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MessaggioInviato: 07/02/2014, 09:04 
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MaxpoweR ha scritto:

anche perchè l'antartide pare un continente unico ma in realtà è formato se non erro da 3 o 4 enormi isole :) Sembra un unico continente perchè coperto da km e km di ghiaccio.

Sarebbe però interessante sapere 200 anni fa come fecero a cartografarlo privo di calotta. Chissà da quali fonti presero le informazioni per redigere quelle mappe...


Ti riferisci alla mappa dell'ammiraglio turco Piri Reis [;)]
ho letto che anche l'USAF (l'aeronautica americana) era rimasta di stucco dalla precisione della mappa dopo aver scandagliato l'antartide con i loro radar


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MessaggioInviato: 08/02/2014, 03:22 
si, anche perchè noi ne abbiamo appreso la forma proprio grazie a quell'opera di ispezione con i georadar, prima di allora non sapevamo nulla sulla reale conformazione della terra sottostante i ghiacci.



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MessaggioInviato: 17/02/2014, 00:23 
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PRIMA DELL'ULTIMA GLACIAZIONE VI ERA UNA CIVILTA' SCONOSCIUTA ?


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"Tutto quello che ci è stato insegnato sulle origini della civiltà potrebbe essere errato", afferma Danny Natawidjaja, PhD, geologo senior con il Centro di Ricerca per Geotecnologie presso l'Istituto indonesiano delle scienze.

Sto salendo con il dottor Natawidjaja il ripido pendio di 300 m di altezza a piedi di una piramide immersa in un paesaggio di vulcani, montagne e giungle intervallate da risaie e piantagioni di tè a 100 miglia dalla città di Bandung nel West Java, Indonesia.

La piramide è stato scoperta dall'archeologia nel 1914, quando le strutture megalitiche formate da blocchi di basalto colonnari sono state trovate sparsi tra gli alberi e nel sottobosco fitto che poi coprivano il suo culmine.

La gente del posto riteneva che il sito fosse sacro e lo chiamarono Gunung Padang, il nome che continua ancora per oggi, che significa "Montagna di Luce", o "Mountain of Enlightenment", nella lingua Sudanese locale.

Il vertice, dove sono stati trovati disposti in cinque terrazze i megaliti era stato utilizzato come luogo di meditazione e per ritirarsi per tempo immemorabile, hanno detto gli archeologi, e di nuovo questo rimane vero anche oggi.

Tuttavia né gli archeologi, né a quanto pare la gente del posto hanno realizzato che la piramide era una piramide.

Si credeva fosse una collina naturale, un po modificata dalle attività umane, fino a che Natawidjaja e il suo team hanno iniziato un'indagine geologica qui nel 2011.

Da allora il vertice era stato da tempo eliminato e le terrazze megalitiche riconosciute essere tanto antiche quanto artificiali, ma la datazione al radiocarbonio non è stato mai fatto e l'età precedentemente accettata del sito - circa 1.500 al 2.500 aC - era basata su congetture piuttosto che su scavi.

La prima datazione al radiocarbonio scientifico è stata fatta da Natawidjaja stesso sui terreni sottostanti i megaliti in corrispondenza o in prossimità della superficie.

Le date prodotte - circa 500 a 1.500 aC - erano molto vicine alla congetture archeologiche e non hanno causato alcuna controversia.

Tuttavia, una sorpresa era in serbo quando Natawidjaja e il suo team hanno esteso la loro indagine utilizzando i trapani tubolari che ha portato fino nuclei di terra e pietra da livelli molto più profondi.

Prima i carotaggi contenevano elementi di prova - i frammenti di basalto colonnare - su cui le strutture megalitiche artificiali ponggiavano molto al di sotto della superficie.

In secondo luogo i materiali organici cresciuti nei carotaggi hanno cominciato a cedere le date antiche - dal 3000 aC al 5000 aC, quindi 9.600 aC con le esercitazioni po 'più profonde, poi intorno al 11.000 aC, quindi, 15.000 aC e, infine, a una profondità di 90 piedi e più di una sequenza incredibile di date di 20.000 aC al 22.000 aC e precedenti.

"Questo non era affatto quello che i miei colleghi nel mondo dell'archeologia prevedevano o volevano sentire", afferma Natawidjaja, che ha guadagnato il suo dottorato al Cal Tech negli Stati Uniti e che, risulta evidente, riguarda l'archeologia come disciplina completamente non scientifica.

Il problema è che quelle date dal 9.600 aC e precedenti appartengono al periodo che gli archeologi chiamano "Paleolitico superiore" e ci riporta in profondità all'ultima glaciazione, quando l'Indonesia non è stata una serie di isole come lo sono oggi, ma faceva parte di un vasto continente sud est asiatico soprannominato "Sundaland" dai geologi.

L'Indonesia durante l'ultima glaciazione

Il livello del mare era 400 metri più in basso poi perché enorme di ghiaccio ricopriva per due miglia di profondità la maggior parte di Europa e Nord America.

Ma, quando le calotte di ghiaccio hanno cominciato a ritirarsi tutta l'acqua immagazzinata in esse venne restituita agli oceani e il livello del mare è salito, sommergendo molte parti del mondo in cui gli esseri umani avevano già vissuto.

Così la Gran Bretagna era sommata all'Europa durante l'era glaciale (non c'erano la Manica e il Mare del Nord).

Allo stesso modo non c'era il Mar Rosso e il Golfo Persico, lo Sri Lanka si è unito a sud dell'India, la Siberia era unita all'Alaska, l'Australia era unito alla Nuova Guinea - e così via e così via.

Fu durante questa epoca di innalzamento del livello del mare, a volte lento e continuo, a volte rapida e catastrofica, che il continente Sundaland (attuale Indonesia) è stato sommerso con la sola penisola malese e le isole indonesiane come li conosciamo oggi abbastanza alte per rimanere sopra l'acqua .

Il punto di vista archeologico stabiliva che lo stato della civiltà umana fino alla fine dell'ultima era glaciale circa 9.600 aC era che i nostri antenati erano cacciatori-raccoglitori primitivi incapaci di qualsiasi forma di civiltà o prodezze architettoniche.

Nei successivi millenni l'agricoltura costante venne molto gradualmente sviluppata e perfezionata.

Intorno al 4000 aC la crescente sofisticazione delle strutture economiche e sociali, e la crescenti capacità organizzative, hanno reso possibile la creazione dei primi siti megalitici (come Gigantija sull'isola maltese di Gozo, per esempio), mentre le prime vere città emersero intorno al 3500 aC in Mesopotamia e subito dopo in Egitto.

Nella Isole Britanniche Callanish nelle Ebridi Esterne e Avebury nel sud-ovest dell'Inghilterra, entrambi datati intorno al 3000 aC, sono i più antichi esempi di veri siti megalitici.

La fase megalitica di Stonehenge è pensato essere iniziata intorno al 2.400 aC, e di aver continuato a circa 1.800 aC.

All'interno di questa bene funzionante e consolidata cronologia non c'è posto per qualsiasi civiltà preistorica.

Quando i loro carotaggi hanno cominciato a cedere le date di carbonio molto antiche dalle argille colmando le lacune tra le pietre lavorate hanno ampliato la loro indagine utilizzando apparecchiature geofisiche - georadar, la tomografia sismica e resistività elettrica - per avere un quadro di ciò che si trovava sotto terra.

I risultati sono stati sbalorditivi, mostrando strati di costruzione massiccia utilizzando gli stessi elementi megalitici di basalto colonnare che si trovano in superficie, ma con corsi di enormi rocce basaltiche sotto di loro che si estendevano fino a 100 metri e più sotto la superficie.

A quelle profondità le date di carbonio indicano che i megaliti sono stati messi in atto più di 10.000 anni fa e, in alcuni casi, nei remoti 24 mila anni fa.

Il basalto colonnare si forma naturalmente - Ad esempio il Selciato del Gigante in Irlanda del Nord - ma a Gunung Padang è stato utilizzato come materiale da costruzione ed è disposto in una forma non presente in natura.

"La prova geofisica è inequivocabile", afferma Natawidjaja.

"Gunung Padang non è una collina naturale, ma una piramide artificiale e le origini della costruzione qui risalgono molto prima della fine dell'ultima era glaciale.

Dal momento che il lavoro è enorme, anche a livelli più profondi, e testimonia il tipo di sofisticate abilità di costruzione che sono intervenute a costruire le piramidi d'Egitto o i più grandi siti megalitici d'Europa, posso solo concludere che stiamo guardando l'opera di una civiltà perduta e abbastanza avanzata. "

"Agli archeologi non piace che" lo faccio notare.

"Loro non lo fanno!" Natawidjaja concorda con un sorriso mesto.

"Mi sono già preso un sacco di acqua calda con questo. Il mio caso è un solido, basato su prove scientifiche, ma non è facile. Sono contro le convinzioni profondamente radicate".

Il prossimo passo sarà uno scavo archeologico su vasta scala. "Dobbiamo scavare al fine di interrogare i nostri dati di telerilevamento e le nostre sequenze di datazione al carbonio e sia per confermare o negare ciò che noi crediamo che abbiamo trovato qui, " afferma Natawidjaja ", ma purtroppo ci sono sacco di ostacoli sulla nostra strada."

Quando si chiede cosa intende per ostacoli risponde che alcuni dirigenti archeologi indonesiani stanno facendo pressioni sul governo di Jakarta per impedirgli di fare altri lavori a Gunung Padang sulla base del fatto che "sanno" che il sito è meno di 5.000 anni e non vedere alcuna giustificazione per disturbarlo.

"Non nego che i megaliti in superficie abbiano meno di 5.000 anni", Natawidjaja affretta ad aggiungere: "ma io suggerisco sono stati messi qui perché Gunung Padang è stato riconosciuto come un luogo sacro da tempo immemorabile. Sono i più profondi strati della struttura sono tra i 12.000 e più di 20.000 anni, che sono i più importanti.

Hanno implicazioni potenzialmente rivoluzionarie per la nostra comprensione della storia e penso che sia importante che ci venga permesso di indagare in modo corretto. "



http://www.antikitera.net/news.asp?id=13014&T=5


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MessaggioInviato: 18/02/2014, 07:55 
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vimana131 ha scritto:



L'Indonesia durante l'ultima glaciazione

Il livello del mare era 400 metri più in basso poi perché enorme di ghiaccio ricopriva per due miglia di profondità la maggior parte di Europa e Nord America.


http://www.antikitera.net/news.asp?id=13014&T=5

Vi immaginate allora il Mar Mediterraneo 400 metri sotto l'attuale livello?
A questo punto allora,esistevano due bacini,quello Orientale e quello occidentale chiusi ermeticamente dalla Sicilia.


Ultima modifica di bleffort il 18/02/2014, 07:58, modificato 1 volta in totale.

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ATLANTIDE SI TROVAVA IN BOLIVIA? LE RICERCHE DI JIM ALLEN

Anche se la questione di Atlantide sembra essere passata di moda, ci sono ancora ricercatori indipendenti che sono alla ricerca di prove della sua esistenza. Tra questi, Jim Allen, le cui ricerche farebbero pensare che la leggendaria città perduta si trovasse in Bolivia.

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Jim Allens è un ex interprete di fotografie aeree per l’esercito britannico.

A suo avviso, l’enorme deserto boliviano di Salar de Uyuni e la vicina montagna di Pampa Auallagas, potrebbero essere il luogo dove una volta sorgeva la perduta città di Atlantide.

Analizzando le caratteristiche morfologiche del terreno circostante, Allen ha notato alcune analogie fondamentali tra questa regione e le antiche descrizione greche di Atlantide, in particolare quelle fornite dal filosofo Platone nelle opere “Crizia” e “Timeo”.

Allen conclude che l’intero Sud America sia da identificare con il continente di Atlantide, mentre l’omonima città sommersa sarebbe stata situata sull’altura di Pampa Auallagas.

Come spiega l’ex interprete, le caratteristiche del territorio da lui individuato corrispondono molto bene alla descrizione fornita da Platone. Inoltre, alcune leggende locali parlano di un diluvio avvenuto in tempo remoto, durante il quale una grande città è stata sommersa.



Dimensioni
Secondo la descrizione di Platone, il continente di Atlantide era grande quanto il Nord Africa e l’Asia messe insieme. Allen ha spiegato che è più facile immaginare una città-isola sommersa dalle acque piuttosto che l’inabbisamento di una grande massa di terra come il continente descritto.



La piana rettangolare
Nella sua descrizione, Platone riporta di una pianura rettangolare posizionata lungo il lato maggiore del continente. Secondo Allen, questa piana è da identificare con il deserto di Salar de Uyuni, in quanto corrisponde in dimensioni a quelle fornite da Platone: “lungo 3.000 stadi e largo 2.000 stadi”. Lo stadio è un’unità di misura in uso presso l’antica Grecia e pari a circa 180 metri.

Il Salar de Uyuni è un enorme deserto di sale che, con i suoi 10.582 km², è la più grande distesa salata del mondo. Secondo le leggende Inca nel deserto vi sono gli Ojos de Salar (occhi del deserto di sale) che inghiottivano le carovane. Si tratta di buchi nella superficie salata dai quali esce l’acqua sottostante che in certe condizioni di luce sono quasi invisibili diventando così pericolosi.

Secondo quanto scrive Platone nel Timeo, la regione interna del continente era costituita da una vastissima pianura delimitata a nord da alte montagne. La pianura, quasi rettangolare, era circondata da un canale perimetrale, largo uno stadio, che consentiva di raccogliere le acque provenienti dalle montagne.



Strisce di terra divise dalle acque
Atlantide è descritta come una serie di strisce di terra circolari separate da mare e collegate da ponti. La parte superiore della Pampa Auallagas mostra segni di anelli di terra e aqua in parte erosi.

Questo per dire che se un tempo il livello delle acque del vicino lago di Poopo erano superiori a quelle odierne, gli anelli della Pampa Auallagas sarebbero stati collegati con il lago da un canale lungo 50 stadi.

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Metalli preziosi
Oro, argento, rame, stagno e il misterioso oricalco erano metalli che in Atlantide si trovavano in abbondanza, tanto da poter ricoprire le pereti del tempio e le mura concentriche che circondavano l’Acropoli.

Secondo Allen, tutti questi metalli si trovano nella zona di Pampa Auallagas. Tuttavia, gli archeologi e gli storici non sanno se il leggendario oricalco si riferisse ad un metallo di origine naturale o artificiale. Il termine in seguito è stato ripreso per altri usi. Nella numismatica, l’oricalco è una lega di rame e zinco.

Allen teorizza che l’oricalco facesse riferimento ad una lega naturale rame-oro che si trova nelle Ande, conosciuta localmente come Tumbaga, un metallo molto apprezzato nella regione nel corso della storia, in quanto più duro del rame, pur rimanendo malleabile.



Sulle montagne, vicino al mare
Secondo le descrizioni antiche, la città-isola di Atlantide si trovava a circa 8 km dal mare. Tuttavia, allo stesso tempo, la città era posizionata a picco sul mare, circondata da montagne. Allen risolve l’apparente contraddizione facendo notare che la descrizione si adatta bene alla Pampa Auallagas, se si considera il lago salino Poopa come un mare interno. Poopo si trova a circa 8 km da Pampa Auagallas.

Inoltre, nella regione di Pampa Auagallas vi sono sorgenti naturali di acqua calda e fredda, così come riportato nelle descrizioni di Atlantide.



Leggende boliviane
Secondo la tradizione greca, Atlantide è stata distrutta dal dio Poseidone, signore degli oceani, a causa dell’immoralità raggiunta dai suoi abitanti.

Allo stesso modo, antiche leggende tramandate nella regione di Pampa Auagallas raccontano della degenerazione morale degli abitanti locali e il conseguente diluvio inviato dal dio dell’acqua Tunupa.

Secondo le osservazioni di Allen, la catastrofica alluvione potrebbe essere stata causata dal vicino Lago Titicaca, a nord, dove un gigantesco travaso di acqua è giunto fino a Pampa Auagallas. Allen ha mostrato alcuni segni morfologici ancora visibili che indicherebbero la prova di un’antica inondazione.


Il nome di Atlantide
Prima della conquista spagnola, parte della regione di Pampa Auagallas era chiamata “Antisuyo”, parola che significava “regno del rame”. “Antis”, in lingua quechua, è la parola che indica il rame. Allen fa notare che il suffisso “antis” (Atl – antis) potrebbe risalire direttamente alla cultura antica di Pampa Auagallas.

Fonte: http://www.ilnavigatorecurioso.it/2014/ ... jim-allen/
[/img]



Ultima modifica di MaxpoweR il 13/09/2014, 13:54, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 30/11/2014, 20:29 
Nel suo “Atlantide”, Charles Berlitz riporta un fatto che sarebbe accaduto nel 1882. Il Jesmond, un vascello inglese partito da Messina con un carico di frutta secca e diretto a New Orleans, giunto in pieno Atlantico alle coordinate 31° e 25’ di latitudine nord e 28° e 40’ di longitudine ovest si sarebbe imbattuto in una grande isola non segnata sulle carte, un’isola che non avrebbe dovuto essere lì. Il capitano David Robson (di cui Berlitz riporta il numero della patente nautica) decise di sbarcare. La squadra di sbarco si sarebbe resa conto di trovarsi su un’isola vulcanica completamente priva di vegetazione, come se fosse emersa da poco tempo. Stimarono che raggiungere l’interno dell’isola avrebbe significato perdere intere giornate, a causa dei numerosi e profondi crepacci. Il mare sarebbe stato disseminato di pesci morti e quasi “cotti”, commestibili con poca cottura, come dichiarato da altri equipaggi che sarebbero transitati in quella zona e che si sarebbero imbattuti in enormi banchi di pesci morti.
Un altro capitano, James Newdick, in rotta da Marsiglia a New York nello stesso periodo (Marzo – Aprile 1882) con la goletta a vapore Westbourne dichiarò di essersi imbattuto in un’isola sconosciuta a 25° e 30’ di latitudine nord e 24° di longitudine ovest.
Se tutto ciò fosse vero, conclude Berlitz, ci troveremmo di fronte ad un’isola non piccola; Berlitz stima almeno 1350 km quadrati di isola sbucata fuori dal mare in poco tempo ma viste le coordinate avrebbe potuto anche essere più estesa. Tale isola sarebbe poi scomparsa.
Ora, che tali fenomeni siano possibili è noto (vedi il caso dell’isola Ferdinandea), ma 1350 o più km quadrati mi sembra veramente tanto. Ipotizziamo che sia vero; domanda: se lo fosse, fino a che punto le attuali teorie geologiche prevedono movimenti verticali di queste dimensioni? Ci sono stati altri casi noti di queste dimensioni? Il fatto che sarebbe accaduto in pieno Atlantico mi sembra significativo, se vero, rispetto alla possibilità fisica che isole di dimensioni non piccole siano esistite un tempo in mezzo all’Atlantico e che poi siano scomparse in tempi rapidi.
E ancora, il fatto ipotizzato da Berlitz è realmente accaduto?



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MessaggioInviato: 05/01/2015, 00:44 
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Straordinaria scoperta in Brasile: Atlantide è esistita davvero, è sommersa a largo di Rio de Janeiro

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Il mito di Atlantide rivive in Brasile: ricercatori locali, in missione congiunta con colleghi giapponesi, hanno annunciato di aver trovato le prove di un continente che scomparve prima che Africa e America Latina si dividessero. Un mese di esplorazioni ha portato al rinvenimento, nella regione chiamata ‘Rilievo di Rio Grande’, a 1.500 chilometri a sud-est di Rio de Janeiro, di formazioni di granito e minerali, compresi ferro, manganese e cobalto, elementi diversi dal resto del fondale marino.

“E’ inusuale perche’ e’ roccia granitica, e non si trova sul fondale marino, e’ piu’ comune sulla terra ferma“, ha sottolineato il direttore del servizio geologico brasiliano, Roberto Ventura. Da qui la convinzione che questa formazione possa essere cio’ che resta di Pangea, l’unico continente che i geologi sostengono che sia esistito prima che i continenti cominciassero a dividersi centinaia di milioni di anni fa. Al momento e’ solo un’ipotesi da appurare ma il ritrovamento “potrebbe rivoluzionare le nostre conoscenze in materia di formazione ed evoluzione della crosta terrestre“, ha aggiunto Ventura.

Alla missione partecipano anche l’Istituto oceanografico di San Paolo e l’Agenzia per la Scienza e la Tecnologia marina-terrestre giapponese, che ha messo a disposizione il sottomarino Shinkai 6500 utilizzato nelle esplorazioni. La scoperta e’ stata compiuta durante la spedizione Iata’-Piuna (che nella lingua indigena ‘tupi-guarani’ significa ”navigazione in acque profonde e scure”), frutto della collaborazione scientifica tra Brasile e Giappone. Grazie a un sommergibile capace di arrivare a 6,5 mila metri di profondita’ e’ stata individuata una gigantesca pianura, battezzata ‘Elevacao do Rio Grande‘, formata da una montagna che si erge a oltre 5mila metri dal fondo del mare.


http://altrogiornale.org/atlantide-sommersa-brasile/


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vimana131 ha scritto:

Cita:
Straordinaria scoperta in Brasile: Atlantide è esistita davvero, è sommersa a largo di Rio de Janeiro

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Il mito di Atlantide rivive in Brasile: ricercatori locali, in missione congiunta con colleghi giapponesi, hanno annunciato di aver trovato le prove di un continente che scomparve prima che Africa e America Latina si dividessero. Un mese di esplorazioni ha portato al rinvenimento, nella regione chiamata ‘Rilievo di Rio Grande’, a 1.500 chilometri a sud-est di Rio de Janeiro, di formazioni di granito e minerali, compresi ferro, manganese e cobalto, elementi diversi dal resto del fondale marino.

“E’ inusuale perche’ e’ roccia granitica, e non si trova sul fondale marino, e’ piu’ comune sulla terra ferma“, ha sottolineato il direttore del servizio geologico brasiliano, Roberto Ventura. Da qui la convinzione che questa formazione possa essere cio’ che resta di Pangea, l’unico continente che i geologi sostengono che sia esistito prima che i continenti cominciassero a dividersi centinaia di milioni di anni fa. Al momento e’ solo un’ipotesi da appurare ma il ritrovamento “potrebbe rivoluzionare le nostre conoscenze in materia di formazione ed evoluzione della crosta terrestre“, ha aggiunto Ventura.

Alla missione partecipano anche l’Istituto oceanografico di San Paolo e l’Agenzia per la Scienza e la Tecnologia marina-terrestre giapponese, che ha messo a disposizione il sottomarino Shinkai 6500 utilizzato nelle esplorazioni. La scoperta e’ stata compiuta durante la spedizione Iata’-Piuna (che nella lingua indigena ‘tupi-guarani’ significa ”navigazione in acque profonde e scure”), frutto della collaborazione scientifica tra Brasile e Giappone. Grazie a un sommergibile capace di arrivare a 6,5 mila metri di profondita’ e’ stata individuata una gigantesca pianura, battezzata ‘Elevacao do Rio Grande‘, formata da una montagna che si erge a oltre 5mila metri dal fondo del mare.


http://altrogiornale.org/atlantide-sommersa-brasile/


Ne abbiamo gia' parlato qui:

http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=282210

e qui:

http://ufoplanet.ufoforum.it/headlines/ ... LO_ID=9955



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"Chi e' disposto a dar via le proprie liberta' fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non otterra' né la liberta' ne' la sicurezza ma le perdera' entrambe" - Benjamin Franklin

"Soltanto chi non ha approfondito nulla può avere delle convinzioni" - Emil Cioran

"Quanto piu' una persona e' intelligente, tanto meno diffida dell'assurdo" - Joseph Conrad

"Guardati dalla maggioranza. Se tante persone seguono qualcosa, potrebbe essere una prova sufficiente che è una cosa sbagliata. La verità accade agli individui, non alle masse." – Osho

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non ricordavo [:I]


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Qual è stata la vera causa della scomparsa degli abitanti dell’Isola di Pasqua?
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Phys.org propone una teoria alternativa sulla scomparsa degli abitanti di Rapa Nui, uno degli enigmi più sconcertanti della storia.

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Nelle solitarie acque dell’Oceano Pacifico, circa 3600 km ad ovest del Cile, si trova Rapa Nui, più nota come Isola di Pasqua.

Questo piccolo pezzo di terra emersa rappresenta uno dei più grandi enigmi dell’antropologia e dell’archeologia moderna.

Innanzitutto, la presenza dei famosi ed enigmatici Moai, grandi busti antropomorfi scolpiti nella roccia. Sull’isola se ne contano ben 638.

Nonostante le ricerche condotte negli ultimi anni, il loro scopo non è tuttora noto con certezza. Secondo la ricerca alternativa, i coloni polinesiani giunti sull’isola intorno a 1100 d.C. non hanno fabbricato i Moai ma li hanno trovati lì.

Secondo la leggenda, infatti, Rapa Nui sarebbe l’ultimo lembo di terra un tempo appartenuto al continente perduto di Mu, sede della prima civiltà umana sorta sul nostro pianeta circa 50 mila anni fa. Dunque, i Moai sarebbero le reliquie di una civiltà arcaica perduta tra le onde dell’Oceano Pacifico.

All’indomani del cataclisma globale avvenuto 12 mila anni fa, che avrebbe sprofondato il continente sul fondo del Pacifico, buona parte dei superstiti di Mu riparò fondando colonie sulle nuove terre emerse, mentre una piccola parte rimase su Rapa Nui.

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Isola di Pasqua

L’Isola di Pasqua è una delle isole abitate più remote al mondo. Essa si trova a 3600 km ad ovest delle coste del Cile e circa 2075 km ad est delle isole Pitcairn.

Nonostante la posizione remota, la convinzione abituale degli antropologi è che poco prima del 1200 d.C., alcuni gruppi polinesiani abbiano navigato verso l’isola per stabilirsi lì.

Si ritiene che la popolazione sia cresciuta rapidamente, rimanendo fiorente per centinaia di anni, fino a raggiungere la ragguardevole cifra di 20 mila persone.

Secondo i ricercatori, la fertilità del terreno avrebbe garantito alla popolazione raccolti abbondanti, permettendo la nascita di una cultura molto ricca e concedendo loro il tempo di scolpire ed erigere i famosi busti di pietra detti Moai.

Secondo la teoria comunemente accettata, intorno al 1200, gli abitanti cominciarono a tagliare le foreste subtropicali dell’isola in maniera crescente, per la costruzione di canoe e il trasporto dei Moai. La deforestazione selvaggia distrusse la fauna selvatica naturale e compromise la fertilità della terra.

Quando la gente cominciò a patire la fame, in un ultimo disperato tentativo di sopravvivenza, i superstiti cominciarono a praticare il cannibalismo. La leggenda vuole che il crollo dell’ecologia dell’isola e della sua civiltà furono completi già quando arrivò l’olandese Jakob Roggeveen, la domenica di Pasqua 1722, motivo per il quale l’isola fu battezzata Isola di Pasqua.

All’epoca, l’Isola di Pasqua appariva come una distesa di sabbia vuota priva di quasi tutta la fauna e la flora selvatica. Gli abitanti si erano ridotti ad una popolazione affamata di 3 mila persone.

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L’altro enigma che interroga gli scienziati è il motivo della scomparsa degli ultimi abitanti di Rapa Nui, cioè coloro che secondo l’archeologia ufficiale avrebbero poi eretto i Moai.

L’opinione corrente è che la popolazione dell’isola si sia autodistrutta a causa della deforestazione selvaggia, la quale avrebbe compromesso la fertilità del terreno e costretto la popolazione a darsi al cannibalismo.

Per tale motivo, il crollo della civiltà dell’Isola di Pasqua viene spesso usata come un ammonimento contro la follia dell’essere umano che sfrutta senza controllo l’ambiente in cui vive.

Ma un gruppo di scienziati statunitensi del Virginia Commonwealth University ritiene che l’ipotesi del crollo dovuto alla deforestazione è completamente falso e ingannevole.

Nello studio pubblicato su phys.org, il gruppo di ricerca riferisce che la popolazione è stata letteralmente decimata dall’arrivo degli europei sull’isola nel 1722, i quali hanno portato la sifilide, il vaiolo e la deportazione per schiavitù.

Gli scienziati ritengono che un gruppo significativo di individui è riuscito a sopravvivere perfettamente sull’isola dopo che l’ultimo albero fu tagliato. La conclusione è stata suggerita dopo aver trovato numerosi strumenti agricoli sparsi sull’isola, che presumibilmente sono stati utilizzati dagli isolano per il sostentamento.

Le indagini hanno rivelato che invece di esserci stato un crollo improvviso dell’attività agricola, si è registrato un calo molto più graduale in alcune aree. Lo studio è stato salutato con soddisfazione da coloro che non hanno mai creduto alla stupidità estrema degli abitanti dell’Isola di Pasqua.


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L’insolito metallo trovato in un relitto di 2600 anni fa dimostrerebbe la prova dell’esistenza di Atlantide?
È la prima prova tangibile dell'esistenza della mitica civiltà di Atlantide? Un gruppo di archeologi marini a portato alla luce 39 lingotti di un insolito metallo rosso trovati in un relitto adagiato sul fondo del mare al largo delle coste di Gela, Sicilia. Si tratta del mitico “oricalco” prodotto ad Atlantide?

Immagine

Trentanove lingotti di un metallo insolito sono stati recuperati da una nave cargo affondata 2600 anni fa al largo della costa meridionale della Sicilia.

Secondo gli esperti, i lingotti probabilmente provenivano dalla Grecia o dall’Asia minore e destinati ai laboratori di Gela, Sicilia.

Evidentemente, la nave è colata a picco poco prima di entrare nel porto, a seguito di una forte tempesta.

“Il relitto risale alla prima metà del 6° secolo”, spiega a Discovery News Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali del Mare della regione Sicilia. “La nave si trovava a circa 300 metri dalla costa ad una profondità di circa 3 metri”.

Immagine

A catturare l’interesse dei ricercatori sono stati soprattutto gli insoliti lingotti trovati nel relitto. Le analisi hanno rivelato che si tratta di un metallo composto da una lega di rame, zinco e piccole percentuali di nickel, piombo e ferro.

“Non è mai stato trovato nulla di simile in precedenza”, continua Tusa, il quale afferma che potrebbe trattarsi del mitico oricalco, il metallo misterioso che secondo Platone era prodotto ad Atlantide. “Sapevamo dell’oricalco da testi antichi e alcuni oggetti ornamentali”.

Immagine

L’esistenza, l’origine e la composizione dell’oricalco sono stati oggetto di ampio dibattito da parte dei ricercatori. Secondo quanto scrive Platone, Atlantide risplendeva della “luce rossa dell’oricalco”, il quale aveva un valore secondo solo all’oro. Il filosofo registra che il metallo prodotto ad Atlantide era stato utilizzato per ricoprire le pareti interne, le colonne e i pavimenti del tempio di Poseidone.

Il nome del metallo deriva dalla parola greca “oreikhalkos”, che significa letteralmente “montagna di rame”. Gli antichi greci tramandavano che l’oricalco era stato inventato da Cadmo, un personaggio mitologico greco-fenicio, fondatore e primo re di Tebe.

Nella sua Eneide, Virgilio scrive che la corazza di Turno era composta da “oro e oricalco bianco”, il che ha fatto ipotizzare che si trattasse di una lega di oro e argento. Il metallo è menzionato anche nelle Antichità Giudaiche di Tito Flavio Giuseppe, uno storico di origine ebraica del 1° secolo d.C., secondo il quale la navi che decoravano il Tempio di Salomone erano di oricalco.

Attualmente, alcuni studiosi suggeriscono che l’oricalco poteva essere una lega simile all’ottone, prodotto in antichità tramite un processo di cementazione, ottenuto attraverso la reazione minerale di zinco, carbone e rame metallico in un crogiolo.

Tuttavia, la scoperta dei lingotti sul fondo del mare siciliano potrebbe svelare finalmente il mistero sull’origine e la composizione di questo enigmatico metallo.



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Quali sono le caratteristiche fisiche di questo metallo? Che usi potrebbe avere?



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A catturare l’interesse dei ricercatori sono stati soprattutto gli insoliti lingotti trovati nel relitto.
Le analisi hanno rivelato che si tratta di un metallo composto da una lega di rame, zinco e piccole percentuali di nickel, piombo e ferro.


https://it.wikipedia.org/wiki/Ottone_(lega)
"... il manganese e lo stagno aumentano la resistenza alla corrosione;
il ferro aumenta il carico di rottura;
l'alluminio aumenta la resistenza alla corrosione e all'abrasione;
l'antimonio e l'arsenico inibiscono la dezincificazione.
il nichel migliora le caratteristiche meccaniche e la resistenza alla corrosione;
il silicio serve a disossidare e favorisce la creazione della fase #946;..."



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quindi è di fatto un materiale non corrodibile ed ossidabile con buone proprietà meccaniche; a cosa potrebbe servire?



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Cita:
vimana131 ha scritto:

Cita:
L’insolito metallo trovato in un relitto di 2600 anni fa dimostrerebbe la prova dell’esistenza di Atlantide?
È la prima prova tangibile dell'esistenza della mitica civiltà di Atlantide? Un gruppo di archeologi marini a portato alla luce 39 lingotti di un insolito metallo rosso trovati in un relitto adagiato sul fondo del mare al largo delle coste di Gela, Sicilia. Si tratta del mitico “oricalco” prodotto ad Atlantide?

Immagine

Trentanove lingotti di un metallo insolito sono stati recuperati da una nave cargo affondata 2600 anni fa al largo della costa meridionale della Sicilia.

Secondo gli esperti, i lingotti probabilmente provenivano dalla Grecia o dall’Asia minore e destinati ai laboratori di Gela, Sicilia.

Evidentemente, la nave è colata a picco poco prima di entrare nel porto, a seguito di una forte tempesta.

“Il relitto risale alla prima metà del 6° secolo”, spiega a Discovery News Sebastiano Tusa, direttore della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali del Mare della regione Sicilia. “La nave si trovava a circa 300 metri dalla costa ad una profondità di circa 3 metri”.

Immagine

A catturare l’interesse dei ricercatori sono stati soprattutto gli insoliti lingotti trovati nel relitto. Le analisi hanno rivelato che si tratta di un metallo composto da una lega di rame, zinco e piccole percentuali di nickel, piombo e ferro.

“Non è mai stato trovato nulla di simile in precedenza”, continua Tusa, il quale afferma che potrebbe trattarsi del mitico oricalco, il metallo misterioso che secondo Platone era prodotto ad Atlantide. “Sapevamo dell’oricalco da testi antichi e alcuni oggetti ornamentali”.

Immagine

L’esistenza, l’origine e la composizione dell’oricalco sono stati oggetto di ampio dibattito da parte dei ricercatori. Secondo quanto scrive Platone, Atlantide risplendeva della “luce rossa dell’oricalco”, il quale aveva un valore secondo solo all’oro. Il filosofo registra che il metallo prodotto ad Atlantide era stato utilizzato per ricoprire le pareti interne, le colonne e i pavimenti del tempio di Poseidone.

Il nome del metallo deriva dalla parola greca “oreikhalkos”, che significa letteralmente “montagna di rame”. Gli antichi greci tramandavano che l’oricalco era stato inventato da Cadmo, un personaggio mitologico greco-fenicio, fondatore e primo re di Tebe.

Nella sua Eneide, Virgilio scrive che la corazza di Turno era composta da “oro e oricalco bianco”, il che ha fatto ipotizzare che si trattasse di una lega di oro e argento. Il metallo è menzionato anche nelle Antichità Giudaiche di Tito Flavio Giuseppe, uno storico di origine ebraica del 1° secolo d.C., secondo il quale la navi che decoravano il Tempio di Salomone erano di oricalco.

Attualmente, alcuni studiosi suggeriscono che l’oricalco poteva essere una lega simile all’ottone, prodotto in antichità tramite un processo di cementazione, ottenuto attraverso la reazione minerale di zinco, carbone e rame metallico in un crogiolo.

Tuttavia, la scoperta dei lingotti sul fondo del mare siciliano potrebbe svelare finalmente il mistero sull’origine e la composizione di questo enigmatico metallo.



http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/ ... atlantide/

Questa scoperta potrei collocarla come prima prova materiale che la capitale di Atlantide si trovava proprio al centro del Canale di Sicilia come sostiene Arecchi e anche io in base al racconto di Platone.


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