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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 06/07/2015, 11:17 
inutile, vi mancano proprio le basi. Ed è impossibile poter fare una qualunque discussione con voi che non sia a livello di discussioni da bar mentre si gioca a scopone.

Non padroneggiate NEMMENO la terminologia in lingua ITALIANA e lo dimostra chiaramente una frase come questa: "Dio non significa un bel niente". Voi aveste mai preso un libro in mano sapreste che significa qualcosa.

Nemmeno riuscite a ragionare, da quanto siete prevenuti:
il termine italiano "dio" è altro dal Concetto di "dio", molto semplicemente perché nel significato del termine non si esauriscono tutti gli aspetti del CONCETTO di Dio, che, oltretutto , varia da religione a religione mentre il termine resta il medesimo.
E lo stesso vale per ogni lingua.

vedo che non ci arrivate, ma tant'è.

elohim è, sul piano SEMANTICO, l'esatto equivalente del TERMINE italiano "dio". Che il CONCETTO del Dio cristiano e quello del Dio ebraico siano poi diversi non cambia NULLA a quella che è la semantica.
Altra cosa è il modo in cui il TERMINE per "dio" viene concettualizzato nelle varie culture e religioni, o anche singole persone, ed è tema della linguistica cognitiva e della storia delle religioni. Non è comunque roba per economisti.


siete l'esempio di quanto Umberto Eco abbia pienamente ragione. Studiate, e non parlate di cose che ignorate del tutto perché fate veramente ridere.


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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 06/07/2015, 11:31 
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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 06/07/2015, 11:34 
zakmck ha scritto:
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lo dico anch'io


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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 06/07/2015, 14:04 
Elohim non significa dio nella bibbia questo è quanto;e lo si deduce perfettamente dal testo stesso senza necessità di trovare un termine specifico per tradurre quella parola.

Puoi fare tutti i salti mortali che vuoi per affermare il contrario ma negare l'evidenza è difficile.



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 06/07/2015, 15:52 
Infatti ho anche portato dei passi che lo evidenziano come quello dove Elyon parla all' assemblea degli Elohim affermando chiaramente che sono mortali quanto l' Uomo,

caratteristica che comunque si rigiri la frittata non può appartenere al CONCETTO di Dio di NESSUNA religione in quanto gli dei, tutti, come loro prima caratteristica sono IMMORTALI
(tanto da poter essere identificati chiamandoli semplicemente così senza usare il termine Dio, come facevano notoriamente i greci col termine a-thanatoi)


Ma cecca non ha risposto per cercare di far rientrare tutti i passi che ho citato

che dimostrano la natura di soggetti plurali e distinti, oltre che mortali, degli Elohim dove vi sono superiori che ordinano e subordinati, uno per ogni popolo,

nella interpretazione teologica Elohim=Dio Unico.


Posso solo prendere atto che non è in grado.


Del resto basta LEGGERE IL TESTO così come è senza interpretarlo o tradurre i termini in oggetto in alcun modo perchè l' evidenza balzi agli occhi nella sua semplicità.

Ergo chiunque con i suoi sterminati fiumi di inchiostro di cecchiana memoria arzigogolando traduzioni et interpretazioni ne stravolge il significato è ipso facto in errore
mentre chi lo rileva per quello che è e parte da questo rimanendo fedeli al testo per il proprio percorso di ricerca è degno della massima attenzione.


Il resto sono solo tentativi da parte di chi ha una posizione da mantenere e quindi l' interesse personale, in conflitto con la neutralità della ricerca, che tutto resti così come è di mantenerlo tale.


Un' altro appunto: continui a invocare il principio di auctoritas che come ogni liceale sa è stato destituito di fondamento già dai nostri avi del Rinascimento. Insomma usi un' arma spuntata.

Per giunta lo fai ovviamente senza alcun risultato in un ambiente a dir poco ostile allo status quo come questo.
Se non è masochismo questo non so come definirlo.
Probabilmente in questo momento starai stringendo il cilicio per punirti di non essere stato in grado di convertire gli eretici. [:302]


A questo discorso appartiene il tuo continuo ricorrere al sottolineare i titoli altrui, come hai fatto l' ultima volta con Atlanticus, parlando se un laureato d' economia potesse avere un' opinione fondata solo sull' economia ed essere ignavo su tutto il resto.

Seguendo il tuo metodo tu non dovresti avere un' opinione in merito all' economia
(anzi come esperto di una lingua morta come l' assiro dovresti essere un marziano appena sbarcato sulla Terra per tutto ciò che è successo dopo la fondazione della città di Roma).
Eppure sono pronto a scommettere oro contro titoli greci che sei un grande sostenitore dell' euro, dell' austerity e di tutte le cavolate neoliberiste che hanno distrutto il Primo Mondo.

E se stai già meditando di rispondere che ci sono persone più esperte di un semplice laureato che le sostengono,
ti ricordo, visto che i media da voi tanto tenuti cari non lo ricordano mai,
che i più esperti di tutti, come i Premi Nobel per l' Economia, sono dalla nostra parte.

Stiglitz e Krugman si sono schierati pure col NO nel referendum greco.


In questo modo rispondo dunque a questa ultima perla:

cecca ha scritto:
siete l'esempio di quanto Umberto Eco abbia pienamente ragione. Studiate, e non parlate di cose che ignorate del tutto perché fate veramente ridere.


Con questa frase Eco ha fatto una figura di m... colossale visto che "gli idioti di internet" non fanno altro che condividere i pareri di questi Premi Nobel.

E tu hai seguito la scia...



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 06/07/2015, 21:23 
Beh considera che anche i Theoi Greci morivano, perfino Zeus è stato SEPPELLITO a creta :)

Erano gli stessi "INDIVIDUI" che svolgevano le stesse attività e che ogni popolo chiamava a modo suo ma questo modo di chiamarli aveva lo stesso significato: GUARDIANI\VIGILANTI solo di Elohim non si sa cosa voglia dire ma se si fa 2+2 e ci si rende ocnto che questi ELOHIM erano la controparte mediorientale di quella greca od egizia si fa presto ad ipotizzarne il significato. MA lo ripeto, il significato specifico è assolutamente ininfluente, si capisce cosa sono da ciò che fanno.



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 06/07/2015, 22:06 
MaxpoweR ha scritto:
Beh considera che anche i Theoi Greci morivano, perfino Zeus è stato SEPPELLITO a creta :)
.


Chissà yahweh dove è stato seppellito... e attenzione! Non trascuriamo la possibilità che ci siano stati anche più yahweh nella storia. Mi sembra di ricordare un passo del libro di enoch che cita la presenza di più yahweh.

E questo supporterebbe l'idea di yahweh come nome funzionale più che un nome proprio.



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 07/07/2015, 08:36 
Atlanticus81 ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
Beh considera che anche i Theoi Greci morivano, perfino Zeus è stato SEPPELLITO a creta :)
.


Chissà yahweh dove è stato seppellito... e attenzione! Non trascuriamo la possibilità che ci siano stati anche più yahweh nella storia. Mi sembra di ricordare un passo del libro di enoch che cita la presenza di più yahweh.

E questo supporterebbe l'idea di yahweh come nome funzionale più che un nome proprio.


Naturalmente mi riferivo al concetto teorico di Dio, che richiede l' immortalità dell' essere in oggetto, non a coloro che di volta in volta sono stati oggetto di adorazione come dei e che tali ovviamente non erano. [;)]



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 07/07/2015, 09:33 
SUL YAHWEH PRE ESODO

Quando si parla della figura di Yahweh ogni risorsa comunemente disponibile é strettamente legata alla tradizione biblica o, nei rari casi più antichi, alle manifestazioni del culto yahwista di poco precedente l’ epoca comunemente accettata per l’ origine dei libri biblici. Pur se i racconti della bibbia, in particolar modo l’ Esodo, si riferiscono a tempi di molto precedenti la redazione dei libri, e quindi si colloca il personaggio Yahweh in quei tempi, per trovare traccia scritta del nome di Yahweh in una lingua standardizzata bisognerà aspettare il VII secolo a.C. e stranamente il nome é scritto non in elamita o aramaico ma in assiro.

Per intenderci, l’ Esodo che é stato collocato dai vari autori tra il XV e il XIII secolo a.C., ci presenta l’ esordio del nome di Yahweh, ma il libro che tratta di quest’ esodo é stato scritto circa 7 secoli dopo, dunque la testimonianza scritta del nome e della figura di Yahweh é relativamente recente rispetto a tutto l’ arco storico biblico.

Ciò rende difficile inquadrare la figura di Yahweh nel contesto della fase iniziale della storia del popolo di Israele, poichè nei secoli in cui si sarebbe verificato l’ esodo non ci sono testimonianze scritte riguardanti Yahweh stesso.

Se il personaggio Yahweh viene messo in relazione alle divinità semitiche dell’ ovest i cui nomi compaiono spesso nelle iscrizioni canaanite, aramee, babilonesi ed ebree (per esempio Ya, Yami, Yauwilum, Yaw) é possibile che si tratti di una delle divinità canaanite minori presenti in tavole cuneiformi ritrovate a Taanach e risalenti sicuramente a prima del XX secolo a.C.; eppure non esistono prove conclusive e definitive di testimonianze di scrittura cuneiforme del nome Yahweh prima dell’ VIII secolo a.C.

Tuttavia sembra che Yahweh sia stato una delle divinità del deserto adorate dai Keniti prima di essere incontrato da Mosè nel periodo dell’ Esodo. Ciò ci giunge da un documento nel ‘regno del nord’ nel libro dell’ Esodo, e dalle tradizioni sacerdotali successive.

D’ altra parte nella narrativa giudaica si afferma che il personaggio Yahweh fosse conosciuto agli antenati di Israele sin dai tempi di Enoch. Si noti comunque che si tratta, come già detto, di una letteratura ‘postuma’. Le narrative di questo genere non spiegano come mai i regni del nord, non immersi nel Yahwismo fino al periodo dell’ Esodo, dovessero far risalire l’ origine del culto Sinaitico proprio a Yahweh.

Se in fin dei conti, nel periodo risalente a circa il II millennio, i regni del nord di Israele non avevano un culto di Yahweh paragonabile a quello che aveva Mosè nel XV secolo, perchè questi stessi popoli fanno risalire a Yahweh il culto del Sinai? Una analisi di questa problematica viene affrontata dal professor H. Rowley il quale afferma che furono solo le tribù che condivisero l’ esodo con Mosè ad affermare e condividere il culto yahwista, ma nemmeno lui stabilisce un perchè.

Ad ogni modo le narrative canaanite e giudaiche ci presentano la figura adorata nel culto yahwista come una figura profondamente diversa, per esempio, da quella di Osiride in Egitto o Tammuz e Marduk a Babilonia, o ancora Aleyan-Baal a Canaan. Fu solo quando la Palestina divenne ufficialmente la ‘terra di Yahweh’ che le tradizioni ebree e canaanite vengono assimilate come a formare il risultato di un miscelamento di tradizioni paragonabile a quello che si ha tra invasori e indigeni. Nell’ invasione ebraica nelle terre canaanite, gli ebrei impararono da loro le tradizioni agroculturali e ‘tecnologiche’ integrando la tradizione canaanita con la propria dottrina religiosa spirituale.

Questo interscambio di culture e tradizioni produce l’ avvento di un culto sinaitico marcatamente rivolto a tradizioni di fertilità, creando una sorta di parallelo con le altre figure divine presenti in Mesopotamia.

Ma quanto possiamo fidarci delle testimonianze del I millennio a.C. che descrivono il culto di Yahweh già in periodi risalenti al II millennio o ancora precedenti? Una traccia dell’ origine di Yahweh a mio avviso è rimasta in alcune frasi riportate nell’ Esodo.

La frase che Yahweh pronuncia a Mosè: “Ad Abramo e Isacco mi presentai come El Shaddai […] ma il mio nome Jahwe loro non conobbero” ci riporta alla mente che la figura di El Shaddai era un ‘dio delle Montagne’ e del deserto, coerentemente con quanto tramandato dai regni del nord di Israele che lo propongono come divinità presso i Keniti. Questa tribù era provveniente dall’ asia minore e viene descritta come ‘gente abile nella lavorazione dei metalli’.

Se si ritiene veritiera questa identificazione dei Keniti, la presenza di Yahweh (sotto altro nome) nella loro tradizione precedente l’ epoca di Jethro e Abramo può permetterci di ipotizzare che il culto di questo ‘proto-Yahweh’ venisse dalle regioni mediorientali più a est, quasi ai limiti dell’ Anatolia.

Questa serie di considerazioni e testimonianze provvenienti dalla tradizione si ricollegano ai concetti espressi nell’ articolo riguardante la ‘Nascita di Jahweh’ (consultabile QUI), in particolar modo rafforzando quanto in quell’ articolo detto sulle figure di Ish.Kur ed Enlil.

http://gizidda.altervista.org/religioni ... ahweh.html



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 08/07/2015, 00:18 
Un articolo che ho postato altrove ma che spero mi sia concesso di presentare anche qui poiché in un paragrafo parla ancora una volta delle origini di Yahweh accompagnato dalla sua consorte Astarte o Asherah o come la volete chiamare...

Sumeri, Assiri, Babilonesi, Egizi, Ebrei: un solo Impero

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A proposito di testi particolari, ci piace segnalare l’interessante opera di Messod e Roger Sabbah: "I Segreti dell'Esodo". L'approfondimento è d'obbligo, pena capirci poco... L'oggetto della diatriba, riguarda le vicende della fuga ebraica dell'Egitto.

Nulla di nuovo, in apparenza, ma… avete mai associato Abramo ad Akhenaton, Smenkhara a Ismaele o Sara a Nefertiti? Un giochino simpatico che passa perfino dal binomio Horemeb-Aronne e da quello Ramose I-Mosè. Nel calderone tante informazioni attinte indifferentemente tra la Bibbia Aramaica e quella Ebraica, passando per il geroglifico pre e post amarniano. Naturalmente non mancano certezze e contraddizioni, ma è da leggere e rileggere....

Il popolo ebraico, guidato da Mosè, non era composto da schiavi di un'antica tribù in prigionia, bensì da membri di una casta sacerdotale costituitasi con il faraone monoteista Akhenaton.

Con la controrivoluzione religiosa che ripristinò il politeismo nell'antico Egitto, i seguaci di Akhenaton furono costretti ad abbandonare la terra d'origine. Da qui il mito dell'Esodo biblico. Gli autori sono giunti a questa conclusione dopo uno studio ventennale. Rileggendo l'Antico Testamento in aramaico, accompagnati dall'esegesi biblica di Rachi (XI sec.) e con un paziente lavoro di comparazione, Roger e Messod Sabbah hanno scoperto similitudini sorprendenti tra geroglifici e alfabeto ebraico, tra Genesi e cosmologia egiziana.

L'origine del Dio biblico

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Da Wikipedia l'enciclopedia libera

El biblico: il tetragramma biblico rappresentante il nome impronunciabile del Dio della Bibbia. Nella Tanakh ebraica, El è uno dei nomi coi quali viene citato il dio biblico Yahweh.

Ipotesi sull'origine del dio biblico

I legami tra il dio semitico El ed il dio dell'Antico Testamento sono numerosi, a partire dalla raffigurazione stessa che, malgrado la riottosità dell'Ebraismo a rappresentare l'Essere Supremo, si dà di Dio, il quale appare ancora una volta immaginato come un vecchio seduto sul trono e con corna spuntanti dal capo.

Il fatto poi che l'El di Ugarit avesse un figlio di nome Yam ha indotto qualche studioso[5] a ipotizzare una affinità tra il figlio dell'El ugaritico e lo Yahvè ebraico: attestazione forse di una situazione politeistica ebraica in età pre-monarchica e monarchica, evolutasi poi in monoteismo.

Secondo alcune ipotesi popolazioni semitiche provenienti dalla Siria e residenti in Egitto durante il II millennio a.C., identificarono forse El col Dio unico Aton, sotto il regno del faraone Akhenaton. Allo stesso modo per cui Aton era considerato il creatore e generatore di tutti gli altri dèi del pantheon egiziano, così El sarebbe stato considerato il creatore degli dèi minori cananei cioè gli Elohim. Si addita come prova di questa identificazione il Salmo biblico numero 104 che ricorda l'Inno ad Aton scritto dal faraone Akhenaton, scritto solo su una tavoletta di argilla nel sito archeologico di Tell-el-Amarna, rimasta sepolta e ignorata sin dal tempo di quel faraone.

Questa prima identificazione avrebbe favorito la diffusione del suo culto tra i seguaci di Aton dopo la restaurazione religiosa e in questo modo si potrebbe forse spiegare una genesi del Dio di Mosè da Aton. Per quanto riguarda il fatto che El sarebbe il padre di altri dei, gli Elohim, divinità minori maschili citati spesso nella Bibbia, occorre però tener presente che l'uso di un simile plurale sarebbe né più né meno che una forma di "pluralis maiestatis", allo stesso modo per cui, per riferirsi alla divinità siro-palestinese di Baal (Signore, Padrone), si usava il plurale di rispetto "Ba‘alim", o per Astarte si parlava di "Astarti" (Giudici 10:6).


Secondo alcuni, il vocabolo Israele potrebbe essere la trascrizione fonetica, nell'alfabeto dei geroglifici, degli dèi egizi e siriani Iside (IS), Ra (RA) e El (EL). Alla luce del fatto che, durante il regno del faraone Ramses II, i battaglioni dell'esercito egiziano si chiamavano coi nomi di dei, a qualcuno piace credere che la nazione d'Israele possa essere il risultato della defezione di tre battaglioni dell'esercito egiziano di stanza nel Sinai con a capo un generale di nome Mosè (nome che, in effetti, non è escluso possa appartenere all'universo onomastico egiziano).

Successivamente la spiegazione del nome Israele avrebbe perduto le sue origini egizie e, per assonanza, avrebbe preso il significato dall'ebraico ISRA: colui che combatte, per significare ISRA-EL colui che combatte con Dio, e allo scopo venne fondato il mito di Giacobbe che combatte per un'intera notte con l'angelo di Dio. Occorre però sottolineare la totale impossibilità di argomentare scientificamente detta ipotesi.

Nell'ambito di un tentativo di unificazione della Palestina, fatto dal Re Giosia nel VII secolo a.C., si sarebbe identificato El, Dio creatore di Israele, con Dio, il Signore degli eserciti, Dio nazionale di Giuda. A tal fine altre ipotesi affermano che sarebbe stato scritto un libro di propaganda religiosa che unificava le genealogie delle tribù d'Israele e che in seguito sarebbe diventato la sacra Bibbia. Tutto ciò appartiene al campo delle pure ipotesi, mentre è più difficilmente contestabile il fatto che El e Yahweh abbiano caratteristiche assai diverse fra loro, pur rappresentando entrambi il Dio padre creatore, unico e onnipotente.

Secondo altre ipotesi invece El sarebbe legato agli aspetti mistici dell'Ebraismo, al profetismo e alla Cabala, tipiche tutte di una società ancora fortemente legata al nomadismo d'origine, mentre Yahweh sarebbe legato all'osservanza della Legge divina, al patto con Dio e alla circoncisione, allo studio della Torah e, quindi, a una concezione religiosa tipica dei modelli societari caratterizzati da sedentarismo.

La medesima radice <'-l-h>, da cui deriva il nome El, origina in arabo il termine Allah (articolo determinativo "al" + '-l-h), il Dio unico dei musulmani, e ilāh (divinità generica).

Tutankamon custode dell'Esodo Anunnaki

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Un segreto da nascondere

Lo scrittore statunitense Arnold C. Brackman, nel suo libro “The search for the gold of Tutankhamon” (1976), si diceva convinto che all’epoca dell’apertura della tomba l’unico reperto archeologico che avrebbe potuto costituire un “grave scandalo politico e religioso” fossero dei documenti storici risalenti all’epoca di Tutankhamon.

Brackman suggeriva che grazie ad essi sarebbe stato possibile dimostrare in maniera inequivocabile la stretta relazione tra il primo faraone monoteista della storia, “l’eretico” Akhenaton (probabile padre di Tutankhamon) e Mosè [38], il legislatore israelita che secondo la tradizione dell’Antico Testamento “condusse il popolo d’Israele fuori dall’Egitto”

A conferma di tale ipotesi troviamo una importante testimonianza di Lee Keedick, che lo scrittore Thomas Hoving ha riportato testualmente in un suo volume del 1978, “Tutankhamon-the untold story”.

Keedick ha raccontato di aver assistito ad una animata discussione tra H. Carter e un alto funzionario inglese, avvenuta nel 1924 all’ambasciata britannica del Cairo [38]. Durante l’acceso scontro Carter minacciò di rivelare pubblicamente “lo scottante contenuto dei documenti che aveva trovato nella tomba”, documenti che – stando a quanto lo stesso Carter affermava – “raccontavano il vero e scandaloso resoconto dell’esodo degli Ebrei dall’Egitto” [1]. Tuttavia, pare che al termine della discussione Carter abbia trovato un accordo vantaggioso per tacere, e di fatto, da allora, dei papiri non si è più saputo nulla.

La strana storia di Israele

Pur non potendo disporre dei preziosi documenti, la maggior parte degli storici è giunta ormai ad un passo dalla soluzione del mistero che circonda sia il periodo storico di Tutankhamon (presunto figlio del faraone eretico) sia la nascita del popolo ebraico. Tali conclusioni confermano le voci che già trapelarono al tempo, quando lo stesso Carter ammise davanti ad alcuni testimoni, durante una animata discussione, che il segreto da nascondere riguardava la vera storia d’Israele.

I più recenti studi condotti in materia dimostrano infatti che con ogni probabilità il popolo d’Israele trae origine dal processo di mescolanza razziale avvenuto tra le tribù semite Hyksos e le altre minoranze etniche che seguirono il faraone eretico Akhenaton con la sua casta sacerdotale Yahùd [20].

Peraltro, è sin dai tempi dell’occupazione napoleonica dell’Egitto, che l’erudito Jean-François Champollion suggerì l’esistenza di uno stretto legame del vecchio testamento con il periodo egiziano di El Amarna e il suo faraone monoteista. Si tratta quindi di una ipotesi già largamente condivisa in passato da illustri egittologi, e confermata persino da Sigmund Freud.

Il padre della psicoanalisi, che era ebreo, aveva studiato a fondo i testi sacri alla ricerca delle vere origini del popolo israelita [21], e al termine delle sue ricerche aveva scritto: “Vorrei arrischiare una conclusione: se Mosè fu egizio, e se egli trasmise agli ebrei la propria religione, questa fu la religione di Akhenaton, la religione di Aton”.

Altri insigni ricercatori di origine ebraica, come ad esempio Messod e Roger Sabbah (“I segreti dell’esodo”), sono arrivati alle stesse conclusioni sull’origine del popolo ebraico.

Le nuove scoperte archeologiche hanno quindi costretto i ricercatori a rivedere drasticamente le proprie posizioni.

Akhenaton e la negletta storia del suo popolo

Il nord dell’Egitto fu invaso dagli Shasu -Hyksos intorno al XVII sec. a.C., e i loro re si insediarono come legittimi faraoni egizi per ben due dinastie, la XV e la XVI. Gli Hyksos erano un popolo semita culturalmente molto avanzato, che disponeva di tecnologie belliche d’avanguardia, come i poderosi carri da guerra mesopotamici (bighe, cavalleria pesante, elmi e corazze), a cui dovettero certamente il loro rapido successo militare.

Alla fine però i re Hyksos vennero sconfitti e cacciati definitivamente oltre il delta del Nilo, mentre parte del loro popolo venne catturata e costretta a rimanere in condizioni di schiavitù. I profughi Hyksos passarono così dallo status di dominatori a quello di prigionieri, e la loro permanenza in Egitto si estese per circa 400 anni: lo stesso periodo di tempo indicato dalla bibbia come “cattività egizia degli ebrei”.

Con l’avvento del faraone eretico Amenofi IV (rinominatosi Akhenaton), la minoranza Hyksos si convertì al culto monoteista di Aton, seguendo la sorte del suo breve regno. Cosa accadde dopo la caduta di Akhenaton ancora oggi non è chiaro, poiché i regnanti che gli succedettero ne cancellarono ogni traccia dalla storia. L’esodo biblico appare quindi inequivocabilmente connesso alle vicende del faraone eretico Akhenaton (le uniche idonee a garantirne un fondamento storico), il quale instaurò una nuova fede monoteista dedita al culto dell’ineffabile Dio Aton.

Ad esso Akhenaton dedicò la costruzione di una città intera, Akhet.aton (poi Tell el Amarna), il luogo dove radunò il suo nuovo popolo attorno al culto del sole. Molto si è discusso e scritto sull’eresia di Aton, un monoteismo in realtà molto atipico che racchiudeva in sé, senza rinnegarlo, il complesso politeismo egizio. Molti studiosi preferiscono quindi utilizzare il termine di “enoteismo”, spiegando che Aton non sarebbe stato l’unica divinità, ma bensì il dio supremo la cui venerazione avrebbe potuto sostituire tutte le altre in quanto derivanti da esso.

Tra i convertiti a tale forma di monoteismo vi furono anche altre minoranze etniche allora presenti in Egitto, che una volta riunite nel culto di Aton diedero luogo alla nascita di un popolo cosmopolita e multirazziale, in cui i membri di origine semita costituivano la maggioranza. All’interno di questa nuova nazione vi erano anche razze tipicamente africane, come quella dei Falashà etiopi che ancora oggi rivendicano la propria origine ebraica. Questi ultimi tuttavia, una volta cessato il regno di Akhenaton sull’Egitto, tornarono nella regione africana di appartenenza (l’Etiopia), separando così il proprio destino da quello degli altri profughi eretici.

I due esodi quindi – quello storico del faraone monoteista Akhenaton da una parte, e quello biblico di Mosè dall’altra – si verificarono esattamente nello stesso periodo storico, al punto che le due vicende narrative risultano fra loro perfettamente sovrapponibili. La stessa Bibbia inoltre ci informa che Mosè crebbe come un principe alla corte dei faraoni, dopo essere stato trovato in una cesta che galleggiava lungo il Nilo. Un episodio fiabesco che ha l’inconfondibile sapore di una invenzione letteraria volta a giustificare la presenza del proprio patriarca nella casa del faraone. Sembra quindi evidente che gli scribi dell’Antico Testamento vollero celare la vera origine di Mosè e del suo popolo ai loro stessi posteri.

L’indagine di Messod e Roger Sabbah

Ciò che sembra ormai certo, in ogni caso, è la corrispondenza tra l’esodo multi-etnico avvenuto ad El Amarna, al termine del regno di Akhenaton in Egitto, e quello descritto dalla Bibbia con la figura di Mosè.

Tra le numerose prove raccolte in tal senso nel corso degli anni, ve ne sono alcune particolarmente significative, come ad esempio il Salmo 104 dell’Antico Testamento: secondo l’interpretazione più diffusa fra gli studiosi laici, il Salmo non è altro che una rielaborazione “del Grande inno ad Aton”, un testo fatto redigere dal faraone eretico in persona (il Grande inno ad Aton è stato rinvenuto nella tomba del faraone Ay ad Akhet-Aton/ Tell el Amarna).

Secondo l’autorevole interpretazione di Messod e Roger Sabbah, inoltre, il termine ebraico “adonai”, utilizzato per intendere “signore mio”, tradotto nel linguaggio dei geroglifici egizi corrisponde alla parola Aton, mentre una parte degli studiosi la traduce in adon-ay, ovvero, signore “Ay”, il nome del primo successore di Akhenaton.

Anche la controversa origine della preghiera cristiana del Pater Noster (“Padre nostro che sei nei cieli…”), nonostante quanto lasciato intendere dalla Chiesa Cattolica, sembra essere, secondo alcuni studiosi (34), un inno religioso che risale all’antico Egitto, e precisamente al periodo in cui vigeva il culto del Dio-sole (da cui sarebbero nati termini come “l’altissimo” o “il signore dei cieli”).

Un secolo fa Albert Churchward, studioso esperto di mitologia, affermava: “I Vangeli canonici possono essere considerati come una raccolta di detti prelevati dai miti e dalla escatologia degli Egizi”. Assai più recentemente i co-autori de “I segreti dell’esodo”, Messod e Roger Sabbah, sono arrivati a sostenere la stessa tesi partendo dall’esame rigoroso delle fonti più antiche a disposizione, come alcuni testi sacri scritti in aramaico.

In tal modo hanno evitato di consultare testi già tradotti o deformati da interpretazioni precedenti, recuperando il prezioso significato originale. (E’ bene sapere infatti che l’aramaico non usava le vocali, e tradurlo significa sempre in qualche modo interpretarlo a propria discrezione.

Gli autori in questione hanno eseguito un rigoroso e approfondito lavoro esegetico, che si è avvalso degli autorevoli studi ermeneutici di Salomon Rashì, un traduttore ebraico medioevale molto noto e rispettato anche in ambiente ebraico ortodosso, soprattutto per essere diventato l’esclusivo depositario della loro perduta tradizione orale.

Il segreto della scatola n°101

Una volta chiarita l’importanza storica dei papiri presenti nella tomba di Tutankhamon è possibile tornare ad esaminare gli indizi che suggeriscono che questi siano stati occultati, mentre dovrebbe risultare sempre più chiaro il motivo per cui documenti del genere erano, e sono ancora considerati, politicamente esplosivi.

Lasciamo per un momento da parte la vicenda del ritrovamento, e facciamo un breve salto indietro nella storia.

La nascita del Sionismo

Le idee sioniste iniziarono a diffondersi nella comunità ebraica con le pubblicazioni e i discorsi di Binjamin Ze’ev, noto come Theodor Herzl. Il suo volume “Der Judenstaat” (lo stato ebreo) del 1896, divenne una sorta di “testo sacro” tra i più ferventi militanti sionisti.

Egli è passato alla storia come il fondatore del World Zionist Organization (la prima organizzazione sionista a livello mondiale), un movimento che propagandava due istanze fondamentali: il concetto di “razza ebraica” e il suo imprescindibile legame storico con la Terra Promessa, Eretz Israel (che non significa “Terra di Israele” in senso geografico ma Terra dei discendenti di Giacobbe, ovvero “israeliti”). La lobby sionista non fu mai un movimento politico qualsiasi, infatti potette contare subito sull’appoggio dei poteri forti di allora.

Il supporto finanziario ai futuri coloni ebrei infatti fu assicurato dallo storico summit tra insigni banchieri e massoni che si tenne a Basilea nel 1897, durante i lavori del Primo Congresso Sionista. Il convegno era presieduto dal barone Edmond de Rothschild, il quale mise all’ordine del giorno la nascita di un istituto di credito che avesse il precipuo scopo di sostenere la causa sionista.

Nacque così il Jewish Colonial Trust, uno strumento finanziario creato dai banchieri più ricchi e potenti del mondo, con lo scopo di provvedere all’acquisto di importanti porzioni di territorio arabo da concedere poi ai nuovi coloni. Il 2 novembre 1917 (quindi appena cinque anni prima della scoperta della tomba) il Segretario di Stato britannico(Ministro degli Esteri), ovvero il massone Lord Balfour inviò la storica missiva al barone Walter de Rothschild, un altro insigne massone banchiere del suo stesso casato ebraico.

In questa ultima si affermava testualmente quanto segue: “Il governo di Sua Maestà guarda con favore all’instaurazione in Palestina di una patria nazionale per il popolo ebreo, e farà del suo meglio per facilitare il raggiungimento di questo scopo purché sia ben chiaro che non sarà fatto niente che possa pregiudicare i diritti civili e religiosi delle comunità non ebree esistenti in Palestina, o i diritti e lo status politico di cui godono gli ebrei degli altri paesi”.

A partire da tale data dunque le condizioni necessarie alla nascita dello stato d’Israele erano state già poste in essere, avendo i sionisti “incassato” l’appoggio ufficiale del governo britannico. Ma nonostante le enormi pressioni esercitate dall’alta finanza, e i successi politici da essa ottenuti in campo internazionale, la propaganda sionista (che aveva appunto come principale obiettivo la costituzione dello stato di Israele in Palestina) non riscosse inizialmente alcun successo degno di rilievo all’interno della stessa comunità ebraica. La maggior parte degli ebrei e dei rabbini d’altronde si erano perfettamente integrati nei propri paesi di residenza e non avevano nessuna intenzione di trasferirsi a vivere in Palestina.

I sionisti viceversa, nonostante la mancanza di fondatezza sia storica che biologica, cercavano a tutti i costi di validare e diffondere il concetto di “razza ebraica”: una ideologia che venne propagandata attraverso opere [25] come quelle di Vladimir Jabotinsky (uno dei massimi attivisti storici del sionismo revisionista). Costoro infatti, proprio a causa del processo d’integrazione effettivamente in corso a quell’epoca, consideravano la purezza etnica degli ebrei in grave pericolo, arrivando a sostenere che l’unica soluzione possibile per porvi rimedio fosse l’edificazione di uno stato ebraico.

A questo punto non è difficile immaginare come l’eventuale diffusione del contenuto dei papiri, che riscrivevano alla radice la storia dell’origine del popolo ebraico, avrebbe nuociuto alla causa sionista in maniera probabilmente letale.

Come già detto, in quel periodo la causa non aveva ancora riscosso molto successo. Fu solo negli anni ’30, con l’ascesa al potere di Adolf Hitler, che la politica sionista cominciò ad ottenere largo consenso anche all’interno della comunità ebraica. A seguito della propaganda anti-semita del dittatore tedesco, molti ebrei accettarono di buon grado la proposta di traslocare definitivamente in Palestina, innescando quel consistente processo di immigrazione che portò poi alla nascita dello stato ebraico. Paradossalmente quindi la politica di segregazione razziale messa in atto dal Fuhrer giocò a favore dei sionisti che premevano per un emigrazione ebraica di massa verso la Palestina. La storia deve ancora chiarire fino in fondo i diversi punti di contatto che di fatto si registrarono fra nazisti e sionisti, in questa paradossale convergenza di interessi.

Concludendo: cospirazione?

Siamo quindi di fronte ad una terza ipotesi, per cercare di spiegare la serie impressionante di morti sospette che sta alla base di questa vicenda: casualità statistica, maledizione del faraone, o “intervento umano”, teso a impedire la diffusione dei contenuti dei preziosi papiri?

Per quanto tutto suggerisca chiaramente la terza ipotesi, non esistono prove concrete che legittimino tale accusa verso i sionisti dell’epoca. Esiste però una curiosa connessione, ben difficile da ignorare: la presenza del barone Edmund de Rothschild nella cerchia delle persone che seppero per prime la verità sullo scottante contenuto dei documenti. L’insigne banchiere godeva infatti di una canale d’informazioni privilegiato, essendo parente stretto di Alfred de Rothschild, il finanziere che coprì i debiti dello squattrinato conte di Carnarvon.

A. de Rothschild, a sua volta, era il padre naturale della moglie di Carnarvon, Lady Almina, la figlia di Marie Felice Wombwell, una donna regolarmente sposata con l’inglese George Wombwell [26]. Tale grado di parentela di uno dei massimi esponenti del potente casato ebraico con Lady Almina – anch’essa fra le vittime della “maledizione” – è autorevolmente testimoniato dalle memorie del VI conte di Carnarvon [27], ed appare quindi evidente che, se davvero fosse stato trovato il resoconto storico sulle vere origini del popolo ebraico, un influente membro della lobby sionista come E. Rothschild lo avrebbe certamente saputo.

Fonte: srs di Marco Pizzuti per luogocomune.net del 6/12/2007

Link: http://www.luogocomune.net/site/modules ... oryid=2254

Link: http://www.luogocomune.net/

NOTE:
[1] da “La cospirazione di Tutankhamon”, Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, Newton & Compton, p.171).
[2] Ibid p.164.
[3] ibidem
[4] ibidem
[5] ibid p.165
[6] ibidem
[7] ibidem
[8] ibid p.166
[9] ibid pp.132-133
[10] ibid p.118
[11] ibid p.120
[12] LINK
[13] LINK
[14] “La cospirazione di Tutankhamon”, Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, Newton & Compton p.125
[15] ibid p.120.
[16] ibid p.125.
[17] ibid p.120 – LINK
[18] ibidem
[19] citaz. “A Passion for Egypt: A Biography of Arthur Weigall” by Julie Hankey Author of Review: Herbert W. Mason.
[20] citaz. Aldred, “Akhenaton: King of Egipt” – citaz. Assmann, Moses the Egyptian: “The memory of Egipt in Western Monotheism” – Weigall, “Tuthankhamen and other Essays”, pp. 108-109.
[21] S. Freud, Opere, Vol.11,. “L’uomo e la religione monoteista e altri scritti”, Torino, Bollati Boringhieri, 1979.
[22] da “La cospirazione di Tutankhamon”, Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, Newton & Compton.
[23] da: G.Herbert, V conte di Carnarvon, “Resoconto della scoperta della tomba di Tutankhamen”, British Library Manuscript Collection, RP 17991.
[24] “La cospirazione di Tutankhamon” p.168.
[25] “Dialogo sulla razza e altri scritti”, Vladimir Jabotinsky, traduz. effettuata da V.Pinto per M&B Publishing ediz., 2003
[26] citaz. Nial Ferguson, “The House of Rothschild: The world’s bankers”, Londra, Penguin, 2000, p.247.
[27] citaz. The 6° Earl of Carnarvon, “No regrets, Memoirs of the earl of Carnarvon”, Londra Weidenfeld and Nicolson, 1980, p.6.
[28] “La cospirazione di Tutankhamon” pag 312.
[29] ibidem
[30] ibid. pag. 314.
[31] “Mosè l’egiziano”, J.Lehmann, Garzanti, Milano
[32] “I segreti dell’esodo”, Messod e Roger Sabbah
[33] “L’ultimo mistero di Qumran”, Robert Feather
[34] “The Origin and Evolution of Religion” di Albert Churchward”
[35] G. Hancock e R. Bauval “Talismano”.
[36] Arthur C. Mace, “The Tomb of Tut.ankh.Amon”.
[37] Arnold C. Brackman “The search for the gold of Tutankhamen”
[38] Lee Keedick , 1978, “Tutankhamen-the untold story”.


http://figlidienoch.weebly.com/18-sumer ... mpero.html



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 19/07/2015, 21:03 
Angel_ ha scritto:

Io consiglierei a tutti di leggere il mito atlantideo contenuto nei dialoghi di Platone...

Riporto qui un passaggio suggerito dall'utente Angel che ringrazio e che può essere utile per definire meglio la figura di Yahweh e la teoria che lo vede escluso dall'assegnazione di popoli e terre dall'assemblea degli Anunnaki riunitisi dopo il Diluvio Universale...

Cita:
In passato dunque gli dei divisero tutta la terra in territori ben differenti, che furono poi assegnati a sorte, senza quindi litigare: non è pensabile, infatti, credere che gli dei abbiano ignorato ciò che più conveniva loro e che quindi avessero cercato a tutti i costi di procurarsi i territori combattendo; in questo modo ricevettero ciò che era loro gradito dopo un regolare sorteggio, vissero in quelle regioni e, una volta stabilitisi in quei luoghi, allevavano i propri beni e le proprie creature così come fanno i pastori con il proprio gregge, senza usare alcuna violenza fisica, non come i pastori che portano a pascolare gli animali frustandoli, bensì come solitamente si fa con un animale mansueto, guidandolo da dietro quasi fosse un timone, dimostrando di riuscire a convincerlo e conquistando la sua anima, secondo un progetto ben definito; così facendo guidavano e governavano su tutto il genere umano.


Fonte: http://www.atl-antis.com/files/doc/testi_platone.pdf


Se da quel sorteggio Yahweh fosse stato escluso allora si conforterebbe l'idea che egli decise di prendersi ciò che gli fu negato selezionandosi autonomamente un popolo (la tribù di Abramo) e una terra (la palestina) entrando in guerra con gli Elohim che governavano quegli uomini.

Inoltre, sempre dall'estratto suddetto suggerito da Angel vediamo, nella parte evidenziata in rosso, ancora una volta la definizione di "potere invisibile" degli 'Antichi Dei' che lavora alle spalle del "potere visibile" rappresentato dai governanti terreni, dai faraoni ai governi di oggi.

Quel potere invisibile oggi ben rappresentato dai potentati sovranazionali che, forse, corrispondono alle sigle delle istituzioni internazionali come il FMI, la NATO, la UE, l'ONU e così via dicendo.



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 19/07/2015, 22:33 
boia dé,
in 3 o 4 topic lo stesso post.

ma fosse poi roba interessante.


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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 20/07/2015, 03:40 
cecca ha scritto:
boia dé


Guarda su youtube.com



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 Oggetto del messaggio: Re: La Moglie di Yahweh
MessaggioInviato: 20/07/2015, 09:05 
MaxpoweR ha scritto:
cecca ha scritto:
boia dé


Guarda su youtube.com


vivi ad agropoli (!) e fai anche le battute?


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MessaggioInviato: 20/07/2015, 10:14 
Facciamo un passo indietro e torniamo ad Asherah, la presunta "moglie" di Yahweh che ha ispirato il titolo del thread...

La dea ebraica Asherah, moglie di Jahweh

Gli scritti dell'età del bronzo, ritrovati ad Ugarit (Siria), hanno gettato nuova luce sull'Antico Testamento. Si è visto che Israele ed Ugarit condividono la radice linguistica, le forme letterarie ed, in generale, la cultura della terra di Canaan, alla quale entrambi appartengono. La conoscenza del lessico ugaritico ha consentito di capire alcune parole arcaiche, presenti nei Proverbi e nei Salmi biblici, il cui significato era andato perso.

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Nella teologia politeistica di Ugarit, il dio supremo è El, creatore del mondo e padre degli dei e degli uomini.

Il pantheon cananeo fu assorbito e rimodellato dagli israeliti in un processo che durò, approssimativamente, dal 1200 al 400 a.C.

Particolarmente affascinante è Asherah, la moglie di El, che i redattori e i traduttori dell’Antico Testamento hanno lentamente fatto scomparire. Nonostante le numerose statuine della dèa ritrovate e risalenti al Regno di Israele e a quello di Giuda. A testimonianza, proprio, della popolarità di Asherah tra gli israeliti con il monoteismo.

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El (לא, םיהלא) è uno dei tanti nomi di Dio nell’Antico Testamento. Gli autori si riferiscono a lui sia con El che con Yahweh (הוהי, oppure ינדא). Pur di non citare Asherah (הרשא) nelle traduzioni, ovvero la moglie della maggiore divinità israelita del nascente monoteismo, i traduttori si sono arrampicati sugli specchi.

Nella Bibbia ci sono circa 40 citazione del sostantivo Asherah (‘SHRH, הרשא). Ma sono state mascherate:

(Deut. 16,21)

טז,כא לֹא־תִטַּע לְךָ אֲשֵׁרָה כָּל־עֵץ אֵצֶל מִזְבַּח יְהוָה אֱלֹהֶיךָ אֲשֶׁר תַּעֲשֶׂה־לָּךְ׃

Non pianterai alcun palo sacro di qualunque specie di legno, accanto all'altare di Jahweh tuo Elohim.

Non pianterai Asherah di qualunque specie di legno, accanto all'altare di Jahweh tuo Elohim.

Che così si può tradurre: Non pianterai Asherah (אֲשֵׁרָה, la nostra הרשא appunto) di qualunque specie di legno, nei pressi dell’altare del Signore Yahweh. Questo testimonia, come in quasi tutti gli altri versetti, che gli israeliti erano soliti piantare Asherah al fianco di Yahweh. Ma soprattutto testimonia l’imbarazzo nella traduzione che la versione cattolica ha mascherato con “palo sacro”.

E ancora: re Ezechia per estirpare il culto di questa dèa la fece abbattere. Ma, nella traduzione, si legge:

(2 Re 18,4)

Non fu abbattuto un “palo sacro”, bensì Asherah come dice chiaramente il testo originale:

יח,ד הוּא הֵסִיר אֶת־הַבָּמוֹת וְשִׁבַּר אֶת־הַמַּצֵּבֹת וְכָרַת אֶת־הָאֲשֵׁרָה וְכִתַּת נְחַשׁ הַנְּחֹשֶׁת אֲשֶׁר־עָשָׂה מֹשֶׁה כִּי עַד־הַיָּמִים הָהֵמָּה הָיוּ בְנֵי־יִשְׂרָאֵל מְקַטְּרִים לוֹ וַיִּקְרָא־לוֹ נְחֻשְׁתָּן׃

Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté il palo sacro

Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté Asherah

Geremia (44,17) ricorda proprio che veniva bruciato incenso per la sposa di El-Yahweh:

מד,יז כִּי עָשֹׂה נַעֲשֶׂה אֶת־כָּל־הַדָּבָר אֲשֶׁר־יָצָא מִפִּינוּ לְקַטֵּר לִמְלֶכֶת הַשָּׁמַיִם וְהַסֵּיךְ־לָהּ נְסָכִים כַּאֲשֶׁר עָשִׂינוּ אֲנַחְנוּ וַאֲבֹתֵינוּ מְלָכֵינוּ וְשָׂרֵינוּ בְּעָרֵי יְהוּדָה וּבְחֻצוֹת יְרוּשָׁלִָם וַנִּשְׂבַּע־לֶחֶם וַנִּהְיֶה טוֹבִים וְרָעָה לֹא רָאִינוּ׃

1. Anzi decisamente eseguiremo tutto ciò che abbiamo promesso, cioè bruceremo incenso alla Regina del cielo e le offriremo libazioni come abbiamo già fatto noi, i nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le strade di Gerusalemme.

E la הַשָּׁמַיִם לִמְלֶכֶת (la regina del cielo) del testo ebraico è la nostra Asherah. E ancora: un

altro passaggio dell’Antico Testamento ricorda addirittura come ci fosse 400 profeti di Asherah (1Re 18,19).

יח,יט וְעַתָּה שְׁלַח קְבֹץ אֵלַי אֶת־כָּל־יִשְׂרָאֵל אֶל־הַר הַכַּרְמֶל וְאֶת־נְבִיאֵי הַבַּעַל אַרְבַּע מֵאוֹת וַחֲמִשִּׁים וּנְבִיאֵי הָאֲשֵׁרָה אַרְבַּע מֵאוֹת אֹכְלֵי שֻׁלְחַן אִיזָבֶל׃

Perciò fa' radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo, insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asherah, che mangiano alla tavola di Gezabele".

Israele era enoteistica cioè il Dio degli dei, qui Jahweh, sostituì Baal e ne prese la sua sposa Asherah, poi passò al monotesimo, unico Dio, gli altri non esistono, dopo l’esilio babilonese con la contaminazione dei persiani, da questo momento abbandonerà Asherah, e si riscriverà tutta la Bibbia, facendo scomparire Asherah e relegandola solo come palo sacro.

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Nella Bibbia, il vero dio è Jahweh, ma un altro suo nome è proprio El. Può sorgere il dubbio che alcuni brani biblici siano ancora legati al politeismo canaanita. Infatti ora gli studiosi concordano nell'affermare che il monoteismo ebraico si è sviluppato gradualmente e si è affermato pienamente solo all'epoca dell'esilio babilonese.

Nell'Antico Testamento il termine Asherah compare varie volte e si pensava che indicasse un oggetto di culto: una specie di totem di legno posto davanti ai luoghi sacri. Invece la letteratura ugaritica ha consentito di capire che Asherah è una dea, anzi è la moglie di El e la madre degli dei e delle dee. Adesso viene il bello.

Nel 1975, quando il Sinai era occupato dall'esercito ebraico, un archeologo israeliano scoprì le rovine di un edificio, che anticamente (VIII secolo a.C.) era un posto di ristoro per i visitatori di un tempio lì vicino. Vi trovò un'iscrizione in fenicio ed in ebraico che invocava la protezione di Jahweh e della sua Asherah.

http://2.bp.blogspot.com/-UpLRIGxhEzk/TdeNBLvBugI/AAAAAAAAA1A/omavbKopCkQ/s1600/asherah01.jpg

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Disegno ed iscrizione dal pithos A di Kuntillet `Ajrud (prima metà VIII sec.a.C.) Il disegno è stato ritrovato sui frammenti ceramici di un pithos venuto alla luce tra le rovine di Kuntillet `Ajrud (caravanserraglio? fortezza? centro di carattere religioso?) nel deserto del Sinai, durante la campagna di scavi del 1975-1976. L'iscrizione sopra la testa della figura umana recita:

L. 1: ’MR ’[ŠYW] H[ML]K. ’MR LYHL[L’] WLY‘WŠH W[ ] BRKT ’TKM
L. 2: LYHWH ŠMRN WL’ŠRTH

"Dice ’[šyhw?] [il re?]: di' a Yhl[...] e a Yw‘šh e [...] vi benedico da parte di Yhwh di Samaria e della sua Ašerah"

Iconografia della giara di Kuntillet Ajrud, con tre figure antropomorfiche e l'iscrizione «Jahweh [...] e la sua Asherah»Vi trovò pure un vaso con un dipinto raffigurante una mucca col suo vitello: simbolo canaanita della dea madre. Inoltre il nome dell'autore dell'iscrizione rivela la sua origine ebrea. Sembra dunque che secondo la religione popolare (non secondo la religione biblica ufficiale) Jahweh avesse una consorte, assieme alla quale veniva adorato.

Quanto sopra è confermato, oltre che da ritrovamenti analoghi, anche dai papiri di epoca ellenistica trovati ad Elefantina (nell'Alto Egitto). Questi papiri furono scritti dalla potente comunità ebraica locale nell'arco di diversi secoli. Tra l'altro, vi si riferisce dell'invio di offerte al tempio di Salomone a Gerusalemme da parte del proprio tempio di Jahweh /Asherah. E' anche strano che esistesse un tempio ebraico oltre a quello di Gerusalemme: evidentemente la nostra conoscenza del mondo antico è frammentaria.

Infine occorre ricordare che il profeta Geremia, strenuo difensore del monoteimo, si scagliò anche contro la Regina del Cielo che veniva adorata dai suoi compatrioti preparandole dei dolciumi.

In sintesi, il popolo ebraico ha adorato per secoli un dio composto da una parte maschile e da una parte femminile. Alla lunga, la predicazione instancabile dei profeti ha fatto prevalere un unico Dio trascendente; trascendente sì, ma non tanto, perché è rimasta la parte maschile!

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Kuntillet Ajrud è un sito risalente alla fine del IX-VIII secolo a.C., situato nel nordest della penisola del Sinai. Spesso è descritto come un santuario, ma l'identificazione è controversa.

Il sito fu esaminato tra il 1975 e il 1976. L'edificio principale, indicato come "piazzaforte", è diviso in due stanze, una larga, l'altra più piccola, ambedue dotate di basse panche. Pitture e iscrizioni sono presenti sui muri e su due grosse giare (πίθοι, pithoi), una per ciascuna stanza. Le pitture sui pithoi mostrano animali, alberi stilizzati e figure umane, alcune delle quali potrebbero raffigurare divinità. Pare che tali raffigurazioni siano il prodotto di un lavoro svoltosi in un vasto arco di tempo, per mano di differenti artisti, senza che l'insieme dia forma a scene coerenti. L'iconografia è interamente siro-fenicia e manca qualsiasi collegamento ai modelli egiziani che si suole incontrare nell'arte palestinese del periodo.

Le iscrizioni presentano una mescolanza degli alfabeti fenicio ed ebraico. Molte hanno carattere religioso e sono invocazioni a Yahweh, El e Baal. Due, in particolare, presentano le frasi "Yahweh di Samaria e la sua asherah" e "Yahweh di Teman e la sua asherah". In generale, gli specialisti concordano sul fatto che Yahweh è invocato in quanto dio nazionale di Samaria, capitale del regno di Israele, e di Teman, presso Edom, il che farebbe intendere che Yahweh avesse un tempio a lui dedicato in Samaria e pone la questione di una sua relazione con Kaus, il dio nazionale di Edom.

http://memorialezikkaron.blogspot.sg/20 ... ahweh.html



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