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uffo ha scritto:

Il fai da te è di gran moda.... [8D] [8D] [8D]


No... è la libertà di ricercare la verità per proprio conto, senza affidarsi a nessuno, che è di gran moda.... sai... molte persone pensano che usare la propria testa non sia un optional, ma una fondamentale esigenza per ogni essere umano adulto e autonomo....


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Enkidu ha scritto:
No... è la libertà di ricercare la verità per proprio conto, senza affidarsi a nessuno, che è di gran moda.... sai... molte persone pensano che usare la propria testa non sia un optional, ma una fondamentale esigenza per ogni essere umano adulto e autonomo....


La penso come te...é una fondamentale esigenza di ogni essere libero [;)]



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mercoledì 9 settembre 2009
L'analisi delle esperienze di pre-morte e l'incosistenza delle interpretazioni materialistiche

Le esperienze di pre-morte, di cui abbiamo già trattato in un precedente articolo, sono una realtà che sfida la nostra visione occidentale e razionalistica del mondo e che mette seriamente in dubbio il paradigma scientifico dominante secondo il quale non c'é niente al di là della dimensione puramente fisica dell'esistenza.

Per cercare di inquadrare le esperienze di pre-morte in uno schema riduzionistico e scientitista si sono elaborate finora due teorie.

La prima é quella che chiama in causa delle disfunzioni cerebrali che avverrebbero quando un uomo sta morendo; secondo tale teoria il cervello produrrebbe delle sostanze chimiche che sarebbero responsabili dell’esperienza di pre-morte, vista in questo caso come una sorta di allucinazione. In effetti esperienze molto simili a quelle di pre-morte possono essere sperimentate in seguito all'assunzione di sostanze allucinogene naturali o artificiali, ad esempio la ketamina (utilizzata come principio attivo dei farmaci antidolorifici) e l’ibogaina (alcaloide estratto dalla pianta eboga ed utilizzata da milioni di centroafricani aderenti alla società Bwiti).

Se la propria filosofia di riferimento é quella scientista é comprensibile che si cerchi in ogni maniera possibile una spiegazione del fenomeno all'interno di tale schema interpretativo, e quindi si ritenga che l'intossicazione causata da farmaci e droghe come la disfunzione cerebrale causata dalla cessazione delle attività vitali porti a sperimentare allucinazioni dello stesso tipo.

Il primo problema che presenta una tale teoria é però che tutte le persone, a prescindere dal sesso, dall'età, dall'etnìa e dalla provenienza geografica, riferiscono esperienze che ripercorrono uno schema fin troppo simile: la sensazione di percepire Sè stessi come esseri disincarnati, di uscire dal proprio corpo e di guardarlo dall'alto in basso, di attraversare un tunnell luminoso, di ritrovarsi in una sorta di altra dimensione dell'esistenza (l'aldilà) e di ricongiungersi con amici e parenti deceduti.

Non é facile spiegare come mai il nostro cervello debba essere stato programmato ad avere allucinazioni di questo tipo ogni volta che si trovi in uno stato di sofferenza pre-morte o di intossicazione da certe sostanze psico-attive. Se poi ci riferiamo al modello evoluzionista dominante del neo-darwinismo (il quale, come ho già spiegato, non é assolutamente attendibile) si dovrebbe immaginare una sorta di vantaggio adattivo collegato allo sviluppo della capacità di percepire tali visioni. E quale sarebbe tale vantaggio, ad esempio nel caso dell'esperienza di pre-morte, se subito dopo l'organismo cessa di vivere?

La teoria scientista che vede l'esperienza di pre-morte come una sorta di allucinazione dovuta ad un malessere (disfunzione cerebrale dovuta al deterioramento delle capacità cerebrali in prossimità della morte ovvero intossicazione da sostanze psico-attive) non riesce certo a spiegare l'uniformità delle visioni/allucinazioni di persone di qualsiasi provenienza geografica e appartenenti ai più disparati contesti culturali. Tale teoria non riesce tanto meno a spiegare come mai in prossimità della morte le persone che vivono un'allucinazione invece di avere visioni inerenti a qualche esperienza o desiderio del tutto personale sognano tutte di quel tunnel di luce.

Appellarsi al caso, alla coincidenza fortuita, lo sappiamo bene, é una delle patetiche strategie che i negazionisti delle esperienze paranormali utilizzano nel tentativo di arrampicarsi sugli specchi, anche se sono poi contraddetti dagli esperimenti. "Curiosamente" la stessa strategia viene utilizzata da chi cerca di spiegare la nascita e l'evoluzione della vita sul nostro pianeta nonostante sia noto che l'aggregazione casuale degli elementi di cui é composto il più piccolo e semplice dei batteri procarioti (col suo enorme numero di enzimi, le sue proteine specializzate, il suo DNA ed i suoi ribosomi) sfida ogni legge della statistica essendo praticamente impossibile (vedi per esempio la disamina di tale questione sul sito creazionista progetto cosmo, che ritengo molto seria ed accurata, al di là del fatto dal fatto che io non condivida l'impostazione filosofica di fondo del sito).

Una debole stampella a tale teoria puramente fisiologica, potrebbe venire dall’interpretazione psicologica secondo la quale le visioni che gli esseri umani sperimentano durante le esperienze di pre-morte (o NDE) rappresenterebbero un meccanismo inconscio di difesa dall’atavica paura della morte basato sull’elaborazione di immagini rassicuranti quali il tunnel, la luce, l'incontro coi cari estinti. Ancora una volta bisognerebbe comprendere come mai ogni uomo (di qualunque età, sesso, estrazione culturale e provenienza geografica) in condizioni di pre-morte dovrebbe attuare gli stessi meccanismi di difesa psicologica; saremmo quindi portati a concludere che tali meccanismi psicologici dovrebbero essere geneticamente determinati ritrovandoci ancora una volta a chiederci quali vantaggi potrebbe rappresentare (all'interno della visione scientista dell'evoluzionismo darwiniano) lo sviluppo di un tale programma di protezione psicologica attuato in punto di morte e quindi svincolato dalla selezione naturale e dalla trasmissione di un cambiamento adattivo alle generazioni successive.

Se proprio volessimo dare credito all'interpretazione psicologica dovremmo al contempo negare ogni valore all'evoluzionismo neo-darwinista e abbracciare uno schema evoluzionistico completamente differente nel quale si prendono in considerazioni le scoperte della nuova biologia che ridanno forza alle intuizioni di Lamarck e soprattutto i campi morfici ipotizzati da Rupert Sheldrake.

Per altro come osserva giustamente Stefano Beverini nel suo interessante articolo Riscontri oggettivi nella fenomenologia soggettiva delle near deth experiences:

A complicare ulteriormente le cose, però, vi sono le esperienze di N.D.E. nei bambini, come quelle raccolte da Melvin Morse e da Raymond Moody. Tale argomento assume un significato del tutto singolare. I bambini, infatti, pur essendo privi delle costruzioni mentali degli adulti e non avendo quindi ben chiari i concetti di vita, morte e aldilà, stranamente riferiscono esperienze simili e analoghe a quelle degli adulti medesimi, e questo sin dalla più tenera età. E tutto ciò è alquanto strano, considerando che la percezione della morte nei bambini dovrebbe essere diversa. Ciò escluderebbe l'ipotesi dei meccanismi di difesa e delle proiezioni di fantasie.

A proposito delle NDE nei bambini traggo dal sito ildiogene.it queste altre interessanti informazioni.

Dobbiamo soprattutto al pediatra americano Melvin Morse la raccolta di numerosi casi di tali esperienze che riguardano bambini dai 3 agli 11 anni.

Morse, inizialmente scettico su una interpretazione extra-corporea del fenomeno, dopo aver studiato molta della letteratura disponibile sull'argomento, e dopo aver esaminato molti casi di NDE nei bambini, giunse alla conclusione che le diverse spiegazioni tendenti a ricondurre le esperienze ai fenomeni fisici del cervello erano inadeguate.

Secondo Morse, il fatto che un bambino clinicamente morto sia in grado di raccontare (a parole o con disegni) con ricchezza di particolari le diverse fasi della sua rianimazione, di descrivere le persone che si sono avvicendate accanto a lui, o addirittura di descrivere i nonni, morti prima dela sua nascita, avendoli incontrati mentre era del tutto incosciente, chiama in causa una realtà diversa da quella a cui siamo abituati.

In ogni caso la teoria fisiologica e quella psicologica sono state da tempo contraddette, o meglio falsificate (secondo l'accezione popperiana) dalla registrazione di alcune esperienze di pre-morte nelle quali le persone "momentanemente-morte" vedono ciò che fisicamente non potrebbero mai vedere, sia che di quanto accade in prossimità del proprio corpo che di quanto avviene in altri posti distanti, con manifestazioni di chiaroveggenza.

Prendiamo ad esempio il caso di una donna che ha vissuto un'esperienza di pre-morte durante un'operazione per l'ernia all’Ospedale dell’Università della Florida:

"All’improvviso, mi parve di destarmi, e mi trovai come fluttuante all’altezza del soffitto. Mi sentivo benissimo, anche se un po’ eccitata al pensiero di poter osservare ciò che i chirurghi si apprestavano a fare… [descrive accuratamente lo svolgersi dell’intervento]. Chi aveva parlato, ricorrendo a termini tecnici che non ricordo, gridò che stava succedendo qualcosa e che la mia respirazione si era paurosamente rallentata. Pronunciò parole come arresto o blocco. Poi quasi urlò: ‘Chiudere!’. A quella specie di ordine affrettarono le operazioni, tolsero pinze e divaricatori e presero a cucire in fretta l’incisione (…). A quel punto mi recai nella hall. Mi trovavo certamente a ridosso del soffitto, perché distinguevo con chiarezza le lampade fluorescenti. Da allora in poi non rammento altro, salvo il fatto di essermi destata in un’altra stanza. Accanto a me scorsi uno dei medici che mi avevano operata; non l’avevo mai visto prima, ma lo riconobbi subito…"
[Dal libro "Dai confini della vita" (Longanesi, 1983) del cardiologo americano Michael Sabom che ha raccolto tale testimonianza, citato nell'articolo la_vita_dopo_la_vita di Carlo De Carli su questotrentino.it]

Un tipico caso di chiaroveggenza in uno stato di pre-morte é quello riferito da Raymond Moody:

"Ero gravissimo, in punto di morte per problemi di cuore, e contemporaneamente, in un altro reparto dell’ospedale, mia sorella stava morendo di coma diabetico. Lasciai il mio corpo e mi spostai in un angolo della stanza, da dove vedevo tutto dall’alto. Improvvisamente, mi trovai a chiacchierare con mia sorella, che si trovava lassù insieme a me, e alla quale ero molto legato. Eravamo nel pieno di una conversazione su quel che accadeva laggiù, quando lei cominciò ad allontanarsi. Cercai di seguirla, ma lei continuava a dirmi di restare dov’ero. ‘Non è la tua ora’ - mi disse - Non puoi venire con me, perché non è ancora il momento’. E cominciò a retrocedere lungo un tunnel, lasciandomi solo. Quando mi svegliai, dissi al medico che mia sorella era morta. Dapprima negò, ma poiché insistevo, mandò un infermiere a controllare: come ben sapevo, mia sorella era morta".

Elisabeth Kubler-Ross, psichiatra svizzera che esercitava la sua professione negli Stati Uniti si é interessata molto al fenomeno delle NDE negli anni '80, studiando anche quello che avveniva alle persone cieche che sperimentavano la pre-morte, scoprendo che sia i ciechi dalla nascita che le persone diventate cieche in un periodo successivo percepivano perfettamente la realà esterna durante le esperienze di pre-morte.

Sappiamo benissimo come a categoria degli psichiatri sia generalmente legata allo scientismo ed alla sua visione materialistica della realtà, eppure la Kubler-Ross non ha remore ad ammettere che:

"Abbiamo interrogato molte persone cieche che ci raccontarono la loro esperienza di pre-morte. Non solo seppero dirci chi era entrato per primo nella stanza, chi si diede da fare per la rianimazione, ma ci descrissero in dettaglio il vestiario dei presenti".
[Dal libro La morte e la vita dopo la morte di Elisabeth Kubler-Ross, Ed. Mediterranee, 1991. ]

Simili testimonianze tolgono ogni validità alle interpretazioni puramente materialistiche del fenomeno delle NDE in quanto siamo costretti ad accettare quanto meno che l'avvicinarsi della morte (così come l'ingestione di alcune sostanze psico-attive) fa sì che la mente umana acceda a delle sue potenzialità extrasensoriali. Ma se siamo così costretti a dare credito alla reale esistenza delle capacità extrasensoriali dovremmo anche pensare che le visioni di quell'aldilà ove le anime si sentono colme di benessere e ritrovano i loro cari estinti.

L'unica scappatoia praticabile consisterebbe nell'ipotizzare che la sofferenza cerebrale in prossimità della morte, così come l'ingestione di alcune droghe, alteri la chimica del nostro cervello in maniera tale da rendere possibili delle reali esperienze paranormali ma generando anche alcune allucinazioni assolutamente irreali.

Piuttosto che praticare simili persorsi tortuosi arrampicandoci sugli specchi, ritengo sia molto più semplice e realistico ammettere che esiste un qualcosa (che lo si chiami anima, coscienza disincarnata, corpo astrale o spirito) che non é fisico (nella comune accezione di tale parola) e che pur essendo associato al nostro corpo se ne può anche distaccare non solo in occasione della morte, ma anche in seguito all'ingestione di alcune sostanze, nonché durante le esperienze di pre-morte ed altre esperienze extra-corporee (dette spesso OBE, ovvero Out of Body Experience, Esperienze Fuori dal Corpo).

Una via per intraprendere tali esperienze di viaggio fuori dal corpo sono anche i sogni lucidi, che spesso permettono di sperimentare delle esperienze extra-corporee, come spiega anche T.W. Rinpoche nel suo libro Lo yoga tibetano del sogno e del sonno, ma c'è anche chi propone degli esercizi e delle pratiche ben precise per sperimentare i viaggi fuori dal corpo o viaggi astrali.

Carlos Castaneda nei suoi libri racconta di come lo sciamano Don Juan lo abbia inziato a sperimentare visioni ed esperienze extra-corporee dapprima tramite la somministrazione di droghe e poi tramite l'addestramento nella cosiddetta "arte del sognare" (il collegamento coi sogni lucidi è ovviamente immediato), ma molto più interessante reputo al proposito il libro Sciamani di Graham Hancock, alla cui disanima saranno dedicati alcuni prossimi articoli.


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Dall'esperienza di pre-morte all'esistenza dell'anima?
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Il confine tra la vita e la morte, tra medicina ortodossa, espianti e scienza di frontiera
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Ragazzi, per risolvere il problema diventiamo tutti epicurei.....ricordate cosa insegnava Epicuro ai suoi discepoli circa la morte? "non dovete temere la morte perchè quando ci siamo noi non c'è lei...quando c'è lei non ci siamo noi " ....!!!! Per cui tagliava la testa al toro e non si poneva il problema del dopo......!!!!! Furbetto!!!!


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piccola stella ha scritto:
Per cui tagliava la testa al toro e non si poneva il problema del dopo......!!!!! Furbetto!!!!


Ma a stò povero toro sempre la testa gli vogliono tagliare? [:o)]



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martedì 15 settembre 2009
Medici britannici postulano l'esistenza di una coscienza separata dal cervello studiando le esperienze di pre-morte

Articolo tratto da Rense.com nella traduzione della pagina degli amputati.

Aumentano le evidenze scientifiche dell'esistena di un "sesto senso"

Uno scienziato britannico afferma che vi sono convincenti evidenze che una porzione significativa della popolazione possiede poteri psichici.

L'Associazione britannica per l'Avanzamento della Scienza ha detto che un numero notevole di esperimenti sostiene la teoria del "sesto senso"- un'abilità che può avere le sue radici nel nostro passato, quando sentire la presenza di un predatore era questione di vita o di morte.

L'idea che la gente sia capace di poteri paranormali, come premonizioni, telepatia, e viaggi fuori dal corpo è sostenuto da una nuova ricerca dell'Istituto di Psichiatria, che suggerisce che la mente umana può esistere fuori dall corpo come un specie di campo magnetico impercettibile.

La ricerca è condotta dal Dr Peter Fenwick, un neuro-psichiatra dell'Università Londinese, che ha appena completato un esame di pazienti cardiopatici che hanno avuto una NDE dopo che i loro cuori avevano cessato di battere.

"Vi é convincente evidenza a sfida della teoria corrente che afferma che la coscienza può esistere solo all'interno del cervello- e se vi può essere coscienza senza un'associata funzione cerebrale, ciò é enormemente importante per la nostra comprensione della mente".

Per la sua ultima ricercasono stati intervistata 60 pazienti del Southampton Hospital nel reparto di cura coronarica dopo che un infarto aveva loro causato temporanea morte cerebrale. Sette hanno riportato esperienze di NDE - definite dalla caratteristica sensazione di lasciare il corpo, passare in un tunnel ed entrare in un'area di "amore, beatitudine e coscienza."

"E significativo che dopo un arresto cardiaco, si perde coscienza in otto secondi; in 11 le onde cerebrali divengono piatte, e dopo 18 non c'è nessuna possibilità per il cervello di creare un modello del mondo - così il cervello è come se fosse spento" ha dichiarato il Dr Fenwick.

"Ancora, ogni qualvolta abbiamo chiesto quando é avvenuta la NDE, i pazienti hanno detto che accade durante l'incoscienza. Se ciò è vero, la loro esperienza accadeva quando non c'era nessun flusso di sangue attraverso il cervello - e quindi la coscienza sembrerebbe esistere al di fuori del cervello."

Si potrebbe rilevare che le loro esperienze sono accadute nei pochi secondi intercorsi tra il ripristino delle funzioni del cervello ed il ritorno della coscienza. Ma una recente ricerca su un paziente negli Stati Uniti, dove tracce di attività elettrica nel cervello sono state attentamente monitorizzate, suggerisce questo non é il caso.

"Questo ed altri studi evidenziano che la mente ed il cervello non sono la stessa cosa, sembra che la mente possa operare in parte aldifuori del cervello come una sorta di campo elettromagnetico, allo stesso modo in cui un televisore riceve i programmi attraverso l'etere La domanda principale cui cerchiamo di rispondere è se la teoria del cervello-identità realmente tiene, sicché il prossimo passo è trovare più gente che ha avuto esperienze di premorte, ponendo simboli sul soffitto o sui muri della rianimazione e controllare se qualcuno può vederli."

Il Dr Fenwick ha detto che l'idea di una mente che esiste al di fuori del corpo, aiuta a spiegare la crescente mole di evidenza scientifica, tesa a dimostrare la veridicità dei fenomeni psichici.

Per esempio, test condotti negli Stati Uniti, hanno mostrato che donne che cercavano di restare incinte con la fertilizzazione in-vitro, avevano il doppio delle probabilità di concepire se venivano loro indirizzate preghiere da gruppi di persone mai conosciute, distanti anche centinaia di chilometri.


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Ed ecco uno stralcio di un altro articolo da Sightings di Jeff Rense sempre nella traduzione della Pagina degli amputati.

Dottori alla ricerca dell'anima trovano che c'é vita dopo la morte

Basato su interviste con sopravvissuti ad infarto nell'unità coronarica dell'Ospedale Generale di Southampton, lo studio é stato pubblicato nel 2001 sull'autorevole rivista medica "Resuscitation" (Rianimazione).

Gli autori, il Dr Pietro Fenwick [neuropsichiatra, N.d.T.] consulente all'Istituto di Psichiatria di Londra, ed il Dr Samuele Parnia, un collega ricercatore, clinico ed archivista al Southampton Hospital, ribadiscono che c'e' bisogno di ulteriori ricerche .

Il Dr Parnia ha detto: "Queste persone avevano queste esperienze quando non ce lo saremmo aspettato, quando il cervello non dovrebbe essere capace di produrre processi lucidi e la formazione di ricordi duraturi. Il che potrebbe dare una risposta alla domanda se la mente o coscienza è prodotta davvero dal cervello o se il cervello è una specie di intermediario per la
mente, la quale esisterebbe indipendenteménte."

Il Dr Fenwick ha detto:"Se la mente e il cervello possono essere indipendenti, allora siamo portati a farci domande in merito alla sopravvivenza della coscienza dopo la morte. Ne nasce anche la domanda circa una componente spirituale degli esseri umani e su un universo che possiede uno scopo significativo piuttosto che un universo dominato dal caso."

Durante il periodo dello studio 63 pazienti con arresto cardiaco sono sopravvivuti ed essi sono stati intervistati entro una settimana. Di questi 56 non avevano nessuno ricordo del loro periodo d' incoscienza, un risultato che ci si sarebbe potuto essere aspettare in tutti i casi.

Sette sopravvissuti, comunque, avevano ricordi, ma solo quattro hanno superato la scala Grayson, ovvero i severi criteri medici per stimare le esperienze di pre-morte.

Questi quattro hanno parlato di sentimenti di pace e di gioia mentre il tempo scorreva a velocità maggiore, che i loro sensi erano più intensi ed anche di aver perso la consapevolezza di avere un corpo, di aver visto una luce brillante, di entrare in un altro mondo, di aver incontrato un essere mistico e dell'arrivo ad un "punto di non ritorno."

Tre di loro sono descritti come anglicani non-praticanti, mentre il quarto era un "tiepido" cattolico.

Esaminando l'archivio medico, i ricercatori hanno detto che l'affermazione di molti critici, che cioé le esperienze di pre-morte fossero il risultato del crollo delle funzioni del cervello causato dalla mancanza di ossigeno, é molto improbabile. Nessuno di quelli che hanno subìto l'esperienza aveva bassi livelli di ossigeno.

I ricercatori hanno anche potuto escludere che fossero imputabili combinazioni insolite di medicinali, perché la procedura di rianimazione nell'unità coronarica dell'ospedale era la stessa in ogni caso.

Il Dr Parnia, che è ha fatto pratica coi Colleghi della scuola medica al St Thomas' University di Londra, ha detto: "Ho cominciato come scettico ma, su tutto ha pesato l'evidenza, ora penso che c'è qualche cosa che continua ad esistere. Essenzialmente, si ritorna alla domanda se la mente, o la coscienza, siano prodotte dal cervello. Se possiamo verificare che la mente è prodotta dal cervello, non penso ci sia qualcosa dopo che moriamo perché essenzialmente siamo esseri consapevoli."

"Se, al contrario, il cervello è come un intermediario delle manifestazioni della mente, agendo come un televisore, nel trasformare le onde presenti nell'aria in un quadro o in un suono, possiamo dimostrare che la mente è ancora là dopo che il cervello è morto. E' questo ciò che credo che indichino queste esperienze di pre-morte."

Christopher French, un Dottore in psicologia al Goldsmiths College presso l' Università di Londra, ha detto che non aveva esaminato il nuovo studio, ma è rimasto scettico. "Le NDE POTREBBERO indicare che l'anima o la mente lasciano il corpo, ma potrebbero essere solo il tentativo del cervello di spiegarsi un evento molto insolito".


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Condivido il commento del webmaster del sito La pagina degli amputati che riporto qui sotto:

L'importanza di questo studio non risiede tanto nel fatto che dei Medici abbiano effettuato ricerche sulle NDE (ce ne sono tantissime), quanto che una rivista autorevole abbia accettato di pubblicare i loro lavori. Se non e' una prova definitiva, almeno dovrebbe segnare l'inizio della fine dello scetticismo con cui le Commissioni di Revisori, hanno sempre guardato a questo tipo di studi. Di certo molti miei Colleghi si sentiranno meno "pazzi" e saranno più propensi a pubblicare altri casi di NDE, ovviamente sui giornali di Categoria.


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Blissenobiarella ha scritto:

La ricerca è condotta dal Dr Peter Fenwick, un neuro-psichiatra dell'Università Londinese, che ha appena completato un esame di pazienti cardiopatici che hanno avuto una NDE dopo che i loro cuori avevano cessato di battere.

"Vi é convincente evidenza a sfida della teoria corrente che afferma che la coscienza può esistere solo all'interno del cervello- e se vi può essere coscienza senza un'associata funzione cerebrale, ciò é enormemente importante per la nostra comprensione della mente".



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piccola stella ha scritto:

Ragazzi, per risolvere il problema diventiamo tutti epicurei.....ricordate cosa insegnava Epicuro ai suoi discepoli circa la morte? "non dovete temere la morte perchè quando ci siamo noi non c'è lei...quando c'è lei non ci siamo noi " ....!!!! Per cui tagliava la testa al toro e non si poneva il problema del dopo......!!!!! Furbetto!!!!


Soprattutto.... non aveva capito che la paura della morte è appunto la paura di non esserci più, cioè di perdere tutto, anche se stessi.
Epicuro non era un grande psicologo, anche se fu un grande filosofo....


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piccola stella ha scritto:

Ragazzi, per risolvere il problema diventiamo tutti epicurei.....ricordate cosa insegnava Epicuro ai suoi discepoli circa la morte? "non dovete temere la morte perchè quando ci siamo noi non c'è lei...quando c'è lei non ci siamo noi " ....!!!! Per cui tagliava la testa al toro e non si poneva il problema del dopo......!!!!! Furbetto!!!!


Soprattutto.... non aveva capito che la paura della morte è appunto la paura di non esserci più, cioè di perdere tutto, anche se stessi.
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Quoto e aggiungo che non aveva riflettuto sul fatto che non tutti muoiono di infarto o arresto cardiaco, voglio dire che per giungere alla morte non ci si arriva dall'oggi al domani. A me fa più paura la modalità con cui dovrò morire, generalmente si soffre e anche di brutto! Il dopo potrebbe essere una liberazione. Soffrire o vedere soffrire è peggio che essere morti [:I]



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shighella ha scritto:


A me fa più paura la modalità con cui dovrò morire, generalmente si soffre e anche di brutto! Il dopo potrebbe essere una liberazione. Soffrire o vedere soffrire è peggio che essere mortiImmagine



Quoto. [:)]









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sino a poco tempo fa ero piu' interessato a cosa "c'è" prima della morte...nel senso che la vita e' un mistero e ho sempre avuto l'impressione di non "abbeverarmene" a sufficienza....
da un annetto a questa parte,purtroppo,sono piu' interessato a cosa c'è dopo......
quando arrivi "alla data di scadenza"cominci a fare una botta di conti....tralasciando luoghi comuni.che poi sono del tutto soggetivi,sono giunto alla conclusione che le aspettative post mortem sono spesso direttamente proporzionali alla vita che si e' condotta....
Porto un esempio personale......
se dovesse mai capitare di ricevere una notizia poco gradita,si comincia a ripercorrere i propri passi dandosi una sorta di "voto" per quello che si è fatto o non fatto......e si tende ad essere accondiscendenti credetemi [:D]....nel senso che ci si trova spesso a "giustificare" quello che si ritiene aver sbagliato....come se potesse essere una giustificazione a quello che si ritiene di aver fatto.....una sorta di "lasciapassare" da esibire al momento del conto [;)]....
Si da quindi,imho,per scontato che "DOPO" ci sia qualcosa....che sia evoluzione nel migliore dei casi,o involuzione nel peggiore......
la cosa che lascia piu' attoniti,e' il momento in cui si prende in considerazione la possibilità che ci siamo pistolinati il cervello per tutta l'esistenza e.....DOPO NON CI SIA NULLA......il vuoto,il nulla...nero....
ecco....quello non e' un bel momento......perche si considera in ogni caso,sempre imho,del tutto insufficiente,quello che si è condotto in vita.......


Non so cosa ci sia dopo la vita terrena........ma francamente posso assicurare che,quando ti e' concesso di fare i conti per tempo(tuo malgrado)non e' cosi semplice come quando lo hai ipotizzato in tempi non sospetti [8]

ma......per quanto mi riguarda ho una certezza......
,nel mio immenso piccolo so di aver cercato delle risposte...e non essere stato accondiscendente a priori del sistema in cui vivo.....insomma credo/spero.....di essere stato attivo e non passivo.....

perdonate lo sfogo personale ,sicuramente poco gioviale.......ma almeno in questo spazio virtuale,ho l'occasione di esternare quello che ritengo essere un progresso della mia esistenza.......e ne sono felice [:)]......


E' un post decisamente poco allegro,ma consentitemi,,,,,,chissene [8D]



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laston ha scritto:
la cosa che lascia piu' attoniti,e' il momento in cui si prende in considerazione la possibilità che ci siamo pistolinati il cervello per tutta l'esistenza e.....DOPO NON CI SIA NULLA......il vuoto,il nulla...nero....
ecco....quello non e' un bel momento......perche si considera in ogni caso,sempre imho,del tutto insufficiente,quello che si è condotto in vita.......

Si molti si spaventano di questa possibilità senza pensare che se fosse cosi forse sarebbe la soluzione migliore...nel senso che di là non esisterebbe nulla e quindi non ci saresti nemmeno te ad incaxxarti che non c'è nulla...si spenge la lampadina e puff, chiuso il discorso...
Ma non è cosi Laston e da gnostico convinto ti dico che la battaglia più grande sarà proprio "di là", per chi vorrà o potrà combatterla...



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Angel_ ha scritto:

da gnostico convinto ti dico che la battaglia più grande sarà proprio "di là", per chi vorrà o potrà combatterla...



Comincio a pensare anche io che quest'esperienza terrena sia solo l'inizio...

E che di là ci saranno altre sfide, altre prove da superare, altri interrogativi da porsi.

La morte è solo il passaggio al livello successivo... con la reincarnazione torni a giocare lo stesso livello (forse non eri pronto ad affrontare il secondo?)

Altrimenti vai avanti con sfide ancora più ardue...

Ho detto la mia...

[:p]



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Questo è un documento gnostico di cui non posso rivelare la fonte...

LA LOTTA DEI FIGLI DELLA LUCE

I figli della LUCE devono lottare tutti i giorni della loro vita terrena in TRE livelli di campo da gioco: il punto di inizio è il più difficile e sta nel prendere consapevolezza e quindi avere un base di Coscienza tale per poter proseguire la lotta più "piccola" è quella all'interno di se stessi con il proprio "ego", è piccola come dimensione, ma sfiancante, praticamente non ti lascia mai finchè rivesti un corpo materiale; chiameremo questa lotta "contro" lo SFIDANTE in realtà questo sfidante è la parte di te stesso che ti tiene in allenamento, è come il capitano delle guardie che tiene attivo il Re, iniziandolo alla guerra; difatti, quando iniziamo a comprendere di essere "re" di noi stessi chiediamo al nostro capo della guardia, che di solito è più "grosso" di noi di addestrarci a combattere; l'ego SFIDANTE inizia a prenderti a bastonate e te ne dà talmente tante, tantissime che ti arrendi e sembri morire: invece questa "morte" è come un battesimo e di lì incomincia l'allenamento vero.. MAI uno dei due, deve colpire seriaMENTE l'altro; se il Re ferisce graveMENTE il Capitano delle Guardie, perde il suo allenatore, e se lo SFIDANTE uccide illa sua Coscienza, finisce di esistere come LUCE e rimane solo l'ombra della LUCE stessa; la lotta molto più grande è quella contro un'incarnato che ha rifiutato la LUCE e vive di LUCE riflessa questa lotta la chiameremo "contro" l'AVVERSARIO un Figlio della LUCE lotta in questo piano assolutaMENTE in DIFESA tuttavia, siccome la LUCE riflessa vive della LUCE che appunto un portatore di VERA LUCE INTERIORE possiede, ecco che spesso nell'incarnazione ci si viene ad incontrare con Entità che agiscono da "vampiri" su chi Emana LUCE INTERNA; questi AVVERSARI sono stati generati come "pile" ed hanno una durata, ovvio che in presenza di un "generatore" cerchino di ricaricarsi; qui il Re Interiore mette a frutto tutto l'insegnamento che il suo Capitano d'armi gli ha insegnato sfidandolo ogni ora della sua vita e se ha ben imparato sà difendere il proprio Tempio Interiore contenente quello che alcuni chiamano il Santo Graal; la vittoria NON è scontata, c'è chi riesce a difendere il Santo Graal chi invece lascia che mani profane ne versino il "contenuto"; ma solo chi esce vincitore da questa lotta che potrà accedere a quella ben più grande, che MAI si combatte in questa dimensione; questa è la lotta contro il NEMICO, per alcune religioni il diavolo, o satana, il demiurgo, l'arrogante, come volete chiamarlo, non ha importanza; questa lotta la affrontiamo dopo la morte del fisico, e sempre al Fianco di CHI, solo chi ha superato la seconda fase, è degno di chiamare per Nome


Ultima modifica di zakmck il 22/03/2014, 23:08, modificato 1 volta in totale.


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