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Sig.operanuova scrive:
Il simbolismo, caro Giovanni, non è più, perlomeno tra noi italiani, materia da ricercatori giacché presuppone la sperimentazione abbinata con lo studio teorico. Il simbolismo è diventato materia di pochi autori, per lo più poeti. Perciò i profani in Eloquenza dei simboli, non riuscendo a scardinare le sue Porte regali, tendono purtroppo a mostrare astio e a sghignazzare. Dico purtroppo perché io ho un gran rispetto dei grecisti e di ogni studioso in generale e concordo con Lei che è dall'incontro di culture diverse, e non dagli scontri, che scaturiscono il buono e l'utile.
Il simbolismo è quel fenomeno fondamentale, in base al quale l'essere umano riesce a comunicare con i propri simili.
Il simbolismo è una convenzione tra due e più persone in base al quale si fa corrispondere a un comportamento vocale o gestuale una realtà spirituale o materiale correlata possibilmente chiara e precisa.
Da cui deriva il linguaggio tipico di ogni gruppo o insieme di persone interscambiabili.
Ad esempio Antonio padre di famiglia, conosce e usa un linguaggio simbolico quando è in casa con i suoi famigliari, un linguaggio simbolico più o meno diverso ma comunque non uguale quando si trova nel suo mondo di lavoro aziendale, un linguaggio sempre diverso quando si reca con i propri amici allo stadio e un'altro ancora quandi si reca ad una funzione di tipo religioso.
La conoscenza del linguaggio simbolico che ogni gruppo possiede, diventa la certificazione all'appartenza a quel gruppo.
Quindi lo studio complesso del simbolismo diventa lo studio complesso della storia di un gruppo, inteso come sistema formato di volta involta da sottosistemi di grado inferiore o sistemi di grado superiore.
Studiare la storia della Palestina del primo secolo, equivale a studiare la simbologia del sistema Palestina e dei suoi sottosistemi riferiti a una certa realtà temporale. Quindi gli scritti storici sono la risultante della simbologia di quel epoca.
Al simbolo corrisponde varie caratteristiche, l'analisi storica è più o meno vicino alla realtà storica passata, in modo direttamente proporzionale alla capacità dello studioso di individuare il giusto significato dei diversi simboli presi come oggetto di analisi in un contesto costruito su interrelazioni.
Ad esempio prendiamo in esame il logia n ° 19 del vangelo di Tommaso.
Gesù disse: Beato colui che era prima di divenire. Se diverrete miei discepoli e ascolterete le mie parole, queste pietre saranno al vostro servizio. In paradiso, infatti, avete cinque alberi che non cambiano né d’estate (né) d’inverno e le loro foglie non cadono:
colui che li conosce non gusterà la morte..La traduzione scritta è semplice e chiara, difficile o quasi impossibile è invece stabile il significato derivante dai simboli qui contenuti.1° Quale persona intendeva l'autore con il nome Gesù?
2° Gesù è nome proprio o invece riguarda il suo significato di salvatore, quindi un sopranome, oppure un termine identificatico che si davano i ribelli di quel tempo, mutuato dall'epopea asmonea per non farsi riconoscere?
3° "Beato colui che era prima di divenire." Ma prima di devinire che cosa?
4°Se diverrete miei discepoli e ascolterete le mie parole, queste pietre saranno al vostro servizio.
In questo caso la parola pietre potrebbe avere un significato diverso, quindi un simbolo diverso da quello normale.
Poi questo"In paradiso, infatti, avete cinque alberi che non cambiano né d’estate (né) d’inverno e le loro foglie non cadono:
colui che li conosce non gusterà la morte..[/i]
A che cosa si riferiscono i cinque alberi?
Sono forse i cinque figli maschi di Giuda il Galileo?
Sono forse i cinque libri della legge di Mosé?
Sono forse cinque virtù?
E quale tipologia di morte si riferisce?
Questa è la mia misera opinione.