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MessaggioInviato: 01/02/2009, 16:36 
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greenwarrior ha scritto:
Io invertirei la tua ultima frase. Il credo prima viene influenzato da fattori esterni, e poi crescendo una persona può riflettere.


Certo, quindi se nasci in Italia sei un cattolico, se nasci in qualche strana tribù africana sei un cannibale che, grazie all'influenza di un credo pre-esistente, mangia uomini perchè crede che gli Dei vogliano che lo faccia.

Contento te [;)]


Ultima modifica di Lawliet il 01/02/2009, 16:37, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/02/2009, 16:54 
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Lawliet ha scritto:

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greenwarrior ha scritto:
Io invertirei la tua ultima frase. Il credo prima viene influenzato da fattori esterni, e poi crescendo una persona può riflettere.


Certo, quindi se nasci in Italia sei un cattolico, se nasci in qualche strana tribù africana sei un cannibale che, grazie all'influenza di un credo pre-esistente, mangia uomini perchè crede che gli Dei vogliano che lo faccia.

Contento te [;)]


Abbiamo l' intelligenza per comprendere se il messaggio di un Dio è positiva o meno. Sicuramente il luogo di origine influenza le menti ma cio non significa che il comportamento di un credente debba esulare da regole che non hanno ne tempo ne colore.



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MessaggioInviato: 01/02/2009, 19:24 
Beh allora cosa c'è di sbagliato nell'affermare che il credo vive dentro se stessi e non deve dipendere da altro?
Di qui il ragionamento per il quale non si deve ritenere a prescindere dall'esito che uno studio sulla Bibbia possa essere sbagliato o che possa essere contro ideali religiosi.


Ultima modifica di Lawliet il 01/02/2009, 19:26, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 01/02/2009, 20:22 
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Lawliet ha scritto:

Beh allora cosa c'è di sbagliato nell'affermare che il credo vive dentro se stessi e non deve dipendere da altro?
Di qui il ragionamento per il quale non si deve ritenere a prescindere dall'esito che uno studio sulla Bibbia possa essere sbagliato o che possa essere contro ideali religiosi.


L' altro è quello che riordina, che da lo spunto, poi concordo con te quando affermi che il credo vive dentro se stessi.



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MessaggioInviato: 01/02/2009, 23:09 
Greenwarrior,

i più autorevoli esegeti cattolici, da circa due mesi, sono riuniti in “conclave” per tentare di confutare le risultanze derivanti dalla verifica storica che hai appena letto.
In essa si dimostra che gli scribi ecclesiastici, sin dall’epoca dello “storico” Vescovo Eusebio di Cesarea, hanno dovuto manomettere gli scritti di Giuseppe Flavio per impedire la ricostruzione della reale vicenda che vide protagonista il vero “Gesù” e i suoi fratelli.

Gli amanuensi falsificatori furono obbligati a post datare la grave carestia che afflisse i Giudei nel 35 e 36 d.C. perché fu il movente principale della ribellione capeggiata dal primogenito di Giuda il Galileo; rivolta contro il dominio di Roma che gli consentì di prendere il potere a Gerusalemme facendosi proclamare Re dei Giudei mentre era in corso il conflitto fra Roma e la Parthia, senza poter ricorrere al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Dalla pubblicazione dello studio, qualsiasi storico, di ogni paese, dovrà prendere atto che questa fu la motivazione che costrinse il Legato di Siria Lucio Vitellio - con un mandato anti partico conferitogli da Tiberio, su tutto l’Oriente, che lo rendeva l’uomo più potente dopo l’Imperatore - a recarsi in Gerusalemme, oltre 600 km a sud di Antiochia, per la Pasqua del 36 d.C., e detassare i Giudei sui prodotti agricoli, riconsegnare la Veste Sacra ad un Sommo Sacerdote filo romano … dopo aver giustiziato il Re dei Giudei e Sommo Sacerdote “Gesù”, dichiaratosi tale senza il “placet” di Tiberio.

La Chiesa è già consapevole che tutto il suo “Credo” sta crollando.
E’ il “Credo” che, ogni Domenica, quando ti rechi alla Messa, quale simbolo apostolico di fede, reciti ad alta voce come una cantilena puerile, reiterata all’infinito: “…patì sotto Ponzio Pilato”.
Un martellante condizionamento psicologico perpetrato allo scopo di impedire la conoscenza della verità storica. Al Clero non resta che rimediare come ha sempre fatto: tentare di modificare la Storia pur di salvare la propria dottrina, base del suo potere secolare.

Ma non sarà così semplice. La storia è un giudice freddo, imparziale, e le vicende succedutesi sono concatenate fra loro in modo inscindibile e togliere una pietra può far crollare l’intero edificio.
La Storia, analisi dopo analisi, sta spogliando il tuo “Gesù” dei suoi fantomatici “Apostoli” ma, al contempo, ne scopre i fratelli; quelli che la Chiesa vorrebbe far passare per “cugini”.
Sì, i fratelli di “Gesù” hanno gli stessi nomi dei figli di Giuda il Galileo, e la storia è in grado di individuarli tutti e cinque, compreso il “Messia”.

Giuda il Galileo fu un eroe per i Giudei. Era un fariseo rivoluzionario, Zelota, “Dottore della Legge di grande potere”: rivendicava il diritto a divenire Re dei Giudei dalla morte di Erode il Grande in poi. Fu il promotore della guerra contro il censimento di Pubblio Sulpicio Quirino, voluto da Augusto, per imporre il “tributo a Cesare”.
Dopo i Sadducei, i Farisei conservatori e gli Esseni, fu l’ideologo della filosofia degli Zeloti.

Giuda il Galileo, della città chiamata Gàmala, si pose come guida di una quarta filosofia che concorda con tutte le opinioni dei Farisei eccetto nel fatto che costoro hanno un ardentissimo amore per la libertà, convinti come sono che solo Dio è loro guida e Padrone; ad essi poco importa affrontare forme di morte non comuni, permettere che la vendetta si scagli contro parenti e amici, purché possano evitare di chiamare un uomo “padrone”…non ho timore che qualsiasi cosa riferisca a loro riguardo sia considerata incredibile. Il pericolo, anzi, sta piuttosto nel fatto che la mia esposizione possa minimizzare l’indifferenza con la quale accettano la lacerante sofferenza delle pene". (Antichità XVIII 1/25).

Giuda il Galileo postulava una rivoluzione sociale, finalizzata ad abolire la schiavitù, in contrapposizione alle caste sacerdotali ebraiche, conservatrici dei loro privilegi e protette dalle guarnigioni romane.
Giuda era di Gàmala, come i suoi figli. L’archeologia ha scoperto le rovine di questa città: essa corrisponde alla descrizione della “Nazaret” dei Vangeli. Dalla loro lettura si verifica che “Nazaret” risulta posta sul “ciglio del monte” e vicina al lago di Tiberiade…al contrario, la Nazaret odierna dista oltre 24 km dal lago (in linea retta) ed è pressoché pianeggiante.

La prossima analisi storico-archeologica sarà su Gàmala-Nazaret, la città di Giuda e dei suoi figli…che avevano lo stesso nome dei fratelli di “Gesù”.
Greenwarrior, non leggerla, dammi retta: non chiedere troppo alla tua intelligenza per comprendere il messaggio della Storia…limitati a “comprendere il messaggio di Dio”.
La tua “fede” percepirebbe la Storia come un altro pugno allo stomaco. Amen.

http://www.vangeliestoria.eu/index.php


Ultima modifica di Emilio Salsi il 01/02/2009, 23:20, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/02/2009, 00:05 
Cit da E. Salsi

La Chiesa è già consapevole che tutto il suo “Credo” sta crollando.
E’ il “Credo” che, ogni Domenica, quando ti rechi alla Messa, quale simbolo apostolico di fede, reciti ad alta voce come una cantilena puerile, reiterata all’infinito: “…patì sotto Ponzio Pilato”.
Un martellante condizionamento psicologico perpetrato allo scopo di impedire la conoscenza della verità storica. Al Clero non resta che rimediare come ha sempre fatto: tentare di modificare la Storia pur di salvare la propria dottrina, base del suo potere secolare.

zio ot

Quello che descrivi , con la delicatezza di una pressa idraulica , non fa una piega ,

ma credimi , le specifiche che fai agli eventuali credenti del forum non servono , sono tutti molto avanti nello studiodel Gesù storico , se no sarebbero già scappati da Nicolotti . [;)] [8D] [^]

quindi lascia stare gli amen et hora pro nobis ,..... invece io ho , maremma ma.... molte domande specifiche da farti.


zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 02/02/2009, 00:07, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 02/02/2009, 18:21 
Cita:
Emilio Salsi ha scritto:

Greenwarrior,

i più autorevoli esegeti cattolici, da circa due mesi, sono riuniti in “conclave” per tentare di confutare le risultanze derivanti dalla verifica storica che hai appena letto.
In essa si dimostra che gli scribi ecclesiastici, sin dall’epoca dello “storico” Vescovo Eusebio di Cesarea, hanno dovuto manomettere gli scritti di Giuseppe Flavio per impedire la ricostruzione della reale vicenda che vide protagonista il vero “Gesù” e i suoi fratelli.

Gli amanuensi falsificatori furono obbligati a post datare la grave carestia che afflisse i Giudei nel 35 e 36 d.C. perché fu il movente principale della ribellione capeggiata dal primogenito di Giuda il Galileo; rivolta contro il dominio di Roma che gli consentì di prendere il potere a Gerusalemme facendosi proclamare Re dei Giudei mentre era in corso il conflitto fra Roma e la Parthia, senza poter ricorrere al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Dalla pubblicazione dello studio, qualsiasi storico, di ogni paese, dovrà prendere atto che questa fu la motivazione che costrinse il Legato di Siria Lucio Vitellio - con un mandato anti partico conferitogli da Tiberio, su tutto l’Oriente, che lo rendeva l’uomo più potente dopo l’Imperatore - a recarsi in Gerusalemme, oltre 600 km a sud di Antiochia, per la Pasqua del 36 d.C., e detassare i Giudei sui prodotti agricoli, riconsegnare la Veste Sacra ad un Sommo Sacerdote filo romano … dopo aver giustiziato il Re dei Giudei e Sommo Sacerdote “Gesù”, dichiaratosi tale senza il “placet” di Tiberio.

La Chiesa è già consapevole che tutto il suo “Credo” sta crollando.
E’ il “Credo” che, ogni Domenica, quando ti rechi alla Messa, quale simbolo apostolico di fede, reciti ad alta voce come una cantilena puerile, reiterata all’infinito: “…patì sotto Ponzio Pilato”.
Un martellante condizionamento psicologico perpetrato allo scopo di impedire la conoscenza della verità storica. Al Clero non resta che rimediare come ha sempre fatto: tentare di modificare la Storia pur di salvare la propria dottrina, base del suo potere secolare.

Ma non sarà così semplice. La storia è un giudice freddo, imparziale, e le vicende succedutesi sono concatenate fra loro in modo inscindibile e togliere una pietra può far crollare l’intero edificio.
La Storia, analisi dopo analisi, sta spogliando il tuo “Gesù” dei suoi fantomatici “Apostoli” ma, al contempo, ne scopre i fratelli; quelli che la Chiesa vorrebbe far passare per “cugini”.
Sì, i fratelli di “Gesù” hanno gli stessi nomi dei figli di Giuda il Galileo, e la storia è in grado di individuarli tutti e cinque, compreso il “Messia”.

Giuda il Galileo fu un eroe per i Giudei. Era un fariseo rivoluzionario, Zelota, “Dottore della Legge di grande potere”: rivendicava il diritto a divenire Re dei Giudei dalla morte di Erode il Grande in poi. Fu il promotore della guerra contro il censimento di Pubblio Sulpicio Quirino, voluto da Augusto, per imporre il “tributo a Cesare”.
Dopo i Sadducei, i Farisei conservatori e gli Esseni, fu l’ideologo della filosofia degli Zeloti.

Giuda il Galileo, della città chiamata Gàmala, si pose come guida di una quarta filosofia che concorda con tutte le opinioni dei Farisei eccetto nel fatto che costoro hanno un ardentissimo amore per la libertà, convinti come sono che solo Dio è loro guida e Padrone; ad essi poco importa affrontare forme di morte non comuni, permettere che la vendetta si scagli contro parenti e amici, purché possano evitare di chiamare un uomo “padrone”…non ho timore che qualsiasi cosa riferisca a loro riguardo sia considerata incredibile. Il pericolo, anzi, sta piuttosto nel fatto che la mia esposizione possa minimizzare l’indifferenza con la quale accettano la lacerante sofferenza delle pene". (Antichità XVIII 1/25).

Giuda il Galileo postulava una rivoluzione sociale, finalizzata ad abolire la schiavitù, in contrapposizione alle caste sacerdotali ebraiche, conservatrici dei loro privilegi e protette dalle guarnigioni romane.
Giuda era di Gàmala, come i suoi figli. L’archeologia ha scoperto le rovine di questa città: essa corrisponde alla descrizione della “Nazaret” dei Vangeli. Dalla loro lettura si verifica che “Nazaret” risulta posta sul “ciglio del monte” e vicina al lago di Tiberiade…al contrario, la Nazaret odierna dista oltre 24 km dal lago (in linea retta) ed è pressoché pianeggiante.

La prossima analisi storico-archeologica sarà su Gàmala-Nazaret, la città di Giuda e dei suoi figli…che avevano lo stesso nome dei fratelli di “Gesù”.
Greenwarrior, non leggerla, dammi retta: non chiedere troppo alla tua intelligenza per comprendere il messaggio della Storia…limitati a “comprendere il messaggio di Dio”.
La tua “fede” percepirebbe la Storia come un altro pugno allo stomaco. Amen.

http://www.vangeliestoria.eu/index.php




Difendere il proprio credo non significa essere degli esaltati settari, non giudicarmi solo dalle mie semplici e schiette osservazioni. Sicuramente non sono l' essere più intelligente e istruito del mondo, ma parto dal presupposto che la religione cattolica, pur con tutti i suoi innegabili difetti, sia quella che meglio insegna (almeno per quanto mi riguarda). Poi, se può servirti a comprendere come la penso, posso dirti che sono convinto che la storia della vita di Cristo sia stata falsata in modo evidente e per scopi poco nobili. Forse tutto quello che ci raccontano in chiesa e fuffa, forse non sono le reali parole del messia, ma comunque a me sono servite. Lascio a tè lo studio approfondito della sua vita e dei luoghi da lui abitati e leggerò volentieri i tuoi post.

Io non chiederò troppo alla mia intelligenza, tu però la tua, usala saggiamente.

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Copio e incollo un mio post scritto in un altra sezione del forum, chissà che non ti illumini su ciò che "penso"

Ti quoto, anche se non mi sembra il caso di "aggredire" Bond, le sue sono considerazioni e idee personali e non credo che sia l' unico ad aver anche solo per un attimo formulato questa ipotesi. Maometto per esempio, si presentava ai suoi discepoli con il volto coperto, e dalle "testimonianze" sembra irradiasse luce. Leggendo dei miracoli operati dai vari personaggi che hai elencato (escludendo gli ultimi) cosa deve pensare un umile umano? La mia personale convinzione è che Dio esista, ma che fra lui e noi ci sia molta più distanza gerarchica di quanto possiamo immaginare, e che tutto quello che è in mezzo sia sconosciuto. L' esempio su Gesù presumo sia stato fatto in quanto siamo in un paese cristiano.


P.S l' ipotesi del post è che Gesù possa essere un alieno.


Ultima modifica di greenwarrior il 02/02/2009, 18:31, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 04/02/2009, 23:00 
Nazaret – Gàmala

Dalla comparazione dei personaggi evidenziati da San Luca, attraverso il discorso di Gamalièle, con quelli riferiti da Giuseppe Flavio in Antichità XX 97/102, si è dimostrato che “Theudas” non era un nome di persona nel I secolo, ma un attributo “Luce di Dio” dato a un sedicente Profeta, famoso tra i Giudei.
Ne consegue che la notizia, passata ai posteri dallo storico, è stata censurata nel nome, nel patronimico e nel movente allo scopo di impedirne l’identificazione con l’Apostolo “Taddaeus o Taddaios”, chiamato da Luca “Giuda”, ed era fratello di Giacomo.

Il nome dato all'apostolo, “Taddaeus” o “Taddaios”, era una parolaccia inesistente sia in latino che in greco del I secolo a comprova di una traduzione volutamente fuorviante dai Vangeli primitivi in quelli di Marco e Matteo. San Luca lo elimina e lo sostituisce con “Giuda”.

Rilevato che fra i tanti nomi possibili di padre, d’obbligo nella tradizione giudaica, l’unico che avrebbe avuto un movente per essere censurato dalla dottrina cristiana era quello di “Giuda il Galileo”, ne deriva che esso fu tolto dall’episodio del Profeta perché sarebbe stato troppo evidente e logico sovrapporre i nomi di Giacomo, Simone e Giuda Theudas, con i nomi di tre fratelli di “Gesù”, per poi indirizzare lo storico nella ricerca di Giuseppe, il quarto fratello.
Non doveva risultare che nei versi dal 97 al 102 di Antichità lo storico ebreo riferì dell’uccisione di tre famosi giudei rivoluzionari che corrispondevano ai fratelli di Gesù.

Dopo aver dimostrato con analisi specifiche (vedi sopra) che gli “Apostoli”, non solo non furono fatti arrestare da alcun Sinedrio ma non sono mai esistiti, ad iniziare da San Paolo.

Dopo avere individuato e provato le falsificazioni introdotte dai fondatori della nuova dottrina per dare credibilità a personaggi che avrebbero dovuto testimoniare l’esistenza di Gesù Cristo;
che lo stesso “Salvatore Messia” è attestato da una documentazione contraddittoria, a partire dalle sue nascite totalmente diverse a comprova che furono inventate;
che “Salvatore” e “Messia” non erano due nomi ma due attributi divini dati al protagonista di una ribellione contro il dominio di Roma.

Dopo aver scoperto che “Atti degli Apostoli” e l’Episcopo storico cristiano, Eusebio di Cesarea, hanno falsificato la datazione di una grave carestia, riportata dallo storico ebreo, che afflisse i Giudei nel 35 e 36 d.C., carestia che scatenò la rivolta dei Giudei a Gerusalemme mentre Roma era alle prese con Artabano per il dominio sull’Armenia come su dimostrato.

Constatato, attraverso le analisi sopra indicate, che i Vangeli canonici e gli “Atti degli Apostoli” furono scritti da persone che non risiedevano in Giudea ma si basarono sugli scritti di Giuseppe Flavio per definire “storicamente” la dottrina come la conosciamo oggi, dopo aver distrutto altri Vangeli, diversi nella raffigurazione della nuova divinità;
prima di scoprire, con l’ausilio della storia, chi era il fratello Giuseppe e quale fosse il vero nome di “Gesù”, è d’obbligo evidenziare l’attinenza fra Giuda il Galileo e i suoi figli, con i fratelli di “Gesù”.
La correlazione la troviamo in Gàmala, la città di Giuda, il loro padre
.
Ovvero: Gàmala sta ai figli di Giuda il Galileo, come Nazaret sta a “Gesù” e ai suoi fratelli.

I “Padri” fondatori, attraverso un processo di adattamento dottrinale, ebbero la presunzione di conservare la loro fede come una “Verità storica divina” per renderla credibile e, partendo da una vicenda tutta ebraica, riferita a persone realmente esistite, con tanto di nomi, località e date, si resero conto che, con l’evoluzione politica dei tempi, per opportunismo, bisognava modificarla e, di conseguenza, nascondere, sia il significato della esistenza dei protagonisti, sia il nome della patria da cui provenivano.

Questo fu il “peccato originale” della nascente religione cristiano gesuita che, oggi, si è trasformato in un “peccato mortale”, perché la storia, con l’aiuto dell’archeologia, a volte anche per caso, si riappropria della verità scoprendo le falsificazioni sino a mettere in crisi la stessa dottrina.
Allora soffermiamoci sulla città di Giuda, il fariseo rivoluzionario, lo Zelota, come i suoi figli.

Ma un certo Giuda, un Gaulanita della città chiamata Gàmala, che aveva avuto l’aiuto di Saddoc, un fariseo, si gettò nel partito della ribellione”.

Gamala


Questa città, le cui rovine furono scoperte in modo fortuito ed inaspettato nel 1967, riconosciuta ufficialmente dagli archeologi nel 1976, costruita sopra un monte nel Golan inferiore, a nord est del lago di Tiberiade (Genezaret), importante per la storia giudaica fin dal secolo precedente a “Cristo”, fu attaccata nell’autunno del 66 d.C., invano per sette mesi, dalle truppe di Re Agrippa II, e verrà distrutta, grazie all’intervento di tre legioni romane agli ordini di Vespasiano e Tito, oltre un anno dopo. Teatro di una battaglia sanguinosa che causò migliaia di morti fra la popolazione, di cui (secondo quanto riferito da Giuseppe) più della metà suicidi, gettatisi in un precipizio con donne e bambini, pur di sottrarsi a stupri e schiavitù.

Questa città, vicina a Cafàrnao e al lago, così presente nella storia…è ignorata dai Vangeli.
“Gesù Cristo” percorse, in lungo e in largo, la Palestina; ha navigato e passeggiato su e giù per il lago di Tiberiade, ha fatto miracoli e discorsi in città e villaggi molto meno importanti, ma a Gàmala no! : la evitava. Così come la evitava il geniale Apostolo, da Lui nominato “post mortem”, Saulo Paolo, il quale, ligio alle consegne ricevute dal Maestro al momento della “folgorazione”, doveva visitare tutte le Sinagoghe tranne quella di Gàmala.

In quella città, Paolo, non doveva fare proselitismo, né miracoli da lasciare in ricordo. Lo stesso dicasi per gli Apostoli, Simone Pietro, Giacomo, Giovanni “detto anche Marco”, nonché i membri al completo della “prima comunità cristiana”, i quali, in adempimento alle consegne ricevute dal “Maestro”, nessuno di loro poteva recarsi a Gàmala.
Eppure la città era (ed è) vicina al lago di Tiberiade, sul ciglio di un monte, con un precipizio, Sinagoga, attività produttive, sembra, anzi è la descrizione della Nazaret dei Vangeli.

Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, come solito, di sabato nella Sinagoga e si alzò a leggere…all’udire queste cose, tutti nella Sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Poi discese a Cafàrnao” (Lc. 4; 16-28/31).

Discese a Cafàrnao” (a nord del lago). Questa frase ha un senso soltanto se la discesa parte da Gàmala, “sul ciglio di un monte” sovrastante Cafàrnao, e distante da essa 15 Km.. Non può riferirsi alla Nazaret odierna, distante da Cafàrnao 32 Km. (in linea retta), non sovrastante ad essa e piana”, non posizionata sopra alcun monte, senza un precipizio a ridosso, né vicina al lago. Stessa constatazione anche in Matteo (8, 1-5):

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva…Entrato in Cafàrnao…” ;
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedutosi in riva al mare (il lago è a 24 Km) cominciò a raccogliersi intorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca” (Mt. 13, 1-2).
lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali…al di là del Giordano” (Mt. 4, 13/15).

Per recarsi da Nazaret a Cafàrnao non bisogna attraversare il Giordano, ma, se si parte da Gàmala, si è costretti ad attraversare il Giordano; basta guardare la carta geografica.
Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano” (Mt. 19, 1).
Per recarsi dalla Galilea alla Giudea, entrambe al di qua, non si deve attraversare il Giordano; ma, se si parte da Gàmala, il territorio della Giudea è al di là del Giordano. Verificare sulla carta geografica.

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Al contrario di Gàmala, Nazaret è totalmente sconosciuta dalla storia sino al quarto secolo dopo Cristo. La Nazaret che conosciamo, méta di pellegrini, culto dei cristiani di tutto il mondo da oltre 1500 anni, non ha nulla a che vedere con la Città dei Vangeli.
Secondo Giovanni detto anche Marco:
Intanto si ritirò presso il mare (di Galilea) con i suoi discepoli…salì sulla montagna, chiamò a sé quelli che egli volle…entrò in casa e si radunò attorno a lui molta folla (era una città sul monte)…allora i suoi, sentito questo, uscirono (dalla casa in cui abitavano) per andare a prenderlo…giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare” (Mc. 3, 7/31).

La “Sacra Famiglia” abitava in una città costruita “sul ciglio di un monte” e non poteva essere Nazaret sita in una valle lievemente ondulata “al di qua del Giordano”, ma Gàmala, “al di là del Giordano” rispetto alla Galilea.
In base alle descrizioni evangeliche, avrebbe dovuto essere una città, sopra un monte, con la sinagoga, le case…vicina al lago, (è a 24 Km. in linea retta dal lago), il precipizio, dove avrebbero voluto gettarvi Gesù…niente: nulla che si riferisca ai Vangeli.

Storia, geografia, archeologia: dei tre requisiti, tutti insieme indispensabili, per dimostrarne l’esistenza al tempo di Cristo…zero. E’ stata studiata, visitata, sondata con le apparecchiature più moderne, ma tutto ciò che è venuto fuori, di databile al I secolo, è solo qualche “cripta tombale” scavata nella roccia (qualche buco). La legge ebraica di allora impediva la costruzione di una città presso i cimiteri poiché considerati “luoghi impuri”.

Ripetiamo: nel I secolo della nostra era dove oggi esiste Nazaret, secondo i Vangeli, lì avrebbe dovuto esistere una CITTA’ con numero di abitanti adeguato e attività economiche tali che giustificassero anche la presenza di una SINAGOGA, situata sopra il ciglio di un MONTE, con un PRECIPIZIO e vicina al LAGO. Negli stessi Vangeli i “villaggi” sono indicati con vocaboli distinti da “città”.
L’esistenza di una Sinagoga comportava la presenza di sacerdoti che dovevano essere mantenuti, con i loro privilegi, insieme alla struttura ed una organizzazione ad essa funzionale, da una popolazione con un numero di abitanti compatibile soltanto a quello di una città.

Diversamente da Gàmala, a Nazaret non esistono né monte, né precipizio, né lago, né le rovine di una Sinagoga ... né barche vicine. Gli edifici e i monumenti più antichi riferiti alla vita di “Cristo”,
ammirati dai pellegrini in devota contemplazione, risalgono ad epoche successive al Concilio di Nicea del 325 d.C.. E’ facile capirne il motivo: li fecero apposta.

La Chiesa è consapevole del vuoto storico della “città di Nazaret”, pertanto, per trovare una giustificazione, contraddicendo i Vangeli (come dimostrato a pag. 276), nell’ultimo secolo la ha declassata a “villaggio” e, come tale, sarebbe passato inosservato agli storici ed agli archeologi.
Al contrario, poiché il sotterfugio è servito solo a confermare che la città di Nazaret, non è mai esistita, allora, archeologi, papirologi e paleografi, tutti clericali, si sono messi a spulciare fra decine di migliaia di frammenti di papiro, cocci di vasi o ceramiche, sparsi nella Palestina e, “finalmente”, nel 1962, a Cesarea, fu trovato un pezzo di ceramica, grande quanto una mano, riportante una epigrafe sulla quale, fra le altre parole, ne risulta una incompleta con la scritta in ebraico “nzrt”.

Ma, rendendosi conto che quattro lettere, in ebraico anziché in aramaico, trovate a Cesarea, al di là dei diversi significati che un paleògrafo possa loro attribuire, non rappresentano una prova riferibile alla città di Nazaret, nessuno, a parte qualche “mistico spiritualista”, le considera una “prova”… al contrario, queste macchinazioni evidenziano l’inconsistenza di prove sull’esistenza della città di Nazaret sino al punto da rendere ridicola l’importanza della datazione dell’epigrafe.

“Nazaret” era talmente “inesistente” che, dopo la morte di “Gesù”, gli stessi Apostoli, Discepoli, Padri Apostolici, nessuno di loro (come per Gàmala), sentì il bisogno di recarsi alla sua Sinagoga, almeno per lasciare ai Nazaretani qualche miracolo in ricordo…niente. Durante i trenta anni di “apostolato” e conseguente “cristianizzazione” delle Province dell’Impero, Nazaret fu ignorata da tutti i Santi, Profeti e Discepoli.

San Pietro, San Paolo, San Giacomo, San Barnaba, benché guidati dallo “Spirito di Gesù” e dallo “Spirito Santo”, non fecero mai rotta verso Nazaret…come se non fosse mai esistita, o meglio, come se “Nazaret” sia esistita solo per “Gesù”.
E’ Gàmala, la vera “Nazaret”: la patria di Giuda il Galileo.

E’ una città, su di un monte, ha un precipizio, la sinagoga, è a 9 Km. dal lago, con case ed attività produttive (frantoi), tutto testimoniato da resti archeologici risalenti al tempo di Cristo, conosciuta anche da Svetonio come una “città dei Giudei importantissima” (Tito 4).

Geografia, storia, archeologia: tutto concorda. Giuseppe Flavio, nel suo impegno letterario incentrato sulla Palestina del I secolo, con scrupolosità estrema, cita e descrive alcune centinaia di villaggi e tutte le città della sua terra; eppure gli avvicina quando nomina Giaffa, che era un piccolo villaggio limitrofo all’odierna Nazaret, ma su “Nazaret”, che secondo i Vangeli era una città, niente; nessuno storico o geografo dell’epoca di Cristo, o antecedente, nomina Nazaret.
L’ebreo spiega che “città” corrispondeva ad un grado che, “oltre ad indicare un maggior numero di abitanti di un villaggio, ne prevedeva la fortificazione”. (Ant. XVIII, 28).

Il Vangelo di San Tommaso, manoscritto ritrovato nel 1945 (non manomesso) risalente al IV secolo dice: “una città costruita su un’alta collina e fortificata non può essere presa né nascosta” (Tm. 32); In questo Vangelo è denunciato il tentativo di “nascondere” una città, la quale, se fosse stata la “Nazaret” indicata nei Vangeli, essa avrebbe dovuto avere fortificazioni; infatti:“La città di Gàmala, per le sue difese naturali, era imprendibile, cinta di mura e rafforzata…” (Gue. IV 9).
Giuseppe Flavio, come sacerdote Comandante dell’esercito rivoluzionario della Galilea, provvide a far ristrutturare le fortificazioni, ad iniziare dalle mura, di tutte le città della regione, nominandole una ad una, ma, su Nazaret … silenzio assoluto!

“Dopo i successi ottenuti su Cestio Gallio (66 d.C.) racconterò come i Giudei fortificarono le città, e con fedeltà descriverò per ogni città i patimenti dei vinti” (Gue. I 20/22) …di Gàmala e di tutte le altre città, lo storico tramanda le sofferenze, mentre “Nazaret”, non essendo nominata, fu l’unica città della Galilea che non soffrì…dal momento che non esisteva ancora.
Per quanto sopra esposto, nella Nazaret odierna dovrebbero sussistere importanti rovine di quella che, nel primo secolo, avrebbe dovuto essere una città con mura di fortificazione, sinagoga, diverse vasche, in uso, allora, per le abluzioni rituali collettive e tutti quei manufatti in pietra che avrebbero superato il trascorrere dei secoli e delle intemperie, fra cui le macine dei frantoi (la Galilea era grande produttrice d’olio) …

“La tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazareth allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazireo, in origine unito al nome di Gesù … Nazireo è certamente un nome di una setta senza rapporto con la città di Nazareth”. (La naissance du Christianisme – Alfred Loisy, 1857-1940, sacerdote, professore universitario dell’Istituto Cattolico di Parigi).

“Nei vangeli non troviamo mai l’espressione “Gesù di Nazareth” ma soltanto Gesù il Nazoreo, talvolta scritto anche Nazoreno o Nazareno… nessuno di questi appellativi, per quanto si sia cercato di forzarne l’etimologia, può farsi risalire ad un nome come “Nazareth”. E’ da questi termini che è derivato il nome della città di Nazareth e non viceversa”. (Breve storia delle religioni, 1959 - Ambrogio Donini, professore universitario).

Michail Bulgakov, nella sua opera “Il Maestro e Margherita”, considerata da molti il miglior romanzo russo del XX secolo, così descrive l’incontro fra Pilato e Gesù:
“«Nome?» - «Yeshua» - rispose rapido l’accusato - «Hai un soprannome?» - «Ha Nozri» - «Di dove sei?» - «…della città di Gamala» - rispose l’arrestato indicando con un movimento della testa che laggiù, lontano, alla sua destra, verso nord, esisteva una città chiamata Gamala…”.
Lo scrittore ucraino (1891–1940) ha potuto “immaginare” questo colloquio soltanto grazie agli studi condotti da suo padre, Afanasij Ivanovic Bulgakov - docente di storia delle religioni durante l’epoca zarista, condizionata dal potere religioso cristiano ortodosso - che informò i familiari sulle conclusioni delle sue ricerche. Morì nel 1906 dopo aver scoperto che “Nazaret” non fu la città di Gesù e perciò sapeva che i Vangeli contenevano anche un’altra menzogna comprovata da quel “Nozri”… come vedremo più avanti.

E’ importante rilevare che questi ed altri studiosi giunsero a tali conclusioni molto prima che venissero scoperti i resti della città di Gàmala. Ad essi va riconosciuto il merito di avere compreso la verità storica senza l’ausilio dei nuovi dati archeologici, essenziali alla ricerca critica.

“Le forme Nazoraios, Nazarenos, Nazaraeus, Nazarene, provano tutte che gli scribi ecclesiastici conoscevano l’origine della parola ed erano ben consapevoli che non era derivata da Nazareth. Il nome storico e la posizione geografica della città natale di Cristo è Gamala. Questa è la patria del Nazoreo. La montagna di Gamala è la “montagna” dell’evangelista Luca. La “montagna” di tutti i Vangeli che ne parlano senza nominarla”. (The Essene Origins of Christianity, 1980; E.B. Szekely, teologo del Vaticano).

In quei giorni (dopo il concepimento a Nazaret) Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc. 1, 26/39).
Una “città di Giuda” sopra la montagna, da raggiungere “in fretta” partendo dalla Nazaret odierna, non ha alcun senso, né riscontro geografico, né storico. Nel I secolo non risulta essere esistita in Galilea nessuna città “di Giuda” al di sopra di una montagna, tanto meno vicina a Nazaret.
Proviamo a cambiare l’articolo indeterminativo e vediamo se la frase acquista un significato:
In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta la città di Giuda” …il Galileo: Gàmala; ora si che ha un senso!.
Una ragazza rimasta incinta fa un viaggio breve per recarsi dal suo uomo e il villaggio più vicino era Bethsaida, sul lago, proprio sotto Gàmala, raggiungibile (in fretta), con un paio d’ore di cammino al massimo, ovviamente…senza attraversare il Giordano. (Controllare la carta).

Ma allora, se Nazaret è esistita solo per “Gesù” e se Gàmala era la vera “Nazaret”, perché i Vangeli canonici hanno mentito? Via!…non diteci che non lo avete capito: era la città di Giuda il Galileo e dei suoi figli…i quali avevano lo stesso nome dei fratelli di “Gesù”.


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MessaggioInviato: 17/02/2009, 10:58 
Gli Zeloti di Gàmala

Dopo aver constatato che la città di “Gesù”, descritta nei Vangeli, non corrisponde alla “Nazaret” odierna bensì a Gàmala, la città di Giuda il Galileo e dei suoi figli, i quali avevano gli stessi nomi dei fratelli del “Signore”… abbiamo compreso che “Nazaret” servì a giustificare il titolo di “Nazareno”, modifica letteraria di “Nazireo”, ossia il consacrato a Dio tramite il voto “Nazir”.
Lo stesso voto di Sansone che lo obbligava a non bere vino e non tagliarsi i capelli.
La sacra promessa di nazireato era incompatibile con la nuova dottrina cristiano gesuita: contrastava con il rito eucaristico della trasformazione del vino nel sangue.
Un vero “Nazireo”, vincolato dal voto “Nazir”, non avrebbe mai potuto bere il vino nell’ultima cena per poi trasformarlo in sangue da far bere ad altri ebrei “Apostoli”, per giunta suoi fratelli.

In base alla Legge degli antichi Padri, i Giudei non attendevano “l’Unto di Yahwè” per crocifiggerlo, mangiarlo e berne il sangue: il Messia che attendevano doveva essere un Re condottiero.
Il rituale teofagico eucaristico fu ripreso dalle dottrine pagane e innestato nella religione ebraica; venne adottato dai primi cristiani gesuiti nella seconda metà del II secolo, dopo la distruzione di Gerusalemme del 135 d.C. da parte dei Romani, mantenendo la liturgia degli Ebrei Esseni documentata nei rotoli di Qumran.
Monaci e alto Clero, sin dall’inizio, sapevano di discendere dagli Esseni Terapeuti d’Alessandria come riferito, nel IV secolo, dai Vescovi Epifanio e Eusebio di Cesarea (HEc. II 16, 1-2).
Poiché i Vangeli non riportano la descrizione dell’aspetto del “Salvatore”, nei secoli futuri, “Gesù” fu da loro descritto, agli artisti che lo raffigurarono, vestito con il semplice camice bianco usato dagli adepti alla setta (Gue. II 123) e con i capelli e barba lunghi, obbligatori per un “Nazireo”, oppure con il manto color porpora come si conveniva ad un Re.

Pur di non farlo apparire “Nazireo”, particolare che avrebbe messo in crisi “la dottrina della salvezza”, i Padri fondatori vollero dimostrare che non lo era, ma esagerarono nel senso opposto…e a un “Dio”, disceso sulla terra per “salvare” l’umanità, prima gli fanno trasformare l’acqua in vino, poi, senza scrupolo alcuno, lo fanno passare per “beone” e “mangione” insieme a “peccatori” (per gli Ebrei peccava chi mangiava cibi proibiti) e a pubblicani, cioè gli esattori dei tributi dovuti dai Giudei a “Cesare”.
Al fine di impedirne la identificazione con gli Zeloti che lottarono contro i tributi, i falsari ideologi, con volgarità, preferirono far passare “Gesù” per un ebreo “crumiro mezzano” che, con i suoi “discepoli”, era dalla parte dei Romani anziché dei suoi connazionali, sino al punto di nominare un pubblicano, Matteo, suo “Apostolo”:

Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?”. (Lc. 5, 29-30).
Interrogato poi se “E’ lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?… egli disse: date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Lc. 20, 22/25) …
Risposta evasiva e ipocrita che vuol dire: pagate le tasse all’Imperatore e poi pregate.
I Padri fondatori, in un futuro ormai evoluto e diverso politicamente, da una verifica storica si resero conto che le vicende narrate traevano origine da una religione primitiva contenente fatti reali e, anche se mitizzati, col tempo, erano entrati in contrasto con la nuova dottrina proprio perché riguardavano persone veramente esistite e di tutt’altri ideali.

Andavano apportati cambiamenti per rendere più credibile il sacrificio di un “Salvatore”, in quanto incarnato in un vero uomo, diverso da quello delle religioni pagane basato solo su miti; sacrificio teofagico avente per fine la vita eterna che, unito alla speranza di guarigioni miracolose, era diventato il cavallo vincente del cristianesimo gesuita.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne” (Gv. 6,51).
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò” (Gv. 6, 54).

Questa era la nuova dottrina che faceva presa su masse di nuovi proseliti: l’innesto del sacrificio del “Salvatore” pagano nella religione ebraica tramite il “Messia”, Salvatore dei Giudei … successivamente, non più “disceso dal cielo”, come postulato dai mistici creatori dei Vangeli primitivi, ma partorito in terra da una “vergine”, in una grotta, come riferisce Orìgene, e come avveniva in altri credi, con un sincretismo mirato, soprattutto con il Dio Mitra.
Ancora dopo, sconfitto e superato il mitraismo, la “grotta” sparirà dai Vangeli proprio per recidere una delle matrici ideologiche pagane … ma essa rimarrà ugualmente nella memoria popolare, superando i secoli, smentendo gli stessi Vangeli canonici.

Non era più necessario uccidere animali e berne il sangue per entrare in comunione con la Divinità, rituale sacro troppo costoso per la plebe, ma bastava mangiare una semplice frazione del “pane vivo consacrato”, unirsi ad Esso e avere diritto alla vita eterna.
Il Vangelo di Giuda, un manoscritto originale, sopravvissuto alle devastanti censure ecclesiastiche, venuto alla luce di recente e datato fra il 230 e il 330 d.C., ci descrive un “Gesù” e un Dio Creatore diversi da quelli raffigurati dalla Chiesa: non parla di Pilato, né di rito eucaristico teofagico avvenuto nella “ultima cena”, tanto meno di “Resurrezione”.
Siamo di fronte ad un “Salvatore” ancora in parte giudaico, ma non condottiero di un popolo che lotta per liberare la sua terra invasa dai pagani.
Lo stesso vale per altri Vangeli scoperti a Nag Hammadi, in Egitto, nel 1945.
Questo per rimarcare le differenze teologiche, fra dottrine in embrione, seguite dai primi “Cristiani”, e quanto fu necessario per la “Chiesa”, a partire dai primi “Padri”, selezionare e unificare i diversi “Credi” cristiano-gesuiti con la distruzione dei rispettivi Vangeli.

Prima della vittoria di Costantino sul pagano Massenzio nel 312 d.C., svariate correnti teologiche cristiane erano in guerra fra loro nella convinzione che ognuna di esse fosse depositaria della vera “Rivelazione” sulla “Verità della Salvezza”, o della vera “Sostanza del Salvatore”, o della “gnosi” del “Figlio a forma del Padre” o di quante “Potenze o Sostanze” dovesse essere composto “Il Verbo” o il “Logos”, se da un “Padre Ignoto, Infinito e Informe” o se dovesse essere Dio, tramite un “Battesimo Illuminante” a creare suo Figlio come “Umanizzazione dello Spirito”, o se dovesse essere lo Spirito Santo, in una “perfetta ipostasi col Padre e col Figlio”, a far generare da una Vergine “secondo la carne, il Verbo fatto carne”…“in una consustanziale e coeterna Trinità”… finché non fu coniato il “Verbo” definitivo, quello che verrà descritto dettagliatamente nelle enciclopedie ed i vocabolari di tutto il mondo: “Transustanziazione”, ovvero:

Il rituale attraverso il quale si attua la presenza reale del Corpo e del Sangue di Gesù nell’Eucaristia, con la conversione della sostanza: del vino nel Sangue e del pane nel Corpo di Gesù Cristo…rimanendo immutate solo le apparenze del pane e del vino”.
E tutto ciò, grazie ad un universale lavaggio del cervello, fu introdotto in una “ostia”. “Ostia”: Vittima sacrificale che i pagani offrivano agli Dei” sopra un “Altare”: lastra di pietra, elevata dal suolo, su cui venivano consumati i sacrifici”.

Erano gli Episcopi, Patriarchi e Imperatori “Pontefici Massimi”, tutti auto nominatisi “Venerabilissimi e Santi”, che, fabulando, creavano le divinità da fare adorare agli uomini. Divinità così contrastanti fra loro, ideologicamente, da ingenerare tensioni e guerre; conflitti talmente cruenti che si rese necessario indire Concili su Concili per tentare di “conciliare” dottrine scismatiche che preferirono massacrarsi per eliminarsi, accusandosi, reciprocamente, come “eretiche”, “apostate” o “folli”, le une contro le altre…Santi contro Santi… uomini contro uomini, persecuzioni e martirii di cristiani contro cristiani, seguaci di Cristi diversi…potere contro potere …morte contro morte…per la vita eterna.

Noi abbiamo sopportato da parte degli eretici le persecuzioni, le tribolazioni, le minacce per la fede … Si deve anatemizzare ogni eresia, specialmente quella degli Eunomiani o Amonei, degli Ariani o Eudossiani, dei Serniariani e Pneumatomachi, dei Sebelliani, dei Marcelliani, dei Fotiniani e degli Apollinaristi” … Basilidiani, Docetisti, Carpocraziani, Cleobiani, Cerintiani, Modalisti, Adozionisti, Dositei, Marcioniani, Masbotei, Montaniani, Maniani, Novaziani, Simoniaci, Donatisti, Priscilliani, Menandrianisti, Pelagiani, Monofisiti (Copti), Nestoriani, Abelliani, Valentiniani, Saturnilliani ecc…
E il massacro fra i “cristiani” continuò, nei secoli, sino a che tutte le dottrine cristiane dichiarate “eretiche” furono eliminate, con i rispettivi Vangeli, da quella vincente sopravvissuta…come una sorta di “naturale evoluzione adattativa delle spècie religiose”: il Cristianesimo odierno.
Concepire una nuova figura teologica di “Salvatore”, sin dall’inizio, non fu semplice per le sette degli Esseni sparse a oriente dell’Impero … tenuto conto che, tutt’oggi, ognuno (non gli atei) immagina il suo “Dio” secondo le proprie “esigenze” o fantasie …

I nuovi Padri “evangelisti” studiano i manoscritti disponibili; eliminano la paccottiglia ridicola; dichiarano eretica quella astratta fondata su una “gnosi”, più adatta ad asceti portati all’esaltazione mistica, ma poco richiesta e poco praticata, perché incompresa, da un popolo bisognoso “di eternità” e di miracoli “terapeutici”.
Distruggono quelli con i tanti “Gesù”, diversi e in contrasto teologico fra loro, che dimostrano, troppo apertamente, i molteplici tentativi di “costruzione” della nuova religione.
Scrivono gli “Atti degli Apostoli” per raccordare la dottrina dei Vangeli primitivi giudaici alle esigenze “universali” del nuovo “Credo” e decidono di manipolare la compromettente identità dei “fratelli di Gesù”, trasformandoli in “Apostoli” incaricati di predicare e diffondere la Vera Fede voluta da Dio.
A conclusione di questa evoluzione adattativa dei manoscritti, nel tempo e nella dottrina, sono rimasti, sino a epoche recenti, nei Vangeli, termini e vocaboli originali (in passato non compresi) che denunciano l’origine zelota antiromana di una ideologia inizialmente filo giudaica.

Infatti, Giuda Theudas era un Profeta “sobillatore”, il quale, come sopra visto, era fratello di Giacomo, a sua volta fratello di Giovanni (At. 12, 1-2) che insieme a Simone e Giuseppe (l’ultimo) costituiscono la cerchia di “fratelli” evangelici tutti con nomi di tradizione giudaica.
Solo questi nomi, autenticamente ebraici - dalla lettura del “Novum Testamentum” A. Merk S.I., Roma, Pontificio Ist. Biblico, Anno 1933; e, “Novum Testamentum” H. Kaine, Paris, Edit. Ambrogio F. Didot, Anno 1861 – risultano accompagnati da qualifiche e attributi, quindi da atti, conformi allo stesso Profeta “sobillatore” Giuda Theudas ucciso da Cuspio Fado nel 45 d.C.:
zeloti”, che, dall’interpretazione in greco di Giuseppe Flavio, significa “fanatici nazionalisti”; “bariona”, in aramaico, significa “latitante fuorilegge”; “iscariot” come sicario; “boanerghes”, significa “figli del tuono”; “cananite” da “qanana” in aramaico, equivalente a “zelota”, e “galilei”, come “fuorilegge” (erano figli di Giuda, ideatore dello zelotismo antiromano, detto “il galileo”).
E’ d’obbligo rilevare che queste qualifiche o attributi sono riferite solo ad “apostoli-fratelli” che hanno lo stesso nome dei fratelli di Gesù.
Attributi e qualifiche che richiesero un intervento “correttivo” da parte degli scribi cristiani mano a mano la Chiesa ne comprese il vero significato.

Un esempio di come sia stata eseguita la falsificazione di “Simone”, per trasformarlo in “Pietro figlio di Giona” (San Pietro), lo troviamo nei due “Novum Testamentum”, editi nel 1861 e 1933, di cui riproduciamo copia:

http://www.vangeliestoria.eu/doc/bariona.pdf

dove possiamo notare, nel testo centrale in greco a destra (Mt. 16, 17), il vocabolo “bariona” riferito a Simone - che in aramaico significa “latitante, ricercato” - in greco non viene tradotto ma traslato con la lettera maiuscola in modo da farlo apparire un nome di persona: “Simon Bariona”. “Bariona”, come nome proprio di persona, nell’aramaico antico non è mai esistito, tanto meno in greco o latino, e la falsificazione diventa addirittura ridicola attraverso la comparazione delle traduzioni.
Infatti, a sinistra, nella traduzione latina, risalente un paio di secoli dopo quella greca arcaica, viene successivamente diviso in “Bar Iona”; per cui, Bariona (latitante) diventa: Bar (“figlio di”, in aramaico) Ionafilius Iona figlio di Giona.
Se “Iona” fosse stato veramente il nome di una persona, avremmo dovuto trovarlo, sin dall’inizio, sempre separato da “bar” minuscolo, come per “filius” latino o “uios” greco; vocaboli usati spesso e senza problemi nei Vangeli … tranne in questo caso.
Nel testo del 1861, in basso a destra in latino, “Pietro” non esiste: solo Simon Bar-Jona; e a sinistra, in greco, riporta Bar staccato. Nelle lingue latina e greca “Bar” non esiste; allora sia nel testo latino che in quello greco “Bar”, come in aramaico, vorrebbe apparire “figlio” ma, essendo traduzioni a suo tempo destinate a fedeli di lingua greca o latina, è assurdo tentare di farlo passare come tale sapendo che in latino si dice “filius” e in greco “uios”.

La mescolanza delle lingue e la manipolazione dei vocaboli tradotti furono, nel tempo, sfruttati volutamente, per travisarne il senso, da professionisti consapevoli di avere a che fare, non a torto, con credenti ingenui.
In alto a destra, nel testo (Ioh.= Gv. 1,42), poiché il vocabolo “Cephas” in latino non esiste, si dice (ai “beati poveri di spirito”) che deve essere “interpretato Pietro”; anche nel greco antico, in alto a sinistra, “Kefaz” non esiste, è aramaico (= sasso, pietra) ma “significa Pietro”.
In latino pietra = lapis, saxum; in greco = lithos, petra (minuscolo e mai “kefaz”). “Pietro”, come nome di persona, non esisteva né in greco né in latino sino a tutto il I secolo.
Le tre parole originali in aramaico erano Simon, kefaz, bariona che tradotte vogliono dire: Simone, detto pietra (nel senso di “duro, massiccio”), latitante ricercato. Cioè: Simone era uno dei fratelli già ricercato dai Romani quando “Gesù” era ancora in vita.
Queste “tecniche” di traduzione sono soltanto uno dei modi con cui si può falsare il significato della vita di una persona, e la puntigliosità con cui la Chiesa ha fatto, letteralmente, carte false per trasformare “Bariona” sino a farlo sparire nelle versioni evangeliche moderne, sta a dimostrare che il significato di “latitante ricercato”, espresso dalla traduzione originale, è reale e pertanto Essa lo considera veramente pericoloso. Doveva impedire che si scoprissero le vere gesta dei protagonisti delle vicende che dettero origine al Cristianesimo primitivo, quello vero, inserito in un contesto storico reale rappresentato dalla guerra di liberazione nazionale dei Giudei contro l’occupazione romana della “Terra promessa da Dio al popolo di Israele”.

http://www.vangeliestoria.eu/index.php


Ultima modifica di Emilio Salsi il 17/02/2009, 11:00, modificato 1 volta in totale.


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avvincente...



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MessaggioInviato: 22/02/2009, 23:45 
Questo topic ha una facile risposta: "gesu storico = non esiste" .. "gesu evangelico = esiste" nei vangeli appunto.

1) Non c'è straccio di libro che parli di gesu.

2) C'è tommaso d'aquino che ne parla.. ma andate a vedere cosa scrive.

3) Date incongruenti grazie al pastone di storie che hanno dovuto intrecciare.

4) Elementi non riscontrati tra i racconti evangelici e la realtà storica del tempo.

5) 22-25 dicembre festa della nascita del sole.. festa pagana.. poi rubata dalla dotrina cistiana con la nascita di gesu.. l'aurela rappresenta il sole.. gia preesistente in altre divinità precedenti.

6) Molti racconti dei vangeli sono presi da altri libri, racconti di forte simbologia zoodiaca. La moltiplicazione dei pesci ne è un esempio ... L'era dell'acquario fece posto a quella dei Pesci.. c'è un racconto di gesu che lo descrive con chiarezza.

7) La morte di Gesu è stata manipolata, resa piu brutale dalle menti sadiche degli ecclesiastici, inventando una croce, dei chiodi conficcate e una corona di spine.
Forse solo Stephen King poteva stare al passo di queste menti deviate e capaci di tali racconti, infatti la croce non venne mai usata dai romani come strumento di morte, venivano usate bensi delle croci a Y, niente chiodi e corone ma semplicemente legati con i piedi per terra.

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MessaggioInviato: 23/02/2009, 14:03 
Caro Sanje ,

la Crocifissione di Cristo come ci è descritta dai Vangeli e tutta la Teurgia della Passione è , a mio avviso , un invenzione di Paolo di Tarso.

Ma che i Romani non fossero , diciamo cruenti ... in un testo viene descritto, ad esempio , che i criminali stupratori fossero crocifissi con un espediente :

ovvero il perno che stava sotto il condannato per sorreggerlo , veniva trasformato in un chiodo che veniva piantato direttamente in mezzo ai cogl .....

D' attualità auspicata ?


zio ot



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I romani erano sicuramente cruenti, davano in pasto uomini a leoni inferociti, questo è risaputo.


Però le invenzioni sono troppe e non vedo perche bisogna dare credito ancora ai vangeli quando altri libri per molto meno sono stati cestinati.



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RIPORTO QUI UN INTERESSANTE BOTTA E RISPOSTA

DI SANJE E ENKIDU






Sanje







1)Ci sono moltissimi libri dell'epoca... quanti da riempire una intera biblioteca e nessuno cita Gesu Cristo... ma citano altri personaggi di molta meno importanza rispetto a gesu.
Il fatto che non è descritto come un essere mitico è un volere della chiesa. Ti rimando a Luigi Cascioli,... uno dei massimi esperti nella storia del cristianesimo, non un qualunquista ma una persona che cita prove e dettagli scrupolosi:

uno che ora mi ricordo in questo momento è quello riguardante la croce.
I romani non hanno mai usato la croce come strumento di morte, ma usavano un tronco a forma di fionda dove venivano legati i condannati sui bracci a V del tronco. Il condannato aveva piedi a terra ed era una morte crudele perche passavano anche settimane prima che il prigioniero morisse in agonia.
Quindi niente chiodi e corone di spine volute tanto dai fondatori della chiesa.

Questo puo essere per te un dettaglio secondario ma fa capire quanto la disinformazione sulla storia sia di enorme portata.


2) I dettagli che "assomigliano" alle caratteristiche di divinità precedenti a quelle di gesu sono invece identiche. Per non leggere libri ti rimando al documentario "zeigteist" che ne elenca con chiarezza nei primi 20 minuti.


3) Le date sono molto importanti, perche senza di esse uno storico cessa di esistere.
Vai a dire a seri studiosi del cristianesimo e della storia in generale che le date sono secondarie. Ma scherziamo?
Senza cronologia non possiamo neanche descrivere cio che abbiamo fatto ieri.


Ti domandi perche chi non crede a gesu cristo perche scrive qui?

Io scrivo per dare la possibilità a chi legge e a chi vuole sapere senza pregiudizi di convincersi ad informarsi, far scattare in loro quella curiosità nel sapere su questo argomanto in maniera piu seria e successivamente fare un ragionamento di coscienza su una mole di informazioni piu completa possibile, proprio come ho fatto io.

Voglio chiarire una cosa: non credere in gesu non è una scelta ma è una costriziona alla luce di ormai innumerevoli prove.

Fare la scelta di credere è una scelta di non voler sapere... forse per l'educazione ricevuta che molto influenza, forse per paura o chissa per altre ragioni ma è una scelta sbagliata.




Risponde Enkidu



Quello che dici non inficia minimamente le mie argomentazioni, e può essere smontato punto per punto.

Ribadisco che i libri e i documenti che ci sono rimasti dell'epoca, per quanto numerosi, sono solo una parte infinitesima dei documenti che sono stati scritti all'epoca.
Non ci sono quindi dati sufficienti per dimostrare che "Cristo non è mai esistito".
L'unica prova potrebbe essere un testo che affermasse chiaramente, e senza ombra di dubbio, che Cristo è stata un'invenzione di San Paolo.
Certo, il Cristianesimo è un'invenzione di San Paolo in gran parte, ma questo non dimostra che San Paolo si sia inventato Cristo di sana pianta, e non si sia servito di un personaggio realmente esistente.

E' irrilevante il fatto che Cristo sia stato ucciso con una croce come viene normalmente immaginato e non invece a una sorta di "Y"!
Il significato del Cristianesimo non sarebbe minimamente modificato dal fatto di adottare una Y al posto della croce!
Il fatto poi della "disinformazione storica" come la chiami tu, non dimostra minimamente che Cristo non sia esistito.
Il fatto che ci sia disinformazione storica sul conto di un personaggio storico non significa che non sia mai esistito.
Come al solito, qui si tende a passare di palo in frasca....

I dettagli di somiglianza con gli altri "Dei umani" come Osiride e Dioniso potranno essere identici.. non è identica LA PERSONA di Gesù Cristo... e che sia stata la Chiesa a far sì che sia così è solo una tua illazione indimostrata.
Dioniso, per esempio, non era figlio di un falegname e non propagandò un preciso insegnamento etico, e lo stesso si può dire di Osiride.
E siccome la persona di Cristo non è identica in tutti i suoi aspetti agli altri Dei, ma ha solo delle somiglianze, nulla vieta di pensare che Cristo sia una persona realmente esistente, a cui sono stati attribuiti caratteri mitici per divinizzarla e renderla così più accessibile a tutti.

Le date sono importanti solo da un certo punto di vista. Il fatto che una cosa non sia avvenuta nella data riportata dai libri di storia, NON significa che quell'avvenimento non sia avvenuto!
Ora toccherebbe chiedere a te se stai scherzando...

Io non ho mai chiesto "perché chi non crede scrive qui"... io ho chiesto a Number perché è intevenuto nella discussione dato che non aveva niente da dire, il che è diverso.
Il post chiedeva: "qual è l'insegnamento originario di Gesù Cristo?"
Lui è intervenuto dicendo che lui era convinto che Cristo non è mai esistito (non si sa bene secondo quali motivazioni) e poi ha aggiunto che comunque lui non si è mai interessato alla religione.... e siccome in un altro post ha detto che si sentiva altrettanto sicuro che non esiste la vita oltre la morte, io mi sono domandato: se ha già deciso che non esiste niente, che non gliene frega niente, che perciò (per logica deduzione mia) sono tutte scemenze... che senso ha che intervenga?
A me sembra una domanda legittima, se poi tu ti sei sentito offeso perché hai pensato che volessi colpire anche te, mi dispiace molto, ma non mi sento in colpa per il fatto che mi hai frainteso. Cose che capitano...
In ogni caso, io non credo proprio che bisogna essere "costretti" a non essere cristiani.
Il Cristianesimo lo si può interpretare in così tanti modi, come qualsiasi altra religione, che si può benissimo elaborare una teologia adeguata alla ricerca storica.
Non esistono argomentazioni "scientifiche" incontrovertibili che possano dimostrare che noi dobbiamo o non dobbiamo credere nell'uno o nell'altro Dio.
La Ragione, sulle cose ultime, rimane silente. Essa può parlare solo per ciò di cui abbiamo esperienza, non per ciò che rimane nascosto.
E siccome nessuno di noi era in Palestina 2000 anni fa, penso che ognuno è libero di credere quello che vuole... anche che Gesù era un mercante di vino che durante una sbronza si è dichiarato il Messia e qualcuno ci ha creduto....
In ogni caso, credere che la gente se non pensa in un certo modo allora è stupida e ignorante direi che è un pensiero profondamente illiberale e tendenzialmente totalitarista... stiamo attenti, ragazzi....


Ultima modifica di barionu il 15/03/2009, 15:50, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 22/03/2009, 10:51 
Rispondo all'appello di Barionu... sinceramente la questione in merito del post è una sfida impari per me... io non so molto del periodo storico di Gesù... forse perché non mi ha mai interessato! Ammetto la mia ignoranza.
Disse il teologo Teilhard de Chardin che non gliene fregava niente del Cristo storico, né che fosse esistito, dato che a lui interessava solo il "Cristo cosmico" come punto di arrivo dell'evoluzione umana.... io mi pongo più o meno su quella linea.
C'è chi dice che Gesù Cristo non sia mai esistito. Qualcuno addirittura, come Emilio Salsi, afferma che nemmeno Paolo di Tarso e gli Apostoli siano mai esistiti... però non sono ancora riuscito a capire allora chi avrebbe creato il Cristianesimo, una dottrina che si è mantenuta coerente e unitaria per tanti secoli, prima che si attuasse la Riforma Protestante solo alcuni secoli fa (le differenze sostanziali fra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa sono minime, e riguardano più che altro la conduzione della Chiesa, dato che la Chiesa Ortodossa si è staccata da Roma solo per non dover obbedire al Vescovo Romano).
Ma non importa... sono sicuro che troveranno un "colpevole" per questo!
Certo, allora bisognerebbe porsi anche il problema se anche tutti gli altri fondatori di religioni siano mai esistiti, ma forse è chiedere troppo. E soprattutto: chissenefrega delle altre religioni? Siamo italiani, no? Per noi esiste solo la religione cattolica, anche quando siamo atei!
Quindi io non ci provo neanche a competere con chi ha deciso che si può dimostrare che Cristo non è mai esistito e QUINDI il suo messaggio è completamente falso e Dio non esiste....
Glielo lascio credere. Io invece continuo a credere che se Cristo sia o non sia esistito è una questione di lana caprina.
Non tocca la fede. Neanche quella scientifica.
Voglio dire: se anche si dimostrasse che Cristo sia esistito e i Vangeli hanno un'attendibilità storica, non per questo ci sarebbero molti motivi in più per credere che nel Cristianesimo ci sia qualcosa di "vero".
Se anche risultasse che Cristo non è mai esistito ed è un'invenzione mitica di qualcun altro, non per questo bisognerebbe credere che il Cristianesimo è "falso".
Semplicemente perché fatti storici e valori spirituali sono due cose completamente diverse.
Io personalmente penso che Cristo sia effettivamente stato inviato da una forma di volontà divina, e continuerei a crederlo ANCHE SE MI SI DIMOSTRASSE CHE STORICAMENTE NON E' MAI ESISTITO.
Forse lui non è mai esistito, ma il Cristianesimo esiste, perlomeno come fenomeno storico.
Certo, forse anche il Cristianesimo non esiste, così come forse non esiste il mondo che vedo, e non esistono neanche i credenti ed atei... io perlomeno non ne ho la certezza.
La certezza non fa parte della vita umana, non c'è nemmeno la certezza assoluta che questa vita esista, come si può avere la certezza che ciò che contiene sia vero?
Tuttavia questo mondo che vedo è l'unico che ho, l'interpretazione che gli dò al momento è l'unica che ho, quindi una scelta la devo pur fare.
E siccome disquisire se Cristo esiste o non esiste non è un'alternativa valida per me, perché inconsistente, pongo le cose in modo più concreto e profondo.
Penso che chi ha inviato il messaggio di Cristo sulla Terra non voleva tanto che l'umanità credesse in un Dio trascendente, o in un Padre-Padrone, un Dio-Re patriarcale e maschilista che è entrato in crisi non appena monarchie e patriarcati sono andati anch'essi in crisi.
E non voleva neanche che la gente si convincesse che esiste la vita oltre la morte o la resurrezione.
Io penso che voleva che si diffondesse nel mondo un'etica dell'amore e dell'unione universale fra tutti gli esseri umani, un'etica della nonviolenza, e che solo la figura di Cristo, come modello di uomo paziente, umile, misericordioso e pacifico poteva diffonderla, dato che non lo potevano fare i vari filosofi greci o indiani o cinesi, troppo arroccati nelle loro torri d'avorio, e non lo potevano fare tantomeno i vari sacerdoti delle religioni tradizionali, troppo legati alle loro tradizioni e alle loro superstizioni, per permettere questo salto di qualità.
Ci voleva una persona in cui anche il contadino e lo schiavo più miserabili potessero identificarsi, per permettere la liberazione della società umana da modelli di vita fondati sulla violenza e la sopraffazione, sulla discriminazione e sull'accumulo di beni materiali.
Voi direte: beh, in questo senso il Cristianesimo ha fallito. Il mondo è ancora governato da odio, avidità, violenza, superstizione e stupidità.
Sì, è vero, ma il Cristianesimo, unendosi ad altre forme di cultura più elevate come la filosofia greca, e con quella indiana nella figura di Gandhi, che non era cristiano (e faceva benissimo a non esserlo), ma è stato influenzato dalla dottrina dell'amore per il prossimo di Cristo, ha saputo creare un ideale che, per chi crede che esista un Disegno Divino nel mondo, non è sbagliato pensare che sia di origine divina. E poco importa se Gesù è esistito oppure no.
Penso che nella storia ci siano stati molti Gesù, e che se qualcuno dice che Gesù assomiglia troppo a Mitra, Dioniso e Osiride per non esserne una copia, allora io rispondo: "beh, ma chi vi ha dimostrato che per caso anche Mitra, Dioniso e Osiride non siano stati anch'essi Inviati divini????"
Certo, il Cristianesimo fondato sui dogmi assoluti e sulle formule teologiche è finito, e trova seguaci solo fra le persone ignoranti e superstiziose, ma nulla vieta di pensare a un nuovo Cristianesimo non dogmatico, che guarda soprattutto alla storia concreta come manifestazione divina, un Cristianesimo non che crede nella storia di Cristo, ma che crede nei cristiani che vivono secondo il modello di Cristo.
Respingete pure il Cristo storico, non m'interessa.
Io continuerò a discutere del Cristo etico, quello impersonato da personaggi come San Francesco d'Assisi o da Gandhi.
E' la verità delle azioni fatte dagi uomini e dalle donne, che contano. Non i particolari delle vicende storiche.


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