai avuto contatti con la civiltà siano un centinaio in tutto il mondo.""

Non dico che i 18 miliardi sia un dato reale [8)] però che nell'"elenco"
manchino parecchi, è possibile,come da mio topic precedente.

Che cosa mangiano?
Naturalmente penso che i dati sulla "scarsità di cibo" siano pilotati dai "soliti ignoti" [;)]
Naturalmente.... NON SI ABBUFFANO!!! [:D] [:D]
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MessaggioInviato: 22/10/2012, 01:04 
VI FU UN BOOM DEMOGRAFICO PRIMA DELLA SCOPERTA DELL'AGRICOLTURA

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La prima grande espansione della popolazione umana avvenne subito dopo l'ultimo massimo glaciale ma prima dell'inizio del Neolitico. Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio, effettuando analisi filogenetiche sul DNA mitocondriale, sarebbe stato l'aumento della popolazione a indurre i cacciatori-raccoglitori a passare all'agricoltura, e non viceversa.

Il primo boom demografico della popolazione umana è avvenuto prima del Neolitico, prima e non dopo l'avvento dell'agricoltura, come finora ritenuto. E' quanto risulta da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Fudon University a Shangai e dell'Accademia delle scienze cinese, che pubblica un articolo sulla rivista "Nature Scientific Reports".

Si ritiene che l'agricoltura sia comparsa nella Mezzaluna Fertile dell'Asia occidentale circa 12-11.000 anni fa, e che si sia poi sviluppata in modo indipendente nel corso dei successivi mille anni in altre regioni. La conseguenza di maggior rilievo dell'introduzione dell'agricoltura fu la forte espansione demografica nel corso del Neolitico, testimoniata da dati di carattere linguistico, archeologico e di biologia molecolare. Tuttavia quest'ultimo tipo di prove non era basato su un'indagine su vasta scala condotta su campioni che rispondessero adeguatamente ai necessari criteri di scelta casuale.

I dati ora ottenuti dai ricercatori cinesi indicano però inaspettatamente che la prima espansione della popolazione umana avrebbe avuto inizio fra 15.000 e 11, 000 anni fa in Africa, circa 13.000 anni fa in Europa e fra 12.000 e 8000 anni fa in America. Queste espansioni si sarebbero quindi verificate dopo l'ultimo massimo glaciale, ossia il picco dell'ultima glaciazione, ma prima del periodo neolitico.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=12032&T=1


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MessaggioInviato: 28/10/2012, 23:35 
Cita:
bishop ha scritto:

ovviamente queste informazioni non tengono affatto conto della collocazione cronologica...
per non parlare degli errori, ad esempio:
Cita:
Babilonia (Epica di Gilgamesh): D – G – W – H – A – V


bè, l'epopea di gilgamesh è sumera, ed il popolo sumero risale al 4000 a.c.
i babilonesi invece al 1500a.c.

vorrei conoscere la fonte di questi dati


La cultura babilonese deriva in gran parte dalla cultura sumerica, e ne è l'erede... più o meno come Roma assimilò la cultura greca e ne fu l'erede.


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MessaggioInviato: 18/11/2013, 00:49 
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 Oggetto del messaggio: Re: Il Diluvio Universale biblico - News
MessaggioInviato: 01/08/2017, 10:44 
Che il Diluvio si basi sulla "leggenda" di Atlantide no?


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 Oggetto del messaggio: Re: Il Diluvio Universale biblico - News
MessaggioInviato: 21/02/2022, 20:00 
Colossali "mega alluvioni" antiche hanno inclinato la direzione della crosta terrestre


Durante l'ultima era glaciale della Terra sono state rinchiuse grandi quantità di acqua all'interno di enormi ghiacciai e, una volta che si sono sciolti, delle colossali "mega alluvioni" hanno scavato dei canali all'interno della crosta terrestre.

I resti di queste profonde cicatrici sono ancora visibili all'interno della parte orientale di Washington, in un'area ora conosciuta come Channeled Scablands. Gli esperti cercano da molto tempo di comprendere le dinamiche dietro questo evento, ma con scarsi risultati. Adesso una grande intuizione potrebbe aver risolto i loro dubbi.

Questi antichi ghiacciai erano così grandi e pesanti che inclinavano la crosta terrestre sotto di loro: dopo che il peso sarebbe stato rilasciato a causa dello scioglimento, anche la terra si sarebbe spostata, cambiando il corso della megainondazione. Così gli esperti hanno utilizzato delle simulazioni per verificare se questo "adeguamento isostatico glaciale" (chiamato GIA - "Glacial isostatic adjustment") abbia davvero influenzato la creazione dello Channeled Scablands.

"Il GIA ha causato la deformazione della crosta nella Channeled Scabland con tassi fino a 10 millimetri all'anno, ordini di grandezza superiori ai tassi di sollevamento tettonico regionali e, quindi, potrebbe aver influenzato il percorso delle inondazioni", notano gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

I ricercatori ritengono che la deformazione della crosta terrestre dovuta all'espansione e al contatto delle calotte glaciali avrebbe alterato l'elevazione del paesaggio di centinaia di metri tra 18.000 e 15.500 anni fa (sapete che è stato trovato un campione di acqua dell'ultima era glaciale?).

"Quando sei lì di persona, è pazzesco pensare all'entità delle inondazioni necessarie per scavare quei canyon, che ora sono asciutti", dichiara Tamara Pico, assistente professore di scienze della Terra e planetarie presso UC Santa Cruz. L'esperta menziona anche che le storie orali delle tribù di nativi americani nella regione includono riferimenti a massicce inondazioni. "Gli scienziati non sono stati i primi a capire il fenomeno", afferma infine Pico. "Potrebbero esserci state persone che hanno assistito a queste inondazioni".


https://tech.everyeye.it/notizie/coloss ... 71407.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Il Diluvio Universale biblico - News
MessaggioInviato: 22/02/2022, 12:47 
Ne parla approfonditamente e con dovizia di particolari Max Carranzano nel suo libro "GLI DEI DEL DILUVIO"



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 Oggetto del messaggio: Re: Il Diluvio Universale biblico - News
MessaggioInviato: 10/04/2022, 07:39 
LA QUESTIONE DEI TRE DILUVI NELLA TRADIZIONE ELLENICA
Articolo di Giuseppe Acerbi
Fonte: https://axismundi.blog/2022/02/10/la-questione-dei-tre-diluvi-nella-tradizione-ellenica/

Immagine
Nella cosmologia ellenica si parla fondamentalmente di due Diluvî: uno forse più arcaico, il Diluvio ogigio; e uno forse più recente, quello di Deucalione e Pirra. Platone narra, inoltre, del Diluvio atlantideo, che ha dei paralleli nei racconti degli Aztechi messicani, dei Maya costaricensi e degli Incas peruviani. Anzi, le tradizioni amerinde più esplicitamente pongono un Diluvio alla fine di ogni Era ciclica, il prospetto delle quali ricorda in maniera inequivocabile quello delle cosmologie arcaiche del Vecchio Continente.

Nella cosmologia ellenica si parla fondamentalmente di due Diluvî: uno forse più arcaico, il Diluvio ogigio; e uno forse più recente, quello di Deucalione e Pirra. Platone narra, inoltre, del Diluvio atlantideo, che ha dei paralleli nei racconti degli Aztechi messicani, dei Maya costaricensi e degli Incas peruviani. Anzi, le tradizioni amerinde più esplicitamente pongono un Diluvio alla fine di ogni Era ciclica, il prospetto delle quali ricorda in maniera inequivocabile – a parte qualche importante variante indigena – quello delle cosmologie arcaiche del Vecchio Continente.

La Mesopotamia tratta a sua volta del mito del Diluvio nell’Epopea di Gilgameš; allorché l’Eroe eponimo incontra Utnapištîm, il Vegliardo che vive su un’Isola oltre l’Oceano della Morte. A condurlo colà è Uršanabi, una figura di “Nocchiero” – sul tipo di quella di Caronte – che Gilgameš ha modo di conoscere solo dopo aver lasciato alle spalle il “Giardino delle Delizie”. Utnapištîm gli riferisce la storia del Diluvio, essendo l’Eroe alla ricerca del segreto dell’Immortalità; segreto celato misteriosamente, come si capirà poi, in una “Pianta” nascosta definita “Vecchio, ringiovanisci!” e cresciuta sul “Fondo dell’Oceano”. Le peregrinazioni e gl’incontri mitici di Gilgameš; si svolgono, come c’insegna il Gaster, secondo la nota formula dei racconti fiabeschi “Vecchio, più vecchio, vecchissimo”. Solitamente codesto tipo di narrazioni – ne ritroviamo di analoghe pure nelle fiabe di origine celtica del folclore nostrano – costituiscono la volgarizzazione di storie iniziatiche concernenti viaggi diretti verso svariate sedi di tipo paradisiaco (Palazzi, Isole, Monti, Giardini, etc.); espressioni in realtà di mete che hanno un valore non solo spaziale, ma anche temporale. O, per spiegarci meglio, il viaggiatore (cioé l’iniziato, cercatore del segreto dell’Immortalità) finisce sempre nel corso del suo vagabondare per arrivare al Paradiso Terrestre e, talora, a una meta oltremondana più elevata; o, persino, al Paradiso Celeste. Ragion per cui, il viaggio di costui è in verità volto a ritroso nel tempo, ogni luogo di sosta rappresentando in tal modo un particolare periodo ciclico trascorso.

Nel caso di Gilgameš, però, la vicenda è piuttosto complessa, e non è facile comprenderne le più sottili sfumature nell’ambito dell’Epopea. Ivi si racconta comunque, per quel che qui ci riguarda, che “l’Isola in mezzo all’Oceano della Morte” è posta nell’Estremo Occidente, alla “confluenza di due Oceani”. L’episodio del Diluvio, per parte sua, si snoda secondo le consuete direttive: un dio (nella fattispecie Ea, Signore delle Acque, del tutto simile allo Zeus ellenico) avvisa un vecchio saggio (cfr. funzionalmente Utnapištîm con Noè, Deucalione o il Manu Satyavrata indiano) di edificare un’Arca (simbolo ermetico a indicare lo Zodiaco) per trarsi in salvo dall’inondazione imminente (che nel linguaggio alchemico rappresenta le influenze malefiche, ossia le cd. “Acque Corrosive” della Mente). E questi, navigando sopra le “Acque del Diluvio”, al modo di uno Yogi che navighi sul mare intimo delle passioni, riesce alfine a salvarsi e a raggiungere un Monte; dopodiché la Terra sarà di nuovo ripopolata, ossia, fuor di metafora, l’anima di costui sarà rigenerata nello Spirito.

La posizione geografica dell’Isola di Utnapištîm, a ogni modo, stuzzica un confronto con l’Atlantide platonica. Ma il racconto dei testi ellenici al riguardo (cfr., per es., Tîm. – III-XII) ha un carattere storico, non mitico; sicché il confronto ne risulta oltremodo pericoloso e difficile. Ci viene in aiuto il fatto, tuttavia, che Platone ponga accanto alla sua narrazione delle considerazioni di carattere cosmologico. In un altro dialogo (Criti.– v. 112/a) il filosofo greco afferma che l’enorme inondazione, la quale insieme a terremoti e a piogge torrenziali distrusse l’Atlantide, “fu la terza innanzi al Diluvio di Deucalione”. Di primo acchito, sembrerebbe logico accordare alla frase il senso che prima sia avvenuto il Diluvio atlantideo, poi due altri (l’ogigio compreso, magari) e infine quello di Deucalione.

Se cosi fosse, però, la dottrina delle Settemplici Congiunzioni e quella dei Cicli a esse relativi – che l’India chiama “Avatarici” – di 6.480 anni non s’accorderebbero con i dati a disposizione di Platone. Oppure, pur ammettendo un rapporto diretto tra accadimenti diluviali, settemplici congiunzioni e cicli esamillenarî, il Diluvio atlantideo sarebbe comunque da spostare più addietro nel corso dell’Eone; cosa che invece è contraddetta dal Criti. – III.108 – e, precisamente, da un passo dal quale sarebbe lecito dedurre che le idee dei filosofo ateniese si accordassero in linea di massima con le speculazioni cosmologiche tradizionali indoeuropee e non, a parte qualche piccolo errore di calcolo. Il riferimento cronologico di cui parla Platone (9.000 anni prima del millennio dei proprî contemporanei – tale sarebbe la distanza dell’avvenimento citato) è un riferimento generico, da intendere nel senso che l’evento si era verificato 9 millenni prima; cioè, secondo l’attuale datazione, nell’XI millennio av. l’E.V. Il calcolo astrologico dà esattamente la data del 10.960 a.C., scadenza ciclica del “Diluvio di Acqua”. Il Tîm. – III.23/a-b precisa che i Greci rammentavano nelle loro memorie solo l’ultimo Diluvio, di Deucalione e Pirra, ma che molti altri ne erano capitati in tempi più remoti. Non solo, ma aggiunge che tale tipo di fenomeno sarebbe avvenuto “di nuovo nel solito intervallo d’anni”, mostrandoci dunque che non era questione di favoleggiamenti – come purtroppo molti da allora fino a oggi hanno supposto – bensì di “vera storia” (ibîd., IV.26/e). Se poi ci accorgiamo che la teoria del Magnus Annus (letteralmente “Anno Perfetto”) e quella delle Congiunzioni Planetarie sono esposte a chiare lettere nel medesimo scritto (ib., XI.39/c-e), non è più permesso dubitare del fatto che il Diluvio atlantideo sia stato l’ultima attualizzazione in sede temporale del “Diluvio di Acqua” conosciuto dalle speculazioni astrologiche antiche; quello precedente insomma al Diluvio di Deucalione e Pirra, e collocabile nell’XI millennio a.C.

Che cosa significherà allora quanto prima riferito (Crit. – v.112/a) circa la “Terza Inondazione”? Platone, subito dopo i passi poc’anzi analizzati, dichiara nel Tîm. -XII.39/e-40/a che “Quattro Stirpi” (una prima delle quali celeste e divina, una seconda alata e aerea, una terza acquatica e una quarta pedestre e terrena) sono state create dalla Divinità. Che non si tratti di questioni biologiche è evidente dal tono del dialogo. Si analizzi anche il seguito del passo platonico sopra indicato (XIII sgg), in cui si fa presente che da Urano nasce Oceano; da Oceano Crono, da Crono Zeus e da questi altri “Figli Minori” (=Apollo, Artemide, etc.). Le “Stirpi” sono, in tale circostanza – ci pare – le principali genealogie divine, strettamente connesse alle Ere cicliche. Non è il caso di soffermarci su questo problema. Ma è evidente se non altro che Diluvî, Congiunzioni planetarie, Età mitiche e Generazioni divine sono argomenti assolutamente correlati.

La nostra ipotesi è allora che la “Terza Inondazione” prima del Diluvio di Deucalione debba necessariamente essere interpretata come il cataclisma, ovviamente d’origine astrale secondo il sapere tradizionale, che si narra abbia sconvolto il globo alla fine del IV Grande Anno (cfr. col scr. Mahâyuga); tale cataclisma coincide perfettamente con quello tramite cui si sarebbe concluso al dire della dottrina cosmologica hindu l’VIII Ciclo Avatarico, il quale essendo di 6.480 anni (esattamente la metà di 12.960, che è la durata di un intero Mahâyuga), ne costituisce la seconda parte o sezione finale. Insomma coll’evento che avrebbe segnato, in base alla dottrina induista (puranica), la fine del Ciclo di Balarâma; figura mitica pressoché coincidente, da un punto di vista avatarico, con quella del fratello Krishna in veste di Gopâla (“Pastore di vacche”). Vedi nel Vi.P. -v.10-1 sgg il sollevamento del Monte Govardhana a opera di Krishna, onde proteggere i pastori dal Diluvio scatenato da Mahendra, per ripicca contro di loro, a causa dell’abbandono del culto di cotale dio in favore di quello di Krishna medesimo.

Dobbiamo intendere ancora, però, circa la “Terza Inondazione” del “Crizia” platonico, le motivazioni reali di codesta definizione. Sembrerebbe, in prima istanza, di dover interpretare il Diluvio intermedio tra l’atlantideo e quello deucalionico come un avvenimento minore. Ma, confessiamo onestamente che l’ipotesi non ci convince assolutamente. In questo momento, d’altronde, non abbiamo migliore spiegazione da offrire. Siamo tuttavia personalmente convinti che Platone, ovvero gli informatori di questi, circa la definizione di “Terza Inondazione” abbiano fatto una certa confusione tra il Diluvio realmente atlantideo, conosciuto come tale solo presso fonte egizia ma secondo noi corrispondente invero a quello noaico, e il Diluvio successivo di Deucalione. Le tre ipotetiche “Inondazioni” appaiono effettivamente distinte, di primo acchito, in sede tradizionale; è comunque lecito arguire che esse siano da ridurre a due sul piano cronologico, a meno d’invertire l’ordine supposto da Platone tra la “Seconda” e la “Terza Inondazione” (ossia tra il Diluvio atlantideo e quello ogigio). Possiamo viceversa supporre, ed è questa la nostra personale opinione, che:
a) il Diluvio atlantideo fosse l’evento posto a chiusura dell’VIII “Ciclo Avatarico” e avvenuto nell’Ecumene Occidentale, in qualsiasi maniera si voglia chiamare questa misteriosa Terra Atlantica;
b) l’accadimento ogigio quello suggellante il “IX Ciclo”, legato all’Ecumene Nordoccidentale.

Le ricerche dell’ing. Felice Vinci, qualora abbiano realmente basi storiche, che l’A. stesso invita del resto a reperire, paiono suffragare indirettamente la seconda ipotesi da noi formulata. In tal caso, il Diluvio ogigio e quello di Deucalione sarebbero dei doppioni l’uno dell’altro; la cosa potrebbe essere del tutto possibile, visto che le tradizioni epiche dell’India raccontano di un cataclisma simultaneo avvenuto nel Bhâratavarsha (il “Paese di Bhârata, vale a dire il suolo patrio) e avente quale epicentro Dvârakâ, la principale isola di un mitico arcipelago del M. Arabico (sede originaria di Krishna).

Abbiamo in altra sede cercato di dimostrare come la suddetta Inondazione di Dvârakâ costituisca un parallelo indiano – con conferme nella mitologia sumero-mesopotamica – dell’Inondazione egeo-cretese di Deucalione. È probabile, dunque, che il Diluvio ogigio rappresenti la versione eroico-achea, di provenienza nordico-atlantica stando alle congetture del Vinci, della medesima catastrofe ciclica registrata nel Mediterraneo Orientale e nella zona occidentale dell’Oceano Indiano. Non vi sono, crediamo, altre più ragionevoli spiegazioni da offrire. Pure il Diluvio noaico, e fors’anche quello di Gilgameš, sembrerebbero in fondo confermare questa nostra personale supposizione; siccome essi ricalcano nei tratti in modo evidente, da un punto di vista cronologico e direzionale, il Diluvio che avrebbe provocato la fine dell’Atlantide secondo la testimonianza egizia, raccolta da Solone e trasmessa ai posteri da Platone.


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