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 Oggetto del messaggio: Artemisia Gentileschi
MessaggioInviato: 29/11/2016, 15:06 
Chi può, vada ad ammirare l'arte di Artemisia.
Grande ARTISTA Immagine



Artemisia Gentileschi e il suo tempo

Dal 30/11 a Palazzo Braschi i capolavori della grande pittrice


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ROMA - I capolavori più celebrati di Artemisia Gentileschi, grande pittrice caravaggesca e antesignana per eccellenza dell'affermazione del talento femminile, sono in mostra dal 30 novembre al 7 maggio negli spazi di Palazzo Braschi-Museo di Roma. Accanto alle sue opere sono affiancate quelle dei più importanti maestri del suo tempo, da Guido Cagnacci a Simon Vouet a Giovanni Baglione, per illustrare la ricchezza e il fervore creativo nei primi decenni del XVII secolo a Roma. Intitolata 'Artemisia Gentileschi e il suo tempo', l'esposizione, promossa e prodotta da Roma Capitale-Assessorato alla Crescita culturale-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Arthemisia Group, è stata organizzata con Zetema Progetto Cultura sviluppando un'idea di Nicola Spinosa, esso stesso curatore per la sezione napoletana, mentre il periodo fiorentino è stato affrontato da Francesca Baldassari e quello romano da Judith Mann.

Dunque un'impresa corale che ha portato a una selezione capace di coprire l'intero arco temporale della vicenda artistica e umana di Artemisia Gentileschi in un serrato confronto con i suoi illustri contemporanei e alla luce delle scoperte critiche più recenti, che ancora una volta ribadiscono il suo ruolo di protagonista, non solo a Roma, ma anche a Firenze, Napoli, nonché nelle intense parentesi veneziana (su cui c'è ancora molto da indagare) e londinese.

Ecco dunque che, attraverso un totale di circa cento opere, si viene a delineare un vero e proprio viaggio nell'arte italiana ed europea della prima metà del XVII secolo, appunto seguendo le tracce di questa pittrice di prim'ordine, intellettuale effervescente che non si limitava alla sublime tecnica pittorica, ma che seppe, quella tecnica, declinarla secondo le esigenze dei diversi committenti e trasformarla dopo aver assorbito il meglio dai suoi contemporanei, così come dai classici, scultori e pittori.

La parabola umana e professionale di Artemisia Gentileschi (1593-1653), del resto continua ad appassionare anche per ciò che simboleggia, vale a dire per la sua figura di donna impegnata a perseguire la propria indipendenza e la propria affermazione artistica contro le molteplici difficoltà e pregiudizi incontrati nella sua vita travagliata.

Dotata di un carattere e una volontà unici, che le consentirono di affrontare il complesso rapporto con il padre Orazio, il più grande tra i caravaggeschi, e il dramma dello stupro, grazie al suo talento, ancora giovanissima e appena giunta a Firenze (da Roma dove aveva lavorato sin da piccola nella bottega paterna), riuscì, la prima del suo genere, a entrare all'Accademia delle Arti e del Disegno.

Aprendole le porte al sapere e alla ricerca, Artemisia fu capace di imparare, già grande, a leggere e scrivere, a suonare il liuto, a frequentare il mondo culturale in senso lato. Il percorso espositivo, che documenta una vita e un'epoca eccezionali, si snoda attraverso un centinaio di opere, provenienti da ogni parte del mondo, sia da collezioni private sia da musei.

Oltre ai magnifici capolavori della Gentileschi, come la 'Giuditta che taglia la testa a Oloferne' del Museo di Capodimonte, 'Ester e Assuero' del Metropolitan Museum di New York, l''Autoritratto come suonatrice di liuto' del Wadsworth Atheneum di Hartford Connecticut, si possono ammirare la 'Giuditta' di Cristofano Allori della Galleria Palatina di Palazzo Pitti o la 'Lucrezia' di Simon Vouet (da Praga).

Dopo i dipinti della prima formazione nella bottega di Orazio, seguono quelli degli anni fiorentini, segnati dai lavori dei pittori conosciuti alla corte di Cosimo de Medici come Cristofano Allori e Francesco Furini, Giovanni Martinelli. Alcuni recano echi, e non solo, della sua amicizia e frequentazione con Galileo, e del mondo, allora nascente, del teatro d'opera. Scandite all'interno di un itinerario cronologico, le successive opere di Artemisia sono messe in relazione con quelle dei pittori attivi in quegli anni d'oro a Roma: Guido Cagnacci, Simon Vouet, Giovanni Baglione, fonte d'ispirazione rispetto ai quali la pittrice aggiorna, di volta in volta, il suo stile proteiforme e mutevole.

La mostra si conclude con i dipinti eseguiti nel periodo napoletano, quando ormai Artemisia può contare su una sua bottega, lavori in cui, grazie ai confronti, sarà possibile capire il suo rapporto professionale coi colleghi partenopei: da Jusepe de Ribera e Francesco Guarino a Massimo Stanzione, Onofrio Palumbo e Bernardo Cavallino. Tra questi capolavori primeggia la splendida 'Annunciazione' del 1630, paradigmatica di tali fiorenti scambi e contaminazioni.
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 Oggetto del messaggio: Re: Artemisia Gentileschi
MessaggioInviato: 29/11/2016, 16:24 

Grazie Art !




zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: Artemisia Gentileschi
MessaggioInviato: 08/03/2019, 14:47 
Per l'8 marzo.


Susanna e i vecchioni

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 Oggetto del messaggio: Re: Artemisia Gentileschi
MessaggioInviato: 08/03/2019, 21:50 
ArTisAll ha scritto:
Per l'8 marzo.


Susanna e i vecchioni

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Non potevi trovare pensiero più adeguato, Art... [:160]
Grazie di averlo alzato, questo topic non l' avevo ancora mai incrociato. Un' artista di talento che non solo i suoi colleghi ma anche critici di epoche successive hanno continuato a mettere in ombra per pregiudizi sessisti, una donna che è stata fortemente messa alla prova dalla violenza e dalle umiliazioni che ne sono scaturite... a cui dobbiamo davvero più di quanto si pensi.


Ricordo anni fa una discussione in un altro contesto virtuale con una persona che sosteneva che gli uomini fossero più sensibili delle donne ( io non sono per queste "gare", la sensibilità è di tutti, ma la motivazione che mi diede mi lasciò proprio sbalordita... ) perché lo dimostrava la storia, perché gli uomini, non le donne, si erano dedicati all' arte, alla poesia, alla letteratura, alla musica... brillando per genio e appunto sensibilità. [:247] Ora se saltasse fuori che era un ogm alieno, per dirla alla Morley e sdrammatizzare, si capirebbero tante cose... ma ci sarebbe più da piangere in verità.
Anche se sembra incredibile bisogna continuare ad educare e a raccontare storie come quella di Artemisia se si vuole vedere l' alba di un mondo migliore...



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 Oggetto del messaggio: Re: Artemisia Gentileschi
MessaggioInviato: 09/03/2019, 00:48 
L'8 marzo ho scelto Artemisia Gentileschi per ciò che ha sùbito e per tutto quello che hai scritto.
Mi garba che tu abbia apprezzato e inteso. [;)] Immagine


P.S.: gli uomini non sono più sensibili delle donne et viceversa.
IMHO, la sensinilità appartiene all'individuo al di là dell'apparteneza sessuale.
È come il talento nelle varie discipline dell'Arte........ o ce l'hai oppure no.



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 Oggetto del messaggio: Re: Artemisia Gentileschi
MessaggioInviato: 01/10/2020, 12:57 
Artemisia Gentileschi, da Pisa a Londra e ritorno

di Silvia Panichi 30/09/2020
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Lo scorso 8 luglio, Giulia Silvia Ghia dedicava su questo stesso blog un’appassionata riflessione alle artiste dimenticate, prendendo avvio dai 427 dalla nascita di Artemisia Gentileschi, la figlia di Orazio, ricca di talento e vera epigona di Caravaggio, all’opera nei centri culturalmente più avanzati della prima metà del Seicento.

A breve, se non ci saranno ulteriori spostamenti, un altro tassello si aggiungerà alla storia della pittrice, con l’apertura, prevista per il 3 ottobre, della mostra curata da Letizia Treves alla National Gallery di Londra, che di questa nostra grande artista ha da poco acquisito l’Autoritratto come Santa Caterina di Alessandria, riscoperto nel 2017; è la prima grande esposizione monografica che le viene dedicata nel Regno Unito, dove Artemisia approdò nel 1638, dopo il lungo viaggio da Napoli, per visitare l’anziano padre che dipingeva alla corte inglese.

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Orazio Gentileschi morì a Londra di lì a poco. Era nato a Pisa in una famiglia di pittori, i Lomi, ma a questo cognome rinunciò per assumere quello dello zio materno, che lo aveva sostenuto nei suoi primi anni romani, ancora in cerca di un’affermazione artistica; purtroppo, a Roma era bene che sua figlia non restasse, dopo il clamore suscitato dal processo per stupro intentato nei confronti di Agostino Tassi. Orazio riuscì a procurarle un marito di convenienza nel non eccelso pittore Pierantonio Stiattesi, e a farla accogliere a Firenze, città che all’epoca godeva più di Pisa del mecenatismo mediceo. Temo che, da buon pisano, avesse particolarmente sofferto nello scoprire che il matrimonio riparatore tra Artemisia e Agostino non si sarebbe mai potuto fare: lui una moglie ce l’aveva già. Si chiamava Maria Connòdoli e viveva a Livorno!

Comunque sia, il legame tra Pisa e la Gentileschi, si mantenne vivo: alcuni documenti testimoniano che Pierantonio Stiattesi avesse visitato più volte la città per gestire gli affari di Artemisia; che, a sua volta, dovrebbe essersi recata a Pisa, almeno una volta, per vendere alcuni possedimenti e mettere insieme la dote per la figlia Prudenzia. Nel 1616, quando fu ammessa all’Accademia Fiorentina delle Arti del Disegno, riconoscimento rarissimo per un’artista donna, la cittadinanza dichiarata fu quella pisana e il cognome quello dei Lomi. Nello stimolante ambiente della corte medicea ella ebbe modo di stringere una salda amicizia, testimoniata da scambi epistolari, con il pisano più celebre di tutti i tempi: Galileo Galilei, che aveva probabilmente già incontrato a Roma.

Il filo che unisce Artemisia a Pisa viene in qualche modo rinsaldato dalla mostra londinese.

Vi sarà infatti esposto il ritratto della pittrice, dipinto da Simone Vouet attorno al 1623, appartenuto alla collezione di Cassiano dal Pozzo, il grande esperto d’arte, molto legato alla Gentileschi e divenuto uno dei protettori del pittore francese durante il suo soggiorno romano. Anche Cassiano aveva consuetudine con Pisa; era figlio di un cugino di Carlo Antonio dal Pozzo, stretto consigliere di Ferdinando I dei Medici, che ne fu l’illuminato arcivescovo a partire dal 1582 e, prima di morire, nel 1607, poté avviare il restauro della Cattedrale, pesantemente danneggiata dall’incendio del 1595.

Il quadro di Vouet è stato da poco acquisito nelle collezioni di Palazzo Blu, la bella casa-museo affacciata sul Lungarno pisano. Il nome di Artemisia non vi compare esplicitamente, ma la pittrice, che tiene tra le mani gli strumenti del suo mestiere, è identificata dalla parola Mauseleion - inscritta nel medaglione che porta al petto - il monumento funebre eretto ad Alicarnasso dalla sua omonima, la coraggiosa regina Artemisia, in onore del fratello e marito Mausolo.

A palazzo Blu è conservato anche il dipinto della Gentileschi, intitolato Clio, Musa della storia, acquistato presso la casa d’aste Christie’s, nel 2004, e anch’esso in mostra a Londra. Quando Artemisia arrivò nella capitale inglese, dove l’aveva preceduta di qualche anno il suo dipinto con Tarquinio e Lucrezia, Orazio era impegnato nel programma decorativo del soffitto della Great Hall, nella residenza della Regina a Greenwich. Si è ipotizzato che la figlia vi abbia collaborato col padre, e che si debbano attribuire a lei le raffigurazioni di alcune delle Muse, tra cui, ancora Clio, che nell’indurre la memoria storica, garantisce la fama anche agli artisti.

Per quegli imprevedibili avvenimenti che talvolta allontanano confini abitualmente accessibili, le sale della National Gallery sono al momento un miraggio.

Così ci rendiamo conto dello spirito di intraprendenza che richiese ad Artemisia il lungo viaggio verso Londra, su cui esitò più volte. Ma, come ci ricorda Elizabeth Cropper nel bellissimo catalogo che accompagna la mostra, ci troviamo di fronte ad ‘un’artista straordinaria che condusse una vita straordinaria’. Di cui ebbe coscienza, visto che troviamo la sua firma nel libro aperto accanto a Clio, a suggello dell’ingresso nella storia di una donna ‘pittora’.
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