Un nuovo studio esclude che la catastrofe globale di 13 mila anni fa sia da attribuire all’impatto di una cometa
I catastrofici mutamenti climatici avvenuti circa 13 mila anni, che nel giro di un pochi di anni hanno portato all’estinzione dei grandi mammiferi che abitavano la Terra del Pleistocene fa, non sarebbero stati innescati da un disastroso impatto. È quanto sostiene un nuovo studio della University of California, che esclude definitivamente una serie di campioni ritrovati in Siria e da sempre portati a sostegno della tesi dell’impatto.
Nella città di Los Angeles esistono dei pozzi di catrame conosciuti come La Brea Tar Pits o Rancho La Brea Tar Pits, un’ampia area protetta attraverso il registro dei luoghi nazionali americani.
I pozzi rappresentano uno dei maggiori depositi fossili vegetali ed animali dell’Era Glaciale.
Durante il Pleistocene, tigri dai denti a sciabola, mammut e bradipi giganti transitarono in questa zona per abbeverarsi da alcune pozze, ma rimasero intrappolati sulla superficie dal denso asfalto naturale bituminoso.
Nei pozzi di catrame si legge come in un libro antico di animali che abbondavano e che non si è mai ritenuto che fossero originari dell’America. Poi, un’immane catastrofe li ha spazzati apparentemente in pochi decenni, in un epoca che risale al 10.500 a.C., più di 12 mila anni fa.
“Gli animali più grandi, qualsiasi cosa più grande di un coyote, si estinsero nel giro di qualche decennio”, spiega il dottor John Harris, paleontologo e direttore del Page Museum di La Brea Tar Pits. “Si è trattato, in effetti, di una grande catastrofe”.
Dunque, una catastrofe avvenuta alla fine dell’ultima Era Glaciale: le temperature, rimaste relativamente stabili per migliaia di anni, improvvisamente aumentano, facendo segnare uno sbalorditivo aumento di 5° in un batter d’occhio, in un periodo dai tre ai dieci anni. L’incredibile scoperta è il frutto dei carotaggi eseguiti in Groenlandia dai climatologi.
“Alcuni chiamano i ghiacciai della Groenlandia la Stele di Rosetta del clima, perché permettono di vedere tutti i cambiamenti climatici avvenuti nella storia del pianeta Terra”, spiega il climatologo Gregory Zielinki”. Il cambiamento avvenuto 13 mila anni fa si è verificato in un periodo dai tre ai vent’anni, simile a quello che osserviamo oggi. Abbiamo osservato una struttura particolare nella formazione del ghiaccio e abbiamo scoperto che, in un periodo in cui i ghiacci cominciarono a sciogliersi, ci sono segni più numerosi di depositi vulcanici, di maggior concentrazione e portata di qualunque altra epoca negli ultimi undici mila anni”.
Eruzioni vulcaniche senza precedenti, unite a sconvolgimenti climatici e gigantesche alluvioni, mentre i ghiacciai spessi oltre un chilometro si sciolgono nel giro di pochi decenni. Il livello del mare si innalza di 1350 metri: improvvisamente appaiono mari dove prima c’era la terra emersa, un’epoca che secondo alcuni coinciderebbe con i miti del diluvio tramandati da numerose culture antiche e contemporanee.
Il Mito del Diluvio Universale
Il racconto di un grande diluvio che ha devastato la Terra in tempi antichissimi è giunto fino a noi grazie alla Bibbia, la quale riprende una tradizione ancora più antica, la cosiddetta Epopea di Gilgamesh, un racconto della letteratura sumera risalente al 4° millennio a.C.
Più tardi, nel 5° sec. a.C., anche il filosofo greco Platone parlerà di un cataclisma che provocò grandi inondazioni e la scomparsa del controverso continente di Atlantide.
Ma i resoconti della Bibbia e di Platone non sono gli unici. Il Popol Vuh, una raccolta di miti e leggende dei vari gruppi etnici che abitarono la terra Quiché (K’iche’), uno dei regni maya in Guatemala, parla di onde gigantesche, di alluvioni e di cieli oscurati per mesi, di un freddo indescrivibile, e di pioggia e grandine nere.
I testi dell’antico Egitto parlano di tempi di caos, di inondazioni e oscurità, da cui emersero gli dei per dare forma alla terra d’Egitto.
Secondo l’autore britannico Colin Wilson, supponendo che una serie di catastrofi abbia in effetti decimato i nostri antenati, e che i pochi sopravvissuti vivessero in piccoli gruppi sparsi sul tutto il pianeta, i catastrofici eventi globali avvenuti 13 mila anni fa calzerebbero con i miti tramandati dai popoli antichi come la scarpetta calzava ai piedi di cenerentola.
Al repentino scongelamento registrato dai climatologi è collegato un altro enigmatico evento, il cosiddetto Dryas recente, conosciuto anche come Grande Congelamento, nel quale si vide un rapido ritorno alle condizioni glaciali alle latitudini più alte dell’Emisfero Settentrionale tra i 12.900 e gli 11.500 anni fa, in netto contrasto con il riscaldamento della precedente deglaciazione.
Nel permafrost di Siberia e Alaska, sono state rinvenute ossa di milioni di animali, come quelle del mammut gigante. All’inizio del ‘900, alcuni cacciatori siberiani trovarono per caso il cranio congelato di un grosso animale, un mammut.
Quando lo tirarono fuori dal terreno, nel suo stomaco furono trovate piante tipiche di un clima più temperato non ancora digerite: l’animale era stato congelato più rapidamente di quanto sia in grado di fare qualsiasi freezer moderno.
Dunque, le estinzioni di massa, la massiccia attività vulcanica, la rapidità con cui si sciolsero i ghiacci e i misteriosi congelamenti improvvisi, sembrano suggerire che ci sia stata un’enorme rivoluzione climatica 13 mila anni fa. Ma da cosa è stata innescata?
Nel 2007, un gruppo di 26 ricercatori, guidati dal chimico nucleare Richard Firestone del Lawrence Berkeley National Laboratory in California, propose che il Dryas recente fu causato dall’impatto di una cometa o di un asteroide nel Nord America, il quale causò incendi diffusi e una coltre di polveri che oscurò la luce del Sole.
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Tuttavia, uno studio prodotto dai ricercatori della University of California, pubblicato online dal Journal of Archaeological Science, sembra confutare l’ipotesi avanzata da Firestone. I ricercatori hanno analizzato le gocce di scorie silicee rinvenute in quattro siti in Siria settentrionale e risalenti a un periodo compreso fra 10mila e 13mila anni fa.
Confrontando i reperti con i frammenti portati a prova della teoria di impatto cosmico in relazione al Dryas recente, i ricercatori sono riusciti a dimostrare come tutti i reperti siano spiegabili come semplici scorie di antichissimi incendi di abitazioni primitive.
“Almeno per ciò che riguarda i reperti siriani, la teoria dell’impatto cosmico è da escludere”, commenta Peter Thy, ricercatore presso il Davis Department of Earth and Planetary Sciences della University of California e primo firmatario dello studio.
Dunque, siamo punto e a capo: cosa è successo esattamente 13 mila anni fa? Sembra che esistano dei fattori ignoti che non riusciamo a decifrare.
Quel che è certo è che antichi miti di culture distanti nello spazio e nel tempo parlano di alluvioni apocalittiche e di un diluvio di fuoco causato da eruzioni vulcaniche e terremoti, tramandando con un inquietante realismo di un passato che non riusciamo né a ricordare chiaramente, né a dimenticare del tutto.