Cita:
Blissenobiarella ha scritto: A proposito dei Pelasgi:
Un estratto da
http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=200Cita:
I discendenti illirico–albanesi
Appare naturale porsi alcune domande: Esistono ancora i discendenti diretti dei Pelasgi? In tal caso, dove possiamo trovarli? Il francese Zacharie Mayani ha trovato connessioni tra le lingue etrusca e pelasgica e la moderna lingua albanese. (14)
La maggior parte degli studiosi ritiene gli argomenti di Mayani estremamente fragili. Tuttavia, l’ipotesi d’una discendenza degli Albanesi dai Pelasgi non ha solamente un’origine nazionalista e non è neppure d’epoca recente, anzi è molto antica ed è stata sostenuta da diversi autori (Falaschi, Catapano, Marchiano, D’Angely, Kolias, Pilika).
Il geografo franco–danese Conrad Malte–Brun (1755–1826) ipotizzò connessioni tra la lingua albanese e quella pre–omerica. Egli fu il primo a proporre che gli Albanesi potessero essere i moderni discendenti dei Pelasgi. Johann Georg von Hahn (1811–1869) diede per sicura tale discendenza e collegò gli Illiri con i Pelasgi. Lo studioso francese Edouard Schneider, specialista della lingua etrusca, tradusse iscrizioni etrusche tramite l’albanese e si convinse che i Pelasgi fossero gli antenati degli Albanesi. August Schleicher (1821–1868) era indeciso se la lingua albanese fosse più vicina al latino o al greco; infine la catalogò come ramo della lingua pelasgica. (15)
La studiosa albanese Nermin Vlora Falaschi ha tradotto diverse iscrizioni etrusche e pelasgiche (come la Stele di Lemnos), usando la moderna lingua albanese. (16)
Ciò mostrerebbe gli Albanesi (discendenti degli Illiri) come gli odierni discendenti dei Pelasgi, una delle più antiche stirpi d’Europa. Ecco ad esempio alcune traduzioni della signora Falaschi. In Italia esiste la località dei Toschi (la Toscana), così come i Toschi abitano nella “Toskeria”, nell’Albania meridionale. Diveersi autori sostengono che la parola Tosk (Tok) sia sinonimo di Dhe, tanto che oggi in albanese, per dire “terra”, si usa indifferentemente sia la parola Dhe, sia Tok.
In Toscana si trova l’antichissima città di Cortona, che si ritiene fondata dai Pelasgi. In albanese, Cor = raccolti, tona = nostri, cioè “i nostri raccolti”. Nel suo museo archeologico si trova un’iscrizione particolarmente bella e interessante, su un sarcofago con decorazioni floreali. Nermin Vlora Falaschi tradusse quella scritta usando la lingua albanese: “La nave è per noi fierezza, coraggio e libertà”.
Le fonti storiche riferiscono che i Greci appresero dai Pelasgi non solo la lavorazione dei metalli e la costruzione delle mura, ma anche il loro modo di scrivere e fecero proprie le loro divinità, come per esempio De–mitra (Dhe = terra, Mitra = utero, cioè la Dea Madre Terra), nonché Afrodite, Afer–dita (Afer = vicino, Dita = Giorno, più tardi chiamata Venus dai Romani).
I Pelasgi, detti anche Popoli del Mare perché erano abili e liberi navigatori, chiamarono Iliria (Illyria per i Romani) la loro patria: Liri (Lir = libero), ossia: “il Paese del popolo libero”, dal Mediterraneo sino al Danubio. Nel Lazio esistono il monte Liri, il fiume Liri e Fontana Liri.
Diversi nomi etnici hanno un significato preciso nella lingua albanese: E–truria (E = di, Truria = Cervello, paese di gente con cervello), Messapi (Mes = ambiente, centro, Hapi = aperto, paese di gente aperta), Dauni (separati), Veneti (nome derivante dalla dea Vend, patria, luogo per eccellenza), Piceni (Pi = bere, Keni = avete, luogo con acqua abbondante). Il nome Pelasgi si può riferire alla parola albanese Pellg (mare profondo, “pelago”). In albanese Pellazget significa “coloro che navigano nei mari profondi”
Un’iscrizione illirica datata tra il sec. III ed il II a.C., custodita attualmente nel museo archeologico di Durazzo, in Albania, è stata letta: “Sopporta il tuo dolore e piangi se ti aiuta, però affidalo alla terra calda, alla Grazia Celeste e al Supremo Bene”. Il linguaggio dell’iscrizione è talmente simile all’albanese odierno, che sembra difficile pensare che risalga a più di duemila anni fa.
In generale, le iscrizioni più antiche si leggono da destra a sinistra e continuano talvolta da sinistra verso destra, in forma bustrofedica, spesso senza interruzione tra una parola e l’altra. Questo documento di Durazzo è stato inciso da sinistra verso destra, ciò che dimostra la sua origine più recente. Nel Museo Archeologico d’Atene c’è una stele molto antica, proveniente dall’isola di Lemnos, con un’iscrizione bustrofedica, in alfabeto pelasgico, di contenuto funerario. Le coincidenze rilevate dalla Falaschi sono impressionanti, ma gli argomenti a sostegno della sua tesi sono basati esclusivamente su assonanze linguistiche. Appare quindi impossibile accertarsi della validità scientifica delle sue teorie.
Ampliando l'argomento (qualcuno potrà dire che sto andando "off topic", ma non lo credo), si potrebbe allora domandarsi se, esistendo dei legami fra Pelasgi e Albanesi (e a questo punto, anche fra Pelasgi e Baschi), si potrebbe porre anche qualche possibile legame fra Albanesi e culture preistoriche balcaniche, magari proprio con i costruttori delle Piramidi di Visoko, antenati forse degli stessi Pelasgi.
Per andare invece ai miti della Dea Madre nel mondo mesopotamico, mi riallaccio a ciò che ha narrato Hynekeniano all'inizio della discussione, e che sinceramente mi ha fatto ipotizzare una possibile connessione di tali miti con il mito di Oannes e quindi con i misteriosi uomini-pesci-serpenti all'origine di tanti miti, compreso quello del Serpente dell'Eden.
Hynekeniano ha mostrato come in origine la Dea-mostro primigenia Tiamat, Signora dell'Abisso di acque primordiali e dal cui corpo è poi nato l'intero universo, fosse in realtà da identificare con la Dea Madre Nammu.
Mi ha colpito la somiglianza del nome con i Nommu, cioè gli Oannes nella versione del mito che ci viene dagli antichi Dogons... una coincidenza?
Forse no. La mostruosa Tiamat, simile a un drago, appare un'immagine della Dea Madre fusa con il suo stesso compagno, il Dio-Serpente che compare invece nel mito pelasgico di Eurinome e in quello basco di Mari.
Inoltre bisogna ricordare il mito di Melusina, la Fata-serpente acquatica, nota nelle leggende francesi ma anche in una leggenda veneziana, che racconta come la Fata fosse una donna sulla terra, una sirena in mare, e un serpente ogni sabato (allusione al sabba delle streghe?), sia che fosse in mare o sulla terraferma.
Inoltre bisogna considerare il carattere ermafrodito degli Oannes e dei Nommu, e l'ermafroditismo era un carattere anche di alcune immagini della Dea Madre, in quanto generava i suoi figli per partenogenesi, come per esempio la Dea Madre dei miti polinesiani che, come Eurinome, se ne stava in origine da sola nell'abisso, e dal suo proprio corpo generò, da sola, l'intero universo.
Anche in Australia, alcune popolazioni aborigene dicono che la vita è stata originata da un dio-pesce ermafrodito uscito dalle acque... sempre coincidenze?
La butto là come ipotesi: è possibile che nella remota preistoria o proto-storia, i misteriosi e antichi esseri anfibi, ermafroditi e rettiloidi che forse hanno dato origine a tante leggende, essendo all'origine della cultura umana, siano stati identificati con i figli o parenti prossimi della Dea Madre? O che addirittura il Suo culto originario provenga da essi, o che essi hanno inserito nelle religioni preistoriche concetti propri della loro cultura, come per esempio l'idea che l'acqua è l'origine della vita e dell'universo?