Chiamatemi Bob. Mi presento. Io sono un ignorante. Io sono il decano, il palafreniere, il siniscalco, il barone, il marchese, il principe, il re e l'imperatore degli ignoranti (...e vi grazio, tralasciando “il Papa”). Come Socrate, l'unica mia certezza è di “non sapere”. Non ho titoli accademici, non conosco il latino (ma lo sto studiando) e men che meno il greco: non ho una laurea in storia, né in teologia, né in filologia e tanto meno in filosofia. Solo di recente ho scoperto che la mia partecipazione come attore in quel di Arpiola di Mulazzo, su entusiasta invito del mio buon e compianto amico Luigi, ha fatto di me un “arpiolide”. Strano animale, codesto “arpiolide”: non so se offendermi o iscrivermi al WWF. Nella mia ignoranza, so soltanto che la storia, anzi la Storia appartiene a tutti, non soltanto agli accademici e agli storici paludati, ma a chiunque sappia leggere un libro (o una buona e seria traduzione) sviscerandone gli argomenti. Dunque, se un uomo di media scolarizzazione – ma di molte letture – col pallino del teatro, “inciampa” in un libro come “La favola di Cristo” di Luigi Cascioli e questo libro ha nella sua coscienza l'effetto di una bomba a frammentazione, spingendolo a farne una riduzione teatrale, significa solo una cosa: il messaggio è passato, per un “puro di cuore” senza interessi, senza amicizie e amici di quelle amicizie. Vedete, un credente medio, o mediocre, non apre MAI un “libro sacro”, tantomeno gli Atti degli Apostoli. Se lo fa, trova un passaggio come il seguente:
5:34 Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, 5:35 disse: Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. 5:36 Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. 5:37 Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.
Il credente medio, o mediocre, si ingoia tutto il “pappone” senza fare una grinza.
Ma se il libro di Cascioli ha bucato la diga e l'attore che è in me riceve dalle vive mani di Emilio Salsi in quel di Arpiola una copia (in regalo con tanto di dedica) del suo “Giovanni il Nazireo detto Gesù Cristo e i suoi fratelli”, allora il dovere supremo è soltanto uno: leggerlo. Che dico? Studiarlo!
E così, l'uomo con una media scolarizzazione, a pag. 15 del libro di Salsi, si imbatte nuovamente nella frase di cui sopra. Solo che ora la prospettiva è cambiata, perché scopre che uno storico antico come Giuseppe Flavio, ha scritto di entrambi i protagonisti del discorso di Gamaliele (...strane assonanze Gàmala, Gamaliele...), ma qui il secondo – Giuda il Galileo – è attivo al “tempo del censimento di Quirino” intorno al 6 d.C. mentre la Giudea è controllata da Coponio e l'altro – Teuda – viene decapitato da Cuspio Fado (o da chi per lui) intorno al 46 d.C., circa 40 anni dopo! Ora io, oltre ad essere un ignorante, sono un uomo di media scolarizzazione, essendo geometra (e lo so, nessuno è perfetto), ma di matematica ne ho mangiata parecchia: algebra; trigonometria; derivate; logaritmi; integrali e calcoli applicati alla topografia e alle strutture; non ho quindi molta difficoltà a capire che il 46 d.C. viene DOPO il 6 d.C. e che Giuda il Galileo “sorse” (o meglio INSORSE) ben PRIMA del buon Teuda, con una differenza temporale di una quarantina d'anni, se la matematica non è un'opinione. E magari bastasse! Nel testo “sacro” Teuda è definito “qualcuno” (Qualcuno chi? Qualcuno cosa? Qualcuno tipo: “lei non sa chi sono io”?), mentre lo storico ebreo lo definisce più precisamente “profeta”...
Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso, aprendo loro un facile transito. Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme. Antich. Giud. XX, 97
Perché nel discorso di Gamaliele, Teuda (morto nel 46 d.C.) viene posizionato PRIMA di Giuda il Galileo (attivo nel 6 d.C.)? Cosa spinge l'Evangelista ad invertire la sequenza temporale? Cosa c'è da nascondere? Forse una scomoda parentela? Forse Teuda è figlio di Giuda e questo risulterebbe “scomodo”? Io sono ignorante. Me lo spieghi lei, Dott. Pesce.
Qualcuno sta mentendo. O racconta balle Luca (o chi per lui) o le racconta Giuseppe Flavio, ovvio. Solo che il primo, avrebbe il “sacro compito” di svelarci la “verità” (e allora perché Teuda non può essere un Profeta?), mentre il secondo non ha motivi apparenti per mentire: è figlio della “prima (prima!) delle ventiquattro classi sacerdotali” di Gerusalemme, cioè si trova in cima alla piramide sociale: perché dovrebbe mentirci? Per far carriera? Per imporsi in società, facendo proseliti? No, il mentitore è Luca, per motivi che ancora oggi spingono gli storici paludati a genuflettersi davanti ad un potere plurisecolare basato sui sistemi repressivi più infami. Nascondere la vera identità, la storia e gli scopi di quell'uomo che prestò suo malgrado la vita alla costruzione del personaggio da fiaba chiamato Gesù, è un “delitto” che la storia futura giudicherà.
Egregio dott. Pesce, lo dico col rispetto dell'ignorante nei confronti dello studioso: prima di liquidare con una riga i suoi “avversari”, ci spieghi perché gli evangelisti “depistano” i propri lettori, il resto verrà da se e la “verità vi farà liberi”. Un caro saluto a tutti. Scusate l'invadenza.
Ultima modifica di bob il 19/05/2011, 19:09, modificato 1 volta in totale.
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