Ringrazio
Veritas, che ammiro e stimo, per avermi fornito la possibilità di una ulteriore digressione sull'argomento.
Cita:
Alessio De Angelis, un giovane di ottimo acume e di sicuro talento, appartiene alla schiera dei cosidetti 'miticisti', o comunque dei negazionisti della storicità di Gesù di Nazareth. Questa peculiarità porta facilmente tutti coloro attratti dal fascino di questa teoria(*), ad esondare nel puro dogma, più o meno come avviene per i fideisti cattolici o di altro genere.
Ringrazio per l’immeritato encomio, ma non sono “miticista” né un negazionista del Gesù storico. Concordo sulla seconda parte.
Cita:
Come in qualunque dogma, si è portati ad escludere ad oltranza tutti quegli elementi che contrastano con le proprie convinzioni dogmatiche, definendoli arbitrariamente come non attendibili, o comunque privi di importanza pratica
È vero! Lo facevo a 14 anni!
Cita:
come ad esempio le testimonianze rabbiniche, mande e quelle pagane, circa la reale storicità del carattere passato alla storia come Gesù di nazareth,
A dire il vero, ho spesso inani anni della mia vita ad analizzare minuziosamente queste testimonianze. L’argomento sarà l’oggetto del mio prossimo, sconclusionato libro (dove si accenna all’argomento in un migliaio di pagine).
Spendo giusto due parole per le testimonianze rabbiniche (per
"impar condicio").
In realtà queste
baraytot sono ampiamente contese anche nel mondo accademico; una posizione radicale è rappresentata per esempio da Johann Maier, il quale sostiene che non solo la
Mishnah, ma anche le numerose
baraytot della
Ghemarah sono privi di qualunque autentica menzione di Gesù di Nazaret, giungendo alla conclusione che anche il testo originale dei due
Talmud mai menziona il Cristo neotestamentario; tutti i riferimenti a Gesù sarebbero interpolazioni posteriori inserite nel medioevo (cfr. Johann Maier,
Jesus von Nazareth in der talmudischen Überlieferung, (Erträge der Forschung 82), wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt, 1978, vedi in particolare pp. 263-275).
Pur volendo accettare l’autenticità di alcuni scarsi riferimenti a Gesù nel
Talmud, bisogna condividere la posizione del grande studioso ebreo Joseph Klausner nel ritenerli di poco valore storico,
"poiché essi condividono più la natura di biasimo e di polemica contro il fondatore di un gruppo odiato che non quella di racconti oggettivi di valore storico" (Klausner J.,
Jesus of Nazareth. His Life, Times, and Teaching, Macmillan, New York, 1925, pp. 18-19).
Peraltro il
Talmud parla solo raramente di avvenimenti storici del periodo del Secondo Tempio e solo in situazioni particolari e determinate, come omelie o discussioni rabbiniche.
Cita:
ma che, in realtà, venne conosciuto anche attraverso una sequela di altri nomi ed attributi, tra i quali anche quello di CHRESTOS: esattamente come riportato da Svetonio!
Dubito che la citazione del
Chrestos svetoniano si possa attribuire al
Christus neotestamentario.
Cita:
Se Alessio De Angelis non fosse stato preso dai 'vortici' del dogma, così come molti altri che condividono con lui le stesse convinzioni, sicuramente NON avrebbe trascurato altri importantissimi aspetti, che stridono 'spaventosamente' con la sua ipotesi secondo la quale il Chrestos di Svetonio non era Gesù di Nazareth, come riportato dallo stesso Orosio, il quale, come Origene, ebbe sicuramente l'opportunità di leggere i lavori integrali di Giuseppe Flavio, come dimostrato dal fatto che la sua citazione di Giuseppe, vale a dire quella relativa all'espulsione dei giudei nel 49 (data assolutamente errata!!), non compare in nessuna copia dei lavori di Giuseppe oggi disponibili all'erudizione planetaria!
Infatti non li ho trascurati: nell’articolo non ne parlo per motivi di spazio (e di logistica, essendo un articolo divulgativo). Domanda: perché non ritieni opportuna la datazione al 49 d.C.? A mio parere la fonte “Orosio” coincide sostanzialmente con la fonte “Atti” per la datazione del decreto.
Cita:
Da tenere presente che Dione Cassio, il quale riporta puntualmente i contrasti nati tra Claudio e la comunità giudaica romana (anno 42), NULLA ci dice dell'editto di tale imperatore riguardante la presunta cacciata dei giudei dall'Urbe. Eppure l'episodio era riportato dallo storico Giuseppe Flavio, come riportato da Orosio: come avrebbe potuto Dione ignorare un simile evento, comportante l'espulsione dei giudei da Roma, di sicuro infinitamente più importante del semplice monito che Claudio aveva rivolto ai responsabili della comunità giudaica della diaspora, affinchè contenessero il loro espansionismo e le loro rivendicazioni!...Si tratta di uno stupefacente mistero che Alessio De Angelis, come tutti gli altri dello stesso 'filone' esegetico, hanno bellamente 'dimenticato' di indagare...
Posso concordare sul fatto che ho poca memoria (prometto che terrò seminari appositi, se me ne ricorderò!), in questo caso, però, la “dimenticanza” è dovuta all’impossibilità di accostare il decreto riportato da Svetonio, Orosio, Eusebio e “Atti” con i "contrasti" riportati da Cassio Dione.
Nella
Storia Romana di Dione si legge infatti:
«Egli (Claudio) non li scacciò ma ordinò loro di non tenere più riunioni, pur continuando nel loro tradizionale stile di vita» (
Hist., LX, 6, 6).
La situazione, come si può constatare, non è esattamente la stessa. In questo caso
Chrestus/Christus non è l’
impulsore istigatore di rivolte; inoltre ai Giudei viene solamente imposto di non riunirsi (della stessa opinione è anche Gianluigi Bastia,
alias Hard-Rain, come si può verificare nel suo articolo online relativo al 03/10/2009, paragrafo secondo:
http://digilander.libero.it/Hard_Rain/s ... etonio.htm).
Cita:
Un altro importantissimo aspetto, ignorato o comunque non indagato da Alessio De Angelis, riguarda la circostanza che vi furono diversi padri della chiesa (Giustino, Tertulliano, Lattanzio, etc.) che si lamentarono del fatto che i pagani 'storpiavano' l'attributo 'cristiani' in CRESTIANI. Fatto ancora più tangibile, ancora oggi in Francia i cristiani sono chiamati CRESTIANI (chrètien = chrestien = crestiani). A questo punto Alessio De Aneglis, se avesse indagato su tutto ciò, si sarebbe dovuto chiedere da quale sostantivo derivava l'attributo 'chrestiani': da CHRISTOS o da CHRESTOS?..
Non ne parlo nell’articolo perché, come sopra detto, quello pubblicato è una versione ridotta a fine divulgativo. La dicotomia
Christus/Chrestus è dovuta a un banalissimo itacismo. In questo caso, però, non è così scontata. Cresto era infatti un nome proprio molto diffuso tra gli schiavi e i liberti del I secolo d.C.
Il sostantivo
Chrestiani (leggi:
Christiani) deriva senza dubbio da
Christus (possibilmente interpretato come
Chrestus – leggi:
Christus –), posto che il sostantivo ricorra come
Chrestiani (al plurale) e non come
Chrestianus (singolare). Difatti al singolare potremmo ancora ipotizzare che il sostantivo derivi dal nome proprio
Chrestus unito al suffisso latino
anus, col significato di «adottato da Chrestus».
Cita:
Qui non c'entra nulla l''itacismo', come rivendicato dal De Angelis, in quanto Christos e Chrestos hanno significati BEN DISTINTI ('unto' e 'buono') e NESSUN erudito latino o greco avrebbe commesso un errore così plateale, come quello di 'confondere' i due sostantivi!
Non sono affatto d’accordo: l’itacismo c’entra eccome!
Nel periodo in cui scrivevano Tacito e Svetonio – fino a tutto il XVI secolo d.C. – si parlava il greco
koinè, un fenomeno linguistico che ha portato profondi mutamenti fonetici, sintattici e morfologici rispetto al più tradizionale dialetto “classico” attico. La pronuncia della lettera #951; (
eta) era polimorfica: i dittonghi #949;#953;, #8131;; le lettere #951;, #953; confluiscono nel suono “i”.
Pertanto uno scrittore erudito del I-II secolo d.C. conosceva le parole greche
khristòs e
khristianòs, ma dalla sola pronunzia non poteva risalire a una esatta scrittura del termine, rimanendo in dubbio tra il farlo derivare dal sostantivo greco
khristòs, “unto”, e
khrestòs (leggi:
kristòs), “valoroso”. Dovendo scegliere tra i due e non conoscendo l’esatta etimologia del sostantivo, capitava che gli storiografi eruditi ritenessero valida la seconda ipotesi (il sostantivo
khrestòs, “valoroso”).
Infatti ben strana poteva sembrare, agli eruditi greci e latini, ignari della cultura religiosa ebraica, l’associazione al sostantivo greco
khristòs, “unto”, meno verosimile – a loro giudizio – del sostantivo
khrestòs, “valoroso”.
Non per niente, confusioni tra
Chrestiani e
Christiani sono attestate anche in autori cristiani come Giustino, Lattanzio, Tertulliano:
«Cristiano, per quanto concerne il significato del nome, deriva da unto. E anche quando viene erroneamente pronunciato da voi come Crestiano (giacché non conoscete neppure accuratamente quel nome che tanto avversate) proviene da dolcezza e da benevolenza.» (Tertulliano,
Apologeticum, cap. III)
Cita:
"..ancora oggi in Francia i cristiani sono chiamati CRESTIANI (chrètien = chrestien = crestiani).."
La Francia è l'unico paese al mondo (fatta eccezione per le ex colonie dell'impero francese) in cui avviene tutto ciò. Sebbene sicuramente singolare, tuttavia oggi tale aspetto non dovrebbe sorprendere più di tanto, dal momento che il primo 'apostolo' a far conoscere Gesù nella Gallia di 20 secoli fa, fu Giovanni detto Marco, secondogenito di Gesù e di Mara Salomè di Magdala: la Mddalena emigrata in Gallia insieme ai figli avuti da Gesù (Giuseppe detto Barnaba e Giovanni detto Marco).
Oggi in Francia il sostantivo viene pronunziato
chrètien (con la “e”), ma nell’Impero Romano di XVIII secoli fa la pronunzia di
Chrestianus era senza dubbio
Christianus (con la “i”).
Riguardo la Maddalena in Gallia e i figli di Gesù sappiamo bene che sono mere congetture.
Cita:
E' dunque evidente che Giovanni sapeva molto bene che il padre, a quei tempi, era aggettivato con l'attributo CHRESTOS, mentre l'attributo Christos comincerà a fare la sua comparsa nella prima metà del II secolo (140-150) in sede di fondazione del culto catto-cristiano e della messa a punto della letteratura neotestamentaria, quando Giovanni era ormai morto.
Quindi secondo te
Christus deriverebbe da
Chrestus. Ipotesi intrigante. Tuttavia dobbiamo considerare che le attestazioni del sostantivo
Christus sono più antiche del sostantivo
Chrestus, quest’ultimo attestato peraltro solo tra gli scrittori romani dell’epoca, a testimonianza della loro confusione in proposito.
Cita:
L'errore che inconsciamente commette Alessio De Angelis, come del resto TUTTI gli eruditi che si sono impegnati a risolvere tale 'enigma', risiede nel fatto che ci si ostina a non voler prendere in considerazione la circostanza che l'attuale Paolo del Nuovo Testamento, è in realtà la sintesi sincretica di DUE distinti personaggi storici: vale a dire il VERO Paolo di Tarso (anche se non si chiamò Paolo e neppure era di Tarso), e Paolo/Shaul: un farabutto erodiano citato da Giuseppe Flavio in tre distinte occasioni(*). Lo stesso personaggio è citato dagli autori/e degli Atti degli Apostoli nella prima parte di tale lavoro (il farabutto che perseguitava i 'cristiani': in realtà i ribelli zeloti-MESSIANISTI, o 'zeloti-CHRISTIANI!), mentre nella seconda parte viene citato prevalentemente (ma non esclusivamente) 'Paolo di Tarso'.
Anche qui stiamo parlando di una mera congettura. A dirla tutta, anche io nel mio ultimo libro, dopo avere espresso dubbi sulla esistenza storica del Paolo neotestamentario, ho provato (anzi: provai; dal momento che quello scritto risale, in verità, a qualche anno fa, sebbene la pubblicazione sia avvenuta quest’anno) a identificare Saulo Paolo con un personaggio di nome Saulo attestato negli scritti di Giuseppe Flavio. Il parallelismo, in verità, è notevole, ma ho preferito lasciarlo a livello di mera congettura e, ad oggi, non me la sentirei di portare avanti (con forza) questa ipotesi.
Tornando al Cresto svetoniano, io vedo due ipotesi: o si tratta di uno schiavo o liberto (probabilmente) di origine giudaica; oppure con questo termine Svetonio si riferisce al
“Christus” protagonista della profezia (di cui ci parla anche Giuseppe Flavio) secondo cui un uomo, di origine semi-divina, si sarebbe posto alla guida del popolo di Israele per scacciare dalla Palestina l’invasore (il
Kittim) romano.
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Ad maiora
Alessio De Angelis, alias Beli El