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MessaggioInviato: 14/12/2011, 20:49 
Chiudiamo pure l'OT relativo al fake. Per ulteriori approfondimenti, usiamo i link indicati da zak [;)].

(meglio non cancellare i fake, c'è il rischio che vengano riproposti continuamente)



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MessaggioInviato: 15/12/2011, 00:10 
Cita:
zakmck ha scritto:

Cita:
travis ha scritto:
e hai pure la fonte con la ricerca ufficiale? o altri articoli che differiscano da questo? o almeno la faccia di questo sam chang?


Si tratta di un vecchio fake del 2007. Se ne e' ampiamente discusso sul forum qui:

http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=7331

dove si puo' trovare anche tutta la ricerca fatta da Trystero:

http://www.ufoforum.it/topic.asp?whichp ... _ID=181021

che appunto sconfessa il tutto, incluso foto finta dell'autore.

@mod: Io sarei dell'opinione di eliminare questo articolo da questo 3D.[8]


ok allora è una notizia "vecchia" ma che la foto sia finta non credo, si è verificato anche nel vecchio 3D che in questa foto sono due autentici professori del HGP e l'uomo molto probilmente è il Chang dell'articolo

Immagine

questa è la fonte originale dell'articolo

http://www.agoracosmopolitan.com/home/F ... 01288.html

resta il fatto che il Prof Chang esiste.


Ultima modifica di Wave il 15/12/2011, 00:33, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 15/12/2011, 00:33 
LA foto ritrae due scienziati, nessuno dei due però è Sam Chang, il che non fa che confermare che la notizia sia falsa. In ogni caso per discutere della questione è meglio utilizzare le discussioni aperte appositamente e lasciare questa per discutere dell'argomento a cui è intitolato il topic.



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MessaggioInviato: 15/12/2011, 10:53 
Cita:
Blissenobiarella ha scritto:

DI vero in questo articolo probabilmente c'è solo il fatto che in quello che viene definito "junk DNA", che oltretutto "junk" ossia spazzatura non è affatto come recenti ricerche hanno dimostrato, si sono inseriti nel corso dell' evoluzione umana frammenti di dna esogeno provenienti da virus (recentemente la cosa si è dimostrata essere vera per il bornavirus ) e retrovirus (si stima che l'8% del nostro genoma provenga da essi). Forse su questo si è voluto fantasticare un po'...


verissimo, del DNA "spazzatura" fanno parte (per quel che ne so) regioni introniche, sequenze non tradotte ma funzionali per la maturazione dell'RNA come le sequenze UTR,si trovano numerose sequenze che codificano per snRNA e altri utili per lo splicing, splicing alternativo e la maturazione in generale dell'RNA, trasposoni, pseudogeni, sequenze ripetute ecc. Il DNA non codificante può anche avere funzione strutturale nel centromero o nei telomeri; le sequenze introniche, permettono che la molecola di DNA possa essere letta "a salti" e non base dopo base dall'inizio alla fine, cosa poco funzionale per un DNA eucariotico; hanno anche significato evoluzionistico e fisiologico: con numerose sequenze che non vengono tradotte, c'è molta più possibilità che la mutazione cada in una di queste sequenze, risultando innoqua, piuttosto che in un gene
cerco qualche articolo


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MessaggioInviato: 06/02/2012, 00:17 
Da topo a elefante in 24 milioni di generazioni

Quanto grande può diventare un mammifero, e quanto velocemente? La prima risposta è facile, basta pensare agli elefanti o alle balene. Alla seconda parte della domanda, invece, sino a oggi mancava un riscontro. Sebbene si studi molto l'evoluzione di caratteri come le dimensioni corporee all'interno delle singole specie (microevoluzione), poco si conosce circa i pattern evolutivi dei medesimi tratti in gruppi di animali più ampi, per esempio l'intera classe dei mammiferi (macroevoluzione). Ora uno studio aiuta a rispondere a entrabe le questioni: è quello pubblicato su PnaS da un gruppo di ricerca coordinato da Alistair Evans della Monash University, in Australia

Evans e la sua équipe hanno collezionato dati sulla massa di mammiferi appartenenti a 28 gruppi (tra cui elefanti, roditori e cetacei) vissuti negli ultimi 70 milioni di anni, a partire dall'estinzione di massa del Cretaceo che segnò la scomparsa dei dinosauri. Hanno poi calcolato la velocità di accrescimento delle dimensioni corporee in termini di generazioni (per poter comparare specie dalla durata di vita media diversa). Scoprendo che per passare dai circa 20 grammi di un piccolo roditore alle oltre 2 tonnellate di un elefante ci sono volute 24 milioni generazioni. Il tempo si riduce alla metà se parliamo di animali come le balene: primo perché in acqua è più facile sostenere il peso di corpi imponenti, secondo perché le grandi masse aiutano la termoregolazione. E siccome mantenere la temperatura corporea in acqua è più complicato che sulla terra, la selezione naturale deve aver spinto affinché questo carattere si affermasse velocemente negli animali acquatici.

Sorprendentemente, i ricercatori hanno scoperto che il processo inverso, cioè la riduzione delle dimensioni corporee, può essere anche dieci volte più veloce. Diventare più piccoli, in effetti, è meno problematico: serve meno cibo e ci si riproduce più velocemente. E non è un caso che animali come gli elefanti nani, oggi estinti, vivessero su isole, dove le risorse limitate avrebbero favorito specie con minori necessità energetiche.

http://www.antikitera.net/news.asp?id=11291&T=1


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MessaggioInviato: 07/09/2012, 01:11 
A mio parere questo DNA sembra sempre piu' assomigliare ad una fantastica nano-macchina, con tanto di sistema operativo e software di controllo.

Cita:
I segreti del dna oscuro
Il grande progetto di ricerca Encode svela un'altra mappa del genoma umano: quella del dna spazzatura. Che non è affatto da buttare

06 settembre 2012 di Tiziana Moriconi

Gli scienziati lo chiamavano dna spazzatura: avanzi del nostro genoma che sembravano non servire a nulla. Poi hanno scoperto che non si trattava di qualche frammento, ma di oltre l'80 per cento del codice genetico. Forse un po' troppo per non avere proprio alcun ruolo. Poi si è capito che una parte ce l'ha, e ora è venuto fuori che è pure quella da protagonista. Questa materia oscura del genoma sarebbe un enorme pannello di controllo che comanda l'accensione e lo spegnimento dei geni, stabilendo quali devono sintetizzare una proteina, quando e quanta. Senza questo cervellone centrale, le cellule e gli organi non funzionerebbero.

Dire che la scoperta ha delle implicazioni importantissime è poco, visto che mutazioni in questa parte del dna potrebbero essere alla base di molte malattie. Il risultato è frutto dell'immenso impegno del consorzio di ricerca pubblico Encode (Encyclopedia of dna Elements), guidato dal National Genome Research Institute (Nhgri) statunitense e dallo European Bioinformatics Institute (Embl-Ebi), nel Regno Unito. Il progetto pilota era partito con un'ambizione piccola: esaminare l'1% del genoma. Ma dal momento che sequenziare il dna costa sempre meno e che si fa sempre più velocemente, oggi Encode fa il suo exploit diffondendo 1.640 set di dati riguardanti 147 tipi diversi di cellule.

Più di 12 anni fa lo Human Genome Project (anch'esso pubblico) aveva compilato la prima mappa di quasi tutti i geni del dna umano (una corsa vinta pari merito con il celebre Craig Venter); oggi, Encode presenta un'altra mappa del genoma, identificando quattro milioni di nuovi geni che fungono da interruttori on-off. Sono ben 30 gli articoli – tutti open access – che ce li spiegano dalle pagine di tre importanti riviste scientifiche: Nature (che gli dedica la copertina), Genome Biology e Genome Research.

"Lo Human Genome Project ci aveva mostrato che soltanto il 2% del genoma contiene le istruzioni per fare proteine. Con Encode, ora sappiamo che circa l'80% è impegnato in qualche attività biochimica", ha detto Ewan Birney coordinatore delle analisi sempre all'Embl-Ebi: "E abbiamo trovato che una ben più grande parte del genoma – una quantità sorprendente, in effetti – è coinvolta nel controllo della produzione di proteine". Alcuni di questi abilitatori sono molto distanti dal gene che attivano. La scoperta ci porta, dunque, anche a riconsiderare la definizione stessa di gene, come sottolinea Joseph R. Echer in un commento su Nature.

Per agevolare la consultazione della nuova mappa e delle informazioni riportate nei 30 studi, il consorzio Encode ha anche messo a punto un sistema di ricerca per seguire un tema attraverso tutti gli articoli online. Il gruppo editoriale di Nature ha persino sviluppato una nuova piattaforma e un'app per iPad.

Un ricercatore impegnato nello studio di qualsiasi patologia può quindi avere accesso diretto a questi dati: “ In molti casi si conoscono i geni coinvolti in una malattia, ma forse si ignorano i loro interruttori”, ha infatti spiegato Ian Dunham dell'Embl-Ebi. Qualcuno si è già messo su questa strada: i ricercatori del Genoma Science presso l'Università di Washington pubblicano oggi, in anteprima su Science, uno studio basato proprio sui dati di Encode, oltre che del 1000 Genomes Project. Matt Murano e colleghi hanno cominciato a ricostruire i network genetici che sembrano sottostare ad alcune malattie autoimmuni come il diabete 1, l'artrite reumatoide, la malattia di Crohn e il lupus, e che coinvolgerebbero il 24,4% del dna.

Fonte



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MessaggioInviato: 19/09/2012, 15:27 
Cita:
Non ci sono scarabocchi nel libro della vita


Che il junk DNA non fosse tutta spazzatura, lo si ripeteva da anni. Ma la novità dello studio ENCODE, evoluzione del Progetto Genoma Umano, sta nell’aver indicato che non solo alcune, ma almeno l’80 per cento delle sequenze che non codificano per proteine svolge altre funzioni, probabilmente non meno importanti. E nell’aver mappato tutti questi elementi. Così, come spesso è accaduto nella storia della scienza, e più in generale della conoscenza umana, una nuova scoperta innesca un processo a catena, anzi, spalanca un intero nuovo mondo da esplorare.

E’ come se fossimo sbarcati in una terra sconosciuta, una nuova frontiera che secondo Ewan Birney, a capo del progetto, messo in campo nel 2003 dal National Human Genome Research Institute (NHGRI) statunitense, terrà occupati gli scienziati per tutto il ventunesimo secolo. Insomma, ENCODE, dando alcune risposte, apre la strada a moltissime domande. Lo stesso è accaduto nel 2001, quando fu pubblicata la sequenza completa del genoma umano. «Ci si aspettava di poter leggere finalmente “il libro della vita” » spiega Davide Corona, docente dell’Università di Palermo presso il dipartimento Stembio e associate scientist del Dulbecco Telethon Institute, «e ci si trovò invece davanti un volume pieno zeppo di scarabocchi incomprensibili, in cui meno del 2 per cento dei tre miliardi di lettere rappresentati dalle coppie di basi del DNA si combinava in parole di senso compiuto, costituiva cioè quei 21.000 geni necessari a produrre un essere umano, secondo l’assioma “un gene, una proteina”». E il resto? Sembrava impossibile che l’evoluzione si fosse portata dietro un fardello inutile, e così imponente, non solo da specie a specie, ma da individuo a individuo, e da cellula a cellula, in ogni replicazione.

Certo, negli ultimi anni non si è fatto che parlare di sequenze da cui si trascrivono RNA che non sono tradotti in proteine ma regolano l’espressione dell’uno o l’altro gene (miRNA, piRNA e siRNA); altri siti del genoma si sapeva che servono da “punto di attracco” per proteine che a loro volta agiscono come fattori trascrizionali; poi ci sono i promotori, all’estremità dei geni, e gli enhancers, che li attivano a distanza, ma non si immaginava che queste informazioni finalizzate alla regolazione dell’espressione genica potessero sovrastare di tanto, dal punto di vista quantitativo, quelle necessarie a codificare per i geni stessi. ENCODE ci dice invece che i promotori sono almeno 70.000, gli enhancers 400.000 e che il 99% del materiale genico è entro una distanza di 1,7 kb da un punto riconosciuto come attivo dal punto di vista biochimico. Non solo: la modalità in cui si susseguono adenina, timina, guanina e citosina, le quattro lettere di cui si costituisce l’alfabeto genetico, determina anche il modo in cui la lunga doppia elica, avvolta sugli istoni a formare i nucleosomi della cromatina, si ripiega su sé stessa, esponendo o nascondendo punti cruciali, oppure avvicinando tra loro tratti di DNA che appaiono lontanissimi quando la sequenza è letta in maniera lineare. Job Dekker, dell’Università del Massachusetts, ha per esempio verificato queste interazioni a distanza su tre diversi tipi di cellule. E, limitandosi ad analizzare l’1 per cento del genoma, ha trovato più di un migliaio di casi in cui interruttori che sembravano lontani dal loro bersaglio, in realtà, in una visione tridimensionale del materiale genetico, si ritrovano vicini. «Nel genoma niente ha senso se non lo guardiamo in 3D» ha dichiarato.

«Oggi possiamo dire che quasi ogni nucleotide ha una o l’altra funzione» ha dichiarato Tom Gingeras, uno dei coordinatori dell’impresa. «Non solo: oggi sappiamo dove sono, a che cosa si legano, a che cosa si associano e molto altro».Grazie a ENCODE possiamo sapere, di ogni parte del DNA, quanto è accessibile, se è trascritta, come è disposta nella struttura della cromatina, se lega altre molecole e se è metilata, cioè lega uno di quei gruppi metile che, come l’epigenetica insegna, regolano dall’alto l’espressione dei geni. «Attenzione, però» mette in guardia Corona. «La maggior parte di questi dati sono per noi a tutt’oggi incomprensibili, e lo saranno a lungo, perché sono al di là delle nostre capacità di analisi. Noi siamo abituati a ragionare in maniera lineare, ma qui è chiaro che ogni elemento non regola solo l’espressione di un gene, ma di centinaia di altri fattori di regolazione ognuno dei quali fa a sua volta altrettanto. E’ una rete intricata che richiederà la formulazione di nuovi algoritmi e la messa a punto di processori ancora più veloci di quelli di cui disponiamo oggi». Come se non bastasse, alcune di queste sequenze regolatorie si sovrappongono a quelle codificanti e la loro lettura non è necessariamente in un unico senso, metaforicamente da sinistra verso destra come su una pagina scritta, ma come in un grande crucipuzzle le lettere apparentemente ammucchiate tra loro possono dare origine a parole di senso compiuto anche lette da destra verso sinistra, e la fine dell’una può essere l’inizio di un’altra. Da ENCODE insomma emerge che il livello di complessità in cui sono racchiuse e organizzate le informazioni genetiche supera di gran lunga quel che ci si poteva immaginare e non basterà una stele di Rosetta per decifrarle.

La palla passa quindi di nuovo a ingegneri, matematici, bioinformatici, che devono lavorare con medici, biologi e chimici in un approccio integrato e multidisciplinare, così come si è già fatto negli ultimi anni, quando il grande salto tecnologico che ha accelerato l’analisi del materiale genetico ha reso possibile arrivare a questo punto. Inizialmente, infatti, per capire qualcosa di più dei dati emersi dal Progetto Genoma Umano e analizzare la funzione degli elementi non codificanti del DNA, era partito un primo progetto pilota ENCODE, limitato all’1 per cento del genoma. Un nulla, ma già molto per le possibilità tecniche di allora. Fu l’introduzione delle nuove tecnologie di sequenziazione veloce e a più basso costo a permettere di estendere a tutto il genoma umano il progetto di creare un’Enciclopedia degli elementi del DNA. A questo scopo furono stanziati 123 milioni di dollari e coinvolti 442 scienziati di 32 laboratori dagli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Spagna, il Giappone e Singapore.

Il risultato, a distanza di dieci anni dall’inizio del progetto, non è uno, ma una trentina di paper, che la settimana scorsa si sono riversati come l’ondata di uno tsunami sul mondo della scienza. Con Nature come capofila, altri aspetti del lavoro sono stati riportati da Genome Research e Genome Biology, dal Journal of Biological Chemistry, Science e Cell. L’inusuale numero di pubblicazioni rispecchia la mastodontica mole di dati prodotti dai ricercatori del consorzio, con 24 tipi di diversi esperimenti su 147 diversi tipi di cellule. «Sembrano molte, ma nell’organismo umano ce ne sono migliaia» precisa Gingeras. E’ probabile che le parti residue di DNA a cui neppure ENCODE è riuscito a riconoscere un ruolo, lo svolgano in realtà in questi tipi cellulari non ancora esaminati. Su tre milioni di siti dove una proteina si può legare al DNA, ogni tipo di cellula ne usa infatti meno di 4.000. Una cellula nervosa, per diventare tale e svolgere la sua funzione, usa geni diversi rispetto a un epatocita, e così via. E’ come se i geni rappresentassero tutti i possibili ingredienti presenti in una cucina: ogni cellula ne usa alcuni e non altri per preparare i suoi piatti, e il sofisticato sistema di regolazione messo in luce da ENCODE definisce con precisione le dosi, l’ordine in cui metterli, i tempi e i modi di cottura da seguire per ognuno.

Gli autori non vogliono enfatizzare le ricadute pratiche delle loro scoperte sul piano clinico, per non rischiare di essere poi smentiti. In fondo anche dal Progetto Genoma si pensava potesse venire a breve la cura per il cancro e altri flagelli del nostro tempo, ma i fatti si sono rivelati poi al di sotto delle aspettative. Se però la sequenza lineare del DNA può dare soprattutto indizi sulle mutazioni puntiformi responsabili di rare malattie genetiche ereditarie, le alterazioni dei meccanismi di regolazione dell’espressione genica, che possono emergere da ENCODE, potrebbero spiegare il peso della familiarità in condizioni più complesse e multifattoriali, ma anche molto più comuni, come le patologie cardiovascolari o il diabete.Per gettare un ponte sulla clinica i ricercatori di ENCODE hanno comunque già integrato nel loro materiale i dati provenienti dagli studi genome-wide, quelli che su grandi numeri di persone cercano associazioni tra la presenza di determinati tratti o condizioni patologiche con alcune varianti nella sequenza di DNA, polimorfismi detti SNPs. In molti casi queste caratteristiche genetiche non sembravano più che bandierine rosse poste sul DNA a indicare un maggior rischio di malattia, senza che si attribuisse loro un significato eziopatogenetico, dal momento che per lo più si trovavano all’interno di questa enorme massa di materiale apparentemente insignificante, la cosiddetta “materia oscura” del DNA. ENCODE conferma infatti che solo il 12 per cento degli SNPs si trova in aree codificanti proteine e che quelli associati alle malattie hanno il 60 per cento di probabilità in più di quelli casuali di trovarsi in zone importanti per i meccanismi di regolazione, specialmente per la presenza di promotori ed enhancers. Per esempio i ricercatori hanno trovato che cinque SNPs noti per aumentare il rischio di morbo di Crohn, una malattia infiammatoria intestinale, sono riconosciuti da un gruppo di fattori di trascrizione chiamati GATA2. Un legame inatteso per chi lavora su questa patologia, che apre una nuova linea di ricerca. Come questo ci sono altri 400 punti di contatto già emersi tra la nuova mappa del genoma e diverse malattie: fino a un centinaio di loro erano prevedibili, altre possono trovare spiegazioni ma per altre ancora non si capisce quale potrebbe essere il legame tra l’alterata regolazione genica e il processo patologico.

«I dati di ENCODE, messi a disposizione liberamente e gratuitamente degli scienziati di tutto il mondo, potranno fare da acceleratore in mille campi di ricerca» commenta Corona. «Attingendo a queste informazioni possiamo infatti risparmiarci un grosso lavoro preliminare che richiede una serie di esperimenti estremamente costosi e analizzare i dati esistenti alla luce del lavoro che ciascun laboratorio sta portando avanti». L’accessibilità dei dati, fin dai tempi del Progetto Genoma Umano, è un punto cruciale di questa operazione. «Per interpretarli però dobbiamo proprio cambiare mentalità» sostiene il giovane ricercatore siciliano. «Non possiamo più limitarci a esaminare il singolo gene su cui stiamo lavorando in relazione a una determinata patologia, ma dobbiamo alzare lo sguardo e cercare di avere una visione più ampia».

Un’impresa non facile, data l’enorme quantità di dati, tutti disponibili anche nella loro forma originale, oltre che nella rielaborazione dei diversi paper. Per orientarsi tra questi Nature ha messo a punto un tool informatico interattivo, chiamato Explorer, che suddivide in thread, come nelle conversazioni online, i filoni trattati nelle ricerche di ENCODE pubblicate dalle riviste del suo gruppo editoriale.«E’ una soluzione carina e intuitiva anche per l’utente meno esperto, ma per un’analisi più dettagliata dei dati a noi ricercatori occorrerà qualcosa di più» commenta Corona. Ne sono perfettamente consapevoli anche al National Human Genome Research Institute (NHGRI), che ha deciso di finanziare per altri quattro anni il progetto. Obiettivi: allargare il tipo di elementi funzionali e di linee cellulari studiati, ma anche mettere a punto nuovi strumenti per un’analisi più sofisticata dei dati. Per orientarsi su questo nuovo pianeta, ci vogliono nuove bussole.


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MessaggioInviato: 30/09/2012, 09:26 
LA MATERIA OSCURA DEL DNA E' ATTIVA DURANTE IL CICLO GIORNO/NOTTE

Fonte: http://www.altrogiornale.org/news.php?item.8075.1

Lunghi tratti di dna una volta considerati materia oscura inerte, sembrano attivi in modo particolare in una parte del cervello che controlla il ciclo di 24 ore del corpo, secondo dei ricercatori presso il National Institutes of Health (USA). Lavorando su del materiale cerebrale di ratto, i ricercatori hanno scoperto alcuni tratti di DNA che contengono l'informazione che genera molecole biologicamente attive. I livelli di queste molecole si alzano e abbassano, in sincronia con i cicli di 24 ore di luce e oscurità. L'attività di alcune delle molecole raggiunge il picco di notte e diminuisce durante il giorno, mentre la restante ha il picco durante il giorno e diminuisce la notte. Il materiale viene dalla struttura del cervello conosciuta come ghiandola pineale.

Localizzata al centro del cervello umano, la ghiandola pineale aiuta la regolazione delle risposte corporee ai cicli diurni e notturni, spiegano i ricercatori. Di sera e di notte, la ghiandola pineale incrementa la produzione di melatonina, un ormone che sincronizza i ritmi del corpo col ciclo di luce e oscurità. In molte specie, la ghiandola pineale gioca anche un ruolo nei comportamenti associati alle stagioni, come l'ibernazione e l'accoppiamento e anche nella maturazione sessuale. Il materiale biologico attivo che deriva dal dna della ghiandola pineale, è detto lungo RNA noncodificante (lncRNA). Il lncRNA è distinto dal meglio conosciuto RNA messaggero (mRNA), che serve come una specie di modello per la traduzione dell'informazione contenuta nel DNA per le proteine da produrre. Il lncRNA sembra invece coinvolto nell'attivazione, nel blocco o nell'alterazione dell'attività dei geni o nell'influenzamento della funzione delle proteine o agisce come supporto per l'organizzazione dei complessi delle proteine. L'uso dei ricercatori dei metodi di sequenziamento di prossima generazione, ha rilevato l'attività del lncRNA in aggiunta al mRNA al quale miravano in precedenza, cosa che li ha aiutati nella scoperta.

"Questi lncRNA vengono da aree del genoma che pensavamo essere silenziose", ha detto l'autore principale David Klein, Ph.D., capo della Sezione di Neuroendocrinologia presso l'Eunice Kennedy Shriver National Institute of Child Health and Human Development (NICHD) del NIH, per molta della ricerca condotta. "Invece la ricerca corrente rende inequivocabile che la capacità di trasporto di informazione del genoma è molto superiore di quanto realizzavamo in precedenza."

Lo studio è stato una collaborazione tra il Dr.Klein e i colleghi presso il NICHD, il National Human Genome Research Institute (NHGRI), il NIH Intramural Sequencing Center, amministrato dal NHGRI e il Center for Information Technology. In aggiunta, i ricercatori del King's College London, l'Università di Copenhagen, in Danimarca, la compagnia Genomatix Software, a Monaco. Le loro scoperte appaiono online su Proceedings of the National Academy of Sciences. Per condurre le loro analisi, i ricercatori hanno esaminato RNA dalle ghiandole pineali di ratti esposti a cicli di 14 ore di luce e 10 ore di oscurità. I ricercatori hanno identificato 112 lncRNA con cicli di 24 ore. Per circa il 60% di questi lncRNA, il DNA dei ratti ha prodotto il doppio di molecole lncRNA di notte rispetto al giorno. Inoltre, circa il 90% del lncRNA è stato prodotto in quantità molto superiori nella ghiandola pineale rispetto ad altri tessuti del corpo, molti dei quali non mostrano livelli riscontrabili di questi lncRNA.

I ricercatori hanno anche disturbato il ciclo naturale giorno-notte dei ratti accendendo una luce durante il tipico periodo notturno. In 30 minuti di luce, molti degli lncRNA sono diminuiti della metà. Il ruolo degli lncRNA della ghiandola pineale non è chiaro, tuttavia mostrano schemi circadiani di attività. Il Dr.Klein ha precedentemente documentato centinaia di geni nella ghiandola pineale con consistenti cicli d'attività giorno-notte. "I lncRNA mostrano tale forte attività e ovviamente hanno qualcosa da dirci sulla biologia dei ritmi corporei giornalieri", ha affermato il Dr.Klein. "Stiamo solo iniziando a comprendere come la ghiandola pineale aiuti a mantenere i ritmi corporei delle 24 ore".


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MessaggioInviato: 12/08/2013, 17:00 
Cita:
Thethirdeye ha scritto:

L’ipercomunicazione si incontra più spesso nell’uomo quando una persona ha immediatamente accesso alle informazioni che sono al di fuori dalla sua conoscenza di base. Tale ipercomunicazione viene poi vissuta come fosse un’inspirazione o un’intuizione. Per esempio, il compositore italiano Giuseppe Tartini sognò una notte un demone che gli sedeva vicino al letto e suonava il violino. La mattina successiva era in grado di trascrivere esattamente il brano come se lo ricordava e lo chiamò la Sonata del Trillo del Diavolo.

FONTE: http://quantumpranx.wordpress.com/dna-c ... requencies

Traduzione per The Living Spirits: Tatiana Coan

- fine prima parte-




Cita:
In Platone il dèmone Eros, figlio di Penia e di Poros, è quella forza demonica che consente all'uomo di elevarsi verso il sovrasensibile.
Così nel Simposio di Platone viene narrato l'insegnamento su Eros impartito da Diotima a Socrate:

« Eros è un gran Dèmone, o Socrate: infatti tutto ciò che è demonico è intermedio fra Dio e mortale. Ha il potere di interpretare e di portare agli Dèi le cose che vengono dagli uomini e agli uomini le cose che vengono dagli Dèi: degli uomini le preghiere e i sacrifici, degli Dèi, invece, i comandi e le ricompense dei sacrifici. E stando in mezzo fra gli uni e gli altri, opera un completamento, in modo che il tutto sia ben collegato con sé medesimo. »
(Platone, Simposio 202, D-E)


Ultima modifica di Angel_ il 12/08/2013, 17:28, modificato 1 volta in totale.


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hanno mai scoperto specie di transizione con evidenti caratteri di mutazione?



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ad esempio del trex sono stati trovati 30 esemplari per i suoi 5/10 milioni di anni di esistenza. Questo dovrebbe bastare per far capire quanto sia raro trovare quello che manca, però che non sia successo nemmeno una volta mi pare strano.



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Scoperta Russa sul DNA: le parole e le frequenze
influenzano e riprogrammano il DNA


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http://www.informarexresistere.fr/2012/ ... no-il-dna/

Il DNA umano è un Internet biologico, superiore, sotto molti aspetti, a quello artificiale. La più recente ricerca scientifica russa spiega, direttamente o indirettamente, fenomeni quali la chiaroveggenza, l’intuizione, gli atti spontanei ed a distanza di cura, l’auto-guarigione, le tecniche di affermazione, la luce o aure insolite intorno alle persone (concretamente, dei maestri spirituali), l’influenza della mente sui modelli climatici e molto ancora. Inoltre, ci sono segni di un tipo di medicina completamente nuova nella quale il DNA può essere influenzato e riprogrammato dalle parole e dalle frequenza SENZA sezionare e rimpiazzare geni individuali.

Solo il 10% del nostro DNA viene utilizzato per costruire le proteine. Questo subcomplesso di DNA è quello che interessa i ricercatori occidentali che lo stanno esaminando e catalogando. L’altro 90% è considerato “DNA rottame”. Tuttavia, i ricercatori russi, convinti che la natura non è stupida, hanno riunito linguisti e genetisti per intraprendere un’esplorazione di quel 90% di “DNA rottame”. I loro risultati, scoperte e conclusioni sono semplicemente rivoluzionarie! Secondo loro, il nostro DNA non solo è il responsabile della costruzione del nostro corpo, ma serve anche da magazzino di informazioni e per la comunicazione.

I linguisti russi hanno scoperto che il codice genetico, specialmente nell’apparentemente inutile 90%, segue le stesse regole di tutte le nostre lingue umane. Per questo motivo, hanno confrontato le regole della sintassi (il modo in cui si mettono insieme le parole per formare frasi e proposizioni), la semantica (lo studio del significato delle parole) e le regole grammaticali di base.
Hanno scoperto che gli alcalini del nostro DNA seguono una grammatica regolare e hanno regole fisse come avviene nelle nostre lingue. Così le lingue umane non sono apparse per coincidenza, ma sono un riflesso del nostro DNA inerente.

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Anche il biofisico e biologo molecolare russo Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno esplorato il comportamento vibratorio del DNA. (Per essere breve, qui farò solo un riassunto. Per maggiori informazioni, per favore, andate all’appendice finale di questo articolo).
La linea finale è stata: “I cromosomi vivi funzionano come computer “solitonici/olografici” usando la radiazione laser del DNA endogeno”. Questo significa che hanno fatto in modo di modulare certi modelli di frequenza con un raggio laser e con questo hanno influenzato la frequenza del DNA e, in questo modo, l’informazione genetica stessa. Siccome la struttura base delle coppie alcaline del DNA e del linguaggio (come si è già spiegato) sono la stessa struttura, non si rende necessaria nessuna decodificazione del DNA. Uno semplicemente può usare parole e orazioni del linguaggio umano! Questo è stato anche provato sperimentalmente.

La sostanza del DNA vivente (in tessuto vivo, non in vitro), reagirà sempre ai raggi laser del linguaggio modulato e anche alle onde radio, se si utilizzano le frequenze appropriate. Infine questo spiega scientificamente perchè le affermazioni, l’educazione autogena, l’ipnosi e cose simili possono avere forti effetti sugli umani e i loro corpi. E’ del tutto normale e naturale che il nostro DNA reagisca al linguaggio. Mentre i ricercatori occidentali ritagliano geni individuali dei filamenti del DNA e li inseriscono in un altro posto, i russi hanno lavorato con entusiasmo con dispositivi che possono influenzare il metabolismo cellulare con le frequenze modulate di radio e di luce per riparare difetti genetici.

Per esempio il gruppo di ricercatori di Garjajeva ha avuto successo nel provare che con questo metodo si possono riparare i cromosomi danneggiati dai raggi X. Sono anche riusciti a catturare modelli di informazione di un DNA specifico e lo hanno trasmesso ad un altro, riprogrammando così le cellule su un altro genoma. In quel modo, hanno trasformato con successo, per esempio, embrioni di rana in embrioni di salamandra, semplicemente trasmettendo i modelli di informazione del DNA!
In quel modo, l’informazione completa è stata trasmessa senza nessuna delle disarmonie o effetti collaterali che si manifestano quando si fa l’ablazione e si reintroducono geni individuali del DNA! Questo rappresenta una rivoluzione e sensazione incredibili, che trasformerà il mondo! Tutto ciò applicando semplicemente la vibrazione e il linguaggio al posto dell’arcaico processo d’ablazione! Questo esperimento punta all’immenso potere della genetica delle onde, che ovviamente ha più influenza, sulla formazione degli organismi, che i processi biochimici delle sequenze alcaline.

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I maestri esoterici e spirituali sanno da millenni che il nostro corpo si può programmare con il linguaggio, le parole e il pensiero. Ora questo è stato provato e spiegato scientificamente. Certamente la frequenza deve essere quella corretta e a questo si deve il fatto che non tutti hanno lo stesso risultato o possano farlo sempre con la stessa forza. La persona deve lavorare con i processi interni e la maturità per poter stabilire una comunicazione cosciente con il DNA. I ricercatori russi lavorano con un metodo che non dipende da questi fattori, però funziona SEMPRE, sempre e quando venga usata la giusta frequenza.

Però, quanto più è sviluppata la coscienza individuale, meno c’è la necessità di qualsiasi tipo di dispositivo! Si possono ottenere quei risultati da se stessi e la scienza finalmente smetterà di ridere di tali idee e potrà spiegarne e confermarne i risultati. E non finisce qui. Gli scienziati russi hanno anche scoperto che il nostro DNA può causare modelli di perturbazione nel vuoto, producendo così “cunicoli” magnetizzati!

I “piccoli buchi” sono gli equivalenti microscopici di quelli chiamati ponti Einstein-Rosen nella vicinanza dei buchi neri (lasciati da stelle consumate).

Questi sono dei tunnel di connessione, fra aree completamente differenti dell’universo, attraverso i quali si può trasmettere l’informazione fuori dallo spazio e dal tempo. Il DNA attira quei frammenti di informazione e li passa alla nostra coscienza. Questo processo di ipercomunicazione è più efficace in stato di rilassamento. Lo stress, le preoccupazioni e l’intelletto iperattivo impediscono il successo dell’ipercomunicazione o ne distorcono completamente l’informazione rendendola inutile. In Natura, l’ipercomunicazione è stata applicata con successo da milioni di anni. Il flusso di vita strutturato in “organizzazioni stato” di insetti lo prova drammaticamente. L’uomo moderno lo conosce solo ad un livello molto più sottile come “intuizione”. Però anche noi possiamo recuperarne a pieno l’uso.

Un esempio in Natura. Quando un formica regina è lontana dalla sua colonia, la costruzione continua con fervore e in accordo con la pianificazione. Tuttavia, se si uccide la regina, nella colonia tutto il lavoro si ferma. Nessuna formica sa cosa fare. Apparentemente, la regina invia i “piani di costruzione” anche da molto lontano per mezzo della coscienza gruppale dei suoi sudditi. Può stare lontana quanto vuole, fintanto che sia viva. Nell’uomo l’ipercomunicazione si attiva quando uno improvvisamente riesce ad avere accesso ad un’informazione che è fuori dalla propria base di conoscenze.

A quel punto questa ipercomunicazione viene sperimentata e catalogata come un’ispirazione o intuizione. Il compositore italiano Giuseppe Tartini, per esempio, una notte sognò che il diavolo si sedeva vicino al suo letto suonando il violino. La mattina seguente, Tartini potè trascrivere il brano a memoria con esattezza e lo chiamò la Sonata del Trillo del Diavolo.

Per anni, un infermiere di 42 anni sognò una situazione nella quale era connesso ad una specie di CD-ROM di conoscenza. Gli veniva trasmessa conoscenza verificabile da tutti i campi immaginabili e alla mattina poteva ricordare. Era tale la valanga di informazioni che sembrava che di notte gli trasmettessero tutta una enciclopedia. La maggior parte delle informazioni era fuori dalla sua base di conoscenze personali e arrivava a dettagli tecnici di cui lui non sapeva assolutamente niente.

Quando avviene l’ipercomunicazione, si possono osservare fenomeni speciali nel DNA, così come nell’essere umano. Gli scienziati russi hanno irradiato campioni di DNA con luce laser. Nello schermo si è formato un modello di onde tipico. Quando hanno ritirato il campione di DNA, i modelli di onda non sono scomparsi, sono rimasti. Molti esperimenti di controllo hanno dimostrato che il modello proveniva ancora dal campione rimosso, il cui campo energetico apparentemente è rimasto di per se stesso. Questo effetto ora si denomina effetto del DNA fantasma.

Si presume che l’energia dello spazio esteriore e del tempo, dopo aver ritirato il DNA, fluisca ancora attraverso i “cunicoli”. La maggior parte delle volte gli effetti secondari che si incontrano nell’ipercomunicazione, anche degli esseri umani, sono campi elettromagnetici inspiegabili nelle vicinanze della persona implicata. In presenza dei quali i dispositivi elettronici, come attrezzature per CD e altri simili, possono essere alterati e smettere di funzionare per ore. Quando il campo elettromagnetico si dissolve lentamente, le attrezzature funzionano ancora normalmente. Molti curatori e psichici conoscono questo effetto dovuto al loro lavoro. Più si migliorano l’atmosfera e l’energia dell’ambiente più frustante è che in quel preciso istante l’attrezzatura di registrazione smette di funzionare e di registrare. Il riaccendere e spegnere dopo la sessione non ne ristabilisce ancora la funzionalità totale che però il giorno dopo ritorna alla normalità. Chissà forse leggere ciò risulta tranquillizzante per molti, in quanto non ha niente a che vedere con l’essere tecnicamente incapaci, ma significa semplicemente che sono abili per l’ipercomunicazione.

Gli scienziati russi hanno irradiato diversi campioni di DNA con dei raggi laser e su uno schermo si è formata una tipica trama di onde che, una volta rimosso il campione, rimaneva sullo schermo. Allo stesso modo si suppone che l’energia al di fuori dello spazio e del tempo continua a passare attraverso gli tunnel spaziali attivati anche dopo la rimozione del DNA. Gli effetti collaterali più frequenti nell’ipercomunicazione sono dei campi magnetici vicini alle persone coinvolte. Gli apparecchi elettronici possono subire delle interferenze e smettere di funzionare per ore. Quando il campo elettromagnetico si dissolve, l’apparecchio ricomincia a funzionare normalmente. Molti operatori spirituali conoscono bene questo effetto.

Grazyna Gosar and Franz Bludorf nel loro libro Vernetzte Intelligenz spiegano queste connessioni in modo chiaro e preciso. Gli autori riportano anche alcune fonti secondo le quali gli uomini sarebbero stati come gli animali, collegati alla coscienza di gruppo, e quindi avrebbero agito come gruppo. Per sviluppare e vivere la propria individualità, tuttavia, avrebbero abbandonato e dimenticato quasi completamente l’ipercomunicazione.

Ora che la nostra coscienza individuale è abbastanza stabile, possiamo creare una nuova forma di coscienza di gruppo. Così come usiamo Internet, il nostro DNA è in grado di immettere dati nella rete, scaricare informazioni e stabilire un contatto con altre persone connesse. In questo modo si possono spiegare i fenomeni quali telepatia o guarigioni a distanza.

Senza un’individualità distinta la coscienza collettiva non può essere usata per un periodo prolungato, altrimenti si ritornerebbe a uno stato primitivo di istinti primordiali. L’ipercomunicazione nel nuovo millennio significa una cosa ben diversa.

I ricercatori pensano che, se gli uomini con piena individualità formassero una coscienza collettiva, avrebbero la capacità di creare, cambiare e plasmare le cose sulla terra, come fossero Dio! E l’umanità si sta avvicinando a questo nuovo tipo di coscienza collettiva.

Il tempo atmosferico è piuttosto difficile da influenzare da un solo individuo, ma l’impresa potrebbe riuscire dalla coscienza di gruppo (niente di nuovo per alcune tribù indigene). Il tempo viene fortemente influenzato dalla frequenza risonante della terra (frequenza di Schumann). Ma queste stesse frequenze vengono prodotte anche nel nostro cervello, e quando molte persone si sincronizzano su di esse, o quando alcuni individui (p. e. maestri spirituali) concentrano i loro pensieri come un laser, non sorprende affatto che possano influenzare il tempo. Una civiltà moderna che sviluppa questo tipo di coscienza non avrebbe più problemi né d’inquinamento ambientale, né di risorse energetiche; usando il potere della coscienza collettiva potrebbe controllare automaticamente e in modo naturale l’energia del pianeta.

Se un numero abbastanza elevato di individui si unisse con uno scopo più elevato, come la meditazione per la pace, si dissolverebbe anche la violenza.

Il DNA sembra essere anche un superconduttore organico in grado di lavorare a una temperatura corporea normale. I conduttori artificiali invece richiedono per il loro funzionamento delle temperature estremamente basse (tra -200 e -140°C). Inoltre, tutti i superconduttori possono immagazzinare luce, quindi informazioni. Anche questo dimostra che il DNA sia è grado di farlo.

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Vi è un altro fenomeno legato al DNA e ai tunnel spaziali. Normalmente questi minuscoli tunnel sono altamente instabili e durano soltanto una frazione di secondo. In certe condizioni però si possono creare dei tunnel stabili in grado di formare delle sfere luminose. In alcune regioni della Russia queste sfere appaiono molto spesso. In queste regioni le sfere a volte s’innalzano dalla terra verso il cielo, e i ricercatori hanno scoperto che possono essere guidati dal pensiero. Le sfere emettono onde a bassa frequenza che vengono anche prodotte dal nostro cervello, quindi sono in grado di reagire ai nostri pensieri. Queste sfere di luce hanno una carica energetica molto elevata e sono in grado di causare delle mutazioni genetiche. Anche molti operatori spirituali producono queste sfere o colonne di luce, quando si trovano in uno stato di profonda meditazione o durante un lavoro energetico. In alcuni progetti per la guarigione della terra queste sfere vengono catturate anche nelle foto. In passato di fronte a questi fenomeni luminosi si credeva che apparissero degli angeli. In ogni caso, pur mancando le prove scientifiche, ora sappiamo che persone con queste esperienze non soffrivano affatto di allucinazioni. Abbiamo fatto un grande passo in avanti nella comprensione della nostra realtà. Anche la scienza “ufficiale” conosce le anomalie della terra che contribuiscono alla formazione dei fenomeni luminosi. Queste anomalie sono state trovate di recente anche a Rocca di Papa, a sud di Roma.

L’articolo intero (in inglese) si può trovare sulla pagina http://www.fosar-bludorf.com (Kontext – Forum for Border Science). Su questa pagina è anche possibile contattare gli autori.

Nel suo libro “Vernetzte Intelligenz” (Networked Intelligence: Intelligenza trasmessa dalla rete), Grazyna Gosar e Franz Bludorf spiegano queste connessioni chiaramente e precisamente. Gli autori citano anche fonti supponendo che in tempi primitivi l’Umanità, come gli animali, è stata fortemente connessa alla coscienza gruppale e agiva come gruppo. Tuttavia, per sviluppare e sperimentare l’individualità, noi umani abbiamo dovuto dimenticare l’ipercomunicazione quasi completamente. Ora che siamo abbastanza stabili nella nostra coscienza individuale,possiamo creare una nuova forma di coscienza gruppale, concretamente una, quella in cui abbiamo accesso a tutte le informazioni per mezzo del nostro DNA senza essere forzati o controllati a distanza rispetto a quello che dobbiamo fare con quell’informazione.

Tutti i dati sono tratti dal libro “L’intelligenza in Rete nascosta nel DNA” di Von Grazyna Fosar e Franz Bludorf, (edito in Italia da Macroedizioni) riassunti e commentati da Baerbel.



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MessaggioInviato: 17/12/2013, 22:30 
A me sembra che la scienza in questo campo stia gradualmente riscoprendo che l'ambiente può influenzare la genetica ad un livello molto più profondo ed in un modo molto più raffinato del ridicolo ( a mio parere) "mutazioni genetiche casuali e selezione naturale" del darwinismo, il tutto senza far entrare in scena nessun altrettanto ridicolo (a mio parere) creazionismo.

Mi sembra che stia riscoprendo, mutatis mutandis, l'idea antica di un cosmo intelligente dove gli esseri viventi mutano in funzione dell'ambiente, visto come un tutto organico e quindi in funzione delle necessità dello stesso e dei vincoli imposti dallo stesso.

Per esempio l'idea che l'ambiente, mutando, stimoli l'attivazione di certi geni piuttosto che di altri distrugge l'idea di mutazione genetica casuale per introdurre l'idea di mutazione (o meglio attivazione) genetica non casuale, ma causata dalle nuove necessità ambientali prodotte da un ambiente in continua mutazione.

Se tutto ciò dovesse essere confermato sarebbe un altro colpo notevole sia per chi crede nel Dio "caso", sia per chi crede in un Dio che abbia creato ab origine specie immutabili.


Ultima modifica di quisquis il 17/12/2013, 22:38, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 21/12/2013, 19:29 
Scoperto un secondo linguaggio nascosto all’interno del DNA
Scritto da Redazione di Gaianews.it il 16.12.2013

Un team di scienziati negli Stati Uniti ha scoperto un secondo codice nascosto all’interno del DNA. Questo codice contiene informazioni che potrebbero cambiare il modo in cui gli scienziati leggono le istruzioni contenute nel DNA e interpretano le mutazioni per dare un senso alla salute e alla malattia.

Il gruppo di ricerca guidato da John Stamatoyannopoulos, dell’Università di Washington, professore associato di scienze del genoma e della medicina, ha annunciato la scoperta i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science. L’opera fa parte del progetto Encyclopedia of DNA Elements, noto anche come ENCODE. La National Human Genome Research Institute ha finanziato lo sforzo pluriennale da parte di scienziati da tutto il mondo. ENCODE mira a scoprire dove e come sono memorizzate le “istruzioni” per attivare le varie funzioni biologiche memorizzate nel genoma umano.

Nel momento in cui nel 1960 il codice genetico venne decifrato, gli scienziati ipotizzarono che fosse utilizzato esclusivamente per scrivere le informazioni relative alle proteine. Gli scienziati dell’Università di Washington sono rimasti sorpresi nello scoprire che il genoma contiene in realtà due linguaggi distinti. Uno descrive come sono fatte le proteine#8203;, mentre l’altro istruisce la cellula su come vengono controllati i geni. Un linguaggio è scritto sopra l’altro, ed è questo il motivo per cui questa sorta di codice nel codice è rimasto nascosto per tanto tempo.

"Per oltre 40 anni abbiamo ipotizzato che i cambiamenti del DNA che interessano il codice genetico influissero solo su come sono fatte le proteine"#8203;, ha detto Stamatoyannopoulos. "Ora sappiamo che questo assunto di base sulla lettura del genoma umano non contiene l’altra metà della storia. Questi nuovi risultati evidenziano che il DNA è un dispositivo incredibilmente potente di immagazzinamento di informazioni, che la natura ha pienamente sfruttato in modi inaspettati."

Il codice genetico usa un alfabeto di 64 lettere chiamate codoni. La squadra dell’UW ha scoperto che alcuni codoni, soprannominati duoni, possono avere due significati, quello relativo alla sequenza della proteina e quello relativo al controllo del gene. Questi due significati sembrano essersi evoluti in concerto l’uno con l’altro. Le istruzioni di controllo dei geni sembrano contribuire a stabilizzare alcune funzioni delle proteine #8203;#8203;e al modo in cui vengono prodotte.

La scoperta dei duoni avrà importanti implicazioni sul modo in cui gli scienziati e i medici interpretano il genoma di un paziente e apriranno nuove possibilità di diagnosi e trattamento delle malattie, oltre ad essere un importante passo in avanti per comprendere la complessità del patrimonio genetico.

“Il fatto che il codice genetico può scrivere simultaneamente due tipi di informazioni significa che numerose varianti del DNA che sembrano alterare sequenze proteiche possono effettivamente causare delle malattie interrompendo programmi di controllo dei geni o anche simultaneamente entrambi i meccanismi,” detto Stamatoyannopoulos.

Fonte
Il paper della ricerca



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MessaggioInviato: 21/01/2014, 15:07 
Il DNA bilingue

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Il DNA contiene due codici scritti contemporaneamente sullo stesso tratto, un’ulteriore difficoltà per la teoria neodarwiniana.

Le mutazioni casuali cominciano ad essere davvero troppo brave.

Su Science del 13 dicembre scorso è stato pubblicato uno studio intitolato Exonic Transcription Factor Binding Directs Codon Choice and Affects Protein Evolution nel quale si parla della scoperta di un secondo codice nascosto nella sequenza di basi del DNA. Come sappiamo i nucleotidi secondo il codice genetico vengono letti in triplette (codoni) per indicare quali aminoacidi debbano essere inseriti nella formazione di una determinata proteina. La scoperta sorprendente è che su alcuni tratti di DNA, contemporaneamente al codice genetico che legge le basi a tre per volta (triplette), esiste un secondo codice che le legge le stesse basi per ricevere invece indicazioni sulla regolazione genica.

Della cosa si è occupata anche Pikaia che ha così commentato la notizia:

[wbf]
A pochi giorni dalla fine dello scorso hanno la rivista Science ha pubblicato un’importante scoperta che potrebbe avere profonde implicazioni sul nostra conoscenza del DNA. Alcuni codoni, le triplette di nucleotidi che identificano un aminoacido durante la sintesi delle proteine, hanno due funzioni: oltre a quella ‘classica’ di selezione dell’aminoacido corrispondente nel processo di traduzione dell’informazione scritta nel DNA per la formazione delle catene polipeptidiche delle proteine, sembra infatti che giochino anche un ruolo di primo piano nella regolazione genica.

A circa 15% dei codoni localizzati nelle sequenze codificanti della maggior parte dei geni umani (in circa l’86%), infatti, si legano i fattori di trascrizione, le proteine che regolano l’attivazione dei geni. Tali codoni da oggi saranno noti con il nome di duoni. Oltre alle svariate implicazioni in medicina e biologia evoluzionistica, viene quindi risolto il ‘problema’ della ridondanza del codice genetico (il fatto che diversi codoni codifichino per lo stesso aminoacido): codoni diversi hanno da un lato la stessa funzione, quella di selezionare lo specifico aminoacido, dall’altro no, in quanto possono legare diversi fattori di trascrizione.

Riferimenti:
AB Stergachis et al Exonic Transcription Factor Binding Directs Codon Choice and Affects Protein Evolution. Science
[/f]

Effettivamente, data la stringatezza dell’articolo e la mancanza di considerazioni, sarebbe più opportuno dire che questo è il modo in cui la notizia “non” è stata commentata.

Provando a supplire brevemente possiamo dire che la scoperta equivale a quella che avesse fatto uno studioso di letteratura che si fosse accorto che un romanzo può essere anche letto diversamente e diventare un manuale per usare il cellulare se anziché usare una lingua, come ad esempio l’inglese, si usasse l’italiano.

Pensando al fatto che le informazioni contenute nel DNA, secondo la teoria neodarwiniana, sono state paragonate alla fortunata combinazione ottenuta da un esercito di scimmiette che battendo a caso i tasti del computer scrivono un’opera di Shakespeare, bisogna dire che queste scimmiette cominciano davvero ad essere un po’troppo brave…

Inoltre, come correttamente riportato nell’articolo su Pikaia, questa scoperta darebbe un senso al fatto che esistono diverse triplette che codificano per uno stesso aminoacido (ridondanza), infatti se la tripletta codifica per uno stesso aminoacido di un’altra, il duone invece avrebbe un significato diverso rendendo necessaria la “ridondanza” per poter essere espresso.

Dopo la scomparsa del DNA spazzatura arriva dunque la scomparsa del fenomeno della ridondanza delle triplette e la comparsa di un ulteriore livello di complessità: nel DNA resta sempre meno posto per le conseguenze del meccanismo di evoluzione neodarwiniano basato sulle mutazioni puramente casuali.

Fonte
[/f]


Interessanti anche un paio di commenti:

[wbf]All’analisi dell’information science, la ridondanza della tabella delle corrispondenze tra codoni e amminoacidi si era già rivelata come un sistema di codificazione pianificato a rallentare l’inquinamento genetico che l’ambiente altrimenti produrrebbe, minimizzando gli errori di traslazione nell’mRNA tra i codoni e l’inserimento degli aminoacidi durante la sintesi proteica. Insomma, già sapevamo che la ridondanza era una garante basica dell’omeostasi ed una barriera logica contro due agenti (il caso ed il tempo) incessantemente al lavoro nel genoma per l’involuzione delle specie.

Ora salta anche fuori che i codoni hanno la funzione “duonica” di regolare i geni, con un entanglement di due, anzi tre (e chissà cosa riserverà il futuro ai ricercatori) programmi diversi che suscita l’invidia di ogni programmatore umano.
La ridondanza è diventata il suo opposto: compressione di più programmi in uno solo!

E cosa fanno gli ideologi del “caso”? quelli del Dna spazzatura, insorti contro i ricercatori che avevano messo in dubbio la “spazzatura”? quelli che in una famosa lettera al prof. Pennetta addirittura mettevano in dubbio che il Dna fosse un programma? quelli per i quali la cellula è “uno schifo” ecc., ecc.?
Con un triplo salto mortale da acrobati del circo scrivono che questa scoperta ha “svariate implicazioni in biologia evoluzionistica” e “viene quindi risolto il problema della ridondanza del codice genetico”! Quel “viene quindi risolto il problema” è impagabile: grazie, prof. Pievani, di averci rallegrato una giornata che si presenta pesante d’impegni di lavoro, con un sillogismo peripatetico insuperabile.

Anche un bambino capisce, invece che questa scoperta mette ulteriormente in crisi l’assunzione darwiniana delle mutazioni casuali (e dello stesso evoluzionismo) e richiede, se non ci vogliamo consegnare mani e piedi agli odiati “creazionisti”, di cercare i meccanismi di mutazione ed omeostasi fuori dalla cecità del trial & error.


Qualcuno degli evoluzionisti seri dovrebbe rendersi conto di quanto hai detto nelle tue conclusioni:
“Anche un bambino capisce, invece che questa scoperta mette ulteriormente in crisi l’assunzione darwiniana delle mutazioni casuali (e dello stesso evoluzionismo) e richiede, se non ci vogliamo consegnare mani e piedi agli odiati “creazionisti”, di cercare i meccanismi di mutazione ed omeostasi fuori dalla cecità del trial & error.”

Segnalo anche che qualcosa in più rispetto a Pikaia ha detto Michele Bellone su La Stampa:
“E che dire, poi, della coesistenza dei due codici? Non bisogna dimenticare che la selezione naturale agisce sulle sequenze geniche, premiando quelle più adattative che vengono trasmesse di generazione in generazione. Ebbene, secondo lo studio, questa coesistenza non è sempre priva di conflitti: è possibile che una delle due funzioni di una certa sequenza, nel corso dell’evoluzione, venga penalizzata a scapito dell’altra, mentre in una sequenza diversa potrebbe accadere il contrario. E resta anche da capire quali siano i meccanismi molecolari che regolano l’interazione tra i due codici, così come il limite di sovrapposizioni di codice che un genoma è in grado di tollerare.

Di certo, la scoperta rivela un ulteriore livello di complessità del Dna, che sempre più si rivela essere non solo una molecola dall’architettura raffinata, ma un potente dispositivo biologico per l’immagazzinamento di informazioni.


Vediamo che a fronte di un riconoscimento del fatto che questa scoperta rende ancor più esigue le possibilità che una mutazione casuale porti un vantaggio senza danneggiare qualcos’altro, Bellone si ferma prima di fare il passo che porta dichiarare insoddisfacente la spiegazione dell’evoluzione per mutazioni casuali e selezione.

Anziché affrontare gli evidenti difetti del neodarwinismo gli evoluzionisti più noti del mondo preferiscono divertirsi a fare umorismo sui creazionisti, un modo per nascondere i problemi, ma non potranno andare avanti così all’infinito.



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