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ITER: Accendi una stella sulla Terra

23/12/2009, 10:24

Energia pulita e illimitata: l'Italia è tra i leader della fusione nucleare

Nelle favole le principesse sfoggiano un manto di stelle. E in effetti che cosa può esserci di più esclusivo del possedere una stella tutta nostra? Ora il sogno dei affabulatori viene rivisitato dagli scienziati, che vogliono costruire sulla Terra stelle artificiali: «oggetti» in grado di fornire energia pulita, inesauribile e disponibile per tutti, cancellando buona parte dei conflitti mondiali.

Come accade nei casi più fortunati, i sogni si sono trasformati in finanziamenti, dando il via alla sfida di realizzare reattori per la fusione nucleare. L'impresa è segnata da balzi in avanti, come la collaborazione internazionale che sta realizzando l’impianto sperimentale Iter, e da molti successi tecnici. Tra questi, c’è una scoperta italiana che ha guadagnato la copertina della rivista «Nature Physics» e che riguarda il comportamento del plasma, il «carburante» della fusione. Lo studio si deve al consorzio «RFX», che ha il suo centro a Padova.

Sappiamo che a far brillare il Sole e le stelle sono reazioni di fusione di nuclei di idrogeno, che portano alla produzione di nuclei di elio, liberando energia. La formula della reazione è di una semplicità disarmante, ma, se vogliamo seguirne lo schema per produrre energia sulla Terra, ci sono molte difficoltà. In primo luogo l'efficienza: un metro cubo di materia solare produce solo l'energia necessaria per accendere una lampadina e quindi una centrale in grado di soddisfare i bisogni energetici di grandi città dovrebbe sfruttare una reazione dalla resa migliore. La cosa, fortunatamente, non è difficile. Basta far reagire al posto del più comune idrogeno due varianti: il deuterio, presente in buona quantità anche nell'acqua, e il trizio, ricavabile dal litio, pure abbondante. Insomma, le nazioni non dovranno mai contendersi i materiali per la fusione.

La reazione, poi, è pulita, perché non genera scorie radioattive, se non qualche residuo in piccola quantità e di tipo tale da dover essere custodito per poche decine di anni. Inoltre non c'è il rischio di incidenti catastrofici, perché un reattore a fusione è come un accendino: brucia solo fino a che lo si tiene acceso e ogni malfunzionamento ne causa lo spegnimento. Proprio qui però si annida il problema più grave: ottimizzare il rapporto fra energia impiegata per sostenere la reazione ed energia ottenuta.

«L'energia necessaria per far funzionare una fusione nucleare è spesa principalmente per ottenere e controllare uno stato della materia composto da nuclei atomici ed elettroni che si chiama plasma: è l'ingrediente base delle reazioni di fusione e deve raggiungere temperature altissime», spiega Piero Martin, responsabile scientifico di «RFX». Plasmi si producono naturalmente nell'atmosfera come conseguenza dei lampi e si trovano anche nelle comuni lampade al neon. Il plasma per la fusione, però, dev’essere portato a decine di milioni di gradi. Ovviamente non c'è nessun contenitore in grado di resistere e quindi nei test le particelle cariche del plasma vengono tenute «in posizione» da campi magnetici con forme diverse. Ne sono stati sperimentati tre tipi: il tokamak, lo stellarator e «RFP».

Il primo è quello su cui gli scienziati puntano di più e proprio un tokamak costituirà il cuore del maggiore esperimento mai concepito: il reattore «Iter», frutto di una collaborazione internazionale e in costruzione in Francia. Tuttavia anche gli altri due modelli di campi magnetici vengono studiati. «Sono come diversi punti di vista con cui guardare lo stesso problema e forniscono indizi importanti», continua Martin. In particolare, il consorzio «RFX» studia la configurazione magnetica «RFP» (Reversed Field Pinch, cioè strizione a campo magnetico rovesciato). Il nome deriva dalla geometria delle linee di campo magnetico che si dispongono secondo un'elica, con spire più strette man mano che ci si allontana dal centro del plasma.

Nella configurazione «RFP» il plasma viene attraversato da una corrente crescente, che serve per riscaldarlo e per produrre il campo magnetico che lo terrà in posizione. In queste condizioni però si comporta un po' come un elastico torto un numero eccessivo di volte: forma avvolgimenti irregolari e «si ingroppa». Dal punto di vista della fusione le irregolarità nell'avvolgimento del plasma sono molto negative, perché rendono la reazione meno efficiente e dunque peggiorano il rapporto tra energia spesa ed energia ottenuta.

«Ciò che abbiamo scoperto è che, aumentando la corrente elettrica che attraversa il plasma fino a superare il milione e mezzo di Ampere, l'aggrovigliamento si perde e il plasma assume una conformazione molto regolare, offrendo prestazioni migliori - spiega Martin -. Un altro esperimento, sempre condotto da “RFX” mira invece a sviluppare sistemi di controllo sulla stabilità del plasma. In questo settore siamo i primi al mondo: abbiamo ottenuto un sistema di sensori che registra immediatamente le minime deformazioni del plasma e corregge il campo magnetico, riportandolo in una frazione di secondo nella forma ottimale».

Come tutte le migliori, anche quella condotta nell'ambito di «RFX» si nutre dell’apporto di giovani ricercatori: in 10 anni 200 studenti hanno fatto la tesi nei laboratori padovani e da tre anni è stato istituito un dottorato europeo che vede gli studenti impegnati a Padova, Monaco e Lisbona: caratteristiche che rendono «RFX» uno dei centri di eccellenza per lo studio della fusione.

Fonte: lastampa.it

02/08/2012, 14:23

Da http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=8083

Messaggio di 2di7

Il professor Francesco Romanelli: «Stiamo lavorando per conseganre al mondo il reattore ITER»

Gli scienziati della fusione nucleare stanno per imprimere un colpo di acceleratore ai loro esperimenti e si pongono un ambizioso traguardo: dimostrare entro il 2026 che i processi energetici del Sole e delle stelle potranno essere utilizzati sulla Terra per alimentare i crescenti bisogni di energia delle nostre società.

Il nuovo impegno, e le tappe per raggiungerlo, ci vengono illustrati dal professor Francesco Romanelli, da quest’anno direttore dell’European Fusion Development Agreement (EFDA), il programma comunitario che coordina i laboratori europei impegnati in studi teorici e sperimentali sulla fusione nucleare. Romanelli, che dirige anche il Joint European Tokamak (JET), attualmente la maggiore macchina per esperimenti sulla fusione, collocata a Culham, in Inghilterra, in questi giorni è fra i protagonisti di Frascati Scienza, un vero e proprio festival che vede sfilare per una settimana, dal 18 al 26 settembre, i grandi protagonisti della scienza nazionale e internazionale, con un fitto programma di conferenze, mostre e visite guidate ai laboratori sparsi nella vasta area scientifica a sud di Roma.

«Ce la stiamo mettendo tutta per accelerare i nostri programmi e consegnare al mondo entro una decina di anni ITER, il reattore che dovrà dimostrare la fattibilità scientifica della fusione nucleare, aprendo la strada ad altri impianti che sfrutteranno la stessa tecnologia per produrre energia elettrica da immettere nella rete», annuncia Romanelli.

ITER, la cui costruzione è già iniziata a Cadarache, in Francia, è un progetto internazionale sottoscritto da Europa, Stati Uniti, Cina, Russia, India, Giappone e Corea del Sud. Quest’anno, dopo una pausa di riflessione dovuta al fatto che i suoi costi di realizzazione sono lievitati, passando da 5 a 10 miliardi di euro, di cui circa la metà a carico dell’Europa (e circa 600 milioni in capo all’Italia), i promotori si sono impegnati a superare gli indugi e ad andare avanti con maggior lena, nella speranza di fornire entro questo secolo un valida soluzione dei problemi energetici planetari, con una fonte di energia praticamente illimitata e relativamente pulita.

La fusione, infatti, sfrutta l’enorme energia che si libera quando nuclei di atomi leggerissimi come il deuterio e il trizio (parenti stretti dell’idrogeno), sottoposti ad elevate temperature, fondono. Il processo, pur essendo accompagnato da una consistente attivazione neutronica dei materiali del reattore, tuttavia non produce rifiuti radioattivi di lunghissima vita (decine di migliaia di anni) tipici degli attuali reattori a fissione nucleare. ITER, spiega il professor Romanelli, si basa sul cosiddetto, «confinamento magnetico» già sperimentato da diverse macchine di piccole e medie dimensioni in vari Paesi, fra cui l’Italia. Una miscela di deuterio e trizio, destinata a essere riscaldata fino a diventare un «plasma» a 100 milioni di gradi, è ingabbiata in una camera di acciaio a forma di ciambella, del diametro di circa sei metri . Poiché nessun contenitore metallico potrebbe resistere, il plasma è tenuto sospeso e stretto in un intenso campo magnetico, generato da potenti bobine, in modo da minimizzare il contatto con le pareti della ciambella.

Romanelli riassume così la cronologia dei prevedibili risultati, ormai a portata di mano: «Il reattore ITER dovrebbe essere completato entro il 2019, quindi iniziare a funzionare, per alcuni anni, con il solo idrogeno, però senza produrre energia di fusione. Nel 2026 sarà introdotta la più efficiente miscela di deuterio-trizio e, l’anno dopo, dovrebbe essere raggiunto il fondamentale traguardo di ottenere 500 megawatt di potenza, cioè dieci volte più energia di quella impiegata per sostenere il processo di fusione che si auto sostiene. Ma non è finita. Il passaggio da ITER a reattori dimostrativi in grado di fornire elettricità, che saranno realizzati parallelamente in diversi Paesi, potrà avvenire rapidamente se la ricerca su ITER avrà, come crediamo, successo e si investiranno sufficienti risorse nello sviluppo dei materiali per il reattore».

Questi risultati, aggiunge lo scienziato, saranno anche il frutto di numerosi esperimenti «di accompagnamento» da attuare in diversi laboratori. La macchina JET, per esempio, che si è già avvicinata alle condizioni di pareggio di potenza, dovrà ripetere nel 2014 questa performance, utilizzando nella camera di contenimento del plasma dei materiali di berillio-tungsteno che poi verranno utilizzati in ITER. Anche in Italia, nei laboratori ENEA di Frascati, è prevista la costruzione di un tokamak che dovrà esplorare il comportamento del plasma in condizioni estreme.

«Sono fiducioso che, poco dopo la metà del nostro secolo, la prospettiva dell’energia da fusione diventerà percorribile, naturalmente se i governi continueranno a sostenerci con convinzione –conclude Romanelli–. Basti pensare che il mercato europeo dell’energia assorbe oggi 700 miliardi di euro all’anno. Mentre alla ricerca energetica, di qualunque tipo, vengono destinati solo 2 miliardi di euro all’anno. Una cifra ben modesta se si considera l’importanza strategica del settore».

Franco Foresta Martin

Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... aabe.shtml

02/08/2012, 14:25

Da http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=5776

Messaggio di 2di7

Si accenderanno prima le palline oppure le ciambelle? Il dilemma è destinato a rimanere sospeso per qualche anno, ma la gara fra «palline» e «ciambelle» per conquistare il primato della fusione nucleare controllata, il processo che dovrebbe garantirci l’energia «illimitata e pulita» del futuro, è già cominciata. «Palline» e «ciambelle» rappresentano l’esemplificazione delle due modalità attualmente in fase di sperimentazione nei grandi laboratori di fisica mondiali per fare incollare fra di loro i nuclei di atomi leggeri (deuterio e trizio, due parenti stretti dell’idrogeno), liberando molta più energia di quanta se ne spenda per alimentare il processo; e senza produrre quell’ingombrante carico di scorie tipico delle attuali centrali a fissione.

LE «PALLINE» - Il mese scorso un gruppo di ricercatori della National Ignition Facility (NIF) di Livermore, in California, impegnati nello sviluppo della fusione a «confinamento inerziale» - quelli delle palline per intenderci -, ha annunciato la messa a punto di un nuovo sistema di accensione consistente nell’attivazione simultanea di ben 192 fasci laser, tutti focalizzati su un singolo bersaglio delle dimensioni di un pisello. Non si tratta ancora della fusione inerziale vera e propria, come qualcuno ha equivocato, ma della messa a punto dell’accendino che dovrebbe portare, forse entro l’anno, alla fusione di una singola pallina. Poi ci vorranno diversi altri anni, almeno una decina, per far sì che lo stesso meccanismo, o uno analogo, possa realizzare l’accensione nucleare di una raffica di palline, in stretta sequenza, con la generazione di abbondante energia.

LE «CIAMBELLE» - Nel frattempo, gli operatori della fusione a «confinamento magnetico» - quelli delle «ciambelle» - non stanno con le mani in mano. Proprio questa settimana si riuniscono a Parigi i rappresentanti dei sette Paesi che hanno iniziato a costruire ITER, la macchina che dovrebbe realizzare la fusione nucleare di un plasma tenuto sospeso in una ciambella magnetica: sono Europa, Stati Uniti, Cina, Russia, India, Giappone e Corea del Sud. All’ordine del giorno il nuovo calendario dei lavori e la data di completamento dell’impresa, con la prima accensione di ITER. C’è un po’ di scaramuccia fra chi, come gli Stati Uniti, preme sull’acceleratore per far presto; e chi, come l’Europa, suggerisce più calma, considerati gli aumenti dei prezzi e le difficoltà dell’economia mondiale. Qualunque sarà la decisione, il traguardo non è dietro l’angolo e si pensa che potrà essere raggiunto solo attorno al 2020. E anche in questo caso, dopo che sarà acquisita la capacità di accendere la ciambella di ITER, saranno necessari altri anni per sviluppare nuove macchine in grado di fornire l’energia utilizzabile per scopi civili.

L'OBIETTIVO - Le due vie intraprese dalla fusione nucleare hanno un obiettivo comune: riprodurre in laboratorio lo stesso tipo di processo energetico che tiene accese le stelle, che tuttavia è perseguito con tecniche completamente diverse. Nel tentativo di accendere le loro palline, i ricercatori californiani della NIF utilizzano i potenti fasci laser che concentrano la radiazione sulle pareti di un cilindro d’oro, nel quale è posta una sferetta di berillio con il combustibile nucleare di deuterio e trizio. «La radiazione laser -spiega la dottoressa Carmela Strangio del Gruppo Confinamento Inerziale dell’ENEA- penetra attraverso dei fori nella cavità cilindrica, viene convertita in raggi-X soffici, i quali trasformano in plasma la superficie della capsula sferica di berillio. La pressione del plasma prodotto alla superficie fa implodere il guscio, comprimendo il combustibile nucleare che viene portato all’ignizione, producendo un’energia alcune diecine di volte quella della radiazione laser impiegata». Ma, precisa la ricercatrice, attualmente la NIF è in grado di produrre solo qualche sparo di laser al giorno mentre, per le applicazioni energetiche, la frequenza dovrà raggiungere da 1 a 10 spari al secondo. Un bel salto. Il confinamento inerziale, aggiunge il dottor Aldo Pizzuto, capo dell’Unità Fusione dell’ENEA, non è un’esclusiva della NIF: in Europa è stato avviato il programma di ricerca HIPER per lo sviluppo dei laser ripetitivi necessari alla fusione, cui partecipa anche l’Italia con Enea, Cnr e Cnism. E in Francia, entro 4 anni, entrerà in funzione Megajoule, un progetto simile a quello portato avanti dalla NIF.

IL REATTORE ITER - Di tutt’altra natura è la tecnica del confinamento magnetico affidata al grande reattore ITER e parzialmente già sperimentata con diverse macchine di piccole e medie dimensioni in vari Paesi, fra cui l’Italia. In questo caso la miscela di deuterio e trizio, destinata a essere trasformata in un plasma caldissimo, fino a 100 milioni di gradi, è contenuta in una camera di acciaio a forma di ciambella del diametro di circa due metri. Ma poiché nessun contenitore metallico potrebbe resistere, in realtà essa rimarrà sospesa e stretta in un intenso campo magnetico, generato da potenti bobine che avvolgono la ciambella. Attorno al 2020 ITER dovrebbe creare le condizioni fisiche affinché la reazione di fusione non solo venga innescata, come già è successo più volte nelle ciambelle più piccole (chiamate tokamak) realizzate finora, ma vada avanti in maniera controllata a piacimento degli operatori. La costruzione di ITER è già iniziata a Cadarache, in Francia, vicino a Marsiglia, e potrebbe essere completata verso il 2018. Il maggiore ostacolo finora sorto è quello economico, poiché i costi dell’impresa sono raddoppiati, rispetto a quanto previsto nel 2001, data del suo concepimento, e hanno ormai raggiunto i 10 miliardi di euro, di cui quasi la metà a carico dell’Europa (la quota di partecipazione italiana è balzata da 300 a 600 milioni).

CHI ARRIVERÀ PER PRIMO? - Chi arriverà per primo a tagliare il traguardo, le palline o le ciambelle? Gli esperti seri non azzardano previsioni e neppure osano fare vane promesse. La strada della fusione nucleare, sia quella inerziale che quella a confinamento magnetico, appare comunque fitta di ostacoli, lunga e tortuosa, tanto che le sue eventuali applicazioni energetiche potrebbero non appartenere a questo secolo. Bisognerà ricordarsene quando, all’annuncio del prossimo risultato utile lungo questo non facile ma necessario percorso della ricerca applicata, qualche entusiasta annuncerà che l’energia da fusione è ormai dietro l’angolo.

Franco Foresta Martin
Fonte: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnol ... aabe.shtml

02/08/2012, 14:26

Da http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=8970

Messaggio di ubatuba

Roma – Gli scienziati che lavorano alla fusione nucleare stanno facendo passi da gigante e si pongono un ambizioso traguardo: dimostrare entro il 2026 che i processi energetici del sole e delle stelle potranno essere utilizzati sulla terra per compensare la crescente domanda di energia elettrica. Le tappe per raggiungerlo, ci vengono illustrati dal professor Francesco Romanelli, direttore dell’European Fusion Development Agreement (EFDA), il programma che coordina i laboratori europei impegnati in studi teorici e sperimentali sulla fusione nucleare. Romanelli, dirige la maggiore macchina per esperimenti sulla fusione, collocata a Culham, in Inghilterra.

«Ce la stiamo mettendo tutta per accelerare i nostri programmi e consegnare al mondo entro una decina di anni ITER, il reattore che dovrà dimostrare la fattibilità scientifica della fusione nucleare, aprendo la strada ad altri impianti che sfrutteranno la stessa tecnologia per produrre energia elettrica da immettere nella rete» - annuncia Romanelli
La costruzione di ITER è già iniziata a Cadarache, in Francia, è un progetto internazionale sottoscritto da Europa, Stati Uniti, Cina, Russia, India, Giappone e Corea del Sud. Ricordiamo che in questo anno vi è stata una pausa obbligata a causa dei costi di realizzazione che sono lievitati, passando da 5 a 10 miliardi di euro, di cui circa la metà a carico dell’Europa (e circa 600 milioni in capo all’Italia), i promotori si sono impegnati a superare gli indugi e ad andare avanti con maggior lena, nella speranza di fornire entro questo secolo un valida soluzione dei problemi energetici planetari, con una fonte di energia praticamente illimitata e relativamente pulita.

La fusione sfrutta l’enorme energia che si libera quando nuclei di atomi leggerissimi come il deuterio e il trizio, sottoposti ad elevate temperature, fondono. Il processo non produce rifiuti radioattivi di lunghissima vita (decine di migliaia di anni) tipici degli attuali reattori a fissione nucleare. ITER si basa sul cosiddetto, «confinamento magnetico» già sperimentato da diverse macchine di piccole e medie dimensioni in vari Paesi, fra cui l’Italia. Una miscela di deuterio e trizio, destinata a essere riscaldata fino a diventare un «plasma» a 100 milioni di gradi, è incanalata in una camera di acciaio a forma di ciambella, del diametro di circa sei metri . Poiché nessun contenitore metallico potrebbe resistere, il plasma è tenuto sospeso e stretto in un intenso campo magnetico, generato da potenti bobine, in modo da minimizzare il contatto con le pareti della ciambella.

Romanelli ottimista prosegue: «Il reattore ITER dovrebbe essere completato entro il 2019, quindi iniziare a funzionare, per alcuni anni, con il solo idrogeno, però senza produrre energia di fusione. Nel 2026 sarà introdotta la più efficiente miscela di deuterio-trizio e, l’anno dopo, dovrebbe essere raggiunto il fondamentale traguardo di ottenere 500 megawatt di potenza, cioè dieci volte più energia di quella impiegata per sostenere il processo di fusione che si auto sostiene».

Romanelli è sicuro che è solo questione di tempo e che, poco dopo la metà del nostro secolo, la prospettiva dell’energia da fusione diventerà percorribile, naturalmente se i governi continueranno a sostenere con convinzione questi progetti. Basti pensare che il mercato europeo dell’energia assorbe oggi 700 miliardi di euro all’anno. Mentre alla ricerca energetica, di qualunque tipo, vengono destinati solo 2 miliardi di euro all’anno. Una cifra ben modesta se si considera l’importanza strategica del settore.
da
http://www.invasionealiena.it/invenzion ... telle.html

02/08/2012, 14:27

Da http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=13447

Messaggio di tommaso

Penso che questo argomento meriti una discussione a parte.
Anche sulle pagine di questo forum alcuni di noi hanno espresso forti perplessità su progetti immani e dispendiosissimi come quello reltivo ad ITER,per la realizzazione in un lontano futuro di un rettore a fusione calda.
Sul prossimo numero di "Le scienze" sarà affrontato tale argomento,interrogandosi questa volta,come abbiamo già fatto noi,sulla reale convenienza a destinare ingenti risorse per progetti che nn si sa nemmeno se saranno mai operativi,a scapito di ricerche piu' semplici e che nell'immediato potrebbero essere di gran beneficio per l'umanità intera.


I pezzi mancanti della fusione


Il reattore a fusione ITER dovrebbe rappresentare una pietra miliare sulla lunga strada verso la produzione illimitata di energia pulita. Una volta a regime, produrrà dieci volte l’energia richiesta per farlo funzionare. Nonostante le enormi aspettative, ITER segna il passo. Sforato il budget per miliardi di dollari e in ritardo di anni sui tempi previsti, il reattore non inizierà gli esperimenti di produzione di energia prima del 2026. All’origine di questi problemi ci sono ragioni complesse: difficoltà ingegneristiche impreviste e una burocrazia bizantina nel consorzio dei sette principali partecipanti al progetto. Le voci più critiche sostengono che ITER è solo una macchina che sperpera inutilmente denaro pubblico, distraendo i finanziamenti da progetti per l’energia pulita molto più produttivi, come eolico e solare.

Fonte:http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2012/08/01/news/i_pezzi_mancanti_della_fusione-1172234/

02/08/2012, 14:34

ITER: Cronaca di un fallimento annunciato

di Jean Pierre Petit
Ex-direttore di ricerca al CNRS
Fisico dei plasma, specialista di MHD

Pochissimi conoscono i principi di base delle macchine che, a partire da questa prima macchina ITER, si suppone debbano sfociare su generatori elettrici che utilizzano la fusione come fonte di energia.
L'immagine qui sopra rappresenta il generatore di energia termica che, dopo oltre
cinquant’anni di “Ricerca e Sviluppo”, dovrebbe essere all’origine di generatori nucleari di elettricità che utilizzano l’energia prodotta dalla fusione dei due isotopi dell’idrogeno, il deuterio e il trizio.

Continua qui:

http://www.savoir-sans-frontieres.com/J ... TER_it.pdf

03/08/2012, 13:42

L'Italia è tra i leader? sì certo, nella ricerca e teoria abbiamo sembre avuto grandi menti, nulla da dire, grandi investimenti, che però andranno ad ingrassare altri paesi visto che con l'imbecille opinione pubblica che ci ritroviamo non metteremo in pratica un bel nulla preferendo continuare nella favola dei pannellini solari finché esisterà ancora qualche soldo da spendere. Per fortuna che i soldi stanno finendo e prima o poi ci penserà l'europa ad imporci la costruzione di centrali nucleari. Qualcosa di positivo alla fine l'ueropa l'avrà infine, servirà a far smuovere il culo agli italiani, anceh se certo non lo farà per il loro vantaggio ma per il proprio.
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