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MessaggioInviato: 23/11/2009, 18:02 
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peppe ha scritto:

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Cecco ha scritto:

Carissimo Veritas

Nelle TESTE D'UOVO, come ci "affermi" tu, con un po' di accuratezza-intuito,
ci possiamo iniettare dentro un poco, poco di conoscenza.
E' nelle TESTE DURE , che non entra niente, neanche adoperando la dinamite.

Saluti Cecco



Stai ragionando come un "prete" schizzinoso che non riesce ad essere convincente con i suoi chierichetti.
L'uovo deputato a cellula cavia è inoculano di virus per test genetici, mentre l'uovo pretesco viene inoculato del chip di controllo della ragione. [;)] [;)] [;)]



Come sarebbe a dire '..come un prete..'?... Pensi che si tratti di un francescano o di un domenicano?...

A dire il vero quella del 'francescano' mi solletica un po'...per via di 'certe' associazioni... [;)] [:p]


Saluti


Veritas
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MessaggioInviato: 23/11/2009, 22:27 
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Il Sig. Cecco scrive:
Inoltre pope00 ci spiega la favola di Giuda.


Carissimo amico Cecco, perdonami se questa sera scendo sul frivolo, ma vorrei raccontarti come certe persone giustifcano la contraddizione tra il vangelo di Matteo e gli scritti degli atti degli Apostoli circa il personaggio di Giuda.

"Egli allora, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi." Matteo 27,5


"Giuda dunque comprò un campo con il prezzo dei suo delitto e poi, precipitando, si squarciò e si sparsero tutte le sue viscere." Atti apostoli 1,18


Le due versioni che in realtà, per molti, non si contraddirebbero, ma si completerebbero. Di ciò è convinto tra gli altri Giuseppe Ricciotti, l'illustre biblista autore di una Vita di Gesù Cristo apparsa la prima volta nel 1941 ma ancor oggi tra le più autorevoli e diffuse. Dice: « Della fine di Giuda abbiamo una doppia relazione con interessanti divergenze che sono di particolare valore nel confermare l'identità sostanziale del fatto. Matteo parla solo dell'impiccamento. Luca, invece, ha conservato la tradizione secondo cui Giuda, "divenuto a capofitto, crepò in mezzo, effondendo tutte le sue viscere" ».

Prosegue Ricciotti: « Le due relazioni sembrano riferirsi a due momenti diversi dello stesso fatto: dapprima Giuda si impiccò, quindi il ramo dell'albero o la corda a cui egli era appeso si stroncò, forse per le scosse convulsive, e allora il suicida precipitò in basso ». E dunque, conclude il famoso bíblísta, « sarebbe legittimo immaginare che l'albero fosse sull'orlo di qualche burrone, cosicché la caduta produsse nel corpo del suicida le conseguenze di cui parla la relazione di Luca negli Atti»

Un'altra ipotesi di un noto e stimatissimo Vaticanista contemporaneo


Si badi poi che l'uso costante di impiccarsi (e di impiccare) con una corda è cosa moderna. Il latinofurca, da cui la nostra « forca », indica la forcella che fanno due rami divaricandosi tra loro e alla quale si appendeva il cono, senza bisogno di funi. Se questo era il sistema, è chiaro che la soluzione più agevole era proprio lo scegliere una furca che si protendesse sul vuoto, Soprattutto quando la fretta disperata - come nel caso di Gíuda - sconsigliasse l'altra via, più complessa e lunga. Arrampicarsi, cioè, in alto sull'albero e cercare una furca adatta: non troppo vicina al tronco per permettere al corpo di distendersi e abbastanza alta perché i piedi non toccassero per terra.

Comunque (sia che la «forcella» di Giuda si protendesse sul vuoto, sia che stesse in alto, tra le fronde; sia che il disperato abbia usato la cintura dell'abito o la cordicella di peli di capra che stríngeva al capo il turbante), visto che la morte per impiccagione è davvero sempre preceduta da quelle violente contrazioni cui accenna Ricciotti, è davvero impossibile ipotizzare la rottura del sostegno, la « caduta a capofitto » di cui parlanò gli Atti, il violento strisciare (con relativa lacerazione e fuoruscita delle viscere, come ogni medico insegna) contro i temibili spuntoni di roccia che ancor oggi si vedono in quei luoghi o contro quegli altri spuntoní acuminati, di legno, prodotti dalla potatura degli alberi?

e continua


A proposito di particolari spiacevoli, ancora un po' di pazienza: se si guarda bene, il testo degli Atti dice che « si sparsero fuori tutte le víscere», ma non dice che fu il ventre a squarciarsi. Potremmo dunque prendere in considerazione l'osservazione di alcuni medici a proposito del rilassamento di tutti i muscoli, sfintere compreso, che si verifica negli impiccati (è per questo che i carnefici legano loro un sacco attorno ai piedi) con conseguente fuoruscita del contenuto intestinale (indicato qui come «viscere», come altrove nella Scrittura per evitare termini trivíalí)?

e continua


Dove è scritto, nei due testi del Nuovo Testamento che ci occupano ora, che Giuda si impiccò proprio ad un albero? e dove è scritto che il suo corpo fu subito scoperto? Perché non avrebbe potuto appendersi in uno dei tanti capanni per gli attrezzi di cui, lo sappiamo con certezza, erano disseminati i dintorni di Gerusalemme? 0 farlo in una grotta o in una delle grandi cisterne o dentro una delle tombe anch'esse attestate in quei luoghi dalla archeologia e dalle fonti antiche?

Perché, dunque, il suo cadavere non avrebbe potuto essere scoperto a distanza di tempo, col ventre già gonfio, anzi già squarciato o per la pressione dei gas interni (evento peraltro raro, stando agli specialisti di medicina legale) o, più probabilmente, per l'azione delle tante volpi e sciacallí che, è certo, circolavano in quei luoghi? (Sansone catturò 300 volpi in un solo giorno, vedi Giudici 15,4, ed erano talmente avide di cadaveri che riuscivano a dísseppellirli nei cimiteri. Confronta, tra l'altro, il Salmo 63,10 s.). Ad appoggio di questa possibilità stanno anche testimonianze antichissime che legano il luogo della morte di Giuda a un fetore cadaverico talmente intenso da impedire il passaggio.

Tale ultima affermazione fu di Papia vescovo di Gerapoli 120 d.c. circa,


il quale riferisce che Giuda si gonfiò moltissimo «di modo che laddove un carro passa con facilità, lui non poteva più passare, neanche con la testa», a quel punto il suo corpo sarebbe scoppiato e le sue viscere disperse, e «fino ai giorni nostri nessuno poteva passare da quelle parti senza turarsi il naso per quanto era forte la secrezione della sua carne che si riversava sulla terra.

Cosi il Vangelo di Nicodemo:



Entrato in casa per farsi un capestro con la corda e impiccarsi, vide sua moglie che arrostiva un gallo sulla brace, o su di una padella, per poi mangiarlo, e le disse: «Alzati donna, e dammi una fune perché voglio impiccarmi come merito ». Ma sua moglie gli rispose: «Perché dunque dici queste parole?». Giuda le rispose: « Sappi in verità ch'io ingiustamente ho consegnato il mio Maestro Gesù ai malfattori davanti a Pilato affinché sia messo a morte. Ma egli risorgerà il terzo giorno, e guai a noi! ». Ma sua moglie gli disse: «Non dire né pensare cose del genere. Poiché nello stesso modo con cui questo gallo arrostito sulla brace può cantare, così Gesù potrà risorgere, come tu dici». E all'istante, mentre lei parlava, quel gallo allargò le ali e cantò tre volte. Giuda allora, ancora più convinto, con la corda si fece un capestro e andò ad impiccarsi".


Un caro saluto a tutti.


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MessaggioInviato: 24/11/2009, 00:24 
Frivolo per frivolo voglio dire una fesseria anch'io.

E se fosse stato trafitto da una sica?
O,magari da una spada?gli Apostoli spesso ne erano dodati,e spesso capitava di doverle usare per mozzare le orecchie di qualcuno.

Un saluto


Ultima modifica di leviatan il 24/11/2009, 00:25, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 24/11/2009, 02:24 
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Giovanni dalla Teva ha scritto:

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Il Sig. Cecco scrive:
Inoltre pope00 ci spiega la favola di Giuda.


Carissimo amico Cecco, perdonami se questa sera scendo sul frivolo, ma vorrei raccontarti come certe persone giustifcano la contraddizione tra il vangelo di Matteo e gli scritti degli atti degli Apostoli circa il personaggio di Giuda.

"Egli allora, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi." Matteo 27,5


"Giuda dunque comprò un campo con il prezzo dei suo delitto e poi, precipitando, si squarciò e si sparsero tutte le sue viscere." Atti apostoli 1,18


Le due versioni che in realtà, per molti, non si contraddirebbero, ma si completerebbero. Di ciò è convinto tra gli altri Giuseppe Ricciotti, l'illustre biblista autore di una Vita di Gesù Cristo apparsa la prima volta nel 1941 ma ancor oggi tra le più autorevoli e diffuse. Dice: « Della fine di Giuda abbiamo una doppia relazione con interessanti divergenze che sono di particolare valore nel confermare l'identità sostanziale del fatto. Matteo parla solo dell'impiccamento. Luca, invece, ha conservato la tradizione secondo cui Giuda, "divenuto a capofitto, crepò in mezzo, effondendo tutte le sue viscere" ».



Se mi è consentito 'interferire', ci terrei a far presente che esiste una terza versione circa il 'congedo' di 'Giuda Iscariota' da questa valle di lacrime. Stante questa versione, Giuda sarebbe stato giustiziato mediante CROCIFISSIONE!

Dal momento che io ero già riuscito ad identificare con quasi certezza (il 'quasi' è SEMPRE d'obbligo in questi casi, anche se ciò non vuol dire che io personalmente abbia dubbi in merito) la figura storica che si cela dietro questa figura fittizia, non ci ho messo molto a capire che la versione della crocifissione di Giuda Iscariota è, quasi sicuramente, quella più attendibile.

Tale versione è sicuramente nota agli esegeti di 'professione'. Tuttavia essi non ne hanno mai fatto oggetto di discussione 'accademica, per quanto mi risulta, in quanto ritengono il documento che la contiene (il 'vangelo' di Barnaba, nello specifico) di redazione troppo tarda per ritenerne affidabile il contenuto.

Ci tengo a far presente che il vangelo di Barnaba, che nel mondo dell'attuale apologetica falsaria si tenta di far risalire all'alto Medioevo (XIV-XV secolo), in realtà compare nella lista dei "libris recipiendis et non recipiendis" di papa Gelasio (V secolo).

Tale pretesa di inaffidabilità sarebbe dovuta al fatto che, essendo stato fatto sparire dalla circolazione il testo originario, una delle copie si trasmise nel mondo cristiano che finì poi sotto il dominio degli islamici, a partire da VII secolo. Alcuni copiatori islamici vi introdussero delle aggiunte e fecero anche alcune modifiche, tese a far apparire il 'profeta' Maometto come il 'Paraclito' di cui si parla nell'antichità cristiana. Tuttavia non vi sarebbe stato alcun motivo di cambiare la versione circa la fine di Giuda Iscariota, rispetto alla fonte da cui il copiatore arabo attingeva.


Saluti


Veritas
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Ultima modifica di Veritas il 24/11/2009, 02:30, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 24/11/2009, 06:49 
Barnaba in alcune fonti è presentato come un discepolo che non faceva parte dei Dodici. Il suo Vangelo ebbe notevole diffusione in ambito musulmano (si veda At 14,14).

"Gesù era un profeta e nulla di più; quando gli emissari delle autorità ebraiche andarono nel Giardino degli Ulivi per arrestarlo intervennero Gabriele, Michele, Raffaele e Uriele che lo trasportarono al terzo cielo; in sua vece fu preso Giuda che per volere di Dio divenne così simile al Maestro da ingannare non solo gli Ebrei e Pilato, ma anche gli stessi apostoli e sua madre Maria; Giuda fu così crocifisso in luogo di Gesù, il quale in realtà non morrà fino alla fine dei giorni. da " Massimo Centini- Indagine su giuda- pag. 257.

Un caro saluto.


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MessaggioInviato: 24/11/2009, 08:58 
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Giovanni dalla Teva ha scritto:


Barnaba in alcune fonti è presentato come un discepolo che non faceva parte dei Dodici. Il suo Vangelo ebbe notevole diffusione in ambito musulmano (si veda At 14,14).

"Gesù era un profeta e nulla di più; quando gli emissari delle autorità ebraiche andarono nel Giardino degli Ulivi per arrestarlo intervennero Gabriele, Michele, Raffaele e Uriele che lo trasportarono al terzo cielo; in sua vece fu preso Giuda che per volere di Dio divenne così simile al Maestro da ingannare non solo gli Ebrei e Pilato, ma anche gli stessi apostoli e sua madre Maria; Giuda fu così crocifisso in luogo di Gesù, il quale in realtà non morrà fino alla fine dei giorni. da " Massimo Centini- Indagine su giuda- pag. 257.

Un caro saluto.



"..Gesù era un profeta e nulla di più.."

Esattamente!.. Questo aspetto appare chiaramente anche nella letteratura rabbinica, dove è detto che Gesù stesso si riteneva un 'profeta'. (NOTA: in tale contesto la figura di Gesù NON appare in 'chiaro', ma celata dietro un'altra figura fittizia, esattamente come la figura fittizia di 'Giuda Iscariota', dietro alla quale si cela un altro personaggio evangelico)

Esiste anche un passaggio del Talmud in cui è affermato: "..all'inizio un profeta, poi un mago ed un ingannatore".

Come si può vedere, anche il mondo rabbinico, prima ancora che quello islamico, riconosceva a Gesù doti 'profetiche'. Quel '..poi un mago ed un ingannatore' si riferisce alla seconda parte della vita di Gesù, quando egli uscì dalla comunità di Giovanni il Battista (detestata dal mondo sacerdotale del tempio di Gerusalemme, ma non da quello farisaico: tessuto di 'estrazione' del mondo rabbinico) per recarsi prima in Egitto e poi in altri luoghi. In questa seconda fase, la sua immagine di profeta finì per confluire in quella del 'veggente': qualità gesuana ben nota all'ambiente pagano, come riportato dalla stessa letteratura patristica.

'Barnaba' sta per 'bar Naba', patronimico la cui accezione era 'figlio del Veggente'. Giuseppe 'Barnaba', infatti, altri non fu che il primogenito di Gesù di Nazareth.

Naturalmente, il vangelo citato (quello di Barnaba) è un'opera pseudoepigrafica, così come lo sono TUTTE le opere neotestamentarie, sia 'canoniche' che 'apocrife'. Da rimarcare che i padri falsari delle origini, interessati a mascherare le qualità 'profetiche' di Gesù (perchè probabilmente 'umanizzanti'), a favore di quelle 'divine', fecero credere che 'bar Naba' significasse " figlio della 'Consolazione' "!!...


Saluti


Veritas
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MessaggioInviato: 24/11/2009, 18:16 
`Atti Apostoli 13,50 "Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. "Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a lcònio. 52 I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
14 Bàrnaba e Paolo a lcònio. - 'Anche a Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che un grande numero di Giudei e di Greci divennero credenti . 2 Ma i Giudei, che non avevano accolto la fede, eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. 3 Essi tuttavia rimasero per un certo tempo e parlavano con franchezza in virtù del Signore, che rendeva testimonianza alla parola della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi.


Come potevano queste due persone predicare insieme se i loro vangeli erano completamenti diversi? La contraddizione è talmente rilevante, che non serve aggiungere aggettivi.

Infatti per Paolo:

la croce diventa un motivo di vanto perché Dio aveva agito attraverso essa, e facendo questo, Dio aveva espresso il suo giudizio sulla sapienza del mondo, che giudicava il messaggio cristiano riguardo alla croce come una completa follia (1 Cor 1,1 8-31). SanPaolo considerò la croce anche come un evento escatologico divino che segnava la fine della vecchia era e l’inizio di una nuova creazione (Gal 6,14-15). Di conseguenza, la croce da un simbolo di infamante vergogna, diventa un simbolo glorioso, e si riferisce a un’esistenza umana trasformata. Con la croce, i credenti sono uniti a Cristo mediante la fede e il battesimo, e condividono così la sua crocifissione. Attraverso questa crocifissione essi vengono liberati dai poteri che controllavano le loro vite precedenti — la legge e il peccato — e vengono resi capaci di nuove vite di grazia (Gal 2,19-21; Rm 6,1-6).
La croce diventa perciò il simbolo supremo dell’amore di Dio (Rm 5,8) e nello stesso tempo è il massimo simbolo dell’obbedienza di Cristo (Fil 2,8). Come tale, diventa un modello per l’esistenza dei nuovi cristiani, che deve essere caratterizzata dall’amore del prossimo (Fil 3,18).

Per Barnaba:

"Gesù era un profeta e nulla di più; quando gli emissari delle autorità ebraiche andarono nel Giardino degli Ulivi per arrestarlo intervennero Gabriele, Michele, Raffaele e Uriele che lo trasportarono al terzo cielo; in sua vece fu preso Giuda che per volere di Dio divenne così simile al Maestro da ingannare non solo gli Ebrei e Pilato, ma anche gli stessi apostoli e sua madre Maria; Giuda fu così crocifisso in luogo di Gesù, il quale in realtà non morrà fino alla fine dei giorni.

Un caro saluto.


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Giovanni dalla Teva ha scritto:


`Atti Apostoli 13,50 "Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. "Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a lcònio. 52 I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
14 Bàrnaba e Paolo a lcònio. - 'Anche a Icònio essi entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in modo tale che un grande numero di Giudei e di Greci divennero credenti . 2 Ma i Giudei, che non avevano accolto la fede, eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro i fratelli. 3 Essi tuttavia rimasero per un certo tempo e parlavano con franchezza in virtù del Signore, che rendeva testimonianza alla parola della sua grazia e concedeva che per mano loro si operassero segni e prodigi.

Come potevano queste due persone predicare insieme se i loro vangeli erano completamenti diversi? La contraddizione è talmente rilevante, che non serve aggiungere aggettivi.

Un caro saluto.



Paolo di Tarso (e NON Paolo/Saul!) fu uno gnostico, come del resto Giuseppe Barnaba, visto che il padre, Gesù di Nazareth, fu un maestro gnostico, oltre che tante altre cose. E' dunque evidente che i falsari fondatori del culto catto-cristiano, al fine di adattarlo ai loro scopi, dovettero stravolgerne la personalità e la sua vicenda umana.

A nulla serve, quindi, il tentativo di ricostruirne il profilo storico basandosi semplicemente sull'interpretazione LETTERALE di quanto appare nei 'sacri' testi, abbondantemente distorti e falsificati. Puoi essere certo che le predicazioni di Paolo di Tarso e di Giuseppe Barnaba furono del tutto congruenti!


Saluti


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