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Ufetto
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 Oggetto del messaggio: Quando dobbiamo ritenerci responsabili?
MessaggioInviato: 11/12/2013, 06:52 
Mi domando dove terminano le nostre responsabilità, sensi di colpa ecc visto che ogni cosa è una causa che genera un effetto. E il tutto poi è una reazione a catena infinita di cause ed effetti se ci pensate.

Si dice che è siamo colpevoli del male altrui se una nostra azione (causa) genere un male all'altro (effetto).

Però secondo me non è così.


Esempi:

Esempio 1- Tizio lancia una freccia a caio che poi morirà.
Causa (lancio della freccia) - Effetto (ferita di caio).

Se si ragionasse solo per causa-effetto allora tizio dovrebbe essere colpevole solo di una ferita e non della morte di caio, giacché la sua morte è dovuta alla mancanza di ossigeno, che è a sua volta è dovuto a un'emorragia, a sua volta dovuta a una ferita. Cioè la morte di caio avviene in seguito a una serie di reazioni.

In tal caso però non mi pare giusto assolvere tizio da omicidio.


Esempio 2- io saluto tizio mentre guida, lui per ricambiare si distrae e quasi investe un cane, che dalla paura fugge via tagliando la strada a un ciclista che cadrà rovinosamente a terra.

Ora il tutto nasce dal mio saluto, anche qui la mia azione dà il via a una serie di reazioni a catena ma in tal caso non posso mica sentirmi colpevole per la caduta del ciclista? [V]



Pertanto mi chiedo, quando e dove finiscono le proprie colpe?
Il rapporto causa -effetto mi pare errato nei rapporti umani.

GRAZIE!! [:)]


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Astronave
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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 11/12/2013, 07:36 
Nel comportamento umano, secondo alcune impostazioni della psicoanalisi freudiana, il caso non esiste.[:)]

Sono le dinamiche inconsce a guidare il nostro agire quotidiano.

È chiaro che si tratta di una posizione estrema, alquanto discutibile.[8]

Forse però la teoria prende corpo quando certi comportamenti si ripetono e convergono verso effetti molto simili.

Per esempio le persone che arrivano sempre in ritardo, che non riescono a portare a termine un compito, che falliscono inesorabilmente nel raggiungimento di un obiettivo che sembrava quasi raggiunto. Due forze contrapposte combattono testa a testa ma alla fine vince quella cattiva, quella che distrugge tutto. Quella più potente ma più nascosta, difficile da identificare.[:(]

Anche a livello sociale la psicologia delle masse ha forti analogie con quella dell'individuo. Gli individui aspirano alla libertà e al libero arbitrio. Ma, inconsciamente, creano le condizioni per annullar la e piegarsi verso forme velatamente autoritarie.[^]

Anche il marxismo usa un modello di spiegazione molto simile, asserendo che l'uomo deve prendere coscienza di appartenere a una classe sociale svantaggiata per rovesciare le gerarchie di potere. Ma finché questa coscienza di classe non emerge i cambiamenti della società diventano, fatalmente, irrealizzabili.[V]


Ultima modifica di BOBBY il 11/12/2013, 07:44, modificato 1 volta in totale.


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