non vorrei, visto che l'ipocrisia è la stessa, che i "tolleranti ebrei" siano una delle tante pirandelliane trasfomazioni di un gruppo di creduli devoti fans del pastore tedesco... allora continuiamo qua e f.a.n.c.u.l.o. anche i berretti a sonagli dopo i grecisti ridens...
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http://www.custodia.org/spip.php?article3680SBF Taccuino. I due templi ebrei in Egitto: Leontopoli e Elefantina
Messo on line il domenica 20 luglio 2008 a 17h20
da Eugenio
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Che ci fossero due templi ebrei nell’antico Egitto è un fatto noto a pochi. Ciò si deve a quella parte di storia ebraica legata alla terra dei Faraoni, che dipende essenzialmente dai racconti della Torah. Nonostante le fonti contemporanee parlassero dei due templi, la tradizione ebraica non gli ha riservato che una minima attenzione.Uno dei due templi è conosciuto grazie a Giuseppe Flavio e al Talmud. Circa un centinaio di anni fa si diffuse la voce del ritrovamento del sito del quale ora si sono perse le tracce. Il sito dell’altro tempio è stato scoperto di recente. Il primo tempio è quello di Onia a Leontopoli (200 a.C.), il secondo è il tempio di Elefantina (500 a.C).
Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche descrive il tempio di Onia simile a quello di Gerusalemme, mentre nella Guerra giudaica afferma che Onia lo fece costruire come una fortezza munita di una torre di 30 metri.
Honiah è il nome ebraico di diversi sommi sacerdoti discendenti da Shimon Hatzaddik. L’Onia di cui si parla è presumibilmente Honiah IV, al quale fu impedito di seguire le orme del padre in precedenza scalzato da Giasone. Quest’ultimo fu un sommo sacerdote favorevole all’ellenizzazione di Gerusalemme, una tendenza che condusse alla rivolta dei Maccabei.
Honia IV si trasferì in Egitto dove cominciò a costruire, in un’area a nord dell’odierno Cairo, il tempio di Leontopoli, in accordo con Tolomeo IV e la regina Cleopatra I. Questi avvenimenti risalgono a circa il 170 a.C. Il sovrano confidava nell’appoggio di Honia, che portò con sé forze militari per affermare il dominio egiziano nel sud della Palestina. Per questo motivo Tolomeo IV fu favorevole alla costruzione del tempio ebraico.
Per il Talmud il tempio era legittimo perché costruito dal figlio di un sacerdote e realizzava la profezia di Isaia “In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo al paese d’Egitto" (19,19). La Mishnà ci dice che un sacrificio del quale si era fatto il voto in Egitto poteva essere riscattato a Leontopoli, ma un kohen (sacerdote) che aveva esercitato il proprio servizio in Egitto non poteva esercitarlo a Gerusalemme, sebbene gli fosse permesso di mangiare il truma (cibo del sacerdote) (Menahot 13,10). Questo tempio fu attivo per più di 200 anni, finché non fu distrutto dai romani nel 73 a.C., dopo la distruzione di Gerusalemme.
Fu l’egittologo Sir William Flinders Petrie che nel 1906 dichiarò di aver trovato il tempio di Onia a Tel el-Yehudiyeh (collina degli ebrei) sopra una duna presso la città di Rameses III. La scoperta, di grande interesse per gli ebrei, fu resa pubblica in una conferenza al King’s College a Londra, e riportata anche nella Cronaca ebrea del 18 maggio 1906. Lo studioso costruì ed espose il plastico della fortezza turrita, simile a quella descritta da Giuseppe Flavio, e per il lavoro svolto anche a favore degli ebrei fu ringraziato da Hermann Adler, rabbino capo inglese di allora.
Purtroppo il plastico di Petrie è scomparso e così il sito originale. Non è da scartare l’ipotesi che Petrie non abbia mai individuato la posizione del tempio, come invece dichiarò.
Le vicende del tempio di Elefantina a 700 km più a sud sono andate diversamente. La città si trova sull’isola rivolta verso i confini meridionali dell’antico Egitto, di fronte alla città di Assuan, menzionata dal profeta Ezechiele col nome di Siene (29,10). Nel 1893 vi furono scoperti alcuni papiri aramaici, che rivelarono la permanenza in passato nel luogo di militari ebrei al servizio degli egiziani e in seguito dei persiani. Questi soldati fondarono una città e vi costruirono un tempio prima della venuta dei persiani del 525 a.C., quando Cambise, figlio di Ciro II, conquistò l’Egitto.
Altri papiri, decifrati da studiosi inglesi e tedeschi, attestarono che la colonia militare ebrea vi risiedette, col suo piccolo tempio, per oltre cento anni. I militari stabilirono buoni rapporti con la popolazione e presero in moglie le donne locali. Solo dieci anni fa tuttavia è stata confermata l’esistenza del tempio.
Nel 1969 una spedizione archeologica tedesca cominciò a lavorare sull’isola per classificare e restaurare la maggior parte dei templi egiziani, in particolare quello del dio Khnum (raffigurato come un uomo con la testa di ariete), che, secondo la religione egiziana, si riteneva dominasse la piena del Nilo, fonte di vita dell’Egitto.
In seguito ai tedeschi si unirono studiosi svizzeri. Furono scoperti i resti di diversi templi e di un villaggio aramaico della ventisettesima dinastia, dunque del quinto secolo a.C. (periodo persiano). Gli archeologi stavano scavando abitazioni ebraiche identificate da Bezalel Porten dell’Università ebraica, che, basandosi sui papiri aramaici, era riuscito a trovare il tempio ebraico.
Sezioni di pareti e un pavimento lastricato fecero pensare al tempio, perché i resti erano esattamente nella posizione registrata nei papiri ed erano di migliore qualità rispetto ai resti delle case all’intorno. Il tempio aveva un atrio di due locali circondato da un cortile pavimentato con intonaco. Le dimensioni erano del tutto diverse da quelle del Tempio di Gerusalemme; era molto più piccolo e simile per misure e proporzioni al mishkan, il tabernacolo ricordato dalla Bibbia.
I papiri del tempo conservano la testimonianza del modo in cui il tempio di Elefantina fu distrutto dai sacerdoti egiziani del dio Khnum e dell’appello al governatore persiano per restaurarlo. Il luogo sacro fu ricostruito dopo tre anni ma di dimensioni ridotte rispetto alla costruzione precedente. Gli ebrei rinunciarono alla pratica dei sacrifici di animali.
Da un papiro del 419 a.C. sappiamo che gli ebrei, sotto il potere persiano, celebravano la Pasqua, e non mangiavano lievito né bevevano birra, che era la bevanda preferita dagli egiziani.
Il tempio non durò a lungo perché gli ebrei seguirono i persiani cacciati dall’Egitto.
Resta ancora l’incognita di sapere da dove siano venuti gli ebrei del VI sec. a.C. e dove siano andati dopo il 400 a.C. Può darsi semplicemente che dopo la caduta di Gerusalemme (586 a.C.) siano scesi con Geremia in Egitto, in seguito all’uccisione del governatore Godolia. Porten pensa ad un arrivo precedente, quando il re Manasse profanò il tempio di Gerusalemme per procurarsi le risorse da destinare alla costruzione di un tempio prima del 525 a.C. Dai papiri sappiamo che Cambise distrusse molti templi egiziani ma non quello ebreo.
E’ possibile che gli ebrei arrivarono dal regno del nord nel 722, dopo la caduta di Samaria. Furono prima esiliati in Assiria e poi in Babilonia e infine furono dislocati in Egitto come mercenari. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che il tempio di Elefantina doveva essere simile per dimensioni e disposizione al tabernacolo di Shilo che, nella memoria popolare degli Israeliti del nord, era più radicato della stessa immagine del tempio di Gerusalemme.
E poi dove andarono? Pensare che quella colonia di ebrei percorresse 700 km per giungere in Israele su suolo nemico è un’ipotesi insostenibile. Si può immaginare che si diressero verso sud in regioni dove forse riuscirono anche a convertire al giudaismo i loro vicini.
Più probabile, invece, è che o la comunità fu eliminata dagli egiziani, o, visto che già in tempi precedenti avevano sposato donne del posto, quegli ebrei abbandonarono la fede e le tradizioni assimilandosi alla popolazione egiziana.
Adattamento: R.P.