05/06/2009, 19:02
05/06/2009, 19:55
Thethirdeye ha scritto:
Caro Green..... nessuno intende demonizzare a 360 gradi l'istituzione religiosa e i fedeli al seguito. Il punto è che la parte marcia della Chiesa, quella collusa con i grandi interessi internazionali, con le lobby, con le banche, con la massoneria, etc etc..... deve essere DENUNCIATA PUBBLICAMENTE.
In altre parole, non sia mai che si parli poco del MALE.
E questo lo dico in senso assoluto.
Sta a tutti noi far emergere ciò che - per un motivo o per l'altro - sta distruggendo il futuro e le aspirazioni delle nuove generazioni.
06/06/2009, 00:28
Thethirdeye:
Sta a tutti noi far emergere ciò che - per un motivo o per l'altro - sta distruggendo il futuro e le aspirazioni delle nuove generazioni.
greenwarrior:
Solo loro possono denunciare pubblicamente il marciume, e c' è chi sta tentando di farlo dall' interno. Non è facile, ma ci stanno provando lo sò per certo.
06/06/2009, 09:28
06/06/2009, 09:47
06/06/2009, 13:54
06/06/2009, 14:17
giallop ha scritto:
Approposito di persone che vogliono riformare la Chiesa, purtroppo non l' hanno fatto Papa.
“SOGNI” DELUSI DEL CARD. MARTINI.
NON MI RESTA CHE PREGARE PER LA CONVERSIONE DELLA CHIESA
“Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei Colloqui notturni a Gerusalemme”, libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder (di “sogno” Martini parlò anche nel celebre intervento sul rinnovamento della Chiesa fatto al Sinodo dei Vescovi del 1999, censurato da tutti i media cattolici e pubblicato dalla nostra agenzia, v. Adista n. 73/99). L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico p. Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. “La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea”, afferma, come ad esempio “la possibilità di ordinare viri probati\pard f1 (uomini sposati ma di provata fede, ndr)” o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: “Gli dissi di farsi coraggio – spiega Martini – che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti”.
Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta “in solitudine” dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. “Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia”. Sarebbe opportuno, afferma, gettare “un nuovo sguardo” sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. “Tra i miei conoscenti – ricorda ancora Martini – ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli”. Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla “coscienza sensibile”, ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.
Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, “Dio non è cattolico”, “Dio è al di là delle frontiere che vengono erette”. È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro. In realtà, le istituzioni ecclesiastiche “ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo”. Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, “non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano”. E invita: “Non aver paura dell’estraneo”. Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. “Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te”. Il “giusto” - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che “pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini”.
http://www.animafrica.net/wp/archivio/523
06/06/2009, 14:27
greenwarrior ha scritto:
Secondo voi, non è il caso di "aiutare" la parte sana della chiesa? L' analisi và fatta enfatizzando sia i pregi che i difetti di questa istituzione. Noto con dispiacere che chi per motivi legittimi è contrario all' esistenza di qualsiasi istituto religioso, mette in risalto solo i difetti e non riconosce cio che di buono viene fatto (anche se in minima parte o in maniera meno evidente). Se è in atto una guerra tra bene e male che colpisce la chiesa dal suo interno, ognuno di noi sà qual' è il suo compito. Se un uomo ha la gamba in cancrena, gli si taglia l' arto mica lo si uccide.
06/06/2009, 14:27
greenwarrior ha scritto:giallop ha scritto:
Approposito di persone che vogliono riformare la Chiesa, purtroppo non l' hanno fatto Papa.
“SOGNI” DELUSI DEL CARD. MARTINI.
NON MI RESTA CHE PREGARE PER LA CONVERSIONE DELLA CHIESA
“Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei Colloqui notturni a Gerusalemme”, libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder (di “sogno” Martini parlò anche nel celebre intervento sul rinnovamento della Chiesa fatto al Sinodo dei Vescovi del 1999, censurato da tutti i media cattolici e pubblicato dalla nostra agenzia, v. Adista n. 73/99). L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico p. Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. “La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea”, afferma, come ad esempio “la possibilità di ordinare viri probati\pard f1 (uomini sposati ma di provata fede, ndr)” o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: “Gli dissi di farsi coraggio – spiega Martini – che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti”.
Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta “in solitudine” dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. “Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia”. Sarebbe opportuno, afferma, gettare “un nuovo sguardo” sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. “Tra i miei conoscenti – ricorda ancora Martini – ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli”. Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla “coscienza sensibile”, ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.
Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, “Dio non è cattolico”, “Dio è al di là delle frontiere che vengono erette”. È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro. In realtà, le istituzioni ecclesiastiche “ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo”. Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, “non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano”. E invita: “Non aver paura dell’estraneo”. Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. “Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te”. Il “giusto” - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che “pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini”.
http://www.animafrica.net/wp/archivio/523
Il Cardinal Martini non è uno di quelli che stava tentando di cambiare la chiesa. Parole parole parole !!!!!!
06/06/2009, 15:40
barionu ha scritto:greenwarrior ha scritto:
Secondo voi, non è il caso di "aiutare" la parte sana della chiesa? L' analisi và fatta enfatizzando sia i pregi che i difetti di questa istituzione. Noto con dispiacere che chi per motivi legittimi è contrario all' esistenza di qualsiasi istituto religioso, mette in risalto solo i difetti e non riconosce cio che di buono viene fatto (anche se in minima parte o in maniera meno evidente). Se è in atto una guerra tra bene e male che colpisce la chiesa dal suo interno, ognuno di noi sà qual' è il suo compito. Se un uomo ha la gamba in cancrena, gli si taglia l' arto mica lo si uccide.
..... non è che ci rimane solo un mignolo ?
è cattiva , lo so, è catt...
zio ot
06/06/2009, 15:52
06/06/2009, 16:04
giallop ha scritto:greenwarrior ha scritto:giallop ha scritto:
Approposito di persone che vogliono riformare la Chiesa, purtroppo non l' hanno fatto Papa.
“SOGNI” DELUSI DEL CARD. MARTINI.
NON MI RESTA CHE PREGARE PER LA CONVERSIONE DELLA CHIESA
“Ho sognato una Chiesa nella povertà e nell’umiltà, che non dipende dalle potenze di questo mondo. Una Chiesa che concede spazio alla gente che pensa più in là. Una Chiesa che dà coraggio, specialmente a chi si sente piccolo o peccatore. Una Chiesa giovane. Oggi non ho più di questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa”. Sono le parole del card. Carlo Maria Martini raccolte nei Colloqui notturni a Gerusalemme”, libro recentemente edito in Germania dalla casa editrice Herder (di “sogno” Martini parlò anche nel celebre intervento sul rinnovamento della Chiesa fatto al Sinodo dei Vescovi del 1999, censurato da tutti i media cattolici e pubblicato dalla nostra agenzia, v. Adista n. 73/99). L’81enne gesuita, già arcivescovo di Milano, tira le somme di un’esistenza trascorsa nella costante e travagliata ricerca di Dio, vissuta dentro la Chiesa. E confida queste riflessioni all’amico p. Georg Sporschill, anch’egli gesuita, in un testo che assume la forma del colloquio o dell’intervista. I 7 capitoli del volume affrontano questioni profonde di fede, di etica, di società e di Chiesa. A quest’ultima Martini indirizza un accorato appello per una rapida e profonda riforma. Ad esempio, di fronte alla crisi vocazionale che investe la Chiesa cattolica soprattutto in Occidente, considera inefficaci le soluzioni proposte fino ad ora delle gerarchie. “La Chiesa dovrà farsi venire qualche idea”, afferma, come ad esempio “la possibilità di ordinare viri probati\pard f1 (uomini sposati ma di provata fede, ndr)” o di riconsiderare il sacerdozio femminile, sul quale riconosce la lungimiranza delle Chiese protestanti. Ricorda persino di aver incoraggiato questa posizione in un incontro con il primate anglicano George Carey: “Gli dissi di farsi coraggio – spiega Martini – che questa audacia poteva aiutare anche noi a valorizzare di più le donne e a capire come andare avanti”.
Se le sue tesi sull’organizzazione della Chiesa appaiono già fortemente riformatrici, ancora più avanti guarda nell’affrontare i temi etici legati alla sessualità. Critica l’Humanae Vitae di Paolo VI sulla contraccezione, enciclica scritta “in solitudine” dal papa e che proponeva indicazioni poco lungimiranti. “Questa solitudine decisionale a lungo termine non è stata una premessa positiva per trattare i temi della sessualità e della famiglia”. Sarebbe opportuno, afferma, gettare “un nuovo sguardo” sull’argomento. La Bibbia, in definitiva, non condanna a priori né il sesso né l’omosessualità. È la Chiesa, invece, che nella storia ha spesso dimostrato insensibilità nel giudizio della vita delle persone. “Tra i miei conoscenti – ricorda ancora Martini – ci sono coppie omosessuali. Non mi è stato mai domandato né mi sarebbe venuto in mente di condannarli”. Dunque la Chiesa, invece di educare il popolo di Dio alla libertà e alla “coscienza sensibile”, ha preferito inculcare nel credente una dogmatica moralistica ed acritica.
Il contatto con le altre religioni, saggiato in prima persona durante il lungo soggiorno a Gerusalemme, ha rappresentato per Martini un punto di non ritorno, una scuola di vita e di fede. La ricerca di Dio in quelle terre - peraltro, come lui stesso afferma, estremamente travagliata ed attraversata spesso da lunghe ombre - costringe a ripensare il dialogo interreligioso perché, dice, “Dio non è cattolico”, “Dio è al di là delle frontiere che vengono erette”. È l’uomo che sente la necessità di razionalizzare in apparati normativi e istituzionali la gestione del sacro. In realtà, le istituzioni ecclesiastiche “ci servono nella vita, ma non dobbiamo confonderle con Dio, il cui cuore è sempre più largo”. Incontrare e (perché no) pregare insieme all’amico di altra religione, dice, “non ti allontanerà dal cristianesimo, approfondirà al contrario il tuo essere cristiano”. E invita: “Non aver paura dell’estraneo”. Il grande comandamento invita ad amare l’altro come se stessi. “Ama il tuo prossimo - afferma - perché è come te”. Il “giusto” - e in questo caso Martini prende in prestito la II sura del Corano - è colui che “pieno di amore dona i suoi averi ai parenti, agli orfani, ai poveri e ai pellegrini”.
http://www.animafrica.net/wp/archivio/523
Il Cardinal Martini non è uno di quelli che stava tentando di cambiare la chiesa. Parole parole parole !!!!!!
Bè a questo punto puoi anche "sbottonarti" un pò con questa storia...
06/06/2009, 18:30
Mi sono esposto troppo e ti chiedo scusa. Non voglio fare il misterioso ma voglio evitare guai alla mia fonte, fai finta che non abbia detto niente.
06/06/2009, 18:56
giallop ha scritto:Mi sono esposto troppo e ti chiedo scusa. Non voglio fare il misterioso ma voglio evitare guai alla mia fonte, fai finta che non abbia detto niente.
Detto cosa...a chi?
Mi voglio togliere l'ultimo "sassolino dal piede" parlando del famigerato otto per mille.
Sono circa quattro miliardi di euro!! i soldi che gli italiani dagli inizi degli anni 80' versano ogni anno nelle casse dello IOR e solo una parte viene utilizzata per il sostentamento del clero e le opere di carità. Il Vaticano ci costa ogni anno più o meno come mantenere la casta politica italiana!!!
E tutti gli altri soldi dove vanno a finire?
Il 60 per cento dei contribuenti lascia in bianco la voce "otto per mille" ma grazie al 35 per cento che indica "Chiesa cattolica" fra le scelte ammesse (le altre sono Stato, Valdesi, Avventisti, Assemblee di Dio, Ebrei e Luterani), la Cei si accaparra quasi il 90 per cento del totale.
Un ultimo pensiero: quest' anno i soldi per ricostruire L'Abruzzo sono stati prelevati in buona parte dai fondi destinati al mezzogiorno, perchè invece non decurtarli all' otto per mille? Bastava dimezzare le entrate per esempio al quattro per mille e saremmo stati tutti contenti, perchè non lo hanno proposto loro? E' comodo dare qualche milione di euro per la beneficenza, ma se avessero donato la metà dell'Otto per mille sarebbero stati 2 miliardi di euro....
Consiglio di leggere il Link sotto riportato per capire ancora meglio come stanno le cose:
http://www.repubblica.it/2007/09/sezion ... hiesa.html
Dimenticavo a questi soldi si devono aggiungere le offerte, i lasciti testamentari, gli introiti di case di riposo, ospedali, centri di cura in mano al clero ecc.
06/06/2009, 21:46
greenwarrior ha scritto:
Una struttura elefantiaca come la chiesa ha bisogno di molti soldi questo è risaputo, sui bilanci ti do ragione, non si sà dove finiscono una parte dei fondi. Non credo che comunque siano occultati, ma piuttosto che si perdano nei meandri della burocrazia.