Due estratti dal Fungo sacro e la croce
“L’uso del nome di Gesù (in greco iesus) come invocazione per guarire era abbastanza appropriato. La sua origine ebraica yehoshua, Joshua (Giosuè), viene dal sumerico IA-U-ShU-A (ShUSh), <<sperma, che salva, ristora, guarisce>>. Gli ebrei ellenizzati usavano per << Joshua >> il nome greco Iason, Giasone, molto propriamente, poiché iason, << guaritore >>, e il verbo deponente iaomai, << guarire >>, provengono dalla medesima radice sumerica. Nell’apostrofe sarcastica del Nuovo Testamento: “Medico, cura te stesso” (Luca, 4:23), abbiamo probabilmente un’allusione diretta a questo significato, come certo l’abbiamo nel titolo di Gesù << salvatore >>, in greco soter, il cui primo elemento riflette la parola sumerica ShU, << salvare >>, e quindi è usato correttamente in greco nel significato di salvare da una malattia, da un pericolo, da un danno, eccetera, ed è un comune epiteto di Zeus e di re. Il Dio della fecondità, Dioniso, in greco Dionusos, il cui emblema culturale era un fallo eretto, fu anche il dio della guarigione, e il suo nome, se lo si priva delle sue parti originarie, IA-U-NU-ShUSh, è quasi identico a quello di Gesù, con una semplice aggiunta di una NU, << seme >> << sperma, il seme che salva>>, e si può paragonare al greco Nosios, << Guaritore >>, un altro epiteto di Giove.” John Allegro in “Il fungo sacro e la croce” Pag. 56-57
“Un altro nome con cui Dioniso era conosciuto nel mondo antico era Bacco. Un Inno del quarto secolo a.c., in onore di Dioniso contiene questa invocazione; << Vieni a noi, Re Ditirambo, Bacco, Dio del sacro canto>>. Il nome Bacco, in greco Bak-khos, in latino Bacchus, è una forma contratta del sumerico *BALAG-USh, << pene eretto >>, realizzata con l’assimilazione della l centrale nella consonante che segue. La parola BALAG è composta di due elementi, BAL, << che porta >>, e AGA, << corona >>, dunque l’insieme significa la punta del pene, il glande, o, in altri casi, una piccola perforazione fatta col trapano. La stessa perdita della l si ha in altre forme derivate. Così, direttamente connessa con la << lamentazione >> erotica, l’ebraico sviluppava una radice verbale b-k-h, << pianto, lamento >>, di modo che, per esempio, le donne che fanno il compianto di Adone in Ezechiele sono mebakkoth, un participio femminile di questo verbo. Il latino d’altra parte, conserva la l e di dà plango da cui l’inglese plangue, più correttamente << colpo >>, per esempio << battere (la testa, il petto nelle lamentazioni), piangere, lamentarsi >>. Nei testi sumerici restano, BALAG, << pene >>, è usato specificatamente per lo strumento erotico in sé, preceduto o seguito dalla parola che indica lo << strumentista >>; NAR, << erotista >>. Il suo corrispondente greco era la pallakis, in latino pellex, in ebraico pilegesh dove la parola era arrivata a significare, in generale, << concubina >>, o semplicemente, << giovane donna>>. Le adoratrici del Dio fallico Bacco erano conosciute come le Baccanti, cioè coloro il cui culto era imperniato sul *BALAG-AN-TA, il << pene-fungo eretto >>. La loro caratteristica era una forma di smodata eccitazione religiosa alla quale si alternavano periodi di intensa depressione. Ora danzavano scatenate in un ritmo frenetico, scuotendo il capo, spingendosi l’un l’altra, urlando nel selvaggio clamore della musica, ora sprofondavano nel più completo letargo e in un silenzio così totale da diventare proverbiale. Le menadi baccanti possedevano il DIO e ne erano possedute; il loro era un entusiasmo religioso nel vero senso della parola che significa, letteralmente, << pieno di DIO >>. Avendo mangiato il Bacco o Dioniso, ne possedevano il potere e il carattere, come i cristiani che hanno sempre <<attorno nel corpo nostro la morte di Gesù, affinché anche la vita di Gesù sia nei nostri corpi manifesta >> (II Corinti, 4:10). Come è detto anche nel Vecchio testamento, mangiando il frutto dell’albero della vita, Adamo era quasi << come uno di noi >> (Genesi, 3:22). [...] I << bambini>> che si presume sbranati dalle baccanti invasate saranno della stessa categoria di quelli << immolati nei letti dei torrenti, sottoil cavo di rupi >> dai << figli delle megere >> di Isaia che cercano consolazioni offrendo libagioni e cereali (Isaia, 57: 5-6). Abbiamo già visto l’uso di questa sostituzione di parola nella formula magica degli accadi dedicata alla resina-(kukru) del pino, i cui << piccoli >> o << bacche >> erano << generati >> dalle prostitute cultuali.” Pag. 110-111
La ricerca di Allegro è su base filologico-storia come nel tuo intendimento, ma le radici delle parole fanno riferimento principalmente al sumero.
Penso che una copia del libro ce l'ha Giuseppe Mocci o qualcun altro su FB. Purtroppo la ricerca su FB è impossibile.
Ultima modifica di Pier Tulip il 17/01/2012, 10:42, modificato 1 volta in totale.
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