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Essere Interdimensionale
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MessaggioInviato: 10/10/2013, 11:43 
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Hannah ha scritto:

In questi giorni, ho trovato uno scritto che non riesco più a recuperare su Internet, in cui si dà un'interpretazione interessante del versetto di apocalisse Cap. 12 1 Poi un grande segno apparve nel cielo: una donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo. 2 Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

Per diverso tempo, la chiesa cattolica ha voluto vedere in questi versetti la madonna ma poi si è orientata verso un'interpretazione allegorica più accettabile seconod cui la donna è la chiesa che deve partorire il Cristo.

Seconod l'interpretazione da me trovata, la donna corrisponderebbe al segno della vergine che proprio in questi giorni presenta il sole sul suo manto e sotto i piedi una falce di luna (a seconda delle latitudini) .

Nella foto allegata, come si presenta la costellazione della vergine in questi giorni verso Napoli. Si vede chiaramente il sole che ammanta la vergine



Ok, ma dove vuoi arrivare con questo discorso?

In fin dei conti questa configurazione (vergine, sole e luna) non e' poi cosi inusuale. Anzi.

Volendo ricontestualizzarla al periodo della nascita di Gesu' (o presunta tale), e' stata utilizzata (anche se solo da qualcuno) per stimare la data esatta della nascita di Gesu'.
In pratica, dal vangelo di Luca si possono ricavare le informazioni che ci portano al vero anno del censimento e quindi al 3 AC mentre dal libro dell'apocalisse, grazie alla posizione nei cieli della palestina di quella combinazione celeste (vergine+sole+luna) che anche tui hai evidenziato, si ricava l'indicazione del giorno e cioe' l'11 settembre ( [8)] [8)]). Quindi 11 settembre del 3 AC.

Bene e ora?

Comunque non dimentichiamo che questa immagine e' stata molto sfruttata. Addirittura la bandiera europea nasce come tributo a quanto indicato nel libro dell'apocalisse.



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MessaggioInviato: 25/12/2013, 17:22 
Siccome è Natale...

Fu l’imperatore Aureliano a proclamare il 25 dicembre 274 d.C. il primo Dies Natalis Solis Invicti, in onore della riunificazione dell’Impero Romano. La priorità fu la coesione culturale; la scelta, perciò, ricadde sull’adorazione del Sole, presente in tutti i popoli dell’Impero. Se, infatti, a Roma vi era Apollo, in Grecia si pregava Helio, in Egitto Horus, mentre i siriani e gli arabi festeggiavano già dal 600 a.C. il dio Dusares precisamente il venticinquesimo giorno di dicembre.

Ma l’idea del Natale, inteso come nascita, deriva dalle popolazioni celtiche e germaniche che attraverso il culto della Yule (ruota) simboleggiavano la morte e la rinascita del sole durante il solstizio d’inverno che cade di 21 dicembre, giorno più corto e buio dell’anno. Dalle popolazioni nordiche abbiamo anche ereditato l’usanza di adornare l’albero, tradizione proveniente dal culto sassone di Irminsul, un enorme pilastro che connette il cielo con la terra, che veniva spesso rappresentato come una grande quercia.

Un dio simile a Yggdrasill delle popolazioni vichinghe.

Molti di noi credono che la celebrazione del Natale sia una festa prettamente cristiana che simboleggia la nascita del Messia Gesù, ma in realtà nasconde qualcosa di più profondo e ancestrale. Nella sua origine, infatti, si cela un intreccio di storia antica: una perfetta mescolanza di culture, riti e religioni.

È l’imperatore Aureliano a proclamare il 25 dicembre 274 d.C. il primo Dies Natalis Solis Invicti, in onore della riunificazione dell’Impero Romano. La priorità fu la coesione culturale; la scelta, perciò, ricadde sull’adorazione del Sole, presente in in tutti i popoli dell’Impero.

Se, infatti, a Roma vi era Apollo, in Grecia si pregava Helio, in Egitto Horus, mentre i siriani e gli arabi festeggiavano già dal 600 a.C. il dio Dusares precisamente il venticinquesimo giorno di dicembre.
Ma l’idea del Natale, inteso come nascita, deriva dalle popolazioni celtiche e germaniche che attraverso il culto della Yule (ruota) simboleggiavano la morte e la rinascita del sole durante il solstizio d’inverno che cade di 21 dicembre, giorno più corto e buio dell’anno.

Dalle popolazioni nordiche abbiamo anche ereditato l’usanza di adornare l’albero, tradizione proveniente dal culto sassone di Irminsul, un enorme pilastro che connette il cielo con la terra, che veniva spesso rappresentato come una grande quercia. Un dio simile a Yggdrasill delle popolazioni vichinghe.

Si potrebbe andare avanti ancora per molto, trovando analogie con le culture dei popoli più disparati.

Quello che è importante capire è che molte tradizioni, reputate nostre in maniera esclusiva, fiera e morbosa, in realtà appartengono alla storia dell’uomo nella sua accezione più universale.
È impossibile non rimaner affascinati nello scoprire quante similitudini ci siano nella diversità.

Una realtà apparentemente intangibile per i più di noi che sfiorano solo di tanto in tanto questo infinito mondo di ricerca della conoscenza. Un esempio? Apprendere, conversando con un amico competente in materia, come mai la Madonna sia così importante nella nostra cultura. Ciò è dovuto al fatto che il cristianesimo, sposando le culture pagane legate alla fertilità della terra e all’agricoltura, mette in risalto il culto della donna, simbolo di fecondità e vita. Cosa che non avviene invece nelle zone islamiche e ebraiche dove, a causa dell’aridità del suolo, si predilige la pastorizia. In questo modo la donna-madonna viene relegata in secondo piano.

Una spiegazione razionale ad un fenomeno apparentemente incomprensibile.

In una società come quella odierna, caratterizzata da diversità e pregiudizi, bisognerebbe prendere esempio dall’Imperatore Aureliano, che già aveva capito che per mantenere la pace e tenere uniti i popoli serviva innanzitutto l’affinità culturale. Festeggiamo questo Natale, allora, invocando l’uguaglianza delle persone nella maniera più ortodossa e estrema. Grazie al Natale del Sol Invictus.

http://www.mondoliberonline.it/origini- ... tus/15779/



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MessaggioInviato: 21/01/2014, 11:17 
Mi scuso per l'off-topic....

Un utente non registrato, leggendo questo topic, ha formulato
un quesito tramite email che riporto integralmente.

Se qualcuno può gentilmente rispondergli... [:)] [;)]
Grazie

Buonasera. Mi scuso se mi intrometto nel vostro forum, ma mi sono incuriosito leggendo l'articolo sul dio Mitra. Vi invio una foto e se possibile vorrei sapere se questa statuina in basalto puo' riferirsi ad una sacerdotessa che voi denominate come Leonessa o Iena. E' un dubbio che mi pongo da tanto tempo e forse voi potete sciogliere " il nodo". Vi ringrazio e vi porgo auguri di Buon Natale e Felice Anno nuovo. grazie. Fernando



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MessaggioInviato: 21/01/2014, 12:42 
Sarebbe interessante conoscere la provenienza di questa statuetta. Etrusca? Greco-Romana? O ancora più antica? Vedo che tiene in mano qualcosa... un frutto sembrerebbe... o anche un vaso.

Un approfondimento che può essere utile sia per l'amico Fernando sia per il thread in oggetto.

Misteri del sole e misteri della luna. La posizione della donna nei Misteri romani di Mithra
di Stefano Arcella

Nella letteratura storico-religiosa accademica ed anche in quella esoterica d’indirizzo “tradizionale” la tesi del carattere esclusivamente maschile dei Misteri romani di Mithra è stata quasi unanime, dalla fine dell’Ottocento in poi.

Eppure questa tesi non mi ha mai convinto del tutto, per una pluralità di motivi che spaziano dall’iconografia mitriaca alla testimonianza di Porfirio, fino a qualche dato – raro ma preciso – di carattere epigrafico.

In questo contributo, intendo chiarire i motivi della mia perplessità su questa tesi di una spiritualità misterica del tutto chiusa alle donne.

La scena della tauromachia è costantemente rappresentata in ogni mitreo dell’Impero. In essa, si nota la simmetria fra il Sole e la Luna. Il primo, alla sinistra di Mithra (dal punto di visuale dell’osservatore del dipinto o della scultura) ordina a Mithra, tramite il corvo, di sacrificare il toro. La Luna, alla destra dell’eroe solare, osserva la scena, la contempla, con una espressione assorta, pensosa. La dea non svolge un ruolo attivo, non emette comandi, non interviene in azione, eppure è presente nella scena mitica cui questa raffigurazione rimanda, è parte integrante di essa proprio per il suo atteggiamento contemplativo del sacrificio. Si può dire che il suo osservare è un’azione silenziosa, è un prender parte al sacrificio come immedesimazione interiore, anche come sofferenza.

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Una lezione fondamentale di Mircea Eliade è stata quella del rito come reiterazione e attualizzazione dell’evento mitico, di un accadimento verificatosi in “illo tempore”, ossia in un tempo mitico, un “tempo fuori del tempo”.

Il sacrificio del toro è, come è stato ampiamente illustrato in letteratura, un evento cosmogonico, salvifico e vivificante che accade una volta per tutte, tant’è che Mithra è “invitto”, cioè sempre vittorioso. Si tratta di un evento mitico, situato fuori dalla storia e che, al tempo stesso, fonda la storia dell’uomo e la connotazione del mondo come campo di manifestazione del Principio Solare (cioè di una forza luminosa e trascendente), come teatro di una lotta fra la luce e le tenebre, per cui il miste deve attuare in sé la “lotta col toro” e il sacrificio del “toro-luna” in cui conficca il suo pugnale solare, trasformando quella forza taurina in un’energia positiva e creativa, in spinta ascensionale (=la spiga di grano).

Se questa lezione di Eliade è valida e se si accoglie l’impostazione secondo cui nelle civiltà tradizionali l’ordine terreno riflette e reitera l’ordine trascendente, risulta d’intuitiva evidenza che il rito mitriaco dovesse replicare e attualizzare l’evento mitico con tutte le sue componenti, compresa la Luna nel suo porsi in modo contemplativo.

Risulta di intuitiva evidenza, dunque, che nel rituale mitriaco la donna dovesse essere presente e partecipe in una posizione che reiterava il ruolo passivo e contemplativo della Luna nella scena mitica della tauromachìa. Traducendo il tutto nella logica e nella struttura dei gradi mitriaci, la donna doveva essere ammessa ai gradi inferiori, di carattere introduttivo, con ruoli subalterni e ausiliari rispetto a quelli di grado piu’ elevato ricoperti soltanto dagli uomini, che reiteravano la posizione attiva, di comando, svolta dal Sole nella scena della tauromachìa.

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Del resto, sembra che nei Misteri greci la donna era ammessa ai Piccoli Misteri ma non ai Grandi Misteri, com’è stato recentemente ribadito anche nell’ambito della letteratura di orientamento “tradizionale”.

Peraltro è noto che i mitrei sorgevano spesso in prossimità di fonti o di corsi d’acqua – come è il caso per il mitreo della grotta del Timavo in Friuli o per quello di S. Clemente in Roma – poiché l’acqua aveva una sua funzione sia come supporto per le purificazioni, sia anche per veicolare ed amplificare il magnetismo terrestre, favorendo il potenziamento energetico del tempio e dei misti partecipanti al rituale.

E’ noto il legame fra le acque e la luna presso le culture tradizionali, essendo entrambi simboli del divenire, del mutamento, del fluire delle cose e dei fenomeni; orbene, poiché nella mentalità “tradizionale” tutto è coordinato, tutto si collega e vi sono precise corrispondenze fra microcosmo e macrocosmo, ad un principio femminile come principio cosmico e come aspetto della natura doveva necessariamente corrispondere una presenza femminile sul piano umano. Del resto, il Corpus Hermeticum di Ermete Trimegisto – con la famosa massima della corrispondenza fra ciò che è in alto e ciò che è in basso – viene redatto proprio in età tardo ellenistica, quindi contemporaneo ai misteri mitriaci romani.

Sul piano delle testimonianze nelle fonti letterarie, abbiamo solo quella di Porfirio, avendo presente che il trattato sulla dottrina mitriaca di Eubulone e Pallas (i due autori menzionati da Porfirio), è andato perduto. Rileggiamo quindi la testimonianza di Porfirio.

Dopo aver parlato dei Magi presso i Persiani, come coloro “che sono esperti in divine questioni e venerano la divinità” e aver illustrato le caratteristiche delle tre classi in cui si articolavano questa classe sacerdotale e la dottrina della metempsicosi, Porfirio scrive:

“Infatti significando allusivamente la nostra comunanza con gli animali sono soliti indicarci per mezzo di animali: così chiamano leoni gli iniziati che partecipano ai loro riti, iene le donne, corvi quelli che servono. E così anche dei padri *** e questi sono infatti chiamati aquile e falconi. Colui che riceve il grado di leone si riveste di ogni specie di animali” (De abstinentia, IV, 16).

La menzione delle donne “iene” (“tàs dé gunaikàs uàinas”) – quali partecipanti a questo culto misterico con l’attribuzione di una precisa corrispondenza animale - è importante. Essa attesta che le donne erano, in qualche forma, partecipi della ritualità di questa spiritualità misterica. E ancora piu’ significativa è la menzione delle “iene” subito dopo aver parlato dei “leones”e subito prima dei corvi, ossia fra il 4° e il 1° grado dei misteri mitriaci, a conferma della funzione ausiliaria e subalterna che le donne dovevano avere nella gerarchia di questa struttura misterica. La collocazione di tale riferimento alle donne non credo sia accidentale; gli Antichi non scrivevano a caso, soprattutto poi nel caso di un filosofo come Porfirio.

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Peraltro tale posizione femminile va collocata nel quadro storico del suo tempo; la struttura della familia romana, ancora in età imperiale, era una struttura potestativa patriarcale, in cui la donna era subordinata all’uomo. Lo stesso isitituto del ripudio era riservato esclusivamente all’uomo nei confronti della donna, alla donna non essendo riconosciuta la stessa facoltà.

Le corrispondenze fra i vari gradi e le qualità dei vari animali nonché l’uso di maschere animali corrispondenti ai vari gradi, lasciano scorgere un antico sostrato sciamanico di questa spiritualità, in cui ciascun grado ha un suo “spirito protettore”, che assume le forme di un animale che ne è la ierofania, la manifestazione corrispondente sul piano sensibile. In letteratura si è parlato spesso, a tale riguardo, di totemismo, cioè del culto di animali-totem, intesi appunto come entità protettrici in relazioni alle quali sussistevano determinati divieti, come quello di consumare la carne dell’animale totem.

Oggi, dopo gli studi e i contributi di Claude Levi-Strauss, il concetto di totemismo è stato superato, essendo troppo ampio, nel senso che andava a coprire fenomeni di culto molto diversi fra loro. La sacralità degli animali ed il loro culto resta tuttavia un dato fermo negli studi in materia. Essa è un carattere comune a molte culture antiche, dall’antico Egitto alla civiltà minoica-cretese, dai popoli italici alla religione romana arcaica.

Infine si ha una iscrizione mitriaca (CIMRM,I 115), rinvenuta in Africa settentrionale, in Libia, che menziona una lea, ossia una donna che ha raggiunto il 4° grado dei misteri mitriaci. E’ una epigrafe già citata dal Cumont all’inizio del Novecento nella sua opera Les mystères de Mithra.

Si tratta di una epigrafe isolata, poiché tutte le altre – e sono numerose - che sono state raccolte da oltre un secolo a questa parte, menzionano solo iniziati ai vari gradi di sesso maschile. Tuttavia questa epigrafe esiste e, se posta in relazione al passo di Porfirio che ho citato ed all’analisi svolta sull’iconografia mitriaca, sul mito cui rimanda e sul rapporto di reiterazione fra rito e mito, essa assume un valore indicativo che va oltre la sua apparente episodicità.

Qui entrano in gioco altre considerazioni. Il dio planetario tutore del grado di Leo era Giove, il dio sovrano; nel caso di una lea il probabile riferimento cultuale doveva essere Juno, che fa parte della triade capitolina, insieme a Giove ed a Minerva.

Sul piano della funzione liturgica, i leones erano preposti alla vivificazione del fuoco sacrale del tempio; essi sono rappresentati – nel mitreo di Santa Prisca in Roma – in processione intorno ad un’ara sulla quale brucia un fuoco rituale ed alcune iscrizioni attestano il loro uso dell’incenso rituale in funzione purificatoria e quindi ancora il loro rapporto col fuoco.

Le “leonesse” dovevano dunque essere preposte alla custodia del fuoco rituale, svolgendo nell’ambito del culto misterico una funzione analoga a quella che le Vestali svolgevano sul piano del culto pubblico. Si tratta di una funzione importante, poiché il fuoco è il centro, l’anima, la forza coesiva del collegio religioso misterico e non solo in senso simbolico.

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Peraltro i gradi introduttivi erano i primi 3, per cui la posizione della donna quale lea è una posizione medio-alta, seppur comunque subordinata rispetto ai gradi maggiori.

Peraltro in varie epigrafi mitriache, già pubblicate dal Cumont alla fine dell’800, sono menzionate, soprattutto a Roma, coppie di coniugi in cui l’uomo è introdotto ai misteri mitriaci, mentre la donna è menzionata quale iniziata a quelli di Cibele caratterizzati dal taurobolium, ossia ancora il sacrificio del toro. In tali casi la partecipazione femminile alla spiritualità misterica avveniva nelle forme del culto di una dea – la Magna Mater – più consone alla natura femminile e alla correlazione fra donna e terra su cui il simbolismo delle culture antiche insisteva particolarmente.

E’ possibile che la posizione della donna fosse differenziata a seconda delle varie confraternite mitriache e delle varie aree geografiche. L’articolazione del culto misterico in tanti piccoli templi sotterranei può aver favorito forme di autonomia statutaria diverse da luogo a luogo. Ciò spiegherebbe la diversità dei dati fra l’epigrafe della Libia che menziona una lea e quelle di Roma ove le mogli degli iniziati ai misteri di Mithra erano collocate nell’ambito di culti misterici femminili come quello di Cibele.

In conclusione, è plausibile e ritengo scientificamente fondato ammettere, per il mithraismo romano, una seppur limitata partecipazione femminile ai misteri mitriaci, nei primi quattro gradi e in funzione subordinata e ausiliaria. Dire questo vuol dire rappresentare una situazione ben diversa rispetto a quella di un mitraismo riservato esclusivamente agli uomini.

Tale partecipazione riguardava i gradi minori, ossia i Piccoli Misteri, in linea con quanto avveniva nei Misteri greci e in consonanza con l’impostazione patriarcale della familia e della società romana.

Bibliografia commentata

La tesi del carattere maschile dei Misteri di Mithra si incontra nelle opere di Franz Cumont, già alla fine dell’Ottocento: Textes et monuments figurés relatifs aux Mystères de Mithra, I-II, Bruxelles, 1896-99: Les Mystères de Mithra, Bruxelles, 1913. I più recenti contributi contenuti negli Atti dei Convegni Internazionali di Studi Mitriaci non sembrano contenere, su questo punto, significative variazioni.

Nella letteratura esoterica d’indirizzo “tradizionale” la tesi del carattere esclusivamente maschile dei misteri mitriaci è stata sostenuta da J. Evola, La Via della realizzazione di sé secondo i Misteri di Mithra (a cura di Stefano Arcella), Controcorrente, Napoli, 2007.

La lezione di Mircea Eliade sul rito quale reiterazione ed attualizzazione vivente del mito è esposta nel Trattato di storia delle religioni, Boringhieri, Milano, 1976 e nella Storia delle credenze e delle idee religiose, I-III, Sansoni, Firenze, 1979, per limitarmi soltanto ad alcune opere della vastissima produzione dello studioso rumeno.

La partecipazione della donna , in Grecia, ai Piccoli Misteri e non ai Grandi Misteri, è stata ribadita e sottolineata, in una lettura niente affatto dispregiativa dell’essere femminile, da Giuseppe Gorlani “Evola e la dottrina del Sanatana-dharma”, in AA.VV., Studi Evoliani 2010, “Evola e la filosofia”, pubblicato in http://www.fondazionejuliusevola.it.

Sulla tauromachìa mitriaca la letteratura è vastissima. Mi limito a citare, in questa sede, Reinhold Merkelbac, Mitra, Ecig, Genova, 1988 ed il mio testo I Misteri del Sole. Il culto di Mithra nell’Italia antica, Controcorrente, Napoli, 2002.

Per la letteratura sul culto della dea Luna e sul simbolo lunare, v. Robert Graves, La dea bianca:grammatica storica del mito poetico, Adelphi, Milano, 2009.

Per la processione dei Leones raffigurata nel mitreo di Santa Prisca v. R.Merkelbach, op.cit., p.124 ss.

Sulle religioni misteriche si rimanda il lettore all’opera in due volumi Le religioni dei Misteri, I-II (a cura di Paolo Scarpi), Fondazione Lorenzo Valla-Mondadori, Milano, 2003. In quest’opera, nella sezione dedicata al mitraismo, è pubblicata anche l’unica epigrafe mitriaca rinvenuta in Libia, a Guicariche (vicino Tripoli), nella quale compare una donna. Al riguardo, v. in particolare, op.cit., II, p. 393 (E 17= CIMRM I, 115) e relativo commento p. 563.

Per il totemismo v. Claude Lévi-Strauss, Il totemismo oggi, Feltrinelli, Milano, 1991; ID., Il pensiero selvaggio, CDE, Milano, 1998.

Le epigrafi mitriache in cui compaiono, come dedicanti, coppie di coniugi e la donna è iniziata ai Misteri di Cibele sono consultabili nel II volume dell’opera di Cumont, Textes et monuments figurés relatifs aux Mystères de Mithra e, più specificamente, nella sezione dedicata alle epigrafi rinvenute a Roma. Cfr. anche il CIMRM, I-II, curato da Marten Vermaseren, Le Haje, 1956-1960.


http://www.centrostudilaruna.it/misteri ... -luna.html

Non trovo peraltro indizi che possano ricondurre la statuetta in basalto presentataci da Fernando come raffigurazione di una sacerdotessa collegata al culto di Mitra.

Ma probabilmente altri utenti più esperti di me possono meglio confermare o smentire questa mia conclusione.

[:)]



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MessaggioInviato: 03/02/2014, 15:26 
Archeologia: rinvenuto antico tempio pagano dedicato a Minerva nei sotterranei del Duomo di Milano

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Sotto il Duomo di Milano sono stati individuati resti di un tempio pagano, che si ritiene fosse dedicato a Minerva. La scoperta è stata annunciata durante la presentazione di altri reperti, i resti del Foro dell’antica Mediolanum trovati di recente sotto gli scantinati dell’edificio che ospita Pinacoteca e Biblioteca Ambrosiana. Continuano infatti le ricerche per riportare alla luce i resti di quella grande città che dal 292 d.C arrivò ad essere capitale dell’Impero d’Occidente.

http://www.tafter.it/2014/01/31/archeol ... di-milano/

Quante delle maggiori e principali chiese/cattedrali sorgono su antichi templi pagani dimostrando di come il cristianesimo si sia innestato sui precedenti culti mescolandone festività usi e costumi?

PERCHE' i pagani scelsero quei luoghi e non altri per edificare i propri luoghi di culto?

Infine... i piani alti della piramide, sanno CHI e DOVE stanno pregando?



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MessaggioInviato: 06/03/2014, 12:48 
L’avvenimento “Fatima” (1917) ha sicuramente dato un contributo decisivo alla causa della consacrazione mariana del mondo e delle singole nazioni. Il 13 maggio 1931, i vescovi portoghesi, accogliendo l’invito della Signora, consacrano al suo Cuore Immacolato le loro diocesi e l’intera nazione.

Nel maggio 1942, XXV anniversario delle apparizioni di Fatima, il card. Schu­ster, arcivescovo di Milano, rende noto in una lettera pastorale che l’ultima superstite dei tre veggenti di Fatima ha espresso il desiderio della Madonna che il mon­do venga consacrato al suo Cuore Immacolato.

Quat­tro mesi dopo, nell’ottobre dello stesso 1942, sempre nell’ambito delle celebrazioni di Fatima, l’Episcopato Portoghese chiede a Pio XII la consacrazione del mondo.

Dato quello che ci siamo detti nell'articolo pubblicato dal Progetto Atlanticus "Ave Inanna, ora Pro Nobis... in cosa consiste REALMENTE la consacrazione mariana del mondo?

http://www.qumran2.net/materiale/antepr ... height=709



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Cibele, la dea madre del Vaticano

Divinità dell’Antico Oriente e Greco-Romana, è conosciuta con varie denominazioni. Il nome Cibele o Cibebe predomina nella letteratura greca e romana a partire dal Quinto secolo avanti Cristo. Il suo nome completo, a Roma, era Mater Deum Magna Mater.

La grande Dea Pagana Cibele (Kybele: “Keh – Ba’al – Leh” – colei (la divinità) che dimora nelle caverne, nelle grotte), sarebbe stata confusa e nel tempo conosciuta, successivamente ad una serie di trasformazioni operate dai Greci, come Sibilla/e. La grande Dea dell’Asia Minore è la più antica Dea conosciuta dalla storia, anticipando di ben 5000 anni le divinità Sumere e dell’Antico Egitto, così come le derivate divinità greche e romane, ponendosene inoltre come archetipo fondamentale.

Una immagine trovata a Catal Huyuk, datata ad 8000 anni fa, rappresenta la Dea Madre acquattata in procinto di partorire, affiancata da due leopardi. Nei secoli successivi, i leopardi sarebbero stati sostituiti dai leoni – Atalanta e Ippomene dopo la metamorfosi, nonostante il fatto che i leopardi fossero ritenuti leoni femmina nell’antichità. La sua adorazione era di solito combinata con quella del Toro Celeste, la cui presenza è prominente a Catal Huyuk.

Le leggende sono in accordo nel situare la nascita dell’adorazione della Dea Madre nell’area della Frigia, in Asia Minore (odierna Turchia centro-occidentale), ed in epoca classica il centro più importante del suo culto era a Pessinus, città situata alle falde del monte Dindymus, o Agdistis (di qui alcune sue denominazioni quali Dindymene ed Agdistis). Tuttavia, l’esistenza di numerose divinità simili in aree esterne alla Frigia sta ad indicare che Cibele rappresentasse la forma Frigia di una dea della Natura comune a tutta l’Asia Minore. A partire dall’Asia Minore, il suo culto si diffuse poi nel territorio greco. I Greci riconobbero nella Grande Madre una notevole somiglianza con la propria dea Rhea finendo con il tempo con l’identificarle completamente.

Durante l’invasione della penisola italiana ad opera di Annibale, nel 204 avanti Cristo, i Romani seguirono le istruzioni dettate da un oracolo della Sibilla in base al quale il nemico sarebbe stato sconfitto e scacciato solo se la “Madre Idea” fosse stata portata a Roma, insieme al suo simbolo più sacro,una enorme meterorite che si riteneva fosse caduta dal cielo. La sua identificazione da parte romana con divinità quali Maia, Ops, Rhea, Tellus e Cerere contribuì notevolmente all’affermarsi del suo culto. Alla fine del periodo repubblicano, il culto di Cibele si era decisamente affermato, mentre nel periodo imperiale divenne uno dei principali culti del mondo Romano.

La grande Madre Cibele fu portata da Pergamo a Roma nel 204 avanti Cristo.

La dea fu accolta con tutti gli onori dai più importanti cittadini Romani. Il Pontefice Massimo(Pontifex Maximus) le tributò un assai caloroso benvenuto e la Dea divenne la Magna Mater o “sacra” (“holy”) Madre di Roma:

Cita:
“Quando Cibele fece il suo ingresso a Roma, ella rappresentava la dea che, provenendo da un mondo antico, giungeva nel nuovo a garantire la vittoria. E’ quindi facile arguire il perchè della sua iniziale collocazione nel Tempio della Vittoria. Nello stesso anno del suo arrivo, comunque, la costruzione di un tempio, a lei espressamente dedicato, fu affidata ai Censori M. Livius Salinator e C. Claudius Nero. Dopo tredici anni – un periodo così lungo fu probabilmente dovuto alle difficoltà di quei giorni – il nuovo edificio in suo onore venne quindi inaugurato dal Pretore M. Junius Brutus il 10 Aprile del 191 avanti Cristo. Le nuove rilevazioni archeologiche operate da Pietro Romanelli nel 1951 hanno mostrato che ad oggi ben poco è rimasto dell’originale costruzione. L’anniversario dell’inaugurazione di questo tempio veniva celebrato annualmente”. (Vermaseren, Cybele and Attis, p. 41.)


In tutti i loro elementi caratteristici, tanto Romani, quanto Greci ed Orientali, la grande Madre era caratterizzata essenzialmente dalle stesse qualità. La più prominente tra queste riguardava il concetto della sua universale maternità. Ella rappresentava la grande madre non solo degli Dei ma anche degli uomini e degli animali. Era anche chiamata Montagna Madre o Madre Montagna, ed un’enfasi particolare era posta sul concetto della sua maternità nei confronti della natura selvaggia. Tale aspetto si manifestava in particolare nel carattere orgiastico della sua adorazione. I suoi mitici assistenti, i Corybantes, erano esseri selvaggi, semi-demoniaci. I suoi sacerdoti, i Galli o Galloi, venivano castrati nel momento in cui entravano a servizio della Dea.

L’auto-mutilazione era giustificata sulla base del mito riguardante il suo amante, il Dio della fertilità Attis, eviratosi all’ombra di un albero di pino, punto in cui era sanguinato fino alla morte. Alle festività annuali dedicate a Cibele (tra il 15 ed il 27 Marzo), un albero di pino veniva tagliato e portato nel suo tempio dove veniva onorato come una divinità ed adornato di violette, le quali si riteneva originatesi dal sangue stesso di Attis. Il 24 Marzo, il “Dies Sanguinis” o”Giorno del Sangue”, il suo sacerdote più importante, chiamato Arci-Gallus, si inferiva ferite alle braccia per trarne il sangue da offrire in dono alla Dea al suono di cimbali, tamburi, e flauti, mentre il clero minore danzava vorticosamente inferendosi ferite sul corpo intorno al suo altare bagnando così di sangue il pino sacro e l’altare stesso della Dea. Il 27 Marzo, la statua argentea della Dea, adornata da una piccola pietra sacra incastonata sul capo, veniva condotta in processione e bagnata nell’Almo, un tributario del fiume Tevere.

STRUTTURA RELIGIOSA

In ogni tempio della Dea, l’Alta Sacerdotessa ricopriva il ruolo più importante, seguita dagli Arci-Galli.

Immeditamente sub-ordinate nello status erano le Sacerdotesse ordinarie. Al punto più basso della gerarchia si trovavano i Galli o Galloi.

Perpetuarsi dell’adorazione di Cibele presso il Phrygianum restaurato sul colle Vaticano

L’altare principale della Dea Frigia Cibele, dai quali numerosi modelli di altari con iscrizioni sono derivati, era situato in un luogo non ben identificato vicino alla Basilica Vaticana. Dovrebbe essere stato chiuso in occasione delle misure prese dall’imperatore Teodosio contro i culti pagani tra il 391 ed il 392 dopo Cristo. Tra i numerosi altari con iscrizioni ritrovati, vi è questo altare dedicato a Cibele ed Attis, adornato con il pino sacro di Attis, un toro, un ariete, un souvenir dei sacrifici condotti ed i numerosi oggetti di culto. La data esatta della dedica alla Dea è inscritta sull’altare stesso: il 19 Luglio del 394 d.C.

http://connessionecosciente.wordpress.c ... -vaticano/



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 Oggetto del messaggio: Re: Dal primo massone al falso culto di Maria
MessaggioInviato: 08/04/2015, 11:35 
Come nasce il culto della Dea Madre? le origini pagane dell’Immacolata...

Per comprendere le origini relative all’adorazione dell’Immacolata Concezione, o della Vergine Maria più in generale, bisogna fare un salto indietro nel tempo e capire come nasce e da dove proviene il culto della “Dea Madre”. La questione della “Dea Madre” è ben attestata nel mondo dell’ antico Mediterraneo, ed assume unnome diverso in ogni località: Ishtar per gli Accadi, Artemide-Diana ad Efeso, Afrodite-Venere a Cipro, Demetra ad Eleusi o Bellona a Roma. Ma l’esempio emblematico, e che ci permette di comprenderne le origini, è quello della “Dea Iside” di origine egiziana

Immagine

Gli egiziani erano profondi conoscitori delle stelle e la maggior parte delle loro credenze religiose provenivano proprio dal “culto degli astri”. L’adorazione della Dea Madre probabilmente non è altro che l’evoluzione dell’adorazione della Costellazione della Vergine.

Iside era la madre di Horus. Detta anche “Isis” era venerata fin dal IV millennio a.C come moglie e madre ideale e come signora della natura e della magia. Essa era simbolo della fertilità e della purezza. Suo figlio Horus, detto anche “Dio Sole” nasceva il 25 dicembre.Con l’avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo e nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside. I romani avevano attribuito alla Dea vari nomi, tra cui; raggio di sole, madre di Dio, colei che tutto cura, regina del cielo, madre divina, madre misericordiosa, grande vergine.

Il culto della divinità si sviluppò soprattutto in Campania, attraverso i grandi porti commerciali di Puteoli e Neapolis, grazie alla numerosa presenza di mercanti alessandrini. I contatti tra Campania ed Egitto sono molto antichi e risalgono già IX sec. a. C. Il poeta Licofrone di Alessandria d’Egitto conosceva infatti la Via Herculanea di Baia e la descrive in un suo scritto. Tracce del culto di Iside si possono trovare a Napoli dove c’era una vera e propria comunità alessandrina che aveva il suo centro nella Regio Nilensis, tra Via Tribunali e Via San Biagio dei Librai, dove oggi si trova la famosa statua del Nilo, oppure a Pompei, dove è conservato un tempio dedicato alla Dea Iside, perfettamente integro nelle sculture e nell’apparato decorativo.

Il culto di Iside verrà praticato fino al 305 d.C. raggiungendo il suo apogeo con l’imperatore Diocleziano, per poi sparire definitivamente con l’editto di Costantino nel 312 d.C. E’ plausibile quindi suppore che vi sia un’affinità tra la vergine Iside e la concezione che noi oggi abbiamo della Vergine Maria, anche considerando che l’arte paleocristiana si è ispirata proprio all’iconografia della Dea alessandrina. Infatti, proprio come la vergine, Iside veniva rappresentata seduta mentre allattava Horus, iconografia molto simile a quella della Madonna Nera di origine paleocristiana, oppure in tunica ed con il capo ornato dal disco solare, rappresentazione che poi la cristiantà riprendera' proprio per l’iconografia dell’Immacolata Concezione.

http://ilquieora.blogspot.it/2015/04/co ... olata.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Dal primo massone al falso culto di Maria
MessaggioInviato: 18/04/2015, 19:25 
David Icke: vendi loro una religione, rendili credenti ... con quel credo qualificherai tutta la realtà

Quello che fanno le religioni è mettere il soggetto in una condizione di adorazione e devozione. Sono fondamentalmente delle religioni rettiliane, che si basano sulla Luna e sul Sole. La dea Luna e il Dio Sole.

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Tutte queste varie religioni del mondo, affermano di essere diverse, ma derivano dallo stesso principio. Queste religioni originano da queste aree del mondo: Egitto, Mesopotamia, Valle dell'Indo, Cina: le stesse aree da cui originano i lignaggi (le dinastie di sangue- bloodlines) . L'area che va dalla Cina al Tibet, la Valle dell'Indo, La Sumria, le ho definite la fabbrica della religione, perché da quest'area derivano la maggior parte delle religioni.

Immagine

Per questa stessa area deriva il Cristianesimo, il Giudaismo, l'Islamismo e l’Induismo e chissà anche quante altre…Tutte queste religioni si basano sull’adorazione di Luna e Sole, come dea o dei o dio.

Queste deità rettiliane, a questo s giunge se li decodificate, con i vari lignaggi (le “bloodlines”, ovvero le famiglie regnanti legate da consanguineità) si sono poi diffuse nel mondo, inclusa l’Europa. Si sono quindi ricollocati a Roma, per formare l’Impero Romano e la Chiesa di Roma.

La Chiesa di Roma che noi chiamiamo Cristianesimo era semplicemente la Chiesa di Babilonia, ricolllocata altrove. Se la spogliate di nome… trovate che il Cristianesimo, la sua struttura, è uno specchio della struttura religiosa babilonese.

La religione è piramidale ma i suoi seguaci non ne hanno consapevolezza, non realizzano cio’ che questo significa, alla fine il vertice porta sempre alle “stesse persone”…ed adorano gli stessi dei con nomi diversi senza rendersene conto.

La stessa fuffa è anche nella New Age che si basa sulle religioni d’Oriente, in cui c’è molto sulla natura della realtà, delle vibrazioni e chakra…bene molto bene tutto questo…tuttavia la base di tutto, anche per loro deriva dalla stessa storia

Ho letto di recente degli articoli e sentito persone direttamente coinvolte, sul fatto che molti mantra che vengono recitati o cantati in sanscrito, l’antica conoscenza dell’area indiana, si traducono nel dare te stesso al dio o alla deità o alle deità e quando fate questa scelta di dare voi stessi ad una deità, fate quella connessione vibrazionale, e la deità vi puo’ totalmente risucchiare, controllare e prendere il sopravvento sul vostro processo di pensiero… ma semplicemente voi avete dato il permesso a questo, vi siete aperti a questo. E queste sono altre entità interdimensionali…

I collegamenti tra le religioni apparentemente diverse sono molto piu’ ovvie di quanto si creda e alla fine tutte si rinchiudono in questi dei interdimensionali.

Una delle ragioni chiave (ma ce ne sono molte) è questa: l’energia fluisce dove va la tua attenzione . Quando vi concentrate o adorate qualcuno o qualcosa la vostra energia va intensamente in quella direzione. E quindi che accade quando mettere la vostra attenzione su diverse versioni degli stessi “dei” o dio? E’ un’altro modo in cui il nostro potere viene letteralmente ed energeticamente vampirizzato, la nostra energia viene data via ad un dio esterno.

Se volete far concentrare la gente su una energia di bassa vibrazione, che quindi potete poi assorbire, cosa c’è di meglio di un simbolo (per esempio il Cristo in croce) su cui far concentrare la gente? Una volta ho visto 9 crocifissi in una chiesa, 9 ! Rappresentanti qualcuno che viene torturato!

Ed ogni religione si batte per la sua supremazia! Come fosse l’unica vera religione! Dominare, gli “eletti”…Il sistema delle caste nella cultura Hindu, è un incredibile razzismo. E poi la religione cristiana: “solo veri credenti in Gesù , possono andare in paradiso”

Sono gli stessi dei che stiamo nutrendo, loro hanno inventato queste religioni. I massimi livelli di ogni religione sanno benissimo tutto questo, ma la base [la moltitudone dei credenti] di queste piramidi religiose non sa nulla. L’ideale per una religione è chiudere dentro la gente ad un livello che escluda tutte le altre possibilità.

Vi chiudono dentro un tunnel digitale. Ed un’altro modo usato dalla religione è quello dividere e comandare [divide et impera]… e tutto basato sulla stessa religione luna-sole.

LA TRINITA' BABILONESE

La regina Semiramide (Ishtar)
Nimrod (Baal/Bel)
Tammuz (il figlio, nato da una vergine, di Nimrod e Semiramide)

Si dice che Semiramide fu inseminata da Nimrod e diede alla luce Tammuz , che era la reincarnazione di Nimrod : ecco la trilogia cristiana, in cui il padre e il figlio sono Uno.

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L’Iraq odierno è il territorio dell’antica Babilonia . La Regina Semiramide /Ishtar era la dea di Babilonia e veniva molto associata al simbolo della civetta. Quando queste “bloodlines”, questi lignaggi si diffusero nel mondo, cominciarono a rendere forme diverse ma mantennero tutte la stessa base.

Non c’è da sorprendersi quindi se quando andate in Vaticano, a Roma, dove venne ricollocata la chiesa di Babilonia, travate un sacco di simbolismo babilonese, poichè questa è la base dalla loro religione.

Quando si spostarono a Roma e diedero vita alla forma “Cristianesimo”, presero tutti gli attributi, per esempio:
la Vergine Maria, quello che in Babilonia era Semiramide , Regina dei Cieli.


LA TRINITA' CRISTIANA

il Dio Onnipotente, Nimrod
il Figlio, Tammuz- Gesù
e lo Spirito Santo… tagliando fuori la dea Ishtar.

Ma rappresentano questo Spirito Santo come una colomba… simbolo della regina babilonese

La leggenda narra che Semiriade, rappresentata come una colomba e il cui nome tradotto significa “portatrice del ra­mo“, fu fecondata dai raggi di sole di Nimrod, attraverso un’”immacolata concezione”. Cosicchè quando gli Illuminati si spostarono da Babilonia al colle Capitolino di Roma, questa dea venne venerata co­me Venus Columba, ovvero Venere la Colomba.

Ma potete vedere lo stesso simbolismo con Isis e Horus in Egitto (diventati poi Maria e Gesù nel Cristianesimo)

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Ovunque nelle religioni del mondo trovate la Madre e suo figlio, nato da una vergine: perchè tutto ha origine dalla stessa fonte, sono controllate dalla stessa forza.

Un’antica rappresentazione della dea Semiramide, la vede con le punte che coronano la sua testa [vedi foto sopra], esattamente come vedete la Statua della Libertà, che è quindi la dea Semiramide e che fu data a New York da Massoni a Parigi, che sapevano benissimo cosa rappresentava. Ma ancora sulla cima dell’edificio del Congresso Americano avete la dea della Libertà… stessa rappresentazione. Ma anche la dea della Repubblica Francese… stessa cosa.

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E ora passiamo la carrellata su Nimrod (Baal-Bel)… il Sole , il cui simbolo era la torcia accesa o la fiamma, come per Tammuz poichè erano un Uno , padre e figlio. Nella statua della Libertà, la dea Semiramide-Ishtar tiene in mano un torcia, la fiamma di Nimrod; a Parigi, una fiamma la troviamo anche sopra il tunnel dove è avvenuto “l’incidente” che ha provocato la morte della Principessa Diana.

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Nimrod nel mondo antico era anche il “dio pesce”… di nuovo Gesu’ e il pesce. Vediamo lo stesso simbolo nel mitra papale… perchè è la stessa chiesa semplicemente rilocalizzata.

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Che dire poi dell’ossessione dell’obelisco ovunque: il pene di Osiride, di Nimrod, ovvero il simbolismo delle bloodline, delle dinastie di sangue

I simboli non sono messi li per mascherare quel che si vuole dire… energeticamente e vibrazionalmente rappresentano quello che simboleggiano.

E ora un accenno alla cimatica: si riproduce del suono su una superficie con della sabbia , con il suono i granelli di sabbia formano simboli geometrici incredibili (vedi foto sopra), quando la musica smette, tutti i granelli ritornano “nella sabbia”. Cambiando musica, si crea un’altra immagine simbolica. Quindi un simbolo rappresenta un suono e potete creare un simbolo col suono, il rapporto è reciproco.

Questi simboli sono tutti intorno a noi ed hanno un influenza sul campo con cui tutti noi interagiamo. Ecco perchè li usano ed hanno progetti molto rigorosi con essi.

Arriviamo ora a Tammuz/Gesù, ovvero Horus.

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Gli Egizi rappresentavano Horus con l’aureola intorno alla testa; per gli antichi era una rappresentazione del fatto che la persona era un dio solare. Altro esempio con il dio Mitra, altra figura del figlio di dio. La storia che lo riguarda è la stessa che raccontano di Gesù.

Altra similitudine con Dioniso, dall'antica Grecia, Bacco, per i romani.

Molto prima del Cristianesimo:
Dioniso nacque da una vergine il 25 dicembre e,
come Gesù bambino, venne collocato in una mangiatoia.
Fu un insegnante itinerante che faceva miracoli
Arrivò a cavallo di un asino in una processione trionfante
fu un re sacro ucciso e mangiato in un rituale eucaristico
Dioniso risorse dalla morte il 25 marzo - Pasqua
Era il dio della vite e trasformò l’acqua in vino
Fu chiamato “re dei re” e “Dio degli dei”
Fu considerato il solo figlio di Dio, il salvatore, il redentore, colui che porta i peccati, l'alfa e l'omega
Fu identificato con l’agnello,
Fu impiccato ad un albero o crocifisso

Nei tempi antichi queste sono storie ricorrenti… del dio solare. Sono simboli del sole, non vere persone.

Il sole che sorge è un simbolo usato per Nimrod/Tammuz/Horus e anche per il Cristo e Gesù, la “luce del mondo”

APOCALISSE 1:7: "Ecco egli viene con le nuvole e ogni occhio lo vedrà"

In San Pietro il simbolismo sole-luna è ovunque, con l’obelisco imperante.

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Nel 2000aC in Babilonia, Mesopotamia, troviamo rappresentazioni della luna e del sole che ancora sono il simbolo internazionale dell’Islam

Ovunque gli stessi simboli, per chiudere dentro una prigione, per dividere e dominare…

http://ilquieora.blogspot.it/2015/04/da ... ealta.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Dal primo massone al falso culto di Maria
MessaggioInviato: 03/06/2015, 17:22 
Un culto della Dea Madre all’origine della religione greca?
Di Lawrence Sudbury

È possibile parlare di “femminino sacro” e di “culto della dea madre” nella cultura greca classica?

A dare uno sguardo al pantheon ellenico si sarebbe immediatamente tentati di rispondere negativamente: pur essendo presenti divinità sia maschili che femminili, queste ultime rivestono sempre ruoli che, dal punto di vista dell'”imperium” sugli esseri umani, sono considerabili subalterni, chiaro rispecchiamento di una società in cui la donna aveva un ruolo da “comprimario”, limitato quasi unicamente alle funzioni di moglie e madre.

Se, però, ampliamo il nostro terreno di analisi fino ad includere il periodo arcaico, l’ottica muta radicalmente.

Prima di procedere ad una ricognizione, seppur sommaria, di tale periodo, è, però, necessario effettuare una disamina relativa ai termini definitori che devono muovere il nostro approccio, a partire da una domanda fondamentale: che cosa si intende quando si identifica una divinità femminile come dea madre? Significa che le si attribuisce il compito di nutrire e proteggere i giovani? Che la si vede come dea del parto? Che è una dea creatrice o la dea della terra (in genere conosciuto come Terra Madre)? O vuol dire che è la dea della natura e della fertilità? Probabilmente proprio quest’ultima definizione risulta essere la più comune ma il termine “fertilità” è di per sé piuttosto vago e può comportare un certo numero di elementi diversi: fertilità potrebbe significare la terra stessa, per esempio, nel senso di fertilità del terreno, oppure potrebbe essere riferita alla coltivazione dei prodotti agricoli o alla vita delle piante, ma potrebbe anche significare la fertilità degli animali, così come degli esseri umani, riferendosi all’accoppiamento o ai rapporti sessuali.

Di fatto, tutte queste definizioni sono, allo stesso tempo, adeguate ma parziali nel momento in cui la dea madre può assumere ruoli anche molto diversi, tanto che, solo per fare un esempio, in tutte le mitologie troviamo una notevole confusione tra dea madre e Madre Terra (dea della terra).

In linea generale, l’elemento definitorio di “livello 0″, il minimo comun denominatore che unisce tutti gli attributi della dea madre è dato dal suo essere forza primordiale e sorgente di tutta la vita, sebbene non necessariamente legata alla creazione della vita e al suo nutrimento (ad esempio, in molti casi riscontriamo come caratteristica principale non la generatività ma il mantenimento dell’esistente, in particolare in correlazione ad un determinato gruppo sociale, etnico, tribale o persino ad una determinata gerarchia divina).

Mantenendo una definizione ampia come quella appena espressa, possiamo notare come, in realtà, evidenti reminiscenze di un culto maternale siano ben presenti anche in periodo greco-classico, sebbene con una sorta di “frantumazione” delle caratteristiche ataviche proprie di tale culto e una loro ri-attribuzione a divinità diverse, per molti versi chiaramente depotenziate rispetto all’originale dall’essere portatrici di una sola caratteristica per ciascuna, probabilmente in un tentativo da parte della componente maschile socialmente dominante di attenuare il potere insito nella divinità femminina.

Abbiamo così, ad esempio:

– Gea, a cui vengono attribuite le caratteristiche proprie del culto della madre terra in senso stretto;

– Rea, che riprende l’idea di “mater deorum”, portando la figura maternale ad un livello sacrale primigenio;

– Cibele, che incarna l’aspetto generativo sessuale con il suo rituale d’accoppiamento che rinnova le stagioni della natura;

– Demetra, che riunisce in sé sia le caratteristiche del nutrimento dei mortali (come dea del grano), della cura dei figli e della fertilità naturale.

L’elenco potrebbe proseguire, ma ciò che conta è rendersi conto che non siamo di fronte a “doppioni”, divinità con caratteristiche analoghe, quanto, piuttosto, a frammenti rimanenti, eredità frantumate di una concezione teologica precedente, preesistente e fondativa.

Alla ricerca del nucleo mitologemetico primario, dobbiamo, allora, spingerci verso un’epoca antecedente all’invasione dorica, fino a quell’età del bronzo delle civiltà dell’Egeo in cui si sviluppano le basi delle concezioni religiose successive.

Si tratta, tuttavia, di un’impresa ardua: di quel periodo abbiamo solo pochissime fonti, non sviluppate in forma letteraria e, perlopiù, siamo in possesso unicamente di nomi di divinità rinvenuti sulle tavole lineare B di Cnosso e di Pilo, solo pochi dei quali sono sopravvissuti fin al periodo classico, essendo la maggior parte, soprattutto per quanto riguarda le divinità locali, totalmente irriconoscibili per noi oggi.

E’, comunque, estremamente significativa la presenza ripetitiva in molte tavolette in lineare B di Pilo della dicitura MA-TE-RE TE-I-JA, o “Theia Mater”, che, significa proprio “Dea Madre”. Purtroppo, però, possiamo solo immaginare le caratteristiche di questa divinità.

Un aiuto considerevole per la comprensione del pantheon arcaico ci può essere fornito dall’arte tramite i reperti archeologici e, seppur per alcune figure femminili risulti difficile stabilire se raffigurino una dea, una sacerdotessa o una governante femminile, l’enorme presenza di statuette e immagini votive femminili pre-doriche può addirittura far supporre che a Creta la civiltà minoica adorasse prevalentemente o solo dee o, secondo una recente interpretazione, addirittura una sola divinità femminile dal potere illimitato (il lineare B, nel palazzo di Cnosso ha mostrato i nomi di alcune divinità maschili, come Zeus, Poseidone e Ares, ma è emerso che la datazione di questi scritti è certamente posteriore all’invasione micenea, intorno al 1450 a.C.). Si tratta, certamente, solo di speculazioni che tali resteranno fino a che non verrà completamente decifrato il lineare minoico, ma, in ogni caso, gli indizi a riguardo sembrano piuttosto concreti.

In particolare, molto interessanti risultano gli studi effettuati sulla “Potnia”, la dea più importante e incontrastata del Mediterraneo nell’età del bronzo, raffigurata in tutta l’area mediorientale ma con particolare frequenza proprio a Creta.

Da quanto possiamo comprendere, PO-TI-NI-JA o “Potnia” risulta essere più un titolo che un nome: il significato sarebbe stato “signora” o “padrona” e, in sostanza, si sarebbe trattato di un esempio classico di “dea madre” a tutto tondo.

Nelle tavolette di Cnosso e Pilo il termine “potnia” è spesso associato ad epiteti diversi, tanto che si è a lungo discusso se tali epiteti indicassero divinità diverse o fossero tutti attributi della stessa dea. In particolare, a Cnosso è stato possibile rinvenire le seguenti specificazioni:

– A-TA-NA PO-TI-NI-JA (Atana Potnia);

– DA-PU-RI-TO-PO-JO-NI-TI (“Signora del Labirinto”);

– (PO-TI-NI-) JA A-SI-WI-JA (Potnia Aswia).

A Pilo, invece, troviamo:

– PO-TI-NI-JA I-QE-JA (Potnia Hikkweia o “Signora dei cavalli);

– PA-KI-JA-NI-JA (forse Potnia Sphagianeia);

-A-SI-WI-JA (ancora Potnia Aswia);

– PO-TI-NI-JA NE-WO-PE-O;

– MA-TE-RE TE-I-JA (la Theia Mater già menzionata, letteralmente “madre divina”, che è la prova più certa di un culto maternale in epoca arcaica).

Infine, in epoca più tarda, sparse in varie località dell’oriente mediterraneo, troviamo iscrizioni riguardanti una PO-TI-NI-JA THE-RON, (Potnia Theron) una “Signora degli animali”, il cui culto si diffuse certamente in periodo miceneo come evidente derivazione di culti precedenti.

Abbiamo la certezza che due di queste divinità (o due di questi attributi di divinità), la Potnia Sphagianeia e la Potnia Newopeo fossero, in realtà, semplicemente rappresentazioni locali della Potnia, essendo “Sphagianeia” e “Newopeo” non aggettivi ma locativi. Per le altre rappresentazioni, però, le nostre sicurezze, allo stato dell’arte, sono molto minori.

Due di tali rappresentazioni, comunque, appaiono particolarmente interessanti nel quadro che stiamo delineando: la “Potnia Theron” e la “Atana Potnia”.

La Potnia Theron è la figura che si trova più comunemente (forse anche per il suo sorgere più tardo), sia nell’arte minoica che in quella micenea rispetto a qualsiasi altra Potnia. Era anche conosciuta come “Signora delle cose selvagge”, “Signora delle fiere”, o con molti altri titoli simili.

La Potnia Theron era una dea della natura, soprattutto degli animali selvatici e domestici: era lei a controllare le forze naturali e a sottometterle, a suo piacimento, al volere degli uomini.

Il culto della Signora degli animali non si limitava alla Creta minoica e alla Grecia continentale: divinità simili (o declinazioni della medesima divinità) sono rappresentate nei manufatti artistici di tutto il Vicino Oriente, dalla antica Siria a Babilonia, facendo pensare a influenze culturali derivanti da legami commerciali delle aree orientali più prospere in particolare con Creta.

Soprattutto nelle zone mediorientali, la Signora degli animali è spesso raffigurata nuda, affiancata da entrambi i lati da animali che in in gran parte delle rappresentazioni tiene vicino a sé afferrandoli con entrambe le mani per le orecchie, per la gola o per le zampe posteriori, mentre in altri momenti viene raffigurata in piedi sul dorso di uno di essi: in entrambi i casi il significato simbolico relativo al suo potere di sottomettere le forze più selvagge della natura è chiarissimo.

Ciò che per noi è fondamentale è confrontare queste raffigurazioni con la immagine di Artemide sul “Vaso François” del IV secolo a.C.: su di esso è rappresentata la dea Artemide che tiene un leone e un cervo per la gola e, sebbene Artemide appaia vestita con un abito lungo a differenza sua controparte orientale, è impossibile non vedere una profonda analogia tra il suo ruolo di dea della caccia, dei boschi e degli animali selvatici e quello della Signora degli animali.

Cosa è accaduto tra le due rappresentazioni? Evidentemente un processo di depotenziamento che si esprime nell’annullamento di qualsiasi connotazione sessuale femminile: la nudità (procreatrice) viene coperta, Artemide diventa “vergine” e il suo potere sulla natura diventa predatorio (la caccia) e non rigenerativo (il dominio sulla natura della Potnia). Anche in termini di contestualizzazione si assiste allo stesso processo: la dea cacciatrice Artemide viene normalmente raffigurata con altre donne o ninfe, mentre la Signora degli animali veniva spesso vista in compagnia di una figura maschile, di solito un sovrano mortale o un guerriero, risultando, infatti, patrona dei giovani soldati pronti all’iniziazione sia bellica che amorosa e, come tale, essendo adorata a Sparta, dove era la divinità che presiedeva alla iniziazione dei ragazzi in giovani guerrieri.

Un processo analogo di depotenziamento si ha nei confronti della Atana Potnia delle tavolette in lineare B di Cnosso, che, con altissimo grado di probabilità, corrisponde alla Theia Mater di Pilo, venendo a rappresentare in termini molto più evidenti della Potnia Theron la figura classica della “dea madre”: era, infatti, la dea della fertilità di piante e animali (esseri umani compresi) e, forse, in un connubio che risulta particolarmente difficile da spiegare, madre delle montagne (i suoi santuari erano tutti su cime di monti), forse per una visione atavica delle catene montuose come “spina dorsale della terra”.

Come si è accennato, nel periodo classico i suoi attributi vengono frantumati e suddivisi tra Rea, Demetra, Artemide e la Cibele frigia, ma alcuni studiosi ritengono, a partire dalle similitudini nel nome, che l’erede diretta di Atana potesse essere Atena, nel qual caso, tenendo conto della verginità della dea della saggezza, saremmo di nuovo di fronte a una “de-sessualizzazione” della divinità ad opera della società dorica e post-dorica che riflette nella sua riflessione religiosa le componenti maschiliste predominanti di un assetto sociale che pone l’aspetto guerriero al primo posto e che deve, conseguentemente, mettere in ombra qualunque assunto legato al potere generativo femminile.

Possiamo ritenere che la Potnia Theron e l’Atana Potnia fossero la stessa divinità declinata in due forme differenti? Ancora una volta è necessario ricordare che non esistono, per mancanza di fonti, prove risolutive in questo senso. Ciò detto, è altresì vero che esiste una possibilità, almeno in via ipotetica, di suffragare l’identità tra le due divinità (peraltro di epoche, come detto, diverse) attraverso la figura della cosiddetta “dea dei serpenti”.

Nel 1903 l’archeologo Sir Arthur Evans, scoprì, all’interno di quello che doveva essere probabilmente un tempio nel palazzo di Cnosso, due statuette di donna molto simili tra loro ed entrambi databili attorno al 1700 a.C. In tutti e due i casi la donna aveva in mano serpenti, la qual cosa, essendo particolarmente insolita, ha dato la stura ad una ridda di ipotesi diverse: alcuni hanno suggerito che si tratti semplicemente della raffigurazione di una incantatrice di serpenti, altri hanno pensato ad una sacerdotessa ma la maggior parte degli studiosi sono propensi a credere che i due manufatti siano immagini votive di una divinità.

Le due statuette sono molto simili.

Una figurina mostra una donna in abito insolito con balze sovrapposte e con i seni scoperti, che indossa un cappello con un gatto seduto sulla parte superiore e che in ogni mano tiene un piccolo serpente. Quest’ultimo particolare rimanda immediatamente alla Potnia Theron, ma l’elemento dei seni scoperti è un evidente attributo della Atana Potnia, con il suo chiaro riferimento all’ambito sessuale-generativo e all’allattamento degli esseri viventi. Anche i serpenti risultanosimboli della “dea madre”, nella loro associazione alla vita e alla guarigione dai mali, mentre il gatto sul cappello viene perlopiù interpretato come un riferimento all’aldilà.

L’altra statuetta è leggermente più alta e indossa un diverso tipo di abito, ma come nella prima, il seno è scoperto e si ha sul capo un cappello molto alto da cui spunta una testa di serpente il cui corpo si dipana lungo il braccio destro della donna, sulle spalle, lungo un lato della schiena fino alle natiche e poi su l’altro lato della schiena, sulla spalla sinistra e intorno al braccio sinistro, con la coda nella mano sinistra della figura.

Anche in questo caso la simbolicità fallico-generativa e di alimentazione del genere umano è evidente e, anzi, si fa più insistita che nel manufatto precedente, tanto che, se non fosse per quella coda afferrata con la sinistra, come detto richiamo piuttosto lampante alla Potnia Theron, potremmo ritenere il tutto una raffigurazione standardizzata della Atana Potnia.

Ovviamente, ciò che risulta più interessante è l’unione in una sola raffigurazione delle caratteristiche di due divinità che dai testi delle tavolette potrebbero apparire distinte. La domanda che sorge spontanea è se, invece, non dovremmo parlare di una divinità suprema unica e “multiforme”, capace di assumere caratteristiche diverse a seconda dell’interpretazione del concetto di “fertilità” che le si vuole attribuire e che viene specificata, per iscritto, dall’aggettivizzazione del termine “Potnia”.

Ovviamente, si tratta di una domanda che, come detto, attende ancora risposta dalla decifrazione del lineare minoico, ma, indubbiamente, dal punto di vista dell’analisi simbolica, le prove indiziarie che portano a ipotizzare un culto primario e archetipico monoteistico della dea madre sussistono.

A questo punto potremmo chiederci se una “dea dei serpenti” è rinvenibile anche nel pantheon post-dorico. Le ipotesi di derivazione sono state numerose e riguardano molte divinità a cui si è già accennato, da Artemide ad Atena, da Rea a Cibele. In realtà, però, nessuna di esse ha come tratto caratteristico il serpente: per trovare un rettile come tratto simbolico distintivo dobbiamo, piuttosto, rifarci alle poche divinità tardo-cretesi sopravvissute nel periodo classico, quali la dea del parto Eleuthia, la dea della guerra Enyo e, soprattutto, la dea della natura e della caccia Britomartis, che potrebbe essere addirittura una filiazione diretta proprio della dea dei serpenti.

Il nome Britomartis significa “dolce signora” e la dea era, appunto nella mitologia tardo-cretese, figlia di Zeus e di Carme, a sua volta figlia di Eubulo. Nata a Caeno sull’isola di Creta, Britomartis era una delle ninfe cacciatrici compagne di Artemide e, come la sua divinità principale, voleva rimanere vergine. Un giorno, però, narra la leggenda mitologica, Minosse, re di Creta, la vide e si innamorò di lei. Britomartis non voleva avere niente a che fare con il re, soprattutto considerando che egli era suo fratellastro (in quanto figlio di Zeus e Europa): Minosse la inseguì a lungo, senza mai riuscire a catturarla, fino al giorno in cui il re riuscì a chiudere l’amata in una sorta di vicolo cieco, con una scogliera alle spalle. Piuttosto che farsi catturare, però, la ninfa si gettò in mare, dove venne salvata da alcuni pescatori che la raccolsero nelle loro reti. Per la dedizione alla castità dimostrata, Artemide decise di premiarla, donandole l’immortalità e attribuendole il titolo di “Dictynna”, che significa la “Signora delle reti”.

Anche in questo caso (e persino in modo più esplicito di quanto rilevato in precedenza), è evidente il tentativo di depotenziamento simbolico della divinità. In primo luogo, essa viene desessualizzata radicalmente, eliminando il pericolo insito nella potenza generativa dell'”antenata” Atana e, anzi, rendendola una paladina della castità sterile in contrapposizione alla figura maschile di Minosse (che diventa egli stesso simbologenerativo, assumendo su di sé il “potere” che da ciò deriva). In secondo luogo, si amplificano gli attributi della Theron signora degli animali, fino a nascondere completamente le caratteristiche della Atana che, ipoteticamente, potevano compenetrarsi con tali attributi in una divinità unica (c’è anche chi sostiene, seppur senza prove concrete, che tale divinità sia ricordata in un paio di tavolette in lineare con l’aggettivo PI-PI-TU-NA). In terzo luogo, si sminuisce persino la forza intrinseca della divinità, rendendola un alterego subalterno di Artemide, della quale possiede le medesime caratteristiche al punto tale da ingenerare confusione tra le due divinità (tanto che si arrivò a costruire santuari di “Artemide Diktynna” a Chania e Cherson).

Restano, però, pur dopo questo lavorio simbolico culturale, tracce evidenti della derivazione primigenia: non solo la simbolicità delle numerose rappresentazioni di Britomartis in compagnia di uno o più serpenti costituisce un rimando diretto piuttosto ineludibile alla Potnia, ma persino il suo titolo di “Diktynna” è, in realtà, non un collegamento a ipotetiche reti da pesca (l’intera leggenda del salvataggio in mare presenta tratti che fanno percepire un tentativo di costruire spiegazioni del titolo a posteriori, tanto che, in altre versioni, Britomartis diviene signora delle reti da caccia e non da pesca), quanto al Monte Dicte, una montagna cretese dove, guarda caso, spesso venivano tenuti i giochi di Artemide e che, originariamente, ospitava un santuario dedicato proprio alla Atana Potnia.

Sono questi elementi che ci permettono di rispondere in forma dubitativa al nostro quesito iniziale: possiamo pensare che alla radice ultima della religione ellenica, poi sviluppata in forma chiaramente maschilista dopo l’invasione dorica, potesse esistere un culto, politeistico o monoteistico, di divinità maternali, dissolto in seguito ad un intenso lavorio culturale di depotenziamento delle caratteristiche generative femminili? Allo stato delle ricerche possiamo rispondere con un “forse”. Ma, alla luce di quanto visto fino ad ora e delle conoscenze su processi analoghi avvenuti in pressoché ogni civiltà antica, in realtà, possiamo sbilanciarsi ad azzardare un “probabilmente”, non sussistendo prove contrarie allo sviluppo, in Grecia, di un iter differente da quello seguito in tutto il Medio Oriente e, anzi sussistendo alcuni indizi di un processo comune di “mascolinizzazione” tardiva del potere religioso rispetto ad un nucleo archetipico di femminino sacro generativo.

http://informazioneconsapevole.blogspot ... igine.html



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MessaggioInviato: 18/06/2015, 09:49 
The Statue of Liberty (Isis)

The Statue of Isis was first known as Liberty Enlightening the World, but is now more commonly called, the "Statue of Liberty." However, we must ask ourselves, "Is she truly enlightening the world, or is she actually the Goddess who keeps our illumination in the shadows as she holds the light above in her torch, only to hide the truth from the profane (uninitiated) of the abyss (sea of humanity) who are kept in the dark?"

A secret that keeps most of the population of the United States in complete ignorance as they are cast under the wicked spell of Isis. A Goddess of both Heaven and Hell.

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The world-famous statue is located in the New York harbor, and was presented as a gift in the year 1884 from French Freemasons of the Grand Orient to their Mason Bro's in the United States. The statue was designed by well-known French Freemasons, sculptor Frédéric Auguste Bartholdi, displaying the Hidden Hand of Freemasonry in the image below and Engineer, Gustave Eiffel (A.G. Eiffel).

SYMBOLISM OF THE STATUE OF LIBERTY (ISIS)

The Statue of Isis sits on a tiny island called 'Minnisais,' meaning in the Indian language, "small island"; and her foundation is an 11-pointed star. The most sacred numbers of the occult are: 3, 6, 9, 11, 13, and multiples thereof, especially 22, 33, 44, 55, 66, 77. When you multiply number 11 by the perfect number 3, you get the number 33. As most of us all know, 33 is a Master Number (Master Teacher), that is the the numerical equivalent of AMEN: 1+13+5+14=33. Amen is the God of Truth and the 33 represents Christ consciousness.

However, you will quickly find out that the number eleven is far from the number 33 and Christ consciousness. For example, the number 11 exceeds number ten, which is the number of the ten-commandments of Moses, and it falls short of the number Twelve, which is of grace and perfection. 11 correlates with the letter K, which represents the Kether (crown). Here are are 10 qlippa that are opposite the 10 sephiroth; where the 11 comes in is at Thaumiel which is the "twin gods", representing duality in place of Kether's, meaning "crown" or "topmost" of the Sephirot, and the "regal crown" of the Sephirot.

Immagine

The number 11 is represented in the eleven pointed star that the Statue of Liberty sits on which is called a hendecagram, it represents the Qliphoth. This literally means "Peels", "Shells" or "Husks" of the Tree of Knowledge. In Jewish Kabbalistic cosmology, the Kelipot are metaphorical "shells" surrounding holiness. They are spiritual obstacles receiving their existence from God, only in an external, rather than internal manner. Isis not only holds the light above humanity, but she also is the Goddess of duality, who represents evil or impure spiritual forces.

This eleven pointed star and the number 11 are the representation of evil or impure spiritual forces in Jewish mysticism, which is adverse to the Sephiroth of the Tree of Life in the Qabbalah. Hence, Isis is the spiritual obstacle and Goddess keeping humanity from knowing THYSELF or Gnosis. Please also note that the {11/2} star polygon is used as a symbol for the Aleister Crowley Foundation.

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You get an 11 pointed star which first, pi is approximately 22/7, and second, for small angles, tan a, a and sin a are all approximately equal. Therefore tan pi/22 = 1/7, approximately.

Immagine

IS SHE A GODDESS OF HEAVEN (CHRIST) OR HELL (BABYLON)?

The number eleven is the unseen number that co-relates others invisibly from the center, and is the number of Christ or Jesus in Gematria because he is the invisible Force behind all of Creation. The Chemical Element, Sodium has an atomic number of 11.

The secrets of salt are found in Matthew 5:13-16 - “You are the salt of the earth, but if salt has lost its taste, how shall its saltiness be restored? It is no longer good for anything except to be thrown out and trampled under people's feet. (Statue of Isis) “You are the light of the world (she holds the torch of light). A city set on a hill cannot be hidden. Nor do people light a lamp and put it under a basket, but on a stand, and it gives light to all in the house. In the same way, let your light shine before others, so that they may see your good works and give glory to your Father who is in heaven.

Isis was sometimes known as Maut (Mut), the mother goddess who was considered a primal deity, associated with the waters (Chaos/Abyss) from which everything was born through parthenogenesis. That is why the Statue of Liberty was literally placed in the most Eastern location of the United States; where the sun rises in the water on a tiny island at the entrance to New York Harbor, which is not only the Eastern gateway to the U.S., but it is also the financial capital of the world.

The goddess Isis portrayed as a woman, wearing a vulture headdress shaped like a throne in which she holds the light of the sun disk with her cow's horns. Her headdress represents her vulture like personality, and the sun she has captured in her horns represents the light that she holds, or keeps hidden in wait for her beloved husband Osiris.

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The son of Osiris was Horus, who represents light and truth. After the death of her husband Osiris, their son Horus's right eye was put away and he was placed on his mother's breast to be suckled until the time and day came, when Horus would redeem his right eye and forever be weened from his mother; to be reborn in order to lift her veil and bring forth the light and truth in the Apocalypse (lifting of the veil). These events we are currently witnessing in our lifetimes with articles and creations such as this.

Isis was known to the Greeks as the Goddess with ten thousand names, in which Hecate is one of her many titles. In the magical papyri of Ptolemaic Egypt she is called the ‘she-dog’ or ‘bitch.’ Lucan says, “We have received into our Roman temples thine Isis, and divinities half-dog.” Notice the image below and how she also holds the torch similar to the Statue of Liberty (Isis). Hecate was also associated with ghosts, infernal spirits, the dead and sorcery.

Shrines to Hecate were placed at doorways to both homes and cities, with the belief that it would protect from restless dead and other spirits. Hecate who is Isis may very well be the Goddess that we find in New York depicted as “The Statue of Liberty”, which was a gift of friendship from France to the people of the United States. If you look at the Statue of Liberty and the image for Hecate, you will clearly see that they look almost exactly the same.

Proverbs 2:18 – For her house leads down to death and her paths to the spirits of the dead.

Immagine

This title for Isis is associated with the dog, which also correlates with her shining symbol in the heavens known as Sothis or Sirius. Sirius is the alpha star in the constellation of Canis Major,” the Great Dog” or more commonly known today as the “Dog Star.” In the heavens AS ABOVE at the signing of the Declaration of Independence in 1776, this symbolic shining Dog star of Isis was aligned precisely with the sun. This would not be the first or the last time that the founding fathers of the United States, being Freemasons, had chosen this exact planetary alignment. For example, at the laying of the cornerstone of the Washington Monument for their good Mason Bro. and first President, George Washington, they had also had timed this event exactly when Sirius was aligned again with the sun.

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Hecate is Isis who guards New York, the financial capital of the world, from ghosts, infernal spirits, the dead and sorcery. With money being the root of almost all evil and also the biggest magic trick cast on human kind, which they are still hopelessly under this spell of Isis; it only makes sense that the whole financial world and even our own governments are concealed in the occult, which simply means “hidden.”

“I saw a woman sit upon a scarlet-colored beast, full of names of blasphemy, having seven heads and ten horns.... And upon her forehead was a name written, MYSTERY, BABYLON THE GREAT, THE MOTHER OF HARLOTS AND ABOMINATIONS OF THE EARTH. And I saw the woman drunken with the blood of the saints, and with the blood of the martyrs of Jesus.” 6[Page 4] Revelation 17:4-6.

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These saints and martyrs of Jesus are in this same book symbolized by another woman—“a woman clothed with the sun, and the moon under her feet, and upon her head a crown of twelve stars”—who “fled into the wilderness” 7[Page 4] Revelation 12:1, 6, 14. while this terrible woman on the scarlet-colored beast is doing all in her power utterly to “wear out the saints of the Most High.”

The condition as thus revealed, is woman against woman—Church against Church: a corrupt Church opposed to the pure Church.

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http://gnosticwarrior.com/statue-of-liberty.html



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 Oggetto del messaggio: Re: Dal primo massone al falso culto di Maria
MessaggioInviato: 24/06/2015, 17:48 
Forse c'entra poco con il thread in oggetto, ma è valido esempio di come l'iconografia cattolica abbia manipolato e strumentalizzato i simboli e i miti della tradizione classica a proprio uso e consumo.

Leda e il cigno -Clesinger Auguste

Leda era l'affascinante regina di Sparta, figlia di Testio. Era stata sposa di Tindaro re di Sparta, e da lui aveva avuto due figlie: Clitennestra, che fu poi moglie di Agamennone e di Egisto, ed Elena, per la cui bellezza avvenne la guerra di Troia. Zeus se ne innamorò e per poterla vedere scese dal cielo e raggiunse la vetta del monte Taigeto. Mentre Leda dormiva sulle sponde di un laghetto, fu svegliata dallo starnazzare delle ali di un candidissimo cigno; intorno c'era profumo d'ambrosia che la stordiva e il cigno col suo collo sinuoso amorosamente accarezzò il suo viso, i suoi capelli e le sue braccia. Era Zeus che per avvicinarla si tramutò in cigno e appena la giovane regina si svegliò, si fece riconoscere e le preannunciò che dal loro amore sarebbero nati due gemelli, i Diòscuri: Càstore, gran domatore di cavalli, e Pollùce, invincibile pugile.

Tutti e due sarebbero stati a difesa del paese e guida dei marinai, che consideravano come segno della loro protezione il fuoco di Sant'Elmo. Siccome Càstore era mortale e Pollùce immortale, quest'ultimo voleva essere mortale per amore del fratello. Zeus, impietosito, stabilì che ognuno di essi abitasse un giorno, vivo, sull'Olimpo e il giorno dopo, morto, nell'Erebo, dandosi cosi il cambio.La storia di Leda e il Cigno narrata nelle Metamorfosi d'Ovidio e fa parte delle leggende mitologiche greche.

Mito molto in voga nel mondo artistico del rinascimento per il fatto che a quei tempi sarebbe stato assolutamente impossibile raffigurare l’atto sessuale tra un uomo e una donna, mentre era possibile alludere ad esso attraverso l’escamotage della letterari e del mito, del quale solo alcune persone conoscevano il senso.

Nei secoli a noi più vicini la leggenda di Leda e il cigno stata manipolata dai cristiani che vollero vedere in Leda l'immagine della purezza; scrittori medievali dal XIII secolo in poi misero in essere un processo che permise l'assimilazione e l'adozione del mito da parte della teologia cristiana.

Attraverso la letteratura e le trascrizioni addomesticate dei testi di Ovidio, il cigno divenne simbolo dello Spirito Santo che con la sua candida purezza scendeva su Maria, immagine molto gradita dai Copti d'Egitto che amavano inciderla sui loro anelli
.


Figuriamoci quindi se la stessa cosa non sia stata fatta nei confronti della figura di Maria

[^]



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MessaggioInviato: 25/07/2015, 22:35 
La Croce di Tammuz
di E. L. Henn (1934-1997)

Avanti, soldati cristiani!
Marciate come in guerra,
Preceduti dalla croce di Gesù.


Così recita il ritornello di un popolare inno cristiano cantato nelle chiese per molti anni. La canzone descrive la croce come segno distintivo intorno a cui i cristiani dovrebbero radunarsi nella loro lotta contro le forze del male.

In tutto il mondo la croce è considerata il simbolo della cristianità. Le chiese esibiscono croci in cima ai loro campanili oltre che sulle loro pareti, finestre e porte. Cattolici e protestanti indossano croci su collane, bracciali, anelli, ciondoli, portachiavi e articoli di abbigliamento. La gente compie il "segno della croce" toccandosi la fronte, il petto e poi le spalle per formare una croce simbolica nello svolgimento di alcuni rituali religiosi o nel benedire se stessi o gli altri. Alcuni pensano che il segno della croce sia efficace per allontanare gli spiriti maligni ed in generale per proteggere i credenti dal male.

Immagine

Tutto ciò suona del tutto normale per la maggior parte delle persone. Dopotutto Gesù fu crocifisso su una croce, non è vero? Non è vero che in ogni epoca i cristiani hanno usato il segno della croce per manifestare al mondo la loro fede nel Salvatore del genere umano? La Bibbia menziona la croce in numerose occasioni, sia in termini letterali che figurati, a testimonianza del significato del vero cristianesimo e dei sacrifici e le prove che ogni vero cristiano deve subire in questa vita. Dunque perché qualcuno sembra trovare qualcosa di sbagliato nel segno della croce? Il segno della croce è realmente un emblema del vero cristianesimo o è qualcosa di diverso?

Croci precristiane.

E' vero che il simbolismo della croce iniziò con il cristianesimo? Notate questo paragrafo della Enciclopedia Britannica :

Dalla sua semplicità della forma, la croce è stata utilizzata sia come simbolo religioso che come ornamento, dagli albori della civiltà dell'uomo. In quasi ogni parte del Vecchio Mondo sono stati rinvenuti oggetti contraddistinti dal simbolo della croce, risalenti a periodi molto anteriori all'era cristiana. India, Siria, Persia. L'uso della croce come simbolo religioso in epoca pre-cristiana, e tra i popoli non cristiani può probabilmente essere considerato quasi universale e in moltissimi casi era collegato con qualche forma di culto della natura. Enciclopedia Britannica, 11° ed., 1910, vol. 7, pag. 506.


Chiaramente, quindi, già molto prima della venuta di Cristo i pagani utilizzavano la croce come simbolo religioso. Il mondo antico produsse molte variazioni del simbolo della croce.

"Le croci pre-cristiane più riscontrabili sono la croce Tau, il cui nome deriva dalla somiglianza la lettera maiuscola greca Tau, e la svastica o fylfot, chiamata anche 'Gammadion' per via della somiglianza alla unione di quattro lettere Gamma maiuscole greche. La croce Tau era comune nel simbolismo egiziano, ed è infatti spesso definita anche Croce Egizia"

"L'antico geroglifico egizio della vita, lo ankh, croce tau sormontata da un anello, conosciuta come crux ansata, fu diffusamente utilizzato sui monumenti cristiani copti." Nuova Enciclopedia Britannica, 15 ° ed., 1995, vol. 3, p. 753


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La croce Tau era originariamente un simbolo egizio pagano e successivamente fu adottato da un gruppo di cristiani definiti: copti, stanziati in Egitto. (Un copto è un membro della tradizionale Chiesa cristiana monofisita, di origine egiziana. Il Monofisismo è una variazione dello gnosticismo secondo cui Cristo era del tutto divino e non umano, sebbene si sia manifestato mediante un corpo umano.

Il Dio Tammuz e la Croce.

Da dove provenne la croce Tau? Nel libro di Ezechiele, Dio rivela al profeta alcuni peccati della nazione di Israele. Uno di essi era dovuto alla adorazione di un dio pagano di nome Tammuz.

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"Egli mi condusse fino alla porta settentrionale dell'ala settentrionale della casa del SIGNORE, e vidi con mio grande sgomento che le donne sedute lì piangevano per Tammuz" Ezechiele 08:14


Chi era Tammuz e perché alcune donne avrebbero dovuto piangerlo? La Nuova Enciclopedia Britannica scrive che "Tammuz nella religione mesopotamica era il dio della fertilità, che incarna i poteri per la nuova vita nella natura in primavera" Vol. 11, pag. 532.

Questa divinità della natura fu associata a due feste annuali, una celebrata nel tardo inverno e l'altra in primavera.

"Il culto di Tammuz si incentrava su due feste annuali, la prima in cui si celebrava il suo matrimonio con la dea Inanna, ed il secondo in cui si piangeva la sua morte per mano dei demoni degli inferi. Durante la terza dinastia di Ur (2112 - 2.004 aC), nella città di Umma (moderna Dillo Jokha), il matrimonio del dio era celebrato nei mesi di febbraio e marzo, nel Festival di Tammuz. Le funzioni celebrate nei mesi di marzo-aprile glorificavano la morte del dio ed erano eseguite in modo teatrale. Molti dei lamenti per l'occasione avevano come scenario una processione nel deserto per manifestare il dolore per il dio ucciso.


Cosa ha a che fare con tutto ciò il simbolo della croce? Secondo quanto affermato dello storico Alexander Hislop, il culto di Tammuz era intimamente connesso ai culti misterici babilonesi di Nimrod, Semiramide e del loro figlio illegittimo: Horus. Il simbolo della lettera T babilonese era †, identico alle croci cristiane. Ed era il simbolo del dio Tammuz. Riferendosi a questo simbolo, Hislop scrive:

"Il Tau mistico era segnato sulla fronte degli iniziati ai Misteri. (...) Le vestali della Roma pagana indossavano abiti simili a quelli delle suore attuali (...) Quasi non esiste tribù pagana in cui non sia stato rinvenuto il simbolo della croce, il quale è la Tau, "†", il segno della croce, il segno indiscutibile di Tammuz, il falso Messia, ovunque sostituito in sua vece."
Le Due Babilonie, 1959, p. 198-199, 204-205


Adottato dai cristiani.

La storiografia dunque conferma che i cristiani adottarono questo simbolo come segno della loro religione, sebbene esso rappresentasse altri culti più antichi.

"La morte di Cristo in croce conferì un nuovo significato al simbolo della croce, fino a quel momento associato ad una concezione della religione non solo non cristiana, ma nella sua essenza spesso del tutto opposta al cristianesimo. I primi cristiani erano soliti ricorrere ad allusioni e segni segreti per proclamare la loro fede, e potrebbero avere riconosciuto l'uso della croce, per esempio la croce Tau e la svastica o fylfot, come segno di riconoscimento speciale che al contempo non suscitasse malumori o sentimenti di disprezzo nei loro concittadini." Enciclopedia Britannica , 11 ° ed., 1910, vol. 7, pag. 506.


Ma in che epoca il cristianesimo iniziò ad usare il simbolo della croce come proprio segno distintivo? Gli apostoli lo utilizzavano?

Ebbene, le prove storiche dimostrano che il simbolo della croce non fosse utilizzato prima dell'epoca di Costantino, in cui divenne il simbolo riconosciuto della cristianità. Il riconoscimento pubblico attribuitole da Costantino fu senza dubbio influenzato dalla visione avuta dall'imperatore, in cui gli apparve una croce in cielo accompagnata dalle parole en toutw Nika [da questa conquista], nonché dalla storia della scoperta della vera croce dalla madre St . Helena, nel 326.

Come abbiamo visto, un enorme corpo di prove dimostra che la croce non è un simbolo originale cristiano, ma affonda le sue radici nel paganesimo. Alcuni sostengono, tuttavia, che il segno della croce sia comunque utilizzabile perché 1) rappresenta il modo in cui Gesù Cristo morì, e 2) attualmente non rappresenta alcuna divinità pagana. Tuttavia, il suo uso come simbolo cristiano è un prodotto sincretistico, qualcosa che il Dio ebraico e cristiano condanna fermamente.

Sintesi di un articolo in lingua inglese, pubblicato su Forerunner (luglio 1996) di Earl L. Henn (1934-1997)

http://www.anticorpi.info/2013/06/la-cr ... mmuz.html#



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MessaggioInviato: 26/07/2015, 17:59 
Stavo guardando: "Il mistero di Gobekli Tepe" del National Geographic Channel ed ho pensato ad curiosa somiglianza.

Immagine Immagine

Le croci sono senza tempo.
Seconto il direttore degli scavi Gobekli Tepe i pilastri rappresentano uomini stilizzati.



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Ed è sbagliata.
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 Oggetto del messaggio: Re: Dal primo massone al falso culto di Maria
MessaggioInviato: 26/07/2015, 18:59 
Bravissimo Xanax!

[:264]



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