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 Oggetto del messaggio: Le due spade degli apostoli
MessaggioInviato: 26/09/2009, 17:19 
All'erta, Arpiolidi.
Sono tornato (cavallerescamente come nostro solito) a ragionare con voi (di scritture, non di fede naturalmente).
Riprendiamo la contesa delle due famose spade di Lc 22,35-38?


"Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!»

Arpiolidi, venite pure avanti coi vostri attacchi alla lettera: io sono armato col simbolo.[:53]

ON


Se qualcuno - da qualche parte - dovesse ragionare di "metodo scientifico" senza mai produrre la parvenza di un frutto originale, per favore, ditegli: "Sei come il fico sterile, tutta forma e niente sostanza".


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MessaggioInviato: 26/09/2009, 20:20 
SALUTO,

Guardia di Prima.

Signori,

A voi.



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MessaggioInviato: 27/09/2009, 00:40 
Cita:
barionu ha scritto:


SALUTO,
Guardia di Prima.
Signori,
A voi.



Ricambio il saluto, nobile baroniu.
Per evitare la solita sequela di lai "ma dove vai/se il greco antico non lo sai" esordiamo subito affermando che tutte le traduzioni disponibili sul brano più discusso Lc 22,38 (dalla CEI a Luzzi a Diodati ai TdG - un po' di rispetto pure per questi grecisti, o no?) concordano con le traduzioni, a parte la versione del Nuovo Mondo dei Tdg che omette il punto esclamativo. Né, comparando i manoscritti più importanti, si osservano varianti significative. La stessa interlineare recita: "ed essi dissero signore ecco qui due spade ma egli disse loro basta".
Possiamo dunque passare a dilettarci (da dilettanti, intendo, ossia coloro che si dilettano) a ragionare di spade senza temere che esse possano essere analizzate soltanto filologicamente col metodo storico critico.


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MessaggioInviato: 03/10/2009, 16:06 
Caro ON, un attimo, ti sarai accorto di terremoti rovinosi in lontananza ...


zio ot [;)]



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MessaggioInviato: 03/10/2009, 17:21 
Cita:
barionu ha scritto:


Caro ON, un attimo, ti sarai accorto di terremoti rovinosi in lontananza ...
zio ot [;)]


Me ne sono accorto, amico poeta. Il mio parere, però, è che pur volendo criticare i comportamenti di Ezra Pound, occorre giudicare le sue opere per il loro valore. Si giudica l'opera, intendo, non l'autore.


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MessaggioInviato: 04/10/2009, 09:02 
Cita:
Sig. opera nuova scrive:
All'erta, Arpiolidi.
Sono tornato (cavallerescamente come nostro solito) a ragionare con voi (di scritture, non di fede naturalmente).
Riprendiamo la contesa delle due famose spade di Lc 22,35-38?

"Poi disse: «Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!»

Arpiolidi, venite pure avanti coi vostri attacchi alla lettera: io sono armato col simbolo.



Ora noi sappiamo che:

quando l'evangelista Luca scrive il suo vangeli, ha a disposizione tre libri che trattano direttamente di Gesù:
Il vangelo di Tommaso;
Il vangelo degli Ebioniti;
Il vangelo di Marco;

e anche tutti gli scritti di Giuseppe Flavio e da questi ultimi si comprende prima delle censure, che Gesù/Giovanni di Gamala è stato l'autore della rivolta armata a Gerusalemme terminata nel 36 d.c., testimoniata dallo scrittore ebreo Filone Alessandrino, In Flaccum, VI, pag. 36-40,

E anche gli scritti dell'Antico Testamento

L'evangelista Luca con il suo 22,35 e seguenti:

«Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36 Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37 Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine». 38 Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli rispose «Basta!».( la parola Basta non significa "fatela finita e vergognatevi" come avevo sempre supposto io, ma bensì "bastano, sono sufficienti!!!!!!")


vuol trasformare una rivolta armata da parte degli Asmonei, nella primavera del 36 d.c. con a capo Giovanni di Gamala, fallita, non andata a buon fine, non riuscita, vana, schioccante, devastante (testimoniata da Filone Alessandrino, In Flaccum, VI, pag. 36-40, );
nella rivelazione, manifestazione del Messia atteso, utilizzando tutto Isaia 53.

L'episodio delle due spade lo riporta solo ed esclusivamente l'evangelista Luca, il che vuol dire che non si è mai verificato.

L'evangelista si inventa e scrive tale scena delle due spade, solo per comunicare a chi legge, che la rivolta vera e fallita con le armi che era avvenuta nel 36, non era rivolta alla conquista del potere di Gerusalemme, ma apparteneva all'avverarsi della profezia si Isaia 53,

 Luca 22,37 "Perchè vi dico che questo che è scritto deve compiersi in me: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine»."

"

Ripeto ancora, l'evangelista Luca si inventa e scrive tale scena delle due spade, per nascondere la sommossa vera, nella necessità dell'avverarsi della profezia di Isaia 53. Questo è un tipico specchietto per allodole!!

Leggendo attentamente Isaia 53, ci si può accorgere, che coloro che hanno costruito il cristianesimo se ne sono serviti a piene mani (tra cui San Paolo o chi per lui). Cioè, Isaia 53 è la pietra angolare del cristianesimo.

Si deve ricordare poi, che i vangeli contenevano messaggi nascosti, criptati per le altre sette o gruppi, allora in contrasto tra loro.


Ecco il testo di Isaia 53:
"Chi prestò fede al nostro annuncio
ed a chi si è rivelato il braccio del Signore?
‘Crebbe come un virgulto davanti a lui
e come una radice uscente da arida terra.
Non aveva figura né splendore per attirare i nostri sguardi,
né prestanza, sì da poterlo apprezzare.
‘Disprezzato, ripudiato dagli uomini,
uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza,
simile a uno davanti al quale ci si copre la faccia,
disprezzato, sì che non ne facemmo alcun caso.
‘Eppure, egli portò le nostre infermità,
e si addossò i nostri dolori.
Noi lo ritenemmo come un castigato,
un percosso da Dio ed umiliato.
‘Ma egli fu trafitto a causa dei nostri peccati,
fu schiacciato a causa delle nostre colpe.
Il castigo che ci rende la pace fu su di lui
e per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
‘Noi tutti come pecore erravamo,
ognuno di noi seguiva il suo cammino
e il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di tutti noi.
‘Maltrattato, egli si è umiliato e non aprì bocca;
come un agnello condotto al macello,
come pecora muta davanti ai suoi tosatori non aprì bocca.
‘Con violenza e condanna fu strappato via;
chi riflette al suo destino?
Sì, è stato tolto dalla terra dei vivi,
per l’iniquità del mio popolo fu percosso a morte.
‘Gli diedero sepoltura con gli empi
ed il suo sepolcro è con i malfattori,
benché non abbia commesso violenza
e non vi fosse inganno nella sua bocca.

“Ma al Signore piacque stritolarlo con la sofferenza;
se offre la sua vita in sacrificio di espiazione
vedrà una discendenza longeva
e la volontà del Signore si compirà grazie a lui.
Dopo l’angoscia della sua anima vedrà la luce,
si sazierà della sua conoscenza.
Il giusto mio Servo giustificherà molti,
addossandosi egli le loro iniquità.
“Perciò gli darò in porzione le moltitudini
e distribuirà il bottino insieme ai potenti,
perché ha offerto se stesso alla morte
e fu computato fra i malfattori.

Egli invece portò il peccato di molti
ed intercedette per i peccatori."

Poco prima e sicuramente dopo la loro terrificante sconfitta nella Guerra Giudaica 67 -70 d.C. da parte dei romani, seguita dalla distruzione del secondo tempio di Gerusalemme, Paolo di Tarso o chi per lui, fu il principale interprete illuminato della trasformazione dello sfortunato, e tradito dal destino, asmoneo Giovanni di Gamala nel Messia Gesù Nazareno Cristo figlio di Dio, spinto da questi motivi:

il desiderio di entrare nella setta di origine essene, di persone non ebree chiamati pagani che non volevano sottoporsi alla legge di Mosè (alla fine della guerra giudaica gli ebrei erano odiati e perseguitati quasi ovunque);

il convincimento dell'impossibilità di sconfiggere i Romani;

il passaggio dall'odio all'amore verso i nemici per non aver problemi con le autorità Romane in tutto il territorio dell'impero Romano;

risolvere il problema della venuta del Regno di Dio che non si avverava;

avere un salvatore universale già manifestato come le altre religioni concorrenti.

Alcuni Esseni pragmatici risolsero brillantemente il problema con la costruzione di un Messia Dio già realizzato fisicamente, usando, la profezia nella quale Isaia, sette secoli prima, aveva previsto, che il Messia sarebbe passato tra gli uomini senza essere riconosciuto: "Egli (il Messia), dopo essere passato tra gli uomini in maniera così umile e modesta nelle parvenze da non essere rimarcato da alcuno, seguirà i suoi carnefici silenzioso e docile come un agnello che viene condotto al mattatoio" (Isaia 53,1 e seguenti) e segue la storia della RIMESSIONE DEI PECCATI

San Paolo oltre che da Isaia prende spunto per costruire il suo Gesù Cristo Figlio di Dio anche dai Salmi di Salomone.

Probabilmente l'idea del nuovo Messia Gesù Nazareno; Saulo il futuro San Paolo la ricavò anche da una raccolta letteraria che, secondo taluni esegeti, risale al I secolo a.C., i Salmi di Salomone


Il loro autore non nutre una speranza generica in un re della casa di Davide timorato di Dio, bensì in un solo messia dotato da Dio di poteri miracolosi, santo e senza peccato, capace di colpire i nemici non con le armi, ma con il potere delle parole, un dominatore terreno, un vero liberatore e re di Israele.

Uno di questi, il diciassettesimo, può essere datato con una certa precisione attorno all’anno 50, cioè prima che Ircano II ricevesse da Cesare il titolo di etnarca. Dopo alcuni riferimenti storici relativi alle vicende del tempo, vi si legge un appello alla venuta del re figlio di
Davide:

"Vieni, o Signore, e suscita per essi il loro re figlio di David,
nel tempo che tu conosci, o Dio,
perché regni su Israele, tuo servo;
e cingilo di forza per abbattere i capi ingiusti!
Purifica Gerusalemme dalle nazioni che la calpestano, facendole perire!
Con sapieaza e con giustizia scacci i peccatori dall’eredità,
ne spezzi l’orgoglio come vasi di coccio.
Il suo regno ideale ridarà a Israele la felicità perduta.
Quanto a lui, un re giusto, istruito da Dio, viene preposto a essi,
e non c’è iniquità fra loro nei suoi giorni, perché sono santi, avendo per
re il messia Signore.
Perché egli non porrà la sua speranza nel cavallo, nel cavaliere e nell’arco,
non si barderà con abbondanza d’oro e d’argento per la lotta né ammas serà folle in cui sperare nel giorno della battaglia.
Il Signore è il suo re, la sua speranza, ed egli è potente per la speranza in Dio,

e avrà pietà di tutte le nazioni, che staranno con tremore dinanzi a lui.
Perché colpirà per sempre la terra con la parola della sua bocca;
benedirà il popolo del Signore nella sua sapienza con gioia.
Sarà puro dal peccato per comandare su grandi popoli,
per castigare i capi e distruggere i peccatori con la forza della sua parola.


Non gli verranno meno le forze nei suoi giorni grazie al suo Dio,
perché Dio l’ha reso potente con il suo Spirito santo
e saggio con il suo consiglio pieno di intelligenza, con forza e giustizia."


Un caro saluto a tutti


Ultima modifica di Giovanni dalla Teva il 04/10/2009, 09:30, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 04/10/2009, 15:24 
Cita:
Giovanni dalla Teva ha scritto:
L'episodio delle due spade lo riporta solo ed esclusivamente l'evangelista Luca, il che vuol dire che non si è mai verificato...


Ma a me, caro Giovanni - oramai lei mi conosce abbastanza bene - poco interessa, in sede di studio, ragionare se l'episodio si sia verificato o meno. Esso esiste in quanto testo e io sono interessato a capire il testo di Luca. E poi, secondo la sua logica dell'interpolazione, secondo il pensiero di Giovanni dalla Teva intendo, che valore aggiunto avremmo avuto se anche gli altri Evangelisti lo avessero riportato? Una maggior dimostrazione dell'interpolazione, punto e basta.

Cita:
[Ripeto ancora, l'evangelista Luca si inventa e scrive tale scena delle due spade, per nascondere la sommossa vera, nella necessità dell'avverarsi della profezia di Isaia 53. Questo è un tipico specchietto per allodole!!


Anche a questa affermazione, egregio, rispondo come prima. Per questo la rimando alla semiotica interpretativa sposata da Umberto Eco: tra intenzio auctoris (risponde sempre il testo all'intenzione dell'autore?), intenzio lectoris (non può accadere che il lettore possa proiettare nel testo le proprie intenzioni?) e intentio operis, io preferisco limitarmi il più possibile a quest'ultima, ponendo domande ai sistemi di significazione (anche indagando quelli potenzialmente simbolici) e alla coerenza interna. Questo testo di Luca, sul piano letterale proprio, a me non appare del tutto coerente.

Cita:
Ecco il testo di Isaia 53...

Anche l'interpretazione del rimando a Isaia 53 potrebbe essere effettuata secondo l'intenzione del lettore. Mi spiego. Come affermò un bravo forumista di cultura ebraica di nome Negev “i capitoli 52-53-54 di Ishaiau parlano del Popolo d'Israel e profetizzano la Galut: (l'esilio, la dispersione, la persecuzione, la disperazione)... Gesù non c’entra”. Ebbene: a mio avviso il rimando a Isaia è coerente col testo di Lc 22 perché quelle di Luca sono le pericopi della dispersione, della persecuzione e disperazione dei dodici apostoli. Chi mai potrà affermare che io sono nel giusto, che questa era l’intenzione dell’autore?
Cita:


Cita:
L'evangelista Luca con il suo 22,35 e seguenti:
( la parola Basta non significa "fatela finita e vergognatevi" come avevo sempre supposto io, ma bensì "bastano, sono sufficienti!!!!!!")


E questo è l’aspetto della discussione che più m’interessa, caro Giovanni. Io contesto la sua interpretazione che le due spade possano essere sufficienti per tre motivi:
1) Con questa sua lettura il testo diventa incoerente al massimo. Non c’è scritto in precedenza “chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una”? Tutti, allora, devono procurarsi una spada. Due sole spade non possono essere sufficienti.
2) Le due spade, per essere ritenute sufficienti, dovrebbero essere considerate possedute da ogni apostolo. In questo la signora che entrambi conosciamo, la quale va considerata una brava grecista pur se ha dimostrato di essere una totale nullità in dialettica, ebbe ragione quando scrisse che «non c'è valenza distributiva nel sintagma "machairai duo" ("due spade")». Appena una spada è sguainata, d’altra parte nel Getsemani. Il secondo possessore – forse lei sa a chi mi riferisco – era ivi andato con altri obiettivi.
3) Prima ancora di queste nostre moderne riflessioni, il problema fu affrontato da un tale il quale, pur non conoscendo il greco, in materia di scritture era un colosso: Dante Alighieri. La invito a leggersi Monarchia III - IX (che cito: «In queste parole si coglie chiaramente dove Cristo mirasse; perché non disse: "Comprate o procuratevi due spade" (anzi dodici, perché dodici erano i discepoli ai quali diceva: "chi non l'ha la compri"), volendo che ognuno ne avesse una»).
Pietro, allora, come suo solito – ma questo è nella coerenza del personaggio precedentemente al canto del gallo - non capisce il senso.

Io onestamente credo, caro Giovanni dalla Teva, che se il testo di Luca avesse voluto possedere una sua coerenza su un piano puramente letterale/razionale - non paradossale, intendo, e qui prendo in parte le distanze anche dall’interpretazione allegorica dell’autore che è il mio massimo mito, Dante – esso avrebbe dovuto affermare: “No che non basta, ne servono dodici”. Infine, rivolgendomi al mio stimato poeta Barionu, paradossalmente affermo: “Se non sei d’accordo, non venire col bastone ma armati con la bomba atomica” :-))

P.S.
con simpatia ricambio il caro saluto


Ultima modifica di operanuova il 04/10/2009, 15:45, modificato 1 volta in totale.

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