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 Oggetto del messaggio: IR3 a Taranto, 1947
MessaggioInviato: 18/08/2009, 12:54 
Articolo scritto da Antonio De Comite (Centro Ufologico Taranto)

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Tutto ha inizio un anno fa, avevamo messo da poco in piedi questo “blog”. Incominciammo a riceve molte email di lettori entusiasti e preparati, tra le quali spiccava la segnalazione di un lettore, il quale voleva sapere notizie sulle cosiddette “scie chimiche”, che in quel periodo (parliamo del 21/22 agosto 2008) avevano imperversato nei cieli italiani, ivi inclusi i cieli della Puglia. Il nostro affezionato lettore lavora a Verona, ha 45 anni, è una persona rispettata nel proprio ambiente di lavoro e le sue origini sono pugliesi, precisamente di Martina Franca. Infatti il Marcello G. (cognome omesso per la privacy) in quel periodo voleva sapere da noi informazioni su presunte “chimicate” nei cieli di Martina Franca, Cisternino, Locorotondo ed Alberobello. Rispondemmo che il CUT (Centro Ufologico Taranto) non si occupava di “scie chimiche”, ma che ci erano giunte comunque alcune segnalazioni di presunte “chemtrails” nei cieli della Valle d’Itria, soprattutto nei pressi dell’ex 3° ROC di Martina. Ma ci intrigò soprattutto un fatto accennato dal nostro amico lettore, quello inerente un atterraggio di un UFO di forma discoidale e metallico, che fu visto dalla sua mamma e dalla zia nei pressi di Martina Franca e Mottola. Tutto avvenne nel periodo prebellico, prima del 1947. Dopo un anno ecco il resoconto molto interessante, che fa retrodatare i casi di IR3 (Incontri Ravvicinati del 3° Tipo) ad un periodo in cui di “marziani” non si parlava ancora. Ecco il resoconto del caso, dalle parole del nostro amico lettore, che si fa direttamente le domande e risposte:

Come ne sono venuto a conoscenza

Sono venuto a conoscenza dei fatti in modo estremamente casuale meno di dieci anni fa: mentre guardavo in TV un documentario sugli oggetti volanti non identificati, alla visione di un presunto disco mia madre (oggi 80enne) esclamò in dialetto che era come quello che aveva visto lei, da bambina.

I testimoni

Oltre a mia madre, c’erano i miei nonni (ora defunti) e altre ragazzine, non di mia conoscenza.

Approfondimenti

Ho potuto approfondire l’argomento parlando con mia zia, senza la presenza di mia madre (abitano in zone d’Italia diverse), che non solo ha confermato ma ha aggiunto ulteriori dettagli che mia madre non ricordava.

Cosa è stato visto

Tornando a Martina Franca da un loro appezzamento sulla strada per Mottola, ad una certa altezza di quella che oggi è la Zona Industriale di Martina Franca, mia madre e le altre ragazzine furono incuriosite da un grande oggetto di metallo. Secondo le indicazioni fornitemi , l’oggetto era grande come “due camere“, usando i termini di mia madre. Avvicinandosi si accorsero che all’interno c’erano delle persone “piccole piccole“, usando il vocabolario di una ottantaduenne di oggi. Questo mi ha fatto presumere che c’erano degli oblò oppure che lo scafo fosse in parte trasparente.

Descrizione degli esseri

Secondo quanto dettomi, mia madre ha visto uomini piccoli, tanto da averli ritenuti dei nani. Ha aggiunto che avevano occhi come i nostri ma più grandi, “sembravano cinesi“; inoltre avevano i capelli neri. La carnagione era come la nostra. La cosa che più mi ha impressionato del racconto era che questi esseri erano parecchi e frenetici, sembrava che bisticciassero, parlassero animatamente tra di loro. Mia madra non sentiva che suoni emettevano. Mia zia ha aggiunto il particolare importante che furono i miei nonni a richiamarle sulla strada, allarmati da quanto vedevano dalla strada: ciò a significare che anche i nonni videro quell’oggetto.

Periodo

Quanto accaduto deve essere avvenuto durante il periodo prebellico, in quanto mia madre era ragazzina all’epoca, essendo nata nel 1928. L’economia autarchica impoveriva la società e questo era il motivo per cui il nonno – malgrado fosse calzolaio e con un proprio lavoro – prendeva in affitto dei trulli: per poter coltivare un orto per le necessità più immediate. Da quanto ho percepito era anche periodo estivo.

Ulteriori approfondimenti

Da quanto aggiunto dalla zia, credo ci siano stati degli sviluppi molto interessanti e che, purtroppo, dalla mia città (Verona) non posso approfondire. Questa mia disse che nello stesso luogo dell’avvistamento, sotto il livello del terreno, c’è una grandissima caverna d’acqua. Infatti negli anni 80 (del secolo scorso), durante la costruzione di un’industria di abbigliamento, non riusciavano a porre le fondamenta (o almeno così me lo giustificava la zia). Se oggi andate davanti a quell’azienda – ora abbandonata – nel giardino antistante all’ingresso c’è un pozzo collegato alla forra sottostante e tenuto quale riserva d’acqua. Sembra un elemento da poco come informazione, ma mia zia ha aggiunto che molti anni fa (anni 50? 60? 70?) un ingegnere, nell’espletare lavori di consolidamento sullo stesso pezzo di terra, trovò un tesoro. Essendo stato un luogo ricco di briganti e caverne, tutti pensarono fosse stato trovato un bottino, ma un tale ritrovamento prevede la restituzione del bene allo Stato. L’ingegnere, arricchitosi, se ne andò altrove. A meno che, quello trovato non fosse qualcosa di divulgabile ma pagato a peso d’oro…qualcosa a che fare con la retroingegneria? Ecco perchè ritengo Martina Franca degna di un’attenzione particolare, non tanto per la base dell’Aeronautica in città, ma quella MOLTO BEN OCCULTATA come da mia email dello scorso anno.

Fin qui la precisa ricostruzione di un incontro ravvicinato del terzo tipo “ante litteram”, molto attendibile sia per la persona che ce lo ha raccontata, sia la descrizione degli esseri che non sembrano i “classici Grigi” e sia per lo strano comportamento delle creature. Questo caso fa retrodatare di molti anni il primo IR3 in Italia, visto che il primo documentato era quello del 14 agosto 1947, per intenderci quello del caso di Raveo, in Carnia. Quanti casi sepolti ci sono ancora in giro? Presumo ancora molti.

Fonte: centroufologicotaranto.wordpress.com


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