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MessaggioInviato: 21/11/2012, 12:01 
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Atlanticus81 ha scritto:


La Dea Isis è conosciuta con svariati nomi. Ishtar, nel mondo accadico, Inanna, la controparte sumera. E' conosciuta anche come Astarte (derivante da Asherah), Hathor, Ostara, Cibele, Iside, Freya, Afrodite e Venere. E' la Dea dell'Amore, della Fertilità da un lato e demone della Guerra e della Tempesta dall'altro. E', in ultima istanza, la Dea Madre, la Dea della Luce.
.


Ho letto con interesse il tuo escursus, anche perchè vi ho ritrovato 'vecchie' conoscenze, vale a dire oggetti delle mie prime ricerche. Per il momento ho deciso di intervenire su un aspetto che per me è piuttosto appariscente, cioè la tua affermazione circa il fatto che il nome della dea Astharte derivi da 'Asherah'.

In realtà le cose andarono esattamente all'opposto, nel senso che fu l'attributo Asherah (in quanto di ciò si trattava) a derivare dalla figura della dea Astharte, nome che a sua volta derivava dal babilonese 'ISTHART' (foneticamente anche molto simile) ed era usato dai fenici-canaanei per riferirsi a tale importante dea del mondo semitico-mesopotamico del tempo e riferentesi, con tutta probabilità, all'antichissimo culto della Madre Terra, come molte altre dee del mondo egizio, ellenico, romano, etc.: in pratica, un culto 'planetario', come quello del dio Sole.

Il nome/attributo Asherah, coniato dai giudei in senso forse dispregiativo verso tale dea del mondo canaaneo (da sempre in contrapposizione con quello ebreo delle origini), derivava dal semitico ASHER, il cui principale significato era 'PALO' o tronco d'albero. Ergo, tale attributo, cioè Asherah, stava a significare 'quella del palo', cioè la dea del 'palo'. Il motivo è piuttosto semplice: davanti ai templi dedicati a questa dea (Astharte) venivano innalzati uno o più pali.

Il motivo di tale usanza era dovuto al fatto che tali pali simboleggiavano l'organo sessuale maschile, necessario per fecondare simbolicamente il ventre della dea Astharte (*), protettrice e stimolatrice, tra le sue tante virtù, della fertilità degli esseri umani, degli armenti e della flora in generale. Anche Salomone fece erigere dei pali davanti al tempio della dea Astharte, presente in Gerusalemme sino a quando la furia 'monolatrica' di Giosia non lo fece distruggere, insieme a molti altri templi.


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(*) - cioè l'interno del tempio, inteso, secondo tale simbologia, come il ventre virtuale della dea: v. anche l'architettura gotica.


Veritas

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MessaggioInviato: 21/11/2012, 15:23 
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La stella ad otto punte è legata alla Dea. Infatti Essa è associata al pianeta Venere - i Babilonesi chiamavano il pianeta Ishtar - e il motivo discende dal fatto che "Venere può essere visto, in rare occasioni, al mattino (prima dell'alba) e alla sera (dopo il tramonto) nello stesso giorno. Questo avviene quando Venere è alla massima separazione dall'eclettica e nello stesso momento alla congiunzione inferiore; il fenomeno si ripete con un ciclo di otto anni. In queste condizione il pianeta può essere visto due volte nello stesso giorno in un solo emisfero (Nord o Sud); l'evento più recente nell'emisfero nord è avvenuto il 29 marzo 2001 e nell'emisfero sud il 19 agosto 1999." (Wikipedia, Osservazione di Venere)



Il numero 8 è da sempre associato alla madonna nella chiesa cattolica, tanto che l'8 dicembre è dedicato all'immacolata concezione e l'8 maggio alla madonna del rosario.



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MessaggioInviato: 21/11/2012, 17:38 
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Hannah ha scritto:


Cita:

La stella ad otto punte è legata alla Dea. Infatti Essa è associata al pianeta Venere - i Babilonesi chiamavano il pianeta Ishtar - e il motivo discende dal fatto che "Venere può essere visto, in rare occasioni, al mattino (prima dell'alba) e alla sera (dopo il tramonto) nello stesso giorno. Questo avviene quando Venere è alla massima separazione dall'eclettica e nello stesso momento alla congiunzione inferiore; il fenomeno si ripete con un ciclo di otto anni. In queste condizione il pianeta può essere visto due volte nello stesso giorno in un solo emisfero (Nord o Sud); l'evento più recente nell'emisfero nord è avvenuto il 29 marzo 2001 e nell'emisfero sud il 19 agosto 1999." (Wikipedia, Osservazione di Venere)



Il numero 8 è da sempre associato alla madonna nella chiesa cattolica, tanto che l'8 dicembre è dedicato all'immacolata concezione e l'8 maggio alla madonna del rosario.
.


"...il fenomeno si ripete con un ciclo di otto anni...

Molto interessante!.. Francamente ancora ignoravo l'aspetto del numero '8' quale riferimento simbolico verso la dea Isthart/Astharte/Asherah.

Un'altro dei numerosi attributi che vennero anticamente applicati a tale dea fu 'SPLENDENTE, e non è difficile capirne il motivo, visto che il pianeta Venere, poco dopo il tramonto, è l'astro più splendente del cielo, grazie alla sua particolare composizione superficiale ed alla sua vicinanza al Sole.

Uno dei sinomini di tale attributo, rappresenta una chiave esegetica molto importante e per tale motivo devo lasciarla per il momento inedita.



Veritas

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Ultima modifica di Veritas il 21/11/2012, 17:40, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/11/2012, 18:55 
portatore di luce per caso? ;=



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MessaggioInviato: 21/11/2012, 21:11 
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Hannah ha scritto:


portatore di luce per caso? ;=

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Vuoi dire Lucifero?... Più che di un sinonimo si tratta di un'ulteriore peculiarità dell'astro/dea, il quale rimane a volte ancora visibile quando comincia ad albeggiare e tutte le altre stelle si sono già 'spente'. Per essere più preciso, ciò che intendevo realmente io era una 'traduzione' del termine, più che un sinonimo... Mi dispiace molto non poterlo rivelare sin da adesso...


Veritas

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MessaggioInviato: 08/12/2012, 21:09 
Il culto della dea-madre è ancora vivo

L’Encyclopædia of Religion and Ethics cita il biblista W. M. Ramsay secondo il quale nel “V sec. l’onore tributato alla Vergine Maria a Efeso era una forma [rinnovata] del vecchio culto pagano anatolico della Vergine Madre”. Un dizionario teologico (The New International Dictionary of New Testament Theology) afferma: “I concetti cattolici della ‘madre di Dio’ e della ‘regina del cielo’, pur essendo posteriori al [Nuovo Testamento], hanno radici storico-religiose molto più antiche in Oriente. . . . Nella successiva venerazione di Maria ci sono molte tracce del culto pagano della madre divina”.

Queste tracce sono troppo frequenti e troppo precise per essere frutto di una coincidenza. La somiglianza fra le statue della Vergine Maria con il bambino e le statue di dee pagane come Iside non può non balzare agli occhi. Le centinaia di statue e icone della Madonna Nera presenti in chiese cattoliche di tutto il mondo non possono non far ricordare la statua di Artemide. Un’enciclopedia cattolica (Théo—Nouvelle encyclopédie catholique) dice a proposito di queste madonne nere: “Sembra che siano state un mezzo per trasferire a Maria ciò che rimaneva della devozione popolare a Diana [Artemide] . . . o a Cibele”. Anche le processioni in onore della Vergine Maria il giorno dell’Assunzione trovano il loro prototipo nelle processioni in onore di Cibele e di Artemide.

Gli stessi titoli dati a Maria ci ricordano le dee-madri pagane. Ishtar era acclamata come “Santa Vergine”, “signora” e “madre misericordiosa che ascolta le preghiere”. Iside e Astarte erano chiamate “regina del cielo”. Cibele fu definita “madre di tutti i beati”. Tutti questi titoli, con piccole varianti, sono applicati a Maria.

Il Concilio Vaticano II incoraggiò il culto della “beata Vergine”. Papa Giovanni Paolo II è ben noto per la sua fervente devozione a Maria. Durante i suoi lunghi viaggi non perde mai un’occasione per visitare santuari mariani, incluso quello della Madonna Nera di Czestochowa, in Polonia. Egli ha affidato il mondo intero a Maria. Non sorprende, quindi, che alla voce “dea-madre” la New Encyclopædia Britannica scriva: “Il termine è stato applicato anche a figure così diverse come le cosiddette ‘Veneri dell’età della pietra’ e la Vergine Maria”.

Ma la venerazione cattolica di Maria non è il solo modo in cui il culto della dea-madre è sopravvissuto sino ad oggi. Fatto curioso, sostenitrici del movimento femminista hanno pubblicato svariati libri sul culto delle dee-madri. Esse credono che le donne siano state gravemente oppresse in questo mondo dominato dall’aggressività maschilista, e che l’adorazione di una divinità femminile rifletta le aspirazioni dell’umanità a un mondo meno aggressivo. Evidentemente credono anche che oggi il mondo sarebbe migliore e più pacifico se fosse più sensibile alle tematiche femministe.

Tuttavia, l’adorazione della dea-madre non portò la pace nel mondo antico, e non porterà la pace nemmeno oggi. Inoltre, oggi sempre più persone, sì, milioni di persone che si uniscono ai testimoni di Geova, sono convinte che questa terra non sarà salvata da Maria, per quanto rispettino e amino Maria quale donna fedele del I secolo che ebbe il meraviglioso privilegio di partorire e allevare Gesù. Né i testimoni di Geova credono che il Movimento per la liberazione della donna, per quanto giustificate possano essere alcune delle sue rivendicazioni, sia in grado di portare pace nel mondo. Perché questo avvenga essi confidano nell’Iddio che Paolo proclamò agli ateniesi e agli efesini, “l’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso”. (Atti 17:24; 19:11, 17, 20) Questo Dio Onnipotente, il cui nome è Geova, ha promesso un glorioso nuovo mondo in cui “dimorerà la giustizia”, e possiamo riporre piena fiducia in questa sua promessa. — 2 Pietro 3:13.

Il culto della dea-madre è ancora vivo?

IL CULTO della dea-madre era ancora praticato ai giorni dei primi cristiani. L’apostolo Paolo dovette fare i conti con esso a Efeso, in Asia Minore. Anche lì come ad Atene, altra città dedicata al culto di una dea, egli aveva reso testimonianza all’“Iddio che ha fatto il mondo”, il Creatore vivente, che non è “simile all’oro o all’argento o alla pietra, simile a qualcosa di scolpito dall’arte e dall’ingegno dell’uomo”. Questo era troppo per gli efesini, che nella maggioranza adoravano la dea-madre Artemide. Quelli che si guadagnavano da vivere producendo tempietti d’argento della dea fomentarono una sommossa. Per circa due ore la folla gridò: “Grande è l’Artemide degli efesini!” — Atti 17:24, 29; 19:26, 34.

L’Artemide di Efeso

Anche i greci adoravano un’Artemide, ma l’Artemide adorata ad Efeso si può identificare solo vagamente con essa. L’Artemide greca era la dea, vergine, della caccia e del parto. L’Artemide di Efeso era una dea della fertilità. Il suo enorme tempio a Efeso era considerato una delle sette meraviglie del mondo antico. La sua statua, che si credeva fosse caduta dal cielo, la rappresentava come una personificazione della fertilità, con il petto coperto da file di mammelle ovoidali. La particolare forma delle mammelle ha suggerito varie interpretazioni: secondo alcuni esse rappresenterebbero ghirlande di uova, o anche testicoli di toro. Qualunque sia la spiegazione, il riferimento alla fertilità è chiaro.

È interessante notare che, secondo la New Encyclopædia Britannica, la statua originale di questa dea “era fatta di oro, ebano, argento e pietra nera”. Una famosa statua che risale al II secolo E.V. raffigura l’Artemide di Efeso con la faccia, le mani e i piedi neri.

L’immagine di Artemide veniva portata in processione per le strade. Il biblista R. B. Rackham scrive: “Dentro il tempio [di Artemide] si conservavano . . . le sue immagini, i suoi reliquiari e gli utensili sacri, d’oro e d’argento, che nelle grandi feste venivano portati in città e poi riportati indietro in una sontuosa processione”. (The Acts of the Apostles) Queste feste attiravano centinaia di migliaia di pellegrini da tutta l’Asia Minore. Questi compravano tempietti della dea e la acclamavano con appellativi come grande, signora, regina, vergine, “colei che ascolta e accetta le preghiere”. In un ambiente del genere, ci volle grande coraggio da parte di Paolo e dei primi cristiani per esaltare “l’Iddio che ha fatto il mondo” anziché gli dèi e le dee fatti ‘d’oro o d’argento o di pietra’.

Da dea-madre a “Madre di Dio”

Fu agli anziani della congregazione cristiana di Efeso che l’apostolo Paolo predisse un’apostasia, avvertendoli che sarebbero sorti apostati che avrebbero detto “cose storte”. (Atti 20:17, 28-30) Uno dei pericoli che incombevano continuamente a Efeso era il ritorno al culto della dea-madre. Si verificò questo?

Nella New Catholic Encyclopedia leggiamo: “Come meta di pellegrinaggi, Efeso era considerata il luogo di sepoltura [dell’apostolo] Giovanni. . . . Un’altra tradizione, attestata dal Concilio di Efeso (431), lega la Beata Vergine Maria a San Giovanni. La basilica in cui si tenne il Concilio fu chiamata Chiesa di Maria”. Un’altra opera cattolica (Théo—Nouvelle encyclopédie catholique) parla di una “tradizione plausibile” secondo cui Maria avrebbe accompagnato Giovanni a Efeso, e lì avrebbe trascorso il resto della sua vita. Perché è importante questo ipotetico legame tra Efeso e Maria?

Lasciamo che a rispondere sia la New Encyclopædia Britannica: “La venerazione della madre di Dio ricevette impulso quando la chiesa cristiana divenne chiesa dell’impero sotto Costantino, e le masse pagane affluirono nella chiesa. . . . La loro pietà e la loro coscienza religiosa si erano formate per millenni attraverso il culto della ‘grande madre’ e della ‘vergine divina’, aspetto che risaliva alle antiche religioni popolari di Babilonia e Assiria”. Quale posto poteva essere migliore di Efeso per la “cristianizzazione” del culto della dea-madre?

Fu quindi a Efeso, nel 431 E.V., che il cosiddetto terzo concilio ecumenico dichiarò Maria “Theotokos”, parola greca che significa “Genitrice di Dio”, “Madre di Dio”. La New Catholic Encyclopedia afferma: “L’uso di questo titolo da parte della Chiesa fu indubbiamente decisivo per lo sviluppo, nei secoli successivi, della dottrina e della devozione mariane”.

Oggi, tra le rovine dell’antica Efeso, si possono ancora vedere i resti della “Chiesa della Vergine Maria”. Si può anche visitare una cappella che, secondo una tradizione, era la casa in cui Maria visse e morì. Papa Paolo VI visitò questi santuari mariani di Efeso nel 1967.

Sì, Efeso fu il punto focale per la trasformazione del culto pagano della dea-madre, come quello che Paolo dovette affrontare nel I secolo, nella fervida devozione a Maria quale “Madre di Dio”. È principalmente attraverso la devozione a Maria che il culto della dea-madre è sopravvissuto nei paesi della cristianità.

Babilonia, antica e moderna

Quando Nimrod, pronipote di Noè, cominciò a divenire potente sulla terra e s’innalzò quale “potente cacciatore in opposizione a Geova”, il principio del suo regno fu Babele, Babilonia. Fu a Babele che gli uomini, sfidando Geova, decisero di farsi un nome celebre edificando una città con una torre religiosa. Quello fu un atto d’apostasia, un allontanamento dall’adorazione dell’Iddio di Noè, una ribellione contro la sovranità di Geova. Ma il loro programma di costruzione fallì miseramente. Geova scese e confuse la loro lingua. Non essendo più in grado di comunicare l’uno con l’altro, si divisero secondo i gruppi linguistici e furono dispersi da Babele “per tutta la superficie della terra”. (Gen. 10:8-10; 11:1-9) Si portarono appresso la loro falsa religione. Venne così all’esistenza un impero mondiale della falsa religione, la mistica “Babilonia la Grande”.

L’origine comune delle religioni del mondo è evidente. Quante somiglianze! Per esempio nell’antica Babilonia si praticava il culto di Semiramide e di suo figlio Nimrod, tanto simile al culto della Madonna e del Bambino praticato dalla cristianità apostata. Nel suo libro “Ancient Pagan and Modern Christian Symbolism”, Thomas Inman dice delle immagini della madre col bambino: “Sono così comuni in India come in Italia, nei templi pagani come nelle chiese cristiane. L’idea della madre e del bambino è rappresentata in ogni paese antico della cui arte sia rimasta traccia”.

http://lamadonna.xoom.it/madonna.maria.htm


Ultima modifica di Atlanticus81 il 08/12/2012, 21:11, modificato 1 volta in totale.


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Io mi sono allontanata dal cattolicesimo perché mi trovavo in difficoltà ad accettare il culto per una creatura e, soprattutto, sentivo dentro qualcosa che non mi tornava. Oggi a distanza di 5 anni, comincio a intravvedere una nuova "concezione" . Credo che la Maria di Nazareth madre di Gesù sia solo una faccia della medaglia. Il fatto è che nessuna religione cristiana ipotizza o teorizza alternative: o la Maria cattolica o una comune mortale. Eppure vecchio e nuovo Testamento spargono indizi a profusione. I livelli di lettura possono essere tanti ma la soluzione è anche dentro di noi. Bisogna fare attenzione perché la torre di Babele fatta con mattoni e pece per raggiungere il cielo, fu un fallimemto mentre il tempio fstto di pietre lavorate senza scalpello divenne il tempio di Dio.



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La religione (e sottolineo non la fede religiosa o altro) è davvero l'oppio dei popoli, qualunque essa sia. Ed il bello è che a chi somministra questo controllante mentale non costa nemmeno nulla, l'oppio almeno va raffinato ed estratto dai papaveri, ma soprattutto si decide se prenderlo o meno.



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Le Madonne Nere

In Italia, come in altri paesi del continente europeo, non è raro imbattersi nell'effige di una Madonna Nera, ossia rappresentata col volto bruno. In realtà, le Madonne Nere sono tra le immagini più sacre della Chiesa Cattolica e si trovano nei più riveriti Santuari e Cattedrali d'Europa. Tutta via la maggior parte delle volte questa immagine rappresenta un significato ben più profondo e precedente al culto mariano ed alla stessa religione cristiana.

È innegabile, infatti, che il Cristianesimo nascente abbia dovuto, per potersi imporre, soppiantare i culti esistenti, in particolare sostituire i culti primigeni della Grande Madre con quello della Vergine Maria. Il Culto della Grande Madre risale al Neolitico, se non addirittura al Paleolitico, se leggiamo in questo senso le numerose figurine di donne dai seni prosperosi ed il ventre gonfio (simboli legati alle fertilità) ritrovati un po' ovunque in Europa. Con il passare del tempo la Magna Mater è stata rappresentata in moltissime forme diverse, addirittura moltiplicandosi in diverse divinità femminili all'interno della stessa religione, per metterne in risalto i diversi aspetti, ora legati alla fecondità della terra, ora alla fertilità ed alla sessualità, ora all'alternarsi delle stagioni.

Non a caso, la maggior parte dei culti dediti alla Grande Madre erano culti ctoni, cioè venivano svolti in templi sotterranei, o caverne, laddove le correnti telluriche, ovvero la manifestazione delle energie della terra, si fanno più forti.

Nell'area del Mediterraneo conosciamo oggi nomi e storie di queste divinità che s'imposero, nell'ambito delle varie culture che si sono avvicendate, con il culto della Grande Madre:

- in area mesopotamica (V millennio A.C.): Inanna, Ishtar, Astarthe;
- in area anatolica (II millennio A.C.): Cibele, Rea;
- in area greca: Gaia (o Gea), Afrodite, Demetra, Persefone, Proserpina;
- in area etrusca: Mater Matuta;
- in area romana: Bona Dea o Magna Mater, Venere.

Per quanto riguarda la diffusione del culto in ambito cristiano, è bene innanzi tutto fare una doverosa premessa. Le varie effigi della Madonna Nera oggi conosciute possono avere origini diverse:

1) sono statue della Madonna originariamente di "carnagione chiara", che poi sono annerite nel tempo a causa dell’ossidazione dei pigmenti che ne coloravano il volto, e della lunga esposizione al fumo delle candele votive. Queste ipotesi, tuttavia, sono state spesso utilizzate come spiegazioni di comodo per le origini di molte effigi di questo tipo, nel tentativo, forse, da parte delle rappresentanze cattoliche più intransigenti, di celare le origini pagane e, per certi versi, più "scomode" del mito. Ciò soprattutto quando, alla luce dell’osservazione comune, non si riesce a spiegare come i suddetti processi naturali di annerimento abbiano potuto essere così "selettivi" da privilegiare il volto e le mani e non, per esempio, gli abiti o gli altri elementi.

2) Si tratta di fusioni "sincretiche" con i culti locali, specialmente in territorio africano o dell’America Latina, quando il Cristianesimo ha influenzato e poi soppiantato le diverse religioni locali, che rappresentavano le divinità a loro immagine e somiglianza, ovvero con la pelle di colore scuro.

Ove non si possano fare queste ipotesi semplificative, è lecito indagare più a fondo nell’origine di tale mito. Il culto delle Vergini Nere si diffuse soprattutto durante il Medioevo, ad opera di grandi personaggi e riformatori religiosi.

È illustre l’esempio di San Bernardo di Chiaravalle, attivissimo oratore e promulgatore instancabile, che tenne a battesimo i due più grandi ordini medievali: quello monastico dei Frati Cistercensi, di cui fu il massimo esponente e per i quali redasse la Regola, e quello dei Cavalieri Templari, che raccomandò al Papa e per i quali adattò la stessa regola modificandola per le esigenze dovute alla loro duplice natura di monaci e guerrieri.

Secondo la leggenda da lui stesso narrata in un suo scritto, Bernardo rivela di aver ricevuto l’illuminazione un giorno in cui si trovava a pregare nella Chiesa di Saint Vorles a Chatillon-sur-Seine, in contemplazione di una statua di una Madonna Nera. Si dice che dopo che egli avesse pronunciato le parole "Monstra te Matrem" (Mostrati, o Madre), Maria si premette il seno, e tre gocce del suo latte caddero direttamente dalla sua bocca; si noti il senso simbolico di tutto ciò.

Molte Madonne Nere, scolpite o dipinte, vengono tradizionalmente attribuite all’apostolo Luca. L’origine di questo accostamento sembra anch’esso avere connotazioni fortemente simboliche: se la Madonna Nera, infatti, pesca nel retaggio dei culti della Grande Madre, e quindi in quelli collegati della fertilità e delle energie della terra, l’evangelista Luca è, tra i quattro, quello il cui emblema simbolico è rappresentato da un Toro, animale simbolico tradizionalmente associato alle stesse energie.

Il colore nero, in questo contesto, è altamente simbolico. È la Prima Materia, l’ingrediente base che permette all’Alchimista la realizzazione della Grande Opera, la realizzazione della Pietra Filosofale, nella prima e cruciale fase detta, appunto, "nigredo". Non a caso, rivela l’adepto Fulcanelli nel suo "Mistero delle Cattedrali", le parole "materia" e "madre" hanno la stessa radice, "mater", che sancisce il connubio tra la Grande Madre, la Madre di Dio e la Prima Materia dell’Opera. È, altresì, la "morte spirituale" dei filosofi e dei grandi mistici, la "morte in sé" che precede la rinascita, il ritorno alla luce, l’unione spirituale con il principio divino, tutti concetti che in un modo o nell’altro, sotto forma di allegorie o di dottrine segrete, hanno da sempre caratterizzato il sapere dell’uomo.

Ritroviamo queste tematiche, opportunamente celate e velate da immagini simboliche, nelle leggende locali che solitamente accompagnano il culto di una Madonna Nera e che ne tramandano il ritrovamento miracoloso. Protagonisti della scoperta, che avviene sempre in circostanze eccezionali, sono umili personaggi, pastori o contadini. Il ritrovamento è spesso legato ad un elemento di forte valenza tellurica, come una grotta o una sorgente d’acqua. Non a caso, infatti, nelle immediate vicinanze del luogo di ritrovamento si trovano sorgenti dalle proprietà miracolose o "pietre della fertilità".

Soffermiamoci per un attimo su questo ultimo, importante, elemento. In varie parti del mondo, spesso assai lontane e di culture molto differenti, si ritrova la medesima tradizione di associare alle grandi pietre, blocchi monolitici infissi nel terreno, la capacità di propiziare la fertilità a quelle donne che si recano a strofinarvisi sopra. Talvolta, le pietre hanno anche proprietà taumaturgiche, come quelle di lenire reumatismi e dolori in genere. Non deve meravigliare: le pietre sono da sempre considerate le "ossa della Madre Terra" (come l’acqua ne è il sangue), e non sono altro che "spinotti" naturali che attingono alle correnti telluriche sotterranee e le accumulano come condensatori, irradiandone all’esterno i loro benefici influssi. Tutto ciò era ben risaputo dagli architetti medievali, che furono tra i più grandi costruttori di cattedrali, templi di pietra destinati alla concentrazione di queste energie ed al loro benefico dispensamento alla comunità dei fedeli raccolti al suo interno.

Queste caratteristiche accomunano la Madonna Nera ad un altro noto simbolo, quello della Triplice Cinta, che ha valenza simile e che spesso, soprattutto nel Medioevo, è stato utilizzato dagli stessi costruttori e posto all’interno di edifici religiosi per contrassegnare luoghi di particolare sacralità tellurica. Non sembra per caso, infatti, che spesso il simbolo compare nelle vicinanze di un luogo ove si veneri, o sia stata venerata, una Madonna Nera.

http://www.angolohermes.com/simboli/mad ... _nere.html



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LA SANTISSIMA TRINITA'... BABILONESE

«[...] la trinità “cristiana” è la trinità babilonese sotto mentite spoglie. Nimrod (il pesce), suo figlio, Tammuz (che morì per salvare l'umanità), e sua “madre”, la Regina Semiramide (la colomba) [imago archetipico della Grande Madre, come Iside e la Madonna], vennero trasformati nel Padre, Figlio e Spirito Santo del Cristianesimo. Il simbolismo babilonese è stato portato avanti sia nelle religioni che essi fondarono [ereditando i miti dei Sumeri] sia nei simboli e nell'architettura delle nostre città. A Babilonia, Nimrod venne anche simboleggiato come il Dio Pesce, Oannes […].

I cattolici venerano Maria, la vergine “Madre di Gesù” e “Regina del Cielo”, nello stesso modo in cui i Babilonesi veneravano Semiramide, la vergine “Madre di Tammuz”, e “Regina del Cielo”, e in cui gli Egiziani [Egizi] veneravano Iside, la vergine “Madre di Horus” e “Regina del Cielo” [si veda Hyksos – Mitocrasia e teocrasia1 (categoria Hyksos) e Iside e Horus – Maria e Gesù2, Le radici egizie del Cristianesimo3, Il Sole, alias “Gesù Cristo”4 e 35 “Gesù Cristo” ante litteram5 (categoria Le radici pagane del Cristianesimo)] […]. Si narra che Semiramide fu fecondata da “Dio” – i raggi del Dio Sole, Nimrod, noto anche come Baal [presso i Fenici corrispondente a Nimrod per il carattere di deità solare; si veda Le radici fenicio-cananaiche del Cristianesimo (categoria Le radici pagane del Cristianesimo)] – attraverso una “immacolata concezione”.

I “figli nati da una vergine”, Gesù e Horus, erano entrambi collegati al simbolo del pesce, così come Nimrod. Le storie dei Vangeli, sulle quasi si basano “Gesù” e il Cristianesimo, sono una massa di simboli delle scuole misteriche egiziane [egizie]/sumere/babilonesi che si riferiscono al culto del sole [e della Terra] […]. La stessa storia di base del “nato il 25 dicembre, morto per salvare l'umanità” ecc., era largamente diffusa migliaia di anni prima del Cristianesimo e si riferiva a divinità solari venerate in molte e varie culture, tra cui quelle di Roma (Mitra) e di Babillonia (Tammuz – il “figlio del Dio Sole”). Le aureole che appaiono nelle immagini dei èersonaggi del Vangelo [e dei Veda induisti] si ispirano al modo in cui gli antichi raffiguravano le loro divinità solari, per l'appunto con un'aureola per simboleggiare ciò che esser rappresentavano – il Sole.[…].

[…]. Quando Tammuz morì, Semiramide disse che era “asceso al padre”, il Sole o Baal [teonimo che significa “Signore”, proprio come “El”, l'ebraico per “Dio”], e che sarebbe stato venerato sotto forma di fiamma. La festività cristiana della Pasqua ha la stessa origine. La Pasqua [Easter in inglese] deriva dalla divinità babilonese Ishtar [la celtica Eostre (si veda Le radici celtiche del Cristianesimo6, nella categoria Le radici pagane del Cristianesimo) e la germanica Ostara] (ancora Semiramide) […] [che] celebrava suo figlio, Tammuz, che era il “figlio unigenito della Dea Luna e del Dio Sole” – Nimrod e Semiramide. Anche le uova di “Pasqua” (Ishtar) e il “coniglietto pasquale” derivano da Babilonia.

La Regina Semiramide [associata alla fertilità] diceva di essere venuta dalla luna in un uovo gigante [associato alla fertilità], poi divenuto noto come uovo di Ishtar. Si narra che Tammuz [associato alla fertilità] avesse una vera passione per i conigli [associati alla fertilità], e da qui ecco l'origine del coniglietto pasquale. Essi mangiavano anche le “torte sacre” con una “T” sulla superficie – l'origine delle nostre focaccine calde con la croce. La “T” è uno dei principali simboli della massoneria, in parte per i suoi collegamenti con Babilonia a Tammuz. L'ostia cristiana utilizzata nelle funzioni cattoliche deriva dall'egiziano [egizio] ta-en-aah – il pane sacrificale della luna. I cristiani credono che il pane simboleggi il “corpo di Gesù” mentre in realtà essi prendono parte a un rituale riconducibile alla Dea Luna egiziana [egizia]!»7.

Tammuz (o Dumuzi) ha la stessa radice del nome Tommaso (l'aramaico Tomà), l'apostolo di Gesù. Tammuz/Tommaso corrisponde anche al nome Dima dei canonici Atti degli Apostoli e al buon ladrone Disma della tradizione apocrifa. Tommaso, secondo il Vangelo di Tommaso e il Libro di Tommaso, si chiamava anche Giuda (Yehoudah) e viaggiò in India, proprio i Veda sostengono fece anche Gesù.

Inoltre, secondo una tradizione islamica, al posto di Gesù, sulla croce, si trovava Giuda Iscariota, il cui nome significa “Giuda Zelota”, esattamente come viene chiamato Giuda Taddeo nell'Epistula Apostolorum. Giuda Taddeo, nel Vangelo di Luca e dei canonici Atti, è “Giuda di Giacomo”, corrispondente al “Giuda, fratello di Giacomo” della neotestamentaria Lettera di Giuda. Anche Taddeo avrebbe viaggiato verso Oriente e sarebbe associato (così come il discepolo Addeo/Taddeo) all'immagine di Cristo della corte orientale di re Agbaro (o Abgaro), così come il Gesù vedico è associato all'incontro con un sovrano orientale. Taddeo non è che una variante di Teuda (Theudas), il quale è detto “padre di Giacomo il Giusto” dell'apocalittica gnostica attribuita al primo vescovo (mevaqqer in ebraico) di Gerusalemme (Tsion) e, come narra Tito Flavio Giuseppe, radunò una folla nel deserto al pari di Giovanni Battista o di un Giosuè (Gesù) redivivo. Lo stesso Cristo viene “confuso” col Battista (suo coetanea) nel Nuovo Testamento).

Inoltre Giuda Tommaso è definito “gemello” (tomà in aramaico) di Gesù, nella letteratura gnostica, e quindi fratello di Giacomo, come Giuda di Giacomo, e un certo Giuda è annoverato fra i “fratelli di Gesù” del N.T., così come un “altro” Taddeo è ritenuto figlio di Alfeo (Cleofa) e Maria nel Frammento Papia.

Tutti questi collegamenti e identificazioni fra personaggi evangelici e apocrifi dimostrano la loro inesistenza storica e dimostrano invece la loro derivazione dal pagano Tammuz.

Si veda anche Le radici mesopotamiche del Cristianesimo8 (categoria Le radici pagane del Cristianesimo).

1A. Di Lenardo, Hyksos – Mitocrasia e teocrasia.
2A. Di Lenardo, Iside e Horus – Maria e Gesù.
3A. Di Lenardo, Le radici egizie del Cristianesimo.
4A. Di Lenardo, Il Sole, alias “Gesù Cristo”.
5A. Di Lenardo, 35 “Gesù Cristo” ante litteram.
6A. Di Lenardo, Le radici celtiche del Cristianesimo.
7D. Icke, L'amore infinito è l'unica verità, tutto il resto è illusione, Diegaro di Cesena (FC), Macro Edizioni, 2006, pp. 183-187.
8A. Di Lenardo, Le radici mesopotamiche del Cristianesimo.


http://conoscenzaliberta.myblog.it/arch ... onese.html



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MessaggioInviato: 15/04/2013, 14:17 
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Messaggio di Atlanticus81


Nimrod fu il primo Massone della storia, il primo sommo conoscitore della libera muratoria e delle arti geometriche finalizzate alle grandi costruzioni edili. Nimrod fu il primo sovrano della terra.

Le origini: Noè aveva un figlio, Cam, che a sua volta aveva un figlio di nome Cus, questi sposò una donna chiamata Semiramis (Semiramide) . Cus e Semiramis allora ebbero un figlio chiamato "Nimrod."



Nimrod o Nemrod, personaggio biblico, secondo la Genesi 10,8-12, era figlio di Kus (Cush) o Etiopia, figlio di Cam, figlio di Noè. Era inoltre grande cacciatore e fu il primo fra gli uomini a costituire un potente regno. Il nucleo iniziale del regno fu Babele, insieme ad alcune altre città, ma poi si spostò ad Assur dove fondò Ninive. In seguito si sposò con la propria madre Semiramide, la quale dopo la sua morte dichiarò che egli era diventato il dio sole Baal.

O era prassi comune che i figli sposassero le proprie madri o la storia di Nimrod appare incredibilmente simile a quella di YHWH di cui stiamo discutendo qui...

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=14718

Cosa significa tutto questo?

Che Nimrod equivalga a Yahweh? E che quindi fu Yahweh stesso a costruire la Torre di Babele suscitando le ire degli Elohim, Enki ed Enlil in particolar modo, e che per questo venne escluso dall'assegnazione di terre e nazioni durante la "Rinascita" Enkilita?

Sarà mica Yahweh il primo massone della storia?!?



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MessaggioInviato: 11/05/2013, 16:03 
In buona sostanza da migliaia di anni parliamo sempre delle stesse cose, senza neppure rendercene conto, tenuti all'oscuro dagli inganni, in buonafede del Player A (e da quelli in malafede del Player C)

IL DIO SOLE EGIZIANO - IL CULTO DI HORUS, OSIRIDE ED ISIDE

Il 24 /25 Dicembre era festa grande nell’Egitto dell’epoca: in tale data si festeggiava la nascita del Dio Sole Bambino Horus; il culto di Horus e della madre Iside ebbe molta diffusione in Roma nei primi due secoli d.C. con templi ed Imperatori devoti.

Immagine

Ad Heliopolis si celebrava il 24-25 dicembre già nel 1400 A.C. la festa del Dio Sole che aveva il nome di Ra, considerato anche lui Figlio del Sole e Sole egli stesso.

Horus, il Dio Sole, era frequentemente rappresentato come un bambino con la corona solare in testa. Il Dio Sole in Egitto assunse nel corso dei millenni svariati nomi: Ra, Aton, Osiride, Serapide (nome e culto introdotto da Tolomeo nel III secolo A.C.) e Horus. Il nome “Serapide” comparve come attributo addirittura a fianco di nomi di Imperatore romani.

Interessante il culto del Dio Sole Aton, introdotto circa nel 1350 A.C., dal Faraone Amenophi IV, marito di Nefertiti, (il cui successore fu il più a noi famoso Tutankamen): fu il primo culto monoteista e universalista della storia umana ma fu spazzato via dalla rivolta dei sacerdoti politeisti. In Egitto vi era addirittura una citta dedicata al Dio Sole, la famosa Heliopolis, con una vasta classe sacerdotale dedicata al suo culto ed alla sua diffusione. Il Colosso di Rodi (300°.C.), una delle sette meraviglie dell’antichità, rappresentava il Dio Sole Helios e richiese 12 anni di lavoro. I culti egiziani del Dio Sole hanno forse più di tutti influenzato il cristianesimo e lo stesso ebraismo (gli ebrei vissero per secoli in Egitto) essendo precedenti ad entrambe queste ultime religioni.

Horus è partorito da una vergine, ha avuto 12 discepoli, è stato sepolto e poi resuscitato, ha ridato vita ad un morto (El Azar us= Lazzaro), era soprannominato la verità, la luce, il messia, il buon pastore, il KRST (l’Unto). Era denominato anche fanciullo divino e Iusa, figlio prediletto.

Il padre divino di Horus era Osiride, con cui si confondeva (“Io e mio Padre siamo Uno”), mentre il padre terreno era Seb (Giuseppe); l’angelo Thot annuncia ad Iside che concepirà un figlio verginalmente. Nasce in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, viene adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni. A 12 anni insegna nel tempio e poi scompare fino ai 30 anni. Horus viene poi battezzato sulle rive di un fiume da Anup (Giovanni) il battista, il quale in seguito verrà decapitato. Combattè 40 giorni nel deserto contro Set (Satana), ha compiuto numerosi miracoli e camminato sulle acque..

Immagine

Con Iside ed Osiride, Horus costituiva la trinità egizia. A Luxor, su edifici risalenti al 1500 A.C. si possono vedere immagini relative all’ Annunciazione e all’ Immacolata Concezione di Iside.

Osiride, il padre di Horus, risale a tempi ancora più arcaici dell’antico Egitto, anch’esso rappresentava il Dio Sole : aveva oltre 200 definizioni avendo assorbito nel tempo altre divinità egiziane. Il suo culto prevedeva l’ingestione di focacce di frumento in comunione, considerate la sua “carne”, e l’elevazione al cielo dell’ostensorio. Osiride fu dall’inizio alla fine considerato il Dio che soffrì e morì; al momento della sua morte il cielo si oscurò.

Vi era in suo onore un inno che assomiglia al Padre Nostro: “O Amen, che sei nei cieli…”. Il salmo 23 della Bibbia è considerato la copia di un testo egiziano che nomina Osiride come “Buon Pastore”. Spesso Osiride era rappresentato da un occhio racchiuso in un triangolo equilatero, immagine che si può rivedere all’interno delle Chiese cristiane.

A proposito dell’Ostensorio, la cui elevazione rientrava nei rituali di Osiride, contrariamente a quanto si pensa per la liturgia cristiana, non prende il nome dall’ ostia ma accade il contrario. Si chiamava ostensorio almeno un millennio prima di Cristo; ostiare corrispondeva ad un etimo egizio (e si traslò anche nel latino) e significava mostrare, far vedere, cioè mostrare il disco solare ai fedeli.

La liturgia cristiana conservò anche l’abbassamento del capo, perché nei primi riti di Osiride-Aton all’aperto, vi era l’accorgimento di abbassare la testa per non guardare il Sole evitando così il rischio di perdere la vista. Quando i riti di Osiride-Aton furono trasferiti all’interno dei templi, i sacerdoti ricorsero ad un disco d’oro con i raggi intorno; appunto l’ostensorio, elevato in alto, ma rimase l’abitudine di abbassare il capo.

Nel culto cristiano l’ostia consacrata risale alla fine del 1400 d.C., mentre la forma dell’ostia fu stabilita dal Concilio di Trento; per spezzare i legami con il Sole pagano raffigurato nell’ostensorio. All’inizio del 1400 san Bernardino da Siena sostituì il disco d’oro luccicante con una teca con dentro il simbolo dell’eucarestia, il pane.

Studiosi sostengono che molte storie presenti nei Vangeli si possono ritrovare molto tempo prima nel Libro di Enoch e nei testi dei monaci egiziani chiamati i “Terapeuti”, successivamente associati agli Esseni.

Nei sotterranei di Roma vi è una rappresentazione di Horus allattato dalla madre vergine Iside risalente al II secolo D.C.

Immagine

http://www.didaweb.net/mediatori/articolo.php?id_vol=15



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MessaggioInviato: 07/10/2013, 13:50 
Lilith, la vergine nera

L’Alfabeto di Ben Sira è la fonte più nota tra quelle che riportano la leggenda di Lilith e cioè quella che la identifica con la prima moglie di Adamo. Prima di Eva, per intenderci.

Gli studiosi datano l’Alphabeto tra il decimo e l’ottavo secolo dopo Cristo. La storia, ovviamente, si riferisce ad un periodo di gran lunga anteriore. Non si può stabilire con esattezza quando sia nato il mito di Lilith: di sicuro gli amuleti, l’ambiente, i personaggi appartengono alla notte dei tempi.

Perché parliamo di mito? Non per sminuire la credibilità di quanto affermano Ben Sira e coloro che, come lui, hanno dedicato la vita allo studio della Cabala: semplicemente nei testi sacri “ufficiali” e cioè, nella Bibbia e nel Nuovo Testamento, non si trova praticamente traccia di Lilith. Sappiamo che tutti i testi sacri non nascono così, semplicemente, ma sono il risultato di una selezione, fatta assolutamente in buona fede, che dura secoli e quindi è probabile che quasi tutto quello che concerneva Lilith, e che era in contrasto con la linea ortodossa, non sia stato accolto nei testi sacri.

L’autore dello Zohar, Moshè de Leon, conosceva certamente la vicenda di Lilith riportata nell’Alphabeto ed era anche a conoscenza di tradizioni più antiche dell’Alphabeto, che non sempre collimano con quella riferita da Ben Sira, che, bisogna sottolineare, non considera la vicenda di Lilith un mito, ma le attribuisce la stessa credibilità di quando è contenuto, per esempio, nella Bibbia.

Lilith, prima donna creata, spirito immortale o demone? Su un solo punto concordano le varie tradizioni: non ha toccato l’albero della conoscenza ed è quindi immortale. Nessun tentativo è stato fatto per armonizzare le varie tradizioni. Che Eva non sia stata la prima donna creata non è certo un’idea di Ben Sira: se ne fa menzione nella Genesi di Rabbah. Queste tradizioni, però, non fanno alcuna menzione di Lilith e, di fatto, non coincidono con la versione di Ben Sira.



Secondo la tradizione accetta da Ben Sira, Dio, dopo aver creato Adamo, vide che era solo. Allora Egli disse: “Non è bene per l'uomo sia solo”(Gen 2,18). Creò allora una donna per Adamo, con la stessa terra con cui aveva creato Adamo e la chiamò Lilith. Adamo e Lilith cominciarono quasi subito a litigare. Lei disse: “Io non sarò sottomessa a te” e lui disse: “Non voglio essere sottomesso a te. Non voglio stare sotto di te, ma solo sopra. Tu sei adatta solo per stare sotto di me, mentre io sono stata creato per stare sopra di te”. Lilith ribatté: “Noi due siamo uguali, perché siamo stati creati con la stessa terra, da Dio, nello stesso modo. Adamo non la ascoltò e Lilith, irata, pronunciò il nome di Dio e volò via.

Secondo la Genesi, II 18-25; III 20, Dio, avendo deciso di dare una compagna ad Adamo perché non si sentisse solo, visto che tutti gli esseri viventi erano stati creati in coppie, lo fece sprofondare in un sonno profondo, gli tolse una costola e richiuse la ferita. Con la costola formò una donna. Quando Adamo si destò disse. “Costei sarà chiamata donna perché è tratta da un uomo. Un uomo e una donna saranno la stessa carne”. Le impose il nome di Eva: “la madre di tutti i viventi”.

Secondo alcune tradizioni Dio, nel sesto giorno, creò un uomo e una donna a sua somiglianza e diede loro l’incarico di vegliare sul mondo.
Altre tradizioni dicono che Eva non esisteva ancora e allora Dio formò Lilith, la prima donna, ma usò solo sudiciume e scarti e non polvere pura. Adamo si accoppiò con Lilith e generarono Naamah, sorella di Tubal Cain (Caino. È anche il nome di un discendente di Caino), Asmodeo e innumerevoli demoni. Lilith e Naamath, molte generazioni più tardi, si recarono alla corte di Salomone travestite da prostitute di Gerusalemme e in seguito Lilith regnò come regina prima a Zmagart e poi a Sheba.

Una tradizione riferisce che Dio, dopo la fuga di Lilith, creò un’altra donna, sotto lo sguardo di Adamo, ma questi, avendo visto come Dio aveva sistemato carne, ossa, muscoli e sangue, ne fu tanto disgustato da non riuscire ad accoppiarsi con lei. Dio ne creò allora un’altra, mentre Adamo dormiva e la adornò come una sposa. Adamo rimase colpito dalla sua bellezza e questa fu la Eva definitiva.

Secondo alcune tradizioni, Dio creò in realtà due esseri umani, un maschio e una femmina e ad uno diede un viso d’uomo, col volto in avanti; all’altro un viso di donna, col volto all’indietro. Cambiò poi idea e fece in modo che lo sguardo di Adamo si volgesse all’indietro e creò un corpo femminile.

Altre tradizioni, infine, sostengono che Adamo in origine fu creato come un androgino, con un corpo maschile e un corpo femminile uniti per il dorso. Siccome questa sistemazione rendeva impossibile la conversazione, l’accoppiamento e perfino camminare, Dio divise il corpo, rendendo le due metà indipendenti. Li sistemò allora nell’Eden, ma proibì loro di accoppiarsi.

Gli uomini primitivi, d’altro canto, erano considerati dai Babilonesi come androgini. Enkidu , nel poema di Gilgamesh, è descritto con sembianze androgine: “capelli simili a quelli di una donna, con ricci folti come quelli di Nisaba, la dea del grano”. Nell’antichità, d’altro canto, era diffusa la convinzione che i primi uomini fossero bisessuali.

Lilith, dunque, litiga con Adamo, rifiuta si sottomettersi a lui e se ne va. Molte sono le interpretazioni che sono state date a quest’episodio.
Chi considera Lilith un demonio, vede nell’episodio la dimostrazione che l’uomo è stato creato per essere superiore ai demoni, per dominarli. Non dimentichiamo il motivo della ribellione di Lucifero, l’angelo prediletto di Dio, il capo delle schiere celesti. Quando Dio gli ordinò di rendere omaggio ad Adamo e di riconoscersi sottomesso a lui, Lucifero si ribellò e allora Dio lo invitò a gareggiare con Adamo e di dimostrare la sua sapienza. Lucifero uscì umiliato dal confronto, si ribellò allora a Dio e fu cacciato dal Paradiso da Mi-ka-El.

C’è chi invece vede in questo episodio la dimostrazione che Dio vuole la donna inferiore all’uomo e ad esso sottomessa. Non c’è da stupirsi di ciò, visto che queste tradizioni fanno a capo a società e a religioni fortemente maschiliste, nelle quali, spesso, la donna è considerata poco più di un oggetto o di un animale domestico.

C’è chi vede, infine, nella vicenda di Lilith un episodio della lotta eterna tra il principio maschile e femminile. Una lotta che anima l’universo dal momento della sua creazione.

Adamo, allora pregò il suo Creatore: “Sovrano dell'universo!” disse, “la donna che mi hai dato è fuggita.” Immediatamente, il Santo, benedetto Egli sia, inviò tre angeli, Snsvi, Smnglof e Snvi con l’incarico di riportarla indietro.

Lilith, però, era fuggita sulla terra, si era accoppiata con i demoni dell’oscurità e del deserto e aveva generato migliaia di figli e di figlie, gli Jinn e le Lilim.

Disse allora il Santo ad Adamo: ”Se lei accetta di tornare, bene. Se no un centinaio dei suoi figli morirà ogni giorno”. Gli angeli della mano sinistra Dio inseguirono Lilith, che era fuggita oltre le acque profonde in cui erano destinati ad annegare gli egiziani e le riferirono le parole di Dio, ma lei non acconsentì a tornare. Gli angeli allora le dissero: “Noi ti affogheremo nel mare”.

Lilith, in quel momento, rivelò la sua natura demoniaca: fece notare agli angeli che, essendo immortale, non temeva la morte e aggiunse: “Ho il potere di causare la malattia nei bambini. Se il bambino è maschio, ho potere su di lui per otto giorni dopo la sua nascita e, se femmina, per venti giorni”.

Gli angeli insistettero ugualmente perché lei tornasse indietro, ma non ci fu nulla da fare e Lilith accettò che centinaia di demoni suoi figli morissero ogni giorno e si impegnò a rinunciare al proprio potere su un bambino, se accanto a lui ci fosse stato un amuleto con incisi i nomi dei tre angeli, o il loro simbolo.

Fin qui la tradizione ebraica, preoccupata di trovare in qualche modo un escamotage che rassicurasse in qualche modo i genitori, in un’epoca storica in cui la mortalità infantile era elevatissima.

In realtà la seconda parte del mito non è del tutto coerente con la prima e risulta evidente anche ad una lettura superficiale.

Di fatto, Lilith, dopo avere abbandonato volontariamente il Paradiso Terrestre, vagò per la terra e si accompagnò con i demoni dell’oscurità e del deserto. Lilith, che non aveva toccato l’albero della conoscenza, non solo era immortale, ma non era nemmeno stata macchiata dal peccato originale. Desta, quindi, perplessità il volerla a tutti i costi considerarla un demone, un malvagio demone della notte, che uccide i bambini nel sonno e induce sogni peccaminosi nei maschi adulti e arriva a sfinirli col sesso.

Suscita anche perplessità il fatto che Lilith, della quale non c’è praticamente traccia nella Bibbia, sia invece così presente nelle credenze popolari ebraiche e più in generale dell’area mesopotamica, fin dalle epoche più antiche.

Alcune fonti seguono la linea del principio femminile, linea che trae origine dal culto della Grande Dea, la Terra, Il cui culto sopravvisse per migliaia di anni e fu a poco a poco sostituito dal principio maschile, rappresentato dal Dio Padre. Queste stesse fonti sostengono che il culto della Grande Dea sia sopravvissuto nel mondo cristiano in forma addomesticata nella venerazione di Maria, Madre di Dio.

Nell’antica Babilonia la Grande Dea fu venerata come Ishtar, Lamshtu o Lilitu. La figura di Lilith rappresenta quindi un aspetto della Grande Dea e trova riscontro nel mondo cristiano, secondo queste fonti, nelle diverse Madonne Nere venerate in molti antichi santuari.

Lilith, dunque, lascia l’Eden, vaga per la terra ancora deserta e si unisce con i demoni dell’oscurità, che vivono nel mondo sotterraneo, lontani dalla luce del sole. Demoni che sono anch’essi creature di Dio.

Numerosi sono i miti conosciuti fin dai tempi più antichi, che descrivono la discesa negli inferi di un’eroina o di un eroe.
Particolare è la vicenda di Inanna , dea sumera, nota anche come Ishtar, dea babilonese.

L'antico mito sumero di Inanna e la sua discesa negli Inferi rivela una serie di profondi messaggi e alcuni vedono in esso l’abbandono dei vecchi valori, una forma di iniziazione spirituale, una ricerca della sapienza e della crescita spirituale e la caduta delle illusioni (rappresentata dal fatto che Inanna si spoglia via dei propri abiti).

L’analogia con Lilith è forte, visto che entrambe sono di origine divina, che abbandonano il mondo della luce e che restano inconsapevoli prigioniere delle tenebre.

I miti legati ad Inanna risalgo ad un’epoca che va dal 3500 al 1900 a.C. e sono stati progressivamente modificati dalla società patriarcale, che ha spogliato a poco a poco la Grande Dea - Inanna della sua sacralità. Un po’ come è avvenuto a Lilith, addirittura trasformata in mostro che durante la notte succhia lo sperma degli uomini non sposati.

Inanna, tuttavia, a differenza della Grande Dea, offre una multiforme immagine simbolica, che va al di là del modello femminile materno. È la dea del grano, della fertilità, dell’ordine, della guerra, dell’amore, del cielo e della terra, della guarigione, delle emozioni.
Come dea della guerra, è più potente di Atena e Artemide messe insieme, e come dea dell’amore sessuale è più affascinante di Afrodite. È conosciuta con molti nomi: Ishtar, Iside, Neith, Metis, Astarte, Lil.

Tra le tante storie e canti su Inanna, quattro sono particolarmente degni di nota.

Il primo si occupa della sua acquisizione del trono e del letto, simboli di regalità e della sua femminilità, della sua sovranità e della sua sessualità.

In un secondo mito, Inanna acquisisce dal dio Enki, gli attributi della civiltà, che lei, a sua volta, concede alla sua città di Uruk e in ultima analisi, al genere umano. In tal modo, dimostra la sua potenza e la sua abilità e diventa dea - protettrice di nome e di fatto.

Nel terzo mito, Inanna prende il pastore Dumuzi come suo consorte e lo eleva alla dignità di re. Diventa anche madre e concepisce due figli.
Nel quarto mito, la discesa negli inferi, la dea intraprende il suo viaggio finale. Inanna abbandona le sette città del suo culto, tutte le glorie del cielo e della terra e si prepara a fare il viaggio “ da cui nessun viaggiatore fa ritorno”. Si adorna dei sette Me, attributi della civiltà, che trasforma nella sua corona e nei gioielli d'oro e indossa come protezione l’abito regale. Istruisce anche la sua serva fedele, Ninshubur, su cosa fare nel caso non fosse tornata.

Davanti alle porte esterne degli Inferi si annuncia come “Inanna, regina del cielo, per la mia strada verso l'Oriente”. Neti, il custode - capo dell’oltretomba, è scettico e allora Inanna spiega che lei ha voluto scendere a causa della sua sorella maggiore, Ereshkigal: per essere presente alle esequie del marito di Ereshkigal, Gugalanna. Neti è ancora incerto e le dice di aspettare, mentre comunica il messaggio alla sua regina.

Quando Neti riferisce alla sua regina, Ereshkigal, che la splendida Inanna attende alle porte del palazzo, vestita dei sette simboli del suo fascino femminile, Ereshkigal si infuria e dice a Neti di trasformare le sette porte degli inferi in fessure per obbligare Inanna a spogliarsi delle sue vesti regali, una per una, per poter passare. Gli dice anche di “lasciare che la dea entri e di farle un inchino”.
Neti esegue gli ordini e permette ad Inanna di attraversare ogni cancello.

Inanna è costretta a togliersi la corona, gli orecchini di piccole perle, la doppia elica di perle intorno al collo, la corazza, la cintura d’oro e la veste reale. Ogni volta Inanna chiede: “Perché lo devo fare?” e Neti risponde: “Tranquilla, Inanna, le leggi dell’oltretomba non possono essere trasgredite”.

Quando Inanna, nuda, entra nella sala del trono, Ereshkigal si alza dal suo trono e gli Annuna, i giudici del mondo sotterraneo, circondano Inanna e pronunciano una sentenza contro di lei. Ereshkigal fissa su Inanna gli occhi della morte, pronuncia contro di lei la parola dell’ira, proferisce contro di lei il grido della colpa e la colpisce. Inanna è trasformato in un cadavere, un pezzo di carne in decomposizione ed appesa ad un gancio sulla parete.

Dopo tre giorni e tre notti, vedendo che Inanna non ritorna, Ninshubur comincia a piangere e battere il tamburo per Inanna. Va dal nonno paterno di Inanna, Enlil, e poi dal padre di Inanna, supplicando ciascuno di loro di non lasciare che la loro figlia sia messa a morte nel mondo sotterraneo. Entrambi sono però arrabbiati con Inanna per le sue azioni e si rifiutano di aiutarla.

Ninshubur va allora da a Enki, che è turbato e addolorato per Inanna. Per salvarla, Enki crea due creature, il kurgarra e la galatur, ai quali dà il cibo e l’acqua della vita e li istruisce su come entrare nel mondo sotterraneo assumendo l’aspetto di mosche. Dice loro che Ereshkigal si lamenterà con le grida di una donna in procinto di partorire.

Il kurgarra e la galatur seguono le istruzioni di Enki ed entrano nel mondo sotterraneo assumendo l’aspetto di mosche. Intanto Ereshkigal si lamenta come se stesse per partorire. Si lamenta della schiena, del cuore e del fegato e ogni volta il kurgarra e la galatur fanno eco al suo dolore, mostrandolo di condividerlo. Quando Ereshkigal si ferma a guardarli, si chiede chi sono e perché condividono il suo dolore. Offre loro la sua benedizione: prima il dono dell’acqua del fiume nella sua pienezza e quindi il dono del grano, ma ogni volta il kurgarra e la galatur rifiutano il dono. Quando Ereshkigal chiede loro che cosa vogliono, chiedono il cadavere appeso al gancio. Ereshkigal dà loro il cadavere e loro lo cospargono con il cibo e l’acqua della vita e Inanna si alza.

Inanna sta per abbandonare gli inferi, quando gli Annuna le dicono che deve lasciare qualcuno al suo posto e ordina ai Galla, i demoni del mondo sotterraneo, di restare aggrappati al fianco di Inanna fino a quando lei sceglierà la persona che prenderà il suo posto.

Come Inanna esce dal cancello del palazzo, con i Galla, Ninshubur, vestita di un sacco sporco, si getta ai piedi di Inanna. I Galla sono disposti a prendere Ninshubur, ma Inanna si rifiuta, ben consapevole che deve a Ninshubur la sua salvezza. Inanna si rifiuta anche di inviare i suoi figli, che avevano pianto la sua morte, ma quando arriva a Uruk e trova il marito, Dumuzi, seduto sul suo trono, con indosso il suo vestito migliore e incurante della sua assenza, Inanna dice ai Galla di prendere Dumuzi.

Dumuzi tenta di fuggire con l’aiuto del dio Utu, che lo trasforma in un serpente e poi in una gazzella. Ma ogni volta i Galla lo trovano. La sorella di Dumuzi, Geshtinanna, cerca di proteggere il fratello, ma senza alcun risultato. Alla fine, Dumuzi è tradito da un amico, che si fa corrompere dai Galla, che gli donano l’acqua e il grano.

Geshtinanna, in lutto per il fratello, grida che lei avrebbe condiviso la sua sorte. Inanna, commossa, ordina che Dumuzi e Geshtianna stiano negli inferi ciascuno per metà dell’anno e che trascorrano l’altra metà nel mondo di sopra. Inanna pone poi su di loro le mani dell’eternità e li rende immortali.

La discesa di Inanna negli Inferi è un mito, che con il suo simbolismo spiega la Genesi del mondo e l’alternarsi delle stagioni (Dumuzi e Geshtianna si alternano per metà dell’anno nel loro soggiorno negli inferi). Spiega anche l’istituzione della regalità e descrive l’evoluzione di Inanna, dopo che è diventata regina, moglie, madre e ha compiuto grandi imprese eroiche.

Il nome Ninshubur significa “Regina d'Oriente” e Inanna proclama alle porte degli inferi che è “sulla strada per l’Oriente”, frase, questa, che sopravvive nella moderna Massoneria, in cui un candidato per l’iniziazione proclama che egli è in viaggio per l’Oriente, prima di essere avvertito che non tornerà mai più dalla sua ricerca.

Ereshkigal, la regina degli Inferi, è in realtà il lato oscuro di Inanna, la parte della Regina del Cielo che è senza amore, abbandonata, pieno di rabbia, di avidità e di disperata solitudine. Ereshkigal cerca la propria soddisfazione sessuale, un desiderio che non ha mai soddisfatto. Anche in Lilith, Lilitu, la Regina dell’Aria, dell’atmosfera, spirito del mondo di sopra, c’è un lato oscuro, pieno di rabbia e di risentimento, che brama la soddisfazione sessuale. Sia in Ereshkigal che in Lilith c’è una rabbia primordiale: sono piene di furore, di avidità, di paura di restare sole.

La reazione di Ereshkigal nei confronti di Inanna è comprensibile perché la luce di Inanna, la sua gloria sono state, in qualche misura, realizzate a spese di Ereshkigal. Per molti aspetti, Ereshkigal è il lato oscuro di Lilith, che distrugge senza pietà tutto ciò che non è la nostra vera individualità.

Il nome Lilith è una derivazione dell’accadica dea delle tempeste Lilitu, che a sua volta deriva dalla sumera Lil, la “donna - tempesta” e non dalla parola ebraica laylah (notte), successivamente diviene un demone femminile, che nella mitologia ebraica rappresenta tutti gli aspetti negativi della femminilità: adulterio, stregoneria e lussuria.

Nella civiltà sumera, era rappresentata con due civette al fianco, nuda, con i piedi di lucertola posati su due leoni sdraiati, una corona lunare sul capo e due lunghe ali, che, partendo dalle spalle, si andavano a riunire sul dorso. Nelle mani, levate davanti a sé, sorreggeva un simbolo: quello di Ishtar-Innanna-Afrodite-Venere.

Il mito Sumerico più antico, racconta la storia di come Adapa arrivi per rompere le ali del Vento del Sud. Questo vento era associato a Ninlil (“Signora del Vento”, nome che deriva da Nin, Signora e Lil, Vento) e cioè la moglie di Enlil (En, Signore e Lil, Vento), Re degli Dei.
Secondo un mito, Enlil rapisce Ninlil e la violenta e come punizione è mandato nel mondo sotterraneo, dominio di Ereshkigal (Eresh, Sotto; Ki , Terra e Gal, Grande). Ninlil dopo aver vagato per il mondo, lo segue nel mondo sotterraneo e giura di vendicarsi del genere maschile. Nella versione babilonese del mito, Ninlil diventa Lilitu, accompagnata da Ardat Lili e da Idlu Lili.

Abbiamo già visto che secondo la tradizione cabalistica, Lilith fu la prima sposa di Adamo ed entrò in conflitto con quest’ultimo perché pretendeva di essere pari al maschio. Quando si trattò di consumare il primo rapporto sessuale Lilith si dimostrò insofferente per la posizione che Dio le aveva imposto (la donna sotto e l’uomo sopra). Adamo volle imporre a tutti i costi la sua volontà e Lilith fuggì nel Mar Rosso. Dio, vedendo di nuovo l’uomo solo, tentò di richiamarla, ma lei rifiutò.

Una versione dice che Dio fece un secondo tentativo e mandò tre angeli, che la trovarono fra le acque, circondata da altri demoni (secondo la tradizione ebraica nell’acqua si annidano le creature del male). Gli angeli la minacciarono di morte, se non fosse tornata dal suo sposo, ma Lilith li dissuase sostenendo che Dio le aveva affidato la custodia dei bambini maschi, fino all’ottavo giorno di vita e delle femmine, fino al ventesimo.

Dio allora punì Lilith uccidendo i suoi figli, gli Jinn e le Lilim, che generava accoppiandosi con i demoni e Lilith dal quel momento cominciò a vagare nella notte per strangolare i neonati che non sono protetti da talismani su cui sono incisi i nomi o i simboli dei tre degli angeli, Senoy, Sansenoy e Semangelof, che Dio aveva inviato per convincerla a tornare da Adamo. Cerca anche di indurre sogni impuri ed eiaculazioni negli uomini non sposati, durante il sonno.

Ad Adamo fu data una nuova donna, Eva, della quale Lilith era gelosissima e si dice che addirittura Lilith abbia ucciso molti figli di Eva.
Alcune versioni del mito identificano in Lilith il serpente che convinse Eva a toccare l’albero della conoscenza e a cogliere il frutto proibito.
Nel Libro dello Splendore Lilith è descritta come un demone coperto di sangue e di saliva e nello stesso tempo come una donna molto bella. I cabalisti medioevali, quando hanno disegnato i ventidue arcani maggiori dei tarocchi, per l’arcano del Diavolo si sono ispirati a questa rappresentazione.

Come è noto, gli arcani maggiori sono in realtà un alfabeto, l’alfabeto dell’anima. Ad ognuno, come nell’alfabeto ebraico, corrisponde un numero e ognuno rappresenta una forza e nasconde un archetipo: trasmette quindi un messaggio di vita. Il quindicesimo arcano dei tarocchi, il Diavolo, rappresenta l’Androgino, l’Uomo primordiale, un essere ancora indifferenziato, l’Albero della conoscenza o Albero della vita. La fiaccola che il Diavolo tiene nella sua mano sinistra è il fuoco di Dio, che gli venne rubato. L’Androgino si trasformò in un essere doppio, maschio e femmina. Le due figure incatenate, prigioniere del Diavolo e quindi dei loro peccati e della loro imperfezione, rappresentano il principio maschile e il principio femminile, separati, che danno origine ad un essere incompleto, eternamente ed inutilmente in cerca della sua unità originale.

Nello Zohar Lilith è un demone, una figura impura legata a Satana e nel Talmud babilonese è descritta come il demone classico della letteratura giudaica: dotata di ali, di artigli, nuda, con lunghi capelli.

Abbiamo lasciato Lilith sulle sponde del Mar Rosso: si è rifiutata di tornare nell’Eden e di diventare la compagna di Adamo e ha stretto una sorta di patto con i tre angeli del Signore. Non scompare, però, dalla mitologia ebraica.

Per centotrent’anni, dopo essere stato bandito dal Paradiso Terrestre, Adamo evitò la compagnia di Eva e generò fantasmi e demoni maligni e demoni femmina, e cioè i demoni della notte.

“Adamo visse cento e trenta anni e generò un figlio a lui somigliante (Seth), fatto a sua immagine. E da ciò si deduce che prima di quel tempo non avesse generato a sua immagine. Quando vide che attraverso di lui la morte era divenuta punizione, spese cento e trenta anni in dissolutezze, non si accostò a sua moglie per cento e trenta anni, indossò vestiti di fico per cento e trenta anni”. (Talmud, Erubin, 18b).
Secondo lo Zohar, Adamo incontrò Lilith, ma non si accoppiò con lei. Alcune fonti, però, sostengono che in realtà Caino non era figlio di Adamo e di Eva, ma di Adamo e di Lilith, mentre altre ancora sostengono che fosse figlio di Lucifero, che si era accoppiato con Eva dopo aver assunto le sembianze di Adamo. Altre ancora affermano che sia Seth, e non Caino, il figlio di Lilith. In ogni caso, il male, nella specie umana, sarebbe stato trasmesso, secondo queste fonti, o da Lucifero, tramite Caino, o da Lilith, tramite Seth, o Caino.

Rimane il fatto che Lilith incarna l’immaginario della bellezza e della fecondità femminile e questo ci riporta alla mitologia mesopotamica e alla terna di demoni costituita da Lilu, Lilitu e Ardat Lili; alla Lamassu della mitologia assira (la Lamia della tradizione greca), simbolo di distruzione, la cui immagine era utilizzata per allontanare i malefici e per incutere terrore ai nemici; all’Astarte, o Astariel, Astaroth, sempre della mitologia assira, dea dal fascino irresistibile, molto simile alla sumera Inanna, per la quale si praticava la prostituzione sacra; alla cananea Asherah, che era venerata dagli stessi ebrei, nonostante la proibizione di venerare qualunque principio femminile.

Ed ecco che torniamo ad Inanna, la dea della stella a otto punte, la dea di tutte le emozioni: dell’amore, della gelosia, della gioia, del dolore, della timidezza e dell’esibizionismo, della passione, dell’ambizione e della generosità. Tutte emozioni legati al principio femminile. Come Lilith, Inanna fu eternamente giovane, dinamica, fiera, sensuale e libera. Col nome di Ninnanna, era adorata come regina del cielo e come Ninsianna, era la personificazione del pianeta Venere.

Come Lilith, è una dea vestita in modo regale e lussuoso, o è completamente nuda. Come Lilith non fu mai sottomessa a nessuno. Molto bella e indipendente, era alla perpetua ricerca della sua casa, un luogo in cui vivere in pace. Regina del cielo, regina dell’aria, dea delle piogge e degli acquazzoni, dea del mattino e stella della sera, dea della fertilità, ma anche, nel suo lato oscuro e cioè Ereshkigal, regina dell’oltretomba, dea della guerra e dell’amore sessuale: questa è Inanna, ed è Lilith.

Il suo culto si diffuse per tutto il mondo antico ed è in definitiva il culto della Grande Dea e la dea assunse diversi nomi. Ishtar, Iside, Neith, Meti, Astarte, Cibele, Afrodite, Brigit (la dea più importante della mitologia celtica).

http://www.lecorrentideltempo.it/fiori- ... -nera.html



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MessaggioInviato: 08/10/2013, 11:29 
In questi giorni, ho trovato uno scritto che non riesco più a recuperare su Internet, in cui si dà un'interpretazione interessante del versetto di apocalisse Cap. 12 1 Poi un grande segno apparve nel cielo: una donna rivestita del sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo. 2 Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.

Per diverso tempo, la chiesa cattolica ha voluto vedere in questi versetti la madonna ma poi si è orientata verso un'interpretazione allegorica più accettabile seconod cui la donna è la chiesa che deve partorire il Cristo.

Seconod l'interpretazione da me trovata, la donna corrisponderebbe al segno della vergine che proprio in questi giorni presenta il sole sul suo manto e sotto i piedi una falce di luna (a seconda delle latitudini) .

Nella foto allegata, come si presenta la costellazione della vergine in questi giorni verso Napoli. Si vede chiaramente il sole che ammanta la vergine

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