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 Oggetto del messaggio: La prova del paradiso
MessaggioInviato: 06/03/2013, 18:48 
LA PROVA DEL PARADISO: ARRIVA IN ITALIA IL LIBRO DI EBEN ALEXANDER

Fonte: http://www.ufoonline.it/2013/03/04/la-prova-del-paradiso-arriva-in-italia-il-libro-sulle-esperienze-di-premorte/

Vi avevamo parlato ad Ottobre scorso della straordinaria testimonianza di Eben Alexander, Neurochirurgo e professore ad Harvard, che finito in coma, colpito da una forma particolarmente grave di meningite batterica, raccontava di aver avuto un'esperienza di pre-morte. Alexander ha raccolto la sua esperienza, che conteneva tutti gli ingredienti di una classica NDE, in un libro, che in questi giorni è uscito anche in Italia con il titolo "Milioni di Farfalle" edito da Mondadori. Lo scienziato sostiene che, poiché durante la malattia la sua corteccia era "inattiva", le sue visioni durante il coma proverebbero l'esistenza di un intelletto che prescinde dalla materia grigia; e che, quindi, una parte di noi sopravvive alla morte cerebrale. L'opera ha provocato vibranti polemiche, tra chi accusava il medico di aver romanzato il racconto, e chi riportava tutto nell'ambito di una spiegazione totalmente assimilabile con una risposta neurologica, dovuto alla mancata ossigenazione del cervello. Senza nessuna risposta definitiva.

Immagine

Si legge sull'edizione italiana del volume:

"Mi ritrovai in un mondo completamente nuovo. Il mondo più bello e più strano che avessi mai visto... Luminoso, vibrante, estatico, stupefacente. C'era qualcuno vicino a me: una bella fanciulla dagli zigomi alti e dagli occhi intensi. Eravamo circondati da milioni di farfalle, ampi ventagli svolazzanti che si immergevano nel paesaggio verdeggiante per poi tornare a volteggiare intorno a noi. Non fu un'unica farfalla ad apparire, ma tutte insieme, come un fiume di vita e colori che si muoveva nell'aria." 

In un articolo apparso su Scientificamerican.com il 3 dicembre 2012, ci furono critice feroci alla versione del Neurochirurgo:

Le pretese di scientificità di Alexander sono state oggetto di aspre critiche, e, a mio avviso, smentite senza ombra di dubbio. Il neurologo Steve Novella demolisce le basi stesse della pretesa Alexander osservando che il presupposto di fondo, che la sua corteccia cerebrale fosse "disattivata", è sbagliato. "Alexander afferma che non esistono spiegazioni scientifiche per le sue esperienze, ma eccone una: [le esperienze] si sono verificate mentre le sue funzioni cerebrali erano in calo o in ripresa, o in entrambi i momenti, e non quando vi era poca o nessuna attività cerebrale."

E non basta. Il neuroscienziato Sam Harris sottolinea che mancano addirittura le prove dell'inattivazione cerebrale di Alexander.  "Il problema è che TAC ed esami neurologici [quelli citati dal neurochirurgo] non possono stabilire l'inattività neuronale, né nella corteccia né in qualsiasi altro luogo. E Alexander non fa alcun riferimento a dati funzionali che potrebbero essere stati acquisiti con fMRI, PET o EEG, né sembra rendersi conto che solo quel tipo di prova potrebbe sostenere la sua tesi."
Lo studio della rivista Lancet

Il contributo a tutt'oggi più approfondito è probabilmente quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che insieme ad altri colleghi nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto per oltre 10 anni su 344 pazienti. Lo studio, condotto con metodi scientifici e statistici, aveva come obiettivo la verifica dell'esistenza o meno delle NDE. Più specificamente, lo scopo era quello di verificare se ciò che i reduci da una NDE definivano stato di coscienza e memoria fosse stato un fenomeno dell'attività cerebrale o se fosse stato un fenomeno indipendente da questa. Dopo una lunga analisi sui metodi adottati, sui pazienti, sulle medicine usate negli interventi e una particolare attenzione alle condizioni di encefalogramma attestate nei vari casi, van Lommel e colleghi conclusero che i fenomeni riscontrati potevano essere spiegati unicamente assumendo che quanto i soggetti ad una NDE definivano "esperienza cosciente" non sia stato un semplice epifenomeno dell'attività cerebrale.
Lo studio fu oggetto di numerosi attacchi perché introduceva un principio che sfidava le leggi scientifiche e mediche: l'anima oltre la fisicità di un tessuto celebrale non compromesso.
Gli studi sulle NDE sopra citati infatti indicavano anche che dopo la morte fisica, mente e coscienza potessero continuare a un livello trascendente della realtà che normalmente non è accessibile ai nostri sensi e alla nostra consapevolezza. 
Le spiegazioni scientifiche dominanti ad oggi
Molti dei fenomeni collegati alle NDE possono essere spiegati biologicamente’ - affermava nel 2011 Dean Mobbs, neuroscienziato al Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unit dell’università di Cambridge, mentre pubblicava la sua ricerca, insieme a Caroline Watt, dell’università di Edimburgo, sulla rivista “Trends in Cognitive Sciences”. 

La sensazione di essere morti, per esempio, non  si ritrova solo nelle esperienze di pre-morte: anche i pazienti affetti dalla sindrome di Cotard coltivano la convinzione illusoria di essere deceduti. Questo disturbo, che può apparire in conseguenza di un trauma, ma anche negli stadi avanzati del tifo o della sclerosi multipla, è stato collegato a regioni del cervello quali la corteccia parietale e quella prefrontale. "La corteccia parietale è coinvolta nei processi legati all’attenzione e quella prefontrale nelle allucinazioni che si osservano in patologie psichiatriche come la schizofrenia" spiega Mobbs. 

La sensazione di uscire dal proprio corpo è comune anche nei momenti  che precedono l’addormentamento o il risveglio. Per esempio, la paralisi nel sonno – sentirsi immobilizzati mentre si è ancora coscienti del mondo esterno – viene riferita dal 40 per cento circa delle persone ed è collegata ad intense allucinazioni oniriche che possono provocare la sensazione di fluttuare sopra il proprio corpo.
Uno studio del 2005, inoltre, ha evidenziato che le esperienze “fuori dal corpo” possono essere indotte artificialmente stimolando la giunzione temporo-parietale destra del cervello, suggerendo che la confusione relativa alle informazioni sensoriali può alterare radicalmente il modo in cui si percepisce il proprio corpo. 
Oltre il razionale, le domande senza risposta.
Naturalmente le esperienze di premorte investono non solo una parte propriamente medica, ma sopratutto un sentimento profondamente mistico. Gli elementi che si ritrovano, dalla sensazione di pace, all'incontro con i familiari defunti, dagli spazi enormi alla luce sono scenari tipici dell'aspetto più religioso di come viene descritto il paradiso. La contaminazione evidente ha prodotto spesso un'alzata di spalle dei medici che si sentivano descrive queste sensazioni dai loro pazienti sopravissuti al coma. Eppure alcuni aspetti risultavano poco chiari. Racconti dettagliati delle dinamiche della sala operatoria, anedoti tra medici che venivano riportati da pazienti che dovevano in teoria essere completamenti impossibilitati a sentire e vedere.
E mentre la Universal Pictures ha acquistato in questi giorni i diritti di sfruttamento cinematografici del libro, ancora una volta due dinamiche diverse si incontrano senza sfiorarsi quella della razionalità scientifica, e quella di una dimensione più trascendente, che tende a credere al racconto dei testimoni che nel descrivere il loro tunnel di luce, non possono mentire, perché non c'è niente di potenzialmente paragonabile. Almeno a sentire chi è stato "molto vicino al paradiso".


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