Time zone: Europe/Rome [ ora legale ]




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Aztlan, vedo che abbiamo in comune la stessa "fissazione" [:D].Allora......
Che le terre emerse a quell'epoca erano più vaste,è già accertato e si può vedere dal livellamento uniforme delle piattaforme continentali i quali hanno tutti la profondità Batmetrica di circa 200 metri per circa una ventina di miglia.
Il Canale di Sicilia contrariamente agli altri mari e Oceani i quali hanno profondità maggiori,i 200m metri sotto ,significa che quasi tutta la parte di mare della costa sud Siciliana all' epoca era emersa ed abitata e se a Malta si sono trovate costruzioni Megalitiche,significa che la zona abitata interessata da questa civiltà era molto più vasta.
Quì non si parla di un'isoletta come l'Isola di Pasqua distante dalla costa migliaia di Km. e neanche un popolo tal dei tali il quale progredendo a tal punto erige costruzioni di tal genere in un (quasi ) scoglio come è Malta,perchè una grande civiltà ha bisogno di spazio per evolversi e quì di spazio ne avevano eccome!,avendo l'Africa e il dominio di tutta l'Europa a Occidentale!!!.
In pratica,da un disegnino fatto da me e postato l'anno scorso su questo Forum,si evidenzia verosibilmente che in effetti tutto il mare del detto Canale di Sicilia ERA CHIUSO o tuttal'più poteva esserci un grande un Canalone di collegamento tra il mare Egeo e il mare Mediterraneo Occidentale.
Con questo non voglio affermare che Atlantide doveva per forza essere lì,ma per escluderlo del tutto bisogna prima a mio avviso risolvere questo grande enigma tratto dai motivi che ho appena spiegato. [;)]


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Cita:
bleffort ha scritto:

Aztlan, vedo che abbiamo in comune la stessa "fissazione" [:D].Allora......

Che le terre emerse a quell'epoca erano più vaste,è già accertato e si può vedere dal livellamento uniforme delle piattaforme continentali i quali hanno tutti la profondità Batmetrica di circa 200 metri per circa una ventina di miglia.

Il Canale di Sicilia contrariamente agli altri mari e Oceani i quali hanno profondità maggiori,i 200m metri sotto ,significa che quasi tutta la parte di mare della costa sud Siciliana all' epoca era emersa ed abitata e se a Malta si sono trovate costruzioni Megalitiche,significa che la zona abitata interessata da questa civiltà era molto più vasta.

Quì non si parla di un'isoletta come l'Isola di Pasqua distante dalla costa migliaia di Km. e neanche un popolo tal dei tali il quale progredendo a tal punto erige costruzioni di tal genere in un (quasi ) scoglio come è Malta,perchè una grande civiltà ha bisogno di spazio per evolversi e quì di spazio ne avevano eccome!,avendo l'Africa e il dominio di tutta l'Europa a Occidentale!!!.

In pratica,da un disegnino fatto da me e postato l'anno scorso su questo Forum,si evidenzia verosibilmente che in effetti tutto il mare del detto Canale di Sicilia ERA CHIUSO o tuttal'più poteva esserci un grande un Canalone di collegamento tra il mare Egeo e il mare Mediterraneo Occidentale.

Con questo non voglio affermare che Atlantide doveva per forza essere lì,ma per escluderlo del tutto bisogna prima a mio avviso risolvere questo grande enigma tratto dai motivi che ho appena spiegato. [;)]



Caro bleffort, mi hai attraversato con lo sguardo: la mia passione per il mistero di Atlantide è pari solo a quella per l' enigma degli UFO.

Entrambe sono nate insieme a me, se così si può dire.

Veniamo a noi.


Non solo mi trovi d' accordo, in linea generale, con quanto hai detto, ma ti ringrazio vivamente per l' informazione che mi hai dato, riguardo alla conferma della maggiore estensione della terraferma nei tempi remoti.

Se riuscissi anche a indicarmi dove hai trovato tali informazioni, potrò approfondire personalmente.


Concordo sul fatto che molto probabilmente Malta fosse un tempo molto più estesa di quanto è oggi, altrimenti il suo mistero rimarrebbe insoluto, e per mistero si intende il fatto che ciò che c' è su quell' isola non potrebbe neanche esserci, se chi ha costruito le famose opere ciclopiche non avesse potuto contare sulle risorse fornite da un ambiente assai più vasto.

Ho citato Pasqua solo come un esempio di come le terre emerse si siano ritirate in diverse parti del mondo, e non certo per fare un paragone con Malta, paragone che non reggerebbe minimamente.


Ma tornando a Malta, il fatto che la sua estensione, e con essa probabilmente la geografia del Mediterraneo intero, fosse assai differente da quella attuale, ci può far pensare giustamente di essere di fronte a un' Atlantide, nel senso espresso dal post di Enkidu: cioè di una delle tante civiltà scomparse, oltre a quella narrata da Platone, e che a mio avviso, per fedeltà alla testimonianza del filosofo, aveva la sua sede inequivocabilmente nell' Oceano Atlantico.

I numerosi ritrovamenti archeologici di insediamenti sconosciuti e/o misteriosi attribuiti poi come "la vera Atlantide" si spiegano con una delle tante altre terre sommerse dall' acqua in seguito alla catastrofe globale che l' umanità ricordò come "Diluvio Universale".

Come dice Enkidu, il fatto che si ritrovi Atlantide ovunque - parlo delle vere scoperte archeologiche, non delle teorie di fantasia su carta - è dovuto al fatto che di "Atlantidi", cioè di terre scomparse, ce ne furono molte. Ma a ognuna dovremmo ridare il suo vero nome.


Lasciamo dunque la vera Atlantide, quella originale di cui parla Platone, dove egli l' ha posta, e cerchiamo insieme ad essa di scoprire anche le altre e ricostruire la vera storia del nostro pianeta.

Per questo, a mio avviso, l' affascinante mistero di Malta, come quello di innumerevoli altri luoghi della Terra, molto può dirci sul nostro passato, molte sono le risposte che può darci, ma non la risposta finale al mistero di Atlantide, il più ermetico tra tutti i misteri delle terre scomparse, perchè esso va cercato altrove ed insieme ovunque, sotto le profondità oceaniche e in tutti i siti del mistero dietro cui potrebbe esserci la sua mano. E molti di questi troverebbero così spiegazione, compreso forse quello di Malta.


Aztlan



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MessaggioInviato: 03/05/2009, 10:54 
Buona giornata Aztlan,anch'io ho la passione della Paleoastronautica pari a quella dell'Ufologia. [;)]
Mi sono svegliato con il pensiero di risponderti.
Premesso che la nostra discussione per ora è incentrata su Atlantide,ci dobbiamo rifare immancabilmente a Platone,cerchiamo di "risolvere" [?] i misteri uno per uno:
Migliaia di anni fà il territorio identificato oggi come la Sicilia e il suo mare meridionale,non era altro che una protuberanza o un corno che sporgeva dall'Africa,ora riflettendo com'era questo territorio e com'è oggi,salta subito agli occhi che qualcosa di sconvolgente è successo,una grande faglia ha atraversato questo pezzo di territorio e facendolo abbassare gli ha creato il mare formando un'Arcipelago con migliaia di isole,in pratica si è staccato un pezzo d'Africa creando la Sicilia.
Cominciando da Malta,contrariamente alle isole dell'Oceano Atlantico (che sono quasi tutte di origine Vulcanica),Malta è un lembo di terra della rimanenza piattaforma continentale Africana e non è un'isola vulcanica,in quanto il rimanente territorio non cè più perchè è stato SPAZZATO VIA,questo fà la differenza!!.
Dalla sudetta faglia un pò più a nord ovest sempre in mare,vi è un Vulcano per ora sopito ma attivo generato da questa Faglia Tettonica che attraversa la Sicilia Occidentale che si collega con il mar Tirreno identificabile con la faglia del Belice,da tutte queste concomitanze si può trarre una conclusione agevolati da una Cartina Topografica e Batimetrica del Canale di Sicilia,solo così si può avere un'idea di quello che molto probabilmente è successo migliaia e migliaia di anni fà in questa zona.
Platone citando che dove vi era l'Isola di Atlantide il mare era diventato innavigabile "un mare basso,fangoso e pieno di insidie" ,ben si sposa coerentemente con quello che rimaneva dopo la catastrofe di questo territorio.
La civiltà Atlantidea a quel tempo era: ( facendo un esempio), come la nostra attuale civiltà moderna,dove puoi trovare tecnologie uguali o simili in tutto il Pianeta,(spero di essermi espresso concettualmente in modo comprensibile)e Atlantide poteva essere come una civiltà guida come per es: l'America di oggi.
Dimenticavo: queste informazioni non sono tratte da una unica fonte,ma da una miriade di letture e informazioni di tutti i generi,i quali fanno arricchire il bagaglio culturale e concettuale alla quale ognuno può attingeresi per costruirsi la propria idea. [;)]Ciao


Ultima modifica di bleffort il 03/05/2009, 11:07, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 03/05/2009, 13:50 
Ciao Aztlan ,

all' appello manca l' ipotesi di Mario Pincherle , nel suo libro su Atlantide.

http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/ ... elato_.htm

secondo la quale in realtà Atlantide era una confederazione di stati

tutti allo stesso parallello delle piramidi di Giza.
Qualche copia nelle BibLioteche Pubbliche


Monografia

Tipo di documento Testo a stampa


Autore

Pincherle, Mario

Titolo

Atlantide, mistero svelato : non era un'isola / Mario Pincherle, Luigi Palazzini Finetti

Pubblicazione Ancona : Filelfo, [1978]
Descrizione fisica 221 p. : ill. ; 21 cm
Collezione L' avventura dell'uomo ; 5

Note generali Tit. della cop
Sul front., erroneamente: Mario Pincherle

Numeri Bibliografia Nazionale - 786329

Nomi · Pincherle, Mario
· Palazzini Finetti, Luigi
Soggetti Atlantide

Classificazione Dewey 398.4 (18.) ESSERI E LUOGHI IMMAGINARI, SUPERSTIZIONI

Paese di pubblicazione ITALIA
Lingua di pubblicazione ITALIANO

Codice del documento IT\ICCU\SBL\0056856
Localizzazioni


Accedi ai servizi di prestito e riproduzioni per le biblioteche selezionate
Prestito e riproduzioni Codice ABI Codice SBN Biblioteca AND Informazioni
AP0038 SIPSB IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca comunale G. Lesca - San Benedetto del Tronto - AP
FI0098 CFICF IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca nazionale centrale - Firenze - FI
FR0084 RML25 IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca statale del Monumento nazionale di Montecassino - Cassino - FR
FR0150 RMSO5 IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca comunale - Castro dei Volsci - FR
MI1262 USMO3 IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca di scienze della storia e della documentazione storica dell'Università degli studi di Milano - Milano - MI
MO0089 MODBE IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca Estense Universitaria - Modena - MO
PR0105 PARTR IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca comunale - Traversetolo - PR
RA0005 RAVCA IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca comunale - Casola Valsenio - RA
RA0009 RAVCR IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca comunale Torre S. Michele - Cervia - RA
RM0013 RMSC6 IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca comunale Carlo Maggiorani - Campagnano di Roma - RM
VT0031 RMSD6 IT\ICCU\SBL\0056856 Biblioteca comunale Alfredo Tarquini - Marta - VT


cercate con

http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/base.jsp


Ultima modifica di barionu il 03/05/2009, 13:57, modificato 1 volta in totale.


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http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
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Cita:
bleffort ha scritto:

Buona giornata Aztlan,anch'io ho la passione della Paleoastronautica pari a quella dell'Ufologia. [;)]
Mi sono svegliato con il pensiero di risponderti.



[:I]


Confesso che non conoscevo a fondo questa teoria; voglio dire, avevo sentito dell' ipotesi di Atlantide nel Mediterraneo e più precisamente le Colonne d' Ercole identificate come canale di Sicilia, ma non avevo indagato a fondo in quanto sono sempre stato e rimango fedele all' identificazione classica, tuttora vigente, ovvero quella per cui per gli antichi le Colonne d' Ercole erano lo Stretto di Gibilterra:


http://it.wikipedia.org/wiki/Colonne_d%27Ercole


E Platone come sai anche tu fu molto chiaro nel collocare Atlantide "al di là delle Colonne d' Ercole". Certo, taluni hanno cercato di spostare la loro collocazione, ma a tutt' oggi non vi sono motivi per cambiare la teoria.

Il fatto che la geografia della regione mediterranea fosse allora assai diversa non significa che fossero lì le Colonne d' Ercole.

I numerosi sconvolgimenti tellurici onnipresenti sul pianeta nella Storia non fanno collocare lì le Colonne, altrimenti dovremmo mettere Colonne d' Ercole ovunque.


Il che naturalmente non nega il mistero del Canale di Sicilia, ma le Colonne d' Ercole sono un' altra cosa. Ti ringrazio invece per avermi istruito sul primo, di cui ero quasi totalmente ignaro.

Credimi, bleffort, che se Frau avesse ragione io sarei il primo ad avere motivo di essere orgoglioso, ma così non è. La Sardegna non è Atlantide, tanto per cominciare non è affondata come invece Platone racconta del continente scomparso.

Dico tutto ciò amichevolmente.


Aztlan



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MessaggioInviato: 04/05/2009, 01:16 
Aztlan ,

la teoria di Frau

http://www.lavocedifiore.org/SPIP/artic ... ticle=1339

secondo la quale anticamente le colonne d' Ercole non erano a Gibilterra è stata proposta da Robertson già all' inizio del 900

dai un 'occhiata al mio post in data 03/04/09

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ ... hichpage=1

il libro di Frau è disponibile in molte biblioteche.

Monografia
Tipo di documento Testo a stampa
Autore Frau, Sergio

Titolo

Le Colonne d'Ercole : un'inchiesta : come, quando e perche la frontiera di Herakles/Milqart, dio dell'Occidente, slitto per sempre a Gibilterra /

Sergio Frau ; con cinque saggi di verifica all'ipotesi di questa ricerca: Maria Giulia Amadasi Guzzo ... \et al.! e alcune illustrazioni/sorpresa di Massimo Bucchi


Pubblicazione Roma : Nur neon, 2002
Descrizione fisica 672 p. : ill. ; 24 cm
Note generali Prima del tit.: La prima geografia, tutt'altra storia..

Numeri ISBN - 88-900740-0-0
Bibliografia Nazionale - 2003-3839

Nomi · Frau , Sergio

cercate con

http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/base.jsp




zio ot


Ultima modifica di barionu il 04/05/2009, 01:33, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 04/05/2009, 01:42 
E' quello di cui parlavo quando ho detto che taluni "hanno cercato di spostare la loro collocazione"... ma non contano; e ho citato anche Frau, di conosco la teoria, che non regge in piedi senza neanche bisogno di.... "andare a fondo" (scelta di parola non causale): lui dice che le Colonne d' Ercole sarebbero il Canale di Sicilia e che Atlantide sarebbe la Sardegna..... peccato, anzi per fortuna visto che è la mia terra, che la Sardegna non è affatto affondata come Atlantide... lui se la cava dicendo che fu solo uno tsunami ma così facendo ignora semplicemente la testimonianza originale di Platone e la piega come meglio crede.... Platone fu chiaro, Atlantide affondò tutta quanta, e non tornò più a galla. C' è una bella differenza.

Come ho già sarei il primo ad aver buon motivo di essere fiero se si scoprisse che Atlantide era in realtà la Sardegna, po ita deu seu sardu, non continentali, ma purtroppo per noi Atlantide è tutt' altra cosa......

Aztlan



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MessaggioInviato: 04/05/2009, 13:25 
Le leggende sull’esistenza di civiltà millenarie, scomparse in seguito ad un grande cataclisma, si ritrovano nelle mitologie delle antiche popolazioni di tutta la Terra. Il primo a parlare di Atlantide è Platone. Nel suo Timeo ci racconta dei viaggi di Solone in Egitto, dove i sacerdoti lo mettono a conoscenza di una guerra combattuta millenni prima tra gli antenati degli Ateniesi e gli Atlantidei.

Atlantide, 9500 a.C.
Nel centro dell'oceano Atlantico c'è una grande isola, una sorta di monarchia confederata i cui dieci sovrani governano molti paesi. l domini si estendono a varie regioni dell’Africa, dell'Egitto, dell’Europa e del Sud America. La capitale di Atlantide è una grande e splendida città, un grande porto sul mare il cui sistema di difesa consiste in alcuni cerchi concentrici con accessi sfalsati l’uno rispetto all’altro, e altrettanti grandi canali circondati da alte mura d’acciaio. Inattaccabile per gli uomini, ma non per le forze della natura: un grande cataclisma la sprofonda nell’oceano. La caduta di Atlantide provoca un imbarbarimento delle province confederate, dalle cui rovine nascono le civiltà oggi conosciute. Fin qui Platone. Solo nel XVI secolo si ricomincia a parlare di una possibile origine atlantidea delle civiltà sudamericane appena scoperte da Cristoforo Colombo, civiltà le cui leggende parlano di un grande cataclisma avvenuto, all’incirca, nella stessa epoca in cui il filosofo greco colloca i suoi racconti.

Leggende parallele
Un’antica leggenda messicana narra dell'isola di Aztlan, situata nell’Atlantico, che gli abitanti dovettero abbandonare perché stava sprofondando nell’oceano. l superstiti, che ne avevano preso il nome, si facevano chiamare Aztechi, ovvero abitanti di Aztlan. India, 1870. ll colonnello inglese James Churchward, appassionato di archeologia, scopre in un tempio molte tavolette scritte in una lingua estremamente antica. Il sommo sacerdote rivela a Churchward che si tratta di tavolette sacre perché scritte dai Sette Fratelli, detti “Naacal”, venuti dal continente Mu a portare le scienze, la religione e le sacre scritture. Secondo queste tavolette, l’uomo fece la sua comparsa per la prima volta proprio sul continente Mu, ora sprofondato nel l’oceano Pacifico in seguito ad una grande catastrofe. Impossibile non notare delle analogie tra i Naacal e il dio egizio Thot. E altrettanto numerosi sono i punti di contatto tra le civiltà del Sud America e l’antico Egitto: le piramidi, particolari tecniche di costruzione murarie, la tecnica dell’imbalsamazione, la divisione dell’anno in 365 giorni. Si tratta di due civiltà distinte o di un solo grande popolo? Secondo alcune teorie, Mu era un grande continente situato nell’oceano Pacifico. Popolato da diverse razze, il potere era in mano ai bianchi, che adoravano un unico dio indicato con il nome fittizio di “Ra il Sole”. Gli abitanti di Mu colonizzarono gran parte del Sud America e arrivarono fino all’Asia centrale e all’Europa dell’est. Poi, circa 13000 anni fa, in seguito ad immense eruzioni vulcaniche, Mu si inabissò provocando un maremoto di tale portata che sconvolse l’intero pianeta. In seguito, tale sorte tocco anche ad Atlantide.

Teorie sulla leggenda
Le ultime teorie sull’esistenza di Atlantide e Mu, propendono per due civiltà distinte e a sé stanti. Su Mu, oltre a quanto ipotizzato da Curchward, non sappiamo molto, mentre per quanto riguarda Atlantide le ipotesi sono numerose. Secondo una teoria, i fatti narrati da Platone non si riferiscono a 9000 anni prima, ma solo a 900, cioè al 1450 a.C., quando l’esplosione del vulcano dell’isola di Santorini, allora chiamata Thera, ne provocò il parziale inabissamento, generando onde di maremoto che colpirono l’isola di Creta, distruggendone la civiltà e lasciando segni sul territorio visibili ancora oggi. Questa teoria, però, presenta molte lacune, oltre a non spiegare come i popoli del Sud America potessero conoscere fatti accaduti nel mare Mediterraneo. Un’altro studio pone Atlantide nell’attuale altipiano subacqueo sul quale si trovano le isole Azzorre, luogo che corrisponderebbe alla descrizione fatta da Platone di un’isola con una catena montuosa e una vasta pianura irrigata. Ricerche effettuate nei fondali hanno effettivamente portato alla luce quelli che sembrano i resti di antiche opere dell’uomo. Questa teoria, inoltre, si fonda sui rilievi geologici effettuati alla base della catena montuosa sommersa nord atlantica, che risulta essere composta in prevalenza di basalto. Questo tipo di roccia, in prossimità degli oceani, tenderebbe a sprofondare mentre i continenti più antichi, composti in prevalenza di granito, avrebbero basi molto più solide.
Un mito tra i ghiacci perenni
Secondo un’altra recente teoria, invece, i resti di Atlantide sarebbero in Antartide, continente che un tempo si sarebbe trovato più a nord e, almeno in parte, libero dai ghiacci. Attraverso i millenni, la forza centrifuga generata dalla rotazione del pianeta, unita al peso di miliardi di chili di ghiaccio vicino a uno dei poli, potrebbe avere provocato uno slittamento di parte della crosta terrestre.
A sostegno di questa teoria che, tra gli altri, Einstein dichiaro <<tutt'altro che improbabile>>, esisterebbero delle prove. Il più recente movimento della crosta terrestre sembra essere avvenuto tra il 15000 e il 10000 a.C., periodo in cui gran parte del continente nordamericano era ricoperto dal ghiaccio. Con il finire della glaciazione, miliardi di chili di ghiaccio si sciolsero provocando l’innalzamento del livello dei mari e l’assestamento della crosta terrestre, non più gravata da un tale peso. In seguito a tali movimenti, l’Antartide si sarebbe potuta “spostare” quel tanto che basta perché i ghiacci la ricoprissero completamente. Le rovine di un’antica civiltà si troverebbero quindi sotto ai ghiacci del Polo Sud? Immagini satellitari mostrano conformazioni stranamente circolari nell’Antartide occidentale. Si tratta, probabilmente, di crateri vulcanici, anche se alcune analisi indicano la presenza di una forte concentrazione di ferro, particolare interessante visto che Platone ci riferisce che le mura circolari della città erano di metallo.

Atlantide in un lago?
Un’altra interessante teoria è quella secondo cui, nella disputa tra i geologi e i ricercatori favorevoli all’ipotesi Atlantide, avrebbero ragione sia gli uni che gli altri. In poche parole, sarebbero nel giusto tanto i geologi nell’asserire che non esistono continenti sprofondati nell'oceano Atlantico, quanto Platone nell'affermare che Atlantide si trovava oltre le Colonne d’Ercole: secondo questa teoria, infatti, Atlantide sarebbe da collocarsi in Sud America. E, ovviamente, non sarebbe sprofondato l’intero continente ma solo Cerne, la capitale di Atlantide che si trovava in un’isola vulcanica situata al centro dell’antico lago Popoo, nell’altipiano centrale della Bolivia. Rilevamenti satellitari mostrerebbero una conformazione rettangolare, perfettamente livellata, circondata da un paesaggio simile a quello che descrive Platone. Tanto che sarebbero tuttora identificabili i letti dei canali e le mura circolari di difesa della città. Inoltre nella zona sarebbero presenti i minerali che, secondo quanto riferito dal filosofo greco, erano la ricchezza della enigmatica civiltà, oro, argento, rame e il misterioso oricalco. Insomma, le teorie su Atlantide sono talmente tante che il continente è stato situato un po’ ovunque ma, a tutt’oggi, non è ancora stata trovata una sola prova certa che sia esistito.

L’ira degli dei, la forza della natura
Secondo le leggende, ci fu un tempo in cui le civiltà di Atlantide e di Mu divennero talmente potenti da mettersi in competizione con gli dei che, per punizione, ne provocarono la distruzione. Non ci sono prove che Atlantide e Mu non siano altro che un mito. In passato gli accademici ne hanno sempre avversato l’esistenza, anche per non mettere in discussione la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C.
Oggi, secondo la scienza ufficiale, sul fondo degli oceani non ci sono tracce di cataclismi di tale portata. Ma, anche se ciò fosse vero, resta comunque da spiegare come mai nei miti e nelle leggende di tutte le civiltà si parla di supersiti di un antico popolo la cui terra è stata distrutta da un cataclisma.

atlantide

mu


FONTI:
Libro: Atlante dei Misteri - Irene Bellini e Danilo Grossi

APPROFONDIMENTI:
Ricerca su Atlantide: http://www.usac.it/atlantide_ricerca/er ... %20w3x.pdf



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Aztlan ha scritto:

E' quello di cui parlavo quando ho detto che taluni "hanno cercato di spostare la loro collocazione"... ma non contano; e ho citato anche Frau, di conosco la teoria, che non regge in piedi senza neanche bisogno di.... "andare a fondo" (scelta di parola non causale): lui dice che le Colonne d' Ercole sarebbero il Canale di Sicilia e che Atlantide sarebbe la Sardegna..... peccato, anzi per fortuna visto che è la mia terra, che la Sardegna non è affatto affondata come Atlantide... lui se la cava dicendo che fu solo uno tsunami ma così facendo ignora semplicemente la testimonianza originale di Platone e la piega come meglio crede.... Platone fu chiaro, Atlantide affondò tutta quanta, e non tornò più a galla. C' è una bella differenza.

Come ho già sarei il primo ad aver buon motivo di essere fiero se si scoprisse che Atlantide era in realtà la Sardegna, po ita deu seu sardu, non continentali, ma purtroppo per noi Atlantide è tutt' altra cosa......

Aztlan




Non posso che quotarti Aztlant (come sempre). Anche io sono sardo, e nonostante tutto fatico a farmi scendere la teoria di Frau. Sinceramente è un'altro che tenta di acreditare la teoria secondo la quale: la mia terra (Sardegna, Sicilia, Norvegia o quel che volete) è stata la grande Atlantide un tempo.

No, anche io credo che gli scritti di Platone vadano presi alla lettera. O magari, proprio il contrario, ciò che dice altro non è che finzione. Dunque, o dice le cose come stanno, o dice una bugia sotto forma di insegnamento morale, com'era solito fare il grande filosofo greco. Quale delle due ipotesi è quella vera? io mi sbilancio verso la veridicità di quel che dice, e pertanto se Atlantide è davvero esistita và cercata al di là delle colonne d'ercole. Certo che, però, al di là delle colonne d'ercole è molto vago come indizio, e potrebbe indicare qualsiasi punto della terra al di là del Mediterraneo :S


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MessaggioInviato: 04/05/2009, 20:40 
.....diciamo che questo è il problema iniziale! [;)]



_________________
La storia è la menzogna comunemente accettata. (Voltaire)
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MessaggioInviato: 04/05/2009, 22:28 
Alcuni Dipinti Rupestri dell'Ahaggar Sahariano:
la civiltà Occidentale è nata nel Sahara.[?]
Civiltà Sahariana=Atlantidea


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Tratto da edicolaweb:Fonte Dal libro di "Alberto Arecchi"
Due percorsi principali, tradizionalmente, conducono dalle sponde del Mediterraneo verso le montagne dell’Ahaggar, e corrono l’uno lungo la sponda ovest dell’antico Mare dei Giardini (è la strada che conduce alle oasi di El Goléa e di Ghardaia, "alti luoghi" del turismo sahariano, i cui wed - quando portano acqua - puntano ancora in direzione del grande mare disseccato), l’altro lungo la sua sponda orientale, ed è la grande "strada dei carri", cosparsa di dipinti e graffiti rupestri, descritta nelle sue tappe e oasi dal racconto di Erodoto, percorsa a suo tempo anche dalle truppe romane che penetrarono l’Africa sino al bacino del Niger.
La sponda nord era rocciosa, dello stesso tipo di rocce che si frantumarono nel disastro che provocò la fine di Atlantide: sono le gole e i canyon che solcano il versante sud delle montagne degli Aurès e che, in prossimità di Bou Saada, vanno a sfociare sulle prime sabbie dell’antico grande mare. Il fondo disseccato di quel grande mare è occupato ancora oggi da un impenetrabile deserto di sabbia. Ad ovest, all’interno del primitivo bacino, corre ancora da sud a nord una falda d’acqua abbastanza ricca da fornire vita e nutrimento alle oasi del Souf: in questa regione è sorta El Wed e ad una quota più in alta, verso l’antica sponda occidentale, si trovano Wargla e i pozzi petroliferi di Hassi Messaoud.
In quella regione viveva un popolo libico o "prelibico", prospero per agricoltura e commerci, dotato di una propria struttura di stati "confederati" in una sorta di impero. Quegli uomini erano grandi costruttori e grandi navigatori e usavano una scrittura, presumibilmente simile a quella libicoberbera; nei geroglifici egizi erano chiamato Tjehenu e nei testi greci "Atlantói". Diversi popoli erano loro confederati o vassalli (e ne ritroveremo taluni nell’elenco dei popoli del mare che sciamarono verso l’Egitto, dopo la catastrofe finale).
Se vogliamo provare a riunire gli indizi offerti dai vari autori dell’epoca classica, quel popolo poteva essere giunto alle coste del Mediterraneo dalla grande montagna dell’interno, detta Atlante, al di là del mare "sospeso", con una migrazione di oltre 2000 km.
Almeno sin dal 3000 a.C. gli Atlanti erano capaci di costruire con grandi blocchi di pietra città fortificate e vivevano in costante confronto con l’impero dei Faraoni, in quel lungo confronto che taluni studiosi hanno chiamato "la guerra del bronzo". Fra i prodotti di vitale importanza per la diffusione della tecnologia, essi detenevano il monopolio di importanti giacimenti di ossidiana, un materiale litico (vetro vulcanico) molto pregiato per la produzione di lame e di altri oggetti d’uso. Fra le principali fonti dell’ossidiana nel Mediterraneo, si collocano infatti Pantelleria (l’alto picco vulcanico, posto proprio al fondo del loro grande golfo) e le isole Eolie, che dovettero far parte dei territori sotto loro controllo.
Le miniere di rame nativo (oréi-chalkos) si trovavano sulle colline alle spalle della pianura atlantide, ma una grande innovazione tecnologica fu costituita dall’uso del bronzo, lega tra rame e stagno, con migliori caratteristiche di durezza e di resistenza.
L’obiettivo strategico per ottenere il monopolio del bronzo era il controllo delle miniere di stagno, di cui l’Africa è priva. I Faraoni sostennero per questo la lunga guerra contro gli Hittiti e conquistarono il controllo delle miniere dell’Anatolia. Gli Atlanti dovettero rivolgersi altrove: il loro stagno proveniva dal sud-ovest della penisola iberica, forse dalla Cornovaglia. In effetti, la rete dei loro rapporti commerciali potrebbe essere stata connessa con la diffusione delle "culture megalitiche" in Europa e nel Mediterraneo occidentale.
Secondo il racconto sviluppato da Platone nei suoi "Dialoghi", la società atlantide era strutturata in un sistema statale (una confederazione di piccole monarchie, a quanto pare di poter interpretare il racconto del filosofo), che praticava l’agricoltura, costruiva città, fondeva i metalli (oro, rame e stagno) e aveva scoperto il modo di legarli per ottenere il bronzo, conosceva la scrittura, aveva praticato un espansionismo di conquiste estese sino alla Tirrenia (attuali Lazio e Toscana), combatteva da 2000 anni contro i signori dell’Egitto ed era entrata in conflitto con popolazioni pelasgiche che vivevano sulle coste della pianura egea... i suoi combattenti sono stati raffigurati in bassorilievi egizi e nei dipinti rupestri delle piste sahariane, usavano carri da guerra e da caccia trainati da cavalli, e Platone si sofferma a lungo su una serie di usanze di quel popolo sulle quali, oggi, non possiamo esprimere molti dubbi...


Ultima modifica di bleffort il 04/05/2009, 22:43, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 04/05/2009, 22:33 
Continua:II
Secondo Platone, i sacerdoti di Sais avevano raccontato a Solone che grandi siccità, mai viste prima, avevano calcinato la terra intera, immensi incendi avevano imperversato sulle contrade e distrutto le foreste, fulmini erano caduti dal cielo, terremoti avevano scosso il pianeta, provocando grandi e considerevoli distruzioni, disseccando sorgenti e fiumi. Alle siccità sarebbero sopravvenute le inondazioni ed enormi trombe d’acqua si sarebbero riversate sulla terra, inghiottendo - tra l’altro - l’isola degli Atlanti.
Quei cataclismi sembravano segnare una fase di transizione, il passaggio da un periodo con un clima più caldo ad un’altra fase, con condizioni di vita più dure.
Corrispondono tali descrizioni a mutamenti climatici che potrebbero essere realmente avvenuti nel secolo XIII a.C.?
Secondo altri documenti contemporanei (le iscrizioni egizie del tempio funerario di Ramses III, a Medinet Habu, l’Esodo biblico), le catastrofi descritte avvennero veramente.
Fu proprio verso il secolo XIII a.C. che la Libia (Nordafrica) conobbe il culmine di una grande fase di desertificazione.
Un’iscrizione di Karnak precisa: "I Libici vengono in Egitto per cercare di sopravvivere". Anche il mito di Fetonte può ricordare una serie di drammatiche siccità che colpì il Mediterraneo, "all’origine della storia dei Greci".


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MessaggioInviato: 04/05/2009, 22:36 
Continua III:
Il disastro Finale.

utto quel mondo che abbiamo descritto finì nello spazio di ventiquattr’ore, in un giorno di un anno compreso tra il 1235 e il 1220 a.C..
Una serie di violenti terremoti incrinò seriamente la consistenza degli sbarramenti rocciosi (fatti di tufo e quindi abbastanza friabili, forse già indeboliti da infiltrazioni d’acqua) e aprì alcune brecce, che ben presto cedettero di fronte alla pressione delle acque dei due grandi bacini posti alle quote superiori: il mare sahariano e il Mediterraneo occidentale, costantemente rifornito dalle acque dell’Oceano. Le acque si fecero strada con impeto in canaloni larghi decine di chilometri, con ondate di piena veramente immani, neppure lontanamente paragonabili a quella del Vajont, che è drammaticamente rimasta nella memoria degli italiani.
Pur calcolando per difetto il volume del mare sahariano, abbiamo detto che esso in antico conteneva almeno 50.000 chilometri cubi d’acqua, sino ad una quota massima di 650 metri sul livello del Mediterraneo orientale. Per determinare l’energia potenziale di quell’ondata, potremmo schematicamente identificare il baricentro della massa d’acqua versata a + 350 metri. Ne sarebbe derivato l’impatto di un’energia equivalente almeno a 17,5 x 1015 kgm = 17 x 1016 Joule.
Supponiamo pure che il livello dell’acqua nell’invaso originale potesse essere già sceso di molto, all’epoca della catastrofe, a causa dei sopravvenuti cambiamenti climatici, ma certo un’ingente l’onda d’urto si poté rovesciare sulla pianura sottostante. Per distruggere e spazzar via completamente Atlantide, sarebbe bastata un’ondata costituita da meno di un decimo del volume del mare superiore, riversata dal dislivello allora esistente con il bassopiano. L’enorme cascata andò a colpire con un impatto diretto l’isola con la capitale di Atlantide, che si trovava ad una distanza di circa 600 km dallo sbarramento.
Ancora oggi, a chi guardi con attenzione su una carta geografica o su una foto satellitare la regione del Grand Erg orientale, del Golfo di Gabès e della Piccola Sirte, l’antica catastrofe traspare "tra le righe": il Golfo di Gabès appare come un vero e proprio "imbuto" e non è difficile immaginarsi l’enorme massa d’acqua che vi si scaricò, per riversarsi, con grandi quantità con fango e sabbia, nei bassifondi antistanti, che un tempo dovevano costituire una fertile pianura.
Dobbiamo ancora spiegarci, però, perché mai quella zona sia poi rimasta, nei secoli, annegata sotto le acque.
La stessa serie di terremoti ruppe altri diaframmi rocciosi; innanzitutto quello che delimitava a nord la grande pianura in declivio e che costeggiava un mare a un livello più basso, ma di gran lunga più pericoloso: perché quel mare era ormai collegato agli Oceani, e da loro riceveva un afflusso d’acqua costante. Quando anche quelle acque cominciarono a riversarsi sulla pianura di Atlantide, la storia di quella civiltà fu definitivamente sommersa sotto centinaia di metri di acqua salata.
I due Mediterranei si fusero in un solo mare. Fu definitivamente sommersa la pianura dell’Egeo, costellata di rilievi montuosi, che rimasero trasformati in arcipelaghi.
Per alcuni secoli, gli Achei e gli altri antenati delle culture mediterranee videro l’acqua che saliva, copriva i loro porti, le città costiere e portava via i loro migliori terreni coltivabili... Alcuni di loro tentarono di conquistare l’unico rifugio possibile, la grande pianura che s’innalzava lungo il corso del grande fiume Nilo, al riparo dalla salita del mare... ma furono respinti o assorbiti dalla grande civiltà che già, lungo quelle sponde, aveva costruito un impero, destinato a durare nei secoli e a lasciare di sé un’impronta immortale...
Tutto ciò rimase impresso nei miti di origine della stirpe greca, col diluvio di Deucalione e Pirra, con le grandi epopee di Eracle e degli Argonauti.
Il quadro del cataclisma appare completo se immaginiamo che la stessa serie di scosse telluriche provocasse il cedimento del diaframma (istmo roccioso) che collegava l’Italia alla Sicilia, con la conseguente apertura dello stretto di Messina.
L’impeto della corrente scavò un solco profondo, un letto tortuoso al centro del canale di Sicilia, intaccando e disgregando le rocce di minore resistenza, e andò a biforcarsi, con violenza, contro le rocce più consistenti dell’imponente picco vulcanico di Pantelleria.
Il risultato dei cataclismi di quel periodo dovette essere un flusso di corrente verso est, dalla portata molto maggiore di quella che, attraverso Gibilterra, alimentava il livello del Mediterraneo; un flusso che durò a lungo, il cui effetto fu probabilmente rafforzato da quello proveniente dallo stretto di Messina.
Si può calcolare che l’innalzamento delle acque nel Mediterraneo sino al livello attuale abbia comunque impiegato alcuni secoli. Le acque fluivano come una veloce corrente tra le sabbie e i fanghi che si erano riversati nel golfo della Piccola Sirte dal grande mare sahariano, e salivano di livello sino ai Dardanelli, alla costa siriana, al Delta del Nilo, coprivano tutti i porti dell’antica cultura minoica, trasformavano Ilio in una città marinara, e spingevano sino a lì i conquistatori Achei, ben decisi a impadronirsi dei poteri e delle ricchezze che il nuovo mare rendeva loro accessibili. Altri di loro partirono verso le rovine sommerse dell’antica Atlantide e incontrarono altre vicissitudini (gli Argonauti nella regione delle Esperidi...).
Finirono sommersi tutti gli stabilimenti portuali allora esistenti nell’area del Mediterraneo orientale. Finì sott’acqua ciò che rimaneva della civiltà di Thera, già fortemente colpita dalla gigantesca esplosione vulcanica di due secoli prima; finirono sott’acqua i templi maltesi, scavati nella grande roccia sacra che era stata, sino ad allora, la "sentinella" di Atlantide. La roccaforte maltese ci appare come una delle due primitive "colonne d’Eracle", e forse la sua collocazione in questo contesto può aiutare a gettare nuova luce sulla ricchezza di insediamenti sacri, di costruzioni ipogee e di ritrovamenti sottomarini che l’attuale isola e i suoi fondali offrono ancora oggi.
I fanghi, le correnti e i bassi fondali della Piccola Sirte e del Canale di Sicilia resero a lungo difficile la navigazione, come è riferito da Platone e da altri autori classici (incluse le narrazioni del mito degli Argonauti).


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Continua:IV
Dov'è finita l'Atlantide di Platone

Se è credibile quanto abbiamo esposto, Atlantide non si è mai mossa, non è sprofondata in nessun abisso oceanico. È stata sconvolta da immani ondate, le sue rovine sono state ricoperte da decine di metri di fango e sabbia e poi da alcune centinaia di metri d’acqua.
La distruzione del centro conomico-culturale di Atlantide può apparire collegata alla misteriosa interruzione delle attività di costruzione di complessi megalitici, che intorno a quell’epoca si verificò in tutta l’area del Mediterraneo occidentale: nella penisola iberica, così come in Sardegna e in Corsica e - potremmo aggiungere - sino alle isole britanniche.
Era scomparso un importante polo di ricchezza e di riferimento, un paese di grandi navigatori, che commerciavano con i paesi più occidentali per importare lo stagno, essenziale a fondere il bronzo, e in cambio esportavano ossidiana ed altri prodotti mediterranei. I popoli ad esso collegati, per i quali era venuto a mancare il principale partner economico, si trovarono così di colpo proiettati in una condizione di "barbarie", o quanto meno nella nuova esigenza di basarsi su un regime di sussistenza alimentare.
Lo svuotamento completo del grande mare africano, avviato dall’improvvisa catastrofe, fu il colpo di grazia per la desertificazione del Nord Africa.
Il fenomeno proseguì con l’inaridirsi del clima e col disseccarsi dei corsi d’acqua che alimentavano il bacino dell’Igharghar, e durò più d’un millennio: il livello scese per l’accresciuta evaporazione e gli uomini dell’antichità classica conobbero un grande lago Tritonide, con un fiume Tritone, che scendeva dalle pendici dell’Ahaggar nel letto dell’attuale Wed Igharghar, la cui lunghezza complessiva raggiunse i 2000 km, secondo i calcoli effettuati da Butavand.
Assumono così un tragico colore le vicende di quella terra di Atlantide che, secondo il racconto platonico, era stata "assegnata a Poseidone": letteralmente, in quanto era posta al di sotto del livello del mare (nel significato che oggi assume una tale espressione).
Si potrebbe tentare di individuare i diversi livelli costieri sommersi, corrispondenti alla progressione delle acque dal momento della catastrofe di Atlantide sino al completo riempimento del mare Mediterraneo alla quota attuale. Ma, naturalmente, questo oggi appare solo come un sogno utopistico.
Un’importante conferma, relativa agli antichi livelli marini, potrebbe provenire dalla ricerca in profondità degli antichi porti minoici, che potrebbero essere identificabili nei fondali intorno all’isola di Creta in modo certo meno complesso e macchinoso di una ricerca che puntasse direttamente al ritrovamento di resti nell’area dell’antica Atlantide.
Se ora proveremo a rileggere i "Dialoghi" di Platone e a confrontarli con la "nostra" mappa di Atlantide, avremo la netta sensazione che le cose corrispondano e vadano al loro posto. Le acque del mare salivano gradualmente e allagavano le fertili pianure dell’Egeo, lasciandone emergere solo le cime dei rilievi, che si trasformavano in isole, sempre più piccole... ci renderemo conto che i "novemila anni" di Platone devono davvero corrispondere a un periodo lungo, sì, ma "a misura" della stirpe degli Achei e dei Greci, dopo che essi si insediarono nel bacino del Mediterraneo.

"Accadute dunque molte e grandi inondazioni per novemila anni (tanti ne sono corsi da quel tempo sino ad ora), la terra, che in quei tempi e avvenimenti scendeva dalle alture, non si ammassò come altrove in monticelli degni di menzione, ma sempre scorrendo scomparve nel profondo del mare; pertanto, come avviene nelle piccole isole, sono rimaste in confronto di quelle d’allora queste ossa quasi di corpo infermo, essendo colata via la terra grassa e molle e rimasto solo il corpo magro della terra. Ma allora ch’era intatta, aveva come monti alte colline, e le pianure ora dette di Felleo erano piene di terra grassa, e sui monti v’era molta selva, di cui ancora restano segni manifesti. Dei monti ve ne sono ora che porgono nutrimento soltanto alle api, ma non è moltissimo tempo che vi furono tagliati alberi per coprire i più grandi edifici, e questi tetti ancora sussistono. V’erano anche molte alte piante coltivate e vasti pascoli per il bestiame. Ogni anno si raccoglieva l’acqua del cielo, e non si disperdeva, come ora, quella che dalla secca terra fluisce nel mare, ma la terra, ricevutane molta, la conservava nel suo seno, e la riportava nelle cavità argillose, e dalle alture la diffondeva nelle valli, formando in ogni luogo ampi gorghi di fonti e di fiumi, dei quali le antiche sorgenti sono rimaste ancora come sacri indizi, che attestano la verità delle mie parole."

La fine del centro di Atlantide, che basava la propria potenza sull’egemonia commerciale e culturale nel bacino del Mediterraneo occidentale e del Nord-ovest Africano (diremmo oggi, con un termine arabo, "Maghreb"), dovette causare diverse gravi conseguenze, di cui è rimasta traccia nei "misteri" di quelle aree.
Per lungo tempo crollò il commercio dello stagno dalla penisola iberica e dalla Cornovaglia, sino a che non fu rimesso in auge dai commercianti fenici e cartaginesi. L’Egitto, infatti, era soddisfatto del monopolio sul bronzo ottenuto grazie alle guerre contro gli Hittiti, e la fine di Atlantide costituì per i Faraoni un insperato ausilio all’abolizione di una pericolosa concorrenza sulla produzione della preziosa lega (benché l’arrivo nell’area del Mediterraneo degli Achei, dotati di armi di ferro, avesse considerevolmente ridotto l’importanza strategica del bronzo).
Scomparvero "misteriosamente" i costruttori di megaliti, in tutto l’arco del Mediterraneo occidentale. Una volta diminuite le risorse economiche, la popolazione locale era ricaduta in un regime di povertà e di sussistenza alimentare, che non permetteva certo la concezione e la realizzazione di grandi opere.
Le successive occupazioni delle grandi isole (Sardegna e Corsica) da parte dei popoli del mare fecero sprofondare sempre più nel mistero le origini di quel "popolo dei megaliti" che li aveva preceduti.
Un piccolo gruppo di sopravvissuti del popolo Tjehenu conservò forse il ricordo di una parte degli antichi miti. La mitica regina Tin Hinan, sepolta nel massiccio dell’Ahaggar, nel cuore del Sahara, ne può costituire una traccia, almeno nella permanenza del nome, così come l’alfabeto "tifinagh", usato nelle più antiche lingue libico-berbere.
Certamente, però, l’entità e le modalità della catastrofe sopra descritta furono tali da sterminare l’intero gruppo dirigente, che doveva abitare nella città capitale e nella vasta e fertile pianura, devastate dall’onda di tracimazione del "mare dei Giardini".
Un’obiezione che mi è capitato di ricevere più e più volte, nel corso dello svolgimento di questa indagine, è stata: "ma se tutta la storia era così evidente, perché nessuno l’ha mai scritta prima?"
La risposta è molto semplice: È proprio perché qualcuno l’ha scritta, che possiamo raccontare questa storia. L’ha scritta Platone, e con grande precisione; ne hanno scritte delle parti importanti Eudosso di Cnido, Diodoro Si(ho detto una parolaccia) ed altri autori antichi, ne hanno scritte e raffigurate altre parti i cronisti dell’Antico Egitto, con una precisione che sarebbe invidiabile da parte di molti cronisti moderni... si trattava di raccogliere una serie di "pezzi sparsi", metterli insieme e partire sulle tracce di un disastro i cui superstiti non sono rimasti per raccontarlo... un "Vajont" dei tempi antichi, avvenuto in uno spazio e in un tempo incredibilmente vicini a noi, molto più di quanto ogni nostra fantasia non ci consentisse di immaginare.
Dobbiamo essere grati all’attenzione di Platone che ha tramandato con una tale ricchezza di particolari il resoconto di Solone su Atlantide: una memoria che sarebbe potuta scomparire, sepolta nell’oblio, come tanti altri eventi dimenticati, nel corso della storia dell’uomo.

Alberto Arecchi è autore del libro: "Atlantide. Un mondo scomparso, un’ipotesi per ritrovarlo", ed. Liutprand, Pavia, 2001.


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