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U.F.O.
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 Oggetto del messaggio: Mikhael o Miryam, la Déa della Vita
MessaggioInviato: 26/08/2009, 23:33 
Gli uomini, che hanno sostituito l’Unica Divinità e le sue molteplici manifestazioni, con nuovi Déi, oppure che si sono limitati a cambiare i nomi delle antiche Divinità, non conoscono più il senso reale che i Miti e le Leggende celano nel loro simbolismo; tuttavia, da epoche immemorabili gli eventi fondamentali dell’Umanità furono regolati sui cicli cosmici.

L’inizio, o il rinnovamento dei cicli cosmici, era all’Equinozio di Primavera, inizio della stagione della Grande Madre Hat Hor o Aseth (Isis), Ops o Opi, o Italia, Mater Matuta, Matar Kubaba o Matar Kubyleia, o Kyubele (Cibele), Anahita, Dâ Matar (Demetra), Flora, Giunone, Miryam, Maia oppure Maya, che ha significato di “Madre”, di “Origine”, da cui deriva il nome dell’attuale mese di Maggio; ed ancora, in un passato relativamente recente i due Equinozi, quello di Primavera e quello d’Autunno, consacrati a Mithra (Mithra, Mercurio e Mikhael sono in realtà l’identico Essere) come Kosmokràtor e Demiurgo, celano il ricordo delle festività celebrate in onore della Triplice Déa, conosciuta col Sacro Nome della sua ipostasi, Mik’al, colei che è l’artefice della Creazione e di ogni regalità.

Nell’antico calendario dell’umanità, fra i periodi del ciclo annuale, dedicati alla Grande Madre, l’attuale otto di maggio corrisponde, più o meno, al dodicesimo giorno di Pakhous nono mese della stagione primaverile Schemon, stagione nella quale erano officiati, già nell’Egitto predinastico, i rituali di rinnovamento cosmico simboleggiati dalla primavera intesa come resurrezione della vita universale, vale a dire, del rinnovamento del vigore di tutte le Forze della Creazione.

La progressiva degradazione ed il conseguente travisamento della Tradizione, hanno trasformato “MKL”, la ipostasi della Triplice Déa, nel Deva solare o Arcangelo “MKHL” dominatore del segno del Leone, e, l’iconografia occidentale, raffigurando Mikhael nell’atto di trafiggere il dragone o serpente, ne ha smarrito il vero significato: “quello inteso occultare l’idea della identificazione di un Centro energetico del pianeta”.
Circostanze legate alla sconsideratezza di pochi uomini, alla loro sete di potere, alla prevaricazione, all’ottusità e all’ignoranza, hanno fatto sì che l’ancestrale “Festa festarum” corrispondente all’attuale ottavo giorno di maggio, che fra l’altro è “anche” il giorno in cui sono avvenute moltissime apparizioni dell’Essere splendente, venisse re-interpretata e “traslata”, dalla Chiesa latina, al 29 di settembre nei giorni dell’Equinozio d’Autunno.

Ciò che gli uomini comunemente rammentano è che Mikhael appartiene all’angeologia giudaica, ma in verità lo si ritrova solamente negli scritti postesilici dove il Nome Sacro di Mik’Al, la Vergine Madre, dalla quale David derivò il suo titolo regale MLK, venne trasformato in Mikhael.

Mikhael, identificato come un Arcangelo guerriero, come l’Arcangelo del Graal, ma, non del Graal che comunemente è interpretato come Coppa o Libro o Pietra, è, in verità la Theotòkos, la “portatrice di Dio”.

Egli è l’Essere Splendente dei Luoghi Sacri (Santuari ipogei) della Presenza della Grande Madre e delle Acque risanatrici e purificatrici.

Le tracce più antiche cui si riesca a risalire nella ricerca delle origini di un culto Mikhaelico sembrano condurci agli ebrei della cattività babilonese (essi, in realtà non furono mai schiavi e solamente un numero relativamente esiguo decise di far ritorno a Gerusalemme) che lo intenderanno essere “colui che presiede agli affari celesti della nazione israelita”, e, al profeta Daniele, colui che fu il governatore delle province di Babilonia e capo supremo dei Magi Kaldei col nome di Baaltazzar.

Per gli Assiri-Babilonesi, gli Arcangeli della tradizione giudaica, erano i sette Anannage ovvero i sette maggiori Anunnaki degli antichi Shumeri. Gli Anannage, dunque, erano i trecento Dei che risiedevano “nel Cielo” governato da Anu, e, i seicento Dei che vivevano “sulla Terra” governata dal Dio Nergal.

I maggiori di questi Dei, dunque, che diventeranno i sette Arcangeli della angeologia giudeo-cristiana, li possiamo ricordare con nomi con cui gli Yezidi (gli adoratori degli Angeli, per ignoranza intesi come adoratori del diavolo) li venerano ancora oggi: Jebra’il, Mika’il, Ezra’il, Esraf’il (Gabriele, Michæle, Azraele, Raffaele).

Dunque, è possibile stabilire che l’Arcangelo faceva parte della Conoscenza Iniziatica Shumera, alla quale nel tempo fecero capo gli Egizi, Israeliti, gli Arabi, gli Yezidi, gli Gnostici, e, non è tutto.

I Magi conoscevano due tipi opposti di esseri soprannaturali: gli Ahura e i daêva; gli Ahura erano divinità splendenti, mentre, i daêva, erano i falsi dei.

I daêva, della stessa natura degli Ahura, erano “gli Angeli caduti” al seguito di Angra Mainyu che poi è Eblis o Iblis ovvero è Semeyaza, o Azazel o Azâzil (ovvero l’Angelo Pavone la cui incarnazione cosmica è Lasifarûs), è Helel ben Shahar l’Arcangelo chiamato anche Samael identificato come il Principe degli Angeli “accusatori”, il maggiore di tutti gli altri Principi del Regno del Cielo, ovvero, è il Serpente del Genesi “colui-che-scopre-le-cose-e-sa-decifrarle” emanazione dell’essenza del puro principio divino di Mahat, trasformato dai teologi nell’avversario cioè satan (satana, ShTN (Shatan) = “un avversario” (vedi “Helel ben Shahar” in U.R. 1999).
La tradizione angeologica giudeo-cristiana, nella quale Mikhael è divenuto il maggiore dei sette Arcangeli, fu mutuata, decisamente, dalla angeologia iranica degli Amesha Spenta (Santi Immortali) e dei sette Aditya o Surya i cui opposti erano gli Ahura (gli Angeli caduti).
Surya è Metatron finanche identificato con Enoc il quale, secondo alcune fonti è identificato con Idris. I sette Arcangeli sono detti i Beni Elohim (Elohim eufemismo che sostituisce il nome impronunciabile di Dio) che non va tradotto con “i Figli di Elohim” ovvero “i Figli degli Dei” che alcuni intesero essere le schiere celesti degli Angeli, e, finanche, alcuni patriarchi, bensì esso deve essere reso con “i Figli delle Dée”, in quanto Elohim è il plurale del singolare fémminile ALH al quale è stata aggiunta la terminazione plurale maschile “IM”, similmente, per l’intervento dell’ignoto revisore dei testi, è riscontrabile nei libri del Maestro Ergòs nei quali per indicare il plurale di “Sephiroth” oppure di “Deva”, tanto per citare alcuni esempi, si è proceduto aggiungendo una “s” finale oppure col cambio dell’ultima vocale, vedi in Sapienza Mondo Astrale, “i Daevi” per indicare più “Daeva”, mentre Sephiroth (SPhRTh) è già il plurale di SPhRh (Sephirah).

A tale proposito è bene chiarire: “Deva”, la cui corretta grafia è “Daêva” perché è più che evidente, che ci si riferisce alla Tradizione dalla quale furono mutuati dall’angeologia giudeo-cristiana, sono “gli Angeli caduti”, pertanto, quanto è stato arbitrariamente riportato nei libri del Maestro, come in tutte quelle parti che Karmohaksis, in “Le prime luci della Terza Era”, attribuisce al Maestro, è fuorviante ed è chiaramente errato anche perché essi vengono confusi con gli “elementali” o “spiriti di natura”: «sono ragionanti (naturalmente a modo loro, come gli animali) e sono sempre molto servizievoli e diligenti», e, la confusione generata dall’ignoranza del revisore non è tutta qui.
Ora, non vorrei essere d’inciampo, ma se l’ignoto revisore si riferì al termine sanscrito “Deva” o “Sura”, la cosa si complica perché, per i buddhisti, il termine in esame indica gli Dei che vivono in particolari e felici paradisi, e comunque soggetti al samsara. Risulta, anche, che per i Deva è particolarmente difficile sottrarsi al ciclo delle rinascite poiché non sono in grado di conoscere la verità della sofferenza necessaria al perseguimento dell’illuminazione.
Leggendo e studiando con attenzione i libri del Maestro Ergòs è possibile evincere che il termine corretto debba essere “Daêva” e non “Deva”, per i continui ed evidenti riferimenti al pensiero giudeo-cristiano sebbene, in “la Suprema Legge”, sia espresso un discutibile riferimento agli Arcangeli Mikhael, Gabriel e Rafael, intesi come “trinità” e come: “la massima espressione gerarchica delle Potenze Serafiche”. È innegabile, a tale proposito, che (la Tradizione cabalistica afferma) alla SPhRh ThPARTh (Sephirah Tiphareth) è attribuito l’Arcangelo Raphael (Rafael) il Principe del Fulgore, della Bellezza e della Vita, messo a capo dell’Ordine Angelico dei Malakim, o Virtù; alla SPhRh HVD (Sephirah Hod) è attribuito l’Arcangelo Mikhael, Principe dello Splendore e della Saggezza, messo a capo dell’Ordine dei Bene Elohim (i figli delle Dée) o Arcangeli; alla SPhRh ISVD OVLM (Sephirah Yesod Olahm) è attribuito l’Arcangelo Gabriel, il Principe del Mutamento, messo a capo dell’Ordine dei Kerubim, gli Angeli.
Per quanto detto, Mikhael, Gabriel e Raphael, non hanno mai fatto parte di alcuna trinità, inoltre è da specificare la natura puramente fémminile di Colei che per ignoranza è chiamata “Spirito Santo”.
Detto questo, occorre precisare che i “Daêva” sono, per la Tradizione, gli Angeli caduti dei giudeo-cristiani e che, pertanto Mikhael non può essere un “Daêva”, ovvero “un Angelo caduto”, né un Deva della Tradizione Orientale.

Michæle è MKL, Mikal o Mikà’èl, nei suoi molteplici aspetti, anche sotto le spoglie di Mikhael, fu venerata, in antico, come guaritrice, e, nelle sembianze di Mikhael, sostituì Esculapio nei vetusti luoghi risanatori.
Il sincretismo religioso, ha assimilato, in Mikhael, Apollo, Ercole, Mitra, Mercurio, Agni ed Indra.
Michæle (Latino), è, dunque, il Sacro Nome dell’Energia Universale identificata e correlata con lo spazio-tempo.
La Creazione stessa è l’Opera della Shekhinah, la Divina Presenza, è emanazione, è Metatron, lo Spirito Universale divino che muove la sostanza primordiale.
Metatron, o Matatron, identificato con Mikhael, confuso generalmente con “l’angelo del volto” e comunemente fatto derivare dal greco “Meta thronon” ossia “al di la del trono”, oppure da “Metathronios” ossia “colui che serve dietro il trono”, oppure da “matara” colui che veglia, o da “metator” messaggero, guida; tutto ciò, spiega il motivo per cui MKHL, Mikhael, è detto psicopompo ed anche la relazione esistente col Principe del Mondo, compito assegnato a Metatron, ma che fu di Mikal in seguito soppiantata anche come Gran Sacerdotessa nel servizio al Tempio Celeste.
Alcune vetuste fonti tradizionali affermano che “Metatron” è una elaborazione di Mater, Madre, ovvero di Matrona, Signora divina, che è un appellativo della stessa Shekhinah o dell’Alkaest o la Signora dal Doppio Scettro o del Baphomtr, erroneamente inteso derivante da Ouba el Phoumet, la bocca del Padre, invece di Baphé Metis, Battesimo di Metis, cioè “Battesimo della Saggezza”, ovvero della Shakti, la Causa Suprema, la Inesprimibile Realtà Madre dell’Universo.

Dall’Oriente, dal Sud al Nord, il suo culto si espanse, fino alla fusione dell’esoterico con l’exoterico sul monte Gargano, da cui si diramò per tutto l’Occidente

L’iconografia bizantina lo rappresentò con una verga sormontata dal Trisagon, mentre in Occidente è, invece, fu raffigurato come reggitore di spada e di bilancia, ed il suo volto, non meno del suo corpo, lascia inquietanti quesiti sulla sua natura, sebbene la cultura patriarcale ci afferma che: il Divo Arcangelo è di sesso maschile.

Nei secoli, la Tradizione segreta lo identificò con l’italico Liber Pater, con Bacco, ed anche con Mithra; appunto i mithrei furono lentamente trasformati in luoghi di Culto dell’Arcangelo, e, non è tutto.

Gli iniziati egizi lo presentarono nelle velate vesti di Anubis, la cui effigie lo raffigura con la corazza e la lancia. Anubis, come S. Michæle oppure come S. Giorgio, è effigiato nell’atto di uccidere il Drago con testa e coda di serpente, ma, in realtà, come già detto, la raffigurazione ha il significato di “identificare, o indicare, di un Centro energetico del pianeta”.

La Sfinge, per gli antichi Sapienti egiziani, era il simulacro di Anubi inteso come l’incarnazione di un grande potere magico, una divina manifestazione che esisteva in quel preciso luogo fin dall’inizio dei tempi. Pertanto, non è poi così emblematica la rappresentazione (Anubi/Mikhael/S. Giorgio) nella quale si è voluto nascondere l’idea della identificazione di un centro cultuale ed energetico cosmo-tellurico del pianeta.

È certo che gli Egizi appresero il culto di Anubi dai Saggi della terra di Shin’ar dove era conosciuto col nome di An.

Anubi, ovvero Ampu, il Dio dalla testa di sciacallo, o di lupo, che alcuni erroneamente identificano con Chronos, il tempo divoratore, è, invece, AN, ANU, il Saturno degli italici di Région e non l’ellenico Chronos.

Anubi, Anubis o Chnoubis, Anpu ed anche Heru-em-Anpu, Hermanubi, è messo in relazione con la ricerca del “vello d’oro”, in un mito shumeru in seguito riveduto dagli Elleni.

Anubis è Ampu-hursag, il Dio della collina, è la Déa Shumera Ninhursag, cioè la Déa Nintu; per gli egizi “Nin” e “Tu” significavano rispettivamente “Déa” e “collina”.

Mikhael è l’Arcangelo che iniziò il cavaliere Galgano Guidotti, colui che infisse (1180) la sua spada nella roccia. Spada che, tutt’oggi è visibile a Montesiepi.

Il Mistero di MKL, Mikhael, per gli Iniziati al nostro Venerabile Ordine Tradizionale è Iniziazione alla Consapevolezza dell’Essere Universale, ovvero Universalis Redintegratio.

Essere cosciente del Mistero di Mikhael, pertanto, è una delle Vie che conducono oltre le mete dell’evoluzione Kalpica.

Se abbiamo ritrovato, nel remoto passato, la identità dell’Arcangelo Mikhael, è bene conoscere anche quella che la storia recente ci rivela.

Costantino Flavio Valerio Aurelio Claudio consacrò due Templi a Bisanzio sulle rive del Bosforo. Uno era nel sito chiamato Anaplous, e, l’altro, in quello che era conosciuto col nome di Hestiai, e, prima ancora, con il nome di Sosthenium, nel quale vi era una statua che egli, “dicono” identificò con l’Arcangelo Michæle.

In verità si trattava di una delle Divinità Cabire anche conosciute come i Megàloi Theoi (i culti misterici dei Cabiri erano in Samotracia).

Costantino, secondo alcune fonti tradizionali, si limitò a far restaurare l’antichissimo Tempio che gli Argonauti avevano edificato nel luogo in cui avevano visto apparire una grande figura alata che ritennero di buon auspicio ed a cui ascrissero la vittoria che riportarono sul signore del luogo il quale, impediva loro di attraversare il Ponto Eusino per la Colchide.

Essi, gli Argonauti, avevano dedicato il Tempio alla Déa Madre di Dio e lo avevano chiamato Sostherium nel quale Costantino, molti secoli dopo, vi trascorse la notte secondo l’antica usanza. Questa usanza, antichissima, fu continuata in tutti i Templi d’Oriente dedicati a S. Michæle. Il rito di incubazione veniva praticato in coincidenza dell’inizio e della fine della transumanza (8 maggio e 29 settembre).

Nel Sostherium, Costantino, ebbe la visione del Megàloi Theoi che gli disse: “Ego enim sum Michael Arcangelus, qui in cospectu Domine semper adsisto...volui ipsius loci esse inspectorem atque custodem”.

Si dice che la visione di Costantino accadde dopo la vittoria di Ponte Milvio; si dice che L’Arcangelo si manifestò a lui come “il Signore delle milizie celesti ed il Campione della nuova religione ed autore della vittoria di Ponte Milvio”.
A tale proposito è sempre bene chiarire che Costantino il Grande non si convertì mai al cristianesimo e che la sua celebre visione prima della battaglia del Ponte Milvio ha ben altri significati e valori. Secondo alcune fonti tradizionali, la visione che lui ebbe è conseguente alla sua iniziazione al Culto del Sol Invictus Apollo, mentre la sua permanenza notturna nel Sostherium, il Tempio dedicato a Hestia, è senz’altro riferito all’antica usanza orientale e mediorientale.
Hestia è Iside, la Grande Madre, ella presiedeva alla Schola dei Terapeuti. Molti seguaci erano curati, semplicemente, trascorrendo una notte nel Tempio (rito dell’incubazione) con la speranza di avere un sogno guaritore oppure una visione della Déa.

L’origine del culto, a San Michæle, è, senz’altro, avvolto nella trama del Mito e della Leggenda, nel Mistero, anzi, nei Sacri Misteri, sebbene siano in molti ad ascrivere la sua diffusione ai Langobardi (i Longobardi). Essi lo identificavano con Wotan o Wodan, il Dio guerriero, protettore degli eroi e dei guerrieri, il Dio psicopompo.

Il monte Gargano fin da epoche arcaiche è ritenuto “un Luogo Sacro” della Terra, e, Strabone ci tramanda che esistevano due Templi, uno dedicato a Calcante e l’altro a Podalirio. Nel tempio dedicato a Calcante, coloro che consultavano l’Oracolo gli sacrificavano un ariete nero e poi dormivano avvolti nella sua pelle.

Il culto di Mikhael sul Gargano si stabilì intorno ai primi dieci anni del V° sec. dell’era volgare. Si pensa che siano stati i Bizantini ad istituirlo anche a Région (Reggio di Calabria), a Messana (Messina) e nell’Italia meridionale, ma è certo che dal Gargano il culto Michælico proveniente dall’Oriente si diramò in tutto l’Occidente e, nel corso dei secoli, non si è mai interrotto il flusso dei pellegrini che, per raggiungere l’ipogeo cultuale del Gargano, seguivano le vie sacre e quelle montane della transumanza.

In molte regioni italiche, ipogei e sorgenti, che un tempo erano luoghi sacri o Santuari dell’Antica Religione, sono stati assorbiti e trasformati in luoghi di culto Mithraico ed in seguito Michælico, in quanto S. Michæle rappresentò per i christianos primitivi l’ideale per sostituire le divinità madri guaritrici e gli oracoli taumaturgici.

La Chiesa Bizantina cercò di appropriarsi di questi “lochi di culto” a scapito dei Langobardi e della Chiesa Latina stessa.

Con la sconfitta dei Langobardi e l’avvento dell’impero Carolingio, Carlo Magno dispose che in ogni città dell’impero sorgesse una chiesa titolata a S. Michæle, e, molti secoli dopo, al tempo di maggior splendore dell’impero Spagnolo, fu stabilito che su tutte le Porte delle città principali dell’impero fosse raffigurato l’Arcangelo Michæle.

È certo che la nostra vetusta Città, cinta da mura e torri prima ancora che l’Etrusco Tarquinio Prisco fondasse Roma (575 a.c.), si uniformò alle disposizioni imperiali; è certo che nella nostra città due Templi furono trasformati, già nel IX sec. in chiese dedicate a San Michæle che divennero sedi di antiche Fratrie.

Queste Fratrie erano ubicate presso le due chiese dette Sant’Angelo lo Grande e Sant’Angelo lo Piccolo. Esternamente erano Sodalizi di mutuo soccorso e impegnati nella vita sociale e religiosa della città; appartenervi, comportava dei doveri morali, sociali e spirituali dai quali, nessuno “delli confrati”, poteva esimersi. Le due Confraternite, possedevano un hospitale: “et si soccore et medicamento poveri infermi cum medico a spesa confratre”. In pochi accedevano al cuore della confraternita, dove “Si mantene anchora un atro loco appartato” dove vi erano “dei nicchi alli lati colle statue delli Dii Antichi”. In questo “loco secreto” veniva tramandato l’Insegnamento Tradizionale, quello che aveva dato origine anche all’etica cavalleresca e alle Scholae esoteriche Occidentali.

È ancora oggi possibile ammirare, nel piazzale antistante la chiesa di San Giorgio (S. Maria della Vittoria) una magnifica statua dell’Arcangelo. Detta statua dell’Angelo, sostituì certamente una più antica, fu, per molti anni dopo il terremoto del 1908, posta davanti alla chiesa di S. Maria delle Grazie al Carmelo. L’ignoto scultore, della statua dell’Angelo, conosceva la mirabile scultura del Sansovino della Grotta misterica del Gargano e la prese come modello incidendovi, però, sullo scudo dell’Arcangelo, lo stemma della nostra vetusta città: San Giorgio che uccide il Dragone, una figura fémminile in atteggiamento di preghiera e raggi di luce.

Uno studio più approfondito che tenga presente la sacralità della nostra terra per gli antichi popoli mediterranei ricollegherebbe l’insegna della nostra città alla mitica guerra fra Horus e Seth, o, se preferite, fra Michæle e il Drago. Ma non è tutto. La Tradizione ha sempre ritenuto che il luogo di particolare struttura geomorfologica, e, centro di confluenze di energie cosmiche e telluriche

La Tradizione narra la terra che i greci chiamarono Aigyptos, Egitto, fu divisa in due regni, il Nord dominato da Horus e il Sud da Seth e che quest’ultimo tentò di impadronirsi del trono della Grande Casa. Probabilmente la motivazione della guerra fra Horus e Seth non fu unicamente la vendetta per l’uccisione del padre, ma la ritrattazione di Geb, Dio della Terra, che assegnò tutto il territorio da governare a Horus.

Horus chiamato “il Giovane” ovvero “il Vergine” o “il Verde” è il San Giorgio della Chiesa cristiana e protettore della nostra vetusta città. In quanto alla figura di donna orante, la relazione con la Grande Madre Isis (Iside) è lampante; la Déa, comunque, ancora oggi, in Settembre ¤ in c (Sole in Vergine), viene portata a spalla sulla Vara, o, per meglio dire, sulla barca del crescente di Luna, dall’Eremo alla Cattedrale, ed invocata con le antiche parole da tutti i credenti.

In Aspromonte, ci tramandano alcune Scuole, fu combattuta l’ultima battaglia della guerra che vide schierati, l’uno contro l’altro, i due Arcangeli Mikhael e Lucifero, altre, invece, affermano che esso sarà il luogo dell’ultimo conflitto fra i due Arcangeli. L’Aspromonte custodisce il Santuario di Polsi, ovvero Santuario “della rivelazione”, oppure “del luogo elevato, onniveggente”, che è legato alle leggende del ritrovamento di un armento inginocchiato davanti ad una croce. In questo Sacro Luogo antico, l’uomo si incontrava con la Divinità tramite la Sibilla dell’Aspera Montis, Bianco Monte, o, per meglio definire, Esperiae Mons, Montagna delle Esperidi, del tutto simile all’idea del Monte Meru. A Polsi è custodita ed adorata una “croce” che in realtà è lo Spadino (o Lama Sacrificale) del Taurobolium.

Al di là delle leggende costruite dalla sopravvenuta religiosità cristiana che si appropriò di questo antico sito cultuale, a Polsi ritroviamo l’essenza misterica dei Culti Mithraici e del preesistente Culto della Grande Madre.

Nel Santuario di Polsi, come in tutti gli antichi siti misterici lungo gli itinerari della transumanza, si praticava il rito dell’Incubazione durante il quale i credenti rimanevano a dormire nel Santuario per avere indicazione, tramite il sogno, sui rimedi da adottare per guarire dall’infermità.

Detto questo, è certo che la nostra Fratellanza è stata posta sotto l’egida di Mikhael inteso, per il cerchio esterno,

come il Principe degli Arcangeli. Ebbene, negli anni in cui fui invitato, dal Maestro Ergòs a studiare quanto era stato dato alla Fratellanza, scoprii molte cose interessanti che mi hanno permesso di “comprendere” alcune verità che erano state interpretate diversamente dalla loro formulazione originaria.

Attinenti all’argomento fin qui esposto, rilevai, in “Sapienza Mondo Astrale” (Fr. Bocca Editori, Milano 6, 11, 1939-XVIII) nel capitolo “La trinità degli Arcangeli Mickael, Gabriel, Raffael”, quanto segue: gli Arcangeli «fanno parte dei sette Serafini assistenti al Trono di Dio che sono l’emanazione dei sette raggi evolutivi», quanto avete letto è un errore madornale attribuibile all’incauto revisore dei manoscritti del Maestro Ergòs. Chi si è preso l’arbitrio di modificare i manoscritti non aveva alcuna idea sui Serafini, cioè i Serpenti, e, sugli Arcangeli, i “Figli della Déa”, perché per lui gli Arcangeli sono «Elohims o Messaggeri per la fede ebraica»; come potete notare, il revisore, per rendere “Elohim” al “plurale” gli è bastato aggiungere una “s”. Altra cosa, e, sempre nello stesso capitolo, per l’arbitrario revisore, Mikhael è: «secondo la Storia Sacra sarebbe stato l’Arcangelo che sostenne in tutti i tempi le speranze messianiche vaticinate dai patriarchi e dai profeti; sarebbe stato ancora lui a colpire l’Egitto con le dieci piaghe… fu egli a guidare il popolo d’Israele attraverso il mar Rosso… e fu ancora Egli che sul monte Sinai, per volere divino, dettò i dieci comandamenti a Mosè».

Noi siamo convinti dell’ignoranza di chi si arrogò il diritto di manipolare i testi dei libri del Maestro con le sue convinzioni, la sua più che scarsa conoscenza, e finanche con l’incapacità di riportare quel che già veniva pubblicato. A proposito di un altro Arcangelo, Rafael, fu scritto su Sapienza Mondo Astrale: «la cui vicenda è riportata anche nella Storia Sacra. Questi (n.d.r.: Tobiolo, nel testo) dovendo un giorno recarsi a Rages, s’imbatté in un giovane il quale si offrì di accompagnarlo. Era l’Arcangelo Raffaele…sentendosi affaticato dalla lunga marcia, il giovane figlio di Tobia era entrato in acqua per prendere il bagno, e la sua guida lo attendeva sulla spiaggia del fiume. Improvvisamente Tobiolo vide uno smisurato pesce che si avanzava aggressivo come per divorarlo, onde egli si volse sgomento verso il suo Divino compagno, gridando: “Domine, invadit me!”. E quegli: ”non temere, prendilo per una branca e tiralo a terra… sventralo e fa arrostire la sua carne che ci servirà per il viaggio; serbane il cuore, il fiele e il fegato, che sono medicamenti molto utili”. “E a che possono servire?” chiese Tobiolo. A cui l’Arcangelo: “se tu porrai sulla brace un pezzo di quel cuore, il suo fumo scaccerà ogni demonio, il fiele è poi buono a medicare e a ridonare la vista”». Basterebbe una sommaria lettura del Libro di Tobia per comprendere che il racconto attribuito al Maestro Ergòs è, in effetti, una libera interpretazione dei fatti narrati (in realtà si tratta di un mito egizio-elleno-persiano) da Tobi figlio di Tobiel, un uomo giusto, che incontra uno straniero, gli si presenta col nome di Azaria figlio del suo illustre compatriota Anania, il quale si offre come guida per suo figlio Tobia il quale, sta per lasciare Ninive, per recarsi a Ecbatana onde chiedere in moglie la cugina Sara figlia di Raguel.

Azaria/Raphael, come compagno di viaggio del giovane Tobia avrà modo di insegnargli molte cose, e, l’episodio del pesce catturato da Tobia, presso il fiume Tigri, è quel che viene riportato a tal proposito. Azaria/Raffaele istruisce Tobia su come usare ogni parte dell’animale: “aprilo e togline il fiele, il cuore e il fegato, mettili in disparte e getta via gli intestini. Il fiele, il cuore e il fegato possono essere utili come farmaci”. In quanto al “se tu porrai sulla brace un pezzo di quel cuore, il suo fumo scaccerà ogni demonio”, la questione è diversa da come l’intese e la riportò il nostro “revisore” del Libro del Maestro. La parte del cuore, messa sul braciere degli incensi servirà come offerta alla divinità tutelare del giovane israelita, una divinità diversa da quella che Sara venerava.

Infatti, Sara venerava Aêshma Daêva, Asmodeo, un “Daêva”, ovvero “un Angelo caduto”che gli israeliti definivano un demonio.

A questo punto, occorre chiarire qualcosa di molto importante. In quello che, per intenderci, è chiamato Antico Testamento, il diavolo o demonio non ha mai significato l’incarnazione del male ed è solamente con quello che è chiamato “Nuovo Testamento” che le parole “diavolo” e “demonio” hanno assunto una connotazione diversa, quella che comunemente viene intesa dai seguaci dell’apostata Paolo di Tarso. Con il cristianesimo, il demonio, divenne la fonte di tutti i mali del mondo, e, qualsiasi rapporto con lui fu considerato eresia, magia nera, stregoneria.

Quanto è stato detto su “Mikhael o Miryam, la Déa della Vita e della Regalità”, lo riteniamo non essere sufficiente a trattare in maniera completa, esaustiva, l’argomento. Riteniamo che quanto avete letto sia passibile di ampliamento e di ulteriori chiarimenti, perché molti concetti sono stati espressi in maniera condensata e riservata a coloro che “hanno la chiave di lettura”.

Dopo anni di studio e di ricerca sui libri già pubblicati del Maestro Ergòs, siamo convinti che in massima parte sono stati, per renderli più comprensibili al lettore, irrimediabilmente contraffatti.

Sicuramente, colui che trasformò, in altra cosa, gli scritti del Maestro, rimaneggiandoli arbitrariamente, infarcendoli di vedute messianiche e di ingiustificabili interpolazioni, non aveva atteso e vissuto l’avvento della Manifestazione del Maestro, non aveva le fondamenta dell’Insegnamento stesso impartito ai pochi, a quel cerchio interno: “un Cerchio intimo nel quale sarà difficile entrare, perché bisogna essere coscientemente pronti per apprendere quei segreti iniziatici a cui vuol tendere l’Uomo eletto”.

Tuttavia, in questi anni, l’Insegnamento impartitoci dal Maestro Ergòs, le continue ricerche e gli studi, ci ha permesso di “ritrovare” quanto non è dato al “cerchio esterno”.

Fonte> http://www.fbuam.com/du15.htm



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