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MessaggioInviato: 05/06/2009, 19:02 
Caro Green..... nessuno intende demonizzare a 360 gradi l'istituzione religiosa e i fedeli al seguito. Il punto è che la parte marcia della Chiesa, quella collusa con i grandi interessi internazionali, con le lobby, con le banche, con la massoneria, etc etc..... deve essere DENUNCIATA PUBBLICAMENTE.

In altre parole, non sia mai che si parli poco del MALE.
E questo lo dico in senso assoluto.

Sta a tutti noi far emergere ciò che - per un motivo o per l'altro - sta distruggendo il futuro e le aspirazioni delle nuove generazioni.



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"…stanno uscendo allo scoperto ora, amano annunciare cosa stanno per fare, adorano la paura che esso può creare. E’ come la bassa modulazione nel ruggito di una tigre che paralizza la vittima prima del colpo. Inoltre, la paura nei cuori delle masse risuona come un dolce inno per il loro signore". (Capire la propaganda, R. Winfield)

"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero". Proverbio Arabo

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MessaggioInviato: 05/06/2009, 19:55 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

Caro Green..... nessuno intende demonizzare a 360 gradi l'istituzione religiosa e i fedeli al seguito. Il punto è che la parte marcia della Chiesa, quella collusa con i grandi interessi internazionali, con le lobby, con le banche, con la massoneria, etc etc..... deve essere DENUNCIATA PUBBLICAMENTE.

In altre parole, non sia mai che si parli poco del MALE.
E questo lo dico in senso assoluto.

Sta a tutti noi far emergere ciò che - per un motivo o per l'altro - sta distruggendo il futuro e le aspirazioni delle nuove generazioni.


Lo sò che nessuno vuole demonizzare per partito preso la chiesa e tantomeno tu. Solo loro possono denunciare pubblicamente il marciume, e c' è chi sta tentando di farlo dall' interno. Non è facile, ma ci stanno provando lo sò per certo.



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MessaggioInviato: 06/06/2009, 00:28 
Cita:
Thethirdeye:
Sta a tutti noi far emergere ciò che - per un motivo o per l'altro - sta distruggendo il futuro e le aspirazioni delle nuove generazioni.


Quando un prete pedofilo viene "scoperto" dai suoi "fratelli" non viene mai denunciato alle autorità, è un dato di fatto vi siete mai chiesti il perchè?
Non voglio fare una polemica sulla pedofilia dei preti ma sull'atteggiamento che gli altri sacerdoti tengono nei confronti del "fratello peccatore". La parola d' ordine in questi casi è proteggere, imboscare, calmare le acque a tutti i costi. Anche il Vescovo non denuncerà mai il colpevole autorità giudiziarie, ma farà spostare il "delinquente" in un altra parrocchia, (logico così potrà ricominciare con nuova carne fresca) sembra incredibile ma questi sono i fatti.
Come al solito a monte di tutto c' è un documento "segreto" uscito negli anni 60° dal Vaticano che imponeva il silenzio e il massimo riserbo su fatti di questo genere. Per fortuna la Chiesa è costituita anche da bravissime persone, una di queste inorridita dagli eventi ha divulgato al mondo l'esistenza di tale documento.
L' omertà gerartica come al solito è foraggiata dalle alte schiere Pontificie, ma per fortuna qualcosa sembra muoversi dall'interno delle mura Vaticane:

Cita:
greenwarrior:
Solo loro possono denunciare pubblicamente il marciume, e c' è chi sta tentando di farlo dall' interno. Non è facile, ma ci stanno provando lo sò per certo.


Qualcuno ha detto che tale documento vista la sua "età" non era più in vigore, ma guarda caso viene addirittura citato da Benedetto XVI, allora Cardinal Ratzinger capo della congregazione della fede, in un altro documento dimostrando, di fatto, che era tutt' altro che dimenticato.


Ultima modifica di giallop il 06/06/2009, 00:31, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 06/06/2009, 09:28 
Le interviste del blog beppegrillo.it: Gianluigi Nuzzi

http://www.youtube.com/watch?v=Il4fn2DeXn8



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MessaggioInviato: 06/06/2009, 09:47 
Secondo voi, non è il caso di "aiutare" la parte sana della chiesa? L' analisi và fatta enfatizzando sia i pregi che i difetti di questa istituzione. Noto con dispiacere che chi per motivi legittimi è contrario all' esistenza di qualsiasi istituto religioso, mette in risalto solo i difetti e non riconosce cio che di buono viene fatto (anche se in minima parte o in maniera meno evidente). Se è in atto una guerra tra bene e male che colpisce la chiesa dal suo interno, ognuno di noi sà qual' è il suo compito. Se un uomo ha la gamba in cancrena, gli si taglia l' arto mica lo si uccide.



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MessaggioInviato: 06/06/2009, 13:54 
Approposito di persone che vogliono riformare la Chiesa, purtroppo non l' hanno fatto Papa.

“SOGNI” DELUSI DEL CARD. MARTINI.
NON MI RESTA CHE PREGARE PER LA CONVERSIONE DELLA CHIESA

“Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei Colloqui notturni a Gerusalemme”, libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder (di “sogno” Martini parlò anche nel celebre intervento sul rinnovamento della Chiesa fatto al Sinodo dei Vescovi del 1999, censurato da tutti i media cattolici e pubblicato dalla nostra agenzia, v. Adista n. 73/99). L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico p. Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. “La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea”, afferma, come ad esempio “la possibilità di ordinare viri probati\pard f1 (uomini sposati ma di provata fede, ndr)” o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: “Gli dissi di farsi coraggio – spiega Martini – che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti”.

Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta “in solitudine” dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. “Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia”. Sarebbe opportuno, afferma, gettare “un nuovo sguardo” sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. “Tra i miei conoscenti – ricorda ancora Martini – ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli”. Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla “coscienza sensibile”, ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.

Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, “Dio non è cattolico”, “Dio è al di là delle frontiere che vengono erette”. È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro. In realtà, le istituzioni ecclesiastiche “ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo”. Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, “non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano”. E invita: “Non aver paura dell’estraneo”. Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. “Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te”. Il “giusto” - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che “pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini”.
http://www.animafrica.net/wp/archivio/523



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MessaggioInviato: 06/06/2009, 14:17 
Cita:
giallop ha scritto:


Approposito di persone che vogliono riformare la Chiesa, purtroppo non l' hanno fatto Papa.

“SOGNI” DELUSI DEL CARD. MARTINI.
NON MI RESTA CHE PREGARE PER LA CONVERSIONE DELLA CHIESA

“Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei Colloqui notturni a Gerusalemme”, libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder (di “sogno” Martini parlò anche nel celebre intervento sul rinnovamento della Chiesa fatto al Sinodo dei Vescovi del 1999, censurato da tutti i media cattolici e pubblicato dalla nostra agenzia, v. Adista n. 73/99). L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico p. Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. “La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea”, afferma, come ad esempio “la possibilità di ordinare viri probati\pard f1 (uomini sposati ma di provata fede, ndr)” o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: “Gli dissi di farsi coraggio – spiega Martini – che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti”.

Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta “in solitudine” dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. “Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia”. Sarebbe opportuno, afferma, gettare “un nuovo sguardo” sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. “Tra i miei conoscenti – ricorda ancora Martini – ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli”. Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla “coscienza sensibile”, ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.

Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, “Dio non è cattolico”, “Dio è al di là delle frontiere che vengono erette”. È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro. In realtà, le istituzioni ecclesiastiche “ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo”. Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, “non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano”. E invita: “Non aver paura dell’estraneo”. Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. “Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te”. Il “giusto” - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che “pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini”.
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Il Cardinal Martini non è uno di quelli che stava tentando di cambiare la chiesa. Parole parole parole !!!!!!



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greenwarrior ha scritto:

Secondo voi, non è il caso di "aiutare" la parte sana della chiesa? L' analisi và fatta enfatizzando sia i pregi che i difetti di questa istituzione. Noto con dispiacere che chi per motivi legittimi è contrario all' esistenza di qualsiasi istituto religioso, mette in risalto solo i difetti e non riconosce cio che di buono viene fatto (anche se in minima parte o in maniera meno evidente). Se è in atto una guerra tra bene e male che colpisce la chiesa dal suo interno, ognuno di noi sà qual' è il suo compito. Se un uomo ha la gamba in cancrena, gli si taglia l' arto mica lo si uccide.




..... non è che ci rimane solo un mignolo ?

è cattiva , lo so, è catt...


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greenwarrior ha scritto:

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giallop ha scritto:


Approposito di persone che vogliono riformare la Chiesa, purtroppo non l' hanno fatto Papa.

“SOGNI” DELUSI DEL CARD. MARTINI.
NON MI RESTA CHE PREGARE PER LA CONVERSIONE DELLA CHIESA

“Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei Colloqui notturni a Gerusalemme”, libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder (di “sogno” Martini parlò anche nel celebre intervento sul rinnovamento della Chiesa fatto al Sinodo dei Vescovi del 1999, censurato da tutti i media cattolici e pubblicato dalla nostra agenzia, v. Adista n. 73/99). L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico p. Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. “La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea”, afferma, come ad esempio “la possibilità di ordinare viri probati\pard f1 (uomini sposati ma di provata fede, ndr)” o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: “Gli dissi di farsi coraggio – spiega Martini – che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti”.

Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta “in solitudine” dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. “Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia”. Sarebbe opportuno, afferma, gettare “un nuovo sguardo” sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. “Tra i miei conoscenti – ricorda ancora Martini – ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli”. Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla “coscienza sensibile”, ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.

Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, “Dio non è cattolico”, “Dio è al di là delle frontiere che vengono erette”. È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro. In realtà, le istituzioni ecclesiastiche “ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo”. Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, “non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano”. E invita: “Non aver paura dell’estraneo”. Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. “Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te”. Il “giusto” - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che “pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini”.
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Il Cardinal Martini non è uno di quelli che stava tentando di cambiare la chiesa. Parole parole parole !!!!!!


Bè a questo punto puoi anche "sbottonarti" un pò con questa storia...[8D]


Ultima modifica di giallop il 06/06/2009, 14:29, modificato 1 volta in totale.


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barionu ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:

Secondo voi, non è il caso di "aiutare" la parte sana della chiesa? L' analisi và fatta enfatizzando sia i pregi che i difetti di questa istituzione. Noto con dispiacere che chi per motivi legittimi è contrario all' esistenza di qualsiasi istituto religioso, mette in risalto solo i difetti e non riconosce cio che di buono viene fatto (anche se in minima parte o in maniera meno evidente). Se è in atto una guerra tra bene e male che colpisce la chiesa dal suo interno, ognuno di noi sà qual' è il suo compito. Se un uomo ha la gamba in cancrena, gli si taglia l' arto mica lo si uccide.






..... non è che ci rimane solo un mignolo ?

è cattiva , lo so, è catt...


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Basta che rimanga la parte sana. [:D]


Ultima modifica di greenwarrior il 06/06/2009, 15:42, modificato 1 volta in totale.


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Il banchiere del papa racconta: "Ecco come ho risanato lo IOR"

Dopo quasi quindici anni di presidenza della banca vaticana, Angelo Caloia rompe il silenzio. Fa i nomi di amici e nemici. E accusa la finanza cattolica d¿aver venduto l¿anima per il potere

di Sandro Magister




ROMA - Giovanni Paolo II non s¿è mai occupato di soldi, non ha un proprio conto in banca e tanto meno s¿è arricchito. Ma lascerà al suo successore una lauta eredità: un Vaticano con i conti a posto, i profitti floridi, gli amministratori fidati.

Sono quattro, in Vaticano, gli uffici finanziari chiave. In ordine di importanza sono lo IOR, Istituto per le Opere di Religione; l¿APSA, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; la Prefettura degli Affari Economici. A capo di ciascuno c¿è un cardinale. Ma con un¿avvertenza. Perché allo IOR, la banca vaticana, c¿è sì una commissione cardinalizia di vigilanza, con alla testa il segretario di stato Angelo Sodano, ma il vero uomo di comando è un¿eminenza laica di 64 anni venuto dalla Lombardia, con moglie inglese e quattro figli, il banchiere Angelo Caloia.

Caloia è una leggenda di riservatezza ed è personaggio ai più sconosciuto. Ma per la finanza vaticana è il parallelo perfetto di quel che è il cardinale Camillo Ruini per il governo della Chiesa in Italia: l¿uno e l¿altro autori di una doppia rivoluzione.

Anche nelle date Caloia e Ruini hanno sempre viaggiato in parallelo. Diventano l¿uno presidente dello IOR e l¿altro presidente della conferenza episcopale all¿inizio degli anni Novanta e, riconfermati di quinquennio in quinquennio, sono tuttora alla testa dei rispettivi organismi. Entrambi hanno cominciato le loro battaglie isolati, con molti più avversari che amici. Entrambi hanno vinto.

La differenza è che oggi Caloia ha deciso di rompere il silenzio: con tanto di nomi, giudizi, retroscena sulla sua storia di banchiere del papa, per la prima volta messi nero su bianco.

L¿outing di Caloia è in un libro scritto da un suo amico e collaboratore d¿antica data, Giancarlo Galli. Lo pubblica Mondadori, la stessa editrice dell¿ultimo best seller del papa, ed è in vendita dal 22 giugno. Il titolo è "Finanza bianca" e si riferisce a quell¿insieme di banche e banchieri cattolici che a Roma e in Italia hanno oggi accumulato un potere senza precedenti: con Antonio Fazio governatore della Banca d¿Italia, con Cesare Geronzi dominus di Capitalia, con Giovanni Bazoli presidente di Banca Intesa, con i templi finanziari laici caduti nelle loro mani o assediati.

Caloia è parte di questa finanza bianca, è da lì che è venuto. Ma nel libro non la esalta per gli attuali trionfi. Anzi. La accusa d¿aver venduto l¿anima per ottenerli, d¿aver smarrito la sua "identità cristiana". La prova è nel coinvolgimento delle banche cattoliche nei colossali disastri di Parmalat, Cirio e simili: una "Caporetto etica" dalla quale invece, dice, è rimasto immune lo IOR. Partito isolato nella sua battaglia per ripulire e rilanciare la banca vaticana, Caloia lamenta oggi di ritrovarsi di nuovo solo, a far da baluardo di una finanza moralmente corretta.

* * *

Quando Caloia inizia la sua lunga marcia, nei primi anni Ottanta, il Vaticano è in pieno dissesto, al pari dei finanzieri cattolici con i quali aveva condotto pessimi affari: Michele Sindona e Roberto Calvi. Alla testa dello IOR regnano un arcivescovo americano, Paul Marcinkus, che Caloia definisce "facilone, pressapochista, mal consigliato", e un prelato italiano che è tra gli autori di quei cattivi consigli, Donato De Bonis. Lo IOR è assediato dai creditori, e nel 1984 il cardinale Agostino Casaroli, il segretario di stato dell¿epoca, li tacita una volta per tutte versando 406 milioni di dollari a titolo di "contributo volontario", sfidando il parere contrario non solo di Marcinkus e De Bonis ma di quasi tutti i dirigenti vaticani.

Quello stesso anno, a Milano, anche la buona finanza cattolica decide di risalire la china. Lo fa dando vita a un Gruppo Cultura Etica Finanza. Si riunisce in via Broletto, a pochi passi dal Duomo, e di esso fa parte anche un vescovo, Attilio Nicora, ausiliare del cardinale Carlo Maria Martini. Nel gruppo figurano intellettuali destinati a ruoli di peso: come il gesuita GianPaolo Salvini, futuro direttore della "Civiltà Cattolica", e Lorenzo Ornaghi, futuro rettore dell¿Università Cattolica del Sacro Cuore. Tra i banchieri, Bazoli è il predicatore più acceso della riscossa contro la finanza laica e il suo potentissimo nume Enrico Cuccia. A coordinare il tutto è Caloia, con Galli segretario.

Caloia è presidente del Mediocredito Lombardo e punta più in alto, alla CARIPLO, una delle più grosse Casse di Risparmio del mondo. Ma tra i cattolici c¿è chi gli sbarra la strada, e nella curia di Milano gli rema contro monsignor Giuseppe Merisi. "Nemo propheta in patria", dice oggi Caloia rievocando quella battaglia perduta. Perché invece che a Milano il suo futuro è a Roma. Nel 1987 e poi nel 1988 si presentano da lui emissari del Vaticano. A nome del cardinale Casaroli vogliono che prenda in pugno lo IOR.

Non solo. Casaroli gli chiede di riscrivere gli statuti della banca vaticana. Caloia accetta e si mette al lavoro. È fatta. Nel 1990 Giovanni Paolo II promulga i nuovi statuti, Marcinkus lascia Roma e si ritira in una parrocchia dell¿Illinois, Caloia diventa presidente del nuovo consiglio di sovrintendenza dello IOR. A nominarlo sono gli altri quattro banchieri del consiglio: un tedesco, uno svizzero, uno spagnolo e un americano. Lo svizzero è Philippe De Weck, ex presidente dell¿Union de Banques Suisses, vicino all¿Opus Dei e frequentatore a Milano del Gruppo Cultura Etica Finanza. È lui il grande elettore di Caloia.

Ma alla macchina dello IOR resiste la vecchia guardia: il prelato De Bonis, il direttore generale Luigi Mennini, il ragioniere capo Pellegrino De Strobel. Questi due sono i primi a saltare. De Bonis non cede. A norma del nuovo statuto dovrebbe fare solo assistenza spirituale, in realtà continua i suoi affari come in passato.

De Bonis si allea in Vaticano con l¿allora presidente dell¿APSA, il cardinale Rosalio José Castillo Lara, e col segretario di quell¿organismo, monsignor Gianni Danzi, e manovra per sostituire a Caloia, al termine del suo primo quinquennio di presidenza, un suo candidato, l¿americano Virgil C. Dechant, dei Cavalieri di Colombo e grande finanziatore di Solidarnosc in Polonia. Castillo Lara e Danzi premono anche perché lo IOR faccia merchandising religioso. Caloia rifiuta e riceve dal cardinale una raffica di lettere al veleno. Ma alla fine la spunta. De Bonis è spedito a far da cappellano ai Cavalieri di Malta, Caloia è riconfermato presidente nel 1995 per altri cinque anni e Castillo Lara lascerà presto l¿APSA.

Nel 1999, altra manovra. Questa volta il candidato a rimpiazzare Caloia è nientemeno che il presidente uscente della banca federale di Germania, la Bundesbank, Hans Tietmeyer, e il suo promotore è il cardinale americano Edmund Casimir Szoka, all¿epoca presidente della Prefettura degli Affari Economici del Vaticano. A mettere sull¿allarme Caloia è monsignor Renato Dardozzi, dell¿Opus Dei. A una conferenza di Tietmeyer alla Pontificia Accademia delle Scienze, Caloia si alza a criticarne le tesi ultraliberiste. Tra i due scoccano scintille. Ma di nuovo è Caloia a vincere la sfida, forte anche dell¿appoggio del segretario personale del papa, Stanislaw Dziwisz.

Nel 2000 Caloia è riconfermato presidente, e l¿ultima parola a suo pro l¿avrebbe detta Giovanni Paolo II: "Finché vivo io, mai un tedesco alle finanze vaticane". Ma più che il cuore polacco, a convincere il papa sono i proventi dello IOR a lui devoluti ogni anno per opere di bene. Erano 15 miliardi di lire nel 1990, all¿inizio della gestione Caloia. Oggi sono "molti, molti di più".

Nel 2005 scadrà il terzo quinquennio di Caloia, e nessuno questa volta trama più per cacciarlo. All¿APSA c¿è ora il suo amico Nicora, divenuto cardinale, con segretario il vescovo Claudio Maria Celli, uomo di Casaroli e Sodano. Al Governatorato Szoka ha passato i limiti d¿età e un candidato a succedergli è Carlo Maria Viganò, legatissimo a Sodano e Nicora. Resti o no Caloia presidente, il suo IOR, almeno questo, non passerà certo al nemico.

__________


Banca Intesa: così cattolica, così ingrata


L¿Istituto per le Opere di Religione opera in tutto il mondo da un¿unica sede, situata in Vaticano nel torrione di Niccolò V addossato al palazzo del papa.

Lo IOR non fa prestiti e non emette assegni propri. Il suo scopo essenziale è far fruttare i patrimoni perché siano impiegati in opere di bene. Una parte cospicua delle rendite è devoluta al papa.

I depositanti sono diocesi, parrocchie, ordini specie femminili, enti e privati con finalità religiose.

Lo IOR investe soprattutto in obbligazioni e opera sulle monete forti: dollaro, yen ed euro. Vanta risultati "d¿assoluto rispetto anche in periodi difficili per i mercati finanziari".

Ha smobilitato tutte le sue passate partecipazioni azionarie tranne una: quella col maggiore gruppo bancario privato italiano, Banca Intesa, di cui detiene oggi lo 0,8 per cento, tramite la finanziaria Mittel.

Quando questa banca, presieduta dal cattolico Giovanni Bazoli, era sotto l¿assalto della laica Mediobanca, lo IOR l¿aiutò portando temporaneamente la sua quota al 2 per cento.

Ma oggi Angelo Caloia, presidente della banca vaticana, è molto critico nei confronti di Bazoli. Lo accusa di "gigantismo" e di "distruggere ricchezza anziché crearne". Nel 2002 la caduta in borsa di Banca Intesa "comportò una decurtazione del contributo dello IOR al Santo Padre nell¿ordine di qualche decina di miliardi di lire".


[Da "L¿espresso" numero 25 del 18-24 giugno 2004]


__________


Il libro:

Giancarlo Galli, "Finanza bianca. La Chiesa, i soldi, il potere", Mondadori, Milano, 2004, pp. 230, euro 16,00.

__________


A norma degli statuti entrati in vigore nel 1990 lo IOR, Istituto per le Opere di Religione, è retto da un consiglio di sovrintendenza e da una commissione cardinalizia di vigilanza.

Compongono il consiglio di sovrintendenza:

Angelo Caloia, presidente;
Virgil C. Dechant, americano, dei Cavalieri di Colombo, vicepresidente;
Theodor E. Pietzcker, tedesco, della Deutsche Bank;
José Angel Sánchez Aslain, spagnolo, del Banco Bilbao-Vizcaya;
Robert Studer, svizzero, dell¿Union de Banques Suisse.

La commissione cardinalizia di vigilanza è presieduta dal segretario di stato Angelo Sodano ed è composta dai cardinali Jozef Tomko, Eduardo Martínez Somalo, Adam Joseph Maida e Juan Sandoval Íñiguez.

Direttore generale è Lelio Scaletti, con Dario Sabbioni come vice.

Nel sito web del Vaticano lo IOR non c¿è. In compenso, c¿è una sezione speciale in più lingue dedicata all¿Obolo di San Pietro:

> Obolo di San Pietro

In passato la tradizionale offerta al papa si raccoglieva nelle chiese una volta all¿anno il 29 giugno, festa dei santi Pietro Paolo. Ma oggi l¿Obolo non ha più una data esclusiva: può essere versato "in qualunque momento", anche da casa con carta di credito. Con conseguente aumento del gettito.

__________


Oltre a Carlo Maria Viganò, un candidato alla successione del cardinale Edmund Casimir Szoka come Governatore dello Stato della Città del Vaticano è l¿attuale nunzio negli Stati Uniti, Gabriel Montalvo. Se così sarà, il futuro nunzio a Washington potrebbe essere l¿arcivescovo Celestino Migliore, attuale osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.

__________


Vai alla home page di > http://www.chiesa.espressonline.it, con i lanci degli ultimi articoli e i link alle pagine di servizio.



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giallop ha scritto:


Approposito di persone che vogliono riformare la Chiesa, purtroppo non l' hanno fatto Papa.

“SOGNI” DELUSI DEL CARD. MARTINI.
NON MI RESTA CHE PREGARE PER LA CONVERSIONE DELLA CHIESA

“Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei Colloqui notturni a Gerusalemme”, libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder (di “sogno” Martini parlò anche nel celebre intervento sul rinnovamento della Chiesa fatto al Sinodo dei Vescovi del 1999, censurato da tutti i media cattolici e pubblicato dalla nostra agenzia, v. Adista n. 73/99). L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico p. Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. “La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea”, afferma, come ad esempio “la possibilità di ordinare viri probati\pard f1 (uomini sposati ma di provata fede, ndr)” o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: “Gli dissi di farsi coraggio – spiega Martini – che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti”.

Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta “in solitudine” dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. “Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia”. Sarebbe opportuno, afferma, gettare “un nuovo sguardo” sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. “Tra i miei conoscenti – ricorda ancora Martini – ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli”. Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla “coscienza sensibile”, ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.

Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, “Dio non è cattolico”, “Dio è al di là delle frontiere che vengono erette”. È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro. In realtà, le istituzioni ecclesiastiche “ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo”. Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, “non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano”. E invita: “Non aver paura dell’estraneo”. Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. “Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te”. Il “giusto” - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che “pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini”.
http://www.animafrica.net/wp/archivio/523


Il Cardinal Martini non è uno di quelli che stava tentando di cambiare la chiesa. Parole parole parole !!!!!!


Bè a questo punto puoi anche "sbottonarti" un pò con questa storia...[8D]


Mi sono esposto troppo e ti chiedo scusa.[:I] Non voglio fare il misterioso ma voglio evitare guai alla mia fonte, fai finta che non abbia detto niente.



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Mi sono esposto troppo e ti chiedo scusa. [:I] Non voglio fare il misterioso ma voglio evitare guai alla mia fonte, fai finta che non abbia detto niente.

Detto cosa...a chi? [;)]

Mi voglio togliere l'ultimo "sassolino dal piede" parlando del famigerato otto per mille.
Sono circa quattro miliardi di euro!! i soldi che gli italiani dagli inizi degli anni 80' versano ogni anno nelle casse dello IOR e solo una parte viene utilizzata per il sostentamento del clero e le opere di carità. Il Vaticano ci costa ogni anno più o meno come mantenere la casta politica italiana!!!
E tutti gli altri soldi dove vanno a finire?

Il 60 per cento dei contribuenti lascia in bianco la voce "otto per mille" ma grazie al 35 per cento che indica "Chiesa cattolica" fra le scelte ammesse (le altre sono Stato, Valdesi, Avventisti, Assemblee di Dio, Ebrei e Luterani), la Cei si accaparra quasi il 90 per cento del totale.

Un ultimo pensiero: quest' anno i soldi per ricostruire L'Abruzzo sono stati prelevati in buona parte dai fondi destinati al mezzogiorno, perchè invece non decurtarli all' otto per mille? Bastava dimezzare le entrate per esempio al quattro per mille e saremmo stati tutti contenti, perchè non lo hanno proposto loro? E' comodo dare qualche milione di euro per la beneficenza, ma se avessero donato la metà dell'Otto per mille sarebbero stati 2 miliardi di euro....
Consiglio di leggere il Link sotto riportato per capire ancora meglio come stanno le cose:


http://www.repubblica.it/2007/09/sezion ... hiesa.html


Dimenticavo a questi soldi si devono aggiungere le offerte, i lasciti testamentari, gli introiti di case di riposo, ospedali, centri di cura in mano al clero ecc.


Ultima modifica di giallop il 06/06/2009, 18:48, modificato 1 volta in totale.


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giallop ha scritto:

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Mi sono esposto troppo e ti chiedo scusa. [:I] Non voglio fare il misterioso ma voglio evitare guai alla mia fonte, fai finta che non abbia detto niente.

Detto cosa...a chi? [;)]

Mi voglio togliere l'ultimo "sassolino dal piede" parlando del famigerato otto per mille.
Sono circa quattro miliardi di euro!! i soldi che gli italiani dagli inizi degli anni 80' versano ogni anno nelle casse dello IOR e solo una parte viene utilizzata per il sostentamento del clero e le opere di carità. Il Vaticano ci costa ogni anno più o meno come mantenere la casta politica italiana!!!
E tutti gli altri soldi dove vanno a finire?

Il 60 per cento dei contribuenti lascia in bianco la voce "otto per mille" ma grazie al 35 per cento che indica "Chiesa cattolica" fra le scelte ammesse (le altre sono Stato, Valdesi, Avventisti, Assemblee di Dio, Ebrei e Luterani), la Cei si accaparra quasi il 90 per cento del totale.

Un ultimo pensiero: quest' anno i soldi per ricostruire L'Abruzzo sono stati prelevati in buona parte dai fondi destinati al mezzogiorno, perchè invece non decurtarli all' otto per mille? Bastava dimezzare le entrate per esempio al quattro per mille e saremmo stati tutti contenti, perchè non lo hanno proposto loro? E' comodo dare qualche milione di euro per la beneficenza, ma se avessero donato la metà dell'Otto per mille sarebbero stati 2 miliardi di euro....
Consiglio di leggere il Link sotto riportato per capire ancora meglio come stanno le cose:


http://www.repubblica.it/2007/09/sezion ... hiesa.html


Dimenticavo a questi soldi si devono aggiungere le offerte, i lasciti testamentari, gli introiti di case di riposo, ospedali, centri di cura in mano al clero ecc.


Una struttura elefantiaca come la chiesa ha bisogno di molti soldi questo è risaputo, sui bilanci ti do ragione, non si sà dove finiscono una parte dei fondi. Non credo che comunque siano occultati, ma piuttosto che si perdano nei meandri della burocrazia.



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greenwarrior ha scritto:
Una struttura elefantiaca come la chiesa ha bisogno di molti soldi questo è risaputo, sui bilanci ti do ragione, non si sà dove finiscono una parte dei fondi. Non credo che comunque siano occultati, ma piuttosto che si perdano nei meandri della burocrazia.


Ce la fai a vederlo sino alla fine Green? [;)]




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