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 Oggetto del messaggio: UFO sulla base aerea di La Joia
MessaggioInviato: 15/02/2020, 18:59 
UFO SULLA BASE AEREA DI LA JOIA

L’evento che stiamo per raccontare – considerato uno dei casi UFO più importanti dell’America Latina – si è verificato sopra la base militare La Joya, ad Arequipa, nel Perù meridionale, alle 7:15 di venerdì 11 aprile del 1980, quando il tenente e pilota dell’Aeronautica, Oscar Santa Maria Huertas, ha ricevuto l’ordine di decollare al comando di un Sukhoi Su- 22 di manifattura sovietica, uno dei caccia più avanzati e precisi dell’epoca. L’ordine ricevuto da Santa Maria era stato di «abbattere quello che allora pensavamo fosse uno dei palloni che si incontravano svolgendo lavori d’intelligence in una zona limitata». L’oggetto non identificato si stava avvicinando alla base aerea di La Joya, ci ha raccontato Santa Maria nella sua casa a Lima, tenendo in mano un modello in scala del Sukhoi Su-22. «Quella mattina alla base c’erano circa 1.800 persone tra militari, che erano la maggior parte, e civili – ha cominciato a raccontare l’ex pilota. – Immediatamente è stato attivato il Piano di Difesa dell’installazione dell’Esercito, e sono stati dispiegati circa 460 elementi nelle rispettive zone per andare all’inseguimento del “pallone” e impedire il suo avvicinamento».

Era una sfera metallica
In un primo momento, i responsabili della base di La Joya avevano pensato che si trattasse di un artefatto militare cileno, dotato di un meccanismo per spiare le attività dell’installazione, dal momento che allora c’era una crescente tensione tra il Cile e il Perù, paesi vicini. Le Forze Armate peruviane avevano acquisito materiale di guerra di ultima generazione dall’Unione Sovietica e degli esperti del gigante comunista stavano installando alcune di queste strumentazioni alla base di La Joya, situata molto vicino alla frontiera col Cile. Quel giorno era di turno anche il guardiamarina Julio Chamorro, che abbiamo avuto l’opportunità di intervistare: «Ci stavamo addestrando dalle 6:45 e già allora abbiamo osservato qualcosa di strano in fondo alla base, in quella che noi chiamavamo “la barriera”, dove c’era un muro di plastica enorme che serviva perché se, in qualsiasi momento, un aereo perdeva il controllo, l’equipaggio poteva sopravvivere. Nel cielo, a circa 600 metri di altezza, c’era quello che sembrava un pallone aerostatico molto grande, bianco, che sembrava deformarsi. Non avevamo mai visto quel tipo di sensori, ma eravamo preoccupati che potesse inviare informazioni d’interesse strategico a un possibile nemico. E, tra le altre cose, abbiamo pensato che potesse facilitare delle frequenze radio e scattare fotografie dei missili o dell’installazione in generale. A quel punto, un pilota ha ricevuto l’ordine di partire immediatamente. Alcuni secondi dopo, abbiamo sentito un motore di 12.000 chili di spinta salire a tutta potenza, qualcosa di spettacolare». L’azione era cominciata. Quella mattina, la Torre di Controllo non aveva registrato nessun piano di volo di aerei militari o civili sulla zona. Inoltre, continuava a risultare strano che il radar di ultima generazione non rilevasse l’oggetto, nonostante lo si vedesse da terra. Gli operatori avevano cominciato a inviare messaggi via radio nelle speciali frequenze militari affinché il pilota del velivolo “intruso” si identificasse. Tuttavia, i minuti passavano e non arrivava nessuna risposta, tanto che i capi della base avevano preso la decisione di abbatterlo. Quando Oscar Santa Maria si è avvicinato all’oggetto non identificato ai comando del Sukhoi Su-22, ha constatato che si trattava effettivamente di una sfera apparentemente metallica di almeno dieci metri di diametro. Era ferma, ma non aveva tardato a spostarsi. Era in grado di raggiungere un’enorme velocità in un decimo di secondo, partendo da ferma e realizzando anche vari angoli acuti in aria. Nemmeno al giorno d’oggi esiste un aereo con queste capacità da fantascienza. «Pensate a che tipo di tecnologia dovesse essere quella in cui ci siamo imbattuti» ha commentato con noi l’ex pilota, che non capiva come fosse stato possibile che «con il Sukhoi, l’aereo più potente che esisteva in tutta la regione, non sono riuscito a raggiungere quel misterioso oggetto volante».

L’UFO giocava con me
Nel frattempo, Chamorro, che era alla base, ci ha confermato che c’era un misto di nervosismo ed enorme aspettativa tra i militari. Secondo Chamorro: «Vedevamo che era una sfera perfetta che cominciava ad alzarsi. All’inizio era di colore bianco e poi si era fatta argentata, anche se questo probabilmente era dovuto a un effetto ottico dei raggi del sole all’alba. Abbiamo visto che il caccia di Santa Maria aveva cominciato a inseguire l’UFO verso sud, verso il mare. Noi, a terra, eravamo attentissimi all’evoluzione del caccia e dell’UFO ». «Nell’avvicinarmi all’oggetto volante - ha raccontato Santa Maria - ho preso la mira e, una volta centrato, ho premuto il grilletto. Ho sparato sessantaquattro obici altamente esplositi. Sono partiti dall’aereo e, dirigendosi verso l’obiettivo, si sono intrecciati creando una parete di fuoco. Ho visto chiaramente che sono esplosi. Avrebbero dovuto distruggere l’UFO perché gran parte dei proiettili lo aveva colpito. E invece non hanno avuto il minimo effetto! Non riuscivo a credere ai mei occhi». Ma il nostro protagonista non aveva perso troppo tempo a riflettere sull’accaduto, perché «l’UFO ha iniziato subito ad accelerare e io ho cominciato a inseguirlo ». Finalmente l’oggetto si stava allontanando dalla base. Ho chiesto a Santa Maria della capacità distruttiva degli obici e lui mi ha così risposto: «Uno solo di quei proiettili può abbattere un edificio e io ne ho sparati non meno di sessantaquattro. I piloti da combattimenti si addestravano con obiettivi di 3x3 metri, grandi approssimativamente come un’automobile, e l’UFO era circa 10x10, quindi le probabilità di errore erano minime». Per quanto riguarda la velocità dello strano velivolo, «ha raggiunto i 950 chilometri orari e gli 11.000 metri di altezza, arrivando a una distanza di 84 chilometri dalla base ». L’ex pilota ci ha raccontato che «a un certo punto, l’oggetto non identificato si è fermato improvvisamente e mi ha obbligato a fare una manovra evasiva per non andarci contro». L’ex pilota si è anche sorpreso che durante l’inseguimento «l’ho visto statico così ho di nuovo preso quota per sparargli e una volta che ce l’ho avuto sotto mira ha cominciato ad alzarsi e a rompere la mia manovra. Non ci potevo credere, in qualche modo l’UFO sapeva quello che stavo per fare». Durante quegli interminabili minuti, l’oggetto volante aveva effettuato delle manovre assolutamente impossibili per qualsiasi apparecchio terrestre. «Ho concluso che l’UFO stesse giocando con me» mi ha confessato convinto.

Manovre impossibili
Una delle ultima manovre di Santa Maria era stata quella di salire a quasi 16.000 metri di altezza per poi lasciarsi cadere in picchiata e sparare nuovamente all’oggetto, ma il misterioso velivolo «è salito in una questione di secondi, ponendosi alla mia stessa altezza. In questo modo aveva compromesso la mia manovra e non potevo fare nulla per puntarlo e sparargli». Ma il pilota non si era dato per vinto: «Ho cercato nuovamente di guadagnare altezza per ritrovarmi sopra di esso e sono arrivato a 19.200 metri. Era una manovra molto pericolosa perché il Sukhoi Su-22 era stato progettato per funzionare correttamente fino a 17.000 metri». Quando gli ho chiesto della forma sferica dell’oggetto, ha risposto che «Aveva una larga base di metallo, color platino, che faceva sì che tutto si riflettesse sulla sua superficie. Nella parte superiore aveva una cupola di vetro color crema, di circa dieci metri di diametro, e non c’erano finestrini, antenne, motori, tubi di scappamento né alcun sistema visibile di propulsione». Oscar Santa Maria non aveva visto nemmeno alcun rivetto. L’inseguimento era durato ventidue minuti, dato che il combustibile non sarebbe durato oltre. «Ero senza combustibile, sia per andare a grande velocità che per volare e attaccare e continuavo a pensare: “Questo oggetto è pacifico, non succede niente” e ho così cominciato a scendere e zigzagare per rendere più complicato un eventuale attacco da parte dell’UFO ». Davanti ai nostri registratori, Santa Maria ha riflettuto a voce alta sull’incidente: «Ho attaccato l’oggetto volante, ma questo non ha risposto all’attacco, né fatto niente se non sfuggirmi ». Quando era tornato alla base di La Joya aveva chiesto ai suoi superiori l’autorizzazione di partire con un altro caccia per continuare l’inseguimento, ma non gli era stato permesso, perché l’UFO si trovava ormai oltre o 19.000 metri di altezza. Santa Maria era poi stato portato nell’Area di Intelligence per cercare nei cataloghi il velivolo che aveva inseguito, ma né la sua struttura né la sua velocità, raggiunta in pochi secondi, né le sue manovre corrispondevano ad alcun aereo compreso nei manuali. Mentre il pilota inseguiva l’UFO, i controllori aerei avevano visto sugli schermi i movimenti del Sukhoi Su-22, ma non il velivolo sferico. Tuttavia, quanto erano andati alle finestre della Torre di Controllo avevano potuto vedere sia il caccia che l’UFO a occhio nudo, comprese le manovre complesse realizzate da quest’ultimo.

Rapporto alla CIA
Una volta che l’UFO si era allontanato ed era tornata la calma, i comandanti avevano ordinato a tutti coloro che erano stati coinvolti nel caso di non dire niente a nessuno sull’accaduto. Tuttavia, l’UFO aveva continuato a brillare nel cielo a una grande altezza per almeno due ore. Il giorno dopo, sabato 12 aprile 1980, lo stesso oggetto si era presentato nelle vicinanze della base di La Joya. «Questa volta emanava una forte luminosità e aveva fatto movimenti angolari per almeno trenta minuti» ha raccontato Santa Maria. In quell’occasione, però, nessun caccia da combattimento era stato inviato a intercettarlo: «Ci siamo resi conto che non era pericoloso e che non apparteneva a nessun paese vicino». Indubbiamente si tratta di uno dei casi più impressionanti della storia dell’ufologia. Come in altri eventi di questi tipo, le Forze Armate del Perù avevano imposto la legge del silenzio, volendo evitare a tutti i costi che il fatto finisse sulla stampa. Gli alti comandi dell’Aeronautica peruviana non volevano riconoscere in alcun modo che un oggetto volante non identificato era riuscito a sorvolare impunemente una delle basi militari più importanti del paese. Nel 2007, alcuni ufologi statunitensi hanno organizzato al National Press Club di Washington uno degli eventi più importanti della storia della ricerca UFO. Davanti a decine di giornalisti dei media più importanti del pianeta, politici, militari di alto rango, piloti civili e militari, agenti dei servizi segreti e controllori di volo, oltre a molti altri testimoni altamente credibili, hanno reso note le loro esperienze UFO, sollecitando il governo statunitense a rilasciare tutte le informazioni segrete sul fenomeno. Inoltre, la prestigiosa giornalista investigativa Leslie Kean ha consegnato a Oscar Santa Maria – che aveva preso la parola allo storico evento – un documento desecretato grazie al FOIA e risalente agli anni ’90. Era indirizzato al Capo dello Stato Maggiore del Dipartimento della Difesa statunitense alla CIA, alla National Security Agency e ad altre cinque istituzioni militari e d’intelligence del paese. Nel rapporto venivano riportati i dettagli del caso ufologico verificatosi alla base aerea di La Joya e si alludeva anche a un militare peruviano che stava lavorando sotto copertura per l’Intelligence degli Stati Uniti. Lo si identificava unicamente con il numero 6 876 0138 e si diceva che in passato aveva inviato informazioni affidabili. Il militare aveva redatto un rapporto sul caso per gli Stati Uniti e lo aveva fatto con conoscenza di causa perché, come veniva riferito nel documento desecretato, era stato uno dei testimoni dello straordinario avvistamento sulla base di La Joya.

L’Ufficio segreto sugli UFO
Uno stimato investigatore di Arequipa, Rafael Mercado, che ha studiato approfonditamente il caso di cui ci siamo occupati, ci ha rivelato che, alla fine del 1979 o all’inizio del 1980, era stato aperto, nella base di La Joya, un ufficio segreto sugli UFO, a causa dell’enorme numero di avvistamenti che si registravano nella zona. A capo di quell’ufficio c’era un ufficiale noto col soprannome di “loco OVNI”, in riferimento al suo interesse personale per il fenomeno. «Ho avuto questa informazione grazie alle interviste che ho fatto a personale in pensione che aveva lavorato nella base militare» ci ha spiegato lo stesso Mercado, il quale sospetta che quell’ufficiale fosse anche l’informatore dell’Intelligence statunitense. L’incontro ravvicinato del comandante Oscar Santa Maria è stato catalogato alla fine del 2013 col numero 0007 dal Departamento de Investigacion de Fenomenos Aereos Anomalos (DIFAA), che dipende dall’Area di Interesse Aerospaziale dell’Aeronautica peruviana. Il DIFAA è incaricato di investigare il fenomeno UFO in Perù a livello ufficiale. In questo momento ho in mano un documento detenuto da questo organismo in cui si dice che Santa Maria aveva risposto a una serie di domande al poligrafo riguardanti la sua esperienza. Prima del DIFAA, le indagini sugli oggetti volanti non identificati in Perù spettavano all’Oficina y Investigacion de Fenomenos Aereos Anomalos (OIFAA). Il comandante dell’Aeronautica peruviana Julio Chamorro, attualmente in pensione, era stato il suo fondatore e ci ha confessato che anche in altre basi militari erano frequenti questi tipi di avvistamenti UFO, ma le informazioni venivano gestite in segreto. Erano casi che si verificavano di giorno come anche di notte.

Gli UFO non esistono, ma li studiamo
Chamorro ci ha confidato anche che «Vent’anni dopo il caso che ha avuto come protagonista Oscar Santa Maria, quando mi occupavo dell’OIFAA, ho ricevuto un invito per partecipare all’evento più importante delle Forze Aeree latinoamericane: La Feria Internacional del Eire y del Espacio (FIDAE) a Santiago del Cile». In questa manifestazione erano state organizzate anche delle conferenze sugli UFO e uno dei relatori statunitensi aveva reso noto un documento in cui si parlava del caso di La Joya, contenente delle informazioni che Chamorro non ricordava. «Questo mi è stato utile per giustificare l’organizzazione del nostro Ufficio, perché se gli Stati Uniti non si interessavano al fenomeno UFO, come assicuravano loro, com’era possibile che i loro organismi militari avessero tante informazioni su un caso accaduto nel nostro paese e al quale nemmeno noi davano sufficiente importanza »?

Articolo di Yohannan Diaz Vargas


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 Oggetto del messaggio: Re: UFO sulla base aerea di La Joia
MessaggioInviato: 15/02/2020, 19:33 
Si tratta di un caso trattato più volte nei vari programmi su focus tv. Che la sfera anticipasse sistematicamente le mosse del pilota si spiega col fatto che loro, di chiunque si tratti, leggono nella mente i nostri pensieri.


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 Oggetto del messaggio: Re: UFO sulla base aerea di La Joia
MessaggioInviato: 15/02/2020, 20:03 
Sparare "obici" ?
Che c... di traduzione!

"Uno solo di quei proiettili può abbattere un edificio e io ne ho sparati non meno di sessantaquattro."

Un proiettile da 30mm per uso aeronautico tira giù un muro non un edificio.



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