Oggetti fuori dal tempo, avvistamenti tramandati nella letteratura storica. Qual è l'origine dell'uomo? Testi sacri e mitologie da tutto il mondo narrano una storia diversa da quella che tutti conosciamo.
Rispondi al messaggio

04/04/2011, 20:30

Sheenky ha scritto:

Come non detto. Ho guardato ma non ho trovato niente a riguardo di una cristallizzazione.


Grazie gentilissimo [:)]

Provo a fare altre ricerche.

Intanto ho trovato qualcos'altro sui vimana comprese anche delle ombre sulla "Vymanika Shastra” e sul Dott. Talpade, ma prima di scrivere voglio fare altre comparazioni.

04/04/2011, 20:41

cari amici, Enrico B e Hynekeniano,
purtroppo il mio inglese scolastico non mi permette di capire molto subito
[:(] [xx(]
Ieri infatti, avevo già notato che in vari siti, si trovava il Vymanika Shastra, ma era lo stesso postato da Enrico (tra l'altro devo dirvi chè c'è già sul forum da qualche parte, messo da me e da Ufologo 555)
Si possono contare appunto 6 capitoli, ma da quanto ho potuto appurare, in alcuni siti, sembrerebbero essere 8 [:137]
Tuttavia ho letto poi ,che sarebbe una piccola parte del Yantra Sarvasva.
ciao
mauro

04/04/2011, 21:12

mauro ha scritto:

cari amici, Enrico B e Hynekeniano,
purtroppo il mio inglese scolastico non mi permette di capire molto subito
[:(] [xx(]
Ieri infatti, avevo già notato che in vari siti, si trovava il Vymanika Shastra, ma era lo stesso postato da Enrico (tra l'altro devo dirvi chè c'è già sul forum da qualche parte, messo da me e da Ufologo 555)
Si possono contare appunto 6 capitoli, ma da quanto ho potuto appurare, in alcuni siti, sembrerebbero essere 8 [:137]
Tuttavia ho letto poi ,che sarebbe una piccola parte del Yantra Sarvasva.
ciao
mauro


Caro Mauro ne ho trovato anche una copia anastatica coperta da copyright, purtroppo sempre di 6 capitoli ed in inglese purtroppo [:(]

Ho anche una copia del Samarangana Sutradhara in formato pdf 682 pagine ma è in sanscrito [B)]

04/04/2011, 21:49

caro Hyhekeniano,
Ho anche una copia del Samarangana Sutradhara in formato pdf 682 pagine ma è in sanscrito

si è quello che ho messo a pag 1 di questo topic.
Enrico B si sta prodigando per farlo tradurre [;)]
ciao
mauro

05/04/2011, 13:04

http://books.google.it/books?id=t_FttoJ ... ya&f=false

05/04/2011, 15:52

Hynekeniano ha scritto:

http://books.google.it/books?id=t_FttoJ ... ya&f=false




Hynekeniano, grazie mille per il riferimento davvero interessante!
Fondamentalmente la Vimanavidya è la scienza di 'navigare nel cielo' ed esistono diversi antichi trattati a riguardo.
Immagine

Molte informazioni furono anche pubblicate dal movimento teosofico di Madame Blavatsky ma direi di non toccare questa
parte e rimanere più aderenti alla storicità e scientificità della tematica.

Guardate poi quanto la ricerca sia lenta ma produttiva
Immagine
Immagine

queste due immagini ci fanno vedere come il tanto bistrattato Vymanika Shastra possieda in realtà al suo interno una altissima conoscenza tecnologica, impossibile nel caso fosse stato (come molti affermano) solo il frutto di una canalizzazioni dei primi decenni del '900.

A breve nuovi aggiornamenti

EnricoB
Ultima modifica di EnricoB il 05/04/2011, 16:00, modificato 1 volta in totale.

05/04/2011, 17:21

Grazie a te e a tutti quelli che apportano qualcosa di costruttivo a questa parte di un antico sapere, purtroppo i due autori di "2000 ac distruzione atomica" sono morti prematuramente e nessuno che mi risulti ha proseguito la loro interessantissima opera.

Il Vimanika di guru Maharishi Bharadwaja fu redatto dal Pandit Subbaraja Sastri tra il 1918 e il 1923 e scritto sotto dettatura da Venkatachaka Sarma, in base a conoscenze tramandate oralmente, quindi non dovrebbe trattarsi di canalizzazione ma di antiche conoscenze messe per iscritto.

Se poi essendo uomini che seguivano un cammino Iniziatico e Spirituale hanno avuto percezioni divine o hanno captato dal piano Akashico non mi è dato sapere, soprattutto per il fatto che ci è giunto poco materiale, incompleto e quello completo è in lingua a me ignota.

Ora vorrei dare un altro spunto di riflessione riporto il passo citato da Enrico prima a proposito del Mahabharata

"Nella sezione Drona Parva, leggiamo: "Costruiremo un’astronave di grande potenza. La mente divenne il suolo che sosteneva quel veicolo, la parola divenne il binario sul quale voleva procedere. Tutti i discorsi e tutte le scienze erano raccolte in essa, tutti gli inni, ed anche il Suono Vedico “vashat”. E la sillaba “om” piazzata davanti a quel carro lo rendeva straordinariamente bello. Quando si muoveva, il suo rombo riempiva tutti i punti cardinali.

Andando avanti leggiamo

"Antiche tradizioni tibetane, parlano di un "magico cubo volante" chiamato Duracapalam, grazie al quale i monaci in meditazione sostenevano di essere in grado di spostarsi in qualsiasi angolo della Terra."

A questo proposito riporto un articolo di Francesco Lamendola.


Durakhapalam, la «macchina» indiana per smaterializzare e rimaterializzare il corpo
di Francesco Lamendola - 10/03/2008

"Lo studioso di fenomeni ufologici Ivan Sanderson, nei suoi libri Uninvited visitors (New York,1967: traduzione italiana: Ugo: visitatori dal cosmo, Roma, 1974), Things (New York, 1967) e Invisibile residents (ivi, 1970), ha sostenuto l’ipotesi che, se gli “oggetti volanti non identificati” appaiono e scompaiono in maniera subitanea, come talvolta è stato osservato, potremmo trovarci in presenza di creature invisibili, la cui esistenza si collocherebbe su una scala temporale radicalmente diversa alla nostra.

Un caso ben noto agli specialisti è quello di un graduato dell’esercito cileno, il caporalmaggiore Armando Valdés Garrido che, il 25 aprile 1977, ala testa della sua pattuglia di sette uomini, fu testimone oculare dell’atterraggio di un “disco volante”. Spintosi in avanscoperta, scomparve alla vista dei suoi soldati in una specie di nebbia violacea, per riapparire 15 minuti dopo, in stato confusionale, con la barba lunga di cinque giorni e con le lancette dell’orologio bloccate sulla data del 30 aprile.

Si tratta di un genere di fenomeni la cui natura rimane, per noi, alquanto misteriosa, e per i quali lo studioso americano Meade Layne ha creato la terminologia MAT-DEMAT, ad indicare la materializzazione e la smaterializzazione di corpi umani o alieni e di oggetti, compresi, appunto, i cosiddetti “dischi volanti”. Layne aveva ricevuto la notizia dell’origine ultradimensionale delle creature aliene da un medium, nel corso di una seduta spiritica, che ebbe luogo a San Diego, in California, nel 1946.

Del resto, coloro i quali hanno un minimo di dimestichezza con le modalità delle sedute spiritiche, sanno che vi si verificano con frequenza fenomeni di apporto ed asporto di oggetti, più raramente di creature dall’apparenza umana o animale; ossia la loro comparsa o la scomparsa improvvisa, come se andassero e venissero da un’altra dimensione. Può verificasi, ad esempio, una pioggia di pietre (che, stranamente, di solito non colpiscono i presenti e non provocano alcun danno), che poi rimangono sul pavimento; una caduta di oggetti di uso comune (forbici, ad esempio: che, magari, si infiggono sul tavolo della seduta); un rapido strisciare, correre o saltare di animai quali cani, gatti, volatili; e così via. Questi oggetti e queste entità non conoscono ostacoli fisici, passano attraverso muri e vetrate, irrompono attraverso il tetto o le porte chiuse; in effetti, sembrano comparire dal nulla.

Una fenomenologia analoga è stata osservata a proposito del mistico indiano Sai Baba, il quale sarebbe in grado di far comparire oggetti di vario tipo; ma anche in casi più “umili” e meno spettacolari, come quello di un sacerdote di un paesino pedemontano del Friuli occidentali, del quale si dice che sia in grado di moltiplicare oggetti, come le mele contenute in un cesto, nel corso delle funzioni religiose: fenomeno che ricorda da vicino il miracolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Ad ogni modo, si tratta di fenomeni che nulla hanno a che fare con l’emissione della caratteristica sostanza gelatinosa dalla bocca (o, più raramente, dal naso o dagli orecchi) del medium, nel corso di una seduta spiritica: anche perché, in quest’ultimo caso, si tratta chiaramente della formazione di simulacri di oggetti o di parti anatomiche incomplete (teste, mani, ecc.) e non di cose o persone complete e vitali, che “entrano” istantaneamente, e inspiegabilmente, nel nostro campo percettivo e che, altrettanto subitaneamente, possono scomparire.

Sappiamo che, in certi ambienti, da anni si parla sottovoce di un misterioso esperimento che la Marina degli Stati Uniti d’America avrebbe compiuto, in un porto dell’Atlantico, negli ultimi tempi della seconda guerra mondiale, che sarebbe consistito nel far “scomparire” una nave da guerra e nel farla “ricomparire” simultaneamente, ad alcune centinaia di chilometri di distanza. Si tratta del famoso - o famigerato, visto che i membri dell’equipaggio avrebbero subito danni irreversibili al sistema nervoso - Philadelphia experiment, sul quale esiste una discreta bibliografia; anche se, ufficialmente, esso non è mai stato riconosciuto dalle Forze Armate di quel Paese e, anzi, è stato esplicitamente e recisamente negato.

Ma, tornando al tema MAT-DEMAT nell’ambito delle ricerche ufologiche, va notato che lo studioso Ugo Dettore, fin dal 1978 (nella Enciclopedia di Parapsicologia e dell’insolito intitolata L’uomo e l’ignoto, Milano, Armenia Editore, 1978, alla ‘voce’ Ufo), ha formulato l’ipotesi che gli “oggetti volanti non identificati” non siano oggetti provenienti da altri mondi, ma da altre dimensioni: capaci, cioè, di muoversi in un supposto “iperspazio” che si troverebbe al di là del nostro continuum spazio-temporale.

Queste considerazioni sono state esposte, con notevole equilibrio e con spirito critico, dal noto ricercatore e saggista italiano Roberto Pinotti, in uno dei migliori testi usciti su questo argomento nella pur ricchissima bibliografia specialistica: Ufo, contatto cosmico. Messaggeri e messaggi dal cosmo (Roma, Edizioni Mediterranee, 1991, 1997, pp. 149-150), nel quale egli ha anche ripreso un articolo di Enrico Caprile apparso negli ani Cinquanta del secolo scorso sul settimanale Domenica del Corriere.

Riportiamo il passaggio in questione, per l’eccezionale interesse che presenta, al fine di una miglior comprensione della fenomenologia ufologica, una sua possibile connessone con determinati poteri mentali che gli esseri umani possono coscientemente esercitare e sviluppare, sino a materializzare o smaterializzare oggetti, compreso il proprio stesso corpo fisico.



“Venuti per caso in ossesso di una vecchia copia della Domenica del Corriere, esattamente quella del 15 dicembre 1957, siamo così rimasti alquanto stupiti nel leggere un articolo a firma Enrico Caprile che, nell’ambito dei fatti più misteriosi della vita, tratta del mitico duracapalam: magico cubo volante che costruito da misteriosi sacerdoti di un tempio perduto nel Deccan (India), serviva per studiare l’etere e i pianeti.

“Ma cerchiamo di riassumere le notizie più importanti al riguardo.

“La prima (e forse anche l’unica) fonte di notizie in merito a tale argomento sono gli scritti di Sedir, mistico francese e allievo insieme a Papus del famoso taumaturgo di Lione Monsieur Philippe di cui descrive i più importanti viaggi. Fu proprio durante uno d questi viaggi che il taumaturgo si recò in India, nella regione del Deccan, doveva suo dire esisteva un tempio sotterraneo abitato da una élite di bramini, accessibile soltanto da un passaggio segreto che aveva il proprio ingresso i una città morta, distrutta molto tempo prima da un potentissimo terremoto.

“A detta di Sedir, questi sacerdoti, dediti completamente allo studio e alla ricerca, avevano coperto svariate leggi fisiche e psichiche del tutto particolari. Infatti sarebbero stati capaci di fabbricare dei metalli speciali forgiandoli mediante un trattamento sui generis a colpi di martelletto, rendendoli così inattaccabili agli agenti atmosferici e addirittura semitrasparenti. (In occasione delle segnalazioni di UFO del dicembre 1978, a Palermo, il commissario di Polizia Boris Giuliano, poi caduto sotto i colpi della mafia, osservò con un binocolo, sulla verticale del locale Motel Agip uno degli oggetti segnalati sulla città. A suo dire «sembrava una ciambella metallica, e lo scafo appariva simile al rame sbalzato, come se il metallo fosse stato sottoposto all’azione di un martello». È solo una coincidenza?).

“I metalli base preferiti a tal fine erano il rame, loro e l’argento che secondo l’autore venivano impiegati con questi particolari procedimenti, del tutto isolati dal magnetismo terrestre e atmosferico e si arricchivano allora d particolari energie e capacità. Con anni di lavoro e di studio e con procedimenti sul genere di quelli descritti, essi avevano infine costruito il duracapalam, un telemobile, la maggiore delle loro realizzazioni.

“La forma di tale oggetto era generalmente cubica el sue dimensioni erano idonee ad accogliervi comodamente all’interno un uomo in posizione seduta e anche alcuni strumenti. Realizzato con un metallo dai riflessi dorati reso semitrasparente, era posto in una caverna sotterranea a circa venti metri alla superficie terrestre, appoggiato su una sorta di pentacolo disegnato sul pavimento. Il duracapalam, per poter funzionare, aveva bisogno d essere precedentemente caricato di una energia sonica che veniva fornita, attraverso canali psichici, da sete sacerdoti che per quaranta giorni si erano sottoposti in precedenza a una intensa autoconcentrazione mentale. Tale energia veniva accumulata all’interno del telemobile da uno strumento formato da un grande numero di lamelle di uno speciale cristallo variamente tagliate secondo certe regole, in contatto con l’occupante attraverso due manopole di cristallo congiunte, per mezzo di fili d’argento, ad una specie di particolare accumulatore.

“A questo punto il settimo sacerdote entrava nel cubo e, mentre si accomodava seduto afferrando le due manopole per poter comandare il duracapalam stesso e le pareti di metallo trasparente di questo venivano sigillate con un particolare mastice, iniziava una concentrazione logica con gli occhi semichiusi fissando un disco di oro brunito posto di fronte ai suoi occhi. Nello stesso momento cominciava a mettere in funzione le manopole di cristallo e tutta la cavità era permeata a un «fortissimo sibilo e contemporaneamente da un rombo simile al mare in tempesta».

"Così il duracapalan e il suo pilota si 'smaterializzavano' sparendo «in un lampo»; il 'doppio' del cubo, trasparente, rimaneva però nella stanza, visibile soltanto ai chiaroveggenti, e serviva così come canale o mezzo di trasmissione delle varie immagini mentali che cia via il pilota inviava telepaticamente ai sacerdoti rimasti a terra; immagini dello spazio e di lontani pianeti in cui il cubo si tratteneva in esplorazione per svariati giorni.

"Poi il cubo si 'rimaterializzava' al ritorno e dal suo interno veniva estratto il pilota in stato catalettico che veniva successivamente sottoposto a speciali trattamenti per riportarlo alla vita e permettergli così di fare il suo rapporto.

"Non sappiamo fino a che punti siano vere queste notizie, evidentemente in bilico fra realtà e leggenda, ma dobbiamo ammettere che tali concezioni, precorrenti di parecchio l'odierna teoria 'parafisica' sugli UFO, sembrano sempre meno impossibili alla luce delle attuali conoscenze .In effetti è a dir poco impressionante notare nel corso del racconto particolari che frequentemente compaiono nella casistica ufologica e parapsicologica d'oggi. A nostro avviso, in tale descrizione ci sono tre punti da notare principalmente per il loro particolare interesse.

a) il duracapalam era fatto di un metallo 'trasparente', dunque di apparenza semisolida;

b) il duracapalam funzionava solo dopo essere stato 'caricato' dai sette sacerdoti, con un particolare tipo di energia psichica concentrata atta ad illuminarlo di luce e a proiettarlo nello spazio;

c) sia alla partenza che al ritorno del 'telemobile' si verificavano situazioni ITF (o MAT e DEMAT) associate alla emissione di acuti sibili e particolari rombi ed anche di lampi di luce.

"Descrizioni simili e fenomeni analoghi sono effettivamente frequentissimi nella casistica relativa alla comparsa e scomparsa degli UFO, fin troppo spesso subitanea. Innumerevoli volte abbiamo incontrato casi in cui sono stati avvertiti da testimoni attendibili sibili o rumori sordi e in cui le apparenti materializzazioni o smaterializzazioni sul posto degli oggetti sono precedute da lampi di luce.

"E gli UFO sono stati più volte descritti come di apparenza semisolida.

"Oggi più che mai ci troviamo a dover dibattere il problema della particolare forma di energia utilizzata dagli UFO per i loro spostamenti; energia che forse influenza talvolta, apparentemente, anche le facoltà psichiche umane, quasi sempre rafforzandole (effetto Psi). Che legami ci sono tra tutte queste componenti del problema UFO?

"Forse delle risposte significative ci possono arrivare dalla reinterpretazione di antiche credenze e di miti perduti, partendo dal presupposto che la questione, pur se relativamente moderna, può avere le sue radici anche nel passato."



E, dal momento che stiamo parlando di possibili radici antiche della questione ufologica, come non notare le analogie esistenti fra il durakhapalam e i celebri vimana, sorta di aviogetti dalle enormi capacità distruttive, di cui vi è traccia nei grandi poemi epici dell'India antica, il Mahabarhata e il Ramayana? Pare che anche i Vimana fossero costruiti in metallo (o in legno), battuti nella forma voluta e poi saldati elettricamente, in modo da non lasciar vedere alcuna giuntura; volavano in cielo producendo un rombo di tuono e compivano evoluzioni tali da lasciare completamente sbalorditi coloro che le osservavano da terra.

Secondo un'altra tradizione, il durakhapalam sarebbe la creazione di alcuni mistici tibetani, che era in grado di spostarsi essenzialmente ad opera delle loro preghiere. A seconda che si metta l'accento sull'aspetto mistico o su quello tecnologico, pertanto, il durakhapalam può assumere l'aspetto di una sorta di "disco volante" oppure di un semplice mezzo per facilitare il viaggio astrale, che, evidentemente, è cosa diversa dal viaggio fisico, e sia pure attuato per mezzo di smaterializzazione e rimaterializzazione del proprio corpo.

Possono sembrare discorsi di pura fantascienza. Eppure vi sono individui e gruppi che, ancora oggi, credono fermamente che i viaggi astrali verso altri pianeti siano possibili, mediante una adeguata preparazione spirituale e particolari tecniche di concentrazione. Fra essi, ricordiamo i seguaci del culto della Coscienza di Krishna (chiamati anche Hare Krishna), fondato da Bhaktivedanta Swami Prabhupada e tuttora vitale, oltre che in India, in molte parti dell'Occidente, dalla California all'Europa, Italia compresa. Si consulti, in proposito, il libro di Bhaktivedanta S. Prabhupada Viaggio facile verso altri pianeti, che, nonostante il titolo ingenuamente grossolano, è basato su una precisa concezione fisica del rapporto fra materia e antimateria e non è affatto così semplicistico come potrebbe apparire al lettore impreparato.

Rifacendosi all'insegnamento della Bhagavad-Gita, l'Autore sostiene che il Bhakti-Yoga, tappa finale dello Yoga, come servizio di devozione alla Persona Divina, costituisce una via d'accesso all'universo della anti-materia, rendendo possibile lo spostamento verso altri pianeti ed altri universi. Di norma, ciò avviene nell'istante della morte e costituisce il coronamento di una vita pura e dedicata totalmente alla contemplazione della Verità divina.

Scrive l'Autore in proposito (Op. cit., s. d., pp. 18-19):



"Chi non è uno yogi, ma muore in un istante propizio grazie alle austerità, agli atti pii e caritatevoli e ai sacrifici che ha compiuto, può elevarsi fino ai pianeti superiori.

"Il perfetto yogi, invece, che riesce a lasciare il suo corpo rimanendo tuttavia pienamente padrone della propria coscienza, può andare a un pianeta all'altro tanto facilmente quanto un uomo comune si reca da un punto all'altro del suo quartiere. Se desidera rimanere nel mondo materiale, potrà godere della vita in differenti modi, giungendo fino ad occupare la posizione di Brahma, sul pianeta Brahmaloka o a visitare anche i Siddhaloka, dove vivono gli esseri materialmente perfetti, capaci di dominare la gravità, lo spazio, il tempo ecc. È inutile per questo che egli abbandoni la mente e l'intelligenza (coperture sottili), è sufficiente che si liberi dal suo corpo fisico. Il corpo materiale non è che il rivestimento dell'anima. La mente, l'intelligenza e i falso ego sono i primi involucri e formano il corpo sottile; il corpo fisico, composto di terra, acqua, fuoco, aria ed etere, forma l'involucro esterno. Ogni persona evoluta può lasciare il corpo quando vuole, dopo aver raggiunto la perfezione nello yoga e dopo aver capito le rispettive nature della materia e dell'anima e la relazione che le lega

"Dio ci ha dato una libertà totale e la scelta di vivere dove vogliamo: nell'universo spirituale o in quello materiale, su un pianeta di nostra scelta.

"L'abuso di questa indipendenza offerta da Dio ci ha fatto cadere nel mondo materiale e ci obbliga ora a subire le sofferenze generate da questa vita.

"Queste sofferenze sono di tre specie: quelle causate dal nostro corpo e dalla nostra mente, quelle che ci sono inflitte dalle altre creature e quelle dovute alle forze della natura. Milton ha bene illustrato nel suo libro Paradiso perduto la miserabile vita che l'anima ha scelto di vivere nel mondo materiale. Essa può comunque decidere di riguadagnare questo paradiso e ritornare così da dove è venuta., all'origine di tutte le cose. Si può, in meno di un secondo, raggiungere i pianeti spirituali Vaikuntha e assumere un corpo spirituale che ci permetterà di viverci. Bisognerà solo abbandonare la nostra forma fisica e sottile e lasciare il corpo attraverso l'orifizio del cranio, desiderando uscire dall'universo di materia."



Inutile insistere sull'analogia fra questo "orifizio del cranio", attraverso il quale si può abbandonare il mondo di materia, e il settimo chakra o Sahasrara, che in sanscrito significa "millefoglie", con riferimento ai petali del loto. Quando si raggiunge questo livello, significa che si è giunti a fondersi con le energie celestiali, raggiungendo le più alte dimensioni. Ne abbiamo già parlato nell'ultimo articolo Infinito e possibilità nell'ontologia di René Guénon, appena inserito sul sito di Arianna Editrice; pertanto non ci dilungheremo ulteriormente su ciò.

Tornando, invece, al durakhapalam, osserviamo che, oltre al già citato Roberto Pinotti, altri due autori italiani se ne sono interessati: Peter Kolosimo, una quarantina di anni fa; e, in tempi a noi vicini, Alfredo Lissoni.

Quest'ultimo si è occupato del durakhapalam nel secondo capitolo, intitolato Le conoscenze segrete, del suo libro Ufo, impatto cosmico. Guerre atomiche nella valle dell'Indo (MIR Edizioni), collegandoli, anch'egli, alla fenomenologia UFO e, in particolare, ai leggendari Vimana, che sarebbero stati protagonisti, stando a una lettura non preconcetta dei poemi epici indiani, di un vero e proprio conflitto nucleare, avvenuto migliaia di anni fa.

Quanto a Peter Kolosimo, autentico pioniere dell'archeologia misteriosa nel nostro Paese, ha trattato l'argomento del durakhapalam nel suo famoso libro Terra senza tempo (Milano, Sugar Editore, 1964, 1970, pp. 90-92), da cui riportiamo il passaggio seguente, significativamente intitolato Un cubo per l'iperspazio.



"In fatto di richiami ad un oscuro passato, di sconcertanti manifestazioni extrasensoriali e di leggende cosmiche, anche la grande penisola [indiana] è una miniera inesauribile. Sain-Yves d'Alveydre, un sognatore che si occupò senza troppi scrupoli scientifici dell'Agarthi, vuole che proprio dal regno sotterraneo s sia diffusa la dottrina yoga, e questa storia si sente ripetere da molti santoni, i quali aggiungono che un dominio completo del yoga consente imprese prodigiose. Tali imprese, del resto, vengono chiaramente elencate da un testo precristiano, il Yogasutra, secondo cui consistono nel potere d'ingrandire o rimpicciolire il proprio corpo, d'alleggerirlo sino a renderlo senza peso, di dargli l'invisibilità, nella capacità di raggiungere ogni cosa (non escluse le stelle), d'infrangere con la volontà le barriere naturali (ad esempio attraversando i muri, penetrando nella roccia o nel terreno), di produrre, trasformare o far scomparire qualsiasi oggetto, d'entrare nel corpo, nel cervello e nell'anima d'altre persone.

"«Tutto ciò - specifica il Yogasutra - si può ottenere col Samadhi (ascesi, sublimazione), ma se gli dei hanno per nascita questo privilegio, i titani e persino i comuni mortali possono acquisirlo per mezzo delle piante».

"Qualche strambo occultista crede di poterci rivelare che i Naacals, i 'grandi fratelli' di Mu, membri di diritto dell'Agarthi, confidarono il segreto degli eletti tibetani, ma gli scettici sogghignano, facendo rilevare che l'accenno a droghe vegetali è più che eloquente e che conosciamo già un mucchio di stupefacenti capaci di darci l'illusione del volo, dell'invisibilità e di tante altre belle cose.

"Non dimentichiamo che, in fatto di farmaceutica, gli abitanti dell'India antica erano progreditissimi sembra che impiegassero, fra l'altro, qualcosa di molto simile alla penicillina, un medicamento noto anche ad altri popoli. Oltre 5 mila anni pr sono, ad esempio, il primo medico-sacerdote di cui è stata accertata l'esistenza, l'egizio Imhotep, usava una sostanza «tratta dalla terra e dalla decomposizione», che pareva far miracoli: un antibiotico, dunque!

"sappiamo che i Cnesi ricorrevano a terapie rimesse oggi in uso con rande successo, che gli Indiani praticavano, sotto forma di cerimonia religiosa, la vaccinazione contro il vaiolo; e la loro medicina ayurvedica, che si basava su prodotti vegetai di grandissima efficacia, ci dice come essi la sapessero molto più lunga di noi circa i grandi 'depositi' di medicinali esistenti nei boschi.

"Alcuni medici orientali, sfogliando il libro della saggezza antica, hanno trovato nuovi, efficacissimi rimedi contro i disturbi circolatori e varie forme di tubercolosi. E l'insigne professor Angelo Viziano, che ha studiato molto da vicino la medicina indiana, ci ha descritto, fra l'altro, i sorprendenti poteri d'un'erba detta balucchar, il cui succo «ti dona calma e ti concilia il sonno, solo che te lo passi lievemente sul cuoio capelluto»; lo stesso studioso ha pure accennato a «derivati vegetali ancora segreti», per mezzo dei quali qualche medico indiano «vince il diabete come se usasse insulina».

"I Russi, comunque, cercano di veder chiaro in queste faccende, e non hanno torto. Se ne avessimo la possibilità, correremmo anche noi a dare un'occhiata da vicino ai misteri indiani, a «fare un giro sul dhurakhapalàm»,come dice, scherzando, chi si occupa della questione.

"Le notizie su questo straordinario apparecchio furono lasciate involontariamente in eredità ai Sovietici da Nicola II, il quale si appassionò moltissimo agli studi condotti sul bizzarro argomento da un esperto francese di 'scienze occulte', un tale Sédir. Costui descrisse in un libro dal titolo Initiations l'incontro d'un suo maestro con i creatori ed i piloti del misterioso veicolo. Ma l'archivio privato dell'ultimo zar di Russia doveva conservare particolari assai più precisi, avendo il sovrano mantenuto intensi ed amichevoli rapporti con Sédir.

"Se vogliamo giungere al «sacro Cape Kennedy» indiano, dobbiamo ancora una volta ricorrere alle leggendarie gallerie: esso sorge, infatti, in un'inaccessibile città morta del Deccan, a cui solo gli iniziati possono giungere, servendosi d'un erto tunnel scavato dalla base alla cima d'una montagna.

"I monaci di quel singolare eremo conoscerebbero, fra l'altro, il sistema con cui «isolare i metalli dal magnetismo terrestre», facendo loro acquistare straordinarie proprietà, rendendoli trasparenti e forniti d'una carica di misteriosa energia. A tanto giungerebbero operando ininterrottamente con speciali martelletti, il cui suono avrebbe un'importanza grandissima nel processo di trasformazione.

"Con questo metodo sarebbe stato fabbricato il dhurakhapalàm, un diafano cubo dai riflessi dorati, i lati del quale misurerebbero circa un metro e mezzo. Nell'interno - ci dice Sédir - il pilota siede in una cassetta piena di cenere d'alloro con potere isolante; davanti agli occhi ha un disco d'oro brunito, attraverso il quale controlla la rotta. Gli unici strumenti di manovra sono due manopole di cristallo collegate con fili d'argento ad un accumulatore d'energia sonica.

"È principalmente grazie a questa forza ignota che il cubo si muove, pur se alla sua ascesa contribuiscono tutti gli elementi della mistica indiana: con il rombo d'una tempesta, il dhurakhapalàm scompare alla vista degli astanti per tuffarsi in chissà quali dimensioni sconosciute. Esso viaggia nell'iperspazio, descritto come «un nulla grigio attraversato da strisce luminose e da esplosioni biancastre», per emergere nello spazio, sostarsi con velocità incredibile da pianeta a pianeta, a sole a sole, forse da galassia a galassia.

"Può essere che gli studiosi sovietici tendano ad impadronirsi di tali 'segreti'? Noi non crediamo che essi prestino eccessiva fede ai racconti sul dhuarkhapalàm; non è improbabile, però, che vogliano stabilire se queste leggende hanno un sia pur minimo fondamento reale, un fondamento che, sfruttato, possa indirizzare davvero ad una grande conquista scientifica."



Ci eravamo già occupati di questo ordine di fenomeni in altri saggi ed articoli, in particolare in quello intitolato Da dove vengono le materializzazioni del pensiero, e in quello intitolato Il cane grigio di San Giovanni Bosco: una materializzazione del pensiero?, entrambi consultabili sui siti di Edicolaweb (nella rubrica di F. Lamendola Altra dimensione) e di Arianna Editrice (nella sezione Cultura, filosofia e spiritualità).

Pertanto non aggiungiamo altro, sperando di aver solleticato la fantasia e la curiosità del lettore quanto basta, per spingerlo ad approfondire per proprio conto l'argomento."

http://www.ariannaeditrice.it/articolo. ... colo=17669




Torniamo alla riflessione si parla sia per i Vimana sia per il Duracalapam di energia sonica, sappiamo quanto fosse e sia importante il suono per queste Tradizioni, tutti conosciamo i mantra, Pio Filippani-Ronconi
scrisse anche un ottimo saggio intitolato VAK - LA PAROLA PRIMORDIALE, nel Vangelo di Giovanni troviamo:

"In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo. Questi era in principio presso Dio. Tutto per mezzo di lui fu fatto e senza di lui non fu fatto nulla di ciò che è stato fatto."

Presso Indiani e Tibetani è presente uno strumento rituale chiamato Vajra o Dorje molto simile avente probabilmente origine dallo scettro-saetta posseduto da Indra, assimilabile al martello di Thor e assiciato al fulmine e al tuono il suono che ricompare.

Venendo in occidente di certo non è sfuggita l'opera di John Worrell Keely il quale tramite il suono e l'elettricità era riuscito a far levitare gli oggetti.

http://www.misteria.org/index_file/Copi ... sicale.htm

http://www.edicolaweb.net/edic0361.htm

http://www.lhup.edu/~dsimanek/museum/keely/keely.htm

Purtroppo il suo laboratorio venne bruciato.

E senza sconfinare in storie purtroppo spesso colorate è utile ricordare Edward Bulwer-Lytton, e la sua “La razza ventura" dove parla di un'energia sonica chiamata Vril.

http://www.arcadia93.org/vril1.html

05/04/2011, 17:36

Sempre interessante leggere queste cose [:)]
Hynek, ti faccio una domanda, sapendo che ti sei interessato anche di esoterismo.
Secondo te, l'esoterismo in tutto questo (vimana) potrebbe centrare qualcosa?
E se volessimo anche allargare il discorso, l'esoterismo potrebbe centrare qualcosa con l'ufologia storica e moderna?
Ultima modifica di Bastion il 05/04/2011, 17:42, modificato 1 volta in totale.

05/04/2011, 21:00

Sheenky rispondo con calma dopo

Ho trovato questo ma per me è alieno [:D]

http://www.scribd.com/doc/14022019/VMAN ... Y-ARACLARI

Chi ci capisce qualcosa?

05/04/2011, 22:41

caro Hynekeniano,
da quanto ho potuto capire, è turco e il titolo suona:

"Veicoli spaziali preistorici"
ciao
mauro
Ultima modifica di mauro il 05/04/2011, 22:42, modificato 1 volta in totale.

05/04/2011, 23:40

mauro ha scritto:

caro Hynekeniano,
da quanto ho potuto capire, è turco e il titolo suona:

"Veicoli spaziali preistorici"
ciao
mauro


Grazie Mauro sempre gentilissimo, sai se sul forum c'è qualcuno che ci può aiutare nella traduzione?

06/04/2011, 00:03

Hynekeniano ha scritto:

Sheenky rispondo con calma dopo

Ho trovato questo ma per me è alieno [:D]

http://www.scribd.com/doc/14022019/VMAN ... Y-ARACLARI

Chi ci capisce qualcosa?




Caro Hynekeniano
grazie mille dell'interessantissimo apporto con il documento in turco che non conoscevo, davvero eccezionale. Idem per la questione Duracapalam, per quanto incredibile e 'fuori dal tempo' possa sembrare il Tibet ed il buddismo nascono come filiazione indiretta dell'induismo e con loro giunsero ovviamente una serie di conoscenze elaborate entro un sistema filosofico-religioso del tutto innovativo ma carico degli stessi misteri. Per la stessa tradizione indiana durante l'ultimo Pralaya, ovvero cataclisma/diluvio, occorso circa tra il 15000 e il 10000 a.C. il dio Manu assieme ai Saptarishi si salvarono su una imbarcazione approdando proprio sui monti del Tibet. I sette saggi indiani, Saptarishi appunto, avrebbero avuto il compito di preservare la conoscenza dell'uomo attraverso la sacralità della religione, in poche parole avrebbero preservato oralmente e mnemonicamente i Rg Veda. Con loro avrebbero portato anche i semi di tutte le piante conosciute per poter permettere all'uomo di riniziare la vita attraverso la natura.
Queste leggende sono eccezionali ma lo diventano ancora di più quando vediamo storicamente cosa è successo. Su qualsiasi manuale si vedrà che proprio le zone oggetto di questa leggenda indiana sono le stesse in cui dal niente nacquero i primi insediamenti agricoli, non semplici coltivatori però ma contadini che già erano a conoscenza della rotazione agricola e delle diverse tecniche di coltivazione.
Come direbbe Totò in queste zone l'agricoltura nacque già imparata!!!!!!!!!
Venendo poi al Vymanika Shastra (come anche ai Rg Veda e a buona parte degli antichi testi sanscriti/religiosi indiani) deve essere detta una cosa che molti detrattori, ovviamente non citano mai. Tutti questi testi furono tramandati per millenni oralmente, a memoria, attraverso nenie sacre. Lo sgarrare anche solo di una virgola rispetto a quanto il Brahmino insegnava costava grandi punizioni, per tali motivi la casta Brahminica ha sempre avuto un ruolo così importante perchè cioé erano in possesso di una conoscenza/memoria di tutti i testi sacri.
La sacra arte di tramandare "[i]parola a parola, orecchio a orecchio[/i]" si chiama Sruti ed ha preservato nei millenni queste sacre tradizioni. Ovviamente ad un certo momento si rese necessario scriverle per renderle non solo un patrimonio udibile solo dai Brahmini ma anche liberamente consultabile dalla gente, da quì una loro trasposizione in forma scritta. Se prendete la più antica versione del Rg Veda e la confrontate con tutte quelle moderne vedrete che dal 2000 a.C. ad oggi non è cambiato niente.
Lo stesso dicasi per il Vymanika Shastra. Tutti gli scettici, ed anche qualche ufologo, affermano che si tratta di un testo canalizzato. Niente di più falso. Attraverso la Sruti questo incredibile documento si è preservato oralmente nei secoli e millenni fino a quando non fu insegnato a Subbaraya Sastri. Lui stesso prima di poterlo dettare per iscritto chiese al suo maestro il permesso di poterlo fare, ricevendolo! La prova che non è un falso? Il fatto stesso che fu dettato tra il 1918 e il 1923 e molti, quasi tutti, i concetti espressi sono propri di un'altissima tecnologia aeronautica impossibile per un periodo che vedeva al massimo biplani a motore...

mi stavo scordando poi che i Saptarishi sono considerati i veri e più puri patriarchi della religione vedica, (http://en.wikipedia.org/wiki/Saptarshi) tra di loro figura proprio Bharadwaja autore del Vymanika Shastra..... ogni commento ulteriore penso sia superfluo.........
Ultima modifica di EnricoB il 06/04/2011, 00:05, modificato 1 volta in totale.

06/04/2011, 00:50

Grazie Enrico, spero di aggiungere qualcosa domani.


Una nutrita raccolta di testi sull'induismo in formato pdf e liberamente scaricabili, magari c'è qualche testo interessante.

http://hinduebooks.blogspot.com/

E qua arriviamo a qualcosa di interessante [:D]

Immagine

The Pushpak Aircraft
1916
by Balasaheb Pandit Pant Pratinidhi
Source: Chitra Ramayana by Ramachandra Madhwa Mahishi, Illustrated by Balasaheb Pandit Pant Pratinidhi


Interessante la similitudine con questi [:D]

http://www.ekip-aviation-concern.com/

Altri links spero siano interessanti, ho dovuto rispolverare un vecchio hard disk coevo dei Vimana. [:D]

http://sanskrit.jnu.ac.in/conf/stait/up ... Prabhu.pdf

http://www.sacred-texts.com/ufo/aiac.htm

06/04/2011, 02:40

Sto usando il 3d oltre che per unire le idee anche come promemoria per fare poi una sintesi unendo le diverse informazioni, poi la moderazione farà magari pulizia o metterà in un contenitore apposito.

Sheenky prima ha chiesto se c'erano legami di ordine esoterico con i vimana ed i dischi, ho ritrovato questo documento del 2005, dove ai velivoli vengono associate le diverse ere della Tradizione induista e di conseguenza le diverse caratteristiche anche di orsine spirituale che le segnano. (risponderò con calma domani, per il momento anche questa informazione non è da tenere in secondo piano.)


Ancient Hindus could navigate the air
By Shachi Rairikar

Date: Thu, 24 Feb 2005 14:47:30 -0800 (PST)
From: Vrn Parker <vrnparker@yahoo.com>
Subject: Ancient Hindus could navigate the air

“The ancient Hindus could navigate the air, and not only navigate it, but fight battles in it like so many war-eagles combating for the domination of the clouds. To be so perfect in aeronautics, they must have known all the arts and sciences related to the science, including the strata and currents of the atmosphere, the relative temperature, humidity, density and specific gravity of the various gases...”
—Col. Olcott in a lecture in Allahabad, in 1881.

The Rig Veda, the oldest document of the human race, includes references to the following modes of transportation: jalayan—a vehicle designed to operate in air and water (Rig Veda 6.58.3); kaara—a vehicle that operates on ground and in water (Rig Veda 9.14.1); tritala—a vehicle consisting of three storeys (Rig Veda 3.14.1); trichakra ratha—a three-wheeled vehicle designed to operate in air (Rig Veda 4.36.1); vaayu ratha—a gas or wind-powered chariot (Rig Veda 5.41.6); vidyut ratha—a vehicle that operates on power (Rig Veda 3.14.1).

Ancient Sanskrit literature is full of descriptions of flying machines—vimanas. From the many documents found, it is evident that the scientist-sages Agastya and Bharadwaja had developed the lore of aircraft construction.

The Agastya Samhita gives Agastya’s descriptions on two types of aeroplanes. The first is a chchatra (umbrella or balloon) to be filled with hydrogen. The process of extracting hydrogen from water is described in elaborate detail and the use of electricity in achieving this is clearly stated. This was considered to be a primitive type of plane, useful only for escaping from a fort when the enemy had set fire to the jungle all around. Hence the name agniyana. The second type of aircraft mentioned is somewhat on the lines of the parachute. It could be opened and shut by operating chords. This aircraft has been described as vimanadvigunam, i.e. of a lower order than the regular aeroplane.

The process of extracting hydrogen from water is described in elaborate detail and the use of electricity in achieving this is clearly stated.

Aeronautics or Vaimaanika Shastra is a part of Yantra Sarvasva of Bharadwaja. This is also known as Brihadvimaana Shastra. Vaimaanika Shastra deals with aeronautics, including the design of aircraft, the way they can be used for transportation and other applications, in detail. The knowledge of aeronautics is described in Sanskrit in 100 sections, eight chapters, 500 principles and 3,000 shlokas. Great sage Bharadwaja explained the construction of aircraft and the way to fly it in air, on land, on water and use the same aircraft like a submarine. He also described the construction of war-planes and fighter aircraft.

Vaimaanika Shastra explains the metals and alloys and other required material, which can make an aircraft imperishable in any condition. Planes which will not break (abhedya), or catch fire (adaahya) and which cannot be cut (achchedya) have been described. Along with the treatise, there are diagrams on three types of aeroplanes—Sundara, Shukana and Rukma.

The aircraft is classified into three types—Mantrika, Tantrika and Kritaka, to suit different yugas or eras. In krita yuga, it is said, Dharma was well established. The people of that time had the divinity to reach any place using their ashtasiddhis. The aircraft used in treta yuga are called Mantrika vimana, flown by the power of hymns (mantras). Twenty-five varieties of aircraft including Pushpaka vimana belong to this era. The aircraft used in dwapara yuga were called Tantrika vimana, flown by the power of tantras. Fifty-six varieties of aircraft including Bhairava and Nandaka belong to this era. The aircraft used in kali yuga, the on-going yuga, are called Kritaka vimana, flown by the power of engines. Twenty-five varieties of aircraft including Sundara, Shukana and Rukma belong to this era.

Bharadwaja states that there are 32 secrets of the science of aeronautics. Of these, some are astonishing and some indicate an advance even beyond our own times. For instance, the secret of para shabda graaha, i.e. a cabin for listening to the conversation in another plane, has been explained by elaborately describing an electrically worked sound-receiver that did the trick. Manufacture of different types of instruments and putting them together to form an aircraft are also described.

It appears that aerial warfare was also not unknown, for the treatise gives the techniques of shatru vimana kampana kriya, and shatru vimana nashana kriya, i.e. shaking and destroying enemy aircraft, as well as photographing enemy planes, rendering their occupants unconscious and making one’s own plane invisible.

In Vastraadhikarana, the chapter describing the dress and other material required while flying, talks in detail about the clotheswear for both the pilot and the passenger separately.

Ahaaraadhikarana is yet another section exclusively dealing with the food habits of a pilot. This has a variety of guidelines for pilots to maintain their health through strict diet.

Bharadwaja also provides a bibliography. He had consulted six treatises by six different authors previous to him and he gives their names and the names of their works in the following order: Vimana Chandrika by Narayanamuni; Vyoma Yana Mantrah by Shaunaka; Yantra Kalpa by Garga; Yana Bindu by Vachaspati; Kheta Yaana Pradeepika by Chaakraayani; Vyoma Yaanarka Prakasha by Dundi Natha.

As before Bharadwaja, after him too there have been Sanskrit writers on aeronautics and there were four commentaries on his work. The names of the commentators are Bodh Deva, Lalla, Narayana Shankha and Vishwambhara.

Vaimaanika Shastra explains the metals and alloys and other required material, which can make an aircraft imperishable in any condition.

Evidence of existence of aircraft are also found in the Arthashastra of Kautilya (c. 3rd century b.c.). Kautilya mentions amongst various tradesmen and technocrats the saubhikas as ‘pilots conducting vehicles in the sky’. Saubha was the name of the aerial flying city of King Harishchandra and the form saubika means ‘one who flies or knows the art of flying an aerial city’. Kautilya uses another significant word, akasa yodhinah, which has been translated as ‘persons who are trained to fight from the sky’. The existence of aerial chariots, in whatever form it might be, was so well-known that it found a place among the royal edicts of Emperor Asoka and which were executed during his reign from 256-237 b.c.

It is interesting to note that the Academy of Sanskrit Research in Melkote, near Mandya, had been commissioned by the Aeronautical Research Development Board, New Delhi, to take up a one-year study on ‘Non-conventional Approach to Aeronautics’, on the basis of Vaimaanika Shastra. As a result of the research, a glass-like material which cannot be detected by radar has been developed by Prof. Dongre, a research scholar of Benaras Hindu University. A plane coated with this unique material cannot be detected using radar.

But perhaps the most interesting thing about the Indian science of aeronautics and Bharadwaja’s research in the field was that they were successfully tested in actual practice by an Indian over a 100 years ago. In 1895, full eight years before the Wright Brothers’ first flight at Kitty Hawk, North Carolina, USA, Shivkar Bapuji Talpade and his wife gave a thrilling demonstration flight on Chowpatty beach in Mumbai.

An even more astonishing feature of Talpade’s aircraft was the power source he used—an ion engine. The theory of the ion engine has been credited to Robert Goddard, long recognised as the father of liquid-fuel rocketry. It is claimed that in 1906, long before Goddard launched his first modern rocket, his imagination had conceived the concept of an ion rocket. But the fact is that not only had the idea of an ion engine been conceived long before Dr Goddard, it had also been materialised in the form of Talpade’s aircraft.

Talpade, a resident of Mumbai, was an erudite scholar of Sanskrit literature, especially of the Vedas, an inventor and a teacher in the School of Arts. His deep study of the Vedas led him to construct an aeroplane in conformity with the descriptions of the aircraft available in the Vedas and he displayed it in an exhibition arranged by the Bombay Art Society in the Town Hall. Its proving the star attraction of the exhibition encouraged its maker to delve deeper into the matter and see if the plane could be flown with the aid of mercurial pressure. For, the one hundred-and-ninetieth richa (verse) of the Rig Veda and the aeronautical treatise of Bharadwaja mention that flying machines came into full operation when the power of the sun’s rays, mercury and another chemicals called naksha rasas were blended together. This energy was, it seems, stored in something like an accumulator or storage batteries. The Vedas refer to eight different engines in the plane and Bharadwaja adds that they
are worked by electricity.

Talpade carried on his research along these lines and constructed an aeroplane. In his experiments he was aided by his wife, also a deep scholar of the Vedic lore, and an architect-friend. The plane combined the constructional characteristics of both Pushpaka and Marut Sakha, the sixth and eighth types of aircraft described by Bharadwaja. It was named Marut Sakha meaning “friend of the wind”.

With this plane, this pioneer airman of modern India gave a demonstration flight on the Chowpatty beach in Mumbai in the year 1895. The machine attained a height of about 1,500 feet and then automatically landed safely. The flight was witnessed, among many others, by Shri Sayajirao Gaekwad, the Maharaja of Baroda and Justice Govind Ranade and was reported in the Kesari, a leading Marathi daily newspaper. They were impressed by the feat and rewarded the talented inventor.

Unfortunately, Talpade lost interest in things after his wife’s death, and after his own death in 1917 at the age of 53, his relatives sold the machine to the Rally Brothers, a leading British exporting firm then operating in Mumbai. Thus, the first ever attempt at flying in modern India, undertaken and made successful by an Indian, in a plane of Indian manufacture and built to Indian scientific specifications, slid into the limbo of oblivion.

(The writer can be contacted at shachi_rairikar@hotmail.com)



Dal testo vediamo che gli antichi indiani conoscevano l'energia elettrica e che i vimana cambiavano nome a seconda dell'era in cui venivano usati.

Per la tradizione indiana il tempo è ciclico e diviso in 4 Yuga ere che si susseguono costanemente.

"L'Agastya Samhita è un manoscritto bramano conservato nella Biblioteca di Ujjain nel Madhya Pradesh, in India a Nord di Indore, contenente istruzioni per la produzione di energia elettrica. Compilato e ricopiato da un importante Rishi di nome Agastya, da cui il nome del manoscritto, vi si legge: "Disponi un piatto, o piastra, di rame ben pulito in un vaso di ceramica; coprilo con uno strato di solfato di rame e riempi il resto con segatura bagnata. Metti un foglio di zinco coperto di amalgama di mercurio sulla segatura. Se avrai cura di lasciare sporgere dal vaso una striscia di rame unita alla placca, tra la striscia e il foglio di zinco si produrrà uno stato di energia di nome Mitra-Varuna con la quale si può dividere l'acqua in Pranavayu e Udanavayu ( Idrogeno e Ossigeno). Bada che la striscia di rame non tocchi il foglio di zinco, in questo caso l'effetto sparirebbe. Se disporrai di una catena di questi vasi uno dopo l'altro, otterrai una grande energia."

http://blog.libero.it/ildalla73/comment ... =462374996

http://greatindiandiscoveries.blogspot. ... ttery.html

http://www.organiser.org/dynamic/module ... 84&page=22


Il testo parla di velivoli mossi a idrogeno oltre che a elettricità.


Qua si parla del velivolo del Dott. Talpade, e di come dopo la morte della moglie e la sua a 53 anni, un parente abbia venduto il suo velivolo ad una società inglese chiamata Rally Brothers.

http://rajkundra1.blogspot.com/2010_08_01_archive.html
Ultima modifica di Hynekeniano il 06/04/2011, 02:48, modificato 1 volta in totale.

06/04/2011, 13:45

Aggiungo le unità di misura usate

Peso: Linka, Mushti, Kankusta, Pala -(uguale a 4 totali)

Volume: Drona

Corrente elettrica: Linka

Lunghezza: Krosha, Danda, Vitasti, Yojana

Temperatura: Kaksya (Equivalenza nel sistema internazionale varia da 2.5° C a 4° C

Velocità: Prenkhana, Linka

Time: Ghatika (24 minuti)

Riposto un'altra opera basata sullo studio del Vimanika (la avevo già messa in formato pdf, qua è in formato testo.

VYMANIKA SHASTRA REDISCOVERED

Praticamente uno studio dal punto di vista aereonautico e scientifico del testo in questione.

http://www.hiddenmysteries.org/freebook ... l#CONTENTS



Ultima modifica di Hynekeniano il 06/04/2011, 14:02, modificato 1 volta in totale.
Rispondi al messaggio