13/02/2014, 14:22
Più vicina la fusione nucleare
Usa, primo successo in un test
Piccolo passo in avanti degli scienziati della California
per la futura alternativa energetica pulita
Nel sogno di conquistare la fusione nucleare gli scienziati dei Lawrence Livermore Laboratory in California hanno compiuto un passo avanti interessante anche se limitato. Come hanno spiegato sulla rivista scientifica «Nature» sono riusciti ad ottenere un po’ più di energia, appena l’1 per cento in più, di quella bruciata per accendere la fusione. Sono arrivati, cioè, all’ignizione. La fusione nucleare è quella che tiene accese le stelle come il nostro Sole. E una delle prospettive più ambite per produrre energia e nel suo impiego il problema delle scorie è quasi cancellato del tutto.
Ma ci sono ancora problemi scientifici e tecnologici che si frappongono in maniera pesante. Quando nel 2009 hanno inaugurato la National Ignition Facility, vale a dire la macchina per realizzare l’esperimento ora alla ribalta, c’era molto ottimismo per la nuova tecnica che adottava. Ci sono 192 laser che sparano su una minuscola pastiglia di deuterio-trizio e la potenza concentrata su di essa dovebbe innescare un processo di fusione. Purtroppo il lavoro compiuto dimostrava che la strada era difficile tanto che i finanziamenti venivano tagliati. Però continuava a funzionare anche se non con i ritmi del passato, e così si è arrivati al risultato che incoraggia soprattutto gli ottimisti nella visione del futuro risultato. In effetti riveste una certa importanza perché - come ha detto Omar Hirriucane a capo del test - ha permesso di mettere a punto meglio anche la tecnica con la quale compiere la difficile ricerca. Infatti per ottenere il risultato è stato modificato il ritmo degli impulsi con i quali i laser sparano.
Gli stessi scienziati americani sono coinvolti anche nell’esperimento Iter che la comunità internazionale sta preparando in Francia. Qui si adotterà però una via differente ma la sua accensione è ancora lontana. Sono circa 60 anni che si cerca di conquistare l’ambito obiettivo che fornirebbe energia più pulita, anche se rimane il problema del combustibile (trizio) per il quale sia i cinesi che i russi pensano di andarlo a recuperare sulla Luna dove si stima un presenza significativa. Intanto, però, bisogna chiarire molti aspetti per i quali sono necessari finanziamenti e cervelli forse in misura più rilevante rispetto ad oggi. Anche l’Italia partecipa all’esperimento Iter con numerosi ricercatori impegnati in varie università e centri ricerca: da Padova all’Enea di Roma. Ma la meta resta ancora lontana.
Continua: http://www.corriere.it/scienze/14_febbr ... a2ae.shtml
Laser fusion experiment extracts net energy from fuel
Milestone is passed on the long road to fusion energy.
Using the world's most powerful assembly of lasers, a team of researchers say they have, for the first time, extracted more energy from controlled nuclear fusion than was absorbed by the fuel to trigger it — crossing an important symbolic threshold on the long path toward exploiting this virtually boundless source of energy
http://www.nature.com/news/laser-fusion ... el-1.14710
13/02/2014, 14:43
13/02/2014, 21:37
13/02/2014, 22:42
Aztlan ha scritto:
Anche su Tom's Hardware (in italiano):
http://www.tomshw.it/cont/news/fusione-nucleare-alla-svolta-il-sole-artificiale-e-piu-vicino/53355/1.html
Non ho capito in cosa consista il confinamento inerziale, a differenza di quello magnetico che è piuttosto semplice da capire (almeno per me)
14/02/2014, 01:16
Come hanno spiegato sulla rivista scientifica «Nature» sono riusciti ad ottenere un po’ più di energia, appena l’1 per cento in più, di quella bruciata per accendere la fusione
14/02/2014, 07:27
14/02/2014, 08:46
BOBBY ha scritto:
Certo un "guadagno" di energia dell'1% ha, per il momento, un valore puramente simbolico ma scarse conseguenze pratiche.
È però interessante notare che c'è chi afferma di ottenere rendimenti mooolto più consistenti con una spesa di energia incredibilmente più bassa. Infatti i sostenitori della fusione fredda sarebbero capaci di ottenere molto di più con un investimento energetico quasi ridicolo e senza l'utilizzo di impianti mastodontici ad altissima tecnologia.
Per non parlare di quel genio del fai da te che è in grado di riprodurre la fusione fredda... dentro un barattolo di nutella!
In tutto questo qualcosa non torna. O perlomeno dovrebbe fare riflettere...
14/02/2014, 14:00
14/02/2014, 14:13
14/02/2014, 14:28
MaxpoweR ha scritto:
scusate ma l'e-cat non è fusione nucleare?
14/02/2014, 14:34
14/02/2014, 16:12
zakmck ha scritto:
Tornando all'argomento del topic faccio notare che per stessa ammissione degli sperimentatori siamo in presenza di un processo in cui si spende piu' energia di quanta se ne ricava:Come tiene a sottolineare con estrema chiarezza il team di ricerca coordinato da O.A. Hurricane, capo ricercatore al NIF, quello che è stato ottenuto è ancora un passo indietro all'obiettivo: l'energia registrata è stata sì superiore a quella implicita del plasma, ma inferiore a quella totale necessaria a comprimere il combustibile.
Ne consegue che siamo ancora molto lontani dal risultato finale ma molto probabilmente siamo molto vicini ad un periodo di rifinanziamento e di richiesta di fondi.
14/02/2014, 21:20
zakmck ha scritto:MaxpoweR ha scritto:
scusate ma l'e-cat non è fusione nucleare?
Purtroppo mancando un consolidato supporto teorico e' piuttosto difficile etichettare il fenomeno con la generica definizione di "fusione fredda".
Per quanto concerne l'e-cat e tutta quella serie di apparati/esperimenti correlati, appare ormai evidente che siamo in presenza di un nuovo tipo di reazioni che male si adattano a questa iniziale denominazione.
A conferma di cio' anche gli addetti ai lavori sono piu' propensi ad utilizzare il nome di "trasmutazioni LENR", volendo con questo differenziare il fenomeno dal mero concetto di fusione.
23/06/2014, 01:32
Fusione nucleare low-cost
Un progetto privato di fusione nucleare a basso costo cerca nuovi investitori. Sul piatto, un sistema di confinamento del plasma ad alta pressione che sembra funzionare, secondo una ricerca a cui ha partecipato anche l’italiano Giovanni Lapenta, professore all’Università Cattolica di Leuven, in Belgio
di Stefano Parisini
Molti ritengono che riuscendo a controllare la fusione termonucleare, lo stesso matrimonio atomico che fa ardere il sole e l’altre stelle, si risolverebbero la maggior parte dei problemi energetici dell’umanità, senza sporcare ulteriormente il pianeta. Tuttavia la strada per arrivare a tale risultato sembra ancora lunghissima e costosa. Per esempio, il grande reattore sperimentale del progetto internazionale ITER costerà non meno di 15 miliardi di euro e sarà pienamente operativo attorno al 2030.
La fusione nucleare richiede temperature elevatissime (milioni di gradi) del plasma, che deve essere perciò “confinato”. Per ITER il confinamento del plasma sarà ottenuto in un campo magnetico all’interno di una macchina denominata Tokamak, ma sono possibili ed esistono altri metodi. Uno di cui si sa abbastanza poco è la fusione Polywell, un nome che deriva dall’unione delle parole “poliedro” e “buca di potenziale” (potential well). La tecnologia, molto più economica delle altre, è stata sviluppata dalla EMC2 Fusion Development Corp, una ditta statunitense finora piuttosto defilata dai riflettori a causa di clausole di segretezza imposte dal suo principale finanziatore, la Marina militare americana, che ha investito nel progetto una dozzina di milioni di dollari. Ora però il flusso di denaro si è interrotto e l’azienda scopre le sue carte in cerca di nuovi investitori, proponendo un programma di ricerca triennale da 30 milioni di dollari per verificare se la tecnologia Polywell sia, o meno, la strada più rapida per ottenere a prezzo conveniente energia da fusione nucleare.
“L’obbiettivo è quello di ottenere un insieme di dati concreti che ci permettano di decidere se, quando e come potremo costruire un dispositivo a fusione”, ha dichiarato in proposito alla NBC News Jaeyoung Park , il presidente e capo della ricerca della EMC2 Fusion. Park e soci non hanno mai ottenuto energia da fusione nucleare Polywell, ma ritengono di essere sulla buona strada. Con il loro dispositivo sperimentale WB-8 sono infatti riusciti a validare l’effetto di confinamento Wiffle-Ball, così chiamato perché la forma che assume il campo magnetico prodotto dal reattore assomiglia a una palla di plastica perforata, usata negli USA per l’omonimo sport.
Questo è uno degli aspetti meno “ortodossi” della tecnologia e dei fattori chiave per il suo eventuale successo. I dispositivi Wiffle-Ball possono spingere il confinamento fino a valori di pressioni irraggiungibili da apparecchi come ITER, permettendo in teoria di progettare reattori molto compatti e meglio controllabili. Proprio l’effetto di confinamento ad alta pressione è descritto nell’articolo scientifico pubblicato in anteprima su ArXiv con primo firmatario Park. Alla ricerca ha partecipato anche un italiano, Giovanni Lapenta, professore di Space Weather all’Università Cattolica di Leuven, in Belgio.
“Il mio coinvolgimento”, ha spiegato Lapenta a Media INAF, “è stato quello di fornire parte del contributo teorico sulla fisica dell’esperimento e la gran parte del supporto di simulazione su supercomputer. Abbiamo infatti sviluppato un metodo e condotto svariate simulazioni dei processi poi confermati nell’esperimento. In particolare, abbiamo sviluppato la prima simulazione mai prodotta dell’effetto che conduce a quella che viene chiamata Wiffle-Ball, che poi l’esperimento ha realmente osservato. Il lavoro procede ancora e speriamo presto di pubblicare un articolo specifico sulla parte teorica.”
Non è possibile sapere a questo punto se un reattore Polywell funzionante sarà mai costruito, però è interessante appuntarsi, a futura memoria, un paio di dati propagandati della EMC2 Fusion. Un generatore da 100 Mega Watt risulterebbe delle dimensioni di un cubo di 3 metri di lato e un primo prototipo costerebbe “soltanto” 350 milioni di dollari, che scenderebbero a 200 milioni con la produzione in serie. Non male per un’energia pulita.
Per saperne di più:
Il preprint dello studio “High Energy Electron Confinement in a Magnetic Cusp Configuration” di Jaeyoung Park, Nicholas A. Krall, Paul E. Sieck, Dustin T. Offermann, Michael Skillicorn, Andrew Sanchez, Kevin Davis, Eric Alderson, Giovanni Lapenta
26/06/2014, 01:11
il grande reattore sperimentale del progetto internazionale ITER costerà non meno di 15 miliardi di euro e sarà pienamente operativo attorno al 2030.