da "Le origini del rituale nella Chiesa e nella Massoneria" Helena Petrovna Blavatsky
Nel Kalevala, il più antico poema epico dei Finnici, della cui antichità precristiana nessun erudito può dubitare, si parla degli dei della Finlandia, gli Dei dell’aria e dell’acqua, del fuoco e delle foreste, del cielo e della terra. Nella magnifica traduzione di J. M. Crawford nella Runa 50 (Vol. II°), il lettore ritroverà l’intera leggenda della Vergine Maria in: “Mariatta, ragazza leggiadra, Vergine-Madre delle terre del Nord….” (p. 720) Ukko, il grande Spirito, la cui dimora è in Yûmäla, il cielo o il paradiso, sceglie la Vergine Mariatta come suo veicolo per incarnarsi attraverso lei in un Uomo-Dio. Essa rimane incinta raccogliendo e mangiando una bacca rossa (marja), poi, ripudiata dai suoi genitori, dà alla luce un “Figlio immortale nella mangiatoia di una stalla. In seguito il “Santo Bambino” sparisce, e Mariatta va in cerca di lui. Essa chiede ad una stella, “la stella che guida i paesi nordici”, dove il suo “santo bambino si nasconde”, ma la stella le risponde infuriata: “Se lo sapessi, non te lo direi; È questo tuo figlio che mi ha creata, Lasciandomi qui alla sera a vigilare, Per brillare eternamente nel freddo...” (p.728) E non le dice nulla. Nemmeno la luna dorata l’aiuterà, poiché il bambino di Mariatta, dopo averla creata, l’ha lasciata nel grande cielo: “Qui a vagare nelle tenebre, Completamente sola persino nel vagare Nel mio viaggio freddo e desolato, Riposando solo nelle ore del giorno, Risplendendo solo per il bene degli altri… “(p.728) È solo il “Sole Argentato” che, sentendo pietà per la Vergine Madre, le dice: “Il tuo bambino dorato è laggiù, Là il tuo santo bambino sta dormendo, Nascosto nell’acqua fino alla cintura, Nascosto fra i canneti e nei giunchi” (p.729) Ella prende con sé il santo bambino, e mentre la madre lo chiama “Fiore”, “Altri lo chiamano Figlio del Dolore”. (p.729)
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