dal link segnalato da Angeldark
http://geniv.forumcommunity.net/?t=25232482Emanuela Provera, ex numeraria, racconta la giornata-tipo delle ragazze all’interno dell’Opera:
Il mio quotidiano era articolato secondo uno schema rigido e soffocante.
Quasi nulla era lasciato al caso, tutto era regolato e bisognava rendere conto di ogni cosa alla direttrice della residenza.
Mi venivano consegnate delle schede, aggiornate periodicamente, nelle quali indicavo con delle “x” il compimento del piano di vita e degli incarichi apostolici.
Alle 6.10 del mattino una numeriaria bussava con forza alla porta, per svegliarmi. Saltavo giù dal letto, baciavo il pavimento e a bassa voce pronunciavo la preghiera del mattino, dopo aver detto il Serviam. Correvo in bagno e facevo una doccia gelata, mentre pregavo per le “intenzioni” indicateci dal Prelato.
Alle 6.45 ero pronta per mezz’ora di preghiera in oratorio.
Alle 7.15 veniva il momento della Messa quotidiana, in latino.
Alle 7.45 la colazione.
Alle 8.00 era il momento di pulire le stanze, insieme alle altre numerarie e alle ausiliari. Per fare le pulizie indossavamo un’uniforme bianca. Le numerarie ausiliari vestivano un’uniforme blu.
Alle 9.00 c’era l’incontro con la mia direttrice, per concordare il programma della giornata.
Discutevamo delle ragazze che avrebbero potuto essere adatte per entrare nell’Opus Dei. Si elaborava un piano per avvicinarle. I nostri impegni erano formulati in maniera precisa: “la inviterò ad una meditazione”, oppure “cercherò di persuaderla a recarsi da un nostro sacerdote per confessarsi”.
Alle 9.45, dopo aver salutato la direttrice, uscivo per raggiungere l’università, usando mezzi pubblici o a piedi.
Durante i quindici minuti di tragitto leggevo un libro approvato dalla direzione spirituale(1): di solito si trattava di scritti del fondatore(2) o di testi pubblicati solo per i membri della Prelatura. Non era abitudine consentita leggere nulla al di fuori di una lista suggerita dai direttori.
Dalle 10.00 alle 13.00 frequentavo i cosrsi di Giurisprudenza all’Università di Milano. Poi mi raccoglievo, recitavo la preghiera dell’Angelus e pranzavo con l’amica di turno, non ancora appartenente all’Opus Dei, per convincerla a partecipare ad un ritiro organizzato dalla nostra residenza.
Per due ore al giorno ero tenuta, come ogni numeraria, a indossare sulla coscia il cilicio: una catena formata da anelli di metallo sui quali sono infisse delle punte che penetravano nella carne. Una pratica dolorosa, alla quale, una volta alla settimana, il sabato, viene affiancata quella della disciplina, la frusta con la quale si è tenuti a frustarsi le natiche o la schiena nuda.
<font color="teal">SIA SANTIFICATO IL DOLORE</font id="teal">Dalle 15.00 alle 17.00 seguivo altri corsi all’università. Una volta alla settimana il pomeriggio era interrotto dalla pratica del “circolo breve”, un incontro formativo, rivolto solo alle numerarie, durante il quale una di esse commenta e approfondisce alcuni brani del Vangelo, una norma del piano di vita e un argomento relativo alla vita dell’Opera.
Non c’è discussione, tutti ascoltano per poi mettere in pratica nella settimana successiva quanto è stato indicato.
Chi dirige il “circolo breve” lo fa portando il cilicio, per dare efficiacia soprannaturale a questo importante mezzo di formazione spirituale.
<font color="teal">SIA SANTIFICATO IL DOLORE</font id="teal">Alle 18.00 facevo rientro in residenza.
Alle 18.30 mezz’ora di orazione, sempre sugli scritti del fondatore.
Alle 20.00 la cena, poi mezz’ora di svago: le tertulias(3), chiacchiere e aneddoti sulla vita del Padre, sulle azioni apostoliche della giornata.
Alle 20.30 seguiva il rosario e la recita delle preces.
Durante il Centro Studi gli impegni proseguono anche dopo cena. Per esempio alle 20.45 partecipavo al corso di latino alternato al corso di lingua straniera: tutte le numerarie devono poter comprendere i testi del fondatore in lingua originale.
Alle 22.00 l’esame di coscienza, poi inizia il tempo notturno. Chi vuole rimanere alzata oltre quell’ora deve chiedere il permesso alla direttrice.
Dopo le 22.00 non è permesso di parlare fino alla Messa del giorno dopo.
Ogni numeraria, in camera propria, si inginocchia davanti al letto e con le braccia distese a croce recita tre Ave Maria, spruzzando il letto di acquia benedetta.
Tutti i giorni si dorme su una tavola di legno sistemata sopra una rete. Una volta a settimana si riposa senza cuscino, per la cosiddetta “notte di guardia”; qualche volte si dorme per terra, per fortificare la capacità di sacrificio.
A volte, lo confesso, quella vita mi pesava molto. C’era una mancanza di senso, di naturalezza e di sana spontaneità che attraversava tutte noi numerarie, che era straziante.
Inoltre non condivido certi metodi, il modo in cui manipolano giovani ancora immaturi, per convincerli a diventare numerari.
L’ossessione per la segretezza raggiunge punte di artificiosità spaventose. Tutto ciò viene giustificato da quelle esigenze di discrezione che tanto “bene fanno a quell’Opera di Dio”.
Era come se per ogni comunicazione, anche interna, fosse programmata una sorta di censura automatica. Le direttrici sono deputate a svolgere questa funzione di isolamento.
Per esempio non si sa se una tua sorella prenda medicinali, perchè anche questo si chiede alla direttrice, in forma riservata.
Adesso che ho una famiglia normale tutto questo mi appare complicato e artificioso.
Non capivo cosa mi stava succedendo: uscivo e mi sentivo male, giravo per strada e mi iniziava a girare la testa, pensavo di morire. Mi sentivo strana, pensavo di avere bisogno di aiuto. Il dramma era che non riuscivo più a vivere nemmeno situazioni normali, perchè ero ossessionata dallo star male.
(1) All’interno dell’Opus Dei possono essere letti esclusivamente libri approvati dalla direzione. Viene fornito un elenco di oltre 60.000 scritti con una recensione ed una valutazione che va da 1 a 6. I testi giudicati 1 possono essere letti da tutti i numerari senza alcuna autorizzazione, quelli valutati con il 6 sono assolutamente proibiti.
(2) Josèmaria Escrivà de Balaguer
(3) Le “tertulias”, o chiacchiere, dovrebbero rappresentare uno dei rari momenti di svago. In realtà si risolvono in un momento di forte controllo sociale sui membri. Al numerario è infatti concesso parlare dei propri piccoli successi, delle sconfitte quotidiane, dei dubbi e delle difficoltà. Spesso però, le ammissioni effettuate nel corso delle tertulias vengono utilizzate dai direttori per riprendere, correggere, puntualizzare stili di vita e comportamenti. Di conseguenza - spiegano gli ex numerari - anche durante le chiacchiere ci si sente obbligati a esprimere entusiasmo ed esaltazione per gli obiettivi raggiunti, in un’atmosfera artefatta e di scarsa sincerità umana.
Fonte: “Opus Dei segreta” di Ferruccio Pinotti
I numerari dell’Opus Dei: chi sono, cosa fanno
Come e quando ci si avvicina all’Opus Dei?
Le ragazze e i ragazzi che poi diventano numerari si avvicinano a questa organizzazione fin da adolescenti e in alcuni casi durante l’infanzia. L’Opera, infatti, gestisce una vasta rete di associazioni, scuole, università, club culturali e addirittura agenzie che organizzano viaggi di studio in paesi esteri. Alcuni numerari hanno affermato di essere entrati in contatto con questa realtà durante il periodo che precede l’esame di Stato delle scuole superiori, su invito di alcune compagne già numerarie. Il nome dell’Opus Dei non viene mai menzionato nei primi contatti, lasciando che la persona “scelta” si possa avvicinare ad un determinato stile di vita a piccoli passi, in modo da rendere “indolore” il passaggio dall’essere una normale ragazza adolescente, all’essere una numeraria dell’Opus Dei.
Di particolare importanza sono i tempi in cui si entra in contatto con l’Opera: solitamente dai 15 ai 17 anni, periodo che vede nella maggior parte dei ragazzi e delle ragazze una particolare flessibilità mentale che porta ad assorbire come una spugna le situazioni che si vivono.
Cosa fa un/a numerario/a dell’Opus Dei?
I numerari dell’Opus Dei devono seguire regole ben precise. Questo stile di vita viene imposto solo dopo diversi mesi, anche anni, di avvicinamento all’Opera, in modo da preparare man mano i ragazzi ad abituarsi ad un certo stile di vita. I numerari vivono nelle residenze dell’Opera, divise in sezioni maschili e femminili: ogni contatto tra uomini e donne è proibito, se non in presenza di altre persone o in occasioni pubbliche che avvengono solo per esigenze di tipo professionale o di studio. I numerari fanno il voto di castità e di povertà, nonostante l’Opus Dei si definisca una associazione laica.
Sono obbligati, per “volontà di Dio”, ad infliggersi mortificazioni corporali tramite l’uso del cilicio e della frusta.
All’entrata nell’Opera bisogna fare testamento in favore dell’associazione, trasferendo tutti i beni mobili e immobili. Inoltre, tutto ciò che viene guadagnato durante la permanenza nell’Opera deve essere consegnato ai direttori.
La scelta della professione non è libera: l’Opus Dei gestisce e decide il lavoro che i numerari devono svolgere, spesso optando per ruoli che niente hanno a che fare con il percorso di studi compiuto (tutti i numerari devono ottenere la laurea, mentre i numerari ausiliari vengono utilizzati per i lavori domestici e non devono compiere studi).
Compito di estrema importanza è quello di reclutare nuovi possibili numerari.
Perchè i ragazzi eseguono tutti gli ordini, anche estremi, dell’Opus Dei?
Secondo diverse testimonianze di ex numerari, i membri dell’Opera riescono a compiere una forte manipolazione sulle menti dei ragazzi, che vengono reclutati in un periodo molto particolare per quanto riguarda la loro formazione psichica, privandoli in questo modo di qualsiasi carattere critico. I numerari compiono così la “volontà di Dio“.
Perchè molti numerari lasciano l’Opus Dei se sono convinti di ciò che fanno?
La vita che compiono i numerari porta a gravi conseguenze, non solo sul livello psichico ma anche sul proprio corpo. Molti sono i casi di depressione ed anoressia tra i numerari. L’Opus Dei possiede diverse cliniche private, anche specializzate in psichiatria, dove spesso vengono ricoverati i numerari che cominciano a manifestare disturbi.
Qui vengono somministrate grandi dosi di psicofarmaci; inoltre non viene compiuto alcun lavoro sulla ricerca delle cause del disturbo e la pressione psicologica nei confronti dei “pazienti” viene aumentata fino a convincere che la malattia è volere di Dio.
<font color="teal">SIA SANTIFICATO IL DOLORE</font id="teal">E’ proprio in queste condizioni estreme che i numerari cominciano a porsi domande sulle vere finalità dell’Opera. Alcuni riescono a sviluppare in questo periodo abbastanza carattere critico da indurli ad abbandonare l’organizzazione; altri, nonostante il sorgere dei dubbi, sono costretti a rimanere nell’Opera perchè al di fuori di essa non gli è rimasto niente, nemmeno i rapporti con la famiglia, con i propri genitori.
Fonte: “Opus Dei segreta” di Ferruccio Pinotti
zio ot
L' Opus Dei è un Multylevel con addestramento tipicamente militare.
E il fondatore Escriva' è un CRIMINALE,
FATTO SANTO DALLA CHIESA CATTOLICA ROMANA
Ultima modifica di
barionu il 10/01/2010, 17:33, modificato 1 volta in totale.