Time zone: Europe/Rome




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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 18/02/2019, 10:56 
Tempus1891 ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
non erano nemmeno sepolte dalla sabbia? Quell'area è immutata da tutto quel tempo? direi che la cosa straordinaria sarebbe più questa che la presenza delle steli o qualunque cosa siano quei dolmen


Si, in effetti è così, ed è molto strano.


Se sono della misura giusta direi che sono dei tavolini con le rispettive sedie fatti di pietra per far mangiare ben seduti e comodi i nomadi del deserto. [:D]


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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 14/03/2019, 22:16 
Cita:

Trovate tracce di una recente catastrofe globale

Gli Scienziati dell'Università della California a Santa Barbara hanno scoperto che la caduta di una cometa appena 12.800 anni fa ha avuto conseguenze disastrose per il clima e la biosfera. Lo riporta Phys.org.

I ricercatori hanno analizzato i depositi nella parte cilena della Patagonia dal Dryas recente (dal 10.730 al 9700 a.C.).

Secondo l'ipotesi, all'inizio di questa fase geologica, il pianeta entrò in collisione con i frammenti di una cometa in disfatta che cadde sul territorio del Nord e del Sud America, Europa e Asia occidentale. Gli esperti hanno scoperto che nel corrispondente strato di rocce ci sono alte concentrazioni di platino e oro, condriti, vetro fuso e nanodiamanti, che conferma questa ipotesi.

La catastrofe ha causato estese distruzioni di biomassa, cambiamenti climatici e l'estinzione della megafauna del Pleistocene tardo. Ciò è confermato dalla presenza nei sedimenti dei prodotti di combustione, compresi i microfluidi e le particelle di polline bruciato. È anche noto che successivamente si è verificato un raffreddamento nell'emisfero nord, che indica un grave impatto sull'atmosfera. Infine, la mancanza dei fossili di megafauna negli scavi in ​​Patagonia è correlata alla scomparsa dei grandi animali in altri luoghi del Sud America e del Nord America.



https://it.sputniknews.com/mondo/201903 ... e-globale/


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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 15/03/2019, 14:11 
Ne parla ampiamente Grahamm Hancook nel suo ultimo libro uscito ormai qualche anno fa... "Il ritorno degli dei"

Si citano proprio le concentrazioni di iridio anomale con le quali è stato possibile stabili il luogo d'impatto principale (nord america) ma probabilmente grossi frammenti poi sono caduti successivamente in altre aree.



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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 29/10/2019, 19:50 
Un impatto apocalittico alla fine dell’ultimo periodo glaciale: una controversa teoria sull’estinzione della macrofauna
L’ipotesi dell’impatto cosmico è stata proposta come possibile fattore scatenante degli improvvisi mutamenti climatici che durarono circa 1.400 anni

Secondo la controversa teoria dell’impatto del Dryas recente, avanzata nel 2007, uno sciame meteorico o una cometa avrebbe colpito la Terra circa 12.800 anni fa, causando un periodo di freddo estremo che avrebbe contribuito all’estinzione di oltre 35 specie di megafauna tra cui – riporta Global Science – bradipi giganti, gatti dai denti a sciabola, mastodonti e mammut, oltre che a un drastico declino delle prime popolazioni umane. Gli scienziati ritengono che l’impatto abbia causato enormi incendi che potrebbero aver bloccato la luce solare, causando un lungo inverno verso la fine dell’epoca pleistocenica.

Un nuovo studio condotto dall’archeologo Christopher Moore e altri 16 colleghi e pubblicato questa settimana su Scientific Reports – una pubblicazione di Nature – presenta nuove prove a sostegno dell’impatto cosmico, compatibili con quelle raccolte a White Pond vicino a Elgin, nella Carolina del Sud. In particolare la nuova ricerca si basa sul rinvenimento di elevate concentrazioni di platino – un elemento associato a oggetti cosmici come asteroidi o comete – in Nord America, Europa, Asia occidentale e recentemente in Cile e Sudafrica.

«Inizialmente abbiamo pensato che l’evento fosse limitato al Nord America, poi abbiamo trovato prove in Europa e in altri luoghi dell’emisfero settentrionale. Ora la ricerca in Cile e in Sudafrica, lascia ipotizzare che si sia trattato un avvenimento globale».

Parallelamente, un team di ricercatori ha rilevato concentrazioni insolitamente elevate di platino e iridio nei sedimenti di un cratere recentemente scoperto in Groenlandia. Sebbene il cratere non sia ancora stato datato con precisione, Moore afferma che vi sono buone probabilità che possa essere il luogo d’impatto, la “pistola fumante” che potrebbe confermare l’evento cosmico.

Il breve ritorno alle condizioni dell’era glaciale durante il periodo del Dryas recente – noto anche come il Grande Congelamento – è ben documentato. Tuttavia, le cause di questo repentino cambiamento climatico e del declino demografico che ha interessato uomini e animali sono rimaste poco chiare. L’ipotesi dell’impatto è stata proposta come possibile fattore scatenante degli improvvisi mutamenti climatici che durarono circa 1.400 anni ma ad oggi restano ancora molte le critiche a questa teoria, tra cui le incongruenze riguardo all’estinzione della macrofauna, che non è avvenuta in un breve periodo di tempo come invece sarebbe ipotizzabile a seguito di un evento catastrofico. Anche la metodologia della raccolta campioni è stata nel passato oggetto di aspre critiche da parte della comunità scientifica.



http://www.meteoweb.eu/2019/10/impatto- ... a/1334267/


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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 05/08/2020, 01:23 
Questa antica miniera venne scavata 12.000 anni fa per l'estrazione dell'Ocra


All'interno di una grotta sottomarina lungo la penisola dello Yucatán, in Messico, sono stati trovati reperti archeologici diversi da quelli conosciuti in altri parti del globo. Questa vasta rete di caverne racchiude diversi tesori Maya ma, come mostra una nuova scoperta, sono presenti antichi manufatti risalenti a molto prima.

Gli scienziati riportano la scoperta di quella che potrebbe essere la più antica miniera conosciuta nelle Americhe, risalente a 12.000 anni fa. Sono state trovate anche delle chiare prove dell'estrazione dell'ocra avvenuta migliaia di anni fa. È noto da tempo, infatti, che le grotte in questa regione contengono i resti scheletrici di antichi popoli che abitavano le caverne migliaia di anni fa (circa 12000 - 10.000 anni fa), quando il livello del mare permetteva agli esseri umani di viverci.

"Il paesaggio della grotta è stato notevolmente modificato, il che ci porta a credere che gli umani preistorici abbiano estratto tonnellate di ocra, forse accendendo anche pozzi di fuoco per illuminare lo spazio", afferma il sub e l'archeologo Fred Devos del Research Centre of the Quintana Roo Aquifer System (CINDAQ).

Il team ha trovato una serie di prove di attività minerarie preistoriche, tra cui strumenti per scavare, indicatori di navigazione e antichi falò. Una cosa è certa: gli uomini di queste zone devono aver impiegato un coraggio inimmaginabile per scavare per centinaia di metri in queste caverne inospitali, armati solo con torce e strumenti di scavo rudimentali. Una scoperta che sottolinea anche l'importanza dell'ocra per questi antichi popoli preistorici.


https://tech.everyeye.it/notizie/antica ... 56980.html


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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 27/12/2020, 23:49 
Trovate prove di un massiccio paleo-tsunami nell’antica Tel Dor, in Israele: nel Mediterraneo un maremoto ogni secolo
Gli tsunami sono un evento relativamente comune lungo la costa del Mediterraneo orientale, con documenti storici e dati geografici

Secondo uno studio pubblicato il 23 dicembre 2020 sulla rivista ad accesso libero PLOS ONE di Gilad Shtienberg, lo scavo sottomarino, la perforazione del pozzo e la modellazione suggeriscono un enorme paleo-tsunami colpito vicino all’antico insediamento di Tel Dor tra 9.910 e 9.290 anni fa, Richard Norris e Thomas Levy dello Scripps Center for Marine Archaeology, University of California, San Diego, USA, e colleghi della Utah State University e dell’Università di Haifa.

Gli tsunami sono un evento relativamente comune lungo la costa del Mediterraneo orientale, con documenti storici e dati geografici che mostrano uno maremoto che si è verificato ogni secolo negli ultimi seimila anni. Il record per i precedenti eventi di tsunami, tuttavia, è meno definito. In questo studio, Shtienberg e colleghi descrivono un grande deposito di tsunami dell’Olocene (tra 9.910 e 9.290 anni fa) nei sedimenti costieri a Tel Dor, nel nord-ovest di Israele, una città-tumulo marittimo occupato dal periodo del Bronzo Medio II (2000-1550 a.C.) durante il periodo crociato.

Per condurre la loro analisi, gli autori hanno utilizzato tecniche di telerilevamento fotogrammetrico per creare un modello digitale del sito di Tel Dor, combinato con scavi sottomarini e perforazioni terrestri fino a una profondità di nove metri.

Lungo la costa dell’area di studio, gli autori hanno trovato un guscio marino improvviso e uno strato di sabbia con un’età di vincolo da 9.910 a 9.290 anni fa, nel mezzo di un ampio strato di zone umide che si estende da 15.000 a 7.800 anni fa. Gli autori stimano che l’onda in grado di depositare conchiglie e sabbia nel mezzo di quella che all’epoca era da fresca a salmastra zona umida deve aver percorso da 1,5 a 3,5 km, con un’altezza delle onde costiere da 16 a 40 m. Per fare un confronto, gli eventi di tsunami precedentemente documentati nel Mediterraneo orientale hanno viaggiato nell’entroterra solo per circa 300 m, suggerendo che lo tsunami a Dor è stato generato da un meccanismo molto più forte. Gli tsunami locali tendono a sorgere a causa dei terremoti nel sistema di faglia del Mar Morto e delle frane sottomarine; gli autori notano che un terremoto contemporaneo al Paleo-tsunami del Dor.

Questo paleo-tsunami si sarebbe verificato durante il periodo del Neolitico B pre-ceramico medio-precoce della regione (10.700-9.250 anni fa 11.700-10.500 cal BP), e potenzialmente cancellato le prove di precedenti natufiani (12.500-12.000 anni fa) e villaggi costieri del neolitico pre-ceramico (precedenti indagini e scavi mostrano una quasi assenza di villaggi costieri bassi in questa regione). La ricomparsa di abbondanti siti archeologici del tardo neolitico (circa 6.000 a.C.) lungo la costa negli anni successivi allo tsunami del Dor coincide con la ripresa della deposizione delle zone umide nei campioni di carote del Dor e indica che il reinsediamento ha seguito l’evento, evidenziando la resilienza dei residenti di fronte a enormi sconvolgimenti.

Secondo Gilad Shtienberg, un postdoc presso lo Scripps Center for Marine Archaeology dell’UC San Diego, che sta studiando le carote di sedimenti, “Il nostro progetto si concentra sulla ricostruzione dell’antico cambiamento climatico e ambientale negli ultimi 12.000 anni lungo la costa israeliana; e non abbiamo mai sognato di aver trovato prove di uno tsunami preistorico in Israele. Gli studiosi sanno che all’inizio del Neolitico, circa 10.000 anni fa, la spiaggia era a 4 chilometri da dove si trova oggi. Quando abbiamo aperto le carote a San Diego e abbiamo iniziato a vedere una marina strato di shell incorporato nell’arido paesaggio neolitico, sapevamo di aver centrato il jackpot”.


http://www.meteoweb.eu/2020/12/prove-ma ... o/1526456/


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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 28/12/2020, 13:17 
Mi sa che è lo stesso che ha sommerso la Sardegna e le coste del Cilento...



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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 25/06/2021, 15:25 
Scoperta un’antica epidemia da coronavirus: è scoppiata 20.000 anni fa in Asia, tracce nel DNA della popolazione ancora oggi
Alcuni coronavirus sono stati pericolosi per l'uomo fin dalla notte dei tempi e un recente studio lo dimostra: una pandemia simile a quella che stiamo vivendo si verificò 20 mila anni fa



E’ stata di dimensioni enormi, devastanti. Un’epidemia da coronavirus avrebbe colpito l’Asia orientale circa 20.000 anni fa, lasciando tracce tuttora riconoscibili nel Dna di alcune popolazioni di Cina, Giappone, Mongolia, Taiwan, Nord e Sud Corea.

A giungere a questa conclusione è stato uno studio internazionale, condotto tra Stati Uniti e Australia, che potrebbe contribuire a fare luce sulla millenaria convivenza dell’uomo con virus pericolosi come quello responsabile della pandemia di Covid-19, i coronavirus appunto. I risultati sono pubblicati sulla rivista Current Biology da Università dell’Arizona, Università della California a San Francisco, Università di Adelaide e Queensland University of Technology. “Il genoma umano moderno conserva informazioni evolutive che risalgono a decine di migliaia di anni fa – spiega Kirill Alexandorv della Queensland University of Technology – un po’ come gli anelli dei tronchi che forniscono informazioni sulle condizioni in cui sono cresciuti gli alberi“.

Per riuscire ad interpretare la storia che questi ‘anelli’ del Dna raccontano, i ricercatori hanno preso in esame il più grande database pubblico della variabilità’ genetica umana (quello del progetto 1.000 Genomi): il loro obiettivo era quello di studiare i geni coinvolti nell’interazione col virus SarsCov2, in modo da accelerare lo sviluppo di nuovi farmaci antivirali.

“Attraverso un’analisi evolutiva, gli esperti di scienze computazionali del team hanno scoperto che gli antenati di alcune popolazioni dell’Asia orientale hanno vissuto un’epidemia da coronavirus simile a Covid-19“, sottolinea Alexandrov. “Nel corso dell’epidemia, la selezione ha favorito quelle varianti dei geni umani che presentavano cambiamenti adattativi probabilmente utili a ridurre la severità della malattia. Conoscendo sempre meglio queste antiche minacce virali, capiamo meglio come i genomi di diverse popolazioni umane si sono adattate ai virus che sono stati recentemente riconosciuti come un importante motore dell’evoluzione umana. Un altro importante risultato di questa ricerca è la capacità di identificare i virus che hanno causato epidemie nel passato e che potrebbero farlo anche in futuro. Questo in teoria ci consente di fare una lista dei virus potenzialmente pericolosi per sviluppare test diagnostici, vaccini e farmaci da usare in caso dovessero tornare”.



https://www.meteoweb.eu/2021/06/scopert ... a/1700016/


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 Oggetto del messaggio: Re: 14.000/12.000 A.C. alcuni indizi che ci portano lì
MessaggioInviato: 07/02/2022, 18:29 
Schegge impazzite di una cometa da 100 km provocò incendi enormi 12.800 anni fa


Circa 12.800 anni fa ci fu una serie di incendi spaventosi che riguardano fino ad un decimo di tutta la superficie terrestre, come spiega ScienceAlert. Si tratta di un’ipotesi affrontata da un ricercatore dell’Università del Kansas, Adrian Melott, che ha pubblicato uno studio sul Journal of Geology.
Si trattò di una vera e propria “tempesta di fuoco”, come la chiama l’articolo, che coinvolse vaste zone della superficie terrestre e che molto probabilmente fu causata dai frammenti di una cometa che passò vicinissimo alla Terra.

Questa cometa potrebbe aver avuto un diametro di 100 km, dunque molto più grande dell’asteroide che spazzò via i dinosauri e molte altre specie animali 66 milioni di anni fa (in quel caso, però, si trattò di un vero impatto e non di un passaggio molto ravvicinato con il rilascio solo di frammenti).
Secondo quanto spiega Melott, la cometa passò così vicino alla superficie terrestre che parti di essa si frammentarono e alcuni di questi frammenti, vere e proprie “palle di fuoco” impazzite che si fiondarono sulla superficie terrestre, finirono per impattare sulla Terra provocando vasti incendi. Altre parti della cometa che non raggiunsero la Terra probabilmente stanno ancora girovagando nel sistema solare.
Le analisi

Il ricercatore ha analizzato vari campioni della superficie terrestre trovando diverse firme chimiche di composti quali anidride carbonica, ammoniaca, nitrato ed altri ancora. Queste firme suggeriscono che addirittura il 10% della superficie terrestre, parliamo di circa 10 milioni di chilometri quadrati, fu coinvolta in questi vasti incendi.
Tra le varie tracce analizzate da ricercatori anche quelle riguardanti i livelli di polline. Queste analisi mostrano che le foreste di pini, all’incirca 12.800 anni fa, furono più o meno improvvisamente sostituite da foreste di pioppi. I pioppi sono alberi “specializzati” nell’insediarsi in terreni aridi, come quelli appena bruciati da un incendio.
Platino e aerosol da combustione

Nei campioni analizzati, inoltre, i ricercatori hanno trovato anche livelli insolitamente alti di platino. Si tratta di un elemento che è spesso presente negli asteroidi e nelle comete. Hanno inoltre trovato anche livelli abbastanza alti di aerosol da combustione, proprio quello che ci si aspetterebbe di trovare quando molta biomassa si brucia.
Effetti collaterali

Questi vasti incendi probabilmente hanno provocato effetti collaterali importanti: molte specie di piante probabilmente si sono estinte, i livelli di cibo per gli animali potrebbero aver cominciato a scarseggiare pericolosamente e ghiacciai in diverse aree potrebbero essersi sciolti.
Questi effetti potrebbero aver riguardato anche gli esseri umani: probabilmente molti gruppi in diverse aree hanno dovuto adattarsi a condizioni molto più difficili. La fuliggine e in generale le polveri che furono immesse nell’atmosfera a causa degli enormi incendi, tra l’altro, provocarono anche un “inverno da impatto” e un raffreddamento forse globale oltre ad altri cambiamenti climatici riguardanti anche la circolazione oceanica.


https://notiziescientifiche.it/schegge- ... 0-anni-fa/


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MessaggioInviato: 08/02/2022, 03:17 
ne parla appronditamente Max Carranzano nel suo libro: gli dei del diluvio



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MessaggioInviato: 31/05/2023, 23:30 
Guarda su youtube.com


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MessaggioInviato: 13/02/2024, 22:37 
Blinkerwall, la più antica megastruttura europea è in fondo al Baltico: risale a 10mila anni fa
Blinkerwall era probabilmente un muro il cui scopo era aiutare i cacciatori-raccoglitori che abitavano la regione in passato

Immagine

In fondo al Baltico si trovano i resti di quella che è stata probabilmente la più antica megastruttura europea, costruita circa 10mila anni fa. Composta da gigantesche pietre e lunga un chilometro, si trova al largo delle coste della Germania, a 21 metri di profondità nel Golfo di Meclemburgo. La sua scoperta, pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, PNAS, si deve alla ricerca coordinata da Jacob Geersen, dell’Istituto di Geoscienze dell’Università tedesca di Kiel.

Con un gioco di squadra fra geofisici, geologi e archeologi, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che la costruzione, che i ricercatori hanno chiamato Blinkerwall, era probabilmente un muro il cui scopo era aiutare i cacciatori-raccoglitori che abitavano la regione in passato. “Il sito rappresenta una delle più antiche strutture di caccia artificiali documentate sulla Terra e rientra tra le più grandi strutture dell’Età della Pietra conosciute in Europa“, scrivono i ricercatori.

Riuscire a scoprire questa gigantesca struttura è stato possibile utilizzando tecniche di rilevamento per immagini ad alta risoluzione e robot sottomarini, accanto a più tradizionali sommozzatori. I dati che sono stati raccolti in questo modo hanno rivelato un lungo tratto di circa 1.670 pietre singole alte meno di un metro e larghe circa due metri, posizionate una accanto all’altra a formare un muro lungo 971 metri. Una composizione, questa, che ha portato immediatamente a escludere che la struttura fosse il risultato di processi naturali.
Le ipotesi sulla funzione del Blinkerwall

Tante le ipotesi formulate sulla sua funzione, da sbarramento per i pesci a un’opera per la difesa costiera, fino a un porto. Al momento, l’ipotesi più fondata, scrivono i ricercatori, è che “il Blinkerwall sia stato costruito e utilizzato come architettura di caccia, per guidare mandrie di grandi ungulati”, probabilmente renne o bisonti. A rafforzare l’ipotesi ci sono altre strutture simili scoperte dall’Arabia Saudita all’Asia centrale.

Immagine

La datazione

Non è stato facile neppure trovare una data. Secondo i ricercatori la megastruttura risale a oltre 10mila anni fa, sulla base dell’età delle strutture circostanti e si ritiene che sia stata sommersa dal Mar Baltico circa 8.500 anni fa. “La datazione suggerita e l’interpretazione funzionale del Blinkerwall ne fanno una scoperta entusiasmante, non solo per la sua età ma anche per il potenziale di comprensione dei modelli di sussistenza delle prime comunità di cacciatori-raccoglitori”, scrivono i ricercatori.


https://www.meteoweb.eu/2024/02/blinker ... 001360501/


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