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MessaggioInviato: 04/07/2011, 01:11 
LA CIVILTA' PERDUTA DELL'AMAZZONIA

Negli ultimi anni gli archeologi hanno scoperto in Amazzonia le tracce di antichi insediamenti, densamente popolati. Ciò fa supporre l'esistenza di società più consistenti e più sviluppate di quanto finora di ritenesse.

L'archeologa Denise Schaan, dell'Università Federale di Pará in Brasile, ha steso una mappa di gruppi di misteriose sculture realizzate sulle rocce tra 700 e 2000 anni fa.

Si trovano inoltre 269 opere realizzate in terra, di forme circulari e rettangolari, sparse su un'area di 40.000 km quadrati, realizzate per scopi finora sconosciuti, ma Schaan sospetta che si trattasse di centri cerimoniali. "Tali opere potevano essere realizzate soltanto da una popolazione numerosa e ben coordinata, " ha dichiarato la ricercatrice.

L'archeologa brasiliana Helena Lima dell'Università Federale di Amazonas pensa che gi insediamenti identificati abbiano una lunga storia. Oltre alle centinaia di intagli e sculture di volti umani, risalenti tra 3000 e 7000 anni fa, Lima ha trovato anche oggetti di terracotta, che suggeriscono l'esistenza di una rete di villaggi ramificata in tutta la parte centrale dell'Amazzonia.

La fitta foresta non sembra adatta al fiorire d'una civiltà, ma un ricercatore suggerisce che il paesaggio anticamente fosse molto diverso. L'archeologo Augusto Oyuela-Caycedo dell'Università di Florida ricorda che le tracce di cereali e di altre coltivazioni nel Perù nord-orientale indicano che le grandi piane semiaride della regione erano in realtò dolci praterie, coltivate con cura dai loro abitanti.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10632&T=5


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MessaggioInviato: 10/07/2011, 17:25 
A OLIMPIA SI RILEVANO GLI TSUNAMI CHE DISTRUSSERO ATLANTIDE


Olimpia, il santuario di Zeus e sede dei giochi olimpici nell'antica Grecia, probabilmente fu distrutta da uno tsunami che raggiunse l'entroterra e non, come precedentemente credevano, da terremoti e inondazioni del fiume.

Questa è la teoria più recente sollevata dal Dr. Andreas Vött dall'Istituto geografico dell'Università Johannes Gutenberg di Magonza (JGU). Vött ha eseminato il sito durante le ricerche relative a paleo-tsunami, che hanno avuto luogo negli ultimi 11000 anni lungo le coste del Mediterraneo orientale. L'ipotesi dello tsunami olimpico si è presentata a causa di sedimenti trovati nelle vicinanze di Olimpia, che erano sepolti sotto una spessa coltre di 8 metri di sabbia e altri detriti, riscoperti solo circa 250 anni fa.

"La composizione e lo spessore dei sedimenti che abbiamo trovato si adattano con il flusso d'acqua del fiume Cladeo e con eventi geomorfologici quali terremoti, " ha detto Vött. In precedenza si riteneva che un terremoto nel 551 d.C. avesse distrutto i santuari e successivamente le inondazioni del fiume Cladeo avessero riempito gli antichi palazzi. Tuttavia, Vött era perplesso che il piccolo fiume Cladeo, che scorreva in passato presso il sito olimpico, avesse potuto seppellire il sito sotto diversi metri di sedimenti, a 10-12 metri di profondità sotto il suo antico livello di piena. In collaborazione con il locale Consiglio delle antichità e colleghi dalle Università di Aquisgrana, Darmstadt, Friburgo, Amburgo e Colonia, Vött e il suo team ampiamente ricercato nell'area utilizzando metodi moderni per le analisi geomorfologiche e geoarcheologiche.

I risultati suggeriscono che la regione è stata colpita più volte da gravi inondazioni catastrofiche ed era coperto da sedimenti in passato. Cozze e conchiglie di lumaca e i resti di foraminiferi (protozoi marini) indicano chiaramente un'origine marina. I sedimenti devono essere arrivati a velocità dalla costa verso Olimpia, che ha un'altitudine di circa 33 metri sul livello del mare.

"Olimpia è ora a 22 km dal mare, ma in precedenza la costa era ad 8 km di distanza, " spiega Vött. Nel suo scenario, gli tsunami si formano dal mare e poi corrono nella stretta valle di Alpheus - che comprende anche il fiume Cladeo â€" con grande forza, e poi si precipitano sulle selle delle colline che si celano dietro Olimpia. Il santuario quindi allagato e l'acqua scorre lentamente fuori, poiché la valle dell'Alpheus è ostruita dallo tsunami che arriva e dai suoi sedimenti. Questo suggerisce che, nel contesto delle sequenze di sedimenti depositati nella zona, un tale scenario si sia ripetuto più volte nel corso degli ultimi 7000 anni; con uno degli eventi più recenti che si verificano nel VI secolo D.C.. che portato con sé la distruzione finale di Olimpia.

A sostegno dell'ipotesi dello tsunami olimpico sono il fatto che sia sul mare di fronte a lato del terreno collinare nonché in Olimpia, identici ad alta energie sedimenti sono stati trovati. "i depositi a Olimpia hanno la stessa firma i depositi dello tsunami a Monte nella valle Alpheus, " detto Vött. Regnò fuori un terremoto come la causa, come i tamburi caduti colonna del tempio di Zeus in realtà "galleggiante" nei sedimenti. Tutti i reperti sedimentologica sorprendente, geochimici, geomorfologici e geo-archeologici supportano l'ipotesi dello tsunami olimpico nuova, sensazionale. Dettagliate analisi di specie faunistica, composizione, l'origine e l'età di microrganismi ed età determinazione dei sedimenti sono stati effettuati, e questi risultati saranno presto disponibili.

Gli tsunami sono un evento frequente nel Mediterraneo orientale, che è soprattutto per l'alta attività sismica lungo l'arco di Hellenic dove la placca africana spinge sotto la placca euroasiatica, innescando forti terremoti, spesso con un accompagnamento dello tsunami. Ultimo gigantesco tsunami devastò regioni costiere nel 1908 dopo il terremoto sullo stretto di Messina (Sud Italia) dove più di 100.000 persone sono morte. Tuttavia, nel mare Egeo meridionale nel 1956, è stata registrata un'onda alta 30 metri. "Un'analisi dei documenti storici ha dimostrato che in Grecia occidentale in media ogni 8-11 anni, si è verificato uno tsunami" Vött confermato.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10663&T=2


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MessaggioInviato: 18/07/2011, 01:29 
ANTARTIDE
MISTERO SOTTO GHIACCIO
di Mauro Paoletti
per Edicolaweb

Il mistero affascina l'uomo da millenni nonostante che egli - una volta posto di fronte ad esso - tema quanto possa rivelare, a tal punto da rinunciare a svelarlo.
Il mistero si cela ovunque, in qualunque cosa, in qualsiasi evento, in qualsiasi tempo e luogo. Sotto le sabbie, negli abissi dei mari, nella oscura profondità dell'universo, sotto la spessa coltre dei ghiacci.
Tutti luoghi che hanno ispirato narratori che, attraverso i loro racconti, ci hanno condotto al centro della Terra, oltre inaccessibili montagne, a 20.000 leghe sotto i mari, oltre il sistema solare.
Tra i ghiacci troviamo di nuovo il mistero, simile a quello che ha ispirato John Campbell per il suo "Who goes there" (Chi va là) dal quale Christian Nyby e Hoear Hawks hanno tratto nel 1951 il film: "La cosa da un altro mondo", considerato uno dei classici della fantascienza. Una storia ambientata fra i ghiacci dell'Alaska dove, un gruppo di scienziati scoprono all'interno di un disco volante il corpo congelato di una creatura extraterrestre. Il corpo, con il calore, si risveglia dando origine a una lotta per la sopravvivenza fra gli scienziati e la creatura, sanguinaria ed invulnerabile.
Un tema ripreso nel 1982 da Jhon Carpenter per il film "La cosa". La trama è molto simile: abbiamo sempre un'astronave aliena e una creatura mostruosa che uccide brutalmente, tramutando in mostri i componenti della base, che viene fatta esplodere. La differenza sostanziale però è il luogo: la storia si svolge in Antartide.

Anche il nostro viaggio riguarda la Terra Australis, dato che giunge notizia della presenza di una strana anomalia magnetica in tale territorio.
È notizia del maggio 2011 che un team di scienziati britannici ed americani, mentre lavoravano su un progetto comune riguardante lo studio dei fenomeni metereologici, avrebbero confermato la comparsa di uno strano "vortice nebbioso" al di sopra della zona in cui stavano operando.
Nonostante le raffiche di vento, il vortice si manteneva stazionario.
Il cronometro scientifico, per registrare i tempi delle letture, agganciato a un pallone meteorologico, munito di strumentazioni di rilevazione di pressioni barometriche, velocità del vento e umidità, lanciato per esaminare il fenomeno, avrebbe segnalato, una volta recuperato, la data di ben dieci anni prima.
L'esperimento ripetuto più volte ha fornito sempre lo stesso risultato.
L'evento qui descritto avvenne nel 1975, la notizia viene rivelata adesso. A suo tempo fu riferito ai servizi segreti militari e, attraverso questi, alla Casa Bianca.
Si ipotizza che lo strano vortice sia un tunnel magnetico spazio-temporale, noto ai militari dell'intelligence come "The time gate".
Il fatto sarebbe avvenuto vicino alla zona in cui fu scoperta, nel 2001, una costruzione artificiale, in seguito a scavi effettuati sotto il ghiaccio, da parte dei militari americani, i quali non riuscirono a impedire che la notizia trapelasse nonostante il silenzio stampa.
Quando l'Europa ne venne a conoscenza vi furono forti proteste contro l'azione intrapresa dai militari americani e dal loro governo, per la violazione del Trattato Antartico Internazionale.
Se, in effetti, si tratta di un fenomeno non naturale, è lecito credere sia generato da resti di tecnologie a noi ignote, sepolte sotto la calotta glaciale.
Un nuovo "triangolo delle Bermude" in versione polare, a cui i militari sarebbero particolarmente interessati e che avrebbero interesse a nascondere.

L'Antartide è il continente più meridionale della Terra e comprende le terre ed i mari che circondano il Polo Sud. Con una superficie di circa 14 milioni di km2 è il quinto continente in ordine di grandezza, per il 98% completamente coperto da ghiaccio, avente uno spessore medio di 1.600 metri; il luogo più freddo della Terra e con le maggiori riserve di acqua dolce del pianeta; ben il 92%.
È importante nell'equilibrio ambientale perché ogni variazione della calotta si ripercuote sulla circolazione oceanica, atmosferica e sul livello degli oceani.
Il nome deriva dal greco "antarktikós", ossia opposto all'Artico.
L'Antartide è una delle otto regioni bio-geografiche terrestri, attraversato dalla Catena Transatlantica di 3500 Km., che procede dal mare di Ross a quello di Weddell. Il continente è diviso in due parti dal meridiano di Greenwich.
Un territorio che presenta montagne di 4897 metri e depressioni di 2538 metri sotto il livello del mare. La fusione dei suoi ghiacci innalzerebbe il livello degli oceani di circa 70 metri.
Lo sviluppo costiero del continente è pari a 17.968 Km. caratterizzati dalla presenza di diverse formazioni di ghiaccio e vi si trovano le due più grandi piattaforme glaciali del mondo, quella di Ross e quella di Filchner-Ronne.
Nel territorio vi sono oltre 70 laghi situati a migliaia di metri sotto il ghiaccio; il maggiore è il lago Vostok, scoperto nel 1966 nei pressi della stazione russa Vostok, che si ritiene sia stato sigillato dai ghiacci fra 500.000 e un milione di anni fa. Come provano i carotaggi effettuati a circa 400 metri sopra la superficie dell'acqua del lago.
Durante l'estate la temperatura raramente supera i -20 °C. Il mese più caldo ha fatto registrare una media di -28 °C, durante l'inverno di -64,8 °C. Il record è stato registrato nel luglio 1983, con una temperatura di -89,2 °C.
L'Antartide è la regione dove si incanalano venti che superano anche i 300 Km. orari.
Per quanto riguarda le precipitazioni, la scarsa umidità sul continente le rende quasi assenti.
Il costante monitoraggio climatico della regione è giustificato dalle eventuali conseguenze che avrebbe uno scioglimento dei ghiacci antartici sul livello dei mari.
Dal 1961 lo status politico dell'Antartide è regolato dal Trattato Antartico, firmato nel 1959, che vincola 46 nazioni a rispettare il divieto di attività militari e minerarie, limitare l'impiego di personale militare come supporto per le spedizioni scientifiche, a sostenere la ricerca scientifica proteggendo l'ecografia del territorio.
Riguardo la sua storia, l'ipotesi della sua esistenza risale ai tempi di Tolomeo, il quale disegnò sulle sue mappe una vasta terra, all'altezza del 20° parallelo, chiamata "Terra Incognita", descritta come abitata da popoli ricchi.
Secondo le conoscenze dell'epoca, una cintura di fuoco separava l'emisfero settentrionale da quello meridionale, rendendo inaccessibili le terre a meridione.
Nel medioevo considerare una terra a sud era blasfemo, a causa della concezione di un mondo piatto; la sua esistenza fu rifiutata, eppure già da tempi remoti molte mappe rappresentavano un grande superficie a sud del globo.
Il primo avvistamento risale al 1820, ad opera della spedizione russa di Lazarev e Bellingshausen.
Ignorata fino al XX secolo, il primo riferimento ad una terra chiamata Antartide si registra nel 1890, ad opera del cartografo George Bartholomew.
Nel 1578, la regina Elisabetta I incaricò Francis Drake di cercare la "Terra Incognita". Drake raggiunse Capo Horn, la parte meridionale della Terra del Fuoco, dove scoprì il passaggio per il Pacifico, ma non trovò continenti sconosciuti.
Nel 1642, l'olandese Abel Tasman salpò verso sud dal porto di Batavia alla ricerca del leggendario continente. Nel corso della navigazione scoprì l'isola della Tasmania ed esplorò la costa occidentale della Nuova Zelanda.
Nel 1669, lo scienziato Edmondo Halley intraprese una spedizione alla ricerca della "Terra Australis Incognita", e suoi sono i primi avvistamenti registrati di iceberg, nell'emisfero australe. Il maltempo ed i rischi di collisione con i ghiacci, lo costrinsero ad interrompere le ricerche ed a tornare verso latitudini più settentrionali.
Le navi del capitano James Cook attraversarono il Circolo polare antartico nel 1773 e 1774, arrivando a circa 121 Km. dalla costa antartica, prima di essere costrette ad invertire la rotta di fronte ai ghiacci. Nel terzo viaggio Cook scoprì le isole Sandwich meridionali.
La conferma dell'esistenza dell'Antartide è stata contesa fra tre diversi equipaggi nel 1820, quelli di Fabian von Bellinghausen capitano della marina Imperiale russa, Edward Bransfield capitano della Royal Navy e Nathaniel Palmer cacciatore di foche americano.
Il primo sbarco fu effettuato da John Davis nel 1821; nel 1839 una spedizione salpò dall'Australia e riferì di un continente antartico a ovest delle isole Balleby, chiamato poi Terra di Wilkes.
Nel 1841, James Ross traversò un tratto di mare che prese il suo nome e sbarcò sull'omonima isola. Navigò lungo il muro di ghiaccio che venne chiamato Ross Ice Shelf; alle due navi componenti la spedizione furono dedicati i monti Erebus e Terror.
Nel 1853, l'Antartide vide lo sbarco di Mercator Cooper.
Nel 1897, una spedizione guidata dal tenente della marina belga Adrien de Gerlache salpò da Anversa, ma la nave rimase intrappolata dai ghiacci e si liberò solo nel 1899. A causa della lunga permanenza forzata alcuni membri dettero segni di infermità mentale.
Nell'ottobre del 1901, un geologo svedese, Otto Nordenskold, guidò la prima spedizione della Svezia. La spedizione non ebbe fortuna, ma tutti i membri furono soccorsi alla fine del 1903.
Nel 1907, gli uomini della spedizione Nimrod scalarono per primi il monte Erebus e raggiunsero il Polo Sud magnetico.
Nel 1910, Roald Amundsen, giunse in Antartide dalla Norvegia con due navi; partendo dalla Baia delle Balene, raggiunse per primo il Polo Sud geografico nel dicembre del 1911.
Circa un mese più tardi. anche un gruppo guidato da Robert Falcon Scott raggiunse il Polo Sud, ma tutti gli uomini che lo componevano perirono lungo il viaggio di ritorno.
Un altro personaggio nella storia dell'Antartide è stato l'ammiraglio Richard Evelyn Byrd. il primo a sorvolare il Polo Sud insieme a Bernt Balchen, nel novembre del 1929. Byrd guidò cinque spedizioni, dal 1930 al 1946.
Nel 1947 e 1948, il capitano Finn Ronne, primo ufficiale ai comandi di Byrd, guidò una sua spedizione con varie unità navali, tre aerei e cani da slitta, provando che l'Antartide era un unico continente. Percorse 5.800 Km. con sci e slitte trainate da cani e mappò le ultime coste sconosciute del territorio.
Da allora bisognerà attendere quasi dieci anni per avere un'altra spedizione in Antartide.

Il mistero ha soffiato da sempre sui ghiacci dell'Antartide e questo è il nostro filo conduttore.
Seguendo Richard Evelyn Byrd e l'Operazione High Jump, "The United States Navy Antartic Developments Program", organizzata nel 1946 ed a lui legata, penetriamo nei ghiacci polari e oltre di essi.
L'imponente spedizione, cui parteciparono 4700 militari, sotto il comando dell'Ammiraglio Richard Cruzen, era composta da una portaerei, due cacciatorpedinieri, due rompighiaccio, quatto navi di appoggio, un sommergibile, due petroliere, sei elicotteri, sei idrovolanti, sei aerei, una muta di cani da slitta; ufficialmente organizzata per fini scientifici.
L'11 febbraio del 1947, Davide Bunger durante un volo individuò fra i ghiacci un'oasi verde, con laghi con fondali pieni di alghe e acqua calda a 30 °C. La notizia pubblicata dai giornali di tutto il mondo.
Byrd volle percorrere la stessa rotta prendendo, come sua consuetudine, dettagliati appunti sul diario di bordo. Sono quegli appunti a costituire uno dei più grandi misteri riguardanti la Terra Australis.
La spedizione fu interrotta alla fine del febbraio 1947, senza chiarirne i motivi.
Nel marzo del 1947, il cileno "El Mercurio di Santiago", riportava le parole di Richard E. Byrd riguardo l'importanza strategica dei Poli. Veniva riportato che per l'ammiraglio era importante che gli Stati Uniti attuassero misure difensive contro la possibile invasione da parte di mezzi aerei in partenza dai Poli.
Ecco il mistero che stende il suo manto sull'intera vicenda, nascondendo la verità ai "non addetti ai lavori"; a coloro che non hanno potuto vestire gli abiti di testimoni.
Cosa intendeva Byrd con "mezzi aerei in partenza dai poli"? Oggetti volanti non identificati, come sostengono alcuni? Oggetti con i quali era venuto in contatto? Quale era la vera missione di quella ciclopica spedizione? Perché questa impresa fu interrotta dopo soli due mesi, dopo aver impiegato ingenti capitali per la sua realizzazione?
Pochi mesi dopo la fine di un conflitto mondiale era stata organizzata realmente una esplorazione per scopi scientifici, con tale dispiego di mezzi assurdo per uno scopo scientifico? Oppure l'obbiettivo era ben diverso.
Tre uomini morirono in seguito alla caduta del loro aereo, un quarto militare trovò misteriosamente la morte sul ghiaccio e due elicotteri precipitarono apparentemente senza ragione. Eventi strani per una spedizione scientifica.
Da sottolineare che Byrd fu interrogato dai servizi segreti dopo che fu ricevuto da James Forrestal Segretario della Difesa.
Gli avvenimenti successivi aumentarono chiacchiere e speculazioni, infittendo ancora di più il mistero riguardo ai reali obbiettivi della missione, opportunamente tenuti nascosti. A questo punto diverse le questioni.

Chi fu il sostenitore dell'operazione "High Jump"?
Quali erano le vere direttive dell'operazione? Dare la caccia, per esempio, alle basi tedesche che si erano insediate nel territorio in seguito alla spedizione Neuschwabenland?
Cosa scoprì Richard Byrd nella sua ricognizione aerea?
Cosa c'è, sepolto sotto il ghiaccio?

Il progetto "High Jump"
L'approvazione del progetto "High Jump" giunge il 7 agosto 1946.
In una riunione fra il Segretario di Stato, il Segretario di Guerra e il Segretario della Marina viene stilato un memorandum dove si dichiara che la Marina propone di inviare una spedizione in Antartide nei primi mesi del 1947.
In seguito verrà designato come ufficiale del progetto l'Ammiraglio Richard E. Byrd; il comandante della Task Force sarà il capitano R.H. Cruzen.
Il segretario di Stato Dean Acheson dà la sua approvazione all'operazione con la clausola che "in vista delle rivendicazioni territoriali nei territori Antartici di altri governi, si suggerisce che le aree da visitare dalla spedizione siano proposte in via informale tra i rappresentanti dello Stato e della Marina".
La cosa avverrà una settimana prima della partenza delle navi. il 14 dicembre, Acheson scrive al Segretario della Marina James Forrestal e gli conferma il suo "pieno accordo" e quello della maggioranza. Le zone antartiche sono ritenute desiderabili per gli Stati Uniti.
Secondo Paul Siple, fu Byrd a convincere il Segretario della Marina James Forrestal e il capo delle operazioni navali Chester Nimitz a lanciare una grande spedizione navale verso l'Antartico. A ciò va aggiunta l'ossessione di Forrestal della minaccia sovietica.
Inoltre Byrd aveva uno stretto alleato nel fratello, il senatore Harry Flood Byrd, allora capo della potente famiglia che gestiva il partito democratico della Virginia.
Harry fu una figura chiave nella politica democratica del 1930 e il 1940 e aveva un alto grado di influenza.
Come il comando della marina convinse il Congresso a finanziare la costosa spedizione rimane un mistero, in quanto la marina militare non era stata a capo di una spedizione polare da un centinaio di anni. Si può solo ipotizzare che il Paese fosse entusiasta della più grande spedizione nella storia dell'Antartide.
La "minaccia sovietica", accompagnata dalla minaccia di guerra nell'Artico, potrebbe essere stata la sola ragione.
All'ultimo momento il presidente Harry Truman cercò di fermare l'operazione. Quando il Dipartimento della Marina protestò, sottolineando la grande opportunità, il Presidente diede il permesso di procedere. Chi affrontò quel giorno il presidente non è stato chiarito; forse Nimitz, o più probabilmente James Forrestal; in ogni caso, né Byrd, Cruzen o le migliaia di altri uomini sotto il loro comando erano a conoscenza di quanto fossero stati vicini a non compiere quel viaggio.
Molti furono i sostenitori della spedizione ma, fra questi, uno merita una particolare attenzione, dato che intorno a tale personaggio aleggia il più fitto mistero: James Forrestal.
Le notizie che lo riguardano lo indicano come colui che costituì nel 1947 il primo progetto ufficiale per lo studio degli oggetti volanti non identificati, noto come "Project Sign", dietro raccomandazione del generale Nathan F. Twining. Progetto i cui lavori iniziarono nel 1948, proseguirono sotto il "Project Grudge" nel 1949, chiamato in seguito "Twinkle" e, infine nel 1952, "Progetto Blue Book". I lavori terminarono nel 1968 con la pubblicazione del "Rapporto Condon".
Lo scopo delle indagini era quello di determinare se gli UFO costituissero una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e, in subordine, di classificare e analizzare scientificamente tutti i dati raccolti dall'aeronautica statunitense sul fenomeno.
Dopo aver indagato 12618 casi di avvistamento, 701 rimasero classificati come "non identificati".
Il progetto fu interrotto dopo la pubblicazione del rapporto "Scientific Study of Unidentified Flying Objects", del fisico nucleare statunitense Edward Condon.
Il rapporto, dopo 21, anni evidenziò che gli studi sugli UFO non avevano prodotto nulla di rilevante dal punto di vista scientifico e gli oggetti non costituivano una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti; inoltre gli avvistamenti classificati come "non identificati" non mostravano alcuna evidenza di sviluppo tecnologico sconosciuto alla scienza moderna, né provavano la provenienza extraterrestre.
James Vincent Forrestal nel 1940 diviene consulente di Franklin Delano Roosevelt, con le funzioni di ufficiale di collegamento; in seguito lo nominerà sotto segretario della Marina Militare. Nel 1944 diverrà Segretario della Marina e nel 1947 sarà il nuovo Segretario alla Difesa.
Dopo la guerra Forrestal è vittima di una campagna denigratoria perché politicamente contrario alla politica di Truman che, nel gennaio del 1949, lo costringe alle dimissioni.
In aprile Forrestal viene ricoverato al Bethesda, perché ufficialmente affetto da una forte depressione. I suoi diari personali vengono sequestrati, le visite dei parenti drasticamente limitate e il paziente trasferito nel reparto dei personaggi importanti al sedicesimo piano.
Nel maggio sembra che la sua salute fosse in via di miglioramento, non mostrava segni di depressione e il fratello ottenne l'autorizzazione di portarlo nella casa di campagna, per un periodo di riposo. Prenotò il viaggio per il 22 maggio, ma la notte fra il 21 e il 22 Forrestal si suicidò. Questa la versione ufficiale.
Ma sorgono alcune incongruenze.
L'ex Segretario era da tempo diffidente; si sentiva minacciato e costantemente osservato. Gli amici lo avevano definito paranoico.
Sembra che, quella fatidica notte, Forrestal stesse copiando un passo dell'Aiace di Sofocle. Rifiutò il sedativo e il sorvegliante, tale Harrison, informò del rifiuto il dottor Robert Deen assistente del dottor Raines. Insieme si recarono da Forrestal ma trovarono la stanza vuota. Dopo una ricerca ritrovarono l'uomo senza vita con una corda al collo sul selciato sottostane.
La versione ufficiale riporta che Forrestal si recò in cucina, si legò una corda intorno al collo e l'altro capo al termosifone. Volando dalla finestra del sedicesimo piano; la corda legata al termosifone si era sciolta e l'uomo precipitò.
Il dottor Deen disse che Forrestal aveva mandato Harrison fuori per una breve commissione. Il soldato di guardia alla sua stanza era nuovo. La guardia del turno di mezzanotte era assente senza autorizzazione e, a quanto pare, si era ubriacato durante la notte. Harrison fu l'unico ad aver avuto un contatto diretto con Forrestal nei momenti che ne precedettero la morte e la versione ufficiale è basata sulle sue parole.
James Forrestal non finì di scrivere il coro di Sofocle, rimase a metà di una parola; quindi improbabile fosse uscito dalla stanza con l'intenzione di suicidarsi. La corda forse non era assicurata al termosifone; se lo era perché con un nodo che facilmente si sciolse, mentre quello al collo era ben stretto? Se aveva il desiderio di suicidarsi perché legare la corda a un termosifone anziché alla doccia nel bagno? Bastava gettarsi dalla finestra senza aver necessità di utilizzare corde. Perché ricoverare un aspirante suicida al sedicesimo piano, contro il parere dei medici e dietro richiesta di individui di Washington rimasti ignoti?
Negli anni '80 sono emersi documenti che parlano di un fantomatico gruppo "Majestic 12"; un segretissimo gruppo formato da scienziati e da alti ufficiali dell'esercito per investigare sugli UFO, costituito nel 1947 dal presidente Harry Truman in seguito al famoso crash di Roswell.
Sembra fosse stato proprio Forrestal, quale membro del "Majestic 12" con la sigla MJ3 (1), appoggiato da Vannebar Bush, a raccomandare al presidente Truman la costituzione del Majestic.
Perché Truman mutò il suo giudizio sulle capacità politiche e militari di Forrestal?
Perché il Segretario della Difesa era divenuto inaffidabile?
Gli ufologi parlano di un diario segreto, in cui Forrestal registrò meticolosamente gli strani eventi occorsi a Roswell e le sue esperienze con gli extraterrestri, definiti da lui stesso come "sinistri alieni grigi".
Sembra anche che siano avvenuti due crash tra Corona e Roswell, vicino al poligono di White Sands e un terzo nei pressi di Alamogordo. Diversi i corpi rinvenuti, anche parti di corpi umani sezionati.
Forrestal voleva divulgare la notizia attraverso la stampa?
Forrestal sembra fosse fissato sulla necessità di lanciare una stazione orbitale nello spazio. Progetto concepito da Wernher von Braun nel 1952 consistente in un grande ruota che, girando su se stessa, sarebbe stata munita di gravità artificiale.
Il progetto prevedeva il termine dei lavori nel 1963.
Stranamente C. Clarke scrisse "2001 Odissea nello spazio" nel 1964-1968; il libro fu pubblicato nel 1968 dopo la distribuzione del film, che prendeva spunto dal romanzo.
Guarda caso la stazione orbitale è stata figurata come quella descritta da WernHer von Braun.

L'operazione "High Jump"
Quale la vera ragione dell'operazione "High Jump"?
Gli obbiettivi ufficiali dell'operazione erano di addestrare il personale e testare i materiali in zone polari; estendere i possedimenti statunitensi nell'Antartide; costruire basi aeree nel continente; allargare le conoscenze sull'idrografia, geologia e meteorologia dell'ambiente.
L'operazione però è divenuta oggetto di speculazioni e valido argomento nelle teorie che vedono la spedizione come una missione militare finalizzata alla verifica e smantellamento di basi sotterranee naziste.
Alcune storie riguardanti tale tema vanno considerate col beneficio d'inventario, questo è certo, ciò non toglie che l'intera vicenda sia ricca di mistero.
La "Base 211" è stata veramente costruita?
Sembra impossibile fornire una risposta affermativa, anche se molta documentazione che la riguarda è stata giudicata attendibile.

L'avventura tedesca nell'Antartide inizia nel 1873, con la costituzione della "Società Germanica di Ricerca Polare" e con la nave Gronland che visitò l'intero Antartico.
Seguiranno due spedizioni nel 1910 con Wilhem Filchner e nel 1925 con Albert Merz.
Nel 1938 fu organizzata una nuova missione affidata al capitano Alfred Ritscher. La nave venne ricavata modificando un vecchio mercantile ribattezzato Schwabenland, Svezia. Fu in quell'anno che venne chiesto a Richard Byrd, che all'epoca non vestiva ancora l'uniforme militare, in occasione della presentazione del documentario cinematografico sull'Antartico, di partecipare ala spedizione.
Byrd respinse la proposta, non convinto.
La nave Gronland salpò nel dicembre del 1938 e raggiunse l'Antartico a gennaio, stabilizzandosi a 69° 10' S, 4° 15' O. In un mese furono scattate oltre diecimila foto di circa 600.000 Km2 del territorio, conosciuto oggi come "Terra della regina Maud", a cui i tedeschi diedero il nome di Neu Schwabenland; in Nuova Svezia.
Nel sorvolo della zona vennero disseminate centinaia di bandiere naziste. I dati raccolti dalla spedizione servirono a correggere le mappe norvegesi; furono scoperte anche zone prive di ghiaccio con laghi e vegetazione.
La brama di Hitler di espandere il suo dominio e occupare nuovi territori propiziò, nel 1940, diverse spedizioni segrete verso la stessa regione, utilizzando l'attracco delle baie a ovest dei monti Muhlig Hoffman. Durante tali missioni venne scoperto un canale sottomarino che attraversava il continente antartico e arrivava fino alla Nuova Zelanda. Un tunnel idoneo alla navigazione subacquea - forse per questo gli U-Boat tedeschi non venivano intercettati dagli alleati - utilizzato anche per la realizzazione di una base segreta superprotetta, la Base 211, ribattezzata in seguito "New Berlin".
Lungo il canale si aprivano gigantesche grotte e altri passaggi, probabilmente derivati dall'intensa attività geotermica presente nella regione. In Antartide sono presenti zone vulcaniche, in parte sotto terra, per cui è facile trovare aperture di ogni genere.
Si trovano oasi, ossia zone prive di ghiaccio, cosparse di vegetazione, dove la temperatura oscilla dai -15 °C ai -20 °C. Luoghi dove sorgenti termali creano microsistemi, come per esempio sotto la spessa coltre di ghiaccio del lago Vostok; di cui parleremo più avanti.
I nazisti potrebbero essersi imbattuti in una di queste aree e avervi costruito la "Base 211", alimentata da energia geotermica, meta di numerosi viaggi dei sommergibili tedeschi. Un fitto mistero mai svelato riguarda il materiale trasportato in loco. Esistono segnalazioni di misteriosi avvistamenti, foto di aerei da trasporto, presenza di navi e sommergibili nell'Antartico.

È risaputo che i tedeschi siano stati i precursori nella costruzione di velivoli non convenzionali, che oggi definiremo UFO, ai quali fu dato il nome di Haunebu.
La speculazione offre molta stoffa in merito, ma le V1 e V2 che fornirono in seguito alla Russia e agli Stati Uniti le nozioni di base per i primi programmi spaziali ed i velivoli a reazione del tipo Me262, ali volanti erano reali, come reali furono i sommergibili Type XXI, che hanno contribuito all'evoluzione dei sottomarini attuali.
Non scordiamo inoltre che se gli Stati Uniti raggiunsero la Luna prima dei russi lo devono a un certo Wernher von Braun.

Riguardo alle fonti sulla fantomatica "Base 211" dobbiamo considerare la vicenda di due U-Boat che, insieme a molti altri, per la precisione cento, segnalati dispersi, potrebbero aver trasportato materiale e uomini alla base segreta.
Si tratta del sommergibile U-530, al comando del capitano Otto Wermuth, dotato di un autonomia di 11.400 miglia, che, viaggiando a 12 nodi in superficie, raggiunse il Mar della Plata nel luglio del 1945 e del sommergibile U-977, al comando del capitano Heinz Schaeffer, partito dalla Norvegia, che giunse in Argentina, sempre nel Mar della Plata nell'agosto del 1945.
Dopo un viaggio di 104 giorni, più della metà passati in immersione, gli U-Boat e l'equipaggio furono consegnati agli Stati Uniti.
Perché non consegnarsi agli inglesi?
L'ultimo sommergibile Type XXI, l'U-307, si arrese alle isole Spitzbergen.
I sommergibili ovviamente erano completamente vuoti e, ufficialmente, nessuno degli equipaggi dichiarò di aver trasportato persone o materiale in Antartide.
Nel libro "Oltremare sud" Juan Salinas e Carlos De Napoli narrano la vicenda di un convoglio di sottomarini che salpano dalla Norvegia con destinazione Argentina.
Ecco la recensione del libro:

«Alla fine della Seconda guerra mondiale, un convoglio di sommergibili tedeschi salpa dalla Norvegia diretto in America latina, con il tacito consenso dell'ammiragliato britannico. Questa operazione segreta degenera in tragedia con un conto finale di cinque navi colate a picco e più di 400 morti. Nella sua rotta verso l'Argentina, uno dei sommergibili affonda una corvetta in acque nordamericane. Un'altra delle imbarcazioni fuggitive si scontra con l'incrociatore brasiliano "Bahia" e lo affonda causando 336 morti. Contro ogni evidenza, tutti e due i fatti sono dichiarati accidentali. Poi, in momenti diversi, gli U-Boot arrivarono sulle coste argentine, coperti dall'Armada argentina in complicità con gli ammiragli di Gran Bretagna e Stati Uniti. Attraverso un'indagine storica dettagliata, sulla base di documenti inediti che tanto Londra quanto Washington sottoposero a segreto di stato per 75 anni, Juan Salinas e Carlos De Napoli squarciano il velo sull'ultima operazione segreta del Terzo Reich, gettando luce sulle manovre di quegli U-Boot e sulla possibile presenza a bordo di gerarchi nazisti in fuga. Emergono così i motivi della clamorosa complicità della marina argentina, dell'ammiragliato britannico e di quello americano, che coprirono la missione tedesca falsificando gli interrogatori dei marinai arrestati e sigillando i documenti con il segreto militare.»

Quanto alle storie riguardo agli Haunebu, ossia i presunti dischi volanti tedeschi, occorre prestare attenzione e usare una dovuta cautela, dato che non vi sono reali testimonianze riguardo alla loro esistenza.
La definizione di UFO nazisti, Haunebu, si riferisce a ipotetici velivoli ad alta tecnologia ideati dalla Germania durante la seconda guerra mondiale; frutto dell'esoterismo hitleriano e di presunti contatti con entità extraterrestri.
Esiste comunque un accurato elenco dei modelli, con tanto di fogli di progettazione.
Interessante notare che la loro descrizione ricorda i dischi osservati da Adamski, quelli che, almeno da foto rintracciabili in internet, avrebbero costruito poi i russi.
Non meno interessante la descrizione della tecnologia descritta. Sarebbe stato sviluppato un motore elettromagnetico accoppiato a un generatore De Graaf e un serbatoio di mercurio, con lo scopo di creare campi elettromagnetici rotanti.
Il particolare del mercurio rammenta la propulsione adottata per far volare i Vimana, i velivoli descritti nei libri Indù.
Dato che Hitler, ossessionato dalla ricerca della conoscenza degli Antichi, aveva sguinzagliato ricercatori e archeologi in ogni dove a caccia di tali reperti, tale tecnologia potrebbe essere stata dedotta da quei documenti?
Non si possono escludere, durante il conflitto, avvistamenti di oggetti volanti non identificati in tutto il mondo, passati alla storia come i Foo Fighter.
Contrariamente a quanto creduto fino a qualche decennio fa, segnalazioni di tali velivoli sono state registrate dal 1930 in poi. Noti i File Fascisti che documentano tali avvistamenti.

Esiste un elenco di UFO Crash nel quale figura lo schianto di un velivolo "non terrestre" avvenuto nel 1936 nella Foresta Nera; un aiuto per i tedeschi che ne vennero in possesso. Fu da questo "contatto" che i tedeschi intrapresero la costruzione degli Haunebu?
Le prime affermazioni sull'esistenza dei dischi volanti nazisti furono diffuse da Giuseppe Belluzzo un ingegnere italiano, Ministro dell'Economia Nazionale tra il 1925 e il 1928 e Ministro dell'Istruzione tra il 1928 e il 1929 nel Governo Mussolini.
La rivista "Der Spiegel", nel numero del 30 del marzo 1950, riportò un'intervista rilasciata da Schriever il quale affermò che, nei pressi di Praga, nei primi anni '40 vi era una fabbrica della BMW che produsse alcuni dei velivoli noti come "dischi volanti".
Nell'impianto lavoravano scienziati come Klaus Habermohl, l'ingegnere italiano Giuseppe Belluzzo e Walther Miete, il quale aveva fatto parte del progetto V-2, ma che poi si era occupato di progetti a disco. Gli scienziati erano impegnati a mettere in opera un prototipo di velivolo discoidale, come da progetti di Schriever.
Belluzzo, esperto nel campo della progettazione di turbine a vapore, scrisse una cinquantina di pubblicazioni giudicate ancora autorevolissime; nei suoi studi, pubblicati nel marzo del 1950, parlava di alcuni velivoli circolari che sarebbero stati studiati e progettati a partire dal 1942 contemporaneamente da Italia e Germania, precisando che si trattava dell'applicazione di tecnologie convenzionali, all'epoca in via di completamento in Italia, come la turbina a combustione interna e il turboreattore per aerei; dichiarazioni prontamente smentite dall'aeronautica militare.
Dopo la pubblicazione di tali documenti lo scienziato tedesco Rudolph Schriever sostenne di aver sviluppato dischi volanti durante il periodo nazista.
L'ingegnere aeronautico Roy Fedden fece notare che i soli velivoli prossimi alle capacità attribuite ai dischi volanti erano quelli progettati dai tedeschi sul finire della guerra. Aggiunse inoltre che i tedeschi stavano lavorando a svariati progetti aeronautici piuttosto inusuali: "Ho visto abbastanza dei loro progetti e piani di produzione da comprendere che se fossero riusciti a prolungare la guerra solo per alcuni mesi, avremmo dovuto reggere il confronto con una serie di sviluppi nel combattimento aereo del tutto nuovi e mortali."
A tale proposito il capitano Edward J. Ruppelt, a capo del Progetto "Blue Book", nel 1956 rese una strana dichiarazione: "Alla fine della seconda guerra mondiale, i tedeschi stavano sviluppando molti tipi innovativi di aerei e missili balistici. La maggior parte dei progetti si trovavano per lo più allo stadio preliminare, ma si trattava degli unici velivoli conosciuti che avrebbero potuto anche solo avvicinarsi alle prestazioni degli oggetti di cui riferiscono gli osservatori degli UFO."
Nel "Mattino dei Maghi", di Louis Pauwels e Jacques Bergier, vi sono eccezionali affermazioni riguardanti la Vril Gesellschaft, fornendo a scrittori, quali Jan Van Helsing, Norbert Ratthofer, materiale per speculare su collegamenti tra UFO e la società Vril, la quale avrebbe avuto un contatto con una razza aliena e si sarebbe dedicata alla costruzione di navi spaziali.
In seguito all'UFO Crash del 1936?
A causa della sconfitta bellica, tale società del Vril si sarebbe rifugiata in una base nell'Antartico.
Supposizioni e ipotesi?
Interessante quanto scrive Jan Van Helsing, ossia Jan Udo Holey, nel libro "Le società segrete e il loro potere nel XX secolo":

«Il primo progetto di tale tecnologia innovativa fu guidato dall'ingegnere W.O. Schumann del Politecnico di Monaco di Baviera. Furono costruite macchine volanti a forma di disco con un diametro di 11,5 m, chiamate Vril-1-Jaeger, che fecero 84 voli di collaudo. Almeno un VRIL-7 partì a quanto pare da Brandenburg con alcuni degli scienziati e membri della Vrill. Un secondo progetto fu guidato dal gruppo di sviluppo SS-IV.»

Secondo Helsing furono costruiti dischi di diverse dimensioni:

2 Haunebu I, di venticinque metri di diametro, che effettuarono cinquantadue voli di collaudo alla velocità di circa 4800 km/h.
7 esemplari di Haunebu II con trentadue metri di diametro, collaudati con centosei voli alla velocità di circa 6000 km/h.
1 Haunebu III di settantuno metri di diametro, capace di volare alla velocità di circa 7000 km/h.

Si elenca anche un progetto di un quarto disco, di circa centoquaranta metri capace di ospitare un paio di Haunebu II.
Esistono documenti attestanti che il veicolo a grande capienza VRIL-7 fu usate per alcune missioni segrete dopo il suo collaudo alla fine del 1944. Sarebbe atterrato sul Mondsee, nel Salzkammergut, in Austria, e successivamente utilizzato per prelevare personalità in fuga dalla Spagna per condurle nella Neuschwabenland; infine fu trasferito in Giappone dove si persero le sue tracce.
Dove sono finite queste macchine volanti? Le fotografie di UFO emerse dopo il 1945 evidenziano velivoli con sagome tipiche di queste costruzioni tedesche.
Forse i velivoli smontati non giunsero in Sud America, ma i progetti riuscirono ad arrivarci e permisero la costruzione dei nuovi modelli che si rivelarono capaci di volare.
Un'importante parte di quei progetti fu inserita nel 1983 nel "Progetto Phoenix", il seguito dell'Esperimento Filadelphia" del 1943.
Jan Van Helsing afferma, nel suo libro "Unternehmen Aldebaran", di aver intervistato un Tedesco del Reich che quale gli avrebbe assicurato di essere nato in Neuschwabenland ed essere membro dall'organizzazione "Schwarze Sonne", una delle organizzazioni di élite della SS. Secondo le sue rivelazioni, i tedeschi del Reich avrebbero basi in tutto il mondo ed egli vivrebbe nel Neuschwabenland in una città abitata da tre milioni di tedeschi.

Forse la Neuschwabenland fu la destinazione di quel centinaio di sottomarini tedeschi scomparsi a fine guerra?
Trasportavano i dischi volanti smontati o almeno con i piani per la loro costruzione?
Con le navi sparirono nel nulla anche 50.000 soldati tedeschi stazionati in Norvegia. Sono stati portati in Antartide e, stando a Brugger, ad Akakor in Brasile?
Sempre speculazioni, ma questo sarebbe stato il motivo dell'operazione "High Jump"?

Non si può negare che dopo il 1946 si sono registrati vari avvistamenti di oggetti brillanti di origine sconosciuta e, sicuramente, artificiale in terra Scandinava.
I successivi avvistamenti di UFO tondi, a forma di disco o di campana, delle volte a forma di sigaro, i cosiddetti UFO fecero la loro apparizione nel Nord America.
Il materiale fotografico prova che la forma Haunebu II fu vista molto spesso; i contattisti, Adamski, Cedric Allingham, Howard Menger, descrissero i loro occupanti quali esseri di tipo ariano, biondi e con gli occhi azzurri.
Norvegia e Danimarca erano territori che la Wehrmacht difese e mantenne in suo potere fino alla sua capitolazione, quando già il resto della Germania era occupata.
Agli inizi del Maggio del 1945 il Reich manteneva la difesa di questi territori e li considerava vitali per i suoi piani.
Qualcuno chiede perché erano tanto importanti tali territori. Perché proprio da quei luoghi ebbe inizio l'evacuazione verso Neuschwabenland?
Cosa c'era di tanto importante da trasportare?
I fiordi norvegesi offrivano un sicuro riparo agli U-Boat, garantivano la produzione in sicurezza di ossido di deuterio, essenziale per la ricerca atomica e la spedizione di ferro dalla neutrale Svezia sulla quale, da quella posizione, la Germania operava pressioni.
I norvegesi, come gli inglesi, avevano scoperto la Terra della regina Maud nel 1930 e rilevato zone senza ghiaccio con vegetazione e laghi, ma le avevano omesse sulle carte per evitare che altre nazioni rivendicassero il territorio dove Lars Christensen aveva disseminato bandiere a caduta dall'aereo.
Per Hitler l'Antartide rappresentava un'estensione del Terzo Reich ed attraverso l'occupazione della Norvegia voleva raggiungere i ghiacci del sud. Nel gennaio del 1941 i tedeschi catturarono due baleniere norvegesi nell'oceano antartico aprendo un nuovo fronte attirando l'attenzione della Gran Bretagna, anch'essa interessata alla rivendicazione dei territori australi.

Le notizie riguardati l'esistenza di una base antartica nazista, nascosta fra le caverne e i tunnel dell'Antartide, vennero considerate possibili per la Gran Bretagna; d'altronde anche gli inglesi avevano basi segrete, quindi potevano averle anche i tedeschi. Di conseguenza iniziarono spedizioni, mai segnalate nelle cronache storiche ufficiali, tese ad indagare sulla reale esistenza della "Base 211".
Era noto il grande progresso tecnologico raggiunto dai tedeschi e doveva essere impedito che una eventuale tecnologia cadesse in mani russe o americane. Il teatro di indagine era la Terra di Maud.
Quindi l'avvio dell'"Operazione Tabarin", o Taberlan, organizzata dalla Gran Bretagna nel 1943, per controllare presunte attività naziste in Antartide e impedire che l'Argentina e il Cile, con l'appoggio della flotta tedesca, espandessero il loro dominio in zone dell'Antartico impedendo il passaggio alle forze alleate.
Venne addestrato un gruppo selezionato di marinai e equipaggiato due navi, il cacciamine HMS Scoresby e la Fitzroy.
Furono allestite due basi, una nell'Isola di Deception, nelle Isole Shetlands, l'altra a Port Lockroy.
Quando il conflitto bellico terminò l'Operazione fu assegnata ai civili con il nome di "Falkland Islands Dependencies Survey" e nel 1962 assunse il nome di "British Antarctic Survey".
Ufficialmente era una spedizione meteorologica per studiare il freddo e non i nazisti, come dichiarò l'ultimo testimone; ma James Robert, funzionario del Ministero della Difesa Britannico, nel suo "La guerra segreta della Gran Bretagna in Antartide", fornì un resoconto opposto. Egli affermò di aver avuto notizie da un sopravvissuto alla spedizione non ben identificato, ufficiale dei Special Raiting Squadron.
L'ex militare affermò che il suo gruppo era stato inviato laggiù per controllare un'attività sospetta nelle montagne di Mühlig-Hoffmann e ricercare i sopravvissuti di una precedente spedizione formata da militari e scienziati che dovevano allestire una base segreta, i quali avevano inviato strani messaggi, tali da credere fossero impazziti.
Il compito della squadra degli SRS, al comando di un maggiore, a cui erano stati aggregati un ufficiale norvegese ed uno scienziato, era stabilire cosa fosse successo esattamente a questi uomini.
Giunti a destinazione trovarono un solo superstite che raccontò di aver trovato un tunnel artificiale che conduceva ad un'enorme caverna, con grandi laghi interni. Nella caverna, una base per U-boot che sfociava in mare aperto, avevano visto alcuni capannoni per "strani aerei ovoidali". Scoperti dai nazisti erano dovuti fuggire, rincorsi da esseri sconosciuti definiti Uomini Polari, perché coperti di un folto pelo.
I due superstiti erano riusciti a catturarne uno, ma durante tale cattura uno dei due non aveva fatto in tempo a uscire dal bunker ove avevano intrappolato la strana creatura e fini per essere mangiato da quell'essere.
La spedizione di soccorso aprì il bunker. Un soldato entrò. Si avvertirono alcuni spari e una forma indistinta uscì dalla porta per dileguarsi nelle neve. Il soldato penetrato all'interno aveva la gola squarciata; nella prigione i resti del corpo del secondo superstite.
Ascoltando il racconto, il comandante della missione di recupero decise di percorrere la galleria, dopo aver minato l'ingresso. Anche loro avrebbero trovato nazisti e uomini polari, che lo scienziato ipotizzò frutto dell'ingegneria genetica tedesca.
Grazie alle mine, che scoppiando ostruirono il passaggio, tre di loro riuscirono a salvarsi. I soccorsi, dopo aver smantellato la base, obbligarono i tre superstiti al silenzio.
L'intero racconto sul sito "Nexus Magazine".
Fantasie, storie al limite del possibile, invenzioni?
Da mettere in conto che gli scienziati del Terzo reich compivano molti esperimenti sugli uomini, per cui questi "Uomini Polari" potrebbero essere davvero il frutto di tali studi.
Nel 1999 una spedizione di ricerca ha scoperto un virus "dal quale né uomini, né animali sarebbero immuni".
Una forma di vita conservata dentro il ghiaccio?
Un'arma biologica segreta concepita dai nazisti rimasta in stasi dalla fine della guerra?
La "cosa" di John Carpenter?

Al mistero si aggiunge il mistero.
Frase scontata, ma nel 1984 il "British Antartic Survey", ha notato un buco nello strato di ozono situato sopra la Terra di Maud; causato da CFC. Dato che sembra sia stato causato da qualcosa di più consistente di CFC, qualcuno si è chiesto se il foro e, perché no, anche il virus rilevato nel 1999, possano essere stati causati da esplosioni nucleari di grandi proporzioni.
Magari per cancellare ogni traccia della leggendaria "Base 211".
Sembra certo che il 27, 30 agosto e il 6 settembre tre bombe nucleari siano state fatte esplodere in Antartide in zone oggetto di ricognizione da parte dei tedeschi nel' 39 e nel '40. Pronta la secca smentita.
La storia ufficiale segnala l'utilizzo a scopo militare dell'Antartide prima del 1961 da parte della Gran Bretagna, URSS e Stati Uniti.
Il nostro viaggio nel mistero però non segue questa rotta, ma quella di Richard Byrd.

Cosa scoprì Richard Byrd?
Cosa scrisse nel diario del 1925 Richard Evelyn Byrd e perché tale documento scomparve fino al 1998, anno della sua pubblicazione, pur con parti mancanti?
Quanto annotato in quelle pagine fu il motivo per organizzare l'operazione "High Jump"?
Nel 1947 accadde qualcosa di veramente strano.
David Eli Bunger, sorvolando il margine del Tavolato di Shakleton, avvistò una zona priva di ghiacci, cosparsa di laghi di ogni dimensione con acque di vari colori. Nei giorni successivi, atterrando vicino a tali laghi, scoprì che l'acqua non era particolarmente fredda ed era di mare.
Byrd confermò tutto quanto in un volo successivo; ma aggiunse fatti nuovi e incredibili. Tanto da sconcertare lo staff governativo, che gli impose il silenzio e tentò di creare disinformazione pubblicizzando che Byrd, il 27 febbraio del 1947, si trovava in volo al Polo Nord, quando al contrario, prendendo parte dell'operazione "High Jump", era chiaramente presente al Polo Sud.
Un comportamento condannato dallo stesso Byrd, tanto da spingerlo a scrivere in tutta segretezza gli avvenimenti del 1947. Egli scrisse di aver volato sopra una catena di montagne mai viste prima, oltre alle quali si stendeva una vallata con un fiume e foreste sui fianchi dei monti. Segnalò che gli strumenti di bordo erano impazziti e il giroscopio oscillava avanti e indietro.
Un particolare rilevante per quanto concerne la recente scoperta di una anomalia magnetica.
Byrd non vide più il Sole e nella valle avvistò una animale che classificò un Mammut. Descrisse colline verdi, rilevò una temperatura esterna di 24 °C e l'avvistamento di una città.
Di lì a poco Byrd perderà il controllo dell'aereo, verrà scortato da apparecchi di "uno strano tipo a forma di disco con uno strano simbolo", che non rivelerà. Verrà fatto atterrare. Uomini alti, con capigliature bionde lo condurranno, con il suo tecnico, utilizzando una piattaforma senza ruote e veloce, alla città "che sembrava fatta di cristallo" descritta come fosse uscita dal film Buck Rogers. Scenderà sottoterra con un ascensore e attraverso porte scorrevoli e silenziose, portato davanti a un personaggio chiamato il Maestro.
I particolari sono descritti da Costantino Paglialunga nel suo lavoro "Alla scoperta della terra Cava", prelevabile gratuitamente, e dal lavoro di Raymond Bernard "La terra cava", pubblicato nel 1971.
Byrd avrà l'incarico di portare un messaggio all'umanità, che il Maestro definisce in pericolo, a causa della scoperta dell'energia nucleare che segnerà la decimazione: "La civiltà ha raggiunto il punto del non ritorno perché fra voi vi sono alcuni che distruggerebbero l'intero mondo piuttosto che rinunciare al potere così come lo conoscono". Il Maestro poi promette l'aiuto ai superstiti della futura catastrofe.
Byrd verrà in seguito fatto ripartire e scortato fino ai confini della valle. Qui riceverà un saluto.
Dal racconto si evince che il campo base lo aveva dato per disperso poiché viene espresso sollievo per aver ristabilito le comunicazioni con l'aereo. Quindi vi era stato un Black Out fra l'aereo di Byrd e la base. Dovuto a cosa?
Byrd, ovviamente, riferisce tutto al Pentagono; viene interrogato per ore dai servizi segreti; gli viene intimato di tacere in qualità di militare e per motivi di sicurezza nazionale. Cosa a cui si attiene fino al punto di morte avvenuta l'11 marzo 1957.
Nel gennaio del 1956 Byrd intraprese un ennesimo volo per penetrare nel "mondo sotterraneo". La notizia venne riportata dalla stampa: "Il 13 gennaio alcuni membri della spedizione statunitense hanno effettuato un volo di 270 miglia, partendo dalla base di Mc Murdo Sound, 400 miglia ad ovest del Polo Sud e sono penetrati per 2300 miglia in una terra che si estendeva al di là del Polo".
Il 30 Dicembre 1956 Byrd fa un'ultima annotazione del suo diario:

«Questi ultimi anni trascorsi, dal 1947 ad oggi, non sono stati buoni. Ecco dunque la mia ultima annotazione in questo diario singolare. Concludendo, devo affermare che ho doverosamente mantenuto segreto questo argomento, come ordinatomi, durante tutti questi anni. Ho fatto questo contro ogni mio principio di integrità morale. Ora sento avvicinarsi la grande notte e questo segreto non morirà con me ma, come ogni verità, trionferà. Questa è la sola speranza per il genere umano. Ho visto la verità ed essa ha rinvigorito il mio spirito donandomi la libertà! Ho fatto il mio dovere nei confronti del mostruoso complesso industriale militare. Ora, la lunga notte comincia ad avvicinarsi, ma ci sarà un epilogo. Come la lunga notte dell'Antartico termina, così il sole brillante della verità sorgerà di nuovo, e coloro che appartengono alle tenebre periranno alla sua luce... Perché io ho visto "Quella Terra oltre il Polo, quel Centro del Grande Ignoto".»

Termina così il diario "segreto" dell'Ammiraglio Byrd e va rimarcato che egli parlava, quando era possibile, di terra di perenne mistero o meglio di "Grande Ignoto".
Tutti sono concordi che durante l'operazione "High Jump" venne esplorata un'estesa superficie dell'Antartide scoprendo baie, coste, penisole, altopiani, vallate, laghi; i rilievi furono assolutamente accurati, non era concesso sbagliare in queste cose.
Qualcuno si chiederà cosa c'entra il diario del 1925 con i fatti del 1947. Tale diario è conservato presso il "Centro di Ricerca Polare Byrd" dell'Università di Stato di Columbus, Ohio.
Il dr. Raimund Goerler, capo archivista, nel trascrivere il contenuto del diario del 1925, trovò nascosto fra alcune pagine bianche, un foglio scritto dall'Ammiraglio, dove erano descritti gli avvenimenti datati 19 febbraio 1947 con l'avventura della sua quarta spedizione.
Byrd scrisse inoltre nel suo diario: "Non ho la libertà di diffondere la documentazione che segue, forse non vedrà mai la luce; la riporto qui con la speranza che un giorno tutti possano leggerla, in un mondo in cui l'egoismo e l'avidità di certi uomini non potranno più sopprimere la Verità."
Il desiderio di Byrd sembra sia stato esaudito in quanto ciò che ha scritto è stato letto, ma il mondo non è cambiato, è ancora quel mondo pieno di egoismo e avidità.
Un paio di annotazioni.
Byrd scoprì veramente un mondo nascosto che non doveva rivelare?
Era comunque qualcosa che dava noia all'establishment mondiale, dato che anche la figlia Pauline ebbe a dichiarare: "Mio padre ha sempre tenuto accuratamente i diari sui suoi viaggi e assolutamente un diario personale manca. Non è per caso tra i documenti in possesso dell'Università dell'Ohio? Voglio sapere se questo presunto diario è suo. Io penso che la Terra sia cava, ma non lo so. Sin da quando questo volo del Febbraio 1947 è stato svelato la mia famiglia è stata esposta a molte minacce. Voglio sapere la verità!"
Charles Berlitz nel libro "Senza Traccia" scrisse, riguardo al volo di Byrd, che dall'aereo comunicò via radio di emergere da un banco di nebbia prima di trovarsi a sorvolare una terra senza ghiaccio. La comunicazione venne interrotta e successivamente il colloquio censurato.
Di fatto molte nazioni fra il 1957 e il 1958 organizzarono spedizioni polari senza precedenti alla ricerca di quella terra, come descritto da Amedeo Giannini nel suo "Worlds beyond the Poles". Giannini sottolinea anche il fatto che le rotte aeree girano intorno alla zona, ma non la sorvolano in quanto sono eliminati automaticamente i voli attraverso i poli. Perché?
Perché nel racconto vi sono parole di origine tedesca?
Nel saluto Paglialunga riporta "Arrivederci", mentre Bernard, Berlitz e altri riportano "Auf Wiedersehen".
Byrd riferì che i mezzi volanti vennero definiti Fluegelrad, che in tedesco significa "ruota alata". Byrd rintracciò la "Base 211", la Neuschwabenland?
Byrd è penetrato in un mondo parallelo, attraversando un portale spazio temporale? Una distorsione magnetica come quella segnalata recentemente?

Cosa c'è, sepolto sotto il ghiaccio? Saltiamo tutta la questione della Terra Cava e andiamo a chiudere il cerchio riparlando della potentissima anomalia magnetica riscontrata nel lago Vostok durante un volo mirato a effettuare una risonanza magnetica dell'intera area. Il magnetometro ha registrato un incremento di 1.000 nanotesla oltre i 60.000 che caratterizzano la stazione Vostok.
Gli scienziati si aspettavano di trovare anomalie magnetiche fra 500 e 600 nanotesla nelle zone in cui potrebbe essere localizzato materiale vulcanico.
Michael Studinger, uno dei ricercatori incaricati alla mappatura, ha dichiarato che il risultato è sorprendente e che l'anomalia è così grande che non può essere il prodotto di una variazione giornaliera del campo magnetico.
Ufficialmente la scoperta del lago, ubicato a 78° 27' S e 106° 50' E, risalirebbe agli anni '60. Il suo nome deriva da quello della base di ricerca russa costruita nel 1950.
Un decennio dopo le esplorazioni, a mezzo di appositi strumenti, hanno messo in evidenza una variazione riguardo la natura del substrato del ghiaccio; tale alterazione poteva segnalare la presenza di un vero lago sepolto dai ghiacci.
Nel 1989 iniziarono trivellazioni del ghiaccio che rilevarono la presenza di fonti geotermiche, un livello di ossigeno superiore a quello dei laghi di superficie, a causa di bolle d'aria trasportate dal ghiacciaio che liberavano ossigeno in profondità.
Nel 1993 la certezza dell'esistenza di un lago lungo 250 Km., profondo da 200 a 800 metri, con un estensione di 14000 Km2, a 4000 metri sotto il ghiaccio. Un lago a circolazione interna, con acqua in equilibrio grazie al congelamento in uscita e uno scongelamento in entrata, con la possibilità di esistenza di una forma di vita.
Nel febbraio del 2001, in un comunicato congiunto fra NASA e JPL, J"et Propultion Laboratory" (un Ente che stranamente troviamo coinvolto in numerosi progetti di varia natura, dove il mistero è di casa) veniva comunicata l'interruzione delle esplorazioni a causa di problemi ambientali; la zona messa in strettissima sorveglianza militare e vietato il suo sorvolo.
L'interruzione delle perforazioni fu a causa della possibilità di esporre il mondo a potenziale contaminazione ambientale?
Alcuni ricercatori, in effetti, si ammalarono e furono istituiti ponti aerei per l'assistenza degli stessi.
Nel 2006, due ricercatori della Columbia University, annunciarono la scoperta di altri due laghi sotto la calotta antartica che apparirebbe percorsa da una rete di acque sotterranee. Sarebbero difatti stati individuati ben 77 laghi sub glaciali.
Nel 2010, gli scienziati russi comunicarono che entro la fine di quell'anno avrebbero prelevato i primi campioni di acqua del lago. Infatti le trivelle avevano raggiunto la profondità di 3650 metri, giungendo a soli 100 metri dall'acqua.
Nel gennaio dell'anno in corso, il 2011, è giunta notizia che la perforazione della calotta di ghiaccio che ricopre il lago di Vostok si è fermata a 50 metri sopra la superficie dell'acqua.
È previsto, per gli ulteriori 50 metri, l'adozione di un particolare procedimento termico per sciogliere il ghiaccio e raggiungere la superficie del lago. Successivamente verrà immessa acqua nel condotto e la si lascerà congelare per creare un tappo.
I lavori adesso sono fermi; in Antartide sta arrivando il freddo. Nella prossima estate antartica verrà estratto un campione del tappo per analizzarlo e, tra il 2012 e il 2013, il lago sarà esplorato utilizzando un robot che preleverà campioni di acqua e di sedimenti dal fondale.
A mantenere liquida l'acqua concorrono il calore geotermico, che fluisce dalla faglia tettonica presente dove si trova il lago, l'altissima pressione del ghiaccio e, grazie a questo, il suo isolamento. Si stima che siano occorsi da 500.000 a un milione di anni per la formazione di un tale spessore di ghiaccio; ciò comporta che anche l'acqua abbia la stessa età. Potremo sapere attraverso i suoi esami l'antica storia della Terra.
Nel corso delle varie trivellazioni ed esami dei carotaggi del ghiaccio sono stati trovati, fin dal 1998, alghe pluricellulari, gusci di diatomee, spore batteriche, proteo batteri e lieviti su campioni estratti a oltre 3600 metri, segnando datazioni variabili rispettivamente da 110.000 a 200.000 anni.
È stato trovata anche un'alta concentrazione di gas intrappolati nel ghiaccio tanto da rendere pericoloso il completamento della trivellazione per il rischio di violenta fuoriuscita dell'acqua.

Queste scoperte rinfrescano le varie ipotesi formulate riguardo all'Antartide.
L'anomalia magnetica potrebbe essere causata dai resti di Atlantide come ipotizzano Charles Hapgood, Graham Hankook e Flavio Barbero, che in quella Terra situano il continente perduto.
Secondo vari climatologi e geologi l'Antartide aveva un clima temperato perché si trovava lontana dal Polo Sud.
Non tralasciamo le dichiarazioni di Edgar Cayce che parlava di un cristallo, fonte energetica di Atlantide.
Secondo il cileno Roberto Rengifo, in seguito all'immane cataclisma che si abbatté sul continente perduto i suoi abitanti emigrarono verso il Sud America, Africa e Australia; terre che circondano l'Antartide, sempre descritto come una terra "al centro dell'oceano". La teoria sarebbe provata dai resti a Monte Verde, in Cile, datati 33.000 anni.
Tutto è possibile, considerando che migliaia di anni fa i mari aumentarono di circa 150 metri.
Forse le "Colonne d'Ercole" erano le Isole Sandwich e non lo stretto di Gibilterra, come scritto da Flavio Barbero in Flavio Barbiero: Rotta verso Atlantide.
Le stranezze e i misteri dell'Antartide si moltiplicano.
Per esempio, la Terra di Marie Byrd di 160.000 Km2 non è mai stata rivendicata da nessuno; appare come una terra di nessuno benché, sia chiaro, che gli Stati Uniti, primi ad averla esplorata nel 1929, la controllano militarmente senza averne mai chiesto la sovranità. Perché?
La ragione potrebbe essere racchiusa nella scoperta del gennaio 2008, ad opera della "British Antartic Survey", di un vulcano sepolto sotto la Terra di Marie Byrd.
L'Antartide è cosparso di vulcani e il rischio vulcanico può avere conseguenze drammatiche a livello globale, a causa dello scioglimento di una parte del ghiaccio polare.
Vulcani che sono situati nella penisola Antartica, nelle Sandwich del Sud, nella Terra di Marie Byrd e nella Baia di McMurd.
Le Isole Sandwich del sud guardano verso l'Oceano Atlantico, gli altri punti verso il Pacifico. I primi sono al centro di un complesso sistema fra la placca della Nuova Scozia, quella del Sud America e l'Antartica.
Le Isole Sandwich formano un arco, dove la zolla sudamericana scorre sotto quella della Nuova Scozia, dove si trovano vulcani propri delle zone tettoniche attive; i vulcani della Baia di McMurdo e della Terra di Marie Byrd sono originati dalla risalita diretta del magma dalle profondità del mantello superiore, come quelli delle Isole Hawaii e l'Etna.
Nella Baia di McMurd c'è l'Erebus, uno dei pochi vulcani al mondo che ha al suo interno un lago di lava liquida.
Il vulcano appena scoperto, grazie al radar dal "British Antartic Survey", appartiene al gruppo della Terra di Marie Byrd. La sua posizione implica un area più grande del previsto e ipotizza la presenza di altre strutture simili.
In Antartide l'ultima eruzione avvenne attorno all'anno 325, probabilmente la più grande degli ultimi 10.000 anni; attraverso i dati raccolti dai radar è stato possibile ricostruirne la dinamica, che produsse una nube di cenere e gas di 12 Km. di altezza.
Il vulcano recentemente scoperto sta provocando significativi cambiamenti nei ghiacci ed ha fatto comprendere che l'avanzamento del ghiacciaio Pine Island è dovuto al calore del vulcano.
L'Isola Deception, nelle Shetland Meridionali, in seguito a una potente eruzione vulcanica, probabilmente 10 mila anni fa, ha dato origine ad una baia a ferro di cavallo: Port Foster, al cui ingresso si trova un'insenatura nota come Baia dei Balenieri, con un'ampia spiaggia di sabbia nera. Un tempo vi si svolgeva la caccia alla balena e alla foca. La sua intensa attività vulcanica ha impedito insediamenti stabili.
Nel 1920-1921 le acque andarono in ebollizione; nel 1967 e nel 1969 eruzioni distrussero alcune stazioni scientifiche.
L'ultima eruzione è stata registrata nel 1992. Rimane una meta turistica per le calde acque termali che permettono di fare un bagno nel periodo dell'estate australe, quando da noi è inverno.
La stazione russa Vostok, la più isolata delle numerose stazioni scientifiche, si trova, a detta dei russi "per puro caso", proprio sopra al lago sub glaciale più grande del mondo, che prende il suo nome.
Strano e non molto credibile visto che le probabilità di costruire una base a 3623 metri su un lago di 14.000 Km2, in un continente di 14 milioni di Km2 di superficie, sono molto ristrette.

Nel 2001, due australiane che si erano incautamente avvicinate all'area di Vostok, dopo aver lasciato la stazione australiana di Casey, furono prelevate da una squadra speciale statunitense e tenute in stato d'isolamento in un luogo non ben precisato.
Il Dipartimento della Difesa a Washington, in un comunicato, confermava che le due donne erano tenute in isolamento perché malate. Da allora, riguardo allo stato delle due donne non si è più saputo nulla. Sarebbe emerso che prima di essere prelevate dal commando statunitense, abbiano comunicato alla base di Casey di aver visto qualcosa di enigmatico di cui volevano assolutamente riferire, ma non osavano parlarne via radio per timore di essere captate.
Forse proprio per quella comunicazione sono state intercettate e isolate rendendo ancora più fitto il mistero.
Non è l'unico episodio di "Missing".
Notizia del 14 giugno 2010: una troupe televisiva della California, della TV Atlantis, viene segnalata scomparsa dal novembre 2002, dopo aver girato un video che indicherebbe la scoperta di antiche rovine sotto il ghiaccio dell'Antartide.
Il governo degli Stati Uniti ha dichiarato che cercherà di bloccare la messa in onda di un video, trovato in una discarica a 160 Km. ad ovest della Stazione Vostok, dai soccorritori della Marina in Antartide, che rivelerebbe un imponente scavo archeologico in corso a 3.200 metri al di sotto del ghiaccio.
Gli avvocati della Atlantis TV, con sede a Beverly Hills, si dichiarano preoccupati per l'incolumità dei suoi dipendenti e si opporranno a qualsiasi tentativo di censura di ciò che è di pubblico dominio, perché l'Antartide non appartiene a nessun nazione. Il video, a detta della Atlantis TV, è proprietà della società.
Due ufficiali di Marina descrissero il contenuto del nastro ai ricercatori della "National Science Foundation" riferendo che vi apparivano rovine e altre cose che non potevano specificare.
Un particolare che sembra confermato da uno scienziato della Fondazione.
Funzionari della US Naval Support Task Force in Antartide hanno negato l'intera storia e di essere in possesso di qualsiasi video girato dalla scomparsa troupe televisiva.

Concludendo?
Esiste una foto scattata in Antartide nel 1966, analizzata da Miles Johnston - Irish UFO Research Center - che mostra un raggio nero pulsante sparato da una formazione di nuvole verso il ghiaccio. Testimonianza dell'uso di energia negativa? (1966 British Antartic Survey Mystery)

Antartide, terra del ghiaccio e del fuoco, la Terra Australis di leggendarie imprese, da teatro bellico a terra di ricerca, rivendicata da molti, abitata da pochi; l'antica sede di Atlantide con le sue acque calde e fredde o semplicemente un nuovo " Vaso di Pandora"?

http://www.edicolaweb.net/edic206a.htm


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MessaggioInviato: 25/07/2011, 00:23 
RISCOPERTO IL PAESAGGIO PERDUTO DI ATLANTIDE


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Sepolto in profondità sotto il sedimento del Nord Atlantico si trova un paesaggio antico, perduto con solchi tagliati da fiumi e cime che una volta appartenevano alle montagne. Geologi recentemente scoperto questo paesaggio antico circa 56 milioni d'anni utilizzando i dati raccolti per le compagnie petrolifere.

"Sembra proprio una mappa di una parte di paesaggio emerso, " ha detto Nicky bianco, il ricercatore senior. "È come un paesaggio antico fossile conservato 2 chilometri sotto il fondale marino".

Finora, i dati hanno rivelato un paesaggio circa 3, 861 chilometri quadrati (10.000 kmq) ovest delle isole Orcadi-Shetland che si estendeva sopra il livello del mare da quasi 1 km. Bianco e colleghi sospettano che è parte di una regione più grande che si fuse con quello che è ora di Scozia e può avere esteso verso la Norvegia in un mondo di caldo, Preumana.

Storia sotto il fondale marino

La scoperta è emerso dai dati raccolti da una società contraente sismica, utilizzando una tecnica avanzata dal suono eco. Alta pressione aria viene rilasciato da cilindri di metalli, producendo onde sonore che viaggiano al fondo dell'oceano e sotto di esso, attraverso strati di sedimenti. Ogni volta che queste onde sonore incontrare un cambiamento nel materiale attraverso la quale sono in viaggio, dire, da strati di arenaria, un'eco rimbalza indietro. Microfoni trailing dietro la nave su cavi registrare questi echi e le informazioni che contengono possono essere utilizzate per costruire immagini tridimensionali della roccia sedimentaria qui sotto, ha spiegato il bianco, un geologo presso l'Università di Cambridge, in Gran Bretagna.

La squadra, guidata da Ross Hartley, uno studente laureato presso l'Università di Cambridge, ha trovato uno strato rugoso 1.9 km (2km) sotto il fondale marino â€" prove del paesaggio sepolto, che ricorda la mitica Atlantide perduta.

I ricercatori hanno tracciato otto grandi fiumi e campioni di carote, prelevati dalla roccia sotto il fondale oceanico, rivelata polline e carbone, prove di vita terra-abitazione. Ma di sopra e di sotto di questi depositi, hanno trovato prove di un ambiente marino, compresi i minuscoli fossili, che indica la terra rosa sopra il mare e poi placata â€" "come un panino terrestre con pane marino, " ha affermato White.

La questione scientifica ardente, secondo al bianco, è ciò che ha reso questo aumento del paesaggio fino, poi placarsi all'interno di 2, 5 milioni di anni? "Dal punto di vista geologico, che è un periodo di tempo molto breve, " ha detto.

Il gigantesca increspatura caldo

Lui e colleghi hanno una teoria che punta a una risalita di materiale attraverso il mantello terrestre sotto l'Oceano Atlantico settentrionale chiamato pennacchio islandese. (Il pennacchio è centrato in Islanda.)

Pennacchio funziona come un tubo che trasportano il magma caldo dal profondo della terra a destra sotto la superficie, dove si diffonde come un fungo gigantesco, secondo al bianco. A volte il materiale è insolitamente caldo, e si estende in un'increspatura calda gigantesca.

I ricercatori credono che un'increspatura calda gigantesca ha spinto il paesaggio perso sopra l'Atlantico del Nord, poi come l'ondulazione passati, il Terra cadde indietro sotto l'oceano.

Questa teoria è supportata da altre nuove ricerche, mostrando che la composizione chimica delle rocce nelle creste a forma di v sul fondo dell'oceano intorno Islanda contiene un record dei picchi di magma caldo come questo. Anche se questo studio, condotto da Heather Poore, anche uno degli studenti del bianco, guardato indietro solo circa 30 milioni di anni, bianco ha detto che è speranzoso di ricerca in corso sarà individuare un crinale più anziani che registrato questo particolare increspatura caldo.

Perché i processi simili si sono verificati altrove sul pianeta, ci sono probabilmente molti altri persi paesaggi come questo. Poiché questo studio è stato completato, i ricercatori hanno trovato due più recenti, ma meno paesaggi spettacolari, sommersi di sopra di quella prima, ha affermato White.

Entrambi gli studi appaiono oggi (10 luglio) nella rivista Nature Geoscience.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10707&T=5


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MessaggioInviato: 07/08/2011, 17:42 
Cita:
vimana131 ha scritto:

A OLIMPIA SI RILEVANO GLI TSUNAMI CHE DISTRUSSERO ATLANTIDE


Olimpia, il santuario di Zeus e sede dei giochi olimpici nell'antica Grecia, probabilmente fu distrutta da uno tsunami che raggiunse l'entroterra e non, come precedentemente credevano, da terremoti e inondazioni del fiume.

Questa è la teoria più recente sollevata dal Dr. Andreas Vött dall'Istituto geografico dell'Università Johannes Gutenberg di Magonza (JGU). Vött ha eseminato il sito durante le ricerche relative a paleo-tsunami, che hanno avuto luogo negli ultimi 11000 anni lungo le coste del Mediterraneo orientale. L'ipotesi dello tsunami olimpico si è presentata a causa di sedimenti trovati nelle vicinanze di Olimpia, che erano sepolti sotto una spessa coltre di 8 metri di sabbia e altri detriti, riscoperti solo circa 250 anni fa.

"La composizione e lo spessore dei sedimenti che abbiamo trovato si adattano con il flusso d'acqua del fiume Cladeo e con eventi geomorfologici quali terremoti, " ha detto Vött. In precedenza si riteneva che un terremoto nel 551 d.C. avesse distrutto i santuari e successivamente le inondazioni del fiume Cladeo avessero riempito gli antichi palazzi. Tuttavia, Vött era perplesso che il piccolo fiume Cladeo, che scorreva in passato presso il sito olimpico, avesse potuto seppellire il sito sotto diversi metri di sedimenti, a 10-12 metri di profondità sotto il suo antico livello di piena. In collaborazione con il locale Consiglio delle antichità e colleghi dalle Università di Aquisgrana, Darmstadt, Friburgo, Amburgo e Colonia, Vött e il suo team ampiamente ricercato nell'area utilizzando metodi moderni per le analisi geomorfologiche e geoarcheologiche.

I risultati suggeriscono che la regione è stata colpita più volte da gravi inondazioni catastrofiche ed era coperto da sedimenti in passato. Cozze e conchiglie di lumaca e i resti di foraminiferi (protozoi marini) indicano chiaramente un'origine marina. I sedimenti devono essere arrivati a velocità dalla costa verso Olimpia, che ha un'altitudine di circa 33 metri sul livello del mare.

"Olimpia è ora a 22 km dal mare, ma in precedenza la costa era ad 8 km di distanza, " spiega Vött. Nel suo scenario, gli tsunami si formano dal mare e poi corrono nella stretta valle di Alpheus - che comprende anche il fiume Cladeo â€" con grande forza, e poi si precipitano sulle selle delle colline che si celano dietro Olimpia. Il santuario quindi allagato e l'acqua scorre lentamente fuori, poiché la valle dell'Alpheus è ostruita dallo tsunami che arriva e dai suoi sedimenti. Questo suggerisce che, nel contesto delle sequenze di sedimenti depositati nella zona, un tale scenario si sia ripetuto più volte nel corso degli ultimi 7000 anni; con uno degli eventi più recenti che si verificano nel VI secolo D.C.. che portato con sé la distruzione finale di Olimpia.

A sostegno dell'ipotesi dello tsunami olimpico sono il fatto che sia sul mare di fronte a lato del terreno collinare nonché in Olimpia, identici ad alta energie sedimenti sono stati trovati. "i depositi a Olimpia hanno la stessa firma i depositi dello tsunami a Monte nella valle Alpheus, " detto Vött. Regnò fuori un terremoto come la causa, come i tamburi caduti colonna del tempio di Zeus in realtà "galleggiante" nei sedimenti. Tutti i reperti sedimentologica sorprendente, geochimici, geomorfologici e geo-archeologici supportano l'ipotesi dello tsunami olimpico nuova, sensazionale. Dettagliate analisi di specie faunistica, composizione, l'origine e l'età di microrganismi ed età determinazione dei sedimenti sono stati effettuati, e questi risultati saranno presto disponibili.

Gli tsunami sono un evento frequente nel Mediterraneo orientale, che è soprattutto per l'alta attività sismica lungo l'arco di Hellenic dove la placca africana spinge sotto la placca euroasiatica, innescando forti terremoti, spesso con un accompagnamento dello tsunami. Ultimo gigantesco tsunami devastò regioni costiere nel 1908 dopo il terremoto sullo stretto di Messina (Sud Italia) dove più di 100.000 persone sono morte. Tuttavia, nel mare Egeo meridionale nel 1956, è stata registrata un'onda alta 30 metri. "Un'analisi dei documenti storici ha dimostrato che in Grecia occidentale in media ogni 8-11 anni, si è verificato uno tsunami" Vött confermato.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10663&T=2


Gli tsunami seppellirono Olimpia

Una serie di tsunami devastanti - e non un terremoto - avrebbero spazzato via la culla dei giochi olimpici nell'antica Grecia quasi 1.500 anni fa, rivela un nuovo studio.

Gli studiosi hanno a lungo pensato che Olimpia, posta alla confluenza dei fiumi Cladeo e Alfeo nel Peloponneso occidentale, venne distrutta da un terremoto nel 551 d.C. e successivamente coperta da depositi alluvionali del fiume Cladeo.

Il â€#65533;â€#65533;sito dove i primi giochi olimpici ebbero luogo nel 776 a.C. è stato infatti riscoperto solo circa 250 anni fa, sepolto sotto 8 metri di sabbia e detriti.

Gli scavi sistematici da parte dell'Istituto archeologico tedesco, iniziati nel 1875, hanno portato alla luce i resti di alcune delle opere più belle dell'arte e dell'architettura classica, come il grande tempio di Zeus. Annoverato tra le Sette Meraviglie del Mondo, vantava una statua del dio, ormai perduta, alta 12 metri e realizzata con oro e avorio.

Secondo Andreas Vött, dell'Istituto di Geografia dell'Università Johannes Gutenberg di Mainz, in Germania, la sepoltura di Olimpia "è uno dei misteri geoarcheologici più interessanti nel mondo mediterraneo".

È difficile spiegare come il piccolo fiume Cladeo possa innanzitutto aver sepolto Olimpia sotto diversi metri di sedimenti, per poi scendere di 10-12 metri fino al livello dei tempi antichi.

Vött, che sta indagando gli tsunami verificatisi lungo le coste del Mediterraneo orientale negli ultimi 11.000 anni, ha condotto analisi sedimentarie, geofisiche, geochimiche e di microfaunistiche grazie a 22 carottaggi nel sito.

"Sia la composizione che lo spessore dei sedimenti che troviamo a Olimpia non combaciano col potenziale idraulico del fiume Cladeo e alla geomorfologia della valle", ha detto Vött.

Una forte prova di ripetuti tsunami arriva dalla presenza di molluschi, gusci di lumaca e resti di numerosi foraminiferi (protozoi marini). I sedimenti furono trasportati nell'entroterra ad alta velocità ed energia, raggiungendo Olimpia anche se il sito si trova a circa 33 metri sopra il livello del mare.

"In passato, Olimpia non si trovava a 22 km dal mare come lo è oggi. Allora la costa era a 8 km, o forse anche di più, verso l'interno", ha detto Vött.

In questo scenario, gli tsunami arrivarono dal mare e si scaraventarono sulla stretta valle dell'Alfeo, dove scorre il fiume Cladeo, incanalandosi verso la sella (il passo di montagna) dietro il quale si trova Olimpia.

Un'ulteriore prova è il fatto che sono stati trovati identici sedimenti di origine tsunamigenica sul lato del mare di fronte delle colline.

"Olimpia documenta almeno quattro fasi di inondazioni ad alta energia che hanno evidentemente colpito tutta la valle", scrivono Vött e i suoi colleghi in una ricerca che sarà presentata nel settembre 2011 a una conferenza accademica internazionale a Corinto, in Grecia.

Una dei depositi alluvionali trovato vicino a Olimpia è stato datato tra il 585 e il 647 d.C. Questo combacia "bene con il terremoto nel 551 d.C., durante il quale viene documentata la distruzione di Olimpia", scrivono i ricercatori.

Secondo Vött, ulteriori prove contro l'ipotesi del terremoto si trovano nei frammenti caduti dalle colonne del Tempio di Zeus, che non giacciono direttamente l'uno sopra l'altro, come ci si aspetterebbe dopo un terremoto, ma "fluttuano" tra i sedimenti.

Principalmente frutto di vaste attività sismiche lungo l'Arco ellenico, gli tsunami sono un evento frequente nel Mediterraneo orientale.

Il più recente mega-tsunami nel Mediterraneo si è verificato nel 1908, causato da un devastante terremoto nello Stretto di Messina che fece oltre 100.000 morti. Uno tsunami con onde alte 30 metri è stato invece registrato nell'Egeo meridionale nel 1956.

"La valutazione dei resoconti storici ha dimostrato che nella parte occidentale della Grecia c'è uno tsunami in media ogni 8-11 anni", ha detto Vött.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10737&T=2


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MessaggioInviato: 28/08/2011, 17:28 
UNA CIVILTA' DI 9000 ANNI IN ARABIA

Un nuovo sito archeologico scavato in Arabia rivela che i cavalli furono addomesticati 9000 anni fa nella Penisola Araba.

La scoperta di una nuova civiltà, chiamata al-Maqar dal nome del sito, sfida la teoria corrente che gli equini siano stati addomesticati 5500 anni fa, nell'Asia Centrale, dice Ali al-Ghabban, Vice-Presidente delle Antichità e dei Musei della Commissione Saudita per il Turismo e le Antichità.

"Questa scoperta modifica le nostre conoscenze relative all'addomesticamento dei cavalli e all'evoluzione della cultura nel tardo periodo Neolitico, " ha detto Ghabban in una conferenza tenuta a Jeddah.

"La civiltà Maqar fu molto avanzata, per il periodo Neolitico. Nel sito scoperto appaiono chiaramente le origini dell'addomesticamento dei cavalli, 9000 anni fa."

Nel sito si trovano anche scheletri mummificati, punte di frecce, grattatoi, frantoi per il grano, torni, telai ed altri attrezzi che mostrano una cultura abile nell'artigianato.

L'Arabia Saudita, il maggior esportatore mondiale di petrolio, sta cercando di diversificare la propria economia e spera d'incrementare il turismo.

L'anno scorso la SCTA ha proposto delle mostre al museo CaixaForum di Barcelona e al Louvre di Parigi, per mostrare i ritrovamenti storici della Penisola Araba.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10781&T=2




PORTO SOMMERSO DI 5000 ANNI FA IN ANATOLIA

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Ecco la prova che il Mediterraneo era un mare isolato, non comunicante con gli oceani, sino ad un'epoca in cui i Faraoni regnavano già sull'Egitto: le sue acque erano molto più basse di quele dell'oceano, a causa dell'evaporazione.

Gli archeologi hanno trovato i resti d'un porto di 5000 anni fa presso la città di Alanya, nella provincia di Antalya, a sud dell'attuale Turchia.

Immergendosi al largo di Alanya, gli archeologi sottomarini hanno trovato l'antico porto della città di Syedra.

Il sub archeologo Hakan Oniz della Eastern Mediterranean University riferisce che il porto risale a 5000 anni fa e che vi sono state ritrovate testimonianze appartenenti all'Età del Bronzo.

Gli abitanti di quei luoghi erano dediti alla pesca e alla navigazione, sin da quei tempi antichi.

Syedra è divisa in due parti; l'area del porto, dalla quale le mercanzie erano portate verso l'interno e verso la città vera e propria, e la città stessa, che si trova oggi a 240 metri di profondità sotto le acque del Mar Mediterraneo.

La profondità rilevante alla quale sono state trovate le installazioni portuali, e l'epoca a cui vengono attribuiti i ritrovamenti, appaiono proprio come una possibile conferma degli studi di Arecchi su Atlantide!

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10782&T=2


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MessaggioInviato: 02/10/2011, 18:09 
NEI DARDANELLI UNA CITTA' PERDUTA BEN PIU' ANTICA DI TROIA, SOMMERSA COME ATLANTIDE

Una nuova prova dell'innalzamento delle acque del Mediterraneo che ha sommerso insediamenti umani, come ha sommerso Atlantide (v. i nostri articoli nella sezione "Atlantide").

Un gruppo di ricercatori dell'Università di Canakkale (Dardanelli) ha trovato le tracce d'una città perduta, più antica della famosa Troia, sotto le acque dello stretto dei Dardanelli.

Condotto dal professor Rüstem Aslan, il gruppo archeologico ha condotto la ricerca in superficie presso Erenkoy, sulla spiaggia di Canakkale. Il gruppo ha trovato ceramiche e vasellame che hanno fatto pensare alla vicinanza d'un insediamento. La ricerca ha datato le ceramiche come appartenenti a una città di 7000 anni fa. Con lo sviluppo della ricerca, ne sono stati identificati i resti sotto le acque dello Stretto dei Dardanelli.

La città scomparsa giace all'imbocco del mare Egeo, sul lato europeo dello Stretto. Il professor Rüstem Aslan dice che le ceramiche indicano una data intorno al 5000 a.C. Le civiltà che si trovavano presso i Dardanelli e il Bosforo furono in seguito sepolte sotto le acque. Le tracce ora ritrovate sono sott'acqua per il 90% e indicano un netto innalzamento del livello del mare.

Fonte: National Turk, 26/9/2011.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10876&T=2


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MessaggioInviato: 04/10/2011, 18:13 
Queste immagini tratte da Google Earth rivelano come il fondo del Canale di Sicilia si presenti come la Dorsale Atlantica ed è l'unico posto in tutto il Mediterraneo dove la si può vedere.
Ciò dimostra che in questo punto la Placca Tettonica si è allontanata dall'Africa,quando succede questo fenomeno,vi è lo sprofondamento del territorio e la generazione di Vulcani,vi è da scoprire in che periodo è avvenuto questo evento?.

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Queste sicuramente sono resti di città sommerse vicino la costa Libica.



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ANTICA CITTA' GRECA SOMMERSA COME ATLANTIDE


Un'antica città greca sommersa, risalente all'età epica di Omero, risorge dal fondo dell'Egeo.

Usando attrezzature per il rilievo sottomarino e software per la ricostruzione, gli archeologi e gli esperti informatici si sono uniti per rilevare e ricreare digitalmente un porto dell'Età del Bronzo che fu sonmerso 3000 anni fa, dalla stessa improvvisa risalita delle acque del Mar Mediterraneo che causò la fine di Atlantide.

E' la prima volta che una città sommersa è stata interamente rilevata e riprodotta in 3D in maniera realistica.

L'intera città, che copre venti acri (una decina di etttari) è stata rilevata ad altissima risoluzione, con un margine d'errore inferiore ai tre centimetri.

Il rilievo è stato condotto da un gruppo archeologico dell'Università di Nottingham e sarà presentato in uno speciale documentario della BBC Two documentary, la sera di sabato 8 ottobre.

Non si conosce nulla su questa città, né il nome né la sua importanza o la struttura politica. Si pensa che fosse fiorente nel periodo tra il 2000 e il 1200 a.C., con un forte sviluppo nei due secoli compresi tra il 1700 e il 1500 a.C., e fu forse abbandonata prima del 1100 a.C., perché il libello del mare, salendo repentinamente, ne causò la sommersione.

Si pensa che, all'epoca del massimo sviluppo, la città fosse un satellite commerciale o politico della civiltà minoica cretese (e quindi di Atlantide?), poiché Creta si trova solo 80 miglia a sud.

Potrebbe anche essere stata una delle città importanti del Regno di Laconia (la Sparta dell'era micenea), lo stato che nella leggenda omerica fu retto dal re Menelao, marito di Elena, che scatenò la guerra di Troia.

Certamente il sito fu una città fiorente con circa 2000 abitanti, intorno al 1200 a.C.

Condotto dagli archeologi marini Jon Henderson dell'Università di Nottingham (Underwater Archaeology Research Centre), il rilievo ha localizzato molti edifici, sei strate principali, luoghi religiosi con altari e tombe.

L'intera città giace a quattro metri di profondità sotto le acque dell'Egeo, lungo la fascia costiera del Peloponneso.

Al centro della città c'era una piazza di 40 x 20 metri. Le case avevano sino a dodici stanze. Un edificio più grande conteneva anche magazzini e dispense di cibo.

La città fu sommersa a causa d'una serie di terremoti.

"I rilievi della città sono stati un'operazione veramente unica. Si tratta d'uno dei pochi posti della terra in cui, come archeologo marino, puoi letteralmente nuotare tra le vie di una antica città sommersa e andare a visitare una tomba sott'acqua, " ha detto il Dr. Henderson.

"Le informazioni dettagliate che abbiamo archiviato ci forniscono una visione dettagliata, senza precedentim di che cosa fosse una città micenea dell'Età del Bronzo, " ha aggiunto.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10898&T=2


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MessaggioInviato: 23/10/2011, 19:51 
UN'ANTICA CIVILTA' NEL DESERTO CINESE


HOHHOT - Scoperti 10 siti di un'antica civiltà nel Deserto Badain Jaran, il più grande della Cina, nel nord della Mongolia Interna.

Un gruppo di 11 archeologi ha trovato grandi quantità di oggetti di pietra e di ceramica di 5000 anni fa, in un'area di 15.000 metri quadrati, che indicano che una civiltà fioriva in quel deserto.

Uno degli oggetti più significativi è un'anfora a colori rossi e neri, un oggetto dell'arte neolitica di 4500 anni fa.

In tutti i 10 siti sonio stati trovati oggetti lavorati di vetro naturale e d'agata.

Il Deserto Badian Jaran copre 47000 km quadrati ed è scarsamente popolato. E' famoso per le dune stazionarie di sabbia, le più alte del mondo. Alcune toccano i 500 metri. Ci sono anche laghi nati da sorgenti tra le dune.

Tutti i luoghi dei ritrovamenti sono vicini a questi laghi.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=10920&T=2


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Forscher entdeckt versunkene Stadt

Solola (Guatemala) – Sensationelle Entdeckung im Atitlan-See: In 30 Meter Tiefe hat der Archäologe Roberto Samayoa Asmus die mehr als 2000 Jahre alte Stadt Samabaj entdeckt. Ein mystischer Platz, den die Maya einst für Zeremonien nutzten.

Asmus glaubt, dass Samabaj auf einem Vulkan im Atitlan-See errichtet wurde: „Die Theorie ist, dass es ein Ort für Pilger war, von dem man über den ganzen See blicken konnte.“
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Doch die quadratische Anordnung der Häuser und Werkstätten für Töpferarbeiten lassen darauf schließen, dass es mehr als nur eine Kultstätte der Maya war. Laut einem Bericht des mexikanischen Fernsehsenders „Televisa“ war Samabaj die erste Stadt Guatemalas.

Töpferwerkstätten und bis zu drei Meter hohe Altare zeugen von einer hoch entwickelten Zivilisation. Die Stadt blühte.


Die Kultgegenstände, die in 30 Meter Tiefe gefunden wurden, sind auch nach mehr als 2000 Jahren noch erstaunlich gut erhalten. Die Schätze werden in einem Museum ausgestellt.

„Die Gegenstände stammen aus der Zeit von etwa 300 Jahren vor Christus. Darunter auch 1,5 Meter lange Weihrauchstäbchen. Wir fragen uns natürlich, wie die Gegenstände 2000 Jahre so gut überstehen konnten“, sagte Museumsmitarbeiter Josente Morales.

Der Atitlan-See liegt auf einer Höhe von ca. 1500 Metern. Er ist der drittgrößte See des Landes und befindet sich 300 Kilometer westlich der Hauptstadt Guatemala-City.

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[img]http://bilder.bild.de/fotos-skaliert/ashipsailsontheatitlanlake-withthesanped_23815871_mbqf-1321711003-21111040/2,h=343.bild.jpg
[/img]
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http://www.bild.de/video/clip/schatzsuc ... .bild.html


http://www.bild.de/news/ausland/schatzs ... .bild.html


Qualcosa in italiano

http://www.express-news.it/misteri/sens ... atlantide/


Ultima modifica di vimana131 il 20/11/2011, 19:46, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 25/11/2011, 21:25 
Cita:
vimana131 ha scritto:

ANTICA CITTA' GRECA SOMMERSA COME ATLANTIDE


Un'antica città greca sommersa, risalente all'età epica di Omero, risorge dal fondo dell'Egeo.

Usando attrezzature per il rilievo sottomarino e software per la ricostruzione, gli archeologi e gli esperti informatici si sono uniti per rilevare e ricreare digitalmente un porto dell'Età del Bronzo che fu sonmerso 3000 anni fa, dalla stessa improvvisa risalita delle acque del Mar Mediterraneo che causò la fine di Atlantide.




Tutto questo mi fa pensare al mito della Tirrenide, l'antica Italia a forma di foglia di quercia, sede di una civiltà sapiente, che un antico cataclisma di origine vulcanica sconvolse e sommerse, estendendo lo spazio occupato dal mar Tirreno e dando all'Italia l'attuale forma di stivale.
Questo mito è ben distinto da quello dell'Atlantide; lo studiarono, in vario modo, Ravioli, Mazzoldi, Di Nardo ed altri. E' un mito ben presente nel corpus di credenze di alcuni filoni esoterici tutti italiani, sicuramente almeno fin dai primi dell'ottocento.



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MessaggioInviato: 26/11/2011, 14:13 
ATLANTIDE

un mondo scomparso, un'ipotesi per ritrovarlo



Il libro di Arecchi su Atlantide propone la ripresa ed il completamento di indagini svolte intorno al 1920 da archeologi e altri studiosi francesi e tedeschi. Il mito del "leggendario paese" di Atlantide avvolge da oltre 2500 anni le origini delle nazioni mediterranee e che risale a due testi del grande filosofo greco Platone. L'Atlantide descritta da Platone era una società ben organizzata, ricca di risorse agricole e materiali. Le indagini svolte nel libro portano a ritenere che si trattasse di una cultura "pre-libica". I suoi abitanti, originari della regione dell'Ahaggar (nel cuore dell'attuale deserto del Sahara), si sarebbero stabiliti in una pianura che oggi è sommersa sotto le acque del canale di Sicilia (e la capitale di quel Paese si sarebbe trovata a circa 500 km a nord di Tripoli ­ 150 km a sud-est dell'isola di Malta). Atlantide si sarebbe confrontata a lungo con l'Egitto dei Faraoni e sarebbe stata sommersa verso l'anno 1200 a.C., da un'immensa ondata di piena provocata dalla tracimazione di un mare che si trovava a quell'epoca nel bacino, oggi occupato dal Grand Erg orientale e dalla regione degli Shott, tra l'Algeria e il sud della Tunisia. L'ondata, uscendo dall'attuale golfo di Gabès, avrebbe travolto tutta quella civiltà, che può ben essere considerata come una delle più importanti dell'antico Mediterraneo... e tutto ciò che ne rimase sono: il racconto di Platone, alcune leggende, alcune tracce nei bassorilievi dell'Antico Egitto e nei dipinti sahariani, nel Tassili n'Ajjer, presso Djanet.

Il libro ci porta in un contesto geografico completamente diverso dall'attuale, in cui il Mediterraneo era diviso in due mari, al cui centro c'era l'Italia unita alla Sicilia e alla Tunisia. Un'estesa pianura fertile tra Europa e Africa formava un "ponte" dove, tra il 3000 e il 1200 a.C., si sarebbe sviluppata la civiltà di Atlantide, in eterna lotta contro l'Egitto. Questa la teoria dell'Autore, secondo il quale il continente scomparso si trovava nel Mediterraneo. Una nuova ipotesi, dunque, per ritrovare l'Atlantide di Platone...


Immaginiamo di ritornare indietro nel tempo, 3300 anni fa, intorno all’anno 1300 a.C. (ossia novemila mesi prima di Solone, dalla cui narrazione il filosofo Platone trasse le proprie informazioni su Atlantide).
Quello che oggi è il Mare Mediterraneo doveva essere a quel tempo distinto in due mari, posti a quote diverse e privi di comunicazioni reciproche.
Ad ovest, il bacino costituito dal Mediterraneo occidentale e dal Tirreno era - come oggi - in comunicazione con le acque dell’Oceano, attraverso lo stretto dell’attuale Gibilterra, che si era aperto più di mille anni prima, e le sue acque avevano ormai raggiunto un livello simile a quello odierno, grazie all’apporto costante garantito dall’apertura di quella bocca di comunicazione con le acque oceaniche.
Un secondo mare, ad est, andava dalla Piccola Sirte alla costa siro-palestinese e comprendeva lo Ionio, il basso Adriatico e il Mar di Candia (mentre il territorio Egeo, tutto emerso, costituiva una vasta pianura costellata di rilievi montuosi di origine vulcanica). Esso era ben separato dal primo, perché al posto dello stretto di Messina esisteva un istmo roccioso e quello che oggi è il canale di Sicilia era allora una fertile pianura, irrigata da fiumi e protetta da alte montagne, che scendeva dolcemente verso le sponde del mare inferiore.
Le acque del Mediterraneo orientale dovevano trovarsi ad una quota di circa 300 m sotto quella odierna. Faremo riferimento a questa quota come “livello zero” per misurare le altitudini relative.
All’estremo occidente del Mediterraneo orientale, non lontano da dove ora si erge l’isola di Malta, due strette imboccature davano accesso ad un grande golfo, profondo oltre mille metri. Intorno a quel golfo, protetto alla sua imboccatura da una vasta isola, era sorta una civiltà fiorente, fondata da una stirpe libica che era forse scesa sino a qui dalle alte montagne del sud.
Chi fosse provenuto da oriente, da Creta o dall’Egitto, avrebbe visto una costa rocciosa, piuttosto ripida, nella quale si aprivano due stretti, ai lati di un’ampia isola, con un’estensione compresa tra 11.000 e 17.000 km2, che si ergeva sino ad una collina di circa 150 m. I due stretti a nord e ad ovest dell’isola misuravano tra i 15 e i 30 km. Poteva però essere anche una penisola, con un solo stretto alla sua estremità nord, quale unico accesso al grande golfo.
Possiamo identificare in questo sistema di stretti le “colonne d’Eracle” dell’antica mitologia (e una delle due “colonne” appare identificabile nel massiccio roccioso dell’attuale isola di Malta).
Le alture più elevate di quel sistema emergono ancora dal mare del canale di Sicilia e sono: Pantelleria, le isole Pelagie (Lampedusa e Linosa), le isole maltesi.
Lungo la sponda settentrionale del golfo si ergeva un sistema di rilievi, un po’ più elevato di 500 m, che dominava il panorama (le attuali isole maltesi); le coste meridionali erano un po’ più dolci, ma un lungo e piatto rilievo si elevava vicino al mare, sino ad oltre 400 m dal pelo delle onde, e di fronte ad esso, non lontano, un’alta isola sorgeva dalle acque del bacino (le attuali isole di Lampedusa - la prima - e di Linosa, quella staccata dalla costa). In direzione nord-ovest, in fondo al grande golfo, si stagliava un imponente picco vulcanico, alto più di 1100 m dalle acque del mare. Per usare un chiaro riferimento attuale, si trattava di quella che oggi conosciamo come l’isola di Pantelleria. Dietro di essa, a nord, la costa saliva a delimitare l’orizzonte, per un’altezza di almeno 300 m. Al di là vi era l’altro mare, che riceveva ormai da secoli l’apporto delle acque dall’Oceano, e da lì
“era possibile raggiungere le altre isole per coloro che allora compivano le traversate e dalle isole a tutto il continente opposto, che si trovava intorno a quel vero mare ( pontos)... Infatti tutto quanto è compreso nei limiti dell'imboccatura di cui ho parlato appare come un porto caratterizzato da una stretta entrata: quell'altro mare, invece, puoi effettivamente chiamarlo mare e quella terra che interamente lo circonda puoi veramente e assai giustamente chiamarla continente.” (Platone)

Quel mare, che era da secoli in collegamento con le acque dell’Oceano tramite la bocca di Gibilterra, era molto vicino a debordare al di qua della sua sponda e a dilagare verso il golfo ed il Mediterraneo orientale, posti ad una quota più bassa. Questa era la vera maledizione pendente sul capo del popolo (Atlanti-Tjehenu) che abitava quelle terre, ma essi forse erano convinti che la situazione di precario equilibrio potesse durare in eterno, così come essi l’avevano sempre vissuta.
Ad ovest del “porto” o golfo che abbiamo descritto si stendeva un’ampia, fertile pianura irrigua, che ritorniamo a descrivere con le parole usate da Platone. Essa riceveva da nord le acque della Medjerda, che oggi scendono al mare non lontano da Tunisi, mentre da ovest poteva essere abbondantemente irrigata grazie alle acque provenienti dall’ampio “mare” interno, le cui acque dovevano essere piuttosto dolci. Quell’estensione di pianura corrisponde, per misure e caratteristiche fisico-climatiche, al territorio descritto da Platone: la distanza dalla chiusura del golfo, verso sud, sino alle sponde del Mediterraneo occidentale, è di 540 km (tremila stadi), e quella dalla costa del golfo sino ai rilievi alle spalle della pianura, che delimitavano il mare interno, di 360 km (duemila stadi).
Il filosofo narra che gli abitanti di Atlantide coltivavano - fra l’altro - datteri e banane, in mezzo ad una fauna in cui spiccava la presenza di elefanti.
Dalla costa, la pianura saliva dolcemente verso ovest, in direzione di una cresta di colli di origine vulcanica, ricchi di giacimenti metalliferi, dalla struttura morfologica in prevalenza tufacea. Al di là della cresta, a circa 450 km di distanza dalle acque del Mediterraneo, si stendeva un enorme bacino d’acqua: un vero e proprio mare, la cui superficie era posta ad una quota di circa 650 m superiore a quella del Mediterraneo. Quel mare raccoglieva le acque di un vasto bacino pluviale, che andava dall’attuale massiccio degli Aurès, a nord, a sud sino ai massicci del Tassili e dell’Ahaggar (la “montagna Atlante”, secondo il testo di Erodoto), dal quale scendeva il fiume che oggi ha il nome di Wed Igharghar. Le sue acque, a loro volta, alimentavano un emissario che scendeva verso est, al Mediterraneo: un fiume perenne, che irrigava le terre della vasta pianura.
Quando l’acqua toccava il massimo livello quel mare poteva raggiungere una profondità di circa 350-380 m ed aveva una forma quasi circolare, con una superficie di oltre 280.000 km2, paragonabile per estensione a quella dell’intera penisola italiana. Nel fondo del suo bacino oggi c’è un grande sedimento di sabbia, il Grand Erg orientale (Igharghar): uno dei deserti sabbiosi più estesi al mondo. Si può suppone che a quel grande mare fosse attribuito in epoca antica il nome primitivo di “oceano (pelagos) Atlantico”. Per comodità, visto che il mito antico pose in quella regione il Giardino delle Esperidi e che ancora oggi il suo fondo disseccato si chiama “Chott el Djerid” (palude disseccata del giardino, del palmeto), lo chiameremo “il mare dei Giardini”.
A sud-ovest del mare dei Giardini, a una distanza di altri 500 km, si ergeva verso il cielo il grande massiccio roccioso dell’Atlante... si tratta della montagna oggi nota col nome berbero di Ahaggar, “nobile”. Ricorriamo alla descrizione offertane da Erodoto:
“È stretto e circolare da ogni parte ed alto — a quanto si dice — tanto che le sue vette non si possono scorgere: giammai infatti le abbandonano le nubi, né d’estate né d’inverno. Gli indigeni dicono che sia una colonna della volta celeste”.
Le cime più alte di quel massiccio, nella montagna oggi chiamata Atakor, erano quasi 2800 m più in alto del livello delle acque dell’oceano (ossia 3400 al di sopra del livello del Mediterraneo di allora). Alle pendici di quella montagna – racconta Erodoto – viveva un tempo il popolo degli Atlanti:
“Da questo monte gli abitanti del paese hanno tratto il nome, si chiamano infatti Atlanti. Si dice che essi non si nutrano di alcun essere animato e che non abbiano sogni.
Due percorsi principali, tradizionalmente, conducono dalle sponde del Mediterraneo verso le montagne dell’Ahaggar, e corrono l’uno lungo la sponda ovest dell’antico Mare dei Giardini (è la strada che conduce alle oasi di El Goléa e di Ghardaia, “alti luoghi” del turismo sahariano, i cui wed – quando portano acqua – puntano ancora in direzione del grande mare disseccato), l’altro lungo la sua sponda orientale, ed è la grande “strada dei carri”, cosparsa di dipinti e graffiti rupestri, descritta nelle sue tappe e oasi dal racconto di Erodoto, percorsa a suo tempo anche dalle truppe romane che penetrarono l’Africa sino al bacino del Niger. La sponda nord era rocciosa, dello stesso tipo di rocce che si frantumarono nel disastro che provocò la fine di Atlantide: sono le gole e i canyon che solcano il versante sud delle montagne degli Aurès e che, in prossimità di Bou Saada, vanno a sfociare sulle prime sabbie dell’antico grande mare. Il fondo disseccato di quel grande mare è occupato ancora oggi da un impenetrabile deserto di sabbia. Ad ovest, all’interno del primitivo bacino, corre ancora da sud a nord una falda d’acqua abbastanza ricca da fornire vita e nutrimento alle oasi del Souf: in questa regione è sorta El Wed e ad una quota più in alta, verso l’antica sponda occidentale, si trovano Wargla e i pozzi petroliferi di Hassi Messaoud.
In quella regione viveva un popolo libico o “pre-libico”, prospero per agricoltura e commerci, dotato di una propria struttura di stati “confederati” in una sorta di impero. Quegli uomini erano grandi costruttori e grandi navigatori e usavano una scrittura, presumibilmente simile a quella libico-berbera; nei geroglifici egizi erano chiamato Tjehenu e nei testi greci Atlantói. Diversi popoli erano loro confederati o vassalli (e ne ritroveremo taluni nell’elenco dei popoli del mare che sciamarono verso l’Egitto, dopo la catastrofe finale).
Se vogliamo provare a riunire gli indizi offerti dai vari autori dell’epoca classica, quel popolo poteva essere giunto alle coste del Mediterraneo dalla grande montagna dell’interno, detta Atlante, al di là del mare “sospeso”, con una migrazione di oltre 2000 km. Almeno sin dal 3000 a.C. gli Atlanti erano capaci di costruire con grandi blocchi di pietra città fortificate e vivevano in costante confronto con l’impero dei Faraoni, in quel lungo confronto che taluni studiosi hanno chiamato “la guerra del bronzo”. Fra i prodotti di vitale importanza per la diffusione della tecnologia, essi detenevano il monopolio di importanti giacimenti di ossidiana, un materiale litico (vetro vulcanico) molto pregiato per la produzione di lame e di altri oggetti d’uso. Fra le principali fonti dell’ossidiana nel Mediterraneo, si collocano inftti Pantelleria l’alto picco vulcanico, posto proprio al fondo del loro grande golfo) e le isole Eolie, che dovettero far parte dei territori sotto loro controllo.
Le miniere di rame nativo (oréi-chalkos) si trovavano sulle colline alle spalle della pianura atlantide, ma una grande innovazione tecnologica fu costituita dall’uso del bronzo, lega tra rame e stagno, con migliori caratteristiche di durezza e di resistenza.
L’obiettivo strategico per ottenere il monopolio del bronzo era il controllo delle miniere di stagno, di cui l’Africa è priva. I Faraoni sostennero per questo la lunga guerra contro gli Hittiti e conquistarono il controllo delle miniere dell’Anatolia. Gli Atlanti dovettero rivolgersi altroveò il loro stagno proveniva dal sud-ovest della penisola iberica, e forse dalla Cornovaglia. In effetti, la rete dei loro rapporti commerciali potrebbe essere stata connessa con la diffusione delle “culture megalitiche” in Europa e nel Mediterraneo occidentale.
Secondo il racconto sviluppato da Platone nei suoi Dialoghi, la società atlantide era strutturata in un sistema statale (una confederazione di piccole monarchie, a quanto pare di poter interpretare il racconto del filosofo), che praticava l’agricoltura, costruiva città, fondeva i metalli (oro, rame e stagno) e aveva scoperto il modo di legarli per ottenere il bronzo, conosceva la scrittura, aveva praticato un espansionismo di conquiste estese sino alla Tirrenia (attuali Lazio e Toscana), combatteva da 2000 anni contro i signori dell’Egitto ed era entrata in conflitto con popolazioni pelasgiche che vivevano sulle coste della pianura egea... i suoi combattenti sono stati raffigurati in bassorilievi egizi e nei dipinti rupestri delle piste sahariane, usavano carri da guerra e da caccia trainati da cavalli, e Platone si sofferma a lungo su una serie di usanze di quel popolo sulle quali, oggi, non possiamo esprimere molti dubbi...
Secondo Platone, i sacerdoti di Sais avevaro raccontato a Solone che grandi siccità, mai viste prima, avevano calcinato la terra intera, immensi incendi avevano imperversato sulle contrade e distrutto le foreste, fulmini erano caduti dal cielo, terremoti avevano scosso il pianeta, provocando grandi e considerevoli distruzioni, disseccando sorgenti e fiumi. Alle siccità sarebbero sopravvenute le inondazioni ed enormi trombe d’acqua si sarebbero riversate sulla terra, inghiottendo - tra l’altro - l’isola degli Atlanti. Quei cataclismi sembravano segnare una fase di transizione, il passaggio da un periodo con un clima più caldo ad un’altra fase, con condizioni di vita più dure.
Corrispondono tali descrizioni a mutamenti climatici che potrebbero essere realmente avvenuti nel sec. XIII a.C.?
Secondo altri documenti contemporanei (le iscrizioni egizie di Medinet Habu, l’Esodo biblico), le catastrofi descritte avvennero veramente. Fu proprio verso il sec. XIII a.C. che la Libia (Nordafrica) conobbe il culmine di una grande fase di desertificazione. Un’iscrizione di Karnak precisa: “I Libici vengono in Egitto per cercare di sopravvivere”. Anche il mito di Fetonte può ricordare una serie di drammatiche siccità che colpì il Mediterraneo, “all’origine della storia dei Greci”.
Tutto quel mondo che abbiamo descritto finì nello spazio di ventiquattr’ore, in un giorno di un anno compreso tra il 1235 e il 1220 a.C.. Una serie di violenti terremoti incrinò seriamente la consistenza degli sbarramenti rocciosi (fatti di tufo e quindi abbastanza friabili, forse già indeboliti da infiltrazioni d’acqua) e aprì alcune brecce, che ben presto cedettero di fronte alla pressione delle acque dei due grandi bacini posti alle quote superiori: il mare sahariano e il Mediterraneo occidentale, costantemente rifornito dalle acque dell’Oceano. Le acque si fecero strada con impeto in canaloni larghi decine di chilometri, con ondate di piena veramente immani, neppure lontanamente paragonabili a quella del Vajont, che è drammaticamente rimasta nella memoria degli italiani. Pur calcolando per difetto il volume del mare sahariano, abbiamo detto che esso in antico conteneva almeno 50.000 chilometri cubi d’acqua, sino ad una quota massima di 650 m sul livello del Mediterraneo orientale. Per determinare l’energia potenziale di quell’ondata, potremmo schematicamente identificare il baricentro della massa d’acqua versata a + 350 m. Ne sarebbe derivato l’impatto di un’energia equivalente almeno a 17,5 x 1015 kgm = 17 x 1016 Joule. Supponiamo pure che il livello dell’acqua nell’invaso originale potesse essere già sceso di molto, all’epoca della catastrofe, a causa dei sopravvenuti cambiamenti climatici, ma certo un’ingente l’onda d’urto si poté rovesciare sulla pianura sottostante. Per distruggere e spazzar via completamente Atlantide, sarebbe bastata un’ondata costituita da meno di un decimo del volume del mare superiore, riversata dal dislivello allora esistente con il bassopiano. L’enorme cascata andò a colpire con un impatto diretto l’isola con la capitale di Atlantide, che si trovava ad una distanza di circa 600 km dallo sbarramento.
Ancora oggi, a chi guardi con attenzione su una carta geografica o su una foto satellitare la regione del Grand Erg orientale, del Golfo di Gabès e della Piccola Sirte, l’antica catastrofe traspare “tra le righe”: il Golfo di Gabès appare come un vero e proprio “imbuto” e non è difficile immaginarsi l’enorme massa d’acqua che vi si scaricò, per riversarsi, con grandi quantità con fango e sabbia, nei bassifondi antistanti, che un tempo dovevano costituire una fertile pianura. Dobbiamo ancora spiegarci, però, perché mai quella zona sia poi rimasta, nei secoli, annegata sotto le acque.
La stessa serie di terremoti ruppe altri diaframmi rocciosi: innanzitutto quello che delimitava a nord la grande pianura in declivio e che costeggiava un mare a un livello più basso, ma di gran lunga più pericoloso: perché quel mare era ormai collegato agli Oceani, e da loro riceveva un afflusso d’acqua costante. Quando anche quelle acque cominciarono a riversarsi sulla pianura di Atlantide, la storia di quella civiltà fu definitivamente sommersa sotto centinaia di metri di acqua salata. I due Mediterranei si fusero in un solo mare. Fu definitivamente sommersa la pianura dell’Egeo, costellata di rilievi montuosi, che rimasero trasformati in arcipelaghi. Per alcuni secoli, gli Achei e gli altri antenati delle culture mediterranee videro l’acqua che saliva, copriva i loro porti, le città costiere e portava via i loro migliori terreni coltivabili... Alcuni di loro tentarono di conquistare l’unico rifugio possibile, la grande pianura che s’innalzava lungo il corso del grande fiume Nilo, al riparo dalla salita del mare... ma furono respinti o assorbiti dalla grande civiltà che già, lungo quelle sponde, aveva costruito un impero, destinato a durare nei secoli e a lasciare di sé un’impronta immortale...
Tutto ciò rimase impresso nei miti di origine della stirpe greca, col diluvio di Deucalione e Pirra, con le grandi epopee di Eracle e degli Argonauti. Il quadro del cataclisma appare completo se immaginiamo che la stessa serie di scosse telluriche provocasse il cedimento del diaframma (istmo roccioso) che collegava l’Italia alla Sicilia, con la conseguente apertura dello stretto di Messina.
L’impeto della corrente scavò un solco profondo, un letto tortuoso al centro del canale di Sicilia, intaccando e disgregando le rocce di minore resistenza, e andò a biforcarsi, con violenza, contro le rocce più consistenti dell’imponente picco vulcanico di Pantelleria. Il risultato dei cataclismi di quel periodo dovette essere un flusso di corrente verso est, dalla portata molto maggiore di quella che, attraverso Gibilterra, alimentava il livello del Mediterraneo; un flusso che durò a lungo, il cui effetto fu probabilmente rafforzato da quello proveniente dallo stretto di Messina. Si può calcolare che l’innalzamento delle acque nel Mediterraneo sino al livello attuale abbia comunque impiegato alcuni secoli. Le acque fluivano come una veloce corrente tra le sabbie e i fanghi che si erano riversati nel golfo della Piccola Sirte dal grande mare sahariano, e salivano di livello sino ai Dardanelli, alla costa siriana, al Delta del Nilo, coprivano tutti i porti dell’antica cultura minoica, trasformavano Ilio in una città marinara, e spingevano sino a lì i conquistatori Achei, ben decisi a impadronirsi dei poteri e delle ricchezze che il nuovo mare rendeva loro accessibili. Altri di loro partirono verso le rovine sommerse dell’antica Atlantide e incontrarono altre vicissitudini (gli Argonauti nella regione delle Esperidi... ). Finirono sommersi tutti gli stabilimenti portuali allora esistenti nell’area del Mediterraneo orientale. Finì sott’acqua ciò che rimaneva della civiltà di Thera, già fortemente colpita dalla gigantesca esplosione vulcanica di due secoli prima; finirono sotto’acqua i templi maltesi, scavati nella grande roccia sacra che era stata, sino ad allora, la “sentinella” di Atlantide. La roccaforte maltese ci appare come una delle due primitive “colonne d’Eracle”, e forse la sua collocazione in questo contesto può aiutare a gettare nuova luce sulla ricchezza di insediamenti sacri, di costruzioni ipogee e di ritrovamenti sottomarini che l’attuale isola e i suoi fondali offrono ancora oggi.
I fanghi, le correnti e i bassi fondali della Piccola Sirte e del Canale di Sicilia resero a lungo difficile la navigazione, come è riferito da Platone e da altri autori classici (incluse le narrazioni del mito degli Argonauti).
Se è credibile quanto abbiamo esposto, Atlantide non si è mai mossa, non è sprofondata in nessun abisso oceanico. È stata sconvolta da immani ondate, le sue rovine sono state ricoperte da decine di metri di fango e sabbia e poi da alcune centinaia di metri d’acqua.
La distruzione del centro economico-culturale di Atlantide può apparire collegata alla “misteriosa” interruzione delle attività di costruzione di complessi megalitici, che intorno a quell’epoca si verificò in tutta l’area del Mediterraneo occidentale: nella penisola iberica, così come in Sardegna e in Corsica e – potremmo aggiungere – sino alle isole britanniche. Era scomparso un importante polo di ricchezza e di riferimento, un paese di grandi navigatori, che commerciavano con i paesi più occidentali per importare lo stagno, essenziale a fondere il bronzo, e in cambio esportavano ossidiana ed altri prodotti mediterranei.
I popoli ad esso collegati, per i quali era venuto a mancare il principale partner economico, si trovarono così di colpo proiettati in una condizione di “barbarie”, o quanto meno nella nuova esigenza di basarsi su un regime di sussistenza alimentare.
Lo svuotamento completo del grande mare africano, avviato dall’improvvisa catastrofe, fu il colpo di grazia per la desertificazione del Nord Africa. Il fenomeno proseguì con l’inaridirsi del clima e col disseccarsi dei corsi d’acqua che alimentavano il bacino dell’Igharghar, e durò più d’un millennio: il livello scese per l’accresciuta evaporazione e gli uomini dell’antichità classica conobbero un grande lago Tritonide, con un fiume Tritone, che scendeva dalle pendici dell’Ahaggar nel letto dell’attuale Wed Igharghar, la cui lunghezza complessiva raggiunse i 2000 km, secondo i calcoli effettuati da Butavand.
Assumono così un tragico colore le vicende di quella terra di Atlantide che, secondo il racconto platonico, era stata “assegnata a Poseidone”: letteralmente, in quanto era posta al di sotto del livello del mare (nel significato che oggi assume una tale espressione).
Si potrebbe tentare di individuare i diversi livelli costieri sommersi, corrispondenti alla progressione delle acque dal momento della catastrofe di Atlantide sino al completo riempimento del mare Mediterraneo alla quota attuale. Ma, naturalmente, questo oggi appare solo come un sogno utopistico. Un’importante conferma, relativa agli antichi livelli marini, potrebbe provenire dalla ricerca in profondità degli antichi porti minoici, che potrebbero essere identificabili nei fondali intorno all’isola di Creta in modo certo meno complesso e macchinoso di una ricerca che puntasse direttamente al ritrovamento di resti nell’area dell’antica Atlantide.
Se ora proveremo a rileggere i Dialoghi di Platone e a confrontarli con la “nostra” mappa di Atlantide, avremo la netta sensazione che le cose corrispondano e vadano al loro posto. Le acque del mare salivano gradualmente e allagavano le fertili pianure dell’Egeo, lasciandone emergere solo le cime dei rilievi, che si trasformavano in isole, sempre più piccole... ci renderemo conto che i “novemila anni” di Platone devono davvero corrispondere a un periodo lungo, sì, ma “a misura” della stirpe degli Achei e dei Greci, dopo che essi si insediarono nel bacino del Mediterraneo.
“Accadute dunque molte e grandi inondazioni per novemila anni (tanti ne sono corsi da quel tempo sino ad ora), la terra, che in quei tempi e avvenimenti scendeva dalle alture, non si ammassò come altrove in monticelli degni di menzione, ma sempre scor­rendo scomparve nel profondo del mare: pertanto, come avviene nelle piccole isole, sono rimaste in confronto di quelle d’allora queste ossa quasi di corpo infermo, essendo colata via la terra grassa e molle e rimasto solo il corpo magro della terra. Ma allora ch’era intatta, aveva come monti alte colline, e le pianure ora dette di Felleo erano piene di terra grassa, e sui monti v’era molta selva, di cui ancora restano segni manifesti. Dei monti ve ne sono ora che porgono nutrimento soltanto alle api, ma non è mol­tissimo tempo che vi furono tagliati alberi per coprire i più grandi edifici, e questi tetti ancora sussistono. V’erano anche molte alte piante coltivate e vasti pascoli per il bestiame. Ogni anno si raccoglieva l’acqua del cielo, e non si disperdeva, come ora, quella che dalla secca terra fluisce nel mare, ma la terra, ricevutane molta, la conservava nel suo seno, e la riportava nelle cavità argillose, e dalle alture la diffondeva nelle valli, formando in ogni luogo ampi gorghi di fonti e di fiumi, dei quali le antiche sorgenti sono rimaste ancora come sacri indizi, che attestano la verità delle mie parole”.
La fine del centro di Atlantide, che basava la propria potenza sull’egemonia commerciale e culturale nel bacino del Mediterraneo occidentale e del Nord-ovest Africano (diremmo oggi, con un termine arabo, Maghreb), dovette causare diverse gravi conseguenze, di cui è rimasta traccia nei “misteri” di quelle aree:
- Per lungo tempo crollò il commercio dello stagno dalla penisola iberica e dalla Cornovaglia, sino a che non fu rimesso in auge dai commercianti fenici e cartaginesi. L’Egitto, infatti, era soddisfatto del monopolio sul bronzo ottenuto grazie alle guerre contro gli Hittiti, e la fine di Atlantide costituì per i Faraoni un insperato ausilio all’abolizione di una pericolosa concorrenza sulla produzione della preziosa lega (benché l’arrivo nell’area del Mediterraneo degli Achei, dotati di armi di ferro, avesse considerevolmente ridotto l’importanza strategica del bronzo).
- Scomparvero “misteriosamente” i costruttori di megaliti, in tutto l’arco del Mediterraneo occidentale. Una volta diminuite le risorse economiche, la popolazione locale era ricaduta in un regime di povertà e di sussistenza alimentare, che non permetteva certo la concezione e la realizzazione di grandi opere.
- Le successive occupazioni delle grandi isole (Sardegna e Corsica) da parte dei popoli del mare fecero sprofondare sempre più nel mistero le origini di quel “popolo dei megaliti” che li aveva preceduti.
- Un piccolo gruppo di sopravvissuti del popolo Tjehenu conservò forse il ricordo di una parte degli antichi miti. La mitica regina Tin Hinan, sepolta nel massiccio dell’Ahaggar, nel cuore del Sahara, ne può costituire una traccia, almeno nella permanenza del nome, così come l’alfabeto tifinagh, usato nelle più antiche lingue libico-berbere. Certamente, però, l’entità e le modalità della catastrofe sopra descritta furono tali da sterminare l’intero gruppo dirigente, che doveva abitare nella città capitale e nella vasta e fertile pianura, devastate dall’onda di tracimazione del “mare dei Giardini”.

Un’obiezione che mi è capitato di ricevere più e più volte, nel corso dello svolgimento di questa indagine, è stata: “ ma se tutta la storia era così evidente, perché nessuno l’ha mai scritta prima?” La risposta è molto semplice: “È proprio perché qualcuno l’ha scritta, che possiamo raccontare questa storia. L’ha scritta Platone, e con grande precisione; ne hanno scritte delle parti importanti Eudosso di Cnido, Diodoro Siculo ed altri autori antichi, ne hanno scritte e raffigurate altre parti i cronisti dell’Antico Egitto, con una precisione che sarebbe invidiabile da parte di molti cronisti moderni... si trattava di raccogliere una serie di “pezzi sparsi”, metterli insieme e partire sulle tracce di un disastro i cui superstiti non sono rimasti per raccontarlo... un “Vajont” dei tempi antichi, avvenuto in uno spazio e in un tempo incredibilmente vicini a noi, molto più di quanto ogni nostra fantasia non ci consentisse di immaginare.
Dobbiamo essere grati all’attenzione di Platone che ha tramandato con una tale ricchezza di particolari il resoconto di Solone su Atlantide: una memoria che sarebbe potuta scomparire, sepolta nell’oblio, come tanti altri eventi dimenticati, nel corso della storia dell’uomo.

http://www.misteria.org/ATLANTIDE,%20AL ... RECCHI.htm

atlantide secondo arecchi
http://www.edicolaweb.net/am17f21g.htm


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MessaggioInviato: 27/11/2011, 20:52 
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quisquis ha scritto:

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vimana131 ha scritto:

ANTICA CITTA' GRECA SOMMERSA COME ATLANTIDE


Un'antica città greca sommersa, risalente all'età epica di Omero, risorge dal fondo dell'Egeo.

Usando attrezzature per il rilievo sottomarino e software per la ricostruzione, gli archeologi e gli esperti informatici si sono uniti per rilevare e ricreare digitalmente un porto dell'Età del Bronzo che fu sonmerso 3000 anni fa, dalla stessa improvvisa risalita delle acque del Mar Mediterraneo che causò la fine di Atlantide.




Tutto questo mi fa pensare al mito della Tirrenide, l'antica Italia a forma di foglia di quercia, sede di una civiltà sapiente, che un antico cataclisma di origine vulcanica sconvolse e sommerse, estendendo lo spazio occupato dal mar Tirreno e dando all'Italia l'attuale forma di stivale.
Questo mito è ben distinto da quello dell'Atlantide; lo studiarono, in vario modo, Ravioli, Mazzoldi, Di Nardo ed altri. E' un mito ben presente nel corpus di credenze di alcuni filoni esoterici tutti italiani, sicuramente almeno fin dai primi dell'ottocento.


Non ero a cono scenza della Tirrenide, ho trovato questo:

TREVI NEL LAZIO DALLA “TIRENNIDE” ALLE “CITTA’ COSMICHE”



Nel 1930 l’archeologo (medico omeopata) Evelino Leonardi, su commissione del regime fascista, ebbe il compito di ricostruire la genesi della razza umana partendo dallo studio delle “Mura Ciclopiche o Poligonali“ presenti in tutto il territorio del basso Lazio. Queste mura la cui data di costruzione e’ ancora imprecisata (probabilmente risalenti ad almeno 10.000 anni prima di Cristo) sono ancora oggi un mistero. Il dott. Leonardi che visse nel Circeo per alcuni anni, azzarda nel suo libro “Le origini dell’uomo” del 1937 un interessante ma quanto incredibile teoria suffragata da una dettagliata documentazione storica ed archeologica. Lui infatti teorizzò e dimostrò che nel mar Mediterraneo, in un territorio compreso tra la Toscana, Lazio, Corsica e Sardegna, si sarebbe sviluppata un’ antica ma tanto evoluta civiltà il cui impero era chiamato “Tirrenide”. Tirennide fu considerata da numerosi studiosi la colonia di Atlantide nel Mar Mediterraneo. Leonardi ci spiega, riprendendo gli scritti di Platone, che gli esploratori di Atlantide proveniendo dall’oceano Atlantico, varcarono le colonne d’Ercole sino ad arrivare in Sardegna e poi da lì avanzarono per la Corsica, la Toscana e il Lazio, sino ad insediarsi e colonizzare la parte a sud del Circeo e le attuali isole Pontine. Parte di questo immenso territorio che ora e’ ricoperto d’acqua, era da considerarsi appartenete al mondo emerso, infatti tracce di queste civiltà giacciono nei fondali del mediterraneo a largo del Circeo, come affermava anche l’ammiraglio Costantino Cattoi (archeologo, geografo e cartografo) nel 1934, colui che va considerato l’antesignano della moderna archeologia subacquea.

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La Tirrenide fu distrutta da un forte sisma seguito da un terribile maremoto che costrinse la sua popolazione ad emigrare verso est, in seguito questi migranti tornarono nelle terre di origine ed in particolare nelle zone del basso Lazio dove trovando un clima mite, rigogliosa vegetazione ed abbondanza di acqua, diedero vita a numerose piccole civiltà definite successivamente gli “Italici”.

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I Tirennidi avevano sviluppato grandi conoscenze nei più svariati campi scientifici, tra cui l’astronomia, la meccanica e l’ingegneria edile. Infatti essi costruivano con enormi pietre opere gigantesche le cui tracce sono ancora oggi ben visibili in più parti d’Italia. Nel basso Lazio ed in particolare nel nostro territorio, la presenza delle mura megalitiche è la testimonianza del passaggio di questo evolutissimo popolo. A suffragio di queste teorie riprese in seguito da vari studiosi, nel 1980 fu fatta una eccezionale scoperta. Il ricercatore Giorgio Copiz, riformulando cartine geografiche del territorio ciociaro (chiamato anche Pentapoli di Saturno), si accorse che unendo con delle linee tutte le città attraversate dalle mura megalitiche, si otteneva un interessante e stupefacente disegno: la linea centrale della costellazione del Gemelli. Come per le piramidi che viste dall’alto rappresentano la costellazione di Orione, le nostre antiche mura megalitiche ridisegnano in terra la posizione di tutte le stelle appartenenti alla linea centrale della costellazione del gemelli. Da qui il nome di “Citta’ cosmiche” che sono: Segni, Norba, Alatri,Trevi nel Lazio, Ferentino, Veroli, Civita d’Antino, Angizia, Sora, Bovile, Ernica, Rocca d’Arce, Arpino, Montecassino, Castro dei Volsci, Fondi, Terracina, Formia, Gaeta, Roccamonfina, San Felice Circeo e Sezze. Trevi sulla carta rappresenta la stella piu’ luminosa: Castore. L’analogia con le piramidi d’Egitto e la costellazione di Orione e’ certo molto forte, ma se fosse reale come affermava Leonardi, sarebbe la prova che gli egizi discendessero dai popoli della tirennide che con le loro migrazioni portarono la loro tecnologia e la loro conoscenza in ogni parte del mondo.

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Sicuramente la necessità di orientarsi era alla base della metodica nella ricerca del luogo di costruzione di queste città e delle mura ciclopiche, e come afferma Copiz nel suo libro “Dagli Appenini ad Atlantide”, gli antichi costruivano i loro luoghi di vita in armonia con la natura e con il cosmo (chi fosse interessato consiglio di cercare il disco di Nebra); gli astri, il sole e la luna, rappresentavano la ciclicità del tempo al quale legare la propria esistenza e la produzione agricola fondamentale per il proprio sostentamento. Questa probabilmente la teoria piu’ concreta, ma ad usare un po’ di fantasia, perchè non pensare a queste citta’, disposte come il disegno del cielo, a dei messaggi rivolti a civiltà extraterrestri nell’‘attesa di un loro eventuale ritorno.??? Come testimoniano anche tanti altre opere monumentali sparse per il pianeta.

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Certo e’ che di questi argomenti si conosce sempre poco, un po’ per la difficoltà nel razionalizzare il tema, un pò per la mancata promozione dei nostri luoghi che una politica totalmente assente non fa o non vuol fare, fatto sta che con gli stessi monoliti e le stesse leggende, paesi stranieri, hanno sviluppato intere economie intorno ad esse. Nel 2011 non si possono avere più scuse, quello che ci e’ stato lasciato è un eredità storica non indifferente che va conosciuta, apprezzata e valorizzata. Trevi nel Lazio non e’ semplicemente un luogo dove trascorrere una breve vacanza, Trevi nel Lazio e’ il “Luogo” e molto probabilmente la culla di un a storia e di una civiltà persa nei secoli dei secoli, che forse nemmeno immaginiamo possibile.

http://trevinellazio.wordpress.com/2011 ... -cosmiche/


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L'Atlantide dei dinosauri

Si chiamano Batavia Seamount e Gulden Draak (drago d'oro) le due vaste formazioni sommerse oggetto di un'indagine da parte di un team internazionale di ricercatori nell'Oceano Indiano. Detti microcontinenti, i due grandi rilievi sottomarini sono probabilmente residui dell'epoca in cui India, Antartide, e Australia erano parti del supercontinente Gondwana.

La presenza dei due rilievi, che insieme occupano un'area di circa 60.000 chilometri quadrati, era da tempo nota ai cartografi; ma ben poco si sapeva di queste formazioni sottomarine a parte il luogo in cui sono situate, circa 1.600 chilometri a ovest di Perth, in Australia.

Una scoperta abissale

Per colmare queste lacune, di recente un team internazionale di studiosi ha mappato il fondale marino, estraendone campioni anche a 2.500 metri di profondità. Ciò che hanno scoperto è sorprendente: al posto della consueta roccia basaltica che costituisce la maggior parte dei fondali, si sono ritrovati alle prese con frammenti di granito, gneiss e arenaria - rocce che in genere si trovano sui continenti.

Alcuni campioni contenevano perfino dei fossili, racconta Joanne Whittaker, geofisica marina alla University of Sydney, in Australia, che fa parte del team di ricerca: "È piuttosto evidente che i due rilievi sono frammenti di Gondwana, creatisi dall'allontanamento dell'India dall'Australia", dice la studiosa.

Montagne sottomarine

All'inizio i ricercatori pensavano che le formazioni sottomarine avessero una sommità appiattita, segno che erano rimasti esposti in superficie abbastanza a lungo da essere erosi fino a trasformarsi in pianure. Ma continuando il rilevamento, è diventato sempre più evidente che in realtà la loro superficie era composta da rilievi che andavano dai 1.000 ai 2.500 metri sotto la superficie: ciò significa che la formazione più alta si eleva per circa 4.600 metri dall'abisso che la circonda.

I fossili trovati nei campioni erano bivalvi marini, un tipo di molluschi; ciò vuol dire queste forme di vita si trovavano in acque poco profonde, non sulla terraferma. Ma è anche vero che sono state scoperte a grande profondità, non nelle zone più elevate, che un tempo potevano forse costituire delle isole. "È difficile dirlo", commenta Whittaker, "ma di certo è una possibilità che merita di essere indagata".

Whittaker e gli altri membri del team metteranno anche a confronto i campioni di roccia estratti con quelli di formazioni geologiche vicine, come il margine sommerso dell'Australia occidentale, che potrebbe contribuire a "individuare con certezza da dove venivano questi piccoli frammenti [di Gondwana]", dice la studiosa, che sottolinea quanto poco ancora si sappia su come la frammentazione del supercontinente diede luogo, 130 milioni di anni fa, all'Oceano Indiano.

Il mistero di Gondwana

La dinamica della frammentazione del supercontinente è comunque destinata a restare almeno in parte un mistero, visto che, in seguito, la parte del supercontinente che costituisce l'attuale India si scontrò con l'Asia, e "in India, le rocce corrispondenti sono probabilmente schiacciate fino a essere irriconoscibili in qualche punto dell'Himalaya", spiega Whittaker.

Quanto all'ipotesi che un tempo i dinosauri vivessero su queste due formazioni, questo dipende dalla possibilità che gli attuali rilievi sottomarini costituissero un tempo terre emerse, e dal periodo in cui ciò eventualmente avvenne. "Chi può dirlo?", commenta Whittaker. "Al momento, tutto è possibile".

http://www.antikitera.net/news.asp?id=11009&T=1


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