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Grigio
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 Oggetto del messaggio: IL Sol Invictus.
MessaggioInviato: 27/12/2010, 10:07 
http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article7519

Senza il Sole non c’è vita! Oggi ripeterlo è una banalità. Ma non certo per i nostri antichi progenitori che festeggiavano i cicli del sole e lo veneravano come un grande dio, capace di dominare con la sua luce le tenebre del dolore e della morte.

Di fronte a una natura di cui ben poco si sapeva e da cui totalmente si dipendeva per le precarie condizioni di vita che i lunghi inverni rendevano ancor più incerte, proviamo ad immaginare lo sconcerto quando la luce solare tramontava sempre prima, lasciando spazio a tenebre sempre più lunghe.

Pensiamo alla paura, vedendo che il prezioso astro, in pieno inverno, per un giorno intero sembrava non doversi muovere più.

Di fronte all’inverno di quel solstizio (sole fermo), di cui noi oggi sappiamo tutto, l’umanità sentiva in pericolo la sua stessa vita.

Pertanto, quando il Sole riprendeva nuovamente la sua fase ascendente - che dura fino al solstizio d’estate dove si verifica il fenomeno inverso - l’evento era motivo di grande giubilo. Finalmente tornava la speranza di vita: Elios aveva vinto le tenebre. E quel giorno era la grande festa della Nascita del Sole Invincibile. E così lo si celebrava in tutto l’impero romano anche quando il cristianesimo stava mettendo le proprie radici. Era il compleanno, il Natale del Sole Invincibile (Dies Natalis Solis Invicti). Questo evento era festeggiato in tutto il mondo. Era Alban Arthuan (Rinascita del dio Sole) per i gallo-celtici, Yulè (Ruota dell’anno) per i germani, Jul (ruota solare) per gli scandinavi, Karatciun (giorno più corto) per i russi. E sono solo alcuni esempi tra le popolazioni indoeuropee.

Il Sole era insomma venerato da tutti, e non è un caso che i popoli del Mediterraneo, tra il 25 dicembre e il 6 gennaio (quest’ultima era la data del solstizio secondo il computo egizio) celebrassero la nascita di un dio solare: in Egitto Horus-Ra, il figlio che Iside, la vergine dea lunare aveva concepito ridando vita alla divinità solare Osiride; in Babilonia e in Siria l’unico figlio della dea Ishtar, Tammuz, di cui i Greci importarono il culto, ne fecero l’amante di Afrodite e lo veneravano col nome di Adone, nato dalla corteccia del prezioso e profumato albero della Mirra (quella che i re Magi offriranno al bambino Gesù); in Persia Mithra, il cui culto si diffuse in tutta l’Asia e in Europa; ma anche il tanto popolare Dioniso greco, il cui nome compare già su una tavoletta micenea del XIII sec. Lo scrittore latino Macrobio scrive, che con le fattezze di un bambino nel Solstizio d’inverno lo si faceva nascere: «come un bambinello lo tirano fuori da una buia caverna … in quel giorno che è il più corto di tutti» (Saturnalia, I, 18).

Gli stessi cristiani, in principio, erano confusi con tutti gli altri adoratori di dei solari, tanto che Tertulliano sentiva il bisogno di sottolineare: sono in molti a ritenere che il Dio cristiano sia il Sole, questo perché noi preghiamo rivolti al Sole che sorge e perché in questo giorno siamo felici, ma per motivi completamenti diversi da quelli degli adoratori del Sole (Apologeticum, 16, 9-11).

La festa cristiana era la Resurrezione del Cristo. Ma, visto che il "Natale del Sole" continuava a richiamare tanti fedeli, i vescovi nel terzo secolo cercarono di metabolizzarlo nel "Natale del Cristo", festeggiandolo il 6 gennaio in Oriente, il 25 dicembre a Roma. Nel 337 papa Giulio I stabilirà per tutti il 25 dicembre. A Betlemme, s. Girolamo celebrava la nascita di Gesù, in quella che la tradizione cristiana vuole sia la grotta della Sacra Natività. Una grotta, come narra lo stesso s. Gerolamo, che aveva sentito i vagiti di Adone (Epistulae, 58, 3). Nel mito di Adone, divinità della rigenerazione della natura - e per questo considerato anche l’amante di Afrodite - si proiettava il desiderio che la terra desse abbondanza di grano, non facendo così mancare la possibilità di avere il cibo fondamentale: il pane. E Betlemme significa "casa del pane ". Quel pane (forse) che ancora oggi nel mistero eucaristico i cattolici evocano ingoiando il corpo del Cristo (Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame. - Giovanni, 6, 35).

Cristo doveva essere considerato l’unico Dio e quindi preesistente ad ogni cosa: sole compreso. In questa prospettiva si era mosso già il Concilio di Nicea (325) quando dogmaticamente definiva Cristo Luce da Luce.

E a divulgarlo tra i fedeli, ci pensa il bellissimo poetico inno di s. Ambrogio, Splendor paternae gloriae, che chiama ad adorare dove Cristo Vero sole… principio aurorale, creatore della vita e guida d’ogni cosa (verusque sol… Aurora cursus provehit/ Aurora totus prodeat...).

Ma ancora nel V sec. i culti solari erano molto radicati a Roma, tanto che papa Leone Magno in un sermone natalizio così rimproverava i suoi fedeli: «È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani […] si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto. […] Infatti anche se intendono venerare il Creatore della luce leggiadra, e non la luce stessa che è una creatura, devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto pagano.» ( Sermones, XXVII, 4).

Mithra - Cristo

Il passaggio dalla tenebra alla luce, era celebrato anche nell’antichissimo culto di Mithra, importato a Roma dai legionari, divenne popolarissimo e rappresentò per il cristianesimo un formidabile concorrente.

A Roma tantissimi erano i mithrei: a s. Clemente, a palazzo Barberini, alle terme di Caracalla…, ma anche nei dintorni di Roma, come ad esempio a Sutri, o nel parco archeologico di Ostia antica, dove ne sono stati rinvenuti ben 12.

Come altre divinità solari e della fertilità della natura, Mithra era chiamato "il Sole invincibile", "Il Salvatore". Era ritenuto dio supremo, figlio del Sole, e Sole lui stesso, lo si rappresentava con un’aureola di raggi solari intorno alla testa, come avvenne poi anche per il Cristo.

Un mito raccontava che Mithra, per ordine di Elios avesse ucciso il toro dal cui corpo si generarono erbe e piante: dal midollo il grano, dal sangue la vite, ecc. Così, nella narrazione si univa alla forza vitale del sole quella della fertilità della terra.

Mithra nasce nel solstizio d’inverno, e proprio per simboleggiare il passaggio dalle tenebre alla luce viene al mondo in una grotta, altra analogia con il Cristo. Intorno all’altare circolare, simbolo del cielo con i suoi 12 astri (12 erano i compagni di Mitra, così come 12 sono gli apostoli di Cristo) si svolgeva il pasto sacro consistente in pane, acqua, vino, a ricordo dell’ultima cena del dio prima della sua salita al cielo sul carro del Sole per ricongiungersi al Padre. Una cena e una salita al cielo che non può non farci pensare ancora al racconto del Gesù cristiano.

Sull’altare, dove il rito in onore di Mithra si officiava, era esposto un disco che ricordava il sole, da mostrare (ostensio) ai fedeli. Un’altra somiglianza col rituale cattolico, dove l’ostensorio, circondato dalla preziosa raggiera d’oro, e contenente "il corpo del Cristo", durante la messa viene adorato. Ma anche altri sono gli usi che il cattolicesimo ha preso da questo dio venerato da ben 1500 prima della nascita di Cristo: il copricapo dei vescovi non si chiama forse ancora mitra? E il termine Pater - Padre, con cui si chiamava il primo sacerdote di Mithra, non si usa ancora per i sacerdoti e per il capo della Chiesa di Roma, il Papa? Ma anche stole, paramenti, incenso … e lo stesso uso di inchinarsi a mani giunte davanti all’ostensorio.

Nelle viscere della terra, sotto la basilica di s. Clemente a Roma ci sono i resti di un antico tempio del dio. Questo mitreo, situato al terzo strato, allagato dall’acqua piovana che aveva formato un vero e proprio lago sotterraneo, è stato bonificato agli inizi del XX sec. Esso rappresenta la grotta dove si voleva che fosse nato Mithra. Vi sono raffigurate le costellazioni, di cui le quattro più grandi sono le stagioni, che il sole col suo ciclo determina.

Sulla facciata frontale dell’altare è raffigurato Mithra mentre uccide il toro, e su quelle laterali, da un lato Caute con la torcia alzata: il sole nella sua fase ascendente, e dall’altro lato Cautopate con la torcia abbassata: il sole discendente. Una mirabile figurazione trinitaria cosmica dunque: Mithra, Caute, Cautopate, che non può non ricordare, almeno per analogia, quella successiva della Trinità.

immagine: Mithra



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MessaggioInviato: 27/12/2010, 10:42 
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[:)]Bella ricerca Dresda! Auguri di Buon Anno...anzi: Buod Addo!!!



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MessaggioInviato: 29/12/2010, 11:25 
Infatti anche i neo-pagani contemporanei festeggiano il 25 dicembre col nome di Festa del Sole Invincibile, e la considerano di fatto una festa tipicamente pagana che i cristiani hanno semplicemente fatto propria, ma conservando simboli pagani come, per esempio, l'albero di Natale, che è un simbolo della rinascita della vita (le decorazioni dell'albero sono simboli dei fiori e dei frutti che il ritorno del Sole porterà con la bella stagione) che verrà con il nuovo allungarsi delle giornate.
C'è chi può pensare che le celebrazioni pagane del Natale siano una forma di superstizione, come dichiarò una volta il filosofo cattolico Vallauri in televisione, ma in realtà tali festività pagane sono semplicemente l'espressione del sentirsi legati alla Natura e ai suoi cicli, concepiti come entità divine e non semplicemente come una serie di oggetti meccanici creati da un Dio esterno al mondo. Non c'è niente di "magico" nel celebrare il Solstizio d'Inverno, se non nel senso che la Natura stessa è una magia e un miracolo di cui noi stessi siamo parte e ce ne dobbiamo sempre ricordare.


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MessaggioInviato: 30/12/2010, 21:00 
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Messaggio di dresda99

http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article7519

Senza il Sole non c’è vita! Oggi ripeterlo è una banalità. Ma non certo per i nostri antichi progenitori che festeggiavano i cicli del sole e lo veneravano come un grande dio, capace di dominare con la sua luce le tenebre del dolore e della morte.

Di fronte a una natura di cui ben poco si sapeva e da cui totalmente si dipendeva per le precarie condizioni di vita che i lunghi inverni rendevano ancor più incerte, proviamo ad immaginare lo sconcerto quando la luce solare tramontava sempre prima, lasciando spazio a tenebre sempre più lunghe.

Pensiamo alla paura, vedendo che il prezioso astro, in pieno inverno, per un giorno intero sembrava non doversi muovere più.

Di fronte all’inverno di quel solstizio (sole fermo), di cui noi oggi sappiamo tutto, l’umanità sentiva in pericolo la sua stessa vita.

Pertanto, quando il Sole riprendeva nuovamente la sua fase ascendente - che dura fino al solstizio d’estate dove si verifica il fenomeno inverso - l’evento era motivo di grande giubilo. Finalmente tornava la speranza di vita: Elios aveva vinto le tenebre. E quel giorno era la grande festa della Nascita del Sole Invincibile. E così lo si celebrava in tutto l’impero romano anche quando il cristianesimo stava mettendo le proprie radici. Era il compleanno, il Natale del Sole Invincibile (Dies Natalis Solis Invicti). Questo evento era festeggiato in tutto il mondo. Era Alban Arthuan (Rinascita del dio Sole) per i gallo-celtici, Yulè (Ruota dell’anno) per i germani, Jul (ruota solare) per gli scandinavi, Karatciun (giorno più corto) per i russi. E sono solo alcuni esempi tra le popolazioni indoeuropee.

Il Sole era insomma venerato da tutti, e non è un caso che i popoli del Mediterraneo, tra il 25 dicembre e il 6 gennaio (quest’ultima era la data del solstizio secondo il computo egizio) celebrassero la nascita di un dio solare: in Egitto Horus-Ra, il figlio che Iside, la vergine dea lunare aveva concepito ridando vita alla divinità solare Osiride; in Babilonia e in Siria l’unico figlio della dea Ishtar, Tammuz, di cui i Greci importarono il culto, ne fecero l’amante di Afrodite e lo veneravano col nome di Adone, nato dalla corteccia del prezioso e profumato albero della Mirra (quella che i re Magi offriranno al bambino Gesù); in Persia Mithra, il cui culto si diffuse in tutta l’Asia e in Europa; ma anche il tanto popolare Dioniso greco, il cui nome compare già su una tavoletta micenea del XIII sec. Lo scrittore latino Macrobio scrive, che con le fattezze di un bambino nel Solstizio d’inverno lo si faceva nascere: «come un bambinello lo tirano fuori da una buia caverna … in quel giorno che è il più corto di tutti» (Saturnalia, I, 18).

Gli stessi cristiani, in principio, erano confusi con tutti gli altri adoratori di dei solari, tanto che Tertulliano sentiva il bisogno di sottolineare: sono in molti a ritenere che il Dio cristiano sia il Sole, questo perché noi preghiamo rivolti al Sole che sorge e perché in questo giorno siamo felici, ma per motivi completamenti diversi da quelli degli adoratori del Sole (Apologeticum, 16, 9-11).

La festa cristiana era la Resurrezione del Cristo. Ma, visto che il "Natale del Sole" continuava a richiamare tanti fedeli, i vescovi nel terzo secolo cercarono di metabolizzarlo nel "Natale del Cristo", festeggiandolo il 6 gennaio in Oriente, il 25 dicembre a Roma. Nel 337 papa Giulio I stabilirà per tutti il 25 dicembre. A Betlemme, s. Girolamo celebrava la nascita di Gesù, in quella che la tradizione cristiana vuole sia la grotta della Sacra Natività. Una grotta, come narra lo stesso s. Gerolamo, che aveva sentito i vagiti di Adone (Epistulae, 58, 3). Nel mito di Adone, divinità della rigenerazione della natura - e per questo considerato anche l’amante di Afrodite - si proiettava il desiderio che la terra desse abbondanza di grano, non facendo così mancare la possibilità di avere il cibo fondamentale: il pane. E Betlemme significa "casa del pane ". Quel pane (forse) che ancora oggi nel mistero eucaristico i cattolici evocano ingoiando il corpo del Cristo (Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame. - Giovanni, 6, 35).

Cristo doveva essere considerato l’unico Dio e quindi preesistente ad ogni cosa: sole compreso. In questa prospettiva si era mosso già il Concilio di Nicea (325) quando dogmaticamente definiva Cristo Luce da Luce.

E a divulgarlo tra i fedeli, ci pensa il bellissimo poetico inno di s. Ambrogio, Splendor paternae gloriae, che chiama ad adorare dove Cristo Vero sole… principio aurorale, creatore della vita e guida d’ogni cosa (verusque sol… Aurora cursus provehit/ Aurora totus prodeat...).

Ma ancora nel V sec. i culti solari erano molto radicati a Roma, tanto che papa Leone Magno in un sermone natalizio così rimproverava i suoi fedeli: «È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani […] si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto. […] Infatti anche se intendono venerare il Creatore della luce leggiadra, e non la luce stessa che è una creatura, devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto pagano.» ( Sermones, XXVII, 4).

Mithra - Cristo

Il passaggio dalla tenebra alla luce, era celebrato anche nell’antichissimo culto di Mithra, importato a Roma dai legionari, divenne popolarissimo e rappresentò per il cristianesimo un formidabile concorrente.

A Roma tantissimi erano i mithrei: a s. Clemente, a palazzo Barberini, alle terme di Caracalla…, ma anche nei dintorni di Roma, come ad esempio a Sutri, o nel parco archeologico di Ostia antica, dove ne sono stati rinvenuti ben 12.

Come altre divinità solari e della fertilità della natura, Mithra era chiamato "il Sole invincibile", "Il Salvatore". Era ritenuto dio supremo, figlio del Sole, e Sole lui stesso, lo si rappresentava con un’aureola di raggi solari intorno alla testa, come avvenne poi anche per il Cristo.

Un mito raccontava che Mithra, per ordine di Elios avesse ucciso il toro dal cui corpo si generarono erbe e piante: dal midollo il grano, dal sangue la vite, ecc. Così, nella narrazione si univa alla forza vitale del sole quella della fertilità della terra.

Mithra nasce nel solstizio d’inverno, e proprio per simboleggiare il passaggio dalle tenebre alla luce viene al mondo in una grotta, altra analogia con il Cristo. Intorno all’altare circolare, simbolo del cielo con i suoi 12 astri (12 erano i compagni di Mitra, così come 12 sono gli apostoli di Cristo) si svolgeva il pasto sacro consistente in pane, acqua, vino, a ricordo dell’ultima cena del dio prima della sua salita al cielo sul carro del Sole per ricongiungersi al Padre. Una cena e una salita al cielo che non può non farci pensare ancora al racconto del Gesù cristiano.

Sull’altare, dove il rito in onore di Mithra si officiava, era esposto un disco che ricordava il sole, da mostrare (ostensio) ai fedeli. Un’altra somiglianza col rituale cattolico, dove l’ostensorio, circondato dalla preziosa raggiera d’oro, e contenente "il corpo del Cristo", durante la messa viene adorato. Ma anche altri sono gli usi che il cattolicesimo ha preso da questo dio venerato da ben 1500 prima della nascita di Cristo: il copricapo dei vescovi non si chiama forse ancora mitra? E il termine Pater - Padre, con cui si chiamava il primo sacerdote di Mithra, non si usa ancora per i sacerdoti e per il capo della Chiesa di Roma, il Papa? Ma anche stole, paramenti, incenso … e lo stesso uso di inchinarsi a mani giunte davanti all’ostensorio.

Nelle viscere della terra, sotto la basilica di s. Clemente a Roma ci sono i resti di un antico tempio del dio. Questo mitreo, situato al terzo strato, allagato dall’acqua piovana che aveva formato un vero e proprio lago sotterraneo, è stato bonificato agli inizi del XX sec. Esso rappresenta la grotta dove si voleva che fosse nato Mithra. Vi sono raffigurate le costellazioni, di cui le quattro più grandi sono le stagioni, che il sole col suo ciclo determina.

Sulla facciata frontale dell’altare è raffigurato Mithra mentre uccide il toro, e su quelle laterali, da un lato Caute con la torcia alzata: il sole nella sua fase ascendente, e dall’altro lato Cautopate con la torcia abbassata: il sole discendente. Una mirabile figurazione trinitaria cosmica dunque: Mithra, Caute, Cautopate, che non può non ricordare, almeno per analogia, quella successiva della Trinità.

immagine: Mithra


Grazie. Aggiungerei che per i romani c'era prima di tutto il Sol Indiges, Sole indigete, un'arcaica ma chiarissima divinità autoctona che risaliva al ciclo albano. Su questa si sovrappose in tarda età il mithraismo ( per lo meno a Roma), senza per altro che l'antico Sol Indiges venisse mai veramente del tutto dimenticato.
Bisogna poi ricordare che Giuliano Imperatore (che pagano ancora lo era) scrisse esplicitamente che un conto era il Sole fisico, un conto il Sole intellettuale di cui il primo era un'immagine e simbolo. Chiaramente in una visione unitaria del Cosmo tra i due non poteva esserci opposizione alcuna ma complementarità.
Nella basilica di San Clemente ci andai tanti anni fa, è un posto veramente molto suggestivo. Non so se sia rimasto così, comunque vale la pena di andare e visitare soprattutto il terzo strato. Scava scava ed emergono le più antiche radici d'Europa.


Ultima modifica di quisquis il 30/12/2010, 21:11, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 04/01/2011, 11:04 
RIPORTO SOLO LA NOTIZIA, Ma mi sono fatto delle risate che ancora sto piangendo!

http://www.ilsole24ore.com/art/tecnolog ... d=AYdZl3wC

La stella cometa che guidò i Re Magi a Betlemme in realtà non fu una stella. Vi spiego perché

Nei tanti Presepi che ancora si allestiscono nelle nostre case e nelle chiese sono comparsi, anche quest'anno, i Re Magi. Vengono posti a Natale ad uno degli angoli dell'allestimento e spostati di un piccolo tratto ogni giorno, quasi passo dopo passo, arrivano alla capanna di Betlemme per l'Epifania, guidati nel loro cammino dalla Cometa di Natale.

La storia della stella cometa che guidò i Re Magi

Questa la tradizione da vari secoli. Ma cosa guidò effettivamente i Magi nel loro tempestivo e lungo viaggio a Betlemme per la nascita di Gesù? Era veramente una cometa, magari bella luminosa e con una coda evidente in cielo, come fu quella di Hale Bopp che abbiamo ammirato nei nostri cieli per varie settimane nel 1997 ? O forse fu un altro fenomeno celeste a far muovere i Magi? Cosa possiamo dire a riguardo, escludendo ovviamente che si sia trattato di un evento miracoloso?
Per rispondere a questa domanda partiamo dalla fonte accreditata principale e più autorevole. Il primo racconto della Stella di Betlemme si trova infatti nel Vangelo di San Matteo, che fu scritto attorno al 50 d.C. e che recita così «Nato Gesù in Betlemme di Giuda, al tempo di re Erode, alcuni Magi, venuti da Oriente, giunsero in Gerusalemme e chiesero "Dove è il nato re dei Giudei? Perché noi abbiam veduto la sua stella in Oriente e siam venuti per adorarlo"… Allora Erode, fatti venire segretamente i Magi, si fece precisare da loro con ogni diligenza il tempo in cui la stella era loro apparsa... I magi, udito il re, se ne partirono. Ed ecco la stella che avevano visto in Oriente andar loro innanzi, finché, giunta sopra il luogo dove era il bambino, si fermò». (Matteo 2:1-12)

Questo testo sembra molto semplice ma, come vedremo, ci fornisce preziose informazioni sui Magi e "la Stella" Innanzitutto: chi erano mai questi Magi ? Probabilmente dei sapienti, sacerdoti di alto rango del tempo. In quasi tutte le culture antiche infatti chi sa "leggere quel che succede in cielo" ha a che fare con un alto grado sociale e culturale, legato alla religione, dato che nel cielo , da sempre, l'uomo mette i propri dei, i presagi e dal cielo vengono i castighi. Dal nome "Magi" possiamo pensare che fossero sacerdoti della religione di Zoroastro, all'epoca importante in quelle regioni e tuttora seguita da comunità molto più modeste.

Il loro alto livello sociale ed importanza è dimostrato anche dai doni preziosi, oro , incenso e mirra, che portavano al Bambino e dal fatto che potevano permettersi un viaggio così lungo, costoso e pericoloso come quello che certamente fecero.
Per l'evangelista Matteo infatti i Magi venivano "dall'oriente " che al tempo poteva essere l'Assiria o la Media. Grosso modo 8-900 chilometri, quanto quelli che separano anche oggi Bagdad da Betlemme. E per fare un viaggio del genere, a dorso di cammello, ci si può impiegare tre o quattro settimane.

Da questa semplice considerazione possiamo dire quindi che quel che guidò i Magi fu un fenomeno visibile per qualche settimana ed importante, per convincerli a partire.
Ma proprio a questo punto c'è qualcosa che ci deve mettere sul chi vive! Infatti , subito dopo quanto riportato sopra, il vangelo di Matteo di dice : «Allora Erode, fatti venire segretamente i Magi, si fece precisare da loro con ogni diligenza il tempo in cui la stella era loro apparsa». Come è possibile che Erode dovesse farsi spiegare della "stella" ? Evidentemente quello che aveva convinto i Magi a partire e li aveva guidati non doveva certo essere un fenomeno fin troppo evidente in cielo, come una cometa. Erode l'avrebbe vista, eccome, e non avrebbe avuto certo bisogno di ritirarsi segretamente con i Magi per farsi spiegare cosa avevano "visto" in cielo!

Il fenomeno quindi non doveva essere evidente, ed era invece comprensibile solo a chi sapeva "leggere i segni" in cielo.
Ed infatti nel più vecchio esemplare del Vangelo di Matteo, del 70 d.c., scritto in greco e che è una traduzione dell'originale in aramaico del 50 d.c., la parola usata per indicare quel che guidò i magi è "astron", che possiamo tradurre oggi come "stella" o anche meglio come "fenomeno, evento del cielo", ma non certamente con la parola "cometa" .
Oltretutto dobbiamo considerare che a quell'epoca, e fino ai tempi di Galileo Galilei, nel 17 secolo, le comete erano considerati fenomeni meteorologici, una specie di fulmini particolarissimi se vogliamo, e non certo stelle o altro di simile. Infatti, se guardiamo come fu rappresentata la stella di Betlemme, ci accorgiamo che fu disegnata come una normale stella e non come cometa.

Le prime rappresentazioni dei Magi e della stella di Betlemme che si conosca è nella catacomba di Santa Priscilla a Roma, e risalgono al III secolo d.c. E così viene rappresentata per secoli negli affreschi, le miniature, le sculture piccole e grandi, di marmo e avorio, i mosaici. Questo fino al 1303, quando il grande Giotto a Padova, nel ciclo di affreschi che decora la stupenda Cappella degli Scrovegni, dipinge sopra la capanna della Natività una Cometa! Come mai improvvisamente Giotto si sogna di cambiare una iconografia vecchia di secoli, e accreditata dai Vangeli?

Difficile dirlo, ma probabilmente, possiamo supporre che Giotto rimase, come molti all'epoca, impressionato dal passaggio della cometa di Halley, passata proprio in quegli anni, o di un'altra, vista in cielo sempre nel 1301. E' onesto ricordare che giravano all'epoca anche alcuni "pseudo" vangeli, noti per le esagerazioni aneddotiche, che descrivevano la "stella" come una gigantesca cometa che prendeva tutto il cielo. Fatto sta che la quella degli Scrovegni rimane un fatto padovano unico, dato che anche Giotto negli affreschi di Assisi, non la utilizza più.

La stella classica in effetti per quasi un secolo "resiste" alla nuova rappresentazione come cometa. Ad esempio proprio a Padova, 70 anni dopo, un affresco molto importante, la Natività di Giusto da Menabuoi nel Duomo di Padova o , sempre nella stessa città, nella Natività della Cappella di San Michele, dipinta nel 1390. Insomma parecchi decenni dopo Giotto, pur nella stessa città, troviamo ancora rappresentata la stella.
Possiamo quindi dire che la cometa fu una bonaria invenzione di Giotto che, per un po' di anni, non prese piede. Poi evidentemente "dilagò" …. Questo per la rappresentazione grafica, ma il punto principale resta: cosa videro realmente i Magi?

Riassumendo, proprio per seguire il Vangelo di Matteo, dobbiamo pensare a un fenomeno in cielo, evidente per dei "sapienti" ma non per un Re, come Erode era. Fenomeno che sia durato varie settimane, tanto da poter guidare i Magi nel loro lungo viaggio. Questo argomento ha incredibilmente appassionato astronomi e teologi negli ultimi tre secoli, e tuttora è materia di discussione.

Scartata la cometa, per i motivi detti sopra, dobbiamo esaminare altre possibilità.
Fu una meteora ? Di sicuro non poteva esserlo. Le meteore sono piccoli frammenti rocciosi della dimensione dal millimetro fino a qualche centimetro che viaggiano nello spazio interplanetario. Entrando nell' atmosfera terrestre, vaporizzano in pochi secondi per il riscaldamento dovuto all'attrito con l'aria. Il fenomeno, noto come sublimazione, può essere anche parecchio appariscente, ma comunque di durata molto breve: pochi secondi al massimo. Anche se si fosse trattato di un fenomeno eccezionale come una cosiddetta "pioggia" di meteore particolarmente imponente, non sarebbe durata giorni. Le meteore non sono quindi certo un buon candidato per il nostro esame.

Aurora boreale? E' stata fatta anche l'ipotesi che potesse trattarsi di un aurora boreale, fenomeno che molto difficilmente può vedersi a latitudini molto basse, come quelle della Palestina. Tuttavia non è impossibile. Le "aurore" sia boreali che australi, sono un fenomeno dell'alta atmosfera, piuttosto comune e molto scenico da vedere. Nel cielo, anche per giorni, si muovono molto lentamente lunghi festoni luminosi di vari colori. Ciò è dovuto al fatto che il Sole, in periodi di intensa attività emette oltre alla luce ed al calore che sappiamo, anche flussi di particelle elettricamente cariche che, fortunatamente per noi, il campo magnetico terrestre, cattura e incanala verso i Poli. Lì cedono la loro energia agli atomi dell'alta atmosfera che quindi emanano una luce colorata a seconda dell'elemento atomico colpito dalle particelle.

Raro ma possibile a quelle latitudini, può durare settimane… Siamo sulla buona strada? Purtroppo no, perché le aurore sono fenomeni molto evidenti, a chiunque alzi gli occhi al cielo , e anzi, dato che è raro in Palestina, sarebbe stato anche notato certamente. Nessun segreto da farsi spiegare per Erode quindi ed in più quindi non poteva essere segreto , inoltre le aurore boreali avvengono a Nord e quindi non sarebbe potuta "venire da oriente" come vuole il Vangelo.

Fu allora una stella "nuova" apparsa improvvisamente ? Qest' ipotesi è più interessante anche perché nelle imponenti cronache cinesi , cosiddette delle "ventiquattro storie", si parla di una "stella nuova" apparsa nel 5 a.c (secondo la nostra attuale datazione). A conti fatti poteva trattarsi di un normale fenomeno Supernova, ovvero dell'esplosione di una stella di grande massa, diciamo dieci volte quella del nostro Sole. In questo fenomeno viene emessa in pochi giorni una quantità di energia incredibile: tanta quanta il nostro Sole, per fare un paragone, ne emette in tutta al sua esistenza, che si stima in 9 miliardi di anni. Ecco quindi che questo fenomeno appare come una "nuova" stella che compare nel cielo visibile, ricordiamolo, ad occhio nudo solamente a quei temi. Tuttavia una Supernova non si distingue, ad occhio nudo, d auna stella qualunque e comunque si muove in cielo durante la notte attorno alla polare, esattamente come tutte le altre stelle. Non cambia quindi di posizione notte dopo notte. Le scritture invece dicono chiaramente che: «la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino».

Questa, che sembrava essere la migliore ipotesi, sposata nel passato da molti studiosi, si rivela alla fine molto debole! Che altro fenomeno ci rimane per identificare la stella di Betlemme?
Quello che ha guidato i magi potrebbe essere stata una congiunzione planetaria, ovviamente apparente, avvenuta in cielo a quell'epoca.

Spendiamo una parola per capire questo fenomeno in generale. Pianeta significa "errante" nel cielo, ed infatti i cinque pianeti visibili ad occhio nudo, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno, sembrano muoversi sulla volta celeste velocemente e in modo indipendente rispetto alle stelle. Lo fanno perché ovviamente, sono enormemente più vicini delle stelle, anche delle più prossime. Pensiamo ad esempio che Giove, ben visibile al tramonto in questo periodo, è 60.000 volte più vicino a noi della stella più vicina, Proxima del Centauro. Ovvio quindi che man mano che si sposta nella sua orbita noi lo si veda assai più facilmente spostarsi in cielo di quanto possiamo fare pe un analogo spostamento effettivo di Proxima.

Nel loro movimento apparente due o più pianeti possono sembrare avvicinarsi anche moltissimo fra loro, e si parla allora di congiunzione planetaria. Si tratta ovviamente di un effetto prospettico dovuto al nostro punto di vista dalla Terra, dato che fra un pianeta e l'altro, nelle loro orbite effettive attorno al Sole, ci sono milioni di chilometri. Fra le Terra e Marte, ad esempio, la minia distanza fra le posizioni nelle orbite rispettive è 50 milioni di chilometri circa, quando sono entrambi "dalla stessa parte" rispetto al Sole, la massima di circa 200 milioni di chilometri. Che possa quindi essere stata una congiunzione di pianeti fa? E' capitato qualcosa di simile circa 2000 anni fa?

Oggi con i software anche amatoriali possiamo facilmente ricostruire l'aspetto del cielo in varie epoche e confermare quanto tramandatoci, ad esempio, da varie fonti di quell'epoca, come le cronache contenute nelle tavolette babilonesi, chiamate di Sippar, che registrano una congiunzione tra tre pianeti che sarebbe iniziata nell'8 a.C. e terminata nel 6 a.C. Potrebbe essere l'indizio giusto, dato che è riconosciuto che la data che utilizziamo oggi per l'anno "zero" , dato dalla nascita di Cristo, deve essere portato indietro di 7 anni, per un errore del monaco Dionigi il modesto, che la fissò nel Vto secolo

Seguiamo quindi questa congiunzione planetaria
Alla fine dell'8 a.C. Giove e Saturno iniziano ad avvicinarsi sulla volta celeste ed i Magi, con le conoscenze che potevano avere a quel tempo persone molto istruite, senz'altro potevano prevederlo. All'inizio del 7.a.c i due pianeti era visibili in cielo ad oriente, come vuole il Vangelo di Matteo, e dovevano apparire brillanti. Durante l'estate il fenomeno si spostò rimanendo visibile tutta la notte.

Ecco però che alla fine dell'anno si avvicina un terzo pianeta : Marte. I tre rimasero apparentemente vicini in cielo fino al 6.a.c , e poi si allontanarono e la congiunzione terminò. Il tutto avvenne sempre nella zona di cielo della costellazione dei Pesci. In termini astronomici questa congiunzione non è rara, avviene infatti ogni 805 anni, ma chiaramente su base "umana" il fatto diventa molto raro. Ora questo evento era sì ti sotto gli occhi di tutti ma … poteva avere qualche preciso significato solo per dei "Magi", ovvero astronomi-astrologi in grado di prevedere e riconoscere in cielo simboli precisi per la cultura di allora. Ed il significato poteva essere questo, secondo la opinione più diffusa: Giove era il simbolo della "regalità" e della "divinità". Saturno era il simbolo della "giustizia". La parte centrale della costellazione dei Pesci era il simbolo della "casa di Davide" e quindi di Israele.
La congiunzione era inoltre inizialmente visibile ad oriente, dove sorge il Sole e quindi dove ogni giorno sembra "nascere" la luce. L'avvenimento poteva allora essere interpretato come:
Un nuovo Re di giustizia sta nascendo in Israele. Proprio ciò che i re Magi avevano dedotto osservando il cielo. Questa congiunzione potrebbe quindi essere la nostra Stella?
Ricapitoliamo: Nel 7 a.C. ha inizio la congiunzione, e la data è prossima a quella vera della nascita di Cristo.
Subito dopo averla osservata i Magi partono per Betlemme. Loro infatti leggono il fenomeno come: lì sta nascendo il nuovo re di Israele. La congiunzione prosegue nei mesi successivi, rimanendo visibile in cielo anche durante il tempo impiegato dai Magi per giungere a Betlemme, presumibilmente nell'autunno del 7 a.C.
In quel periodo i tre pianeti, cioè l'"aster" di Matteo, erano ormai molto alti in cielo e nel momento di migliore visibilità. Apparivano quasi immobili e brillanti su Betlemme proprio nell'autunno del 7 a.C. ! Il fenomeno venne probabilmente visto anche dai sacerdoti di Erode, ma la loro interpretazione poteva essere diversa da quella dei Magi. Ecco perché Erode chiama i Magi per farsi spiegare da loro cosa mai abbiano visto nel cielo, tanto da indurli ad un viaggio coì pesante e pericoloso.

Siamo quindi arrivati alla fine dell'inchiesta: tra tutte le ipotesi possibili, quella della congiunzione planetaria è dunque la più probabile, sempre ponendo che non si sia trattato di un fenomeno miracoloso. E andare a cercare una spiegazione astronomica non lede certo la "magia" della cometa di Natale!

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