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barionu ha scritto:





SERAPIDE


http://it.wikipedia.org/wiki/Serapide

IL SERAPEO E LA SUA BIBLIOTECA

http://it.wikipedia.org/wiki/Serapeo

UN LINK DI STUDIO SUL FILM E BIBLIOGRAFIA

http://www.gazzettadisondrio.it/21738-i ... a_mai.html

zio ot [;)]



Allego un pregevole intervento di Veritas


da

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ ... hichpage=9





« Gli adoratori di Serapide sono cristiani e quelli che sono devoti al dio Serapide chiamano se stessi Vicari di Cristo »
( Storia Augusta, vita di Saturnino, 8, 2 Adriano)

Il legame tra Serapis ed il cristianesimo è probabilmente molto più intimo di quanto si pensi. Infatti, proprio per la sua caratteristica di essere una divinità composita (Osiris+Apis: la seconda considerata la materializzazione antropomorfa della prima), Serapis operò come una sorta di 'modello' mitologico per la definizione concettuale del Gesù Cristo della fede cristiana.

Ciò che ancora oggi gli esegeti professionisti di tutto il mondo (quelli che producono ogni anno quintali di libri e saggi sul tema Gesù della storia) non hanno ancora realizzato, è il carattere duale della figura carismatica centrale del culto cristiano, dal momento che tale figura è formata da due caratteri distinti: Gesù + Cristo, essendo il primo Gesù di Nazareth, un personaggio realmente vissuto, il quale ebbe una vita straordinariamente avventurosa e variegata, mentre il secondo, vale a dire il Cristo crocifisso, fu un discendente asmoneo, cioè Giovanni di Gamala, il quale venne catturato nel corso di una aperta ribellione contro il potere romano, provocata dal criminale comportamento di P. Pilato. Dopo essere stato processato dalle autorità romane, egli, insieme agli altri zeloti catturati insieme a lui, venne crocifisso: un'esecuzione che i romani riservavano espressamente per i ribelli, sia nei confronti del potere governativo dell'impero, sia contro i propri padroni, qualora si fosse trattato di schiavi.

Più che di una fusione sincretica, si trattò di una 'sovrapposizione' letteraria, dal momento che il carattere cristologico di Giovanni di Gamala era già stato definito dagli inventori del 'giudeo-cristianesimo'. Si trattò però di un messia rigorosamente affine al concetto che i giudei del tempo avevano di lui, contrariamente alla figura del Cristo del culto cristiano, che i giudei avvertivano come una cosa del tutto aliena al loro modo di pensare e, soprattutto, rispetto alle loro tradizioni. (un Messia, quello cristiano, dalle spiccate caratteristiche pagane)

Con tutta probabilità, l'utilizzo della figura mitologica di Serapis nella definizione del Cristo dei cristiani, fu prospettata da Valentino, il quale faceva parte del 'team' che diede origine al culto catto-cristiano. Valentino, infatti, proveniva da Alessandria d'Egitto, dove era forte il culto dedicato a questa divinità egizia (successivamente 'ellenizzata' per volontà dei Tolomei), così come pure nella città di Menphis.

Sicuramente i pagani, ed i giudei del tempo, erano abbastanza informati di tale aspetto (*) e non mancarono di rinfacciarlo al clero cattolico, nel corso dei loro scontri verbali. Questo e non altro giustifica la 'strana' quanto sconcertante difesa ad oltranza, da parte patristica, della figura di Serapis, tanto che questi santi falsari arrivarono all'incredibile affermazione secondo cui Serapis sarebbe stato 'uno dei nostri' (vale a dire degli ebrei e, di conseguenza, anche dei cristiani), dal momento che sotto le vesti di Serapis, in realtà gli egiziani avrebbero adorato Giuseppe, il mitico personaggio biblico venduto dai suoi fratelli a dei mercanti egizi!..




___________________________________________

Nota:

(*) - soprattutto gli esponenti delle caste sacerdotali pagane, i quali avevano cominciato a provare forti timori dall'emergere in modo tumultuoso ed incontrollato del nuovo culto, voluto dalle autorità imperiali e senatoriali del tempo.


Ultima modifica di barionu il 26/04/2010, 01:15, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 26/04/2010, 11:30 
La scienza dilaniata nel corpo di Ipazia
Sulla scia di un doppio mistero arriva finalmente sui nostri schermi, Agora del regista nato a Santiago del Cile (padre cileno, madre spagnola) Alejandro Amenabar, 37 anni, autore di The Others (2001) e Mare dentro (Oscar miglior film straniero 2004). Presentato fuori concorso a Cannes l'anno scorso, il film, molto atteso, era svanito nel nulla e un tam tam della Rete avvertiva che «non lo vedrete mai».

Agora è dedicato a Ipazia, filosofa e astronoma egiziana (numero speciale di Alias del 10 aprile 2010) nata a metà del IV secolo, avvolta nell'enigma di una morte violenta per mano dell'integralismo cristiano. Rachel Weisz indossa un'espressione fiera e tuniche leggere, bellissima come l'originale, icona di donna laica e maestra del cielo.

Ipazia si dedicò alla relazione tra filosofia e scienza e per prima scoprì - un'intuizione poetica di Amenabar - che i pianeti compiono un'ellissi intorno al sole. Nel 1600 Keplero arrivò allo stesso risultato. Ma solo adesso Ipazia diventa una «star» nel kolossal che le rende per la prima volta omaggio, un film da 50 milioni di euro, tutto di produzione europea.
A prima vista, Amenabar segue un modello hollywoodiano, ma non siamo dalle parti di Cleopatra (gli egiziani però dovevano avere tutti la pella candida?), il set è uno spazio chiuso nel perimetro che circonda la Biblioteca di Alessandria, scrigno della cultura greca e pre-greca, una delle meraviglie del mondo e che sarà ancora una volta distrutta. Istruita dal padre Teone, la giovane scienziata, che preferisce la passione astrale a quella maschile, è l'anima della biblioteca, eccentrica e provocante con il suo fazzoletto intriso di sangue mestruale per far desistere gli allievi adoranti. Un fazzoletto che cade, attratto dalla forza di gravità, fenomeno inspiegabile al pari della terra rotonda, da cui nessuno miracolosamente, si chiedono gli scolari, precipita nell'universo.

La vediamo nel suo peplum bianco insegnare che la verità non è un dogma divino, che nella multietnica Alessandria elleni, egizi, ebrei possono convivere creativamente ma l'onda del cristianesimo conquista la città sotto i kaftani neri dei parabolani, anticristi capeggiati da un feroce saltimbanco (cammina sul fuoco per testimoniare la superiorità del suo dio). E lei, che si è sempre sottratta alla corte insistente dell'amico e allievo Oreste, diventato prefetto sotto il dominio romano, resterà sola. Abbandonata anche dallo schiavo Davus, devastato dall'amore impossibile per la sua «padrona» e passato nelle fila dei parabolani.

Il film (distribuito dalla Mikado) è stato tagliato dallo stesso regista di venti minuti rispetto alla versione passata sulla Croisette. Così le «lezioni» di Ipazia si alleggeriscono, ma soprattutto ne risente la sequenza dove i parabolani massacrano a colpi di pietra un gruppo di ebrei riuniti in una cerimonia festosa. La spedizione punitiva ebraica risulta così sproporzionata (Amenabar ha seguito qualche suggerimento dall'alto?).

L'atto d'accusa però resta. È guerra di religione ad Alessandria, le squadre sotto il segno della croce infiammano Alessandria in una caccia all'eretico, guidate dal patriarca Cirillo che rivolgendosi ai suoi sgherri pronuncia l'anatema contro i giudei: «Piangete per loro, gli assassini di Cristo, perché saranno perseguitati in eterno» e dà il via al primo pogrom.

E se per i film di Ron Howard sul Codice da Vinci la Chiesa poteva invocare la fanta-religione, qui siamo nella Storia. Precursori dei talebani, gli incappucciati neri allagano nel sangue la città, dopo aver elargito il pane ai poveri e la libertà agli schiavi, sistema caritatevole facilmente strumentalizzato dai «moralizzatori» integralisti di ogni latitudine. «Solo Gesù poteva perdonare perché è Dio, non vorrai paragonarti a lui?», risponde l'invasato capo parabolano a Davus, l'ex schiavo arruolato nelle file cristiane, vacillante di fronte ai corpi degli ebrei in fiamme.

In mezzo alle carneficine, di anno in anno, Ipazia, seguace del neoplatonismo, fa appello alla filosofia, all'amore per la conoscenza scientifica, alla convivenza religiosa. È uno spazio «teatrale», l'agora, il luogo dove Amenabar concentra azione e pensiero (mentre le scene di massa sono elaborate al computer) e nei meravigliosi interni della biblioteca, dove statue e papiri, bassorilievi e arazzi saranno devastati dalle orde cristiane.

L'ultimo ostacolo sarà Ipazia, la donna che «parla», che insegna agli uomini. Lei che osserva il cielo e traccia nella sabbia le parabole rivelatrici. Anche il devoto Oreste dovrà piegarsi alla legge della curia che ha declassato le donne a sottospecie umana, e l'innamorato Davus alla furia assassina dei parabolani, Hypatia invece non si piega, conferma la sua laicità. Nel marzo del 415 viene trascinata al tempio, denudata e uccisa. È la mano di Davus, incapace di ribellarsi a un'altra schiavitù, a soffocarla prima che gli incappucciati di Cristo la massacrino a colpi di pietra (in realtà, fu accecata e scorticata viva con pezzi di conchiglie, le armi erano un'esclusiva dei romani).

Il corpo di Ipazia straziato come la Biblioteca di Alessandria. Resta la memoria di tanta bellezza più delle macerie e del sapere bruciato, quasi una poesia quella di Amenabar alla vagabonda delle stelle, e un risarcimento alla filosofa indimenticabile.

fonte>>> http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuori ... colo/2649/



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MessaggioInviato: 27/04/2010, 18:06 
Appena visto. Un film incredibile.
Dovrebbero vederlo tutti. [B)]



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MessaggioInviato: 27/04/2010, 23:35 
Eravamo in pochi nella sala;alla fine del film siamo usciti tutti stranamente in silenzio,rattristati e consapevoli di quello che era stato ed e' tuttora la chiesa ed il suo cristianesimo:un cancro!un cancro che non siamo riusciti ancora ad estirpare!


Un saluto


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MessaggioInviato: 28/04/2010, 01:47 
Prima di iniziare il dibattito , aspetto fgb .


zio ot [;)]



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MessaggioInviato: 30/04/2010, 22:08 
Cita:
barionu ha scritto:



Prima di iniziare il dibattito , aspetto fgb .


zio ot [;)]


Buona sera zio ot,

se vuoi cominciare fai pure.

Ho visto il film, devo dire che mi è piaciuto molto, anche se non è un film da vedere in famiglia.... troppi ammazzamenti.

Certo è un film e come tale va interpretato, la storia a cui si ispira non sembra essere quella che ho "studiato", in particolare Ipazia nel film viene lapidata mentre pare sia stata scorticata viva con le conchiglie.... tra le due non so quale sia peggio.

Sta di fatto che il fattaccio è portato a compimento dalla "setta" dei paraboliani, che tuttavia erano persone, non esattamente sacerdoti, dedite ad assistere i poveri, i malati e a sepellire i morti esponendosi a malattie contagiose e perciò chiamati paraboliani, cioè coloro che mettono a rischio la loro vita.

La questione appare contrastata e contraddittoria, comunque non se ne parla più da 1400 anni circa.... insabbiamento? mah!

Raccolgo un po le idee e poi ne possiamo riparlare, ma mi pare che Alejandro Amenábar abbia colto un simbolismo efficace quando durante la presa della biblioteca (tra l'altro nel film si identifica la distruzione della biblioteca alessandrina proprio a causa della presa successiva all'editto di Teodosio I, ma questa è la terza delle quattro possibili distruzioni di questa biblioteca, anche se l'ultima, ad opera dei mussulmani, appare oggi più una favola, un racconto di propaganda) durante la presa della biblioteca, dicevo, l'inquadratura si gira di 180°, un modo efficace per dire: ecco, il mondo è cambiato.

Avviene un vero e proprio capovolgimento.

Il cambiamento qual è?

Va considerato che il cristianesimo passa intorno a quegli anni da religione "clandestina" a religione, anche troppo intransigente, di stato.

Da perseguitati i cristiani appaiono trasformati in persecutori, la cosa di certo non mi esalta, ma ahimé così è stato.

Le guerre di religione, purtroppo, sono sempre esistite, e da questo punto di vista, il cristianesimo, paradossalmente, non è stato secondo a nessuno, solo sporadicamente nella storia della chiesa compare un san Francesco che va in terra santa in anni di crociate contro i mori e va a discutere con,nientepopodimeno che, il feroce Saladino.... e il bello è che riporta le sue ossa sane e salve in terra patria.

Il mio augurio è che si possa riprendere il cammino alla luce del comandamento nuovo che un certo giorno un uomo, un certo Yehoshua ben Yosef, ha dato 2000 anni fa da qualche parte tra la Palestina e Israele.... ops, ancora guerre di religione.

Pace.



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MessaggioInviato: 01/05/2010, 15:12 
FGB
Le guerre di religione, purtroppo, sono sempre esistite, e da questo punto di vista, il cristianesimo, paradossalmente, non è stato secondo a nessuno, solo sporadicamente nella storia della chiesa compare un san Francesco che va in terra santa in anni di crociate contro i mori e va a discutere con,nientepopodimeno che, il feroce Saladino.... e il bello è che riporta le sue ossa sane e salve in terra patria.

San Francesco?Quello che bacia il lebbroso che poi scopre trattarsi di Gesu' in persona?
Quello che parla con i crocefissi?
Hai fatto un bel esempio !
Quello dello schizzoide delirante , motivo della disperazione dei suoi genitori;che dava ai poveri quello che non era suo e che non si era mai lavorato col suo sudore ,ma con il sudore di suo padre?
Che santo!!proprio come quel tal Cirillo di Alessandria dichiarato santo dalla chiesa e che fu responsabile della morte della povera Ipazia !!
Vergogna!!


FGB
Il mio augurio è che si possa riprendere il cammino alla luce del comandamento nuovo che un certo giorno un uomo, un certo Yehoshua ben Yosef, ha dato 2000 anni fa da qualche parte tra la Palestina e Israele.... ops, ancora guerre di religione

Io invece mi auguro,che quel maledetto drago di nome "religione"posto davanti alla porta della felicita' venga abbattuto presto e per sempre!!

Un saluto


Ultima modifica di leviatan il 01/05/2010, 15:14, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 01/05/2010, 17:03 
Carissimo Leviatan
ti stringo forte la mano, unendomi a questo tuo augurio ultimo postato;

""Io invece mi auguro,che quel maledetto drago di nome "religione"posto davanti alla porta della felicita' venga abbattuto presto e per sempre!""
e che crepi tutta la feccia cattocristiana.

Sinceri saluti Cecco


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MessaggioInviato: 01/05/2010, 17:13 
Noto con vivo dispiacere che avete saltato l'ultima riga.

Pace.



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Cecco e Leviatan, alias il 2 MITRAGLIA .

Vi perdono perchè siete 2 guerrieri insostituibili , ma cerchiamo ora di fare una lettura critica del film.

zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 01/05/2010, 18:09, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/05/2010, 13:01 
Cita:
barionu ha scritto:


Cecco e Leviatan, alias il 2 MITRAGLIA .

Vi perdono perchè siete 2 guerrieri insostituibili , ma cerchiamo ora di fare una lettura critica del film.

zio ot [;)]


Cerchiamo, anche se non sarà facile come bere un bicchier d'acqua zio ot.

Se riusciamo partiamo dai dati di fatto che si ritrovano anche nel film e nel come si è arrivati a tanto.

Il film inizia con Ipazia che insegna in una classe "mista" non nel senso di sessi, ma, oserei dire di coscenze, la cosa che ho notato innanzi tutto è il fatto, che, almeno nel film, Ipazia insegna a un gruppo di uomini, solo uomini, non vi sono altre donne nel gruppo se non la stessa Ipazia; e le coscenze presenti sono di cristiani e pagani, che sotto la guida di Ipazia vivono in pace, pur con qualche tensione latente, ma sostanzialmente fanno gruppo.

Di li a poco gli eventi precipiteranno, e la cosa si inserisce "a tempo" con i cambiamenti che in quegli anni hanno portato all'inizio della decadenza dell'impero romano; siamo a quasi mille anni dalla fondazione di Roma, i prossimi due secoli vedranno l'Impero Romano di Occidente cedere sotto la pressione dei "barbari" con l'instaurazione di quello che noi chiamiamo "medio evo".

Ora è in quest'ottica che, penso, dobbiamo guardare. La morte di Ipazia è del 415 e nel 476 Odoacre chiude la storia dell'Impero Romano di Occidente. Già dopo la morte di Teodosio I (395) l'Impero viene diviso in due ed è nel 410 che avviene il sacco di Roma da parte dei Goti, poco dopo Genserico arriverà in Africa e siamo nel 430.

Sono anni in cui non solo per colpa dei cristiani, l'Impero si sfalda ed è in questa fase storica che i fatti avvengono.

Ora, in questa situazione ambientale, una donna in Alessandria d'Egitto insegna la filosofia platonica e la insegna ai soli uomini?

La domanda può essere di una certa importanza, perchè cerca di capire qual era la condizione femminile in Egitto alla fine della storia dell'impero romano (di Occidente), dove se una donna poteva insegnare, allora poteva studiare e perchè almeno Amenébar nel suo film (perchè e di questo che si sta parlando) non inserisce discepole nell'entourage di Ipazia?



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Qualche riflessione sul film Agora

Un film indubbiamente gradevole di cui ho cercato di intravedere i simboli per poterne capire il messaggio.
Uno spaccato di cio’ che fu il cristianesimo delle origini una volta diventata religione di stato.
Si racconta di Ipazia filosofa del V secolo che antepose all’amore per la scienza tutto il resto!Nel film ella e’ il simbolo di tutte le donne,non ne compaiono altre,semplicemente perche’ le rappresenta tutte ,quelle vive e quelle che sarebbero nate ,e che avrebbero sperimentato prima o poi il dolore della sopraffazione voluta da uomini violenti e sancita dalla piu’ scellerata delle opere letterarie religiose del tempo:la lettera di Paolo a Timoteo.
Ipazia e’ come un lampo che illumina in un istante una intera generazione di umani che vive nell’ignoranza e nella superstizione.
Colpisce lo stupore dei pagani, simbolo di totale cecità, quando costatano dolorosamente quanto numerosi siano i cristiani ad Alessandria, semplicemente perché mai si erano accorti di quanto numerosi erano i poveri,gli emarginati,gli schiavi,i derelitti,in quel tempo e in quel posto;l’umus dentro cui pote’ attecchire il cristianesimo ,che pur lasciando gli uomini poveri, emarginati e derelitti seppe dare una giustificazione a tutto questo e una speranza di una vita dopo la morte.
Colpisce l’atteggiamento del vile Oreste,davanti del vescovo di Cirene ,tutt’e due ex allievi di Ipazia ,il primo convertitosi al cristianesimo per opportunismo politico e ora diventato addirittura prefetto della citta’,e che piange disperato ai piedi dell’ex compagno di classe non riuscendo a trovare una via uscita e poter salvare l’amata Ipazia.
Il prefetto romano inginocchiato e che piange e’ l’emblema di un impero,quello romano,oramai in ginocchio o che lo sara’ presto e per sempre.
Ma l’abbracciare una nuova religione non significa di conseguenza fare quel salto di qualità sociale che permette di cancellare differenze incolmabili come quella tra la nobile filosofa Ipazia e il suo ex schiavo divenuto cristiano e che di questa religione ha gia’ incominciato a sentirne il puzzo e la nausea. Sarà proprio quest‘ultimo a togliere la vita all’ex amata e desiderata padrona prima che altri lo facciano e che uccide con questo gesto di apparente pieta, se stesso in un simbolo ,quel simbolo di tutti i desideri erotici che Ipazia ha sempre suscitato in lui e che non avrebbe mai potuto soddisfare.
Altro personaggio e’ Ammonio ,fondamentalista cristiano e capo dei paraboliani,e’ il precursore di quei criminali in saio che diedero vita molti secoli dopo a quella stagione di terrore e di morte che fu l’inquisizione.
E per ultimo,il criminale Cirillo,vescovo D’Alessandria,proclamato successivamente dalla chiesa santo e dottore:sara’ stato lui il vero vincitore??!!
Permettimi di dissentire maestra Ipazia,Cirillo non ha vinto!Lui e quelli come lui possono si gettare il mondo nella rete dell’intolleranza e dell’ignoranza e lo possono fare per molto tempo;ma il mondo continua ad essere rotondo e non piatto,continua a girare intorno al sole, e a tacciare un percorso ellittico come tu asserivi.
Hai vinto tu maestra Ipazia,il tuo coraggio e la tua intelligenza:onore a te!!
Morale:la verita’ si impone da se,e per quanto possa essere nascosta e seppellita da montagne di bugie , prima o poi ritorna alla luce.


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Egregio Signor Leviatan, semplicemente mi inchino e mi raccolgo in silenzio, per ammirare la sua analisi e la sua genialità.
Un vivo ringraziamento


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da

LEVIATAN


Qualche riflessione sul film Agora

Un film indubbiamente gradevole di cui ho cercato di intravedere i simboli per poterne capire il messaggio.

Uno spaccato di cio’ che fu il cristianesimo delle origini una volta diventata religione di stato.

Si racconta di Ipazia filosofa del V secolo che antepose all’amore per la scienza tutto il resto!Nel film ella e’ il simbolo di tutte le donne,non ne compaiono altre,semplicemente perche’ le rappresenta tutte ,quelle vive e quelle che sarebbero nate ,e che avrebbero sperimentato prima o poi il dolore della sopraffazione voluta da uomini violenti e sancita dalla piu’ scellerata delle opere letterarie religiose del tempo:la lettera di Paolo a Timoteo.

Ipazia e’ come un lampo che illumina in un istante una intera generazione di umani che vive nell’ignoranza e nella superstizione.
Colpisce lo stupore dei pagani, simbolo di totale cecità, quando costatano dolorosamente quanto numerosi siano i cristiani ad Alessandria,

semplicemente perché mai si erano accorti di quanto numerosi erano i poveri,gli emarginati,gli schiavi,i derelitti,in quel tempo e in quel posto;l’umus dentro cui pote’ attecchire il cristianesimo ,che pur lasciando gli uomini poveri, emarginati e derelitti seppe dare una giustificazione a tutto questo e una speranza di una vita dopo la morte.

Colpisce l’atteggiamento del vile Oreste,davanti del vescovo di Cirene ,tutt’e due ex allievi di Ipazia ,il primo convertitosi al cristianesimo per opportunismo politico e ora diventato addirittura prefetto della citta’,e che piange disperato ai piedi dell’ex compagno di classe non riuscendo a trovare una via uscita e poter salvare l’amata Ipazia.

Il prefetto romano inginocchiato e che piange e’ l’emblema di un impero,quello romano,oramai in ginocchio o che lo sara’ presto e per sempre.

Ma l’abbracciare una nuova religione non significa di conseguenza fare quel salto di qualità sociale che permette di cancellare differenze incolmabili come quella tra la nobile filosofa Ipazia e il suo ex schiavo divenuto cristiano e che di questa religione ha gia’ incominciato a sentirne il puzzo e la nausea.

Sarà proprio quest‘ultimo a togliere la vita all’ex amata e desiderata padrona prima che altri lo facciano e che uccide con questo gesto di apparente pieta, se stesso in un simbolo ,quel simbolo di tutti i desideri erotici che Ipazia ha sempre suscitato in lui e che non avrebbe mai potuto soddisfare.

Altro personaggio e’ Ammonio ,fondamentalista cristiano e capo dei paraboliani,e’ il precursore di quei criminali in saio che diedero vita molti secoli dopo a quella stagione di terrore e di morte che fu l’inquisizione.
E per ultimo,il criminale Cirillo,vescovo D’Alessandria,proclamato successivamente dalla chiesa santo e dottore:sara’ stato lui il vero vincitore??!!

Permettimi di dissentire maestra Ipazia,Cirillo non ha vinto!Lui e quelli come lui possono si gettare il mondo nella rete dell’intolleranza e dell’ignoranza e lo possono fare per molto tempo;ma il mondo continua ad essere rotondo e non piatto,continua a girare intorno al sole, e a tacciare un percorso ellittico come tu asserivi.

Hai vinto tu maestra Ipazia,il tuo coraggio e la tua intelligenza:onore a te!!

Morale:la verita’ si impone da se,e per quanto possa essere nascosta e seppellita da montagne di bugie , prima o poi ritorna alla luce.



ZIO OT E l' ARMATA ARPIOLIDE IN

APPLAUSI !!!!!!!!!!!


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MessaggioInviato: 06/05/2010, 15:07 
“Agorà” di Alejandro Amenabar: Ipazia, scienziata, radicale e martire

di Gianfranco Cercone

Benedetto Croce, come si ricorda spesso, riteneva che la Storia fosse sempre storia contemporanea. E cioè: chi scrive di Storia è necessariamente dominato dai problemi e dal modo di pensare del suo tempo. E’ un’osservazione che vale certamente anche per i film storici, tanto più che a loro abitualmente non si richiede un rispetto rigoroso della verità; e tra invenzioni romanzesche che colmano le lacune dei documenti e licenze poetiche, si possono infiltrare nel racconto con particolare evidenza aspetti della realtà dei nostri giorni.



“Agorà”, dello spagnolo Alejandro Amenabar, è un film storico, che racconta la tragica vicenda della filosofa e scienziata del IV secolo dopo Cristo, Ipazia, di Alessandria d’Egitto. Tragica perché come è noto – anzi, in effetti, come è poco noto, dal momento che la sua storia non si studia a scuola, e non mi risulta che siano stati fatti in precedenza film su di lei – insomma, Ipazia è stata trucidata dai cristiani, su istigazione del vescovo Cirillo (che fu fatto santo). Ipazia era figlia del direttore della celebre biblioteca di Alessandria; di famiglia pagana; dedita all’insegnamento e alla ricerca filosofica e astronomica. Per la sua laicità, si ritrovò bersaglio della persecuzione dei cristiani; e una loro setta particolarmente fanatica, i parabolani, la fece letteralmente a pezzi. Perchè l’autore del film, Amenabar, ha voluto raccontarci la sua storia?



In primo luogo, certo, per un lodevole intento divulgativo. Intentio tutt’altro che stravagante, dal momento che i problemi del presente che echeggiano in questa storia del passato sono numerosi. Il più evidente fra tutti: il conflitto tra la ricerca scientifica, e i dogmi religiosi, patrocinati e imposti dalle autorità ecclesiastiche. (Nel film Ipazia viene immaginata scoprire argomenti a sostegno della concezione eliocentrica dell’universo. Teoria che, sappiamo, sarà oggetto della violenta censura della Chiesa, in effetti parecchi secolo dopo, con Galileo Galilei.)



E poi ci si ritrova il tema dei diritti e dell’indipendenza delle donne. Ipazia, anche se nella città di Alessandria non aveva alcuna carica politica, perché le donne non potevano averne, non rinunciava a dire la sua sulle vicende pubbliche; stimata per la sua saggezza, era consultata nelle riunioni istituzionali. E per non tradire la propria vocazione filosofica e scientifica, non si sposò, malgrado avesse ottimi pretendenti. (Perché un marito le avrebbe chiesto di rinunciare alla sua professione.) Tutte ragioni che fomentarono l’odio dei cristiani contro di lei.



Della questione femminile, nel film viene evidenziata l’attualità attraverso il modo con cui viene realizzato il martirio di Ipazia: non attraverso lo smembramento del corpo, come raccontano gli storici, ma attraverso la lapidazione: che per uno spettatore di oggi è una chiara allusione a certi paesi islamici.



C’è poi nel film un altro richiamo al presente, forse più sottile. Il prefetto di Alessandria – dunque, l’autorità laica della città – nato ed istruito come pagano, si converte al Cristianesimo, probabilmente per ragioni di opportunità politica.



Quando nella città scoppiano le sommosse dei cristiani – che, fra l’altro, saccheggiano la biblioteca di Alessandria, organizzano un linciaggio contro gli ebrei e altre aggressioni contro i pagani – Ipazia, che non vuole che si risponda all’intolleranza con l’intolleranza, come pure accade, consiglia però il prefetto di far rispettare la legge, e dunque di arrestare i responsabili delle violenze. Ma il prefetto, che cerca una conciliazione con i cristiani, non le dà ascolto.



E come si conclude il suo percorso? Di cedimento in cedimento, si ritrova a prosternarsi in ginocchio davanti al vescovo di Cirene, Sinesio: formalmente come atto di sottomissione a Cristo, ma in effetti sottomettendosi alla Chiesa cattolica. Così il vescovo Cirillo conquista il potere ad Alessandria; e la sua vittoria viene sancita dal martirio di Ipazia.



Cosa ha voluto dirci con questo Amenabar? Che con il fondamentalismo religioso non si devono fare compromessi. Perché, tentando di ammansire il mostro, si finisce per esserne sbranati. Insomma, “Agorà” vale allo stesso tempo come lezione di Storia e come monito per il presente. E se i personaggi e i fondali storici restano a volte schematici, non sempre prendono vita, è perché valgono soprattutto come esempi, come punti di appoggio, di una perorazione molto seria e appassionata.



Versione audio:

http://www.radioradicale.it/scheda/302596

fonte>>> http://www.radicali.it/newsletter/view. ... e=DOWNLOAD



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