argla ha scritto:
Posso chiederti cosa pensi per esempio delle esperienze di Maria Renold, citate negli articoli che sono stati postati ?
Cita:
La sua preziosa ricerca ha rilevato, più di una volta, che attraverso la normale intonazione standard basata su un LA a 440 Hz, gli ascoltatori presenti nella stanza cominciavano a polemizzare tra loro e ad assumere perfino comportamenti antisociali.
Quando invece l'intonazione del medesimo pianoforte veniva eseguita seguendo la regola del LA a 432Hz, gli stessi ascoltatori, nuovamente invitati ad assistere al medesimo concerto, rimanevano questa volta piacevolmente colpiti ed entusiasti.
Allego la pagina successiva a quella che sopra ho postato.
L'esperimento che citi è come se fosse stato eseguito con due pianoforti diversi.
Nel pianoforte le corde poggiano sul ponticello, il quale, solidale con la tavola armonica, ne trasmette le vibrazioni.
Le corde scavalcano il ponticello con una certa angolazione. Messe in tensione esercitano su di esso una 'carica'. Abbassare il diapason da 440 a 432 Hz significa allentare la tensione delle corde e quindi ridurre la pressione delle stesse sul ponticello. Meno compressa, in tal modo la tavola armonica respira di piú, producendo un suono piú corposo. Nel testo che sotto allego si fa l'esempio opposto, dell'innalzamento del diapason da 440 a 445 Hz. Soli 5 Hz di incremento corrispondono ad un aumento complessivo della trazione delle corde di 445 kg (quello preso a riferimento è un pianoforte Steinway da concerto), il che si traduce in un aumento della pressione sulla tavola armonica di circa 30 kg. 8 Hz di decremento (da 440 a 432) comportano una riduzione della carica maggiore di 30 kg. Ne consegue una importante modifica della resa e qualitá acustica. Se poi il pianoforte è stato male progettato, costruito, regolato, se sono state montate corde sbagliate, il miglioramento ottenuto con l'abbassamento del diapason è approssimabile a quello che si ha, giusto per fare un esempio, premendo e rilasciando con una mano la membrana di un altoparlante.
Ammessa la bontá del musicista (vale il detto di non sparare sul pianista), la ripetitivitá dell'evento, non deve sorprendere la differente resa acustica dello strumento e quindi la migliore presa sugli ascoltatori.
Aggiungo pure che l'accordatura di un pianoforte tradizionale è cosa quantomai incerta. Basta una variazione di umiditá, di temperatura, lo spostamento dello strumento, per alterarla. Ottenere una accordatura stabile e precisa è molto difficile. Dire di aver accordato a 432 è un'approssimazione.
In base al risultato che si vuole raggiungere, accordando si puó tenere il registro dei bassi leggermente calante, crescente negli acuti. Le tre corde colpite da un singolo martello nel registro medio-acuto possono non essere, volutamente, esattamente all'unisono. In definitiva 432 o 440 Hz, relativi multipli e sottomultipli sono un riferimento teorico.
La bellezza di un suono di pianoforte sta anche nelle micro modulazioni frequenziali dovute all'elasticitá dei perni che tendono le corde e alla risposta elastica del complesso tavola armonica-telaio.