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MessaggioInviato: 22/09/2013, 18:33 
Thomas Herny Moray sosteneva negli anni '20 di essere in grado di captare energia radiante direttamente dallo spazio e di poterla utilizzare per scopi comuni, come accendere delle lampade.

Nei primi anni '30 riuscì a dare dimostrazione pubblica, ecco le sue macchine in azione;
a quanto pare i suoi macchinari vennero distrutti nel 1939; una storia che mi sembra complessa, tutta da approfondire, di cui si parla molto poco.





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MessaggioInviato: 23/09/2013, 00:23 
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A COSTOSA FOLLIA DELLE ENERGIE ALTERNATIVE

L’energia è un bene strategico da cui dipende sia la prosperità economica che la sua sostenibilità. La mancata soluzione di questo problema è all’origine della crisi economica e una delle cause principali dell’impatto delle attività umane sull’ambiente. Chi si occupa di ambiente e sviluppo dovrebbe quindi mettere al primo posto la ricerca di nuove fonti di energia, che siano ad un tempo più economiche e sostenibili. Purtroppo si è affermato un ambientalismo ideologico che ha più interesse a mettere sotto accusa l’economia capitalista che a trovare delle soluzioni efficaci. Esso è riuscito a monopolizzare i temi ambientali e ad imporre solo delle costosissime non soluzioni che lasciano i problemi immutati, o se mai li aggravano. L’energia eolica, l’energia fotovoltaica, i biocarburanti e l’auto a idrogeno, nonostante le opinioni contrarie, almeno per le grandi produzioni sono inutili e incredibilmente costose. E’ necessario quindi cambiare decisamente politica, ma la prima condizione è sbarazzarsi della funesta illusione delle energie alternative.

Energia eolica.
L’Italia ha installato impianti eolici per almeno 4.000 MW e impianti fotovoltaici per altri 1.000. E dato che il nostro fabbisogno è di 60.000 MW, in termini di potenza installata eolico e fotovoltaico corrispondono a circa l’8 %. A prima vista questo potrebbe sembrare un ottimo risultato. Ma potenza installata non significa energia elettrica prodotta. In Europa tra il 2003 e il 2007 la percentuale di tempo in cui gli impianti eolici funzionano alla massima potenza è stata inferiore al 21% (Vedi l’articolo “Energia: l’illusione delle soluzioni facili” pubblicato da LeScienze nel mese di settembre 2012). In Italia, dove le condizioni di vento sono molto meno favorevoli tanto che non sono mai stati costruiti mulini a vento, questa percentuale dovrebbe essere più o meno dimezzata. Inoltre gli impianti eolici producono la loro energia indifferentemente di giorno, di notte e nei giorni festivi. Ma le notti (dalle sette alle sette) e i giorni festivi costituiscono i due terzi di tutto il tempo. E dato che in queste ore e in questi giorni l’offerta di energia elettrica di solito già supera la domanda, mettere sul mercato altra energia non può che peggiorare la situazione.

Le centrali elettriche sono strutture molto grandi, e l’operazione di accensione e spegnimento richiede ore di tempo, logora gli impianti e non può essere fatta tutti i giorni. La situazione è simile a quella di un’auto ferma davanti al semaforo. Quando l’auto è ferma non ha bisogno di alcuna energia. Ciononostante il motore non viene spento per essere riacceso appena torna il verde. Rimane acceso e tenuto al minimo, ma anche così consuma un bel po’ di carburante. Per le centrali elettriche vale lo stesso discorso: esse di notte e nei giorni festivi di solito rimangono accese e funzionano al minimo. Ma anche così la produzione supera strutturalmente la domanda, e a dimostrarlo ci sono le tariffe elettriche più basse. Di conseguenza i due terzi di tutta l’energia eolica prodotta non dovrebbero nemmeno essere considerati. Rimangono l’energia eolica (e quella fotovoltaica) prodotte durante i giorni lavorativi. Ma si tratta di energia prodotta in maniera discontinua e imprevedibile, e sulla quale non si può fare alcun affidamento. Un’energia di cui si può dire che, che ci sia o che non ci sia, non fa alcuna differenza.

Ma per questa energia che ci sia o che non ci sia non fa alcuna differenza, sono già stati spesi decine di miliardi di Euro. Inoltre le società elettriche sono tenute a comprare una quota di energia da fonti rinnovabili tramite il meccanismo dei certificati verdi. E dato che di questa energia non sanno cosa farsene, si rifanno sulle bollette elettriche, che per questo sono più alte del 30% rispetto al resto dell’Europa. L’extra costo per le famiglie italiane, secondo quanto affermato da Carlo Andrea Bollino nel suo libro “Energia, la follia mondiale” a pag. 105, è di cinque miliardi di Euro all’anno. Del resto l’energia eolica non è conveniente nemmeno nel paese europeo che ha le migliori condizioni di vento. La Danimarca ha investito molto su questa fonte di energia.

Ma anche lì vale il discorso che l’energia prodotta di notte e nei giorni festivi è più dannosa che utile. Inoltre, dato che la quantità non è più insignificante, ogni volta che cala il vento, per non dover interrompere le forniture, la Danimarca è costretta a comprare energia elettrica dai paesi confinanti, senza alcun preavviso e ad effetto immediato, e quindi alle peggiori condizioni di mercato. Questi problemi non ci sarebbero se si potesse immagazzinare l’energia elettrica a costi ragionevoli, in modo da poterla utilizzare quando serve. Purtroppo però non ci sono, nemmeno in un futuro prevedibile, modi convenienti di immagazzinare grandi quantità di energia elettrica (vedi l’articolo di LeScienze “Imbrigliare il vento” del mese di maggio 2012). Quindi bisogna concludere che l’energia eolica e fotovoltaica sono solo un colossale sperpero di denaro, praticamente in cambio di nulla. Peggio ancora, l’aver fatto credere che si possano risolvere i problemi dell’energia con le pale eoliche, ha impedito che venissero tentate altre soluzioni. Infine il bilancio è negativo anche dal punto di vista ambientale. Innanzi tutto sperperare risorse economiche costituisce di per sé un danno ambientale, perché per produrle l’economia ha dovuto esercitare un certo impatto. E poi c’è il danno ambientale di centinaia di torri di cemento, visibili da decine di chilometri di distanza, che deturpano il paesaggio. Infine i finanziamenti pubblici per queste infrastrutture inutili hanno creato spazi persino per le speculazioni della mafia. Ma questa purtroppo è la politica energetica sposata dalla Comunità europea e imposta ai suoi stati membri!

Biocombustibili
I biocombustibili sono un’altra vera e propria follia. Nell’anno 2010 la produzione di biocombustibili negli Stati Uniti è stata pari a 49 miliardi di litri, a fronte di un consumo di 550 miliardi di litri di benzina e gasolio. Considerando che un litro di etanolo fornisce ad un veicolo solo i due terzi dell’energia fornita da un litro di benzina, questa quantità rappresenta il 6% del fabbisogno di carburante. Un risultato che è stato ottenuto solo grazie ai massicci sussidi del governo americano. Per produrre questo etanolo viene usato il 40% del mais, con la conseguenza di far lievitare i prezzi delle derrate agricole e di creare un’enorme zona morta nel Golfo del Messico a causa della grande quantità di fertilizzanti impiegati (informazioni tratte dall’articolo “Biocombustibili: una promessa non mantenuta” pubblicato da LeScienze nel mese di ottobre 2011).

Secondo numerosi studi un litro di etanolo richiede più energia per essere prodotto di quanto ne fornisca durante la combustione, e anche negli studi più favorevoli il guadagno energetico è appena percettibile (vedi l’articolo di LeScienze: “Etanolo tra mito e realtà” pubblicato nel mese di aprile 2007). Quindi di nuovo un contributo nullo al problema dell’energia, ma per il quale sono state impiegate enormi risorse naturali (13 milioni di ettari di terreno agricolo), a cui vanno aggiunti i sussidi governativi e il maggiore costo del mais pagato dai consumatori. In realtà l’aumento del prezzo dei cereali è l’unica vera conseguenza di questa operazione, che si configura come una speculazione sui prezzi che ha preso a pretesto le motivazioni ambientali per sottrarre dal mercato un’enorme quantità di prodotto. Produrre l’etanolo dalla cellulosa potrebbe sembrare una soluzione migliore.

Quantomeno non verrebbero distrutte delle derrate agricole. La campagna produce infatti una grande quantità di residui cellulosici che non possono essere usati nemmeno come mangimi. D’altra parte non è vero che questi residui vegetali siano inutili. Infatti sottrarre grandi quantità di residui vegetali che migliorano la qualità del suolo quando si decompongono, potrebbe accelerarne il degrado del terreno e renderlo incapace di sostenere la crescita di nuove colture. La conclusione è che anche con i residui vegetali non si potranno mai produrre grandi quantità di biocarburanti. Inoltre, nonostante che molti ci abbiano provato, nessuna azienda è riuscita finora a sviluppare un procedimento praticabile per una produzione industriale. Una produzione cioè che sia conveniente sia dal punto di vista economico che energetico.

Per quanto riguarda l’etanolo da canna da zucchero, la sua produzione sul piano economico si è dimostrata conveniente. Il Brasile produce ogni anno 26,5 miliardi di litri di etanolo da zucchero di canna, ma al prezzo di convertire grandi superfici di foresta tropicale in terreno per coltivazioni. Il danno ambientale è enorme, anche in termini di una maggiore produzione di anidride carbonica. Infine le alghe. Le alghe hanno la capacità di sfruttare il triplo della radiazione solare e di produrre biomassa in maniera molto più efficiente del mais e della canna da zucchero, e possono essere irrigate con acqua di mare o liquami. Si potrebbero usare per queste coltivazioni anche delle aree desertiche. Ma il problema è la trasformazione delle alghe in etanolo. Nonostante gli investimenti e i contributi pubblici, le aziende del settore sono ancora molto lontane da una produzione industriale dal costo accettabile. Ecco in proposito il parere di Vinod Khosla, un investitore specializzato in tecnologie ambientali: “Prendiamo le tecnologie per l’estrazione di combustibili dalle alghe: ne ho viste decine, ma nessuna sostenibile dal punto di vista economico. E non è tutto: analizzando i costi, non ho mai visto un ipotetico punto di svolta che possa migliorare di cinque volte l’efficienza dei processi” (vedi l’intervista di Mark Fischetti pubblicata su LeScienze del mese di marzo 2011).

Auto a idrogeno
Infine un’altra grande utopia è quella dell’auto a idrogeno. Anche sull’auto a idrogeno sono state riposte molte speranze e sono stati fatti colossali investimenti, ben oltre i cento miliardi di dollari. L’idrogeno a bordo dell’auto verrebbe trasformato in energia elettrica in una cella a combustibile, in modo da realizzare la trazione elettrica, con tutti i vantaggi che essa comporta. Inoltre l’idrogeno brucia combinandosi con l’ossigeno per dare come risultato solo qualche goccia di acqua calda. E dato che con l’auto a idrogeno non ci sarebbe inquinamento, essa è diventata un’icona dell’ambientalismo. Ma l’idrogeno non lo si estrae da qualche giacimento come il petrolio, bisogna ricavarlo da altre fonti. Il modo più economico è produrlo a partire dal metano a costi quattro volte superiori e con una perdita del contenuto energetico di quasi il 50%. Ma allora, perché non usare direttamente il metano? Altrimenti l’idrogeno può essere prodotto per elettrolisi, cioè scindendo le molecole dell’acqua nelle sue componenti, l’idrogeno e l’ossigeno.

Infine il vapore d’acqua si scinde spontaneamente in idrogeno e ossigeno anche quando viene scaldato ad una temperatura di almeno 800 C°. Ma di nuovo occorre dell’energia in una forma pregiata e costosa, e circa la metà di essa servirebbe a produrre ossigeno. E poiché l’ossigeno ha un mercato limitato, anche qui metà dell’energia andrebbe perduta. Ma poi l’idrogeno, oltre a non essere una nuova fonte di energia, è anche il mezzo meno adatto per immagazzinarla, dato che ha una bassissima capacità energetica. E a rendere questo gas ancora più problematico, c’è il fatto che per essere liquefatto esso deve essere raffreddato almeno fino alla temperatura davvero bassa di – 252,77 C°. Quindi anche liquefare l’idrogeno per ridurne il volume è molto costoso ed è necessario un impianto di raffreddamento sofisticato, che a sua volta consuma energia. Un altro modo per liquefare l’idrogeno è comprimerlo a 700 atmosfere, ma di nuovo è necessaria una grande quantità di energia. Inoltre l’idrogeno, anche liquefatto, a parità di energia occupa un volume cinque volte superiore a quello della benzina.

Quindi è necessario un serbatoio molto grande e in più molto robusto, massiccio e pesante perché possa resistere a una simile pressione. E l’auto a idrogeno dovrebbe essere a sua volta grande, robusta e pesante per trasportare un tale carico. Ma allora consumerà ancora più energia, avrà bisogno di un serbatoio ancora più grande ecc. Una volta caricato sull’auto, l’idrogeno dovrebbe essere trasformato in elettricità in una cella a combustibile, e l’elettricità così prodotta alimenterebbe il motore elettrico. Il rendimento di questa trasformazione è di circa il 50%, e ciò significa che metà dell’energia contenuta nel gas andrà perduta. Ma oltre a questo le celle a combustibile hanno un altro problema: non solo sono dispositivi molto sofisticati e per adesso di costo proibitivo, ma la loro componente principale è la spugna di platino. E anche ammesso che tutti gli altri problemi possano essere risolti, semplicemente di platino non ce n’è abbastanza. Il platino è un metallo molto più raro dell’oro. Se ne può trovare una quantità sufficiente per qualche prototipo, ma come si può pensare che ce ne sia abbastanza per centinaia di milioni di auto in modo da sostituire l’attuale parco macchine? E se l’auto a idrogeno non è proponibile come sostituto delle attuali automobili, a che cosa dovrebbe servire? Per non dire del fatto che un impianto dell’ultra super freddo dovrebbe convivere a breve distanza, sulla stessa automobile, con una cella a combustibile che funziona alla temperatura di 800/1.000 C°.

Conclusione
Gli esponenti di un certo ambientalismo hanno bocciato sbrigativamente la fusione fredda, che a loro giudizio non merita nemmeno di essere presa in considerazione. Nello stesso tempo sono sostenitori delle energie alternative, delle quali si può dire assoluta certezza che danno un contributo risibile o nullo al problema dell’energia nonostante i loro costi esorbitanti. Ma non ci sono solo delle nuove mirabolanti tecnologie che a prima vista possono lasciare increduli: ci sono anche soluzioni che possono dare un contributo determinante al problema dell’energia senza bisogno di nuove scoperte, come per esempio i modelli di auto leggere. Ma nemmeno queste vengono prese in considerazione. E questa è la dimostrazione che i temi dell’ambiente e dello sviluppo sono l’ultimo degli interessi di un certo ambientalismo. Per questo chi è davvero interessato a trovare soluzioni per i principali problemi del nostro tempo, deve prima di tutto sbarazzarsi di questo ambientalismo ideologico e della funesta illusione delle energie alternative.


http://www.altrogiornale.org/news.php?extend.8800.7


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vimana131 ha scritto:

Cita:
A COSTOSA FOLLIA DELLE ENERGIE ALTERNATIVE


Avevo gia' letto questo articolo su altrogiornale e devo dire che sono rimasto piuttosto basito di vederlo pubblicato proprio li. Bo, spero in una svista.

In ogni caso si tratta di un pezzo di una superficialita' incredibile, mal fatto, basato su dati non aggiornati e assolutamente lontano dalla realta'.

Tanto per fare un esempio, i dati sulle rinnovabili nel loro complesso sono assolutamente errati. Rimanendo in Italia, lo scorso Giugno abbiamo raggiunto il 50,2% di produzione da fonti rinnovabili.

Dal giugno 2012 al giugno 2013 l’incidenza mensile della produzione di energia rinnovabile sul totale dell’energia prodotta nel nostro Paese è passata dal 38,2% al 50,2%, mentre i consumi sono calati del 6,2%.

Fotovoltaico, eolico e idroelettrico fanno registrare livelli record di produzione, mentre la produzione termoelettrica crolla del 22,8% con gli impianti a gas e a carbone in netto calo.

Giugno è il punto culminante di una tendenza registrata finora lungo tutto il primo semestre del 2013 con una produzione in calo del 4,1% e un comparto termoelettrico che fa registrare un -16,3% e fonti rinnovabili in grande crescita: mentre idroelettrico (+37,9%), eolico (+31,4 %) e fotovoltaico (+15,2%).

Domenica 16 giugno, per un’ora, le energie da fonti rinnovabili hanno addirittura coperto il 100% del fabbisogno, mentre sul totale della mensilità la copertura è stata del 44,3%.

Fonte
[/f]

Se invece vogliamo estendere il concetto anche al resto dell'europa, i risultati, anche se meno aggiornati, sono comunque ottimi:

[wbf]In Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata del 24.5% nell’anno 2011, un buon risultato se si pensa che in Germania invece la quota di energia elettrica da rinnovabili nell’anno 2012 è stata del 23%. Ci sono altre realtà in cui è stato fatto anche di meglio: in Spagna al 2009 erano arrivati al 35%, in Svezia al 2012 la quota prodotta e’ stata del 48%, in Portogallo nel 2010 invece si era al 50%. In Norvegia – la patria del petrolio – la produzione di elettricità da rinnovabili è al 99%, grazie all’energia idroelettrica e così pure in Islanda dove siamo invece al 100% grazie ad un mix fra geotermico ed idroelettrico.

Fonti:
http://www.regjeringen.no/en/dep/oed/Su ... l?id=86981
http://en.wikipedia.org/wiki/Renewable_ ... in_Iceland
[/f]

e ancora:

[wbf]Il campo delle rinnovabili è in piena espansione, i costi diminuiscono, le tecnologie migliorano. Dal canto suo, International Energy Agency afferma che entro il 2016 l’energia rinnovabile supererà quella prodotta dal gas e sarà il doppio di quella prodotta dal nucleare, diventando la seconda fonte elettrica dopo il carbone. Fra quattro anni, non fra quaranta!

Fonte


Anche sul fronte dell'eliminazione della dipendenza dal petrolio si stanno facendo ottimi progressi:

La Svezia l’ha già annunciato: essere la prima economia mondiale oil-free nel 2020. Si, oil free, programmano di sostituire anche la benzina con carburante da fonti rinnovabili. Ci riusciranno, non ci riusciranno? Non lo sappiamo. Intanto si sono posti questo obiettivo, ambizioso e di ispirazione per tutti. Anche la Scozia ha annunciato di voler generare il 100% della sua energia da fonti rinnovabili entro il 2025, mentre la Danimarca ha in programma di dire adios a tutte le fonti di energia fossile nel 2050. Last but not least, le Filippine che il giorno 8 Luglio 2013 hanno annunciato di volere arrivare al 100% di energia da fonti rinnovabili nei prossimi 10 anni.

Fonti:
http://environment.about.com/od/renewab ... sweden.htm
http://www.care2.com/causes/philippines ... ables.html
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07 ... da/666513/


Tralascio di commentare ulteriormente le restanti parti dell'articolo, perche' anche di qualita' peggiore e quindi di facile confutazione.

Unico punto che mi sento di condividere quello sulla produzione di bioetanolo tramite coltivazioni ordinarie.

Infine patetica anche la conclusione. Dire che la ricerca sulla fusione fredda e' ostacolata da beceri ambientalisti e' travisare (spero solo ottusamente) la realta'.

Che vadano a chiedere ai vari Celani, Rossi, Srivastava, Levi, Focardi (RIP!) e compagnia bella quanti ambientalisti/ecologisti ci sono tra i loro oppositori.

Ma mi faccia il piacere!!



Ultima modifica di zakmck il 23/09/2013, 10:18, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 23/09/2013, 22:21 
Cita:
zakmck ha scritto:


Che vadano a chiedere ai vari Celani, Rossi, Srivastava, Levi, Focardi (RIP!) e compagnia bella quanti ambientalisti/ecologisti ci sono tra i loro oppositori.




Ti riferisci al Prof. Yogendra Srivastava che negli anni '90 insegnava teorie quantistiche al Dipartimento di Fisica dell'università di Perugia?

Per esperienza diretta posso assicurare essere una degnissima, preparatissima e serissima persona, come pochi altri mai incontrati nella mia vita. Se ti riferisci a lui.



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Cita:
quisquis ha scritto:
Ti riferisci al Prof. Yogendra Srivastava che negli anni '90 insegnava teorie quantistiche al Dipartimento di Fisica dell'università di Perugia?

Per esperienza diretta posso assicurare essere una degnissima, preparatissima e serissima persona, come pochi altri mai incontrati nella mia vita. Se ti riferisci a lui.


Certo proprio lui. Oltre a quanto riporti, bisogna anche aggiungere che si tratta di uno dei pochi teorici che si stanno generosamente prodigando per fornire un supporto teorico alla fusione fredda senza badare tanto al proprio tornaconto personale. E' per questo motivo non ha avuto vita facile, cosi come anche gli altri colleghi che in questo ambito lavorano, e non certo per gli "ecologisti".



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zakmck ha scritto:
senza badare tanto al proprio tornaconto personale.



Per quel che ricordo io, senza alcuna ostentazione, faceva dei principi morali jaina un modo di essere. Quanto dici ne è evidente conseguenza.



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Per quelle che sono le mie conoscenze, l'unica, assoluta energia pulita e illimitata, è quella ottenuta con il campo Casimir.



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L'acqua come combustibile: il gas di Brown

Dalla rivista Science et Foi n° 97 ottobre 2010

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L'acqua, così abbondante sulla superficie della terra, e in apparenza così banale, contiene molti misteri. Alcuni ricercatori hanno cercato di svelarne i segreti, ma solo pochi ne hanno tratto delle conclusioni pratiche, ad esempio Yull Brown, tuttavia ancora sconosciuto al grande pubblico. La sua invenzione non ha peraltro finito di far correre dell'inchiostro.

Il mistero dell'acqua

Sulla Terra, l'acqua ricopre circa il 70% della sua superficie e costituisce il 65% del corpo umano adulto (94% per gli embrioni di 3 giorni e il 75% tra i neonati). La proporzione d'acqua tende a diminuire in funzione dell'età tra tutti gli esseri viventi, e a un certo livello di disidratazione sopravviene ineluttabilmente la morte. Inutile quindi ricordare che l'acqua è necessaria alla vita: è indispensabile. D'altronde, per sapere se la vita ha potuto o può esistere su un altro pianeta, gli studiosi cercano prima di tutto di sapere se è presente dell'acqua, sotto qualunque forma (gassosa, liquida, solida). Non stupisce che essa sia presente nel corso di tutta la vita religiosa, poiché nessun altro elemento può simbolizzare la vita come l'acqua.

Le Sacre Scritture la presentano d'altronde come l'elemento importante della Creazione, nella vita vegetale e animale, come pure in quella dell'uomo.

1.La separazione delle Acque del basso da quelle dell'alto (Genesi)

2.La distruzione del mondo corrotto con un diluvio d'acqua al tempo di Noè

3.La separazione delle acque al passaggio degli Ebrei guidati da Mosè

4.Il Battesimo di Gesù da San Giovanni Battista nelle acque del Giordano

5.L'acqua cambiata in vino prelude l'istituzione dell'Eucarestia (Nozze di Cana)

Nella liturgia cattolica, l'acqua è oggetto di culto, utilizzata per benedire, ma soprattutto nella Celebrazione Eucaristica (acqua + vino). Nella Passione, sotto il colpo di lancia del soldato romano, scorre del sangue e dell'acqua dal corpo di Gesù, simbolizzando la Sua Misericordia per l'umanità peccatrice. I due raggi, bianco e rosso, rappresentati sul dipinto della Divina Misericordia chiesto a Suor Faustina, raffigurano d'altronde l'acqua e il sangue della Passione. Ricordiamo anche che la Genesi (Bereshit = creazione in 6 giorni, essendo il 7° giorno di riposo) presenta la Creazione (Bara Eloïm = parola creatrice divina) come un'Alleanza di Fuoco (Berith), e che secondo San Pietro il mondo sarà distrutto da un diluvio di fuoco (IIª Epistola di San Pietro; Giuseppe Flavio, storico Giudeo, I, ii, 6). Anche in San Matteo 3, 11, Giovanni Battista dice: «Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma Colui che viene dopo di me è più potente di me ed io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.» L'acqua e il fuoco sono dunque intimamente legati nella vita spirituale come pure nel mondo fisico.

Sul piano chimico, l'acqua pura è composta da due atomi di idrogeno e da un atomo di ossigeno (H2+O). Essa è dunque un monossido di idrogeno. Rimarchiamo en passant che idrogeno, primo elemento della Tavola di Mendeléev, significa « che genera dell'acqua » e che ossigeno significa « che genera la vita ». Al livello del mare e in condizioni normali, l'acqua bolle e si trasforma in vapore a 100° C., e gela a 0° C. La sua densità è di circa 1 Kg per litro. Queste poche cifre mostrano già l'importanza dell'acqua come riferimento in fisica. Chimicamente parlando, è un elemento neutro. Ma vedremo che essa può adottare dei comportamenti alquanto strani. L'insegnamento scolastico dà una vista molto parziale dell'acqua. Essa è, in effetti, un elemento molto più complesso di quanto lasci credere l'insegnamento scolastico, e racchiude più di un mistero e numerose potenzialità industriali oltre alle sue potenzialità mediche già conosciute. Citiamo semplicemente i lavori di René Quinton sulle proprietà dell'acqua di mare e la sua legge di costanza legata all'acqua; i lavori di Schauberger e le proprietà fisiche dell'acqua associata ai vortici; i lavori di Hahnemann, creatore dell'omeopatia, essendo l'acqua vettore di informazione; i lavori sulla memoria dell'acqua di Benvéniste e di Emoto completano i precedenti …

A questo proposito, vi è una disposizione particolare "a gabbia" delle molecole d'acqua, secondo la forma molecolare di questo o di quell'elemento chimico che vi è disciolto, che trasmette l'informazione propria a quell'elemento. In ciò che concerne i lavori del giapponese Emoto, sembra che sia una vibrazione indotta dalle nostre emozioni o dai nostri pensieri a dare una disposizione particolare a queste molecole d'acqua, disposizione visibile per le cristallizzazioni sensibili. Un altro mistero recentemente chiarito, è l'acqua ridotta nei suoi elementi, per elettrolisi o per radiolisi, e utilizzata come carburante. Ogni scolaro ha effettuato l'esperimento dell'elettrolisi dell'acqua e si è reso conto che il passaggio di una corrente elettrica in una soluzione d'acqua poteva ridurla nei suoi due elementi: idrogeno e ossigeno. Il problema è di sapere se l'energia generata dalla sintesi dei due elementi è compensata dall'energia richiesta per l'elettrolisi.

L'insegnamento ufficiale risponde negativamente.

In effetti, la legge di conservazione dell'energia indica che nessun processo fisico può generare più energia di quanta ne consumi.

Ciò lo possiamo tradurre con le equazioni seguenti:

Equazione di formazione del diidrogeno a partire dall'acqua (ad esempio per elettrolisi):
2 H2O+Q #8594; 2 H2+O2

Equazione di combustione del diidrogeno (nella camera di combustione di un motore):
2 H2+O2 #8594; 2 H2O+Q

Q essendo la quantità di energia utilizzata o prodotta.

La legge di conservazione dell'energia permette di affermare che l'energia utilizzata per produrre del diidrogeno corrisponde esattamente alla quantità di energia liberata da questo stesso diidrogeno durante la sua combustione. L'interesse della trasformazione si limita dunque allo stoccaggio dell'energia sotto forma di diidrogeno, sapendo che l'energia utilizzabile in questo caso è inferiore a quella prodotta poiché vi è comunque un rilascio di calore, per il secondo principio della termodinamica, e che di conseguenza il rendimento è sempre inferiore al 100%. Resta da sapere dove si situa l'interesse del motore ad acqua, se non è per immagazzinare l'energia elettrica sotto forma liquida o gassosa. Vedremo tuttavia che, sotto certe condizioni, la legge di conservazione non si applica veramente, e che il coefficiente di performance (COP) può essere largamente positivo…, da qui l'interesse per l'invenzione del motore ad acqua. Dei geni come Tesla nel campo dell'elettromagnetismo, o Schauberger in quello dell'idrodinamica, lo hanno molte volte verificato, e non sono i soli, il che tende a provare che molto spesso la scienza "stagna" rifiutando di rimettersi in discussione. L'abbandono della nozione di etere, dall'inizio del 20° secolo e soprattutto dopo Einstein, non ne è estranea. Questa semplice costatazione unita ad altre tende a provare che tutta la fisica è da rivedere. E non è la sola scienza che è da ricostruire, … ma questa è un'altra storia.

I motori ad acqua

Per i nostri contemporanei, il motore ad acqua è rimasto un mito … fino a quando Internet è venuto a guastare la festa, in particolare in certi ambienti che non vedono di buon occhio questa avanzata tecnologica. La prima vettura con motore ad acqua sarebbe circolata negli USA nel 1929. In Francia ci sono state numerose invenzioni dello stesso tipo, ma nessuna traccia permette di affermarlo con certezza. D'altronde, questo è un argomento tabù poiché legato ad una certa «teoria del complotto». Tutti hanno inteso parlare di quegli studiosi che sono stati eliminati poiché troppo "disturbanti" per il potere e soprattutto per gli interessi finanziari dominanti. Ben sovente si parla del motore ad acqua senza ben sapere qual è la tecnologia soggiacente. Si tratta di un motore idraulico? o di motori "drogati" con l'acqua come hanno fatto i Tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale o come fanno gli appassionati del 'fai da te' da una decina d'anni dopo l'invenzione dell'americano Pantone? Si tratta del motore a idrogeno? di elettrolisi o di radiolisi? di fusione fredda? o altro? Per motore ad acqua bisogna intendere un motore a esplosione classica che utilizza in serbatoio esclusivamente dell'acqua, e in via accessoria un catalizzatore o un dispositivo elettronico migliorante l'elettrolisi. Giacché è là che sta il segreto del motore ad acqua. Facciamo notare che questo utilizzo dell'elettronica è molto recente, e che conseguentemente i supposti motori ad acqua più antichi dovevano utilizzare altri procedimenti.

L'invenzione di Yull Brown

Il Gas di Brown, un'importante invenzione messa a punto da Yull Brown, non è stato veramente utilizzato come combustibile nei motori di automobile, salvo in rare eccezioni e più generalmente come dopante di motori a combustione o a esplosione. D'altronde, non provocando questo gas esplosione ma implosione, implicherebbe una nuova concezione dei motori per dare tutto il suo potenziale, benché anche con i motori attuali ci sia un risultato positivo.

Ilya Velbov, alias Yull Brown, è nato in Bulgaria nel 1922 e deceduto il 22 maggio 1998 a Abum presso Sydney (Australia).

Due testi l'hanno profondamente segnato nella sua giovinezza. Il primo, L'Isola Misteriosa, romanzo scritto da Giulio Verne nel 1874: l'ingegnere chiamato Cyrus Smith suggeriva che, una volta esaurito il carbone, l'umanità avrebbe bruciato l'acqua per produrre l'energia: «Sì, ma l'acqua scomposta nei suoi elementi costitutivi», rispondeva Cyrus Smith, «e scomposta, senza dubbio, con l'elettricità, che sarà allora divenuta una forza potente e maneggiabile … Sì, amici miei, io credo che l'acqua sarà un giorno impiegata come combustibile, che l'idrogeno e l'ossigeno, che la costituiscono, utilizzati separatamente o simultaneamente, forniranno una sorgente di calore e di luce inesauribile e di un'intensità che il carbone non saprebbe avere … L'acqua è il carbone del futuro». Il secondo, nella seconda Epistola di Pietro: «Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio; e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì. Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi.» (II Pietro, 3, 5-7) È allora che sorge la domanda su come un «pianeta costituito d'acqua» come il nostro potrà perire così, a meno che l'acqua si converta in fiamme.


Dal 1941, egli si ritrova come luogotenente della Marina ai lati delle forze alleate, in una piccola isola presso Tessalonica. Dopo la guerra, essendo la Bulgaria passata sotto controllo sovietico, sua moglie, comunista convinta, lo denuncia come nemico del popolo. Viene allora condannato a sei anni di prigionia in un campo di concentramento dove rischia di perdere la vita. Alla sua liberazione, raggiunge la Turchia attraversando un fiume a nuoto, dove è nuovamente arrestato e imprigionato come spia per cinque anni. Liberato dai servizi segreti dell'armata americana, emigra verso l'Australia e cambia il nome adottando quello del suo salvatore americano, e prende anche il nome del suo attore preferito, Yul Brynner. È in questo paese che inizia il suo percorso come inventore. Inventa dapprima un rilevatore di armi, il migliore del mercato, ma, deluso dal suo fallimento commerciale, si dedica interamente alla sua idea primaria: mettere a punto un carburante a base d'acqua. Nel 1970 fonda la società WHF (Water Fuel Holding Pty Ltd.). I suoi membri effettuano le prime prove sul motore di un vecchio macinino, ma i primi tentativi sono infruttuosi. Yull Brown non è il primo a lanciarsi in questa avventura, ma è persuaso che la sua determinazione combinata al suo genio, si realizzerà e confermerà i lavori della lunga serie di ricercatori che l'ha preceduto.

I precursori

1766: Henry Cavendish, scienziato britannico conosciuto per la sua scoperta dell'«aria infiammabile», descrive la densità di questo gas che, bruciando, forma dell'acqua.

1776: Lo scienziato olandese Martinus von Marum (1743-1837) fa diversi esperimenti con l'elettricità. Durante uno dei suoi esperimenti (Groningen, Paesi Bassi), egli crea dell'ossigeno e del gas di idrogeno realizzando un'elettrolisi. Scopre (per caso?) che questa miscela può essere infiammata da una scintilla elettrica.

1781: Antoine-Laurent de Lavoisier (1743- 1794), aristocratico francese di primo piano nella storia della chimica, della finanza, della biologia e dell'economia, enuncia la legge di conservazione della massa (cioè: nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma), e nomina l'ossigeno nel 1778 e l'idrogeno nel 1783. Nel 1781 scrive: «L'acqua è la grande riserva, dove la natura trova la massa di carburante, che si forma continuamente sotto i nostri occhi, e la cellula vegetale è il suo grande mezzo».

1789: I chimici olandesi, Paets van Troostwijk e Joan Rudolph Deiman, rivelano sperimentalmente per la prima volta che l'acqua scomposta con l'elettricità nei suoi elementi dà una parte di ossigeno per due di idrogeno. In più, ne misurano i rispettivi volumi.

1803: Robert Hare sviluppa e sperimenta il cannello all'ossidio-idrogeno.

1826: Thomas Drummond scopre che una luce intensa è creata quando una fiamma ossidrica è diretta su un cilindro di ossido di calcio, senza che quest'ultimo si fonda. Egli crea quella che si chiama la "luce Drummond".

1832: Michael Faraday scopre ufficialmente le leggi dell'elettrolisi, e separa i costituenti dell'acqua utilizzando l'elettricità.

1860: Jean Joseph Etienne Lenoir, ingegnere belga, costruisce la prima vettura che utilizza un motore a combustione interna che funziona con gas di carbone.

1875: Giulio Verne pubblica il suo libro L'Isola misteriosa. L'ingegnere chiamato Cyrus Smith vi suggeriva che quando il carbone sarebbe stato esaurito, l'umanità avrebbe bruciato dell'acqua per generare l'energia.

Negli anni 1800, molte ricerche portarono sul miglioramento dei gas di idrogeno per apporto di carbone al fine di ottenere una migliore efficacia nell'illuminazione e nel riscaldamento, o per ottenere una combustione dell'idrogeno in assoluta sicurezza, utilizzando per esempio una griglia metallica contro il ritorno di fiamma. Il costo elevato e la scarsa disponibilità dell'elettricità all'epoca, rendeva questo procedimento poco proficuo.

1918: Charles H. Frazer deposita un brevetto per il primo «Potenziatore a idrogeno» per i motori a combustione interna (Brevetto americano n° 1 262 034). Egli dichiara che la sua invenzione aumenta l'efficacia dei motori a combustione interna, rende completa la combustione degli idrocarburi, protegge il motore, e riduce la quantità di carburante utilizzato con delle performance uguali.

1935: Henry Garret inventa un carburatore a elettrolisi e fa marciare una vettura con la sola acqua del rubinetto.

1943 - 1945: A causa di una seria penuria di carburante alla fine della Seconda Guerra Mondiale, l'armata britannica utilizza dei generatori di gas ossidrico nei suoi carri, su battelli ed altri veicoli utilizzati in Africa. Allo stesso modo, il tedesco Messerschmitt utilizza un sistema di iniezione d'acqua per potenziare i suoi motori d'aereo e così sfuggire in modo spettacolare ai suoi nemici. Immediatamente dopo la guerra, il governo ordina la distruzione di tutti i generatori. Ma almeno uno sopravvive. Verso la metà degli anni 1970, una società tedesca chiamata Lötgerat produce dei generatori di gas ossidrico. Essi utilizzano tutti i nuovi materiali e pezzi salvo … la Cellula del Gas di Brown e il depuratore. All'epoca della Seconda Guerra Mondiale, essi erano fabbricati in acciaio massiccio e fatti per durare.

1962: William A. Rhodes (Stati Uniti) è il primo inventore conosciuto ad ottenere un brevetto per un elettrolizzatore « a canalizzatore semplice » che produce il gas che noi oggi chiamiamo il gas di Brown. Nella metà degli anni 1960, Rhodes crea una società (Henes Corp) con dei partner che prendono il controllo dell'operazione. Non essendo però W. Rhodes tenuto come ingegnere principale, questo si rivelerà un errore fatale, benché Henes Corp sia più efficace. Alla fine la società fallisce e passa per molte mani prima di essere finalmente acquisita da Dennis McMurray. La società che ora si chiama l'Arizona idrogeno, si trova a Phoenix, in Arizona (Stati Uniti).

1974: Dieci anni dopo i brevetti di William Rhodes, Yul Brown deposita un brevetto sulla sua concezione dell'elettrolizzatore e passa il resto della sua vita a cercare di fare del gas di Brown un successo commerciale. Egli impiega circa 30 milioni di dollari e circa 30 anni in questa impresa. In ragione della sua perseveranza e dei suoi continui sforzi, questa varietà particolare di gas ha mantenuto il nome del suo inventore, ed è conosciuto come gas di Brown.

1977: Lewis, ricercatore della NASA, conduce una serie di test utilizzando un motore V8 americano, interamente strumentato e montato su un banco. Egli si interessa agli effetti dell'idrogeno sul funzionamento del motore. I risultati sono spettacolari. Egli propone anche un metodo più efficace dell'elettrolisi abituale per produrre il gas (NASA TN D-8478 C.1 datato Maggio 1977: Emissioni e consumi totali di energia per un motore a pistone funzionante con una miscela di idrogeno e benzina).

1990: Juan Carlos Aquero fa brevettare un sistema di trasformazione di energia per i motori a combustione interna che utilizza dell'ossigeno-idrogeno e il vapore. (Brevetto europeo n° 0 405 919 Al / 90306988.8, ottenuto il 26 giugno 1990).

1990 Stanley Meyer ottiene un brevetto su un procedimento per la produzione di un combustibile ossigeno-idrogeno (n° brevetto: 4 936 961, il 26 giugno 1990). La sua originalità è il circuito di risonanza dielettrico. Stanley Meyer costruisce un piccolo calesse che funziona unicamente con dell'acqua come carburante.

1991: Il coreano Kim Sang Nam visita il laboratorio di Yull Brown nel sobborgo di Sydney. Questo incontro fu l'inizio di una cooperazione di Brown con Best Korea e il suo alleato cinese Norinco. È a partire da qui che si realizza la messa a punto, iniziando nello stesso tempo l'avventura commerciale.

Le difficoltà dell'inventore

Quando Yull Brown comincia a fare delle dimostrazioni nel suo garage, negli anni 70, convoca giornalisti e scienziati per far tacere le voci che non cessano di propagarsi. Essi vengono numerosi, ma purtroppo i commenti non sono all'altezza delle sue attese. Molti non comprendono che egli ha trovato un comportamento dell'ossigeno e dell'idrogeno differente, come nessuno da Lavoisier. Poi vengono nella stampa gli articoli provocatori, tali da indurre delle reazioni negative da parte del governo o dei petrolieri. Un giornalista scrive: «Ancora per quanto tempo ci lasceremo dominare, distruggere le nostre vite e l'ambiente perché dei dirigenti difendono i loro interessi, opponendosi a una formidabile avanzata della scienza?» Il lavoro di Brown, innovativo e concreto, ci offre delle soluzioni ai tre maggiori problemi associati ai sistemi convenzionali: l'esaurimento delle nostre risorse di combustibili greggi, l'inquinamento e anche il costo della nostra energia. Un altro, Suzy Zarratt del Daily Telegraph, arriva a parlare di «moto perpetuo». Ora, come tutti sanno, il movimento perpetuo non è brevettabile, e ciò non poteva che screditare l'inventore e la sua invenzione il cui processo è compreso assai poco.

Le domande sono sempre le stesse: «Perché il gas non esplode?». E Brown sorridendo risponde: «perché io ho trovato la miscela giusta che non è esplosiva. Voi non avete visto esplodere niente qui, almeno finora! … La miscela non esplode, ma implode». Che un gas non sia esplosivo ma implosivo, non lo si era ancora visto. D'altronde, cosa significa implodere? Per confermare e darne la prova, Brown riempie d'acqua un cilindro in cima al quale inserisce il capo della sua torcia. Appena vi inietta il gas sotto pressione, l'acqua è evacuata da un tubo di plastica verso un recipiente. Riempito il cilindro di gas, si scocca una scintilla con una candela inserita nella sua apertura. Si sente un piccolo «ping» e immediatamente l'acqua risale attraverso il tubo per riempire il cilindro. Ecco dimostrato che è un'implosione: nessun rumore, non dispersione di calore, ma la creazione di un vuoto.

A chi non comprende, Brown spiega che « l'esplosione è un movimento esterno di pressione centrifuga, del tipo di quello che esiste nei pistoni spinti nei cilindri dei motori a benzina. L'implosione è un movimento di pressione centripeta, dello stesso tipo di quello che porta alla creazione del vuoto, come in questo cilindro. Si può comparare la liberazione dell'energia del gas immagazzinato a quella veniente da una molla a spirale schiacciata sotto una fortissima pressione. Più essa è compressa, più velocemente essa ritorna al suo stato normale quando la pressione cessa. È lo stesso principio che si applica anche per il confinamento del mio gas e la sua liberazione per combustione». Poi aggiunge: «Tutto questo spiega perché una vettura come la mia non emette altro che del vapore acqueo, con il rendimento del motore del 90% contro il 5% per le vetture alimentate a benzina».

In realtà Yull Brown ha scoperto che i due gas, l'idrogeno e l'ossigeno, possono essere miscelati con la massima sicurezza a condizione che il rapporto sia strettamente mantenuto più o meno 5%. Il termine scientifico che caratterizza questa miscela è: «stechiometrico». Così esso può essere prodotto economicamente, compresso e utilizzato in tutta sicurezza. Alcuni scienziati tuttavia riconoscono i meriti dell'invenzione del Yull Brown. Così nel 1977, John O'Malley, professore di fisica all'Università Flinders (Australia) ed esperto nel campo degli usi energetici dell'idrogeno, riconosce che si tratta di una vera e nuova via dell'elettrolisi dell'acqua, e conferma le sue capacità nella saldatura e il suo basso costo. Harald Hanish, ingegnere austriaco venuto ad assistere a una dimostrazione, dichiara: «Non ho più alcun dubbio: il gas di Brown può essere prodotto in modo sicuro.»

Geoffrey Laverick, responsabile del servizio informazioni del centro di Costruzione di Sydney, molto interessato al Gas di Brown nelle sue applicazione di vetrificazione rapida e poco costosa, intravede grandi opportunità in architettura: la realizzazione di suoli senza manutenzione, di muri realizzati con mattoni saldati, la preparazione di pannelli di facciata completi che si possono saldare all'acciaio… Malgrado questi riconoscimenti e i numerosi vantaggi che offre il gas di Brown, gli industriali rifiutano di impegnarsi, temendo di assumere troppi rischi, o di contrariare i loro committenti e partner (finanzieri, clienti, fornitori…), e così di perdere una situazione acquisita. Di fronte al rifiuto dell'Australia e della Nuova Zelanda di dargli un'opportunità, Yull Brown spera di trovare più comprensione negli Stati Uniti. Ma anche là le porte si chiudono una dopo l'altra.

L'aiuto lo danno i Cinesi

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Deluso da questi comportamenti, nel 1989 Yull Brown riprende contatto con i cinesi che erano venuti a vederlo nel 1986.
Il Giornale OnlineAll'inizio gli scienziati di Pechino sono scettici, ma contrariamente agli altri, prendono tempo per studiare il sistema di Brown. Essi concludono che è valido, sperimentano le sue caratteristiche e concepiscono una generazione più perfezionata del suo generatore. Credono in Yull Brown e al potenziale di questa tecnologia. Quindi, lo invitano a stabilirsi a Batu, città inaccessibile agli estranei situata nella Mongolia interna. La società è la Norinco, specializzata nella ricerca spaziale, energetica e nucleare, nel materiale militare, agricolo, etc.; si tratta dell'Istituto 52, che lo accoglie e gli offre la possibilità di sviluppare la sua invenzione. É un insieme industriale quasi segreto che impiega 1500 scienziati di tutte le discipline. 20 di questi e 15 ingegneri sono assegnati a un laboratorio dove Brown passerà 3 anni.

Brown, che vuole mantenere un legame con gli Stati Uniti, firma un accordo in tre parti con Norinco:

1. I Cinesi hanno l'esclusiva dei diritti sulla fabbricazione e la vendita in Cina.
2. Yull Brown ha la totale responsabilità dello sviluppo tecnologico.
3. Gli Americani hanno il diritto di distribuire dei generatori e le loro applicazioni in tutto il mondo.

Il contratto è firmato, ma non pienamente rispettato. I Cinesi e gli Americani dovevano investire mezzo milione di dollari per cominciare. I primi hanno messo la loro parte, ma gli Americani, dopo aver tergiversato, non hanno dato nulla. Malgrado questa sconfitta, i Cinesi decidono di proseguire le ricerche, assumendosi tutti i costi, certamente più attratti dalle possibilità pratiche che dalla riduzione dell'inquinamento, come vorrebbe Brown. Egli ha tuttavia la possibilità di dimostrare alla moglie del presidente dell'istituto, il Dr Cai Xue Ling, sua collaboratrice, la capacità del gas di ridurre la tossicità degli scarti, in particolare la radioattività. Già nel 1991, in Australia, egli fa degli esperimenti su del Cobalto 60, su dello Stronzio 90 e su dell'Americio 241 (uscito dal Plutonio). La radioattività è ridotta del 60 / 90%.

È allora che viene introdotto nell'Istituto 202 di Batu, specializzato nel nucleare.

Viene redatto un rapporto certificante una riduzione della radioattività del 70%.

Di ritorno negli Stati Uniti nel 1992, Brown reitera l'esperimento. Egli pone una lamella di americio su un mattone con dei piccoli pezzi di acciaio e di alluminio, e li sottomette alla sua fiamma per due minuti. Dopo essere fusi, i metalli emettono un flash (lampo) che fa dire a Brown che la radioattività è distrutta. Dopo una verifica, l'americio è allo stesso livello di radioattività dell'ambiente nel quale si trovava il laboratorio prima dell'esperimento.

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Uno dei primi generatori di Gas Brown realizzato nel 1993


Cos'è esattamente il gas di Brown?

È evidente che il gas di Brown non è un gas ordinario, e d'altronde non assomiglia a quelli ottenuti abitualmente con l'elettrolisi dell'acqua. In effetti, gli atomi di idrogeno e di ossigeno non prendono la loro forma mono-atomica, ma sono mantenuti in uno stato diatomico, il che conferisce al gas delle proprietà stupefacenti: esso può bruciare come del propano, dando come residuo dopo la sua combustione dell'acqua. Nelle operazioni di saldatura, la temperatura della fiamma varia secondo il materiale che brucia. Può vaporizzare del tungsteno ma non brucia la mano se la si passa attraverso. Questa è dunque una scoperta straordinaria che può avere una moltitudine di applicazioni in tutti i campi: nell'industria, nell'estrazione mineraria, nella medicina, nell'agricoltura, etc.. All'inizio delle sue ricerche, Yull Brown prova tute le possibili miscele degli isotopi di idrogeno e di ossigeno: 3 isotopi di idrogeno (1H1, 1H2, 1H3) e 6 isotopi di ossigeno (8O14, 8O15, 8O16, 8O17, 8O18, 8O19), che fa un totale di 36 tipi di acqua. Egli osserva i comportamenti dell'acqua, le sue caratteristiche fisico-chimiche e le sue capacità energetiche in ciascuna delle combinazioni di isotopi di idrogeno e di ossigeno.

Secondo Todd Knudfon, il Gas di Brown è al contempo del vuoto e dell'acqua. 1 kWh di elettricità produce 340 litri di gas; 1 litro di acqua si dilata fino a 1860 litri di gas; ugualmente si applica molto bene l'inverso. Durante la combustione, in gas implode, e questo dà 1859 unità di vuoto con un'unità di acqua per un costo minimo di circa 0,71 €. Una delle proprietà più stupefacenti del Gas di Brown, l'abbiamo visto, è che non è un gas esplosivo, ma un gas implosivo. È d'altronde su questa particolarità che la maggior parte degli scienziati inciampa, giacché un gas è prima di tutto esplosivo. Per ottenere l'implosione necessita una scintilla ad alta frequenza di 9000 volt o più. Esso d'altronde implode solo per accensione elettrica, e siccome non c'è esplosione, non vi è nessuna dispersione di calore. In più, bisogna notare che l'implosione è creatrice, mentre l'esplosione è distruttrice.

Questo è il principio creatore dell'universo. Nella natura, come ha osservato Schauberger, altro genio misconosciuto, il vortice dove si manifesta il movimento centripeto, lo stesso dell'implosione, è propizio alla vita. Il vortice è d'altronde una sorgente di energia appena intuita. A livello del magnetismo terrestre, il movimento centrifugo si fa all'equatore, e il movimento centripeto verso i poli. Il vortice magnetico che si crea favorisce in una certa misura la formazione del ghiaccio, essendo il movimento centripeto del vortice refrigerante, cosa che un esperimento molto semplice può dimostrare (tesi personale). Infine, l'altra particolarità già evocata e che è una delle più ricche di potenzialità, è la facoltà che possiede la fiamma uscita dal gas di Brown di adattarsi al materiale sul quale viene applicata, allorché tutti i gas bruciano a una temperatura costante. Essa permette così di realizzare delle saldature molto fini e anche di saldare materiali differenti tra loro. Esso può sostituire il cannello a propano o a acetilene, come pure tutti gli apparecchi elettrici del genere TIG o MIG, etc.

Le applicazioni del Gas di Brown

Il gas di Brown conosce naturalmente molte applicazioni, che non sono certamente tutte conosciute. I campi dove esso può intervenire sono:

- I trasporti terrestri, marittimi e aerei (come carburante)
- La brasatura e la saldatura
- Il taglio col cannello
- La lucidatura a fiamma
- La fabbricazione del vetro
- In gioielleria (per fabbricare le pietre preziose)
- Il riscaldamento e la cucina (come gas infiammabile)
- L'anticorrosione (il gas di Brown agisce come inibitore)
- L'estrazione di minerali
- Il trattamento dei semiconduttori e dei circuiti stampati
- Il trattamento dei rifiuti (incenerimento senza inquinamento)
- Il disinquinamento chimico o radioattivo
- Il dissalamento dell'acqua del mare a costi molto bassi
- Il miglioramento della germinazione dei grani
- La crescita delle piante coltivate e l'aumento delle qualità nutritive delle derrate per irrigazione con l'acqua trattata con il gas di Brown
- La cura della pelle o contro i reumatismi per reidratazione esterna proiettando il gas di Brown
- La costruzione di edifici dove esso permette di saldare dei materiali molto differenti come il mattone, il ferro, l'alluminio, il vetro, etc., come pure il loro trattamento per ottenere delle superfici lisce, impermeabili e di facile manutenzione
- Etc.

É sopratutto per dei lavori di saldatura che sono venduti i generatori di gas di Brown. Esso è in effetti infinitamente più performante di tutti gli altri metodi e molto meno oneroso. Esso permette d'altronde tutti i tipi di saldature, quelle che richiedono le temperature più alte, come quelle che richiedono le temperature più basse, poiché il gas si adatta alle temperature di fusione di ciascun materiale. Brown sbalordisce i suoi osservatori quando salda insieme due bande di alluminio di 20,32cm su 5,06cm, o due bande di metalli differenti come il rame e l'alluminio, o saldando una fine asticella di acciaio a un mattone da costruzione, il tutto senza decapare, o ancora, fondendo dei mattoni refrattari.

Come carburante, le possibilità del Gas di Brown potrebbero introdurre una vera rivoluzione tecnologica e energetica sul pianeta. È d'altronde strano che la Cina, che possiede questa tecnologia ed i cui bisogni energetici sono immensi, nella misura del suo sviluppo industriale e del desiderio di consumo da una parte sempre più importante della sua popolazione, non abbia ancora usato questa via. Attende forse il momento propizio? È inibita da una volontà che viene dai poteri occulti finanziari o politici? Difficile dirlo, tanto sono discreti i giornalisti su questo argomento. Yull Brown ha percorso una distanza di 1.600Km con un consumo di soli 3,48 litri di acqua. Si può facilmente immaginare quale impatto avrebbe una tale decisione: una autonomia completa per gli automobilisti, un arresto di tutti gli inquinamenti provocati dai trasporti sia terrestri che marittimi o aerei, e un cambiamento senza precedenti del paesaggio geopolitico. Ma forse questo è un sogno reso inaccessibile alla nostra generazione perché alcuni non vogliono perdere la loro fonte di profitto e gli altri le loro risorse fiscali.

Anche in medicina il gas di Brown può sconvolgere molte pratiche. Si sa già che il Gas di Brown applicato sulla pelle diminuisce nettamente i dolori, fino a sopprimerli del tutto per via di una reidratazione dei tessuti. Lo stesso succede quando è assorbito sotto forma di acqua nella quale è stato fatto passare il gas. Si sa, per esempio, che l'acqua di sorgente ha delle proprietà terapeutiche che l'acqua messa in bottiglia non possiede più, anche se mantiene le stesse proprietà fisiche e chimiche. Si sa anche che un'acqua sottomessa a radiazioni elettromagnetiche, ioniche, fotoniche, infrarosse, ultraviolette, agli ultrasuoni, dai VLF, dai ELF, etc., può acquisire differenti proprietà terapeutiche. Non vi è nulla di stupefacente che il gas di Brown e l'acqua che si riforma dopo la sua combustione abbia qualche proprietà interessante.

Il Gas di Brown permette anche la cicatrizzazione delle piaghe. Applicato alle ferite, esso uccide i microorganismi anaerobi e permette la rigenerazione cellulare.

Si è anche scoperto che il Gas di Brown può sostituire validamente l'aria, l'elio e l'idrogeno per respirare in acque profonde. Grazie a lui, la profondità di immersione può essere raddoppiata, fino a 2050 metri, e si può lavorare a capacità piena malgrado le forti pressioni.

La stessa tecnologia, quando sarà applicata in architettura, trasformerà veramente il paesaggio urbano e renderà le costruzioni più facili, così come renderà l'interno delle case più facile da mantenere.

Conclusione

Il Gas di Brown non può che espandersi, ma lo farà secondo il ritmo imposto dai finanzieri. Applicato su grande scala e troppo rapidamente, sconvolgerebbe una economia non ancora pronta ad accettare un tale cambiamento. E come per tutte le invenzioni maggiori, gli necessiterà molto tempo per imporsi. Ridurre i costi nei processi industriali è una cosa, ma sostituire un carburante di origine petrolifera è ben altra cosa. Associato a un generatore elettrico a energia libera, altra fonte di energia totalmente gratuita e che è sul punto di emergere un po' dappertutto, come i generatori a magneti permanenti, il generatore di Gas di Brown renderà le famiglie autonome in energia (illuminazione, riscaldamento, gas per cucina e tutta l'elettricità), e darà loro delle capacità di produzione artigianale che oggi non hanno. Per gli Stati, specialmente i più poveri, li renderebbe ugualmente autonomi in energia e di conseguenza indipendenti. Esso permetterebbe ai paesi che mancano d'acqua di averne a sufficienza. Permetterebbe ancora alle popolazioni di acquisire una maggiore salute. Infine, tutte le applicazioni del Gas di Brown associate, oltre che essere economiche, ridurrebbero considerevolmente l'inquinamento del pianeta. È questo il voto che possiamo formulare.






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MessaggioInviato: 29/02/2016, 00:54 
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Energia solare per il fabbisogno energetico mondiale

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Questi riquadri rossi mostrano la dimensione dell’area di cui avremmo bisogno per i pannelli solari per alimentare rispettivamente: il mondo, l’Europa e la Germania.

Quanto spazio occorrerebbe per l’installazione di pannelli solari per soddisfare il fabbisogno energetico mondiale?

In questa immagine è mostrato lo spazio teorico necessario per soddisfare la domanda di energia elettrica del mondo intero, dell’Europa (UE-25) e della Germania sulla base di dati provenienti da una tesi di ricerca pubblicata nel maggio 2005 dell’Università Tecnica di Braunschweig in Germania.
L’intensità della luce solare che colpisce il deserto del Sahara rende la zona ideale per la generazione di energia solare attraverso pannelli fotovoltaici.

La tesi che fu resa nota nel 2005 è la conclusione di una serie di studi precedenti di ingegneri che da lungo tempo considerano l’idea di colonizzare il Sahara con impianti solari. Tale ipotesi era stata originariamente concepita nel 1913 dall’ingegnere americano Frank Shuman ripreso nel 1986 dal fisico nucleare tedesco Gerhard Knies.

In realtà questo studio parte dal presupposto che l’efficienza di tale tecnologia sia stimata attorno al 100%, mentre attualmente quella degli odierni pannelli solari è solo in grado di catturare circa il 20% dell’energia solare, anche nel deserto. Quindi l’area indicata nella mappa di 254 Km quadrati nel Sahara, affinchè teoricamente possa assorbire abbastanza raggi per alimentare il mondo intero, dovrebbe essere almeno cinque volte più grande.

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Inoltre, per le attuali tecnologie in uso, una grande quantità di energia elettrica verrebbe persa sulle grandi distanze di trasmissione, il che significa che un singolo impianto dislocato a grande distanza non potrebbe mai realmente alimentare l’intero pianeta e sarebbero quindi necessari più punti distribuiti nel mondo come mostra ad esempio questa seconda immagine. Tuttavia, in tutto il mondo, i siti ad alto assorbimento di energia solare potenziali superano di gran lunga qualsiasi esigenza mondiale plausibile.

Perciò per quanto al momento questa resti solo una ipotesi non corrispondente alle reali possibiltà tecnologiche, resta comunque una buona idea di partenza con interessanti considerazioni da tener presente

Infatti uno studio più recente del WWF insieme a tre aziende del settore fotovoltaico (First Solar, 3TIER e Fresh Generation) del 2012 “Solar PV Atlas: solar power in harmony with nature” stima che “basterebbe riservare meno dell’1% del territorio mondiale al fotovoltaico per arrivare a coprire il 100% della domanda energetica globale fino al 2050.” senza nessun danno per la conservazione naturalistica e del paesaggio.

Attualmente, secondo il World Coal Association, la fonte più comunemente usata per la produzione di energia elettrica è il carbone; 41% di tutta l’elettricità mondiale è prodotta dal carbone. Il suo elevato livello di inquinamento durante l’estrazione (acqua ed atmosfera) e nell’utilizzo per combustione (atmosfera) e le disumane inaccettabili circostanze per gli stessi minatori, rendono urgenti drastici cambi di fronte e scelte politiche responsabili a favore di fonti sostenibili a basso impatto ambientale e con tutela garantita per i lavoratori del settore energia elettrica.

E’ il tempo delle grandi innovazioni, l’epoca della transizione, seppur lenta e faticosa, di un cambio di mentalità ed approccio al problema energetico. Fortunatamente sempre più spesso arrivano incoraggianti notizie di aperture di nuovi impianti solari, sempre più grandi e più efficienti e di investitori interessati ad aprirne altri, sintomo inequivocabile che finalmente abbiamo imboccato la giusta via.

La Cina, maggior utilizzatore mondiale di carbone, oggi vanta la partnership con il Pakistan nella costruzione del più grande parco solare del mondo – Quaid-e-Azam Solar Power Park – già attivo da agosto 2015 e che completato potrebbe avere 5,2 milioni di celle fotovoltaiche pari a 1.000 MW di energia a copertura del fabbisogno di energia elettrica sufficiente ad alimentare 320.000 famiglie e di cui si attende il completamento per il vicinissimo 2017.

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Quaid-e-Azam Solar Power Park

Primato conteso con il Marocco che l’11 febbraio di quest’anno ha inaugurato la prima sezione – Noor1, i primi 500mila specchi solari – del mega impianto a Quarzazate in pieno deserto. La struttura, dell’estensione equivalente a oltre tremila campi da calcio, sarà completata per il 2018 e darà energia a un milione di abitazioni.

Ouarzazate – Marocco: impianto fotovoltaico energia solare

Oltre al fotovoltaico abbiamo molte opportunità di restituire al pianeta la sua integrità con altre fonti rinnovabili ma il sole confrontato ad esse, con lo stoccaggio dell’energia per le ore di buio, resta per potenziale l’unica fonte inesauribile senza pari.

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Energia solare in Terawatt (Unità di misura della potenza pari a 1012 Watt) Immagine: Perez et al., 2009, “A Fundamental Look At Energy Reserves For The Planet“, p.3, PDF (archived). Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons


http://www.altrogiornale.org/energia-so ... -mondiale/


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 Oggetto del messaggio: Re: Energia pulita per sempre.
MessaggioInviato: 05/09/2018, 15:31 
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Fotosintesi semi-artificiale, la tecnologica frontiera dell’energia rinnovabile



Un team di ricercatori del St John's College, Università di Cambridge, ha ideato un innovativo metodo per catturare l’energia del sole e per compiere la divisione dell’acqua, alterando il modo il cui le piante conducono questo processo

La fotosintesi è il processo attuato dagli organismi autotrofi per produrre il glucosio partendo dall’acqua e dal diossido di carbonio, termine scientifico che denomina l’anidride carbonica. Il motore di questo meccanismo è la luce solare che viene assorbita, in particolare, dalla clorofilla, un pigmento fotosensibile. Le piante convertono la luce in energia e rilasciano nell’ambiente l’ossigeno nel momento in cui separano le molecole d’acqua (H2O, 2 atomi di idrogeno e uno di ossigeno).
L’idrogeno, nello specifico, è una fonte potenzialmente illimitata di energia rinnovabile.
Fotosintesi naturale

La grande maggioranza dell’ossigeno della Terra, fondamentale per permettere la respirazione degli esseri viventi che abitano il pianeta, viene realizzato attraverso la fotosintesi.
Un team di ricercatori del St John's College, Università di Cambridge, ha ideato un innovativo metodo per catturare l’energia del sole e per compiere la divisione dell’acqua, alterando il modo il cui le piante conducono questo processo. La ricerca, pubblicata su Nature Energy, ha tutte le potenzialità per poter rivoluzionare, in futuro, la produzione di energia rinnovabile.
“La fotosintesi naturale non è pienamente efficiente in quanto si è evoluta solo per garantire la sopravvivenza”, spiega Katarzyna Soko, dottoranda presso St John's College. Il meccanismo attuato dalle piante realizza, infatti, solo 1-2% dell’energia totale che potrebbe potenzialmente convertire e archiviare.
Componenti biologici e tecnologia

Nonostante siano già note delle modalità per permettere la realizzazione della fotosintesi artificiale, quest’ultima non viene impiegata come energia rinnovabile in quanto necessita di costosi e tossici catalizzatori per la sua realizzazione. I ricercatori, per ovviare a questo problema di natura economica, hanno realizzato un’innovativa tecnica di fotosintesi semi-artificiale servendosi di un particolare enzima al posto dei catalizzatori. Per compiere lo studio la dottoressa Soko e il suo team sono riusciti a riattivare uno specifico processo nelle alghe che è rimasto inerte per millenni.
In queste ultime è infatti presente un enzima, denominato idrogenasi, che è in grado di ridurre i protoni in idrogeno. “Durante l'evoluzione questo processo è stato disattivato perché non era necessario per la sopravvivenza, ma siamo riusciti a bypassare l'inattività per ottenere la reazione che volevamo”, ha spiegato la Soko. Il dottore Erwin Reisner, capo del Laboratorio Reisner e ricercatore del St John's College, ha descritto la ricerca come una preziosa ‘pietra miliare’ che rivoluzionerà il panorama dell’energia rinnovabile.



https://tg24.sky.it/tecnologia/2018/09/ ... abile.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Energia pulita per sempre.
MessaggioInviato: 05/09/2018, 15:39 
Solo quando tutti gli azionisti/azioniste delle STRAMALEDETTE 7 SORELLE, saranno morti (naturalmente o soppressi) si comicerà a pensare ad energie pulite. disponibili per tutti, e a costi accessibili.
Fino a quando la gente è "disposta" a morire pian piano .....



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 Oggetto del messaggio: Re: Energia pulita per sempre.
MessaggioInviato: 01/06/2019, 17:33 
Cita:

Dall’americio l’energia per colonizzare Marte


Si chiama americio in onore del continente americano: è un elemento chimico raro che non si trova in natura, ma si genera nel processo di decadimento del plutonio di cui sono fatte le scorie delle centrali nucleari. Scoperto nel 1944 da un gruppo di ricerca dell’Università di Chicago grazie al bombardamento del plutonio con neutroni lenti, potrebbe ora consentirci di arrivare su Marte senza rischio di scaricare le pile.

A lavorare a questa ipotesi sono stati i ricercatori dell’Nnl (Nuclear National Laboratory) e dell’Università di Leicester all’interno di un progetto finanziato dall’Esa (Agenzia Spaziale Europea) e con il contributo dell’UK Space Agency (Agenzia Spaziale del Regno Unito), che hanno usato l’americio per produrre elettricità. Estraendo l’elemento chimico da alcune scorte di plutonio, i ricercatori hanno infatti utilizzato il calore generato dal materiale altamente radioattivo per generare corrente elettrica in grado di illuminare un piccola lampadina all’interno di una speciale area schermata nel Laboratorio centrale del Nnl in Cumbria.


Le batterie spaziali

Ma questo è solo un primo passo. Il prossimo step sarà poi quello di costruire batterie a lunghissima durata (diverse centinaia di anni) per i viaggi spaziali. Anche il problematico stoccaggio delle scorie radioattive si trasformerebbe così in una risorsa per ottenere prodotti poco costosi e dalle ottime prestazioni.

Dagli anni Sessanta molte delle batterie di veicoli spaziali e sonde sono infatti state a base di plutonio. Queste hanno alimentato numerosi satelliti per uso civile e militare, sono entrate negli esperimenti delle missioni Apollo e nei programmi spaziali come Voyager e Ulisse che hanno permesso di approfondire le conoscenze sul Sistema solare.

Queste batterie hanno però vita breve: quelle che forniscono energia alla sonda New Horizons, che ha raggiunto pochi mesi fa Ultima Thule, il corpo cosmico più lontano mai esplorato dall’umanità, si spegneranno intorno al 2026 ponendo definitivamente fine alle missione. Il plutonio ha infatti una emivita di 88 anni, e le batterie prodotte con questo elemento garantiscono completa funzionalità per decine di anni. L’americio ha invece tempo di dimezzamento di 432 anni e consente di costruire batterie capaci di continuare a funzionare per centinaia di anni.
La nuova corsa allo spazio

La corsa allo Spazio che negli anni Sessanta aveva visto solo due concorrenti vede oggi la partecipazione di nazioni e di imprenditori, determinati ad avvantaggiarsi delle nuove tecnologie a disposizione, per avere un ruolo centrale nelle prossime missioni spaziali.

La possibilità di avere sistemi sicuri e affidabili, a bassa manutenzione e lunga vita può essere sfruttata nella costruzione delle basi lunari che serviranno per raggiungere la nuova frontiera Marte, dove le batterie alimenteranno strumenti adatti a funzionare anche quando l’energia solare non può essere utilizzata.
L’americio

Guarda su youtube.com


L’americio permetterà quindi all’Europa di partecipare alla nuova corsa allo Spazio e di creare strutture industriali altamente qualificate, capaci di mettere a punto le nuove batterie e di svilupparne le potenzialità. Con la loro vita centenaria, le batterie all’americio potranno saziare anche la fame di conoscenza dello Spazio profondo, consentendoci di inviare ai confini del Sistema solare sonde che saranno in grado di trasmettere dati alla Terra per un tempo più lungo di quello mai immaginato fin ora.







https://www.galileonet.it/americio-elettricita-marte/


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 Oggetto del messaggio: Re: Energia pulita per sempre.
MessaggioInviato: 03/09/2020, 19:27 
Le scorie radioattive sono il segreto per ottenere batterie che non si devono mai ricaricare

Scorie radioattive potrebbero venire presto raffinate in batterie ai nano-diamanti, garantendo al mondo delle pile che non si esauriranno virtualmente mai.

A rendere noto il progetto è l’azienda californiana NDB, la quale, alla forsennata ricerca di investitori, si impone di mettere in circolazione i primi generatori radioattivi nell’arco di soli due anni, nonché ambisce a creare entro il 2040 un mondo in cui i carburanti fossili saranno inutili.

Nella loro essenza, le batterie di NDB sono composte da grafite compattata con tanta energia da trasformarsi in diamante. I diamanti artificiali sono comunemente utilizzati nel ramo della gioielleria e in alcuni peculiari riti funebri, ma quelli creati nei laboratori NDB hanno una particolarità che li rende unici: sono radioattivi.

La materia prima utilizzata nel processo viene infatti recuperata dalle superfici interne dei reattori nucleari. La grafite, esposta alle radiazioni del nocciolo, si carica di radioattività fino a divenire radiocarbonio, un materiale che nel decadere emette costantemente elettroni ad azoto.

I nano-diamanti vengono quindi disposti su un supercondensatore miniaturizzato capace di accumulare grandi quantità di elettricità e vengono isolati da una guaina isolante di diamanti ricavati da normali isotopi di carbonio, così da evitare ogni forma di perdita radioattiva.

Le stime di NDB sulla durata delle batterie sono attualmente molto ambigue e altalenano a seconda del formato dai nove ai 28.000 anni di carica elettrica. Una volta esaurite, queste tornano a essere dei comuni blocchi di grafite e possono essere smaltite senza alcun rischio.

Con il suo prodotto, l’azienda californiana mira a insediarsi in ogni ramo della nostra vita: dall’automotive alla telefonia, dalla tecnologia aerospaziale a quella ospedaliera.

Il primo prototipo commerciale delle batterie radioattive a bassa potenza ai nano-diamanti dovrebbe raggiungere i mercati in meno di due anni, mentre l’omologo ad alta potenza richiederà tempistiche maggiori, tempistiche che comunque sono calcolate sui cinque anni.

Nel suo proporsi agli azionisti, NDB ammicca non poco ai ricchi finanziatori arabi, i quali, oltre a vantare ingenti risorse, stanno iniziando a fare i conti con il fatto che i pozzi petroliferi sono sulla strada del prosciugamento e cercano nuove vie in cui incanalare i propri interessi economici.



https://leganerd.com/2020/09/03/le-scor ... icaricare/


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MessaggioInviato: 03/09/2020, 21:42 
non male, penso anche alle batterie per auto elettriche



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 Oggetto del messaggio: Re: Energia pulita per sempre.
MessaggioInviato: 21/09/2021, 18:21 
Dalla Calabria l’invenzione che riscrive le regole della fisica e permette di produrre energia elettrica
La scoperta che potrebbe rivoluzionare il settore elettrico domestico: un apparato per la generazione esponenziale di energia in grado di autoalimentarsi

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E se domani ci svegliassimo e scoprissimo che 2 più 2 non fa più 4? La portata dell’invenzione ideata a un geometra di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in Calabria, e da un suo amico, è all’incirca a questi livelli di importanza. La scoperta, infatti, potrebbe rivoluzionare il settore elettrico domestico: l’innovazione, già coperta da brevetto, riguarda un apparato per la generazione esponenziale di energia in grado di autoalimentarsi contrastando la scarica della fonte iniziale: in parole povere l’energia utilizzata per il suo funzionamento in qualche modo viene restituita.

Giuseppe Condello, ideatore del prototipo spiega, intervistato da StrettoWeb, come l’idea sia “nata un anno e mezzo fa: con l’inizio delle restrizioni per contenere la pandemia, ci siamo dedicati giorno e notte alla realizzazione di questo progetto, volevamo fare qualcosa di concreto. Dopo un anno e mezzo di lavoro intenso abbiamo portato avanti la nostra idea e con prove e riprove siamo riusciti a finire il progetto, abbiamo fatto un prototipo da laboratorio e ne abbiamo testato il funzionamento. Ora siamo in fase di ingegnerizzazione e dunque abbiamo spedito il prototipo all’estero. Il passo successivo sarà quello di ottenere il marchio CE e andare sul mercato. Per farlo lo presenteremo in televisione e batteremo tutte le strade utili a portarci ad una eventuale commercializzazione del prodotto”.

Condello ha in sostanza riscritto alcune regole della fisica. I due ricercatori calabresi sono riusciti a mettere a punto un prodotto che partendo da un’energia fissa a batteria, attraverso dei circuiti combinati, ne produce il triplo o il quadruplo, fino al limite stabilito, superando di gran lunga i vecchi sistemi. “Da una batteria da 100 Ampere – racconta – possiamo generare anche 2400 Volt; in fisica 1 dà 1 non può dare 1,5; noi abbiamo 1 e prendiamo 2,4; è una cosa che non riesce a comprendere nessuno”. “Abbiamo messo insieme le nostre competenze e abbiamo concretizzato il nostro progetto, ottenendo un qualcosa che mai nessuno aveva messo in atto“.

Si tratta di una ricerca che ha necessitato di conoscenze informatiche, chimiche e fisiche, e i campi di applicazione “Sono svariati – spiega Condello –: l’apparato, compatto e facilmente trasportabile, richiede una componentistica quasi minima che lo rende ideale per le installazioni residenziali (3-6-12 kw); può essere adattato ad ogni struttura rendendola completamente indipendente da qualsiasi altra fonte di energia elettrica. Si può spostare da un’abitazione all’altra; portare in barca, nei cantieri di lavoro, nelle parti più isolate del mondo dove manca completamente l’energia; utilizzare in caso di stati d’emergenza per applicazioni militari, negli ospedali o per iniziative umanitarie in zone colpite da catastrofi naturali”.

Il prototipo artigianale attualmente esistente è stato costruito utilizzando il case di un vecchio computer, ma dopo l’ingegnerizzazione si punta all’immissione sul mercato e a quel punto ogni famiglia potrà usufruirne, risparmiando sui consumi elettrici domestici. “L’idea è quella di una Start-up o di una campagna di crowdfunding – spiega il geometra – o ancora meglio sarebbe trovare dei partner che si innamorino del progetto. Il mio sogno sarebbe quello di poter avviare una fabbrica qui in Calabria: otterremmo posti di lavoro certi, anche perché dopo il brevetto abbiamo ricevuto richieste dal settore nautico, e soprattutto dall’estero”.


https://www.meteoweb.eu/2021/09/linvenz ... a/1722111/


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