16/10/2019, 08:59
16/10/2019, 12:33
La guerra delle “ Terre rare” ha un solo vincitore: la Cina
Sono gli elementi chimici necessari per le nuove tecnologie come il lantanio, l’olmio, l’ittrio o lo scandio e l’ 87 per cento del mercato mondiale è nelle mani di Pechino
La guerra delle “ Terre rare”. «Il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina ha le terre rare». Questa espressione attribuita a Deng Xiaoping, il famoso leader della modernizzazione della Repubblica Popolare, spiega bene l’approccio di Pechino per quelle che sono le materie prime strategiche dell’industria del futuro, le terre rare e che stanno diventando una risorsa chiave nel conflitto economico strategico che sta opponendo Usa e Cina.
La terre rare non sono così rare nella crosta terrestre. Anzi, esse sono abbastanza presenti sul nostro pianeta. Sono diffuse nelle formazioni di roccia. Pur tuttavia non sono facilmente disponibili. Ma che cosa sono?
Sono tante e sono importanti. Tutte assieme costituiscono un insieme di ben 17 elementi della tavola periodica. Si chiamano con denominazioni strane: lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, samario, europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, itterbio, lutezio. A queste si aggiungono altri elementi come l’ittrio e lo scandio.
Le terre rare non sono una realtà omogenea. Tutt’altro: si dividono in due categorie, le “terre rare leggere” e quelle “pesanti”. Queste ultime sono quelle più usate nell’industria dei beni ad alta tecnologia.
E qui arriviamo al punto sensibile. Le terre rare servono davvero per tante cose che ci piacciono. Sono indispensabili per le calamite e le ritroviamo nei motori delle auto elettriche ( qui iniziano le loro applicazioni “verdi”, quelle nel quadro della rivoluzione industriale di stampo ecologico prossima ventura) e nei generatori caratteristici delle pale eoliche a forte potenza.
Le tecnologie legate alla terre rare le ritroviamo in tantissimi beni che usiamo tutti i giorni anzi che sono diventati indispensabili per la nostra vita quotidiana e per l’economia avanzata: prodotti audio, sensori, dischi rigidi, e infine le lampade più moderne.
Ci sono terre rare in processi di raffinazione del petrolio, nell’industria del vetro, o ancora nelle marmitte catalitiche, nelle pile a combustibile, nei superconduttori ad alta temperatura, nelle nanotecnologie. Insomma in tutta l’industria dell’alta tecnologia, dove più dove meno, ci sono terre rare. Il lantanio, ad esempio, trova impiego nelle lenti ottiche di alta qualità o nel cracking del petrolio. Il cerio è un componente importanti di leghe fondamentali. Il praseodimio se la fa con i magneti permanenti. Il neodimio con il laser ( e tante altri beni). Il samario per laser e per il controllo dei reattori nucleari. Dobbiamo continuare? L’elenco è lunghissimo, ma vale la pena di ricordare ancora qualcosa: il terbio, ad esempio, è usato per le memorie ottiche dei computer, i componenti degli hard disk, le leghe magnetiche, mentre lo scandio per le super- leghe e l’ittrio per i superconduttori.
Abbiamo a che fare con materie prime decisamente strategiche, che sono presenti dappertutto sul nostro piccolo pianeta, ma in piccole quantità. Grazie, però, alle basse concentrazioni esistenti, l’attività di estrazione, separazione, lavorazione delle terre rare si presenta particolarmente costosa e provoca un fortissimo impatto ambientale. E qui iniziano i problemi.
Fino agli anni Sessanta circa l’industria delle terre rare era una faccenda di quattro paesi, Australia, Brasile, India, Sudafrica, ovvero quasi tutte nazioni legatissime all’Occidente. Nei due decenni successivi gli Stati Uniti entrarono in scena con il grande giacimento e le fabbriche minerarie di Mountain Pass, in California.
L’impatto ambientale era particolarmente forte e fu così che prima negli anni Ottanta e poi sempre di più con il nuovo secolo, un nuovo importantissimo attore si è presentato sulla scena mondiale dell’industria delle terre rare: la Cina. In quei anni, grazie ad una precisa strategia della leadership cinese, l’industria delle terre rare è diventara decisiva per la Repubblica Popolare. Come corollario l’industria cinese diventasse decisiva per tutto il mondo.
Risultato? Secondo alcune stime di pochi anni or sono, l’ 87 per cento del mercato mondiale delle terre rare è nelle mani di Pechino. La Cina ha creato un quasi- monopolio nazionale di questo settore chiave dell’industria ad alta tecnologia a livello mondiale. Anzi la Cina, nel 1990, ha dichiarato questo settore, “strategico” a tutti gli effetti, impedendo quindi qualsiasi penetrazione in esso del capitale straniero.
continua qui ---> https://ildubbio.news/ildubbio/2019/07/09/la-guerra-delle-terre-rare-ha-un-solo-vincitore-la-cina/
L’Artico si scioglie e la Cina è già lì. Per il grande affare
Le prime prenotazioni on line, 50 euro l’una, sono state vendute subito dopo l’annuncio ufficiale: il più lungo tunnel sottomarino del mondo (100 km) sarà scavato dal 2020 sul fondo del Mar Baltico, fra la capitale estone Tallinn e quella finlandese, Helsinki. Lo scaveranno e pagheranno quasi tutto i cinesi: 15 miliardi di euro, più 100 milioni offerti da un’impresa saudita.
[...]
La Cina controlla le «terre rare»
Poi ancora la miniera di ferro di Isua (della General Nice di Hong Kong) e infine Kvanefjeld, nell’estremo Sud: una riserva mai sfruttata di uranio e «terre rare», i metalli usati per la costruzione di missili, smartphone, batterie e hard-disk. Kvanefjeld, che è accessibile solo via mare, è proprietà della compagnia australiana Greenland Minerals Energy e al 12,5% della compagnia di Stato cinese Shenghe Resources, considerata la maggiore fornitrice di «terre rare» sui mercati internazionali. Con un investimento da 1,3 miliardi di dollari il giacimento potrà fornire una delle più alte produzioni al mondo di «terre rare». La quota azionaria della Shenghe è limitata, ma il suo ruolo nel progetto no, perché il prodotto estratto da Kvanefjeld sarà un concentrato di «terre rare» e uranio, i cui elementi dovranno essere processati e separati, e questo accadrà soprattutto a Xinfeng, in Cina, dove gli stabilimenti sono già in costruzione. Nel progetto c’è anche un nuovo porto, nella baia accanto al giacimento. La Cina possiede già oltre il 90% di tutte le «terre rare» del mondo, dunque ne controlla i prezzi. Con quel che arriverà da Kvanefjeld, chiuderà quasi il cerchio. Nei lavori del porto è coinvolto anche il colosso di Stato cinese CCCC, già messo sulla lista nera della Banca Mondiale per una presunta frode nelle Filippine. I dirigenti della Shenghe, nel gennaio di quest’anno, hanno formato una joint-venture con compagnie sussidiarie della China National Nuclear Corporation.
qui continua l'articolo con immagini e schemi vari: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/artico-clima-scioglie-ghiaccio-cina-grande-affare-via-polare-groenlandia/7b4764f8-9429-11e9-bbab-6778bdcd7550-va.shtml
25/11/2019, 20:38
26/11/2019, 01:44
sottovento ha scritto:Il punto è che la nostra, seppur notevolmente avanzata, è una società ancora basata su criteri energetici antidiluviani
rispetto a ciò che potrebbe essere la civiltà umana e, certamente, se non saremo (saranno), in grado di evolvere
questo pianeta non durerà molto o gli umani si distruggeranno a vicenda con una guerra.
vimana131 ha scritto:L’eolico e il solare tedesco costano il triplo del nucleare francese e dureranno la metà del tempo
Il costo dell’energia nucleare francese ammonta tuttora al 60% di quello che la Germania ha speso per le energie rinnovabili. La Francia produce circa 400 Terawattora (TWh) all’anno dal nucleare, la Germania 226 Terawattora all’anno [dalle rinnovabili], ma 45 Terawattora di queste ultime provengono dalla combustione delle biomasse, che genera inquinamento atmosferico.
Gli impianti solari tedeschi dovranno essere rifatti ogni 15-25 anni. I parchi eolici dovranno essere ricostruiti ogni 20-25 anni. Le centrali nucleari possono durare 40-80 anni. I costi di manutenzione aumenteranno con la sostituzione delle turbine eoliche e dei pannelli solari. Le turbine vecchie e i pannelli solari esausti dovranno essere sostituiti.
La Francia ha completato la costruzione del 76% dei suoi attuali 58 reattori ad un costo corretto per l’inflazione di 330 miliardi di dollari (290 miliardi di euro). Il costo cumulativo completo dei 58 reattori è stato inferiore ai 400 miliardi di euro. La Germania ha speso circa 500 miliardi di euro negli ultimi 20 anni per ottenere il 35% della produzione energetica da fonti rinnovabili (di cui il 7% ottenuta con la combustione delle biomasse). La Francia produce quasi il doppio di TWh dal nucleare che la Germania dalle energie rinnovabili (solare, eolica, biomassa, idroelettrica). La Francia produce circa 400 TWh all’anno dal nucleare, mentre tutte le energie rinnovabili della Germania (solare, eolica e biomassa) ammontano a circa 220 TWh.
La Cina è arrivata molto più di recente all’energia nucleare. La Cina ha speso meno di 150 miliardi di dollari dal 2000 al 2019 per arrivare a produrre 300 Terawattora all’anno di energia nucleare.
Il costo sostenuto dalla Francia è di 1 miliardo di dollari per ogni Terawattora all’anno di energia pulita.
Il costo per la Germania è di 2,5 miliardi di dollari per ogni Terawattora all’anno di energia relativamente pulita. I 180 TWh all’anno derivanti dall’energia solare ed eolica sono puliti, ma la biomassa no. Genera inquinamento atmosferico.
L’elettricità francese è più economica del 41% rispetto a quella della Germania. I Tedeschi ora pagano 30 centesimi di euro per kwh, i Francesi 18 centesimi di euro per kwh. In totale, sono 24 miliardi di euro in più all’anno; con 22 anni di costi extra si arriva a 500 miliardi di dollari. Questo è il triplo del costo sostenuto dalla Francia e non include la ricostruzione di tutto il parco solare ed eolico negli oltre 50 anni di durata dei reattori nucleari.
La spesa della Cina è di 0,5 miliardi di dollari per Terawattora all’anno di energia pulita. I costi dell’energia prodotta dal nucleare cinese sono un quinto di quella delle fonti rinnovabili tedesche.
Dal 2006 al 2017, la Germania ha aumentato del 50% il costo dell’elettricità per le famiglie (secondo un rapporto dell’OCSE). Il costo dell’elettricità francese è pari 59% di quello tedesca. La produzione elettrica della Francia rilascia un decimo dell’inquinamento da carbonio rispetto a quella tedesca
La Germania avrebbe bisogno del 50% in più di energia nucleare rispetto alla Francia per sostituire completamente qualsiasi altra fonte di produzione energetica. Questo costerebbe 600 miliardi di euro se la Germania volesse uguagliare la costruzione del nucleare francese degli anni ’80. I costi e le norme di sicurezza sono però aumentati, anche se le centrali nucleari francesi funzionano senza incidenti da oltre 30 anni. 80 reattori nucleari costerebbero ora alla Germania 1600 miliardi di euro. Questo sarebbe però ancora più economico dei costi stimati della costruzione attualmente in corso delle infrastrutture per la produzione di energia solare ed eolica.
Solo negli ultimi cinque anni, l’Energiewende è costato alla Germania 32 miliardi di euro (36 miliardi di dollari) all’anno e l’opposizione alle energie rinnovabili sta crescendo in tutta la Germania. In pratica, si sono spesi 160 miliardi di euro per ottenere 70 Terawattora all’anno. Con gli stessi soldi investiti nel nucleare la Francia produce 200 Terawattora all’anno.
Der Spiegel cita una recente stima, secondo cui la Germania dovrebbe spendere “3,4 trilioni di euro (3,8 trilioni di dollari),” ovvero sette volte di più di quanto speso dal 2000 al 2019, per aumentare la produzione di energia solare ed eolica da tre a cinque volte entro il 2050.
La Germania dovrebbe aggiungere 7.700 chilometri di nuove linee di trasmissione per portare in rete l’energia rinnovabile dei parchi solari ed eolici, ma finora ne è stato costruito solo l’8%. Lo stoccaggio di elettricità su larga scala [che il nucleare non richiede] rimane inefficiente e costoso.
La Germania rappresenta il 2% delle emissioni mondiali di biossido di carbonio.
Guardare solo al costo dei pannelli solari non basta per valutare correttamente la trasformazione dell’energia
Le persone non comprendono l’energia o i benefici e i rischi relativi all’energia.
John Gorman era il direttore generale della Canadian Solar Industries Association ma ora è un sostenitore dell’energia nucleare. John sostiene che l’energia nucleare è vitale per risolvere i problemi energetici legati ai cambiamenti climatici.
Una visione eccessivamente ottimistica delle energie rinnovabili ha influenzato le decisioni importanti che riguardano le altre fonti energetiche, in particolare il nucleare. L’attenzione globale per le energie rinnovabili ha causato la dismissione anticipata delle centrali nucleari esistenti e ha bloccato gli investimenti in nuovi progetti. Ha dato alla gente il falso senso di sicurezza di non avere più bisogno del nucleare, quando nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
Quel che è peggio, perché l’eolico e il solare sono fonti di energia variabili (producono elettricità solo quando il vento soffia o il sole splende), per sostenere la domanda devono essere accoppiati ad altre fonti di energia e queste sono quasi sempre i combustibili fossili. In assenza di sufficiente energia nucleare, le energie rinnovabili servono solo a prolungare la vita delle centrali a carbone e a gas, le uniche [insieme al nucleare] che possono produrre energia senza soluzione di continuità.
Il nucleare è l’unica tecnologia comprovata che ha decarbonizzato le economie di interi paesi, tra cui la Francia e la Svezia.
https://comedonchisciotte.org/leolico-e ... del-tempo/
26/11/2019, 12:11
26/11/2019, 13:20
Le persone non comprendono l’energia o i benefici e i rischi relativi all’energia.
John Gorman era il direttore generale della Canadian Solar Industries Association ma ora è un sostenitore dell’energia nucleare. John sostiene che l’energia nucleare è vitale per risolvere i problemi energetici legati ai cambiamenti climatici.
Il nucleare è l’unica tecnologia comprovata che ha decarbonizzato le economie di interi paesi, tra cui la Francia e la Svezia.
26/11/2019, 13:36
27/11/2019, 01:53
Aztlan ha scritto:La risposta è arrivato a darla prima il buon vimana131:
27/11/2019, 10:53
alcar ha scritto:Aztlan ha scritto:La risposta è arrivato a darla prima il buon vimana131:
Si si certo, tuttavia prova anche a chiedere come mai in Francia è stata approvata nel 2015 la legge di transizione energetica che prevede la riduzione costante della produzione di energia nucleare, per un livello massimo del 50% nel 2025.
27/11/2019, 11:03
27/11/2019, 13:04
Aztlan ha scritto:INOLTRE SEI OT.
QUESTO è un topic sulla immensa questione della ridicola, cialtronesca, pagliaccesca inutilità anzi dannosità della moda naturalmente calata dall' alto delle "Rinnovabili" come panacea...
27/11/2019, 13:33
30/11/2019, 18:59
01/12/2019, 10:55
Wolframio ha scritto:Germania, le centrali nucleari chiudono: che fine faranno le scorie?
Germania, le centrali nucleari chiudono: che fine faranno le scorie?
Un team di esperti ha il difficile compito di trovare un deposito definitivo | Ansa - CorriereTv
Nel 2011, la Germania ha deciso di chiudere gradualmente le sue centrali nucleari, in risposta alle crescenti preoccupazioni sollevate dal disastro nucleare di Fukushima, in Giappone. A oggi, le centrali ancora in funzione sono sette, ma chiuderanno tutte entro il 2022. Nel 2013, è stata approvata una legge per destinare le scorie delle centrali dismesse a un luogo di deposito. Per completare il processo, stando alla scadenza fissata dal governo, c’è tempo fino al 2031. Si tratta di 28 mila metri cubi di scorie altamente radioattive, al punto che potrebbero uccidere all’istante. Per dare un’idea, la quantità equivale a circa sette volte la torre del Big Ben a Londra. Al momento, le scorie sono depositate in strutture situate nei pressi delle centrali dove sono state prodotte. Tuttavia queste strutture sono state pensate per un uso temporaneo, limitato a qualche decennio. Dal ministero dell’Economia e dell’Energia tedesco, invece, prevedono che il deposito definitivo dovrebbe contenere le scorie per milioni di anni. E in totale sicurezza. Sempre secondo il ministero, il luogo ideale per sotterrare le scorie dovrebbe essere più solido e massiccio di una roccia, senza falde acquifere e senza alcun rischio di terremoti che potrebbero provocare perdite. Una squadra di esperti è al lavoro per cercare un posto adatto, tra le resistenze dei cittadini. Ad ogni modo, le scorie resteranno in Germania: non c’è nessun piano per portarle fuori dal Paese. Oltre al loro deposito, l’enorme quantità pone problemi anche per il trasporto. Le scorie sono talmente incandescenti che sarebbe complicato trasferirle in sicurezza. Anche per questo motivo ora sono conservate in container dove potranno raffreddarsi per decenni. Il piano del governo è infatti a lungo termine. Una volta trovato il luogo adatto (entro il 2031), si conta di completare la costruzione del deposito definitivo entro il 2050 e di riempirlo con le scorie tra il 2090 e il 2100. Infine di sigillarlo ermeticamente tra il 2130 e il 2170
https://video.corriere.it/esteri/german ... resh_ce-cp
21/12/2019, 19:34