LE ORIGINI DELLA FILOSOFIA. Per trattare il tema di Dio nella filosofia occidentale, è importante capire quali ne sono state le origini, e cosa la distingue e la separa dalle altre componenti della civiltà. La filosofia occidentale viene fatta iniziare, da tutti gli storici, nel pensiero greco del VI secolo a. C., e precisamente con Talete, il primo filosofo conosciuto. Naturalmente, non si può escludere che possano essere esistiti pensatori precedenti e di cui non è rimasta traccia, ma di fatto il pensiero greco viene fatto iniziare con Talete, anche dagli stessi autori classici. Cos’è la filosofia, e perché è sorta nelle città-stato greche per la prima volta in Occidente? In cosa è distinta dalle altre componenti della cultura, e dalla filosofia orientale? Possiamo innanzitutto dire che la cultura occidentale si compone di cinque grandi elementi: religione, arte, filosofia, scienza e politica. Ciò che contraddistingue la civiltà occidentale è il fatto che tali cinque componenti hanno sempre teso a separarsi fra di loro, divenendo progressivamente l’una indipendente dalle altre, con un processo che è iniziato proprio con il sorgere della filosofia greca. Mentre in altre civiltà queste cinque grandi componenti si trovano spesso unite e fuse (religione e filosofia, oppure religione e politica, oppure arte e religione), nella nostra ormai sono distinte e separate, e anzi il volerle mescolare assieme con troppa disinvoltura viene visto come una forma di regresso, di pericoloso ritorno al passato. Tutto questo è dovuto proprio allo sviluppo del pensiero filosofico, che operando una forma di riflessione razionale sulla cultura e il pensiero occidentali, ha permesso che i vari campi della cultura diventassero indipendenti l’uno dall’altro. Non è un caso che i Greci antichi abbiano avuto due grandi meriti assieme: quello di inventare la filosofia e quello di inventare la democrazia. Le due cose sono collegate tra loro. La filosofia come libera speculazione su tutto ciò che esiste, e la democrazia come la libertà di espressione e decisione di un popolo, sono intrinsecamente collegati. Ma perché proprio nel popolo greco sarebbe avvenuto questo? Una delle spiegazioni si fonda sul fatto che nella civiltà greca, a differenza che nelle grandi civiltà orientali, mancava una forte classe sacerdotale. Mentre gli imperi e i regni del Medio Oriente e dell’Egitto erano governati da sovrani considerati di origine divina e controllati da classi sacerdotali che avevano stabilito una ferrea teocrazia, i greci, così come gli occidentali in genere, avevano un senso della regalità e della sacerdotalità molto più ridotto e libero. Il sacerdote non era un cittadino diverso dagli altri, per i Greci, e i re non erano di origine divina. Ciò avrebbe fatto sì che alcune menti più brillanti, non soddisfatte dai miti e dalle dottrine della religione, cercassero la verità per altre vie. E infatti la filosofia, come vediamo, comincia subito a porsi come alternativa della religione mitica degli Dei olimpici, anche se non ha la pretesa di esserne l’antagonista. All’alba della filosofia, il conflitto fra ragione e fede non esiste, poiché esso si porrà solo quando ci si troverà di fronte a un concetto della fede religiosa totalizzante e monolitico come le fedi monoteistiche del Cristianesimo e dell’Islamismo. La domanda fondamentale a cui cercano di rispondere i primi filosofi è: cosa c’è all’origine di tutto, o meglio del Tutto? Cosa unisce tutti gli esseri in un’unica legge? In questo modo si forma il senso della filosofia, che è non sapere della parte, ma del Tutto. E in questo si distingue dalla scienza, in quanto essa è studio razionale ed empirico di una parte degli enti, quelli sperimentabili, classificabili entro determinate categorie. La biologia è studio degli esseri viventi, l’astronomia è studio dei corpi celesti, la chimica dei composti chimici, la medicina delle malattie, e così via. La filosofia invece non è una scienza, in quanto non studia empiricamente un campo della realtà, ma è una riflessione razionale sull’Essere stesso, cioè sul Tutto, e quindi sul senso dell’Essere e del nostro stesso esistere nel Tutto, in quanto siamo noi esseri umani che ci domandiamo quale sia il senso dell’Essere e arriviamo persino a domandarci perché ci poniamo tale domanda. La filosofia, a differenza della scienza, non fa ipotesi, si domanda invece perché ci poniamo delle ipotesi, e perché lo facciamo. La filosofia è quindi problematicità radicale: non si pone dei problemi semplicemente, ma arriva addirittura a porsi il problema del perché ci poniamo problemi. Proprio per questo il suo oggetto non è qualcosa di relativo, ma l’Assoluto stesso che nulla esclude da sé, e che non è contraddetto da niente. E tale Assoluto non è cercato tramite e in nome della fede, ma tramite la razionalità umana, senza bisogno di imporre nessuna “verità” precostituita, ma semplicemente conducendo liberamente l’interlocutore verso la ricerca a sua volta di una Verità che non ha bisogno di imporsi, ma solo di mostrarsi. Dopo aver delineato queste premesse, comincerò a discutere la filosofia dei primi filosofi riguardo il Divino nei prossimi post. Alla prossima.
|