Vi segnalo questo articolo molto - molto interessante
http://ugobardi.blogspot.com/2011/12/re ... atura.htmlInteressante tutto l'articolo ma segnalo qui la parte relativa al nucleare
Cita:
La gestione delle scorie nucleari, in particolar modo quelle ad alta radioattività.
Lo abbiamo scritto all'esordio di questo blog e ne abbiamo parlato mercoledì scorso in radio. Come la tragedia di Fukushima ha reso evidente, le centrali nucleari contengono le barre di combustibile usate normalmente in piscine sottoposte a refrigerazione o pompaggio costante, mentre queste vanno via via raffreddandosi e in attesa che possano essere manipolate.
Siccome il processo che ha luogo non è chimico ma nucleare, la nostra esperienza del giorno dopo giorno non è valida; le quantità di energia implicate sono enormi e la loro latenza inverosimile: devono passare normalmente cinque anni prima che si possano manipolare queste barre, tale è il calore e la radiazione che liberano. Ma questo non significa che siano già fredde: si dovranno ancora raffreddare per diversi decenni, normalmente per 60 anni, prima di poterle confinare in un contenitore solido definitivo e senza raffreddamento. E' chiaro che un deposito di scorie con queste caratteristiche è un'installazione che ha un considerevole consumo di energia e che richiede una monitorizzazione costante e specializzata.
Data la situazione di degrado economico che stiamo vivendo e l'inevitabile decrescita energetica che si andrà accentuando sempre di più, è legittimo mettere in dubbio che si possano mantenere operative queste installazioni non produttive per troppo tempo. Ricordiamo che solo per il petrolio nei prossimi dieci anni si devono mettere in produzione quattro Arabie Saudite, circa 36 Mb/d, che il gas sarà prossimo al picco, che il carbone probabilmente lo avrà già superato e probabilmente anche l'uranio.
E questo nel giro di dieci anni; cosa ne sarà, non già dei sessanta anni di “raffreddamento” nucleare, ma dei trenta? Ad un altro livello di fabbisogno energetico ci sono i depositi di scorie di media e bassa radioattività e quelli ad alta radioattività quando non siano più tanto caldi. Come si potrà garantire il loro perfetto contenimento durante i molti secoli che passeranno prima che smettano di essere pericolosi? Chi si farà carico di cambiare i bidoni quando sia necessario a causa del passare del tempo e della corrosione, parzialmente provocata dalle scorie stesse?
E' evidente che ad un certo punto le attività in relazione alla gestione delle scorie cesseranno e queste saranno abbandonate a se stesse. A partire da lì partirà un processo - lento nel caso delle scorie fredde, abbastanza più veloce nel caso di quelle calde – di dispersione e contaminazione. Le scorie arriveranno nelle falde acquifere ed ai terreni circostanti, contaminandoli. Ciò non significa che la vita sparisca completamente in queste zone (il livello di radiazioni non sarà alto a sufficienza per sterilizzarle) ma la vita stessa sarà generalmente più breve è minacciata da tumori ed intossicazioni. La portata di questo inquinamento dipenderà dal tipo di scorie e da come collassi l'installazione di contenimento, ma l'area seriamente compromessa sarà prevedibilmente di vari chilometri di raggio.
In questo senso, è probabile che molte centrali nucleari attualmente in uso, finiscano per essere abbandonate alla loro sorte dopo la loro dismissione, per cui dovremo annoverarle come possibili depositi improvvisati ed inquinanti. Una menzione speciale la meritano qui le centrali gravemente compromesse da un incidente nucleare, come quella di Cernobyl in Ucraina (dove attualmente si sta costruendo un secondo sarcofago di contenimento, essendo quello originale strutturalmente già compromesso) o i tre reattori collassati della centrale di Fukushima in Giappone. Le attività di contenimento di questi reattori sembrano essere molto intense – nel caso di Cernobyl , due grandi strutture di calcestruzzo in 25 anni, più tutte le attività di decontaminazione e vigilanza – e in questo caso un suo non contenimento implica un inquinamento dei più nocivi nell'area circostante.
Conviene anche evidenziare che la gestione stessa delle armi nucleari (queste migliaia di testate nucleari che si trovano diffuse in tutto il globo) può presentare problemi importanti in caso di grave collasso della società; prevedo che uno scenario probabile – entro alcuni decenni, quello sì – sarebbe lo smantellamento dei missili per sfruttare il combustibile di propulsione e l'immagazzinamento dei missili in qualche deposito militare. Ma a poco a poco il costo di sostituzione del contenimento può diventare proibitivo. In ogni caso, inoltre, si dovrà contare su personale ed equipaggiamento specializzati, sempre più cari da ottenere in uno scenario di declino energetico ed economico.
Insomma, i costi crescenti di tutte queste installazioni permettono di ipotizzare che un loro abbandono quantomeno parziale sia praticamente inevitabile, con la conseguenza che estese aree produttive di molti paesi rimarranno alla fine devastate, rendendo il declino più rapido del previsto.