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 Oggetto del messaggio: LA TESTIMONIANZA DI TACITO SU GESU' E' UN FALSO
MessaggioInviato: 26/02/2009, 14:28 
...e si evince dalla questione

Ponzio Pilato : Procuratore o Prefetto ?


Emilio, a te la parola.


zio ot [;)]



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MessaggioInviato: 26/02/2009, 15:53 
Le “Testimonianze” di Tacito e Giuseppe Flavio su Gesù.

I parte: sintesi.

Con questo studio intendiamo mettere a confronto le informazioni, ad oggi pervenuteci tramite copie manoscritte non originali, di Cornelio Tacito e di Giuseppe Flavio - gli unici storici che citano “Cristo”, identificandolo esplicitamente col “Gesù” dei Vangeli - per verificare se, dagli scritti tramandatici, viene effettivamente comprovata l’esistenza del “Figlio di Dio” nel I secolo, oppure, si tratta di altre menzogne apportate nei documenti da copisti falsari allo scopo di rendere più credibile la dottrina cristiano-gesuita.

Nelle opere di Giuseppe Flavio vengono riferiti i contenuti dottrinari delle quattro correnti religiose ebraiche esistenti, in Giudea, sino a tutto il corso del I secolo: Farisaica, Sadducea, Essena e Zelota.
Lo storico non descrive il contenuto dottrinario di una religione chiamata “Cristianesimo” o “Messianismo”, tuttavia, nella sua narrazione, in due brani cita “Gesù Cristo” (Testimonium Flavianum) e “Giacomo fratello di Gesù Cristo”, pertanto, scopo della nostra indagine è approfondire il motivo di questa contraddizione.

Contraddizione che ritroviamo anche in Tacito quando, nella sua opera “Historiae”, spiega i fondamenti della religione ebraica in Giudea, senza accennare ad alcun “Cristianesimo” e, tanto meno, al contenuto dottrinario di questa nuova fede (pur incaricato di sorvegliare i culti stranieri); mentre nell’altro suo lavoro, “Annales”, cita “Cristo” e “Pilato” quando narra il martirio dei cristiani a Roma, in conseguenza del famoso incendio del 64 d.C., ravvisando nella Giudea la terra d’origine del “Cristianesimo”.

Come stiamo per verificare, entrambi gli storici avrebbero avuto forti motivazioni per indagare sui precetti e le finalità del movimento cristiano, se veramente fosse esistito nel I secolo.

Essendo stato un suo compito specifico, per aver fatto parte di un collegio sacerdotale designato a sorvegliare i culti stranieri, Tacito, nelle sue “Historiae“, dedica buona parte del Libro V per descrivere la religione e le vicende del popolo giudaico, dal lontano passato sino al 70 D.C..
Negli “Annales”, a seguito del devastante incendio di Roma, è scritto:
coloro che, odiati per le loro nefande azioni, il popolo chiamava Cristiani. Il nome derivava da Cristo, il quale, sotto l’imperatore Tiberio, tramite il Procuratore Ponzio Pilato era stato sottoposto a supplizio; repressa per il momento, quella rovinosa superstizione dilagava di nuovo, non solo per la Giudea, luogo d’origine del male, ma anche per Roma” (Libro XV, 44).
Ma nelle sue “HistoriaeTacito non fa il minimo accenno a Gesù Cristo, al cristianesimo, al “Procuratore” Ponzio Pilato e agli “Apostoli”.

E’ impossibile non rilevare che la grave lacuna nelle “Historiae” diventa una esplicita contraddizione degli “Annales”: Tacito avrebbe dovuto essere iper sensibilizzato al problema del Cristianesimo proprio per la gravità di quanto accaduto a Roma, nel 64 d.C., ad epilogo del devastante incendio che vide - secondo lo scritto pervenutoci dei suoi Annali - come vittime sacrificali, crocefissi una “ingente moltitudine” di cristiani accusati da Nerone di avere incendiato l’Urbe.


Come!…Nella terra di Cristo, la Giudea, “luogo d’origine dove il male dilagava”, lo storico non sente il dovere di indagare sulle misure repressive, messe in atto da un “Procuratore” imperiale di Tiberio, tese a stroncare il “grave flagello” e culminate con l’uccisione del capo di un “culto straniero”?.
Racconta della Giudea, dei suoi abitanti, del loro unico Credo (ebraico), e non sente il dovere di approfondire quali furono le motivazioni religiose, lì originate, che trascinarono “una ingente moltitudine” di cittadini cristiani nel più drammatico martirio collettivo, da lui descritto negli “Annali”, spettacolare e unico nella storia di Roma.
Niente! Su ebraismo e i Giudei: tredici capitoli; su cristianesimo, Gesù Cristo e Apostoli: neanche una parola ...
No! Tacito non scrisse quel capitolo degli “Annali”! ...

Nel I secolo, dei tanti prodigi esibiti dal “Maestro” e dai “Dodici Apostoli” non ne sentirono parlare: né Tacito, nelle sue “Historiae”; né gli Esseni nei loro rotoli manoscritti; né lo storico ebreo Giuseppe e … nessun altro.

All’infuori della “vampata” di cristiani apparsa nel cap. 44 del XV libro degli Annali, nelle opere di Tacito, nulla risulta che si riferisca al cristianesimo, ai suoi capi e i loro prodigi, alla sua ideologia ed ai decreti di Roma che, secondo i “Padri della Chiesa”, ordinavano la persecuzione dei suoi adepti. No! Non fu Tacito lo scriba dello spettacolare martirio ardente!
Infatti, se lo storico avesse compilato di suo pugno il brano su riportato non avrebbe mai scritto che Ponzio Pilato era un “Procuratore”, ma un “Prefetto”.

Il 6 d.C., esiliato da Augusto l’Etnarca Erode Archelao, sul suo ex territorio fu costituita la Provincia romana di Giudea, Samaria e Idumea, annessa amministrativamente e giuridicamente alla Siria. Venne affidata a Coponio, un governatore di rango equestre con il titolo di “Praefectus”, al comando di più coorti ausiliarie formate da uomini reclutati nelle province e un’ala di cavalleria (forse due), col compito principale di garantire l’esazione dei tributi dovuti a Roma e, nel contempo, mantenere l’ordine pubblico.
L’annessione comportava una subordinazione giurisdizionale al Legato di Siria, sia militare che amministrativa, come sopra visto, attuata, prima, con l’intervento di “tassazione” effettuato da Quirino tramite il censimento e, dopo, con quello di “detassazione”, effettuato da Vitellio nel 36.

Col titolo di “Praefectus” i Governatori della Provincia si susseguirono in tale ufficio sino al 41 d.C., anno in cui Claudio decretò la riunificazione del Grande Regno di Palestina sotto Erode Agrippa I … e i territori assegnati comprendevano la Giudea (Ant. XIX, 351). Era dall’epoca di Erode il Grande che la Palestina non veniva riconosciuta come Grande Regno unificato e, in conseguenza di ciò, Roma smise di inviare i Prefetti che, sino allora, avevano governato la Giudea da quando fu esiliato Archelao.
Claudio, proponendosi di rendere più efficiente il sistema burocratico amministrativo dell’aerarium, (guerre e legionari costavano) lo centralizzò accentuandone il controllo diretto e, alla morte di Erode Agrippa, nel 44 d.C., ricostituì nuovamente la Provincia su tutto l’ex Regno, pertanto molto più estesa, incluse Giudea, Samaria, Idumea, Galilea e Perea, poi “mandò Cuspio Fado come Procuratore della Giudea e di tutto il regno” (Ant. XIX, 363).

L’ufficio e il titolo era conforme a quello del primo “Procuratore” romano, Sabino, inviato da Cesare Augusto il 4 a.C., subito dopo la morte di Erode il Grande, per “prendersi cura della proprietà di Erode”… vale a dire di tutto il Regno (Ant. XVII, 221/223).
Ricostituita la Provincia unificata di Palestina, da quel momento (44 d.C.)in poi, l’ufficio e di conseguenza il titolo dei Governatori romani, in quel territorio, tornò ad essere “Procurator”, appunto per rimarcare la maggiore responsabilità e cura amministrativa autonoma dei beni per conto dell’Imperatore.

Nel 1961, archeologi italiani, a Cesarea Marittima, in un anfiteatro di quella che fu la antica capitale romana della Provincia di Giudea, rinvennero una lapide (di cm.82 x 65) con scolpito nella pietra:

TIBERIEVM
PONTIVS PILATVS
PRAEFECTVS IVDAEAE


Inequivocabile!… Ma allora, come è potuto succedere che Tacito - alto funzionario in carriera, dopo ad aver ricoperto importanti incarichi, compreso il consolato, sino a quello di Governatore d’Asia, e conosciuto, per esperienza diretta, i rapporti gerarchici connessi a tale responsabilità - nel libro XV degli Annali al cap. 44, abbia potuto scambiare un “Prefetto” per un “Procuratore”?.
Ci arriviamo subito. Lo stesso errore, guarda caso, lo commette San Luca nel suo Vangelo, di cui riproduciamo sotto i passi interessati (Lc. 3, 1), ripresi nel “Novum Testamentum” Graece et Latine, H. Kaine, Paris: Ed. F. Didot, anno 1861 e, nel “Novum Testamentum” Graece et Latine, A. Merk, Roma: Pont. Ist. Biblico, anno 1933:

http://www.vangeliestoria.eu/doc/procurante.pdf

I traduttori latini del vangelo di Luca dal greco, sin dall’inizio, riportarono la unica “qualifica precisa” di Pilato come “Procuratore”, nonostante provenisse da due vocaboli greci di significato diverso. Successivamente, quando il copista falsario decise di introdurre nella storia dell’incendio di Roma la notizia del “sacrificio” di Gesù, lo abbinò, ovviamente, al nome del suo “sacrificatore”, cioè Ponzio Pilato, che sapeva essere “Procuratore” dopo aver letto il passo del Vangelo tradotto in latino. Era consapevole di manipolare lo scritto in latino dell’importante storico e questa “precisazione storica” richiedeva un riscontro che trovò nello stesso Tacito (Ann. XII, 54 e 60) quando lo scrittore cita (giustamente dal 44 d.C. in poi, ma non prima del 41) “Procuratori” di Galilea e Samaria, Ventidio Cumano e Antonio Felice.

Tutto doveva coincidere: la storia che Tacito aveva fatto conoscere agli uomini e la storia che Dio aveva fatto conoscere all’evangelista.
La storia doveva confermare la parola di Dio: la Verità da Lui dettata all’Evangelista e riportata nel Vangelo.
Verificata la corrispondenza fra San Luca e Tacito, “l’Abate Priore”, senza rendersene conto, ordinò agli abatini amanuensi di riprendere la qualifica, specifica ma errata, del Vangelo di Luca e di trasferirla nella “testimonianza” di Tacito.
Scusate…ci scappa da ridere…ma accadde proprio così: gli ingenui copisti falsari rimasero vittime della loro … “buona fede”.

Questo spiega perché, da quasi mezzo secolo, cioè, da quando fu scoperta la famosa lastra di pietra con scolpito il nome e la qualifica di Ponzio Pilato, gli storici “ispirati” hanno iniziato a convocare congressi, scrivere libri, verbali e relazioni solo su questi quattro vocaboli: Ponzio Pilato Prefetto di Giudea … mentre il popolo dei lavoratori, impegnato a sbarcare il lunario, non si capacitava del perché tanto interesse.
Però loro, gli “esegeti genuflessi”, avevano già compreso il significato di quella scritta e tratto le conclusioni: la “dimostrazione” storica dell’esistenza di Gesù, testimoniata da Tacito nel cap. 44 libro XV degli Annali, era saltata …non solo…era diventata una prova che, una volta scoperto l’imbroglio, gli si ritorceva contro e diventava la prova che il cap. 44 fu una interpolazione creata da scribi falsari cristiani per far risultare nella storia ciò che non era vero: a Roma, nel primo secolo, una “ingente moltitudine di seguaci della setta di Cristoera un falso conclamato.

Una volta sconfessato dall’archeologia, l’attributo di “Procuratore”, riportato a suo tempo su milioni di Vangeli di Luca in tutto il mondo, diventava, di conseguenza, la conferma della falsificazione dello scritto di Tacito.
Allora gli “storici” baciapile corsero ai ripari studiando la strategia da seguire: prima di tutto, per evitare confronti diretti, eliminare, nelle successive edizioni dei Vangeli, la qualifica di “Procuratore”, sostituendola con il più generico “Governatore” e, per ovviare al passato, sminuire, sempre e il più possibile…la differenza tra “Procuratore” e “Prefetto”…fino al punto da non poterli più distinguere.

Sapevano e sanno che i vocaboli originali scritti in greco nei Vangeli non ebbero rilevanza per i primi traduttori.
La testimonianza di Tacito doveva essere trascritta in latino da scribi falsari che si susseguirono nei secoli e a loro risultava che Ponzio Pilato era Procuratore perché il Vangelo latino di Luca lo definì tale. Agli storici baciapile odierni interessa che i “beati poveri di spirito” continuino ad inginocchiarsi davanti a statue, simulacri e feticci per conservare il potere secolare della Chiesa. Pertanto, poiché “Prefetto” e “Procuratore” sono troppo facili da comprendere, derivando l’italiano dal latino, hanno riempito di chiacchiere complicate e senza costrutto relazioni e libri, tirando in ballo il greco, che “ci entra come i cavoli a merenda”, per concludere che Tacito, indifferentemente, avrebbe potuto scrivere sia “praefectus” che “procurator” e, se scrisse “procurator”…fu un caso.

Finsero e fingono di ignorare che Tacito visse nel I secolo e conosceva per esperienza diretta i compiti di entrambi i funzionari, lo stesso vale per Giuseppe Flavio, inoltre, entrambi potevano consultare gli Archivi imperiali e gli Atti del Senato. Non potevano sbagliare su una investitura di un funzionario che operava in una Provincia imperiale. Incarico preciso e definito, vigente nel I secolo; come stiamo per specificare.

Dalla traduzione delle copie manoscritte dal greco di Giuseppe Flavio a noi pervenute, oggi, leggiamo che Pilato era “Procuratore”, ma…quali copie manoscritte lessero i primi traduttori in latino dal greco quando riportarono che, Coponio, Marco Ambivolo, Annio Rufo, Valerio Grato e Ponzio Pilato, dal 6 d.C. in poi, furono tutti “Praefectus” o “Praefes”?.
Come esposto in: FLAVII IOSEPHII “ANTIQVITATVM IVDAICARVM” per Hier. Frobenium et Nic. Episcopium, Basileae, MDXLVIII (Lib. XVIII cap. I e seg.), e come risulta in altri testi tradotti dal greco, risalenti allo stesso secolo, che abbiamo copiato con fotocamera digitale.
Documenti da cui risulta che, successivamente, Cuspio Fado viene indicato come “Procuratore”, distinguendo nettamente i due incarichi. Inoltre, P. Sulpicio Quirino, l’esecutore del censimento voluto da Cesare Augusto il 6 d.D., viene indicato come “Procuratore”.

Questa è la prova che cinque secoli fa erano ancora in circolazione copie di codici manoscritti di tale opera non ancora “epurati” in questo particolare e, nel contempo, è la dimostrazione che la documentazione, fattaci pervenire dal lontano passato, fu “scelta” e “ufficializzata”, volutamente, per riportare “l’errore” del “Procuratore” Ponzio Pilato, in “Antichità Giudaiche” e in “La Guerra Giudaica”, allo scopo di “coprire” l’errore contenuto nel Vangelo di Luca, e quello, conseguente, del passo falsificato di Tacito.

Il nuovo sistema di stampa di Gutemberg stava diffondendo, oltre la Bibbia, le opere di Giuseppe Flavio e Tacito, ma, l’errore “dettato da Dio” all’evangelista Luca, dopo essere stato riportato negli “Annali” dello storico latino, costrinse i copisti amanuensi a correggere i manoscritti di Giuseppe Flavio, che ancora riportavano il vero titolo di “Prefetto” da Coponio a Pilato ... e far sparire quelli già copiati correttamente.
Accortisi che l’errore riportato nei Vangeli era lo stesso errore riportato negli “Annali” di Tacito, i falsari compresero che gli storici li avrebbero collegati e, scoperto l’inganno, denunciato la falsità del martirio di cristiani fatto da Nerone … pertanto i “Prefetti” citati da Giuseppe Flavio, nelle sue opere, dovevano diventare tutti “Procurator”… come quello di Tacito.

E’ da molti secoli addietro che gli amanuensi decisero di “correggere” la storia per salvaguardare la “credibilità” degli scritti sacri, poiché questi, con gli sbagli contenuti, erano ormai enormemente diffusi e ricopiati dai religiosi che li diffondevano. Al contrario, i manoscritti originali di Giuseppe Flavio, rarissimi ma richiesti ed accaparrati esclusivamente da loro, furono riscritti e poi distrutti.
Dalla documentazione trasmessaci dagli scrittori d’epoca si possono definire in modo preciso le funzioni e le responsabilità amministrative, giuridiche e gerarchico-militari dei Luogotenenti, dei Procuratori e dei Prefetti che governarono nella Provincia imperiale di Siria.

Durante l’epoca del Principato, a partire dall’incarico di “Procuratore di tutta la Siria”, conferito dai Cesari ad Erode il Grande, la differenza fondamentale tra la funzione di “Procuratore” e quella di “Prefetto” consisteva nel fatto che, il primo - oltre a governare, difendere e mantenere l’ordine pubblico nel territorio assegnatogli (compito sin qui analogo al Prefetto) - come “curatore” aveva, in più, un “mandato” con il potere di censire, stimare, espropriare, accatastare e prendere decisioni prettamente amministrative, comprese quelle tributarie, finalizzate a migliorare le rendite dei territori assoggettati al dominio dell’Imperatore.

Sotto il profilo economico-militare, un territorio sottomesso all’Impero poteva essere governato, amministrato e “curato” da un Re indigeno (ovviamente insediato o ratificato dal Cesare), oppure da un “Governatore” che poteva essere un funzionario romano, incaricato dal Senato o dall’Imperatore, di rango equestre o di rango consolare o pretorio; oppure, a partire dal 53 d.C., con un editto di Claudio (Ann. XII, 60), addirittura un liberto fiduciario del Principe … da lui scelto a seconda della grandezza o importanza economica del territorio o singola città.
Le sentenze emesse dai suoi Procuratori dovevano avere la stessa efficacia di quelle pronunciate da Claudio” (ibid.). Con questo decreto Claudio confermò Felice, fratello del liberto Pallante, “Procuratore” della Giudea. Cosa non condivisa dal nobile Tacito che contro di lui così si espresse:
Claudio affidò la provincia di Giudea a cavalieri romani o a liberti. Uno di questi, Antonio Felice, esercitò poteri regali con animo da servo, fra violenze e arbitrii di ogni tipo” (His. V, 9).
Questo particolare sta a significare come gli storici dell’epoca seguivano con interesse il potere politico di chi amministrava quella Provincia.

Quando la costituzione del governo di un territorio, sottomesso all’Impero, da monarchica veniva modificata in quella egemonica imposta direttamente da Roma, il Cesare, attraverso il funzionario da lui delegato, era interessato a verificare o rivedere le stime delle rendite precedenti. Quanto più l’estensione o l’importanza economica del territorio si ingrandiva, tanto più le rendite dovevano aumentare.
Solo un “Legato di Augusto”, con mandato specifico, e un “Procuratore” potevano “curare” amministrativamente tali interessi, assumere iniziative ed emettere norme a tal fine. Al contrario, un cavaliere “Prefetto” aveva il dovere di applicare le normative e il potere di farle rispettare; non di modificarle. Il compito di un Prefetto era preminentemente militare e nella Provincia imperiale di Giudea l’incarico era ricoperto da cittadini romani di rango equestre al comando di più coorti, ognuna delle quali agli ordini di un Tribuno.
Nell’ambito del territorio della Provincia assegnatagli, il “Praefectus” agiva come un Comandante di Brigata, inserito nella gerarchia militare e subordinato solo al Luogotenente dell’Imperatore, Capo di Stato Maggiore, ed allo stesso Principe.
Come abbiamo visto nei due passaggi sopra riportati, Sabino (Ant. XVII, 221/223) fu il primo “pro curatore” romano che si prese “cura” del Regno alla morte di Erode il Grande … e, Cuspio Fado (Ant. XIX, 363) fu il primo “pro curatore” romano che si prese “cura” del Regno alla morte di Erode Agrippa il Grande.

Dopo la morte di Erode il Grande e dieci anni di guerre e rivoluzioni giudaiche, Cesare Augusto, dopo aver esiliato Archelao, dette un incarico di eccellenza al suo Legato di Siria e comandante di più legioni, Publio Sulpicio Quirino, per effettuare il censimento della Siria (Erode ne fu Procuratore) e dei territori ad essa annessi, pertanto … “Quirino visitò la Giudea, allora annessa alla Siria, per compiere una valutazione delle proprietà dei Giudei e liquidare le sostanze di Archelao…e nello stesso tempo ebbero luogo le registrazioni delle proprietà” (Ant. XVIII 1-2, 26); contemporaneamente l’Imperatore inviò “Coponio, di ordine equestre, visitò la Giudea; fu inviato (da Cesare) con lui (Quirino) per governare sui Giudei con piena autorità” (ibid.).

Lo storico, descrivendo i compiti assegnati da Cesare Augusto, è chiaro: Al contrario di Quirino, Coponio non ebbe l’incarico di “curatore” dei beni imperiali, così come, dopo di lui, quelli che lo sostituirono si limitarono a difendere e conservare quei “beni” essendo cavalieri “Prefetti”.
Lucio Vitellio, nel 36 d.C., Legato di Siria su mandato di Tiberio, con pieni poteri su tutto l’Oriente, poté tassare i Ceti, detassare i Giudei e…destituire Pilato.

Gli scribi cristiani sostituirono “Prefetto” con “Procuratore”, come riferito nel Vangelo latino di Luca, senza capire che gli storici del I secolo, in base al volere dei Cesari, attribuirono compiti diversi ai due funzionari imperiali...e li descrissero.

Ponzio Pilato fu un Prefetto, non un Procuratore, perciò Tacito non fu lo scriba del martirio di Cristiani, il cui nome derivava da Cristo, il quale, sotto l’Imperatore Tiberio, fu condannato a supplizio tramite il Procuratore Ponzio Pilato…
ma, ancora non basta

http://www.vangeliestoria.eu/index.php


Ultima modifica di Emilio Salsi il 26/02/2009, 16:04, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 28/02/2009, 12:02 
cit da Salsi

Ponzio Pilato fu un Prefetto, non un Procuratore, ....



zio ot

beh, di sicuro .... probabile culatone ....


http://www.youtube.com/watch?v=dse_gIPA ... re=related


Graham Chapman , era il vero motore dei Monty , nella parte di Pilato , è indimenticabile .


zio ot [:37]


Ultima modifica di barionu il 28/02/2009, 12:17, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 05/03/2009, 12:45 
Le “testimonianze” di Tacito e Giuseppe Flavio su Gesù.

II parte: sintesi.

Capita, a volte, che il silenzio possa diventare una testimonianza. Ci riferiamo al silenzio dei Padri Apostolici e dei Padri Apologisti della Chiesa Cristiana, dal I al IV secolo, quelli cioè coevi o più vicini al grande martirio.
La spettacolare crocifissione di massa, non viene riportata da alcuno scrittore dell’Impero romano, all’infuori di Tacito, ma, contraddizione grave per la verifica critica, è ignorata anche dagli stessi Padri Apostolici e Apologisti cristiani, scrittori prolissi pervasi da profondo misticismo e tanta fantasia nell’inventarsi martiri, i quali, almeno quelli veramente esistiti, avrebbero avuto, oltre che l’interesse ideologico fideistico, anche il dovere storico di riferire un genocidio così crudele che colpì direttamente la loro religione.

Nessuno relaziona sull’eccezionale martirio, nemmeno Padre Tertulliano, il quale, all’inizio del III secolo, l’unico, si limita a riportare la persecuzione di “cristiani”, non crocifissi a seguito dell’incendio ma, tramite “spada” per ordine di Nerone, e senza rapportarli a Gesù Cristo e a Ponzio Pilato, come fa Tacito e, soprattutto, non cita lo storico come testimone dell’evento.
Inoltre, fatto di rilevanza primaria che si ritorce contro gli esegeti mistici odierni (che fingono di ignoralo), neanche Eusebio di Cesarea, il Vescovo cristiano del IV secolo, nella sua “Storia Ecclesiastica”, tutta improntata ad inventare martiri, pur riferendo il passo di Tertulliano (HEc. II 25,4), riporta la cronaca di Tacito con le atrocità subite dai cristiani e i dettagli su Gesù e Pilato. Cronaca che non avrebbe potuto sfuggirgli e tramandata ai posteri se Tacito l’avesse scritta, ma …
Nessuno poté scrivere nulla poiché, sino al 337 d.C., quando morì Eusebio, nessuno aveva inventato nulla...in coerenza col “Credo” di Nicea, del 325 d.C., che non prevedeva Ponzio Pilato come “sacrificatore” del “Salvatore”.

Questo silenzio è un’ulteriore dimostrazione che non furono crocefissi cristiani da Nerone perché non esistevano nel I secolo. Le “prove” della loro esistenza verranno costruite, successivamente, dai "Padri" della nuova religione al fine di comprovare l’Avvento di “Gesù”.
La “testimonianza” in esame, lo abbiamo dimostrato nello studio precedente, è stata creata dopo la prima traduzione in latino dei Vangeli per mano di un “pio scriba” sotto dettatura di un “Padre Priore”, ispirato da un eccesso di fede, dopo che il Cristianesimo era ormai pervenuto al potere e diventato religione di stato.

Ma ancora non basta.

In quei fatidici giorni di Luglio del 64 d.C., mentre il fuoco, inesorabilmente, divorava la “capitale del mondo”, un giovane “testimone”, aitante e di belle speranze, si allontanava correndo dal “Palazzo” per sfuggire alle fiamme che avanzavano minacciose.
A volte si dice “guarda caso!”…Beh !...il caso successe veramente: il giovane in questione era il “Testimonium” per eccellenza:…Giuseppe Flavio!
Nella sua "Autobiografia", (Bio. 3, 13-16) lo storico sacerdote fariseo, ebreo conservatore, racconta che alla fine del 63 d.C., allora ventiseienne, su mandato del Sinedrio di Gerusalemme, si recò a Roma a perorare, presso l’Imperatore in persona, la liberazione di altri sacerdoti là inviati, in stato di arresto, dal precedente Procuratore di Giudea, Felice, per giustificarsi da “accuse risibili”, e si trattenne nell’Urbe sino alla fine del 65 portando a termine la missione affidatagli dopo che riuscì a far liberare i sacerdoti e…“ottenuto da Poppea non solo questo beneficio, ma anche grandi favori, me ne tornai in patria”. Giunse a Gerusalemme all’inizio del 66 d.C. e … “vi trovai i primordi delle agitazioni rivoluzionarie”.

Sì, nel 64 e nel 65 Giuseppe era a Roma e avrebbe dovuto vedere l’incendio e il martirio di una “ingente moltitudine” di cristiani avvenuto fra cumuli di macerie riarse.
Solo che il “Testimonium” non ne parla. Niente. Né di incendio, né di martirio, né di rovine riarse. Lui riferisce soltanto quello che vi abbiamo detto in poche righe.
Lo storico descrive, dettagliatamente, Nerone anche in “Antichità Giudaiche” e in “La Guerra Giudaica”… ma di questo episodio, gravissimo, non fa alcun cenno, pur essendo stato ospitato nella corte da Poppea.

Riflettiamo un momento: sappiamo che l’incendio è avvenuto, essendo troppi gli storici d’epoca che lo citano e i reperti archeologici lo confermano; quindi è scontato che l’ebreo lo abbia visto e ne sia rimasto sconvolto. Un fariseo filo romano ha avuto l’occasione di andare, personalmente, a visitare “la capitale del mondo”, di conoscere dal vero la potenza imperiale, i palazzi degli uomini che dominavano e governavano la terra, l’organizzazione militare, il foro, i monumenti, i templi, i giochi, il circo, i giardini, il Cesare, e…i resti inceneriti della metropoli distrutta dal fuoco ma … nella memoria di quel viaggio non risulta nulla di tutto ciò.

Non torna! No, proprio non torna!. Proviamo a sentire cosa dicono “gli storici spiritualisti” nel loro “Congresso”…sì, ne parlano: il silenzio di Giuseppe, sui martiri cristiani e sull’incendio, per loro è “ininfluente”! Come, ininfluente?…No! Stanno mettendo le mani avanti, hanno paura di cadere…ora iniziamo a capire: dietro tutto c’è…l’Abate Priore Mistico.
Lui, leggendo la “Autobiografia” dell’ebreo, quando arrivò a questo capitolo che parlava, sì, dell’incendio, ma senza citare il martirio dei cristiani, capì le gravi implicazioni che ciò avrebbe comportato: diversamente da tutti gli storici (tranne Tacito già “corretto”) che non avevano parlato del martirio correlato all’incendio, Giuseppe era un Giudeo che veniva dalla terra dove “stava dilagando il cristianesimo, la rovinosa superstizione” e come tale veniva chiamato in causa direttamente.

Se Giuseppe, veramente, avesse assistito allo spettacolare martirio dei “cristiani” - nome che lui, a conoscenza del greco, intendeva “messianisti”, seguaci di un “Messia” già venuto, l’Eletto di Yahwè, il cui “Avvento” fu annunciato dai Profeti…fondatore di una nuova religione, originatasi nella sua terra - come sacerdote giudeo, avrebbe scritto, scritto, e ancora scritto…molto più che il “Testimonium Flavianum”…

Il “Grande Martirio” doveva essere la “Grande Testimonianza” su Gesù e i Cristiani che lui, Abate Priore Mistico Depositario della Verità della Fede Cristiana, aveva fatto rendere a Tacito, lo storico più accreditato di tutto l’Impero!… Ma poi?… Cosa ne avrebbero dedotto, un domani, gli storici dal resoconto autobiografico di un sacerdote Giudeo, innocente testimone del solo incendio?…No, nessuna logica avrebbe potuto giustificare due testimonianze così contraddittorie fra loro: quella di Tacito sui “cristiani” seguaci di un “Messia” e il silenzio del giudeo Giuseppe sui “martiri ardenti” di Roma seguaci del Messia che lui e il suo popolo stavano aspettando.

Ma questo ancora era niente. Sempre lui, Abate Priore, sapeva che l’altro “Santo Episcopo, Eusebio di Cesarea, Venerabilissimo Padre della Fede Cristiana”, prima di lui aveva incollato in “Antichità Giudaiche” il “Testimonium Flavianum” che parlava di “Gesù Cristo”… ma, dopo un martirio di “messianisti” così clamoroso e spettacolare, un’altra testimonianza su quel “Messia” giudeo e i suoi seguaci crocifissi in massa a Roma, era d’obbligo e avrebbe dovuto essere…molto, troppo, più impegnativa.

Testimonianza? Perché testimonianza!?!…Sotto la tortura, non testimonianza! Perché, come Giudeo, "proveniente dalla terra dove si era generata la rovinosa superstizione, già “infiltrato” nel Palazzo, lo avrebbero preso e, prima torturato e poi crocifisso, anche lui, insieme a tutti gli altri “cristiani” messianisti, compresi i sacerdoti giudei che erano in prigione, ma…in questo caso,
le opere dell’ebreo non sarebbero giunte sino a noi…

A questo punto, l’Abate Priore, con le mani tremanti, la fronte imperlata di sudore, decise che la cosa più saggia, per evitare brutte sorprese “storiche”, era…di togliere il capitolo dell’incendio di Roma da tutte le opere dell’ebreo e, di “conservarlo” nell’inceneritore, cioè di…renderlo ininfluente…come dicono gli storici baciapile odierni: “ininfluente”, è ovvio (sic!).
E, no! Altro che ininfluente. Se Giuseppe, come giudeo, poté scrivere le sue opere, vuol dire che non ci fu alcun martirio di cristiani, a Roma, nel 64 d.C., anche se, sappiamo, i “beati poveri di spirito” dovranno rileggersi questo capitolo una dozzina di volte per…capirlo…forse.

http://www.vangeliestoria.eu/index.php



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MessaggioInviato: 01/11/2009, 11:59 
Un intervento di Frances

http://zetesiss.altervista.org/?p=26


Ricordo a tutti gli studiosi che questo è uno degli interventi più importanti di Emilio Salsi.



zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 01/11/2009, 12:02, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 06/01/2010, 18:28 
Cip di lettura.

E uno studio sul Codex Laurentianus Mediceus M II

http://www.textexcavation.com/documents ... tianos.pdf

zio ot [;)]


Ultima modifica di barionu il 06/01/2010, 18:53, modificato 1 volta in totale.


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Su questa notizia :

http://www.vangeliestoria.eu/doc/procurante.pdf


Lo studio di Salsi è di una tale importanza che voglio seguirlo facendo
una dettagliata ricerca filologica e di archivo sui testi sorgente.



link di studio

Cittadinananza Romana

http://it.wikipedia.org/wiki/Cittadinanza_romana


Ordine Equestre

http://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_equestre


Titoli Romani

http://it.wikipedia.org/wiki/Magistratu ... ria_romana)


Il Senato Romano

http://it.wikipedia.org/wiki/Senato_romano



Storia di Roma

http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Antica_Roma



IN RILIEVO

citazioned a E. Salsi




PROCURATORE

Quando la costituzione del governo di un territorio, sottomesso all’Impero, da monarchica veniva modificata in quella egemonica imposta direttamente da Roma, il Cesare, attraverso il funzionario da lui delegato, era interessato a verificare o rivedere le stime delle rendite precedenti. Quanto più l’estensione o l’importanza economica del territorio si ingrandiva, tanto più le rendite dovevano aumentare.
Solo un “Legato di Augusto”, con mandato specifico, e un “Procuratore” potevano “curare” amministrativamente tali interessi, assumere iniziative ed emettere norme a tal fine.



PREFETTO


Al contrario, un cavaliere “Prefetto” aveva il dovere di applicare le normative e il potere di farle rispettare; non di modificarle. Il compito di un Prefetto era preminentemente militare e nella Provincia imperiale di Giudea l’incarico era ricoperto da cittadini romani di rango equestre al comando di più coorti, ognuna delle quali agli ordini di un Tribuno.
Nell’ambito del territorio della Provincia assegnatagli, il “Praefectus” agiva come un Comandante di Brigata, inserito nella gerarchia militare e subordinato solo al Luogotenente dell’Imperatore, Capo di Stato Maggiore, ed allo stesso Principe.
Come abbiamo visto nei due passaggi sopra riportati, Sabino (Ant. XVII, 221/223) fu il primo “pro curatore” romano che si prese “cura” del Regno alla morte di Erode il Grande … e, Cuspio Fado (Ant. XIX, 363) fu il primo “pro curatore” romano che si prese “cura” del Regno alla morte di Erode Agrippa il Grande.




zio ot Caligola [;)]


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MessaggioInviato: 07/01/2010, 01:14 
MODUS OPERANDI ZIO OT



...... E stiamo parlando di circa 8000 manoscritti in latino e circa 5000
manoscritti in greco.,
a cui sono succedute centinaia di edizioni a stampa.

(( Per quanto riguarda la Vulgàta di Gerolamo non ci è pervenuto
purtroppo un testo Archetipo autografo, o attribuibile
alla sua scuola,,, ::

i manoscritti più antichi in latino sono del V/VI secolo
( ad es. il Codex Amiatinus o il Fuldensis ),

e sono " ricostruzioni " con percentuali di " contaminatio "
disastrose,

mentre per i manoscritti della Vetus Latina si va al IV/V secolo
( ad es. il Codex Bobiensis o il Vercellensis ),

ove lo stesso Gerolamo parlava già di " contaminatio "
disatrose, quasi che ogni testo facesse " lezione " a se stante .))

Per approfondire lo studio di questa tematica,

consiglio i ( volonterosi ) lettori di acquisire e imparare a memoria 2 testi basilari : Il Testo e il Canone del Nuovo Testamento
di Metzger ( ed . Paideia ). e anche l' Aland che ha un taglio più moderno

Per quello che riguarda il mio metodo di indagine ci tengo ad annotare quanto segue.

Anni di ricerche in campo storico e filologico mi hanno dimostrato che quando si vuole affrontare un tema in modo esaustivo e auspicabile di confronto c'e un solo sistema:

ALZARE I TACCHI E ANDARE A CONTROLLARE DI PERSONA

LE FONTI E I TESTI ARCHETIPI.




http://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/base.jsp


zio ot ..... [8)]


Ultima modifica di barionu il 07/01/2010, 01:18, modificato 1 volta in totale.


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Link correlato


http://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=36927305


zio ot



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Uno studio di Nicolotti

http://www.christianismus.it/modules.ph ... cle&sid=17

zio ot



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Link di studio

Sulpicio Severo

http://it.wikipedia.org/wiki/Sulpicio_Severo

http://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_c ... conservati

http://www.campedel.it/recensi/163.HTM

http://digilander.libero.it/Hard_Rain/storia/Tacito.htm

http://en.wikipedia.org/wiki/Vossius


Discussioni

http://www.scienzeantiche.it/forum2005/ ... hichpage=4

http://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=36927305

http://zetesiss.altervista.org/?p=8

http://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=43838828





il testo di Ross

http://www.gutenberg.org/ebooks/9098


Testi Cristiani.

http://www.documentacatholicaomnia.eu/

Sulpicius Severus

http://www.documentacatholicaomnia.eu/a ... us_Severus


Tacito Annales XV , 44

http://www.tertullian.org/rpearse/tacit ... stians.png

http://www.tertullian.org/rpearse/tacitus/index.htm



zio ot [^]


Ultima modifica di barionu il 18/08/2010, 18:35, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 18/08/2010, 18:41 
http://www.scienzeantiche.it/forum2005/ ... hichpage=1


una nota di Rain :

Mi piacerebbe però vedere la dimostrazione che Poggio Bracciolini ha falsificato il testo del capitolo 15 degli Annali. Come ho detto il manoscritto 68.2 che è conservato oggi presso la Biblioteca Laurenziana Medicea di Firenze risale all'XI secolo (Bracciolini è nato nel 1380),

ci sono prove di un suo utilizzo prima della nascita di Bracciolini, il codice fu persino in mano a Giovanni Boccaccio, inoltre è scritto in una difficilissima grafia beneventana caratteristica dell'Abbazia di Montecassino difficilmente imitabile.


E non si notano differenze tra la pagina contenente il brano di nostro interesse e il resto del manoscritto (dovremmo quindi concludere che Bracciolini ha falsificato l'intero codice!). Questo maoscritto di Tacito, noto come 68.2, in realtà venne sottoposto da Niccolò Niccoli (che cercava antichi documenti in giro per l'Europa e li vendeva agli eruditi) a Bracciolini tra il 1426 e il 1428, che lo respinse al mittente in quanto circolavano copie migliori.


Dunque questo manoscritto 68.2 in realtà non è mai stato utilizzato da Bracciolini. Ma Cascioli sostiene che un misterioso monaco sia giunto a Roma e abbia dato a Bracciolini un manoscritto di Tacito contenente il passo incriminato.

Mi domando: di quale manoscritto trattasi? Non certo del 68.2 che ha il brano incriminato - come tutti i manoscritti di Tacito del resto - che ha un'altra storia, come detto. Ovviamente Cascioli sostiene che quella del monaco è un'invenzione di Bracciolini posta in essere per giustificare il rinvenimento del manoscritto degli Annali col riferimento a Gesù.


Ora, dal carteggio intercorso tra Bracciolini e Niccoli risulta che effettivamente un monaco dell'Abbazia di Hersfeld in Germania tentò di vendere dei manoscritti - tra cui comparivano alcune opere sconosciute attribuibili proprio a Tacito - ma è bene tenere presente che la trattativa non andò mai in porto e nessun manoscritto giunse mai a Roma dalla Germania nelle mani di Bracciolini.


Si pensa che le opere sconosciute di Tacito fossero l'Agricola e la Germania, due scritti minori, che vennero poi riscoperti più tardi e nulla hanno a che vedere con gli Annali. Tutte queste informazioni sono ricostruibili dall'epistolario di Poggio Bracciolini, noto e disponibile a tutti. Resto quindi perplesso perchè non so da dove provenga l'informazione che Poggio Bracciolini ha ricevuto un manoscritto degli Annali di Tacito da un misterioso monaco non meglio identificato.


Inoltre, se Cascioli fosse davvero intellettualmente onesto, dovrebbe almeno per completezza dire che la teoria della faslificazione di Tacito da parte di Poggio Bracciolini è rifiutata dalla stragrande maggioranza degli studiosi, essa fu proposta per la prima volta da Voltaire verso il 1775 ma ebbe scarsissimo successo. In seguito tale John Wilson Ross scrisse un libro,

pubblicato in forma anonima (sic!) uscito a Londra nel 1878 nel quale sosteneva questa curiosa tesi. Ci furono poi altri tre quattro tentativi di screditare gli Annali, nel 1890 (P. Hochart) e all'inizio del secolo fino agli anni '20 (L. Weiner, E. Bacha e T.S. Jerome). Nessuno di questi tentativi ha mai avuto credito e sono rimasti isolati dalla stragrade maggioranza degli esperti, in tutte le epoche. Ora, Cascioli può anche credere che Poggi Bracciolini o qualcun'altro

abbia falsificato gli Annali, però a mio avviso dovrebbe almeno dire queste cose per dovere di cronaca (ci sono siti internet atei che lo fanno, come ha osservato Elijah). Ovviamente queste considerazioni dimostrano solo che Bracciolini non ha ritoccato certo gli Annali di Tacito nel XV secolo.

E' possibile però che una eventaule interpolazione sia stata inserita negli Annali prima del periodo di Bracciolini, in epoca medievale. Cascioli poi dice che Svetonio non registrò mai l'indendio di Roma (invece Svetonio ne parla). Cascioli aggiunge che nessun autore cristiano ha mai citato il brano sui cristiani dagli Annali.


Invece Sulpicio Severo di Aquitania (360-410 d.C.) utilizza proprio il passo di Tacito nel Chronicorum, Libro II, 29. Cascioli, costretto a fare i conti con questa fonte, sostiene ovviamente come da prassi che anche Sulpicio Severo è stato interpolato e incolpa di questo - ancora una volta - Poggio Bracciolini.

Sulle "mancate citazioni" da parte dei padri della Chiesa è elementare poi osservare che il passo è profondamente negativo nei confronti dei cristiani. Ve lo immaginate ad esempio Origine che fa notare a Celso che Tacito descriveva il cristianesimo come "esiziale superstizione", "morbo" o qualcosa di "turpe" e "vergognoso"? Gli avrebbe dato ragione, no?

La verità è che il brano di Tacito non era certo utilizzabile per difendere le posizioni cristiane contro i pagani, dal momento che venivano descritti dallo storico romano in termini fortemente negativi.

Inoltre non era neppure utilizzabile nelle controversie all'interno dello stesso movimento cristiano, dal momento che non dice nulla sulla divinità di Gesù o sul rapporto di Gesù con Dio, ma semplicemente che Cristo era stato condannato da Pilato al tempo dell'imperatore Tiberio, un fatto banale e scontato fino al periodo dell'illuminismo nel XVIII secolo, epoca a partire dalla quale si inizierà a mettere in discussione l'esistenza di Gesù da un punto di vista storico. Che motivi aveva quindi un padre della Chiesa di utilizzare questo brano?


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link di studio


MARTIROLOGIO



De locis sanctis martyrum quae sunt foris civitatis Romae”


http://it.wikipedia.org/wiki/Martirologio_romano

http://www.vatican.va/roman_curia/ponti ... index.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Martirio_cristiano

http://it.wikipedia.org/wiki/Martirologio_Geronimiano

http://it.wikipedia.org/wiki/Catacomba_di_Trasone

http://www.worldlingo.com/ma/enwiki/it/Martyrology

http://www.mariadinazareth.it/Martiri/m ... italia.htm

http://it.wikipedia.org/wiki/Cronografo_del_354




GLI ATTI DEI MARTIRI

http://it.wikipedia.org/wiki/Atti_dei_martiri

http://xoomer.virgilio.it/sito_della_pa ... litani.htm




I PADRI DELLA CHIESA

http://mater-et-magistra.blogspot.com/2 ... a-web.html

http://www.worldlingo.com/ma/enwiki/it/Acta_Sanctorum


GEROLAMO

http://it.wikipedia.org/wiki/De_viris_i ... _(Girolamo)


IL CULTO DI MARIA

http://www.tanogabo.it/religione/maria_ ... secoli.htm


BIBLIOGRAFIA

http://www.unilibro.it/find_buy/Scheda/ ... tiana_.htm



UN ARTICOLO DI MARTA SORDI

http://paginecattoliche.it/modules.php? ... nt&sid=181




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De viris illustribus di Girolamo

http://www.documentacatholicaomnia.eu/0 ... m,_MLT.pdf

http://it.wikipedia.org/wiki/Sofronio_Eusebio_Girolamo


Eusebio di Cesarea


http://it.wikipedia.org/wiki/Eusebio_di_Cesarea

http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_ecc ... di_Cesarea)

http://www.documentacatholicaomnia.eu/0 ... ca,_GR.pdf


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Su Pietro a Roma

http://apologetica.altervista.org/san_pietro_roma.htm


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