Il primo segmento, di costruzione russa, Zarya, frutto di una collaborazione tra le cinque diverse agenzie spaziali RKA, NASA, ESA, JAXA e CSA e 16 Paesi in totale, venne lanciato il 20 novembre 1998 con un razzo Proton-K: si trattava di un modulo autonomo sotto diversi punti di vista, dall'energia elettrica al controllo dell'assetto per le prime fasi di assemblaggio. Quindici anni più tardi, ritroviamo la Stazione Spaziale Internazionale quale uno dei più importanti laboratori per la ricerca in svariati domini scientifici, da biologia e medicina a meccanica quantistica e astronomia, passando per la scienza dei materiali e qualsiasi altra sperimentazione o raccolta dati che contempli una o più condizioni “anomale” sulla terraferma.
La ISS, abitata a partire dai due anni successivi al lancio del primo modulo, ha spento le quindici candeline non molto tempo dopo il ritorno dell'astronauta italiano Luca Parmitano, il quale, durante la sua missione lunga 166 giorni come membro dell'equipaggio permanente (essenziale per il buon funzionamento della stazione, poiché garantisce rapide riparazioni ed una elevata frequenza di sperimentazione – circa 160 ore di esperimenti a scienziato in una settimana –, ed il cui ricambio avviene ogni pochi mesi), ha contribuito enormemente a mantenere viva l'attenzione di tutti in Italia su questa grandissima collaborazione, nata almeno come idea già alla fine della guerra fredda e della corsa allo spazio, ed il cui successo ha soppiantato sin dall'inizio i vari progetti di stazioni spaziali puramente nazionali (ricordiamo, all'inizio degli anni '80, la stazione Freedom per gli Stati Uniti e la stazione Mir-2 per la Russia).
Attualmente la ISS orbita a distanza “ravvicinata” dal suolo terrestre (370 km), e viene rifornita da navette Progress, Soyuz, Space Shuttle, oltre che da ATV e H-II Transfer Vehicle.
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