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U.F.O.
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 Oggetto del messaggio: Mariamne la madre di Joshua nazorei rex judæorum
MessaggioInviato: 26/08/2009, 23:28 
«Secoli erano trascorsi… dal momento che gli uomini avevano smesso di chiamare Artumes (o Aritmi, Artemide “la sempre vergine”) con l’appellativo di Veltha (Velstha, Velthe, Vesta) e poi con quello di Di-ana (Diana, da “dium” spazio celeste), ovvero Artamis (Artemide “la vergine dell’arco d’argento”) …perché presero ad identificarla con Mariamne della comunità dei nazareni di Efeso».

Alcune tessere del mosaico

A. Dal vetusto Santuario del Sacro Bosco del Terebinto di (Kiriath-Arba) Hebron, sacro alla Déa del Mare [dove risedette Peleo il veggente (paraedro della Déa Luna) molto tempo prima della conquista di Abramo che ne mutò il nome in Bosco di Mamre], conosciuto anche come il Sacro Bosco di Querce di Miryam, in epoche remote trasse «origine» il Santuario (tre edifici contigui sulla spianata del Monte Moriah) di Jebus in onore delle Dée Madri del Terebinto di More (Moreh) il quale, dal tempo del re “detto” Sulieman [Salomone è un appellativo. Verosimilmente il suo significato è legato al culto della Déa Madre del Salice chiamata Salma o Solima e dal cui titolo «Salmaona» derivò «l’appellativo» di Salomone], è conosciuto essere il Tempio di Gerusalemme [la confederazione delle tribù ebraiche se ne impossessò conquistando ed assoggettando i Jebusei. Si racconta, invece, che fu progettato dall’architetto Hiram Abif su ordine di re Salomone. Il Tempio, fu distrutto e ricostruito diverse volte; l’ultima riedificazione fu fatta fare per ordine di Erode il Grande, un re scomodo ai sostenitori della Casa di David e del culto nazionalistico sostenuto dai profeti. Al tempo di Salomone il Tempio era costituito dalla Casa della Foresta del Libano (che era il Tempio della Déa Madre della Montagna e Déa dell’Amore e delle Battaglie), dalla Casa della Figlia di Faraone (che era il Tempio della Déa Madre delle Nascite) e dalla Casa di YHWH] che -si dice- fu edificato per il culto a YHWH.

B. Con la protezione dell’Imperatore Gaio Giulio Cesare Ottavio (Ottaviano, erede di Gaio Giulio Cesare) l’Augusto, Erode era divenuto Re della Giudea.

Re Erode diede un carattere ellenizzante e filo romano alla Confederazione ebraica; fece ricostruire il Tempio (sulle rovine di quello riedificato da Zerubbabel dopo il ritorno degli ebrei da Babilonia) e fu uno dei grandi re delle province romane (per questa ragione fu detto «il Grande») nonostante l’ostilità, l’odio, l’animosità dei dissidenti, e, pertanto, anche se il clima di questi anni (in Palestina) viene descritto alquanto disumano per il regime imposto, sicuramente, lo fu per via delle tante sedizioni, delle vendette, delle rappresaglie, degli incitamenti alla rivolta fomentati da tutti quegli ebrei che non volevano regnasse la dinastia degli Idumei, il re Erode il Grande, fu capace di mantenere la pace nella zona dell’impero assegnatagli, estendendo contemporaneamente i confini ai loro limiti naturali.

È con questi presupposti che i nazionalisti della Confederazione, cominciarono a dar credito alla nascita di un messia e, comunque, nessuno minimamente pensava a lui come ad un «essere divino», bensì si auspicavano che secondo gli oracoli fosse un legittimo erede della casa di David capace di ricostituire il regno e di scacciare i detestati invasori (non aveva importanza che fossero romani) che sostenevano gli esecrabili, aborriti e blasfemi, Re idumei.

Erode il Grande, che è ritenuto straniero e usurpatore, verosimilmente è di nobile lignaggio ed erede -in linea diretta- da Caleb che conquistò Hebron ai tempi di Giosuè. Pertanto, come i suoi antenati, non era affatto uno straniero né un usurpatore. Basta far riferimento alla rivolta dei Maccabei i quali espulsero un suo antenato che regnava a Betlemme (secoli di regno); ma c’è di più: è da tenere in grande considerazione la questione della “primogenitura” e quanto disse il patriarca Isacco al suo primogenito Esaù (truffato dall’astuto Giacobbe) … “sulla spada vivrai, ma tuo fratello servirai; ma quando ti ribellerai, spezzerai il suo gioco dal tuo collo (Genesi)”. Verosimilmente, è possibile affermare che l’atteso messia doveva essere di sangue kenita (idumeo) e vantare come avo… Esaù il rosso. È fattibile, altresì, affermare che la discendenza diretta della la stirpe di David poteva essere finanche estinta, pertanto, il regno di Israele spettava di diritto alla dinastia idumea.

Nella primavera del 750 ab Urbe condita, Erode il Grande passa a miglior vita fra atroci sofferenze. Il veleno che mise fine alla sua vita, gli era stato somministrato –verosimilmente- da uno dei suoi figli, o, secondo alcuni, da un assassino al soldo del Sinedrio o della «Setta della Nuova Alleanza» che si denominava «Fratellanza della Nuova Alleanza nel Paese di Damasco [Damasco non aveva niente da spartire con la città siriana di Damasco. È un dettaglio «rilevante» giacché stiamo parlando del luogo dell’insediamento della Setta del ricostituito sodalizio dei «figli di Sadoq», la località sunnominata era nel deserto di Giuda ed è quella che oggi conosciamo col nome di «Qumran]».

Alla morte di Erode il Grande, il regno non passò al primogenito, ma fu diviso (col benestare di Ottaviano e di Livia) tra Archelao, Erode Antipa e Filippo (lo sposo di Erodiade e padre Salome quella che viene «accusata» di aver richiesto la testa di Giovanni «il battezzatore»).

C. Durante il periodo della ricostruzione del Tempio di Zerubbabel (Zorobabele), a seguito del ritorno dall’esilio di Babilonia, si costituì una sorta d’organizzazione teocratica con un’aristocrazia fondata sul diritto di nascita, ordinata in categorie e sottoposta ad una eccessivamente scrupolosa regola. È in questo frangente che alcuni clan ebrei, oltre a costituirsi in una sorta di consorteria etnico-religiosa (la Legge e le legislazioni mosaiche divengono un qualcosa di divino, un patto giuridico fra l’uomo e Dio), vogliono ripristinare la monarchia della Casa David. Pertanto, si comincerà a «profetare» del «messia» e sul «messianesimo» (il cui fine era la costituzione della monarchia Davidica), di un regno messianico di giustizia non solo per fronteggiare gli empi di Israele, ma contro gli empi di tutte le nazioni e contro i nemici di Israele.

È bene chiarire che «mashiàh (messia)» era il titolo col quale veniva insignito il capo dei clan ebraici, il capo dei Sacerdoti ed il capo dei Nebiìm (profeti). L’idea del Messia, fondamentalmente, è un’idea nazionalistica confacente all’avvento di un re che avrebbe ricostituito il regno, e, pertanto, a Bethel doveva nascere il promesso messia il quale –per forza di cose- doveva essere della discendenza di David. In questo volgere d’eventi e di formulazioni profetiche sul messianesimo, Gerusalemme, diviene l’unico luogo di culto della Confederazione retta da una teocrazia intollerante e spiccatamente formale che decretò –finanche- nulli i matrimoni con donne non ebree generando l’esilio volontario di molti sacerdoti del Tempio che non vollero ripudiare le loro donne e che originò lo scisma della Samaria la quale eresse un suo Tempio (sul monte Garizim) in opposizione a quello di Gerusalemme.

D. Nel corso della predicazione, dopo i presunti fatti della crocifissione e/o negli anni seguenti, non ci furono mai «cristiani» a Gerusalemme e l’Ekklesia (la comunità dei seguaci di Joshua) di Gerusalemme -finché ebbe vita- invocò sempre la sua ortodossia e la fedeltà alla Legge mosaica tant’è che Paolo si dichiarava indipendente –finanche- dai suoi capi (gli Apostoli) che definì «falsi fratelli» e «servitori di Satana», e, per questo, fu in netto contrasto con Giacomo il Giusto [Giacomo Maestro di Giustizia, capo dell’Ekklesia della setta dei nozrim (nazirei, o nasrani, nazareni) e Capo dei Sacerdoti del Tempio, pertanto, il «mashiàh»] che avversò come eretico. Paolo nutriva una profonda avversione per tutti coloro che predicavano un Vangelo (messaggio) diverso dal suo poiché egli si dichiarava «maestro costruttore» col diritto di iniziare gli altri giacché si riteneva essere il depositario della rivelazione in quanto figlio di Dio cui Dio stesso aveva fatto la rivelazione e dato mandato, la missione di convertire i non circoncisi (i gentili), idea questa che non fu mai contemplata dalla Ekklesia (setta dei nozrim) di Gerusalemme.

Pertanto, è certo che i seguaci dell’Ekklesia di Gerusalemme (si attenevano alle norme alimentari e rituali delle leggi e delle sacre festività ebraiche) lo ritennero essere «il nemico della vera fede».

Tutte le minuziose elaborazioni di Paolo stravolsero le Idee e l’Insegnamento professato dalla comunità (Ekklesia) di Gerusalemme, ad esempio fu lui l’artefice della morte e resurrezione del Maestro nazireo, ovvero dell’idea che Joshua/Gesù fosse un Dio morto e risorto per redimere gli uomini.

Fu un abile mestatore e sobillatore, s’inventò -senza altro- finanche la faccenda della sua conversione sulla via di Damasco. Ma c’è di più. Pietro non fu il primo papa né fu a Roma né fu crocefisso poiché (dopo i presunti fatti della crocifissione) visse in austerità e da convertito-nazireo (ovvero un nazionalista militante, zelota, divenuto seguace dei nazareni) per tutto il resto della sua vita… a Babilonia. I suoi resti mortali furono tumulati (?) sul colle Vaticano (nel 315) al momento della costruzione primitiva della Chiesa voluta (?) dall’Imperatore Costantino il Grande il quale (nel 325 e.v.) convocò tutti i capi delle comunità-sette cristiane a Nicea (Turchia) per un concilio. A Eusebio capo della ekklesia di Cesarea fu affidato il compito di selezionare -fra tutti quelli esistenti- gli scritti religiosi della setta cosa che fece con molto zelo e molte sanzioni.

E. Gli avvenimenti citati nelle narrazioni del “cosiddetto” Nuovo testamento (“i Vangeli canonici” furono ideati e scritti in greco ed i seguito tradotte in latino), sono alquanto discutibili, contengono molte contraddizioni e ci danno la certezza che gli autori non conoscessero per nulla i fatti storici del tempo, gli usi, costumi, le Leggi degli ebrei, e, fattore importantissimo sono contraddicenti l’un l’altro per quanto riguarda il tema centrale del cristianesimo stesso: la “resurrezione”.

In quanto all’Eucaristia, rituale della chiesa cristiana, fu lo stesso Paolo ad introdurla; essa risulta essere un sincretismo (fra culti misterici elleni e siriani): il sacro pasto dei seguaci di Tammuz.

Il vangelo (un libretto propagandistico) attribuito a Giovanni è impregnato della Filosofia degli elleni e dei Culti Misterici nel quale il Rabbi Joshua è fatto vedere come l’incarnazione della Sapienza di Dio, idea, questa, blasfema ed estranea alla teologia israelita e che fu l’origine delle varie divergenze, lotte, anatemi e scomuniche tra le diverse comunità “chrístiane”.

Nel 526 la maggior parte del territorio italiano è conquistato dall’imperatore Giustiniano il quale diede mandato a Felice, episkopos (sovrintendente) della setta romana “cristianos (seguaci di Paolo di Tarso) ” di governare la città in sua vece… da qui la nascita del papato e della successione apostolica la quale, secondo la dottrina cattolica, ha avuto continuità e fondamento da Pietro e su mandato di Gesù. La questione della successione apostolica fu –formulata- da Ireneo di Lione e non ha alcun fondamento attendibile in quanto non è mai esistita una primitiva chiesa unitaria con un capo riconosciuto se non molti anni dopo il concilio indetto da Costantino il Grande (Nicea 325) il quale – in quanto massima auctoritas dell’impero- deve anche essere ritenuto il vero capo (il pontifex, pontefice) di tutte le sette e culti dell’impero.

F. Elena, Santa Elena, madre dell’imperatore Flavio Valerio Aurelio Claudio (Costantino il Grande), più per opportunità che per fede, ebbe delle visioni. Vide l’ubicazione precisa non solo della croce sulla quale Gesù era morto, ma anche quella del sepolcro in cui il corpo del Cristo era rimasto per due giorni; «identificò» la maggior parte dei luoghi sacri. Pertanto, fu così «identificato» il luogo della moltiplicazione dei pesci e dei pani, quello del sermone della montagna, quello dove «aveva vissuto» la Maddalena, l’ubicazione della grotta nella quale Maria concepì miracolosamente il figlio e quella in cui lo partorì. È certo, in conclusione, che l’Imperatrice Elena diede l’ordine affinché tutti i luoghi sacri ed i simboli del cristianesimo fossero «individuati e contraddistinti», pertanto e senza alcun dubbio, è più che evidente il fatto che i tanti luoghi santi del cristianesimo «furono letteralmente inventati» dalla fine del terzo secolo dell’era volgare.

G. Sulla “Madre di Dio”. Quel che si scatenò per tutto il Mediterraneo (da Roma ad Antiochia) allorquando (a Costantinopoli) la Madre del Rabbi Joshua fu definita “la Madre di Dio” è risaputo. Fu una vera guerra teologica, le Chiese d’Oriente e d’Occidente si scontrarono aspramente prima di riunirsi in un Concilio (a Efeso) che si svolse in un clima alquanto sfacciato, sfrontato, irriverente (distribuzioni di vino, di oro, ecc.), per corrompere e influenzare i membri della “santa assemblea”. È attestato che fra i tanti sanguinosi tumulti (fomentati da monaci) alcuni furono scatenati e incitati dallo stesso Cirillo (San Cirillo). Comunque, i tumulti e la corruzione non impedirono al Concilio di arrogarsi la sedicente veste spirituale e la sfrontatezza nell’affermare che «fu Gesù Cristo ad esprimersi tramite la stessa assemblea».

Riassumendo: l’idumeo Erode Antipatro, padre di Erode il Grande, riconquista il potere e sostituisce la classe sacerdotale dominante. Il figlio di quest’ultimo, Erode Antipatro detto Abiathar è assassinato… similmente accade per tutti i suoi figli (strage degli innocenti) eccetto per Joshua (e di suo cugino Giovanni) il quale tenta di riconquistare il regno. A lui sarebbe spettato il potere civile al fratello Giacomo, che è Maestro di Giustizia, quello religioso.

Politica e Religione solo in Occidente sono considerate due cose separate. Per l’Oriente ed il Medioriente, invece, ancora oggi le cose stanno diversamente che in Occidente.

L’apostata Sha’ùl ed “inventore” del cristianesimo, meglio conosciuto come San Paolo, si stabilisce a Roma ed è in netto contrasto con i seguaci di Joshua. Lui è promotore (se non l’omicida) dell’assassinio di Giacomo il Giusto (come di Stefano (Santo Stefano), presunto primo martire di un cristianesimo non esistente ancora). La legione imperiale conquista Gerusalemme, tutti i seguaci ed i parenti di Joshua muoiono; a Gerusalemme non esisterà più una Ekklesia della setta dei nazareni. A Efeso (Turchia) la Madre del rex Judæorum è assimilata alla “sempre vergine” Artemide il cui culto è diffuso (sotto altri nomi) in tutto il Mediterraneo. Dopo sanguinose diatribe l’emergente setta paolina, il cattolicesimo romano, se ne impadronisce. Tuttavia, e nonostante la limitazione teologica cristiana, secondo la quale (fra le altre cose) la donna è alla base del rifiuto dell’idea “dell’incarnazione”, il culto alla Madre di dio… non è che l’antico Culto alla Déa Madre.

Mariamne, tra storia, mito e realtà

Pur non così lontano dal nostro tempo molte circostanze sono avvolte nel Mistero; eppure, ci sono delle verità inoppugnabili che la sopravvenuta setta eretica ebraica (assurta a religione, cristianesimo) ha inutilmente cercato di obliare e cancellare dalla memoria dell’uomo. Uno di questi Misteri riguarda la vita e la morte di Maria che la Chiesa Cattolica, dopo alterne vicende, ha elevato alla gloria celeste avendola assimilata, comunque, alla Déa Madre Artemide (un epiteto è “la sempre vergine”) di Efeso.

Sul dogma teologico (ginecologico) della Verginità di Maria e della sua assunzione “corpo e anima” al cielo ci sarebbe molto da dire, resta il fatto che secondo alcune fonti vaticane (l’attribuiscono a Pio IX) Maria «deve essere in debito con il papa per il fatto che egli le conferì l’inatteso onore di divenire all’improvviso immacolata».

L’errore –forse voluto- è nella traduzione latina del termine semitico almah (una giovane donna) reso con “virgo intacta” (nella lingua latina “virgo” significa “nubile” il che non implica l’inesperienza sessuale) che determinò la congettura della nascita virginale del “presunto figlio di Dio”, l’unigenito, il ché fu la pietra d’inciampo giacché necessitò negare che Maria ebbe altri figli (nei Vangeli, scritti in greco, il termine adelphòs vuol dire “nato dallo stesso grembo” quindi, figli della stessa madre) cioè Ioses, Giacomo maggiore (detto il Giusto), Giuda Tommaso (detto Didimo), Simeone, Salome e Giovanna (le Sante Marie del mare).

Il Culto a Maria, quanto la festività, era sconosciuto in Occidente quando già nel IV sec. dell’era volgare, a Gerusalemme, si festeggiava da tempo. Verosimilmente, il Culto e la festività furono introdotti a Roma (VII sec.), sebbene, con le solite diatribe dei teologi, «l’incorruttibilità» era stata trasformata in «Assumptio».

Pio XII (1950 e.v.) vescovo di Roma ne definì il dogma attribuendolo alla rivelazione dello Spirito (Ruach, Spirito, in italiano è di genere femminile) Santo (lo Spirito Santo, del così detto Nuovo Testamento, è femmina); tuttavia, è col Concilio Vaticano II che la questione fu chiusa (14 secoli dopo). Ciononostante il Culto della “Vergine” Maria [la Theotokos del Concilio di Efeso (431) e la Aeiparthenos (sempre-vergine) del Concilio di Calcedonia (451)] non è che l’ultima metamorfosi dell’ancestrale Culto alla Grande Madre... la Triplice Déa Mediterranea.

Fu Maurizio Imperatore che ordinò affinché tale ricorrenza fosse osservata in tutto l’Impero. La celebrazione, in ogni modo, era legata all’idea della «incorruttibilità del corpo di Maria» e sicuramente nella Chiesa fatta costruire (da Eudossia) nell’orto del Gethsemani, doveva conservarsi un corpo di donna che in seguito si decompose o -più verosimilmente- fu fatto sparire.

Tuttavia, una pia leggenda vuole che gli apostoli avessero lottato contro il potere di Satana [ShTN (Shatan) un avversario] per trasportare il corpo di Mariamne (Maria) nella valle di Giosafat dove –si racconta- svanì in una luce per essere assunto in cielo.

Questa pietosa favola confezionata a favore degli apostoli, verosimilmente, è un’invenzione fra le tante giacché gli apostoli non gradivano molto –finanche- la presenza della compagna del loro Rabbi Joshua (maestro Giosuè/Giasone) se nel vangelo di Tommaso è riportato detto da Simone-Pietro (San Pietro) «…che Maria esca di mezzo a noi, perché le donne non sono degne di vita...», verosimilmente, la presunta lotta per difendere il corpo di... una donna… ci appare alquanto discutibile.

Maria nacque nel 20 a.e.v. e, secondo il racconto di Giacomo di Efeso, fu figlia di Anna e di Gioacchino. Fin da bambina visse nel Tempio (fino alla pubertà) per servire alle cerimonie come addetta all’altare maggiore. A lei fece visita l’Arcangelo Gabriele il quale, annunciandole la sua maternità ed a proposito del figlio che avrebbe partorito le disse: «sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo: il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre».

Maria, sempre secondo la narrazione, morì vergine sebbene sia stata sposata a Giuseppe, un anziano falegname che si vuole… discendente dalla stirpe di re David.

Se prestiamo fede al racconto dei compilatori dei vangeli, al racconto di Giacomo di Efeso, il “vero” padre di Joshua è Dio. Pertanto, riteniamo essere irrilevante e fuorviante quanto incongruente il fatto che sia riecheggiata la genealogia (56 generazioni da Adamo a Gesù) di Giuseppe… il quale è da ritenersi semplicemente il tutore (padre putativo) che solo marginalmente conosciamo. Ma c’è dell’altro, ed è molto importante giacché affermerebbe che i compilatori dei vangeli stessi …erano alquanto ignoranti delle cose ebraiche.

Per prima cosa, non è possibile che Maria potesse essere stata addetta all’altare maggiore né dell’aver servito alle cerimonie del Tempio.

I Leviti (1), dopo il ritorno da Babilonia (la cattività babilonese), non solo avevano imposto l’allontanamento delle donne (bambine, giovani, adulte o vecchie) dal servizio sacerdotale, ma finanche ne avevano limitato l’accesso restringendolo alla sola Corte delle Donne. È, dunque, impossibile che, al tempo di Re Erode il Grande, vi fosse una femmina addetta all’altare maggiore di YHWH. Pertanto, l’autore (Giacomo di Efeso) che avrebbe scritto (trascorsi duecento anni dalla morte di Maria) sulla vergine Maria sicuramente mutuò ogni cosa, gratuitamente, dalle consuetudini del Culto a Artemide/Diana nel cui Tempio, infatti, alcune giovani femmine (di una certa classe sociale) venivano istruite e prestavano servizio fino alla comparsa del menarca.

La Madre di Mariamne, la Vergine Maria dei cattolici, è Anna di Kochba.

Anna concepì una femmina nella «Notte delle Donne» in occasione della festività che, secondo le affermazioni di certuni, fu istituita per ricordare agli israeliti i vagabondaggi nel deserto al seguito di Mosè. Tuttavia, detta festività non aveva nulla da spartire con i detti vagabondaggi (dopo il presunto esodo dall’Egitto) in quanto essa veniva già celebrata ab antico dalle femmine di Jebus (Gerusalemme) nel Santuario del Terebinto di More (o Moria ed anche Mor-Iah e Mor-Jah, il luogo del Santuario del terebinto di More) e nella «Notte delle Donne», quando al Tempio (i riti erano compiuti in onore della Déa Madre Anat) tutte le femmine convenute indossavano il loro abito migliore nel mentre, le maritate, indossavano il loro abito nuziale e si cingevano il capo con una fascia purpurea tempestata di perle. Detta fascia purpurea, ricamata con fili d'oro e scarlatto, reggeva un'argentea falce di luna che s'incurvava attorno ad una «stella a sei punte» che rappresentava la «piramide aurea di Anat» intrecciata col «triangolo scarlatto» che alludeva alla Kteis della Déa; ai due lati della (presunta) stella erano ricamati ramoscelli di mirto, campanelle, alberi di cedro, conchiglie di pettine e melegrane, tutti simboli di regalità femminile. Questa festività era chiamata dei Frutti ovvero la Festività del Plenilunio di Eva (della Luna di Eva, che splende solo una volta l'anno) celebrata a ciò che è nella memoria del tempo in cui la Madre dei Viventi recise (nell’Eden, che per alcuni è Hebron) un ramo di palma, uno di mirto, uno di salice e una foglia di palma per confezionare i rami del tirso destinati a essere impugnati dai celebranti nei rituali della fertilità e dell’abbondanza.

La Profetessa Anna, ultimogenita della casa di Zadok, dunque, partecipò ai riti della fertilità del Plenilunio di Eva secondo gli antichi costumi del Culto alla Déa e, fu gravida di Mariamne (secondo l’alterazione dei testi ritenuti sacri, invece, è detta essere figlia di Gioacchino di Kochba).

Appunto per questo, Mariamne è detta nata «senza peccato».

Ella è l’ultimogenita della stirpe divina di Mikal del Sacro Bosco (il Sacro Bosco di Mamre) è la fanciulla portatrice di regalità, è l’erede ultimogenita di Rahab (o di Rechab, Rachele), vale a dire della Déa del Mare Myrine (o Miryne) cui era Sacro il Bosco del Terebinto di Hebron [ovvero la Déa frigia del Mare che gli egei chiamavano Teti, la Déa Heth (o Nereis)], ovvero Hat-Hor [Hathor, la Signora del Mafkat (il turchese)], vale a dire NIN.HUR.SAG. la Grande Madre dei Shumeri Signora della penisola TIL.MUN (Sinai) dei Queniti (o Keniti o Madianiti) discendenti di Ka’in (Caino) e di Esaù, i Re di Edom, ossia… gli Idumei avi di Erode il Grande.

A motivo del suo alto lignaggio fu istruita dalla Guardiana della Corte delle Donne, e, quando fu ritenuto giunto il tempo, fu fatta unire in nozze con Antipatro (chiamato anche Abiathar), il primogenito di Erode il Grande perché questo matrimonio avrebbe sancito il diritto al trono ed al regno ed avrebbe dato continuità alla casa regnante Idumea [nella Confederazione tribale ebraica sulla scorta –finanche- delle Scritture, la discendenza -per linee materne- era osservata dai tempi di Abramo. Per esempio, Giosuè sposò “ritualmente” «le figlie di Rahab» unendosi con l’erede della Déa del Mare e, David, regnò su Israele in virtù del suo matrimonio con l'erede della Déa Mikal del Santuario Oracolare di Hebron, il Sacro Bosco del Terebinto di Kiriath-Arba].

Dalle «nozze sacre» di Mariamne con Antipatro, nacque il legittimo erede al trono di Israele, Joshua (Giosuè, Giasone) altresì trasformato in Gesù (Jeshu-ha-Notzri, o Joshua il nazireo, non significa che è nato a Nazareth, bensì che era seguace della setta dei nazirei) detto “il Cristo (l’unto, il consacrato)” giacché col termine “cristo” si volle tradurre quello ebraico di “mashiah (messia)”.

Di conseguenza, quella scritta fatta apporre sul patibolo dal Procuratore romano diceva il vero: Joshua Nazorei Rex Judæorum, ovvero: Giosuè il nazireo Re dei Giudei; niente da spartire, comunque, con Nazareth (a quel tempo non esisteva) né col celebrato I.N.R.I così caro agli esoteristi ed agli sciocchi intenditori degli acrostici della Al-kimiya.

Anche Elisabetta di Ain-Rimmon, similmente ad Anna (madre di Mariamne), fu resa gravida di un figlio maschio al quale, contrariamente alla Legge, fu lei ad imporre il nome di Yohannah ed è necessario tener presente che Zekaryah è il suo «presunto» padre (secondo il vangelo di Luca, tutti e due erano di età avanzata allorquando Zaccaria ha la visione dell’Arcangelo Gabriele che gli da la notizia. Sarà padre di un maschio al quale dovrà essere dato il nome di Giovanni. Zaccaria, sacerdote del Tempio, fu lapidato perché accusato d’essere blasfemo e sacrilego).

Quel che è possibile evincere è che al momento in cui Antipatro è assassinato e Zekaryah è lapidato Mariamne è affidata a Yoseph “Giuseppe” Sacerdote del Tempio affinché sia condotta in salvo (in Egitto) con il figlio. Anche Yohannah (Giovanni) figlio di Elisabetta viene condotto in salvo (in Egitto?).

Chi stava lentamente avvelenando Erode per spodestarlo, aveva sicuramente agito per far assassinare Antipatro, quindi, sicuramente, cercò di far eliminare tutti i figli di Antipatro (possibili pretendenti al trono) e, da qui… fu montata la vicenda fatta passare per la… strage degli innocenti, dove tutti bambini di una certa età furono brutalmente fatti ammazzare… per ordine di Erode.

Come nasce e si consolida il Culto di Maria nella Chiesa cattolica?

Verosimilmente è grazie all’influenza del culto efesino della “sempre vergine” Artemide che Maria fu assimilata alla Déa e venerata nelle comunità efesine dei seguaci della setta dei nazareni.

Maria fu proclamata, non senza incidenti e morti violente, Madre di dio e Regina del Cielo co-redentrice dell’umanità… giacché Giovanni -si dice- fosse vissuto a Efeso….e poiché ella –si dice- le era stata affidata… ne conseguì -per la imperatrice Elena- che ella era stata li sepolta e… vi fece erigere una chiesa dedicata alla Santissima vergine sul sepolcro ritenuto di Maria.

L’idea dell’Assunzione di Maria risale al 380 e.v. e fu pronunciata da Gregorio capo della comunità di Nissa. La controversia nacque giacché altri ecclesiastici affermavano che solo a Gesù poteva competere l’essere assunto in cielo in quanto figlio di dio, ma allorché a Roma fu “ritrovato” un manoscritto (attribuito a Giovanni il discepolo) nel quale vi era narrata la vita, la morte di Maria e la sua assunzione al cielo… la questione fu risolta.

Il tutto, dunque, era nato da un …manoscritto nel quale si affermava che Maria era stata sepolta nella valle di Giosafat. Noi possiamo benissimo supporre che detto manoscritto fu “uno dei tanti falsi” prodotti dalla Chiesa (vedi la donazione di Costantino il Grande), ciò nondimeno, si racconta che nella valle di Giosafat fu scoperto (nel 517) un antico sepolcro nel quale Severo il capo della comunità di Antiochia disse che in virtù di un sogno rivelatore aveva potuto ritrovare i resti di Maria (nel secolo scorso, in Italia, a Calcata, alcune ossa ritenute appartenenti a Maria, risultarono… ossa di pecora) e che in quel sepolcro vi erano stati sepolti –anche- Gioacchino, Anna e… Giuseppe.

Ma il discepolo prediletto al quale Joshua affidò la Madre, sicuramente non poteva, secondo le consuetudini, essere Giovanni, bensì suo fratello Joses (Giuseppe mutuato dal greco Iesoph, molto simile all’ebraico Yoseph). Da qui l’ingarbugliamento della storia del mitico Giuseppe di Arimatea e… del Graal. Ora, se il discepolo che era sotto la croce ed al quale fu affidata la madre si rifugiò nel Galles… la vergine Maria dovrebbe essere, secondo testimonianze discutibili, sepolta nell’isola di Anglesey… a dispetto del fatto che è attestato che a Murree (l’antica Mari, Pakistan) è il luogo (venerato anche oggi) dove fu sepolta Mariamne (Maria, dal greco Mariamne “amata dal cielo” è l’equivalente ebraico di Maryam) madre di Joshua Nazorei Rex Judæorum.

note:
Leviti. Premesso che i leviti non traevano il nome da Levi, figlio di Giacobbe, ma da “lawah” strisciare, in quanto adoratori del Dio Serpente del quale Mosè stesso fece fondere, in bronzo, è bene precisare che i figli di Mosè (e quindi i discendenti) non erano considerati ebrei giacché erano nati da madre madianita. I Madianiti, o Keniti o Queniti erano l’insieme di famiglie discendenti di Ka’in (Caino) ovvero la stessa razza di Esaù.

Questo particolare fu sufficiente a giustificare la volontà di cancellarli dalle Cronache d’Israele ed evitare un loro accostamento alla casta sacerdotale. Mosè, consegnò il potere religioso al suo primogenito Ghersom (quello civile a Giosuè), e, circa mille anni dopo, Esdra operò deliberatamente alterando i testi, e, fu dato per scontato che il sommo sacerdote non fu il madianita Ghersom bensì Eleazaro, figlio di Aronne. Comunque sia, resta il fatto che Aronne non fu l’antenato dei sacerdoti rientrati a Gerusalemme dall’esilio babilonese e, non fu mai il sommo sacerdote.

appunti:
Alle Idi di Agosto, con i Riti del Culto officiati sul colle Aventino e nel Tempio dedicato al Culto alla Déa Madre degli Italici di Région (secondo Macrobio, era da ritenersi la Madre Ops (l’opulenta) degli Italici di Région) si venerava la Grande Madre col nome di Di-ana Aventina raffigurata cinta di una corona turrita e con numerose mammelle (in segno di ubertà) con leoni ed altri simboli comuni alla Matar Kubileya (Kybele) intesa essere una nuova personificazione della Natura feconda, Déa venerata –anche- col nome di Diana Nemorensis e di Diana Nemetona, di Diana fascelina (Artemis phakelitis); ella è la Déa squisitamente Italica elargitrice di sovranità, verosimilmente, ella è la etrusca Déa Artumes o Aritmi.

Per la nostra Città, Région, i festeggiamenti ed i riti erano i giorni in cui si teneva, fuori le mura della Città, un grande Mercato; la “Fiera franca di agosto”

La festa pre-cristiana in onore di Diana Fascelina era celebrata con libagioni e capretti arrostiti su rami di nocciolo e con musiche e danze.

Diana fascelina detta anche Diana Scotia (mora) poiché il nero è il colore della terra fertile ed il grembo materno in cui penetra l’acqua fecondatrice, e, nera (mora) è sia Iside che Maryam di Magdala che regge il figlio.

La nostra gente perpetuava questa consuetudine da arcaici tempi presso la Fonte di Diana (in seguito detta fonte Arethusa, meglio conosciuta come la sorgente di Venere) nel mese favorevole alla navigazione ed allo scambio, al commercio; era il mese Sacro a Diana, che i prischi Tirreni chiamarono Artumes.

Tuttavia, ci raccontano che Oreste, trafugato il simulacro della Déa in Tauride, avesse eretto fuori le mura di Région un Tempio dedicato ad Artemis phakelitis (Artemide fascelina) ed anche che avesse instaurato il Culto alla Déa nella selva Aricina; ciò nonostante, il mito di Oreste, è solamente il tentativo di giustificare l’affermarsi del diritto patriarcale con i suoi culti olimpici (solari ed eroici) e la verità sugli accadimenti è senza ombra di dubbio legata anche alla disputa fra due dinastie rivali (Clitemnesta in quanto erede al trono di Sparta e, Oreste che con l’aiuto dei micenei si limitò ad uccidere, secondo un copione di millenni, Egisto, e, non sua madre).

fonte> http://www.fbuam.com/du14.htm



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