(quinta parte) La dottrina cristologica di San Leone Magno. L'intervento di Papa leone al Concilio di calcedonia ha un valore e segna un passo decisivo nel campo del dogma cristologico. Nella lettera a Flaviano letta nellla terza sessione del Concilio, il Papa esponeva con completezza e profondità di dottrina, con estrema precisione di termini e con eleganza di stile il pensiero tradizionale riguardo all'Incarnazione, contro le due opposte aberrazioni del nestorianesimo e del monofisismo. Con questa lettera pertanto la cristologia raggiungeva la sua ossatura, specialmente per quella definitiva formulazione del dogma di Cristo, nel quale si esprimeva la massima penetrazione della ragione umana nel suo mistero. vediamo i punti salienti di questa dottrina. Contro Eutiche e Nestorio: Anzitutto contro Eutiche che va dicendo: "Confesso che il Signore era di di due nature prima dell'unione; dopo l'unione invece confesso una sola natura." Papa leone protesta e condanna dicendo: "M i meraviglio che una formula così assurda e così perversa non sia stata riprovata nel pseudo Concilio di Efeso, da alcuna protesta dei giudici..., mentre è egualmente empio asserire nel Figlio Unigenito di Dio due nature prima dell'Incarnazione come ammettere in lui una sola natura dopo l'Incarnzione." Ma contro Nestorio che va all'eccesso contrario, fino a porre una duplicità di persone in Cristo, San Leone Magno insegna: " In forza di questa unità di persona da ammettersi nelle due nature si legge che il Figliuolo dell'uomo è disceso dal cielo, quando il Figlio di Dio assunse la carne dalla Vergine, da cui è nato. E ancora si dice che il Figlio di Dioè stato crocifisso e sepolto, mentre egli ha sofferto queste cose non nella Divinità stessa, per lòa quale l'Unigenito è coeternoe consostanziale al Padre, ma nella sua debole natura umana. Sicché tutti professiamo nel Simbolo che l'Unigenito Figlio di Dio è stato crocifisso e seppellito. Precisazione del credo cattolico. Leone espone la dottrina cristologica in modo completo e chiaro in questa lettera che non temo di considerare la più alta a livello spiirituale della storia della chiesa cattolica, e che fa definitivamente chiarezzza sulla vera figura e antura di Gesù Cristo. A mio avviso, questa lettera è un vero capolavoro dogmatico. Eccola: " Lo stesso Eterno Unigenito dell'Eterno Genitore è nato di Spirito Santo e da Maria Vergine. Questa nascita temporale niente toglie e niente aggiunge alla nascita divina ed eterna, ma tutta la sua ragione d'essere fu la salvezza dell'uomo che era stato ingannato... non avremmo infatti potuto superare l'autore del peccato e della morte se non avesse assunta e fatta sua la nostra natura Colui che né il peccato potè contaminare, né la morte tenere in suo dominio. Poiché fu concepito di Spirito Santo nel seno di una madre vergine, che lo diede alla luce senza lesione della sua verginità, come senza lesione della verginità lo concepì...Ma di questa generazione singolarmente mirabile e mirabilmente singolare non bisogna affatto ritenere che la novità comprometta la proprietà. Lo Spirito santo diede fecondità alla vergine, ma la verità del corpo generato in tal modo miracoloso risulta garantita dal fatto che esso fu tratto dal corpo di Lei." E ancora: "...L'una e l'altra natura conserva senza minorazione la sua proprietà" e tuttavia "uno e il medesimo è veramente Figlio di dioe Figlio dell'uomo". Ossia: due nature, con due serie di proprietà e di operazioni, che però si attribuiscono all'unica persona del Verbo fattosi uomo. Più ampiamente Leone illustra questa verità dicendo: " Rimanendo dunque salve e confluenti in una sola persona la proprietà dell'una e dell'altra natura o sostanza, è stata assunta l'umiltà dalla maestà, la debolezza dalla forza, la mortalità dall'eternità; e, onde saldare il debito della nostra condizione, una natura inviolabile si è unita a una natura passibile: affinché, come si addiceva alla nostra restaurazione, un solo e identico Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, per un verso potesse morire, per l'altro fossse incapace di morire. In un'integra dunque e perfetta natura di vero uomo è nato un Dio vero, perfetto nelle sue come nelle nostre prerogative. Entra dunque in questo infimo mondo il Figlio di Dio scendendo dalla sede celeste, ma senza recedere dalla gloria del Padre, generato secondo un ordine nuovo ed una nuova nascita. " Secondo un ordine nuovo: giacché invisibile divenne visibile; incontenibile volle essere contenuto; eterno cominciò a esistere nekl tempo; Signore dell'Universo assunse la forma di servo avvolgendo nell'ombra la sua immensa maestà; Dio impassibile non disdegnò di essere uomo passibile, ed immortale di soggiacere alle leggi della morte. secondo una nuova nascita; giacché uina verginità inviolata non conobbe concupiscenza e fornì la materia della Sua carne. Fu assunta dalla Madre del Signore la natura (umana)non la colpa; né, perché mirabile è la sua nascita, in Gesù Cristo Signore, nato dal seno della vergine, c'è una natura diversa dalla nostra. Colui che è vero Dio è anche vero uomo, e in questa unità non vi è alcuna menzogna, ma al contrario coesistono l'umiltà dell'uomo e la grandezza di Dio. Come appunto Dio non subisce mutazioni al contato con la miseria umana, così l'uomo non rimane asorbito dalla maestà divina. Ciascuna delle due forme compie le operazioni che le sono proprie in comunione con l'altra: compiendo il Verbo ciò che è proprio del Verbo ed eseguendo la carne ciò che è proprio alla carne. L'uno rifulge per i miracoli, l'altra soccombe alle ingiurie. E come il Verbo non recede dall'eguaglianza della gloria paterna, così la carne non abbandona la natura del genere nostro. I punti salienti. I punti salienti della dottrina di Papa leone I Magno, sono dunque a) L'unicità di soggetto in Cristo, unica persona del Verbo che assume non un altro individuo, ma semplicemente laa natura umana; b)la sussistenza però in quest'unico soggetto di due nature, la divina e l'umana, reali, sistinte, inconfuse, integre anche dopo l'unione; c)ognuna di queste nature è dotata di delle proprie facoltà (ossia intelligenza e volontà), perfezioni e capacità operative, ma entrambe operano in comunione reciproca, nè una è mai indipendente dall'altra; d)a ragione di questo dualismo sussistenti però in un unico soggetto, si possono attribuire a questo leoperazioni proprie dell'una e dell'altra natura, secondo quella consuetudine bibblico-tradizionale di linguafggio che si suole denominare "comunicazione degli idiomi", sicchè si possono attribuire a Dio, in cristo, operazioni proprie dell'uomo (p.es. che è nato da Maria Vergin, che ha patito, è morto, è risorto), e all'uomo operazioni proprie a Dio, (p.es. che il figlio di Maria, è il creatore del mondo, è eterno, consostanziale al Padre, ecc.) Poiché infatti è unica la Persona sussistente in due nature,, ad essa si può attribuire ciò che è proprio delle due nature, ma non a una natura ciò che è proprio dell'altra, (p.es. non si può dire cghe la Divinità è morta, o che l'umanità sussiste eternamente, consostanziale al Padre). Questa diceva leone era la dottrina della Chiesa Romana, che bisognava non discutere, ma ccogliere, perché era la dottrina della Sede di Pietro. E in realtà, appena finita la lettura della Lettera, tutti i presenti al Concilio gridarono unanimi: " Questa è al fede dei Padri, questa è la fede degli Apostoli. Tutti crediamo così, gli ortodossicredono così. sia scomunicato chi non crede così. Pietro così ha parlato pèer bocca di Leone. La definizion di Calcedonia. In conformità alla lettre si San Leone Magno, che tutti trovaono conforme coi Simboli Niceno e Costantinopoliano, fu redatta dalla quinta sessione del Concilio su richiesta dei rappresentanti di Marciano e del senato, una nuova formula di fede, che conteneva un prologo, il Simbolo niceno, Il Simbolo Costantinopoliano e la solenne condanna dell'errore eutichiano. La formula, approvata dai Padri con unanime consenso, sbarazzava definitivamente il terreno dalle deviazioni dogmatiche, e senza sconfessare il lavoro e lòe formulazioni dei precedenti Concili segnava una grande conquista nella chiarificazione dei concetti e nella precisazione dei termini, affermando inequivocabilmente l'unica Persona e le due distinte nature di Cristo. essa dice: La formula conciliare: " Il Santo, grande e universale Sinodo condanna quelli che fantasticano di due nature del signore prima dell'unione, e ne immaginano una dopo l'unione. Noi dunque, sulle orme dei Santi Padri, insegnamo in pieno accordo a confessare un solo e medesimo Figlio e Signore nostro gesù Cristo; il medesimo perfetto nela divinità e perfetto nell'umanità, Dio vero e uomo vero0, fatta di anima razionale e di corpo, consostanziale al Padre secondo la divinità, consostanziale a noi secondo l'umanità, simile a noi in tutto fuorché nel peccato: generato dal Pdre prima dei secoli secondo la divinità, da Maria Vergine genitrice di Dio, secondo l'umanità, negli ultimi tempi, per noi e per la nostra salvezza; un solo e medesimo Cristo, Figlio, Signore Unigenito, da riconoscersi in due nature senza confusione, senza mutazione, senza separazione, in nessun modo tolata la differenza delle nature per ragione dell'unione, e anzi salva la proprietà dell'una e dell'altra natura concorrenti in una sola persona e sussistenza. non in due persone scisse e diviso, ma un solo e medesimo Figlio e Unigenito di Dio Verbo, Signore gesù Cristo. L'intervento di leone era stato decisivo. La sua dottrina che era la dottrina della Chiesa Romana, aveva trionfato. In lui parlava veramente Pietro e dava ancora una volta la grande testimonianza di cesarea di filippo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente!
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