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L'universo/interpretazione di David Bohm

24/06/2011, 18:57

http://it.wikipedia.org/wiki/David_Bohm

http://it.wikipedia.org/wiki/Interpretazione_di_Bohm

Ho letto il tutto, ma non credo di aver compreso bene. Qualcuno è in grado di spiegarmi in maniera più semplificata questa teoria?

26/06/2011, 12:11

I lavori di Bohm sono complessi e vasti. Io penso che l’approccio migliore ai suoi lavori stia nell’iniziare con l’inquadrare l’aspetto secondo me più facile ed anche più interessante di tutta la sua teoria, ossia la teoria dell’onda pilota, che si inserisce all’interno delle ricerche volte a completare in senso deterministico la teoria quantistica standard, mettendo in discussione gli argomenti anticausali di Bohr e Heisenberg. A mio parere questo è l’aspetto più affascinante dell’opera di Bohm ed è anche quello che potrebbe risultare più ricco di sviluppi. Invece i successivi sviluppi teorici, che lo portarono alla cosiddetta visione dell’ordine implicato, alla cui nascita contribuì non poco il suo rapporto con Krishnamurti, secondo me sono più difficili sia da studiare, che da capire, che da provare sperimentalmente. La mia personale opinione sull’opera di questo grande è che, essendo egli andato molto contro corrente, non gli si rende un buon servizio facendo cadere acriticamente l’accento sugli aspetti più eretici e controversi della sua opera. Non dico che non possano risultare giusti, ma che così facendo si offre il fianco a facili critiche col risultato di “buttare via il bambino con l’acqua sporca”, ossia di facilitare il disinteresse anche verso quegli aspetti della sua opera maggiormente abbordabili, verificabili e probabilmente passibili di verifica sperimentale, come la teoria dell’onda pilota.
Insomma, con Bohm bisognerebbe procedere secondo me sui lunghi periodi, cominciando con le "mattonelle", un passo alla volta, una verifica alla volta, un chiarimento alla volta, senza farsi prendere dalla frettolosa accettazione o dal frettoloso rigetto, abbandonando la tentazione di trasformare il suo contributo scientifico in una teoria filosofica a supporto di questa o quella visione del mondo.

26/06/2011, 14:40

Messaggio di Sheenky
Qualcuno è in grado di spiegarmi in maniera più semplificata questa teoria?


L'Universo Olografico di David Bohm


Secondo il libro di Bohm "Universo, mente e materia", nell'universo esisterebbero due forme di manifestazioni della realtà e quindi due sue forme di organizzazione attraverso:

un ordine implicito (implicate order), non direttamente visibile e che egli paragona ad un ologramma nel quale la struttura complessiva si rispecchia in quella di ogni singola parte presa in esame (sebbene con una "risoluzione" via via più bassa in relazione alle dimensioni della parte)

un ordine esplicito (explicate order) che è ciò che realmente osserviamo; quest'ultimo sarebbe il risultato dell'interpretazione che il nostro cervello ci offre delle onde (o pattern) d'interferenza, che compongono l'universo.

Secondo tale ipotesi non é più valido il principio di località, ovvero il principio secondo cui oggetti distanti tra loro non interferiscono l'un l'altro. Poiché Bohm riteneva che l'universo fosse un sistema dinamico e quindi in continuo movimento, preferì sostituire il termine "ologramma" con quello di Olomovimento.

Dopo l'esperimento di Alain Aspect del 1982 che rivelò una comunicazione istantanea fra fotoni a distanze infinitamente grandi, Bohm, che si era già confrontato con lo stesso problema durante la sua riformulazione del paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, ribadì come non vi fosse alcuna propagazione di segnale a velocità superiori a quella della luce, bensì che si trattasse di un fenomeno non riconducibile a misurazione spazio-temporale. Il legame tra fotoni nati da una stessa particella sarebbe quindi dovuto all'esistenza di un insieme di variabili nascoste che formano un ordine delle cose che noi normalmente non percepiamo, nel quale ogni cosa (particella) non è da considerarsi come separata o "autonoma", bensì come facente parte di un ordine atemporale e aspaziale universale, cioè l'Olomovimento.

Interessante é il commento di Piergiorgioo Oddifredi che commenta così il pensiero di Bohm: "Nella terminologia di Schrödinger, Bohm sembra suggerire che l'ordine esplicato si apprende coscientemente, mentre l'ordine implicato si conosce inconsciamente: la coscienza ci rende dunque vittime di un'illusione, facendoci concentrare sugli aspetti più superficiali e frammentati della realtà, e distraendoci da quelli più profondi e unitari. Più precisamente, badando solo alle increspature che costituiscono la realtà manifesta (nel senso letterale di ``toccabile con mano'', cioè tangibile), sia materiale che mentale, perdiamo di vista l'oceano stesso, a cui diamo rispettivamente i nomi di vuoto e inconscio . In accordo con le moderne teorie sia fisiche che psichiche, questi sarebbero bacini di energia di cui noi percepiamo non l'intensità assoluta ma solo le variazioni. E lo stesso universo potrebbe non essere altro che una gigantesca onda momentanea e fortuita, forse solo una fra tante, il cui rifrangersi noi chiamiamo storia cosmica."
Fonte:http://www.sabatoefiammetta.it/Bohm.htm
Ultima modifica di Angel_ il 26/06/2011, 14:44, modificato 1 volta in totale.

26/06/2011, 16:33

Quindi con Bohm si cerca di completare in senso deterministico la teoria quantistica standard, in modo da assegnare dei parametri che specifichino in modo completo lo stato di un qualunque sistema fisico. L'assegnazione deve essere tale da consentire di determinare in modo preciso il valore di una qualsiasi osservabile del sistema, valore che deve coincidere con quelli consentiti, per quella stessa osservabile, dal formalismo quantistico.
Se poi tali parametri non fossero sperimentalmente accessibili allora prenderebbero il nome di variabili nascoste.
Per cui per esempio l'assegnazione di variabili nascoste dovrà determinare il valore del momento angolare, dell'energia etc, col vincolo che rientrino tra quelli permessi dal formalismo "standard". Insomma una teoria di questo tipo deve essere predittivamente equivalente alla meccanica quantistica, ma risulta necessariamente qualitativamente diversa. Quindi Bohm scelse, in modo molto intuitivo, come variabili nascoste, la posizione, o meglio tutte le posizioni delle particelle constituenti il sistema fisico in esame.
Questa visione delle cose comporta come ipotesi base che una data particella si trovi realmente ed oggettivamente in una ben precisa posizione. Che poi si conosca la funzione d'onda che la descrive ma non si conosca la posizione x in cui la particella si trova al tempo t è un altro discorso (ecco perché variabile nascosta).
Premesso questo, il punto è che nella formulazione di Bohm le funzioni d'onda non sono solo enti puramente astratti e matematici, non sono insomma solo un'equazione psi(x) = qualcosa che elevata al quadrato mi dà una probabilità, ma hanno una vera e propria consistenza fisica in quanto guidano le particelle lungo il proprio movimento, il proprio percorso; è come se fosse un campo "informativo" che ha la forza di guidare le particelle laddove esso è più intenso. Insomma si reintroduce "per la finestra" il concetto di traiettoria di una particella escluso "dalla porta" e il moto delle particelle ritorna ad essere basato sul principio di causalità e questo mi sembra il punto fondamentale.

04/07/2011, 14:58

David Bohm, sosteneva che le scoperte di Aspect implicassero la non-esistenza della realtà oggettiva. Vale a dire che nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato.

Questa interpretazione si rispecchia a quella dei Veda, i mistici orientali e dell’antico Brahmanesimo - è che L'Uno-Tutto creante abbia creato questo universo illusorio, tutto è “maya” cioè illusione.

Il cosiddetto atomo fisico sembra non possedere particelle fisiche, più scaviamo in profondità meno ci appare sostanziale, ma una forma-energia ondulatoria in uno schema chiuso.
Se ha una forma ondulatoria deve vibrare ad un ritmo particolare , quando abbiamo qualche trilione di queste onde, abbiamo ciò che appare come una massa di materia, visibile ai nostri occhi ed ai nostri sensi che a loro volta vibrano allo stesso ritmo particolare o "frequenza", perchè noi siamo in quella frequanza.
Un cambio o variazione di essa porterebbe ad una percezione diversa della materia, come ai nostri sensi legati ad essa.
Il nostro Universo (Verso L'Uno) può essere interpenetrato da innumerevoli altre "frequenze", ognuna delle quali è solida e reale per i suoi abitanti.

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Perché esiste l’Universo materiale?
Non è una domanda gratuita, o irriverente, o presuntuosa al contrario, è una domanda perfettamente legittima. Il materialista non è tenuto a porsela per lui, la materia esiste da sempre e sempre esisterà; oppure, più semplicemente, egli può rispondere che la domanda non lo interessa, dal momento che qualsiasi finalismo esula dalla sua prospettiva filosofica.
Ma, per colui che abbia elaborato una concezione spirituale della realtà, si tratta di una domanda non solo legittima, ma anche imprescindibile. Dato che l’Universo "materiale" è, in ultima analisi, una apparenza illusoria, chi e a quale scopo ha creato negli enti codesta illusione?

La tentazione istintiva sarebbe quella di rispondere che ce la siamo creata da soli, a causa della nostra ignoranza e della nostra follia; a causa del nostro timore e della nostra brama; della nostra incapacità di cogliere il legame profondo, indissolubile fra noi e tutti gli altri enti, e di tutti quanti gli enti con l’Essere da cui provengono e cui sono chiamati a fare ritorno.
Senonché, questa risposta presenta almeno un grosso punto debole: come mai l’Essere ha permesso che cadessimo in preda di siffatte passioni e di siffatta ignoranza; come mai ha reso possibile che noi, ingannevolmente, ci percepissimo come distinti e separati, ovvero che precipitassimo nel baratro del nichilismo?
Il nichilismo, infatti, è questo e non altro: credere che gli Enti compaiano, dal nulla, sull’orizzonte dell’esistenza, e poi, altrettanto bruscamente, nel nulla vadano a scomparire, come se mai non fossero stati..
Uno dei rami più antichi della Tradizione, vale a dire quello dei Veda e dell’antico Brahmanesimo - è che il Tutt'Uno Supremo abbia creato questo universo illusorio, “maya”, e questo gioco cosmico, “lila”, precisamente allo scopo di offrire un autonomo spazio di manovra a quegli Enti i quali devono perseguire una ricerca individuale della felicità, indipendentemente dal loro legame con il Tutto e, quindi, anche dal legame con la loro stessa natura divina, come se essa non fosse completata.

Che si tratti di un tentativo impossibile, e quindi di una doppia illusione - di una illusione nell’illusione all’interno di “maya” -, questa è una verità che gli Enti devono scoprire da soli, perché, diversamente, la loro libertà di scelta non sarebbe rispettata, ma essi verrebbero ridotti a semplici burattini nelle mani dell’Essere Supremo.
Non solo: è abbastanza evidente che non si tratta di una verità facile da accettare, specialmente quando si è profondamente immersi nell’illusione della separatezza; ragion per cui è quasi inevitabile che gli Enti ripetano innumerevoli volte i medesimi errori, prima di rendersi conto della ragione per cui non riescono a raggiungere l’agognata felicità. E una sola vita umana, per giungere ad una tale consapevolezza, può non essere sufficiente; oseremmo dire, anzi, che la regola è che ne siano necessarie parecchie, (rincarnazione).

Una volta compresa questa fondamentale verità, che noi non possiamo trovare la felicità se non nel ritorno all’Essere - una semplice verità che San Tommaso d’Aquino ha mirabilmente sintetizzato nella sentenza: «La felicità è conoscere e amare il Sommo Bene» -, il più è fatto, ma solo a livello teorico: bisogna, ancora, che l’anima intraprenda il suo personale cammino esistenziale in armonia con tale verità. E anche questo può richiedere molto, molto tempo; molto tempo e molti tentativi, molte cadute, molte riprese e molta buona volontà.
Insomma, è una cosa che può richiedere lo spazio di numerose reincarnazioni; ciascuna delle quali, tuttavia, non è come un ripartire da zero ogni volta, perché il frutto delle azioni interessate si accumula di vita in vita, ma, dal momento in cui si è imboccato il giusto sentiero, il cumulo incomincia a diminuire, le azioni interessate si diradano e lasciano il posto alla equanime, amorevole contemplazione. Finché non rimane più alcuna traccia di “karma” e l’anima ha finalmente ritrovato la leggerezza e l’innocenza che le consentono di compiere l’ultimo e decisivo balzo verso il suo ultimo destino: il ritorno felice alla dimora dell’Essere.
Scrive Richard L. Thompson (un matematico e filosofo indiano che vive e lavora in America, ma il cui vero nome è Sadapuda Dara) nella sua eccellente monografia «Le civiltà degli alieni» (titolo originale: «Alien identities», 1993; traduzione italiana di Giulia Amici, Jackson Libri, 1995, pp. 425-426):

«Secondo i Veda, il mondo materiale è modellato da un’energia chiamata “maya”. “Maya” significa illusione, magia e potere che crea illusione. La concezione di base dei Veda è che l’universo viene creato come un campo giochi per le anime che cercano di godere della vita separatamente dall’Essere Supremo. Se questi esseri avessero la perfetta conoscenza della realtà, allora conoscerebbero anche la posizione del Supremo, e sarebbero che vivere felici separati da Lui, cioè una condizione di godimento separato,. È impossibile. Viene dunque creato l’universo come luogo dell’illusione, o “maya”, in cui queste anime possano perseguire i propri interessi separati.

Un altro aspetto della visione vedica è che l’Essere Supremo desidera che le anime illuse dell’universo ritornino o a Lui. Ma perché questo atto abbia un significato, deve essere volontario. La vera essenza dell’anima è agire liberamente, per amore. Quindi, se l’anima è costretta ad agire da un potere superiore, questa sua essenza non puà manifestarsi. Per questo, l’Essere Supremo cerca di dare all’anima la conoscenza di come tornare al Supremo in un modo molto delicato, che non sopraffaccia il libero arbitrio dell’anima.
Ecco il punto di vista del “Bhagavata Purana”sulla relazione tra il Supremo e il mondo dell’illusione:
“Offro i miei omaggi a Vasudeva, la Persona Divina, Suprema e Onnipervadente. Medito su di Lui, la realtà trascendente, che è la causa primordiale di tutte le cause, dal quale tutti gli universi manifestati hanno origine, nel quale risiedono e dal quale sono distrutti. Egli è direttamente e indirettamente cosciente di tutte le manifestazioni, ed è indipendente perché non esiste altra causa all’infuori di Lui.
“È Lui soltanto che ha impartito in origine la conoscenza vedica nel cuore di Brahma, l’essere vivente originale. Da lui anche i grandi saggi e gli esseri celesti sono sottoposti all’illusione, così come una persona viene confusa dalle rappresentazioni illusorie dell’acqua che si vedono nel fuoco, o della terra vista sull’acqua. Soltanto a causa Sua gli universi materiali, manifestati temporaneamente dalle reazioni delle tre influenze della natura materiale, appaiono reali, pur essendo irreali” (Bhag. Pur., 1. 1. 1.).

Paragoniamo l’universo a una realtà virtuale manifestata all’interno di un computer da un esperto programmatore. Gli abitanti di una realtà virtuale esistono davvero al di fuori del mondo illusorio generato al computer, ma sperimentano l’illusione di essere all’interno di quel mondo. Se dovessero dimenticare la loro vera essenza, l’illusione sarebbe allora completa, e si identificherebbero completamente con i loro corpi virtuali generati dal computer. Secondo i Veda, questa è esattamente la condizione delle anime illuse nell’universo materiale.
Nell’ambito dell’illusione generale di “maya”, esistono mole altre illusioni secondarie. L’illusione primaria ci fa dimenticare l’onnipotenza del Supremo, e le illusioni secondarie ci fanno dimenticare la gerarchia di amministrazione cosmica stabilita dal Supremo all’interno dell’universo materiale.

Tutte queste illusioni permettono all’anima individuale di agire liberamente, anche se in realtà si trova sempre sotto un controllo superiore. Allo stesso tempo, queste illusioni non sono così forti da impedire la libertà di azione all’individuo che vuole cercare la verità. Se “maya” fosse così forte da impedire ogni tentativo di scoprire la verità, allora anche questo equivarrebbe a negare il libero arbitrio. Secondo la tradizione vedica, l’Essere Supremo fa discendere nel mondo materiale dei maestri, che trasmettono la conoscenza trascendentale alle anime condizionate. Grazie ai meccanismi di “maya”, la gente avrà sempre una grande abbondanza di scuse per rifiutare questi maestri, se lo desidera. Ma quelli che aspirano a una conoscenza superiore, avranno a disposizione altrettanti modi per distinguere la vera conoscenza dall’illusione.

Naturalmente, questo non spiega tutto; ci mancherebbe altro. «State contenti, umana gente, al “quia”;», direbbe il gran padre Dante; «che, se possuto aveste saper tutto…». È ovvio che noi possiamo avvicinarci, e per giunta alla lontana, solo ad una parte di verità così ardue e sublimi, così eccedenti la sfera che noi chiamiamo intellegibile.
Il problema forse più cospicuo che non riceve una risposta adeguata in una prospettiva come quella sopra delineata, è naturalmente - lo stesso su cui si affaticano, da sempre, le menti più eccelse del’umanità: quello del male. Il prezzo da pagare per l’esercizio del nostro libero arbitrio, in realtà, appare veramente molto alto, specialmente considerando che vittime frequenti del male morale sono gli innocenti, gli indifesi, i bambini.
Qualcuno potrebbe, infatti, domandare: «Ma è proprio necessario, per permettere agli Enti di comprendere che non esiste felicità al di fuori dell’Essere, che essi infliggano così grandi sofferenze a se stessi, ai propri simili e a tutti gli altri viventi? È solo per questo che interi popoli sono stati sterminati; che le bombe atomiche hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki; che migliaia di specie vegetali e animali sono state portate all’estinzione?

Dunque: sì, il prezzo è alto; ma esistono altre strade, per condurre gli enti sulla via della consapevolezza, all’infuori di quelle che passano attraverso la diretta, concreta e personale esperienza di ciascuno? Perché, comunque si giri e si rigiri la questione, il punto è proprio questo: che altre strade non ve sono, se non quelle di un intervento esterno, autoritario e calato dall’alto, come un “Deus ex machina”, che annullerebbe la nostra libera volontà e, pertanto, toglierebbe ogni significato alla nostra eventuale consapevolezza.

Lo sappiamo bene: basta osservare i bambini. Per un bambino, le esperienze diventano significative e lasciano una traccia durevole solo se egli le ha vissute in piena autonomia e se ne ha toccato con mano gli effetti; e gli adulti dovrebbero permettergli di farle, ovviamente proteggendolo solo dalle situazioni di autentico pericolo che possono derivarne. Ma se non cadrà per terra, non imparerà ad andare in bicicletta; e se non avrà desiderato a lungo un giocattolo, poi non saprà goderne di esso, ma lo bistratterà.
Ultima modifica di Wave il 04/07/2011, 15:30, modificato 1 volta in totale.
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