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MessaggioInviato: 02/05/2014, 01:02 
Cita:
mauro ha scritto:

caro Max,
infatti non c'è differenza, o olmeno praticamente ,quasi tutti, non
hanno neanche la percezione di come potrebbe essere [8]

Ma volevo introdurre un altro concetto, cosa che feci già parecchi anni fa su un altro forum, ma non fu ben capita forse perche non avevano ancora dimestichezza coi "videogiochi" [8D]
Interessante, se fossimo un videogioco, è scoprine le "crack" o i codici,
insomma le parole che permettono di ottenere "benefici".
Nei testi di vari "maghi" si parla di queste "parole di potere" e in alcuni
libri avevo trovato qualcosa tipo" combattete" per vincere una gara,
o "ottenete" per cercare qualcosa perso, ma, non sempre funzionano [:(]
Che sia perchè la non realtà è "craccata" e non il gioco originale,
come mi disse mio genero [8D] [:D]

ciao
mauro


MAtrix!

Se il nostro universo è una simulazione fatta da uomini del futuro o da altre specie per quanto possano essere tecnologicamente avanzate questi saranno sicuramente fallaci ed un errore o un bug ci può scappare, quindi non mi stupirei. Non mi stupirei nemmeno di una realtà in stile IL 13ESIMO PIANO. Tutto porta a pensare che di simulazione si tratti. Fatta da chi O COSA è impossibile dirlo da QUI DENTRO.

Cita:
Atlanticus81 ha scritto:

[b]Cosmologia quantistica: intervista a Ignazio Licata sull'universo arcaico



non oso nemmeno immaginare la matematica necessaria per sostenere queste teorie, davvero incredibile


Ultima modifica di MaxpoweR il 02/05/2014, 01:32, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 08/05/2014, 15:11 
Verrà il giorno in cui in queste simulazioni verrà introdotta la variabile della "Coscienza"... e allora diventeremo il DIO per un nuovo Universo che le intelligenze simulate percepiranno come la loro propria "realtà"

Astronomi creano la più grande e dettagliata simulazione dell'universo

Immagine
Simulazione di grandi filamenti di ammassi galattici con un denso alone di materia oscura intorno. Credit: Illustris Collaboration

Uno degli strumenti più potenti dell'astronomia contemporanea sono sicuramente le simulazioni computerizzate. Quello che viene fatto e creare un vasto mondo virtuale e inserire soltanto le leggi fisiche conosciute, le caratteristiche dello spazio e del tempo e vari parametri di inizio dell'universo, e poi dare il via libera. Non c'è alcuna stringa di codice che dice al computer di creare una galassia, o formare ammassi, stelle, materia oscura, etc. Ed è questo il punto: in questo modo è possibile vedere quanto le leggi che conosciamo riescono anche a riprodurre un universo così come lo osserviamo. Ci sono stati nel tempo diversi universi simulati, ma questo è il più dettagliato mai creato. Non solo, ma i risultati sono incredibilmente simili all'universo in cui viviamo, e questa è una conferma enorme della validità delle attuali teorie cosmologiche. Ma la simulazione non serve solo a dare conferme. Se confermiamo la validità del modello osservando il prodotto finale, diventa estremamente interessante iniziare a fare avanti e indietro nella storia della simulazione per vedere esattamente come e quando sono nate le galassie in questa simulazione, e riuscire quindi così ad avere indizi sull'evoluzione delle galassie nel nostro universo.

La simulazione è stata creata da Mark Vogelsberg, ed i suoi colleghi del MIT (Massachusetts Institute of Technology), e mostra inizialmente l'evoluzione dell'universo visibile e della materia oscura iniziando appena 12 milioni di anni dopo il Big Bang. Il problema con i modelli passati era che erano o dettagliati ma troppo piccoli, o grandi ma poco dettagliati. Questa è la prima così potente da simulare in altissimo dettaglio una regione di ben 350 milioni di anni luce. Qui si possono vedere sia singole galassie con la molteplicità di forme che le caratterizzano, sia la struttura su grande scala dell'intero universo.

Diversamente dalle passate simulazioni, questa riesce a riprodurre con fedeltà la grande varietà di forme che le galassie assumono nella loro evoluzione ed interazione con il mezzo intergalattico e tra di loro. Non solo, ma questa simulazione mostra con fedeltà anche la nascita delle prime galassie intorno a centri densi di materia oscura, ha poi diffuso grandi quantità di polvere e gas nei dintorni.

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=TPvHVtX1CBU[/BBvideo]

Vogelsberg ha spiegato che il successo della simulazione riguarda principalmente il notevole miglioramento degli algoritmi impiegati, ed il fatto che i calcoli includono una grande varietà di leggi fisiche, come la formazione di buchi neri supermassicci, ed il loro effetto sugli ambienti circostanti. Il modello, chiamato Illustris, richiede un'enorme potenza di calcolo! Con un normale computer desktop servirebbero 2000 anni per simulare la stessa regione dell'universo. Anche con gli 8000 processori del supercomputer usato, la simulazione ha impiegato mesi per finire.

Chris Brook, astrofisico dell'Università Autonoma di Madrid, ha spiegato che i precedenti modelli hanno sempre fatto fatica anche a simulare persino le proprietà basilari delle galassie ed il fatto che questa nuova simulazione, che prende in considerazione così tante delle leggi principali che costituiscono il modello cosmologico standard, abbia avuto un successo così grande, ci da molta fiducia in quello che attualmente conosciamo dell'universo. Da adesso in avanti, simili simulazioni permetteranno anche di fare previsioni ed interpretare in molto più dettaglio anche i risultati di osservazioni.

Non mancano però anche le eccitanti anomalie rispetto all'universo osservabile. Per esempio, nell'universo simulato, le galassie a bassa massa, nascono troppo presto nella storia dell'universo. Sarà interessante cercare di capire quali processi nella simulazione portano a questa discrepanza, per magari riuscire ad imparare qualcosa di più sulla nascita delle galassie nel nostro universo.

http://www.nature.com/news/model-univer ... os-1.15178


Ultima modifica di Atlanticus81 il 08/05/2014, 15:17, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 15/05/2014, 10:38 
Al CERN è stato messo a punto un metodo per misurare la massa gravitazionale dell’anti-idrogeno. È simile all’esperimento della torre di Pisa di Galileo, ma usa l’antimateria.

Immagine

Il team di ricerca ALPHA del CERN di Ginevra ha recentemente pubblicato su Nature Communications uno studio che analizza il modo in cui l’antimateria risente della gravità. L’obiettivo dell’esperimento ALPHA era la creazione e lo studio dell’anti-idrogeno, il più semplice atomo di antimateria. Gli scienziati hanno però osservato che i dati raccolti nel 2010 e nel 2011 su 434 atomi di anti-idrogeno potevano essere sfruttati anche per ottenere informazioni sulla forza di gravità. Jeffrey Hangst, professore danese e primo autore dell’articolo, ha chiarito che «al momento non possiamo ancora dire se l’anti-idrogeno risenta della gravità o dell’antigravità. Con i nostri studi abbiamo mostrato, per la prima volta, che è possibile compiere misure gravitazionali sull’antimateria. Il prossimo passo sarà migliorare il sistema di misura, per rendere i risultati più accurati.»

Ma se l’esperimento dimostrasse che l’antimateria viene respinta dalla materia ordinaria, anzichè esserne attratta, che cosa cambierebbe? «Tutto. Questo significherebbe che non abbiamo capito nulla sull’evoluzione dell’universo e dovremmo rivedere tutti i nostri modelli. Sarebbe una completa rivoluzione», ha spiegato il Prof. Hangst. «La fisica è piena di teorie secondo cui l’interazione tra materia e antimateria è gravitazionale, e ci sono anche una serie di misure indirette a confermarlo. Ma fino a quando non verrà eseguita una misurazione diretta, non possiamo esserne certi. Questo è ciò che il nostro esperimento dovrà stabilire.»

L’apparato ALPHA funziona come una trappola per antimateria, capace di formare e trattenere l’anti-idrogeno per più di mille secondi. Una volta rilasciati, gli atomi vengono fatti cadere e si osserva da che parte escono dalla trappola. Il procedimento è molto simile all’esperimento della Torre di Pisa di Galileo, l’unica differenza è che al posto delle sferette c’è l’antimateria. «Lasciamo gli atomi in caduta libera, e cerchiamo di capire da che parte si muovono», ha spiegato Jeffrey Hangst. «Al momento non sappiamo ancora da che parte vadano, perchè quando li lasciamo andare si stanno muovendo. È come se facessimo l’esperimento della torre di Pisa lanciando le sferette in direzioni casuali: queste potrebbero salire per un po’, ma poi comunque cadrebbero. L’anti-idrogeno invece decade prima di avere il tempo di accorgersi della gravità, poichè urta contro le pareti della macchina prima ancora di iniziare a precipitare.» Anche se interessante e affascinate, la gravità non è in realtà l’obiettivo fondamentale della collaborazione internazionale ALPHA, ma è considerata alla stregua di un hobby. Dall’anno scorso è iniziata la completa ricostruzione dell’apparato sperimentale. La nuova macchina si chiama ALPHA-2 e costerà circa cinque milioni di franchi svizzeri. Il suo obiettivo sarà studiare a fondo le proprietà dell’atomo di anti-idrogeno.

«Ci vuole molto tempo per rendere la macchina funzionante, per questo il nostro team di quaranta persone sta lavorando anche con gli acceleratori del CERN spenti. È un sistema molto complesso, ogni giorno abbiamo nuove sfide da affrontare». E sarà possibile creare altri tipi di atomi di antimateria? «No – ha risposto sicuro Jeffrey Hangst – con il metodo utilizzato attualmente non potremo avere atomi più pesanti dell’idrogeno, è estremamente improbabile che si formi anche un solo nucleo di elio. Tra l’altro, il nostro apparato è in grado di generare appena un atomo di anti-idrogeno per volta».

http://www.altrogiornale.org/news.php?item.9170.7

Se più del 90% dell'Universo è fatto da antimateria ed energia oscura e solo una percentuale <1% è rappresentata da stelle, pianeti e corpi celesti 'visibili'... forse significa che l'anomalia, nell'intero universo, è data proprio dalla materia con cui siamo abituati a interagire quotidianamente.

Per secoli ci siamo concentrati sullo studio della fisica di un 5% dell'universo.

Forse decine di migliaia di anni fa qualcuno approfondì il restante 95%...


Ultima modifica di Atlanticus81 il 15/05/2014, 10:41, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 22/05/2014, 14:23 
ciao Atlantiche.i

Vedi,l'ipotesi della materia oscura è stata fatta proprio per confermare la fisica.

Penso tu lo sappia : vedendo che la materia visibile giustifica solo una piccola parte della massa totale del cosmo,gli astrofisici hanno immaginato una materia fantasma che secondo loro,genera la gravitazione e la massa restante.

Quindi,questa ipotesi,conferma l'accreditato ,dato che per i fisici ,non ci può essere gravitazione senza massa,perciò, se il 90 % della gravitazione universuniversale,non è dovuto alla materia visibile,secondo loro,deve essere dovuto a una materia invisibile.

Come vedi,loro non escono mai dall'accreditato,a costo di fare ipotesi di cui non esiste ancora nessuna conferma.

Se guardi tutte lle mappe della materia oscura,compresa la peraltro bella simulazione che proponi,tu ti tendi conto della uguaglianza arbitraria che loro fanno: gravitazione inspiegabile=materia oscura

Ciò non è coretto,perché ,in realtà, quelle mappe e quei riferimenti di calcolo dinamico nei bracci delle galassie,mostrano solo l'esistenza di una gravitazione senza massa,che loro spieessionigano e uguagliano alla materia oscura.

Ho studiato alcune mappe,e la distribuzione a reticolo con gangli di spessore presente in tutto l'universo,mostra questa gravitazione e basta.

Non esistono dati,misure,calcoli che possano provare,neanche alla lontana,che quella gravitazione sia dovuta a una materia oscura.

Ho visto in questa sezione un altro topic interessante sulle alternative alla materia oscura.

Bene,è il dibattito che ci vuole.

Cmw,ricordiamoci che anche le alternative possono basarsi solo sulla gravitazione e basta.

Resta aperta anche la domanda: può esistere gravitazione di per sé stessa e basta?

Secondo me,visti i progressi in mecc quantistica,si,ma anche questa è una ipotesi da verificare.

Ciao,e complimenti sinceri per questi tuoi topic.



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IL MIO SITO SPACEART:
http://thesky.freeforumzone.leonardo.it ... 1&f=183131

Inoltre,un ottimo sito per scrivere quello che volete!

http://www.scrivendo.it

eheheh....la verità prima o poi viene a galla no?!
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MessaggioInviato: 01/06/2014, 00:18 
La simulazione più dettagliata dell'universo

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© Illustris Collaboration

di Amedeo Balbi

Quelle nell'immagine qui sopra, le avete riconosciute di sicuro, sono galassie. Quello di cui certamente non vi sareste accorti, se non aveste letto il titolo del post, è che non sono galassie vere, ma galassie virtuali. Sono state cioè create dentro un supercomputer, in una simulazione. Chiariamo: non stiamo parlando di una rappresentazione in grafica computerizzata, ovvero di una semplice, per quanto realistica, imitazione dell'aspetto delle galassie. No, le galassie si sono proprio formate dentro il calcolatore, attraverso un processo che mira a riprodurre i meccanismi fisici che pensiamo abbiano portato alla formazione delle galassie vere, nell'universo vero. Lo scopo, confrontando i modelli teorici con le osservazioni reali, è quello di capire come sono sbucate fuori le strutture che osserviamo nell'universo, a partire dalle condizioni iniziali esistenti dopo il big bang.

Quelle galassie pazzesche, e moltissime altre, le ha prodotte la simulazione Illustris, l'ultimo passo nella creazione di universi sintetici al calcolatore. È la più dettagliata esistente al momento: prende un cubo rappresentativo dell'intero universo (350 milioni di anni luce di lato) contenente gli ingredienti del mondo reale (materia oscura, materia atomica, radiazione, energia oscura) nelle quantità giuste, e lascia agire la fisica per un periodo che copre tutta la storia del cosmo. Alla fine della cottura, il cubo contiene decine di migliaia di galassie, di cui è possibile osservare la struttura dettagliata e il modo in cui si dispongono nello spazio, raggruppandosi in gruppi, ammassi e filamenti, in una complessa rete di strutture che ha le stesse caratteristiche che osserviamo con i nostri migliori telescopi.

[BBvideo]http://www.youtube.com/watch?v=NjSFR40SY58[/BBvideo]

Naturalmente, per produrre questo risultato la simulazione non ci ha messo quanto ci ha messo davvero la natura, ovvero 13.8 miliardi di anni, ma ci è voluto comunque un tempo ragguardevole: 19 milioni di ore di CPU su 8192 processori (l'equivalente di 2000 anni di calcolo su un singolo processore). E per analizzare tutti i dati prodotti ci vorrà più o meno quanto ci vorrebbe se fossero dati veri, così che molte zone della simulazione sono ancora inesplorate. Se volete saperne di più e vedere altre belle immagini, andate sul sito di Illustris. Se invece volete solo un riassunto in sette minuti scarsi, mettete il filmato qui sotto in alta risoluzione a tutto schermo (magari togliendo l'audio), e provate a non spalancare troppo la bocca.

http://www.altrogiornale.org/news.php?item.9193.10



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MessaggioInviato: 16/06/2014, 13:06 
L'universo Quantistico - Il nostro universo è un enorme computer quantistico?

Le prime importanti esigenze di calcolo riguardarono principalmente l'astronomia, disciplina legata da un verso a concezioni religiose o comunque spiritualiste, e per altro verso ad applicazioni estremamente pratiche come quelle per la navigazione marittima.

Immagine

Konrad Zuse, l’uomo a cui fu attribuito lo sviluppo del computer moderno, ebbe un lampo di intuizione sul modo in cui l’universo potrebbe funzionare. In quel frangente, egli ci offrì anche un nuovo modo di pensare al ruolo umano nella creazione. Mentre stava sviluppando i programmi da eseguire nei suoi primi computer, Zuse si pose una domanda che suona piuttosto come un’idea da romanzo, che come la proposta di un concetto capace di illustrare una seria possibilità scientifica. La domanda di Zuse era semplicemente questa:

E’ possibile che l’intero universo funzioni come un grande computer, dotato di un codice che renda possibile qualunque cosa?

O forse, cosa ancora più bizzarra, può aver provato a chiedersi se esista una sorta di computer cosmico, continuamente all’opera per creare l’universo e tutto ciò che contiene. Questa è chiaramente una domanda sconfinata, le cui implicazioni scuotono tutto, dai concetti di vita e di evoluzione, alle fondamenta stesse della religione. Essa ha inoltre ispirato Matrix, un film estremamente noto uscito nel 1999.

Zuse era ovviamente avanti rispetto ai suoi tempi. Trent’anni dopo, ha ulteriormente sviluppato queste idee nel suo libro Calculating Space mettendo in moto gli eventi che hanno condotto a una rivoluzione nel nostro concetto di realtà e di vita quotidiana. Commentando il modo in cui queste stupefacenti intuizioni si erano affacciate alla sua mente, Zuse spiegò di aver stabilito un collegamento fra le macchine che costruiva e il macchinario dell’universo.

"Accadde che contemplando la causalità [la relazione fra le cose che succedono e ciò che le fa accadere]", affermò, "improvvisamente ho pensato di interpretare il cosmo come un computer gigante".

Questa concezione dell’universo conduce alla conclusione che, a prescindere se stiamo parlando di pietre, alberi e mare, o di voi e di me: Tutto è informazione. E proprio come qualunque informazione può rappresentare l’output dei processi che l’hanno assemblata, così anche l’universo in realtà è il prodotto di un immenso programma che ha avuto inizio tanto tempo fa. Sebbene il chi e il che cosa di quel programma siano certamente fondamentali, Zuse si domandava piuttosto come tutto ciò potesse essere possibile. Anche se si stava ponendo le domande giuste, a quell’epoca non disponeva della tecnologia necessaria per mettere alla prova le sue teorie come ora è possibile per noi. Il convegno internazionale di Informatica del 1998 riconobbe a Konrad Zuse con il suo "Z1" il ruolo di inventore del primo computer programmabile funzionante della storia.

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Le nuove scoperte avvenute negli ultimi anni hanno indotto gli scienziati a ripartire dalle domande iniziali di Zuse.

Riprendendo da dove lo scienziato aveva interrotto il suo lavoro, oggi un crescente numero di studiosi sta abbracciando le sue stesse linee di pensiero, ponendosi la medesima domanda:
Viviamo in una simulazione virtuale?

Se è così, l’universo – con tutto ciò che contiene – è quello che è, e si trova dov’è, perché qualcosa nel programma cosmico ce l’ha messo. E ciò significherebbe che viviamo in una realtà digitale dove tutto è fatto di informazione, anziché di cose.

Nel 2006 Seth Lloyd, progettista del primo computer quantistico, ha ulteriormente sviluppato il concetto di universo digitale, elevandolo dal piano dell’interrogativo dubitativo E se… ? al piano dell’asserzione fattuale E’ così. Sulla base delle sue ricerche nel nuovo campo della fisica digitale, lo studioso ci lascia pochi dubbi sulla sua posizione rispetto a questa visione emergente della realtà, quando asserisce:

"La storia dell’universo è, in realtà, una colossale e ininterrotta computazione quantistica".

Nel caso sussista in noi qualche incertezza su cosa stia dicendo esattamente Lloyd, egli ci sta chiarendo il senso delle sue scoperte. Anziché sostenere che l’universo possa essere come un computer quantistico, ci scaraventa nella più radicale descrizione della realtà che sia mai emersa da duemila anni, affermando.

"L’universo stesso è un gigantesco computer quantistico, che crea quel programma informatico di cui anche noi siamo parte". Dalla prospettiva di Lloyd, tutto ciò che esiste rappresenta un output o emanazione del computer dell’universo. "Col procedere del computo, la realtà si dispiega", egli precisa.

Su questa base egli afferma che noi comprenderemo com’è fatto l’universo soltanto quando disporremo di computer quantistici in grado di affrontare la questione alla radice. (Tratto dal Libro: 'La Guarigione Spontanea delle Credenze' Gregg Braden)

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Tra i tanti fenomeni della Fisica Quantistica, uno è cosi sconvolgente che cambia tutta la storia della scienza, ovvero l'Entanglement, ipotizzato per la prima volta da Erwin Schrodinger nel 1926. Secondo David Bohm il fatto che esista l'entanglement, vuol dire che l'Universo è un immenso ologramma creativo e partecipativo, ovvero un'immagine 3D tridimensionale dove le particelle sono in contatto indipendentemete dalla distanza e sono estensioni di una stessa entità fondamentale.
Perchè la separazione è un'illusione!

L'entanglement dimostra che nell'Universo c'è un principio di non località attraverso il quale avvengono fenomeni come se ogni cosa fosse in varia misura in diretto e istantaneo contatto con ogni altra, indipendentemente dallo spazio fisico che le separa. La componente invisibile do ogni cosa interagisce costantemente con la componente visibile di ogni altra cosa che esiste, generando gli eventi presenti manifesti.

http://www.mykonsulting.it/principi-fisici.html



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MessaggioInviato: 27/06/2014, 17:26 
UN UNIVERSO IN LABORATORIO

Secondo la teoria più accreditata, l'Universo sarebbe nato da una particella quantistica comparsa all'improvviso dal nulla: essa è detta quantistica perché la sua esistenza è prevista da una particolare teoria, la meccanica quantistica, che spiega il comportamento delle particelle subatomiche. La particella iniziale può essere immaginata come un “grumetto” indistinto di materia e di energia estremamente compatto e unico nel suo genere. Tale entità dalle dimensioni estremamente ridotte e dal contenuto eccezionale si sarebbe successivamente ingrandita spontaneamente riempiendosi di materia e di energia ordinaria. Immaginare un Universo nato dal nulla sotto forma di una strana e improbabile particella che si gonfia da sola è ipotesi difficile da accettarsi, tuttavia è bene precisare che non si tratta di una trovata bizzarra di qualche pseudo-scienziato ma di un modello scientifico, che trae origine dalle più recenti scoperte in campo fisico.

Se questa teoria fosse vera dovrebbe essere possibile, almeno in linea di principio, ricreare le condizioni primordiali e quindi costruire un Universo in laboratorio: basterebbe infatti comprimere energicamente una certa quantità di materia, fino a farle raggiungere la densità della particella primordiale e il gioco sarebbe fatto, perché il resto verrebbe da solo. L’operazione tuttavia non è per nulla semplice, giacché si calcola che quella particella primordiale avrebbe dovuto avere la rispettabile densità di 1076 g/cm3; comprimere la materia fino a farle raggiungere quella densità non è cosa da poco. Si tratterebbe di ridurre la massa di una stella più grande del Sole a dimensioni più piccole di un atomo. Come si fa a costruire una macchina in grado di prendere fra le sue potenti ganasce una stella e comprimerla fino a ridurla a un corpuscolo invisibile, ma contemporaneamente pesantissimo? Basta solo questo dato per capire che la costruzione di un Universo in laboratorio non è nemmeno ipotizzabile. Tuttavia non è fuor di luogo analizzare il problema nell'ambito della ricerca scientifica se non altro per capire quali avrebbero potuto essere le condizioni iniziali del nostro Universo.

Intanto bisogna dire subito che anche qualora si riuscisse effettivamente a produrre un altro Universo, nessuno se ne accorgerebbe, giacché nessuno potrebbe entrare in contatto diretto con esso. Ciò è conseguenza del fatto che l'Universo è chiuso su sé stesso e quindi nulla può uscire da esso, né sotto forma di materia né sotto forma di energia. Un segnale qualsiasi, ad esempio un raggio di luce, che venisse lanciato in una determinata direzione non troverebbe in nessun caso la strada per uscire dall'Universo, perché i corpi materiali presenti in esso lo devierebbero in continuazione fino a farlo ritornare al punto di partenza. Per lo stesso motivo non potrebbe entrare nel nostro un segnale che provenisse dall'interno di un altro Universo.


1. IL VUOTO E LA MECCANICA QUANTISTICA

Per poter approfondire l'argomento è indispensabile un’analisi accurata della nuova teoria, la quale consiste in un'estensione e un arricchimento della classica teoria del Big Bang sulla formazione dell'Universo. Abbiamo detto che tutto sarebbe nato dall'espansione di una particella comparsa improvvisamente dal nulla, o dal vuoto, come i fisici preferiscono chiamare il nulla. Vediamo quindi, innanzitutto, di capire che cosa si intenda, oggi, con il termine "vuoto".

Fino ad un secolo fa non vi erano dubbi: il vuoto era il nulla. Si credeva che quando da un luogo fosse stata tolta ogni cosa, quindi in pratica tutta la materia che vi era contenuta, non rimanesse più nulla e vi fosse, per l'appunto, il vuoto. Ora, con l'avvento di una nuova teoria, detta "meccanica quantistica", il nulla in assoluto non esisterebbe più e quindi nemmeno il vuoto sarebbe più tale. La meccanica quantistica è una teoria escogitata per spiegare alcuni fatti sperimentali che le vecchie teorie non erano in grado di chiarire.

Essa venne messa a punto negli anni Venti del secolo scorso ma le basi erano state gettate già all'inizio di quel secolo quando ci si rese conto che alcuni fenomeni, come ad esempio il moto dell'elettrone attorno al nucleo atomico, non erano descrivibili per mezzo delle teorie della gravitazione di Newton e dell'elettromagnetismo di Maxwell, cioè attraverso quelle che oggi chiamiamo “teorie classiche”. Gli stessi fenomeni risultavano invece chiari e coerenti se venivano spiegati utilizzando i concetti contenuti nella teoria della meccanica quantistica. I concetti della nuova teoria, tuttavia, appaiono piuttosto lontani dai fatti dell'esperienza quotidiana e per tale motivo non sono facilmente accettabili dai non addetti ai lavori.

Uno dei concetti fondamentali della meccanica quantistica è quello che afferma che negli oggetti di dimensioni molto piccole alcune grandezze fisiche non sono misurabili con la precisione che si desidera. Ora, la cosa interessante è che questa mancanza di precisione nelle operazioni di misurazione non dipendono dalle imperfezioni dei metodi di misura, o dalla mancanza di strumenti adeguati, ma proprio da un problema connesso con la costituzione su piccola scala della materia stessa la quale non si lascia indagare nelle sue parti intime. Questa osservazione va sotto il nome di «principio di indeterminazione», una legge di natura che venne scoperta nel 1927 dal fisico tedesco Werner Heisenberg. A causa delle restrizioni imposte da questa legge non è possibile misurare su di un corpo materiale, con assoluta precisione, una determinata grandezza fisica e contemporaneamente, con altrettanta precisione, una ad essa collegata. Così ad esempio di un atomo o di una piccola molecola non è possibile misurare contemporaneamente, con la precisione desiderata, posizione e velocità: conviene accontentarsi di valori approssimati perché, se tentassimo di misurare con grande precisione una delle due grandezze, risulterebbe poi molto imprecisa l'altra.

Ciò porta ad una serie di conseguenze interessanti che cercheremo di spiegare ricorrendo ad un esempio. Immaginiamo allora di abbassare gradualmente la temperatura di un gas: a mano a mano che la temperatura scende, si noterebbe una contrazione progressiva del suo volume tale da lasciar prevedere la sua completa scomparsa alla temperatura di 273 gradi sotto lo zero: così suggerisce la teoria. In realtà noi non vedremo mai scomparire materialmente il gas perché prima di arrivare a quella temperatura lo stesso si trasformerebbe in liquido e poi in solido. La temperatura di -273 °C rimane tuttavia una temperatura limite, una temperatura al di sotto della quale non si è mai scesi e nemmeno teoricamente sarebbe possibile farlo perché al di sotto di quella temperatura perdono di validità le leggi fisiche. Essa pertanto viene chiamata zero assoluto (o zero gradi kelvin).

Ora, però, poiché la temperatura di un gas è legata direttamente alla velocità delle sue molecole la quale diminuisce a mano a mano che il gas si raffredda, allo zero assoluto dovremmo vedere le molecole del nostro gas fermarsi e quindi rimanere immobili, prive di energia. Però se ciò si realizzasse realmente allo zero assoluto, dovrebbe essere possibile misurare contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella elementare con la massima precisione ed in questo modo verrebbe contraddetto il principio di indeterminazione. Per non cadere in contraddizione dobbiamo quindi ammettere che anche alla temperatura di zero gradi kelvin l'energia non sia del tutto inesistente e un piccolo soffio di essa dovrebbe comunque emergere dal nulla per spostare leggermente la particella sotto osservazione e rendere incerta la determinazione della sua posizione. Ciò vuol dire che nulla al mondo può essere ritenuto veramente a contenuto energetico zero.


2. NULLA E' VERAMENTE IMPOSSIBILE

Oggi alla luce della nuova teoria si ritiene che anche quando, in un determinato luogo, non vi fossero oggetti materiali di alcun genere, né energia sotto qualsiasi forma, e quindi vi fosse il vuoto più assoluto, in quel luogo potrebbe sempre comparire all'improvviso e senza motivo qualche cosa, come ad esempio un fiotto di energia o un frammento di materia, anche se di piccolissime dimensioni. Pertanto la meccanica quantistica, e il principio di indeterminazione che essa contiene, lasciano intravedere che nell'Universo non debba esistere nulla di veramente impossibile e potrebbe accadere anche la cosa più inverosimile. Naturalmente, quanto più strano fosse il fatto di cui ci si aspetta l'evento, tanto più bassa dovrebbe anche essere la probabilità che quel fatto possa effettivamente accadere. Ma questa probabilità, in ogni caso, non sarebbe mai uguale a zero. Anche vincere al Superenalotto è un fatto piuttosto improbabile, ma non del tutto impossibile.

Con la meccanica quantistica è stato eliminato il determinismo insito nelle leggi della fisica classica. Secondo le vecchie leggi fisiche infatti l'Universo avrebbe dovuto funzionare come un grande meccanismo ad orologeria, governato da leggi immutabili e rigorose. In esso gli eventi non sarebbero mai accaduti per caso, ma sempre come conseguenza di qualche cosa che li determinava. Ad esempio il Sole deve sorgere la mattina, ad un'ora precisa, perché la Terra gira su sé stessa in modo regolare; un corpo deve cadere a terra quando viene lasciato libero ad una certa altezza dal suolo, perché attratto dalla gravità e così via. Esisteva sempre una correlazione molto stretta fra causa ed effetto.

La meccanica quantistica cambiò profondamente l'interpretazione dei fenomeni naturali: poiché per definire lo stato futuro di un sistema è necessario conoscere con precisione sia la posizione che la velocità delle particelle che lo compongono, il principio di indeterminazione esclude a priori la possibilità che il presente possa determinare esattamente il futuro. Oggi pertanto non si può più parlare di fatti che si verificheranno con assoluta certezza, né di fatti che mai potranno verificarsi, ma solo di probabilità. Per chiarire questo concetto si usa citare l'esempio delle "scimmie dattilografe" le quali, battendo casualmente sui tasti della macchina per scrivere, finiscono per far comparire sul foglio l'enunciato del teorema di Pitagora. Naturalmente le probabilità di un evento del genere, come del Sole che non dovesse sorgere al mattino, sono molto scarse. Tuttavia non nulle.


3. IL PERICOLO DEL "FALSO VUOTO"

Torniamo ora al nostro Universo da prodursi in laboratorio. Poiché la meccanica quantistica afferma che anche le cose più strane possono sempre realizzarsi, non è da escludere che all'interno dell'Universo in cui viviamo, non possano comparire dal nulla, e subito dopo svanire nel nulla, corpuscoli, fiotti di energia, canalicoli, protuberanze e altri strani elementi, senza lasciare il tempo per la loro rilevazione. La scomparsa delle entità che compaiono all'improvviso dal nulla è indispensabile per garantire il rispetto di un'altra legge fondamentale della fisica che si chiama “conservazione della massa-energia”: materia ed energia non possono essere create dal nulla o sparire nel nulla, tutt’al più possono trasformarsi l’una nell’altra.

Alcune di queste strane entità tuttavia dopo essere comparse potrebbero anche perdurare anziché svanire immediatamente nel nulla, se fosse disponibile l'energia sufficiente per farle sopravvivere. E allora non è nemmeno da escludere che l'oggetto comparso dal nulla non possa avere delle caratteristiche particolari adatte per diventare un nuovo Universo. Ma quali sarebbero queste caratteristiche?

Ebbene, quello che abbiamo esposto è proprio il contenuto di una recente teoria che prevede la nascita di nuovi Universi all'interno di quelli già esistenti. Secondo questa teoria, per la verità molto originale, condizioni di temperatura estreme come quelle che potrebbero realizzarsi in prossimità dei buchi neri, renderebbero lo spazio instabile e quindi produttore di "bolle". Queste bolle, o escrescenze, si separerebbero successivamente dall'Universo nel quale si sono formate per dar vita ad entità indipendenti. Anche il nostro Universo, produttore instancabile di Universi figli, sarebbe a sua volta figlio di un “Universo madre”.

Le bolle di cui si parla non sarebbero altro che grumi di energia ultraconcentrata in condizioni di estrema instabilità. E come una bolla potrebbe comparire spontaneamente nel nostro Universo in una zona a condizioni energetiche straordinarie, così non è da escludere che l'uomo, avendo a disposizione la tecnologia adeguata, non possa creare egli stesso queste condizioni, al fine di concentrare energia in uno spazio estremamente ridotto.

L'idea che un Universo potrebbe anche venire creato in laboratorio venne, per la prima volta, al fisico americano Alan Guth, l'ideatore della teoria detta dell'Universo inflazionario, cioè di quella teoria che prevede una forte espansione dell'Universo subito dopo essere emerso dal nulla sotto forma di particella quantistica. Lo scienziato faceva osservare che la creazione di un Universo dal nulla non doveva essere necessariamente legata al passato perché una tale condizione si sarebbe potuta verificare in ogni momento.

Guth si convinse di ciò facendo il seguente ragionamento: poiché il vuoto in assoluto non esiste, in quanto piccole quantità di energia possono sempre fluttuare qua e là in ogni luogo e in ogni tempo, anziché parlare di vuoto in assoluto sarebbe più corretto parlare di zone a contenuto energetico più o meno basso. Naturalmente – egli faceva notare – più è basso il contenuto energetico di una determinata zona, più quella zona è stabile. Le zone a contenuto energetico più basso vengono dette di "vero vuoto", mentre quelle a contenuto energetico più alto vengono dette di "falso vuoto".

Ora, poiché il nostro Universo appare molto stabile, esso dovrebbe trovarsi in una situazione di vero vuoto quindi a basso contenuto energetico. Non si può escludere, tuttavia, che possa esistere (o magari possa formarsi casualmente), all'interno del nostro Universo, una zona a contenuto energetico ancora più basso. In tal caso il nostro Universo si verrebbe a trovare in una situazione non di vero, ma di falso vuoto. E stare in una posizione del genere non è per nulla piacevole e rassicurante perché essa rappresenta una condizione di grande instabilità e si correrebbe continuamente il rischio di finire nella zona a più basso contenuto energetico. Basterebbe infatti che la barriera energetica che separa le due situazioni di vero e di falso vuoto venisse perforata anche in un punto molto limitato, per esempio da parte di una minuscola particella, perché si generasse la catastrofe: il vero vuoto invaderebbe allora, in un attimo, la zona di falso vuoto inglobando e sistemando ogni cosa su regioni a contenuto energetico più basso.

In realtà, abbiamo la prova che il vuoto in cui viviamo presenta un contenuto energetico effettivamente molto basso e quindi se esistesse una zona a contenuto energetico ancor più basso questa sarebbe molto difficile da raggiungere, perché risulterebbe separata dall’altra da una barriera energetica molto elevata. I raggi cosmici, ad esempio, che sono costituiti di particelle altamente energetiche non sarebbero in grado di perforare questa eventuale barriera che divide i due tipi di vuoto, altrimenti l'avrebbero già fatto. Se però i futuri acceleratori riuscissero a produrre particelle ad energia superiore a quella dei raggi cosmici, potrebbe anche succedere l'irreparabile.


4. LA "BOLLA" SCOPPIA E SI FORMA L'UNIVERSO

Il nostro Universo – spiega Guth – potrebbe essere scaturito proprio da una situazione di falso vuoto. Pochi istanti dopo il tempo zero (per la precisione al tempo 10-43 secondi dall'inizio), il cosmo occupava una porzione di spazio incredibilmente piccola: 10-72 cm3, ossia era miliardi di miliardi di miliardi… di volte più piccolo del nucleo di un atomo. Quell'oggetto infinitamente piccolo aveva però un peso enorme in rapporto alle sue dimensioni: la sua massa era di una decina di kilogrammi. Naturalmente non si trattava di 10 kilogrammi di materia ordinaria, cioè del tipo di quella di cui abbiamo esperienza diretta, ma di un amalgama indifferenziato che conteneva le potenzialità di quelle che sarebbero diventate le particelle elementari di materia, e le forze che attualmente le tengono unite. Esso rappresentava cioè una struttura altamente simmetrica e molto instabile, trovandosi, per l'appunto, in una situazione di falso vuoto.

In realtà il nostro Universo, quando comparve dal nulla, sotto forma di particella quantistica, era ancora più piccolo e più denso di quello considerato da Guth. Si calcola che prima del tempo 10-43 s dal Big Bang esso fosse costituito da un centesimo di milligrammo di materia concentrata in una sferetta del volume di 10-99 cm3. Naturalmente anche in questo caso non si tratterebbe di materia nel vero senso del termine perché quando la materia ordinaria viene compressa oltre ogni limite le particelle che la costituiscono si schiacciano le une contro le altre e si compenetrano fino a perdere la loro identità. Anche le forze che tengono legati i costituenti fondamentali della materia finiscono per fondersi intimamente con il resto in un amalgama indistinto. Queste dovevano essere le condizioni dell'Universo quando comparve dal nulla come fluttuazione quantistica del vuoto.

Questa particolare particella, però, a causa della forte instabilità in cui si trovava, scoppiò improvvisamente quando la forza di gravità si separò dal resto del sistema, e si accrebbe di peso e di volume, rimanendo tuttavia di dimensioni ancor molto ridotte rispetto a quelle alle quali siamo abituati dall'esperienza di tutti i giorni. A questo punto avvenne l'evento fondamentale che portò alla creazione vera e propria dell'Universo: l'inflazione. La simmetria che caratterizzava ancora in larga misura la "bolla" di falso vuoto si ruppe una seconda volta, liberando però in questo caso, in un attimo, enormi quantità di energia. Questa in parte si materializzò nelle particelle elementari di materia che conosciamo (quark ed elettroni) e in parte servì per far procedere l'espansione al ritmo che oggi possiamo osservare.

Il nostro Universo sarebbe quindi nato da una particella di dimensioni insignificanti posta in una situazione energetica particolare. In teoria, come abbiamo detto all’inizio, questa particella potrebbe anche venire preparata in laboratorio. Si tratterebbe, come abbiamo detto, di comprimere la materia fino a farle raggiungere la densità di circa 1076 grammi per centimetro cubo: il che equivale a comprimere una stella fino a farle raggiungere dimensioni ancor più piccole di quelle di un protone (a mo’ di confronto si consideri che la densità di un buco nero, la più alta densità che si conosca, è di 1027 g/cm3, corrispondente alla nostra Terra ridotta alle dimensioni di una pallina da ping-pong). In seguito alla contrazione le particelle di materia e quelle che caratterizzano le forze che le tengono insieme si compenetrerebbero e si rimescolerebbero fino a perdere la loro identità. Si otterrebbe quindi proprio quella bolla instabile di falso vuoto la quale evolverebbe poi spontaneamente, attraverso l'inflazione, verso la formazione di un nuovo Universo.


5. FIGLI DI UN FOLLE

Certo, sarebbe necessario disporre di macchinari e di energie enormi, attualmente nemmeno immaginabili, tuttavia non è da escludere che un giorno non si possa entrare in possesso di una tecnologia in grado di produrre prodigi del genere. Parimenti non è da escludere che qualche civiltà tecnologicamente più avanzata della nostra, presente su di un altro Universo, una quindicina di miliardi di anni fa, non possa essersi cimentata essa stessa, nei propri laboratori, in un'impresa del genere.

Questi esseri intelligenti di una civiltà lontana nel tempo e nello spazio avrebbero potuto prendere una decina di kilogrammi di materia e comprimerli energicamente. Essi avrebbero allora visto formarsi, sotto i propri occhi, prima un buco nero di dimensioni infime, ma poi, continuando a comprimere, non avrebbero visto più nulla (in realtà nemmeno il buco nero è visibile). Quando quei dieci kilogrammi di materia da cui erano partiti fossero stati ridotti alle dimensioni di un puntino di miliardi e miliardi di volte più piccolo di un elettrone, si sarebbero trovati in una situazione di forte instabilità e si sarebbero staccati dall'Universo nel quale erano stati sottoposti a quella tremenda compressione. La bollicina di materia ed energia, resasi indipendente, si sarebbe allora espansa, improvvisamente, al ritmo previsto dalla teoria di Guth. E il nuovo Universo avrebbe preso forma. Noi stessi potremmo quindi essere il prodotto di un esperimento di laboratorio di una lontana civiltà tecnologicamente molto avanzata … e poco verosimile.

Ritornando con i piedi per terra, e lasciando perdere esperimenti molto improbabili di qualche scienziato squilibrato vissuto miliardi di anni fa in qualche lontano Universo, vediamo invece che cosa potrebbe succedere nell'Universo in cui viviamo. Oggi sappiamo che ogni volta che esplode una supernova, ciò che resta da questa immane deflagrazione cosmica, collassa formando un buco nero: all'interno del quale potrebbero crearsi le condizioni per la formazione di un nuovo Universo.

Un Universo che si formasse nel modo che abbiamo detto conterrebbe in sé tutti gli attributi tipici del nostro: spazio, tempo e materia. Naturalmente noi non potremmo accorgerci della formazione e della successiva evoluzione della nuova realtà perché il puntino di energia superconcentrata, a parte le dimensioni, sarebbe più "nero" del buco nero e quindi inaccessibile all'osservazione. Naturalmente anche il nuovo Universo una volta staccatosi dal vecchio non potrebbe più, in alcun modo, mettersi in contatto col corpo da cui ha preso origine.

http://www.cosediscienza.it/astro/03.%2 ... ICIALE.htm



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MessaggioInviato: 17/08/2014, 17:31 
L'universo e il nostro cervello si somigliano

In uno studio pubblicato sulla rivista Nature’s Scientific Reports, alcuni scienziati hanno osservato che l’espansione dell’Universo ha alcune caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili nella crescita e nello sviluppo del cervello.

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Il nostro Universo cresce! O meglio, per dirla in linguaggio “cosmologico”, è un Universo che si “espande”.

Il primo a rendersi conto di questo fenomeno che interessa l’intero Cosmo è stato Edwin Hubble, il quale, grazie alle sue osservazioni, notò che le galassie tendevano ad allontanarsi le une dalle altre.

Le intuizioni di Hubble portarono una vera e propria rivoluzione copernicana nella cosmologia poiché fino a quel momento si credeva che il nostro fosse un “universo stazionario”.

In un articolo comparso sulla rivista Nature’s Scientific Reports, si apprende di alcuni scienziati hanno che programmato una simulazione al computer dell’Universo, dal quale emergerebbe che l’espansione dell’Universo ha alcune caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili nella crescita e nello sviluppo del cervello.

Alcune leggi fondamentali, ancora sconosciute alla fisica teorica, governerebbero allo stesso modo la crescita di sistemi piccoli e grandi, come possono essere un cervello o un intero universo.

E non solo! Queste leggi sconosciute sembrano comparire anche nello sviluppo e crescita di reti reali come quelle sociali o la stessa Internet: “Le dinamiche che governano la crescita naturale sono le stesse per le reti sociali, il cervello e l’Universo”, spiega il co-autore Dmitri Krioukov, fisico presso la University of California di San Diego ...

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“Lo studio suggerisce che esisterebbe un’unica legge basilare della natura che governa lo sviluppo delle reti”, aggiunge il fisico Kevin Bassler dell’Università di Houston. “A prima vista, sembrano sistemi molto diversi tra loro. Allora la domanda a questo punto è: possiamo sviluppare la descrizione matematica di questa legge che governa lo sviluppo delle reti reali? Il contributo di questa ricerca è molto importante”, conclude Bassler.

In verità, già in alcuni studi precedenti è stato dimostrato che i circuiti cerebrali e Internet si sviluppano secondo una dinamica molto simile.

Nonostante questa somiglianza funzionale, però, nessuno era stato in grado di individuare un’equazione in grado di prevedere perfettamente come le reti neurali, le reti informatiche o i social network crescano nel tempo.

Utilizzando le equazioni della Relatività di Einstein, che descrivono come la materia deforma il tessuto dello spazio-tempo, i fisici possono ripercorrere a ritroso lo sviluppo dell’Universo, fino a circa 14 miliardi di anni fa, all’epoca del Big Bang, così da poter osservare come si sia espanso il cosmo da allora fino ad oggi.

Partendo da questa consapevolezza, la squadra di Krioukov si è chiesta se l’osservazione accelerata dello sviluppo dell’Universo potesse aiutare ad approfondire la comprensione delle dinamiche che guidano le reti sociali e i circuiti cerebrali.

Il team ha creato una simulazione al computer, frammentando l’Universo primordiale fin nelle sue più piccole componenti sub-atomiche. Nella simulazione, questi quanti-frammenti sono stati collegati tra loro in un una rete di relazioni causale. Una volta avviata la simulazione, il suo sviluppo ha aggiunto sempre più spazio-tempo alla storia dell’Universo, così come la “connessione di rete” tra la materia che componeva le galassie.

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Quando il team ha confrontato la storia dell’Universo con il modello di crescita dei social network e dei circuiti cerebrali, si è reso conto che entrambi le reti si espandono in modo simile: le unità sviluppano collegamenti equilibrati sia con nodi simili, sia con quelli che già avevano molte connessioni.

er esempio, un amante dei gatti che naviga su internet, può connettersi a siti web che trattano specificamente di gatti, ma anche a mega-siti come Google o Yahoo. Allo stesso modo, le cellule del cervello si connettono sia con quelle a loro più vicine, cosi come a quelle che hanno sviluppato già numerosi collegamenti con altre cellule cerebrali.

“La somiglianza inquietante tra le micro-reti e le macro-reti è inquietante, ed è improbabile che si tratti di una semplice coincidenza”, continua Krioukov. “Per un fisico, questo è un segnale immediato che c’è ancora qualcosa che non riusciamo a comprendere sul funzionamento della natura. Dobbiamo prendere atto che esiste una legge che governa lo sviluppo sia dei più piccoli sistemi, come le cellule celebrali, sia dei più grandi sistemi come le galassie.

Questa nuova ricerca sembra confermare un altro dato che accosta il nostro Universo ad un cervello. Secondo la neuroscienza, il numero delle cellule nervose che compone il nostro cervello è circa lo stesso del numero delle stelle presenti nell’Universo (miliardi di miliardi).

Oggi scopriamo che l’Universo si sviluppa allo stesso modo di un cervello… sorge una suggestione intrigante: e se l’Universo fosse la grande mente dell’Architetto del quale, noi esseri umani, siamo il pensiero più complesso?

http://crepanelmuro.blogspot.it/2014/08 ... a+nel+muro)



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MessaggioInviato: 22/08/2014, 11:05 
Solo una piccola curiosità, che sono sicuro che Atlanticus capirà.
Guarda un po questo video.
Si tratta del render di un'ambientazione realizzato con l'Unreal Engine 4.
Oserei dire, indistinguibile dalla realtà.
Ps: guarda in hd e a schermo intero che è ancora meglio.



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MessaggioInviato: 22/08/2014, 12:45 
Se non dicevi che era un rendering davvero poteva essere scambiato per una cosa reale.

Incredibile! ... E inquietante al tempo stesso.

Ciò che vediamo potrebbe essere un rendering prodotto dal nostro cervello...

[8]



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MessaggioInviato: 22/08/2014, 13:28 
Spettacolare, se non avessi detto che si tratta di un rendering non sarei stato capace di capirlo dalle immagini; assurdo!



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MessaggioInviato: 23/08/2014, 12:23 
Bellissimo..... [:)]



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MessaggioInviato: 28/08/2014, 10:19 
Un esperimento al FermiLab per verificare se l’universo è un ologramma bidimensionale
I fisici che lavorano per il governo degli Stati Uniti stanno conducendo un esperimento per mettere alla prova una delle teorie più controverse della fisica: la natura olografica dell'universo in cui viviamo. I dati raccolti consentiranno una comprensione più profonda sulla natura della realtà.

Gli scienziati dell’U.S. Department of Energy’s Fermi National Accelerator Laboratory hanno iniziato un esperimento che consentirà di raccogliere dati per rispondere ad alcune delle domande più strane sull’esistenza.

Tra le questioni a cui si tenterà di dare una risposta c’è anche quella di capire se realmente viviamo in un ‘ologramma bidimensionale’.

“Se otterremo qualcosa, questo cambierà completamente le idee sullo spazio che abbiamo avuto per migliaia di anni”, dice Craig Hogan, direttore del Centro per l’astrofisica particellare del Fermilab.

La teoria olografica suggerisce che, sebbene percepiamo noi stessi come esseri viventi in un mondo tridimensionale, con il tempo come quarta dimensione, la realtà potrebbe essere molto diversa.

Alcuni scienziati ritengono possibile che lo ‘spazio-tempo’ sia codificato in piccoli pacchetti dimensionali, come i pixel di un monitor per computer, in modo da comporre un’immagine apparentemente chiara.

Se fosse vero, questo ‘spazio-pixel’ sarebbe di circa 10 trilioni di volte più piccolo di un atomo, abbastanza piccolo da essere soggetto alle stesse regole della meccanica quantistica, così come le altre particelle sub-atomiche.

Questo modello apre interessanti possibilità per lo sviluppo di nuovi tipi di fisica. Chiaramente, la priorità è quella di capire se questa teoria è vera.

Come spiega media.inaf.it, http://www.media.inaf.it/2014/08/27/fermilab-olometro/ per riuscirci, Hogan e colleghi hanno costruito un olometro, abbreviazione per “interferometro olografico”: un dispositivo formato da due interferometri, posti l’uno accanto all’altro, che emettono due fasci laser da un kilowatt ciascuno (una potenza equivalente a quella di 200mila puntatori laser) verso uno splitter e quindi giù lungo due bracci perpendicolari da 40 metri.

La luce riflessa dei due fasci viene poi ricombinata, dando eventualmente luogo – se l’ipotesi dei ricercatori è corretta – a una figura d’interferenza: la firma del “rumore olografico”, ovvero vibrazioni quantistiche nella trama dello spaziotempo.

Immagine

Questo “rumore olografico” è molto difficile da trovare perché può essere influenzato o scambiato con altre fonti di vibrazione. Per questo motivo, l’olometro lavorerà a frequenze altissime, in modo che le vibrazioni normali non facciano sentire il loro effetto.

“Se alla fine riusciremo a isolare un rumore del quale non ci sia modo di sbarazzarsi, potremmo aver rilevato qualcosa di fondamentale della natura: un rumore intrinseco allo spaziotempo”, spiega Aaron Chou, del Fermilab, responsabile dell’olometro. “Per la fisica si tratta di un momento emozionante. Un risultato positivo inaugurerebbe un nuovo modo di interrogarsi su come funziona lo spazio”.
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2014/ ... ensionale/


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MessaggioInviato: 10/09/2014, 10:10 
Il Big Bang potrebbe avere avuto origine in modo simile? Potrebbe essere questo il modo di evadere dalla "prigione" olografica della materia?

Hawking: il bosone di Higgs potrebbe distruggere l'universo

Nella prefazione di un nuovo libro Stephen Hawking allerta sui potenziali rischi legati agli esperimenti sul bosone di Higgs: potrebbe distruggere l'universo.

Il bosone di Higgs - altrimenti conosciuto come particella di Dio - può avere il potenziale per distruggere l'universo. L'avvertimento è di Stephen Hawking, che lo scrive nella prefazione del libro Starmus, 50 years of man in space, una raccolta di conferenze tenute da scienziati e astronomi, tra cui Neil Armstrong e Buzz Aldrin.

Secondo il celebre fisico a livelli di energia molto elevati il bosone potrebbe improvvisamente diventare instabile, causando un "catastrofico decadimento del vuoto" tale da far collassare il tempo e lo spazio, e non ci accorgeremmo nemmeno che sta succedendo.

Immagine

Hawking sottolinea che questo scenario è molto improbabile, perché i colleghi non hanno a disposizione un collisore di particelle abbastanza grande per un esperimento di questa portata. Con una nota sarcastica infatti Hawking aggiunge che "un acceleratore di particelle capace di raggiungere 100 miliardi di GeV sarebbe più grande della Terra, ed è improbabile che si possano ottenere i finanziamenti per realizzarlo nel clima economico attuale".

Secondo il fisico comunque nell'eventualità che lo si costruisse il bosone di Higgs "potrebbe diventare metastabile ad energie superiori a 100 miliardi di giga-elettronvolt (GeV)". In sostanza, se gli scienziati dovessero intraprendere un esperimento simile l'universo potrebbe subire un catastrofico decadimento del vuoto, cioè la bolla del vero vuoto si espanderebbe alla velocità della luce. Il disastro secondo Hawking "potrebbe accadere in qualsiasi momento".

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L'affermazione ha portato il professor John Ellis, fisico teorico del CERN, a rispondere prontamente per tranquillizzare gli animi: "deve essere chiaro che la scoperta del bosone di Higgs al Large Hadron Collider (LHC) non ha causato questo problema, e le collisioni nell'LHC non potrebbero innescare instabilità, perché le loro energie sono troppo basse".

Immagine

È dello stesso avviso Nicola Mori, ricercatore in fisica all'Università di Firenze, che abbiamo contattato per capire meglio il problema sollevato da Hawking. Mori ci spiega che da una parte "è vero che i fisici stanno cercando di studiare il fenomeno a energie molto alte con LHC, e che progettano in futuro di costruire nuove macchine per aumentare questa energia, ma è bene sapere che nell'universo esistono oggetti e processi fisici che lavorano ad energie molto maggiori di quelle di LHC - per essere precisi fino a un milione di volte - e per ora nessuno di questi processi ha causato un 'catastrofico decadimento del vuoto'".

In altre parole, "oggi siamo in grado di osservare raggi cosmici che arrivano dal Cosmo sulla Terra con un'energia un milione di volte maggiore di quella delle particelle che girano dentro all'LHC, ma nessuno di questi raggi cosmici ha causato danni".

"Quella di Hawking – che resta uno dei più grandi luminari del nostro tempo – è quindi da vedere come una speculazione teorica, un fatto che si potrebbe verificare ad energie ancora maggiori di quelle dei raggi cosmici di cui si parlava sopra".

Mori conclude sottolineando che "la cosa più importante, al di là di speculazioni e idee pindariche, e l'unica cosa sicura è che non siamo ancora in grado di distruggere l'universo".

http://www.tomshw.it/cont/news/hawking- ... 920/1.html



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MessaggioInviato: 10/09/2014, 14:29 
Sulla questione del Bosone Hawking mi pare rosiki parecchio -.-



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