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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 21/10/2019, 19:29 
Cita:

Cosa potremmo fare grazie a un utero artificiale

Per la fantascienza è cosa fatta, e da tempo. Che Siano i campi sterminati di Matrix, dove gli uomini “non nascono, vengono coltivati”. O un esempio più classico, come il celebre Il nuovo mondo (Brave New World in originale) di Aldous Huxley, in cui gli esseri umani sono prodotti in serie, estrema perversione di una società industriale che ha preso il sopravvento anche sulla nostra biologia. Nella realtà, invece, un modo per far sviluppare completamente un embrione umano al di fuori del corpo materno (o di un utero umano, quanto meno) è ancora impossibile. Ma in Europa si lavora a qualcosa di simile: all’università tecnica di Heindoven è infatti in fase di sviluppo un utero artificiale, o meglio un supporto vitale perinatale, pensato per far sopravvivere i bambini prematuri anche prima della 22sima settimana di vita, cioè quando attualmente le chance di sopravvivenza sono pressoché inesistenti. Un obbiettivo che i ricercatori dell’università olandese ritengono di poter raggiungere al massimo nel giro di cinque anni, grazie a un finanziamento da tre milioni di euro ricevuto dall’Ue nell’ambito del programma Horizon 2020.
Cos’è un utero artificiale?

In termini molto generali, un utero artificiale è un qualunque dispositivo che riproduca le condizioni in cui un bambino si trova a crescere all’interno dell’utero materno. Per i nati prematuri, infatti, il maggiore pericolo è rappresentato dalle differenti caratteristiche ambientali in cui si trovano a crescere: l’esposizione all’aria e la mancanza del cordone ombelicale, per citarne un paio, rendono difficile il loro sviluppo anche nelle migliori unità di terapia intensiva. Prima della 28esima settimana esistono rischi non trascurabili che un bambino prematuro riporti complicazioni e disturbi dello sviluppo, perché gli organi dei piccoli sono troppo immaturi e hanno difficoltà ad adattarsi alla vita extrauterina. Prima della 22esima, le chance di sopravvivere sono praticamente inesistenti. Un ambiente che offra loro qualcosa di equivalente ad un liquido amniotico, un cordone ombelicale collegato a una placenta e tutte le altre caratteristiche di un utero vero e proprio, permetterebbe di salvare moltissimi bambini nati estremamente prematuri. E la ricerca, un po’ alla volta, ci sta avvicinando all’obbiettivo.
L’esempio americano

Le novità eclatanti, in questo campo, sono ferme a un paio di anni fa. Quando i ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia hanno presentato i traguardi raggiunti dal loro Biobag: una sacca di plastica molto speciale, in grado di imitare la protezione offerta dalla placenta, colma di una soluzione elettrolitica che mima il liquido amniotico, e dotata di un tubo che viene collegato al feto in via di sviluppo, per replicare le funzioni del cordone ombelicale, filtrando il sangue dalle scorie e dall’anidride carbonica e arricchendolo di nutrienti e ossigeno. Per testarlo, i ricercatori americani hanno utilizzato otto agnellini, inseriti nel dispositivo in un periodo dello sviluppo paragonabile alla 23esima settimana di una gravidanza umana, e lasciati crescere al suo interno per 28 giorni. Al termine dell’esperimento, gli agnelli sono stati estratti dal Biobag e dopo questa nascita artificiale le loro condizioni di salute sono state comparate con quelle di un agnellino di controllo, frutta di una gravidanza tradizionale, senza che emergessero differenze importanti.

I risultati incoraggianti hanno fatto sbilanciare Alan Flake, direttore del Centro per la ricerca fetale al Children’s Hospital di Philadelphia, che all’epoca ha annunciato l’avvio di sperimentazioni cliniche nel giro di 3-5 anni. Per ora però non ci sono state conferme di esperimenti che coinvolgano neonati umani. E non c’è da stupirsi: un agnello e un bambino, per quanto simili, sono anche molto diversi. Troppo, probabilmente, per sfidare la sorte nel mondo reale.
Il progetto europeo

Per i ricercatori del gruppo di Heindoven e i loro partner, tra cui spicca anche un gruppo del Politecnico di Milano, l’esperimento americano rappresenta un importante punto di partenza. La conferma – ha raccontato al Guardian Guid Oei, uno dei ricercatori del gruppo olandese – che è possibile mantenere in vita un feto di animale sommergendolo in un ambiente liquido. Tra i problemi che devono affrontare i nati prematuri, infatti, uno dei principali riguarda lo sviluppo di polmoni e intestino: quando questi organi non sono sufficientemente maturi non riescono ad espletare le loro funzioni, e quindi respirare autonomamente (così come digerire i nutrienti) è per loro estremamente complicato. Tenendoli sommersi in un liquido e lasciando lavorare il cordone ombelicale, come avviene normalmente, si superano questi problemi.

Ma una gravidanza naturale è molto più di questo, ed è quanto puntano a replicare nei laboratori di Heindoven. Nelle loro intenzioni, il nuovo utero artificiale sarà qualcosa di molto più complesso di una semplice sacca di plastica: al suo interno i feti avranno sensazioni tattili, uditive e olfattive paragonabili a quelle che avrebbero nel grembo materno. E lungi dall’essere meri effetti speciali, queste sensazioni sono essenziali per un corretto sviluppo del nascituro. Anche sul piano delle sperimentazioni i ricercatori vogliono compiere un importante passo in avanti rispetto all’esperienza americana. Agnelli e altri modelli animali non sono sufficientemente affidabili per mettere a rischio una piccola vita umana, e quindi il progetto prevede di sostituirli con una tecnologia di nuova concezione: manichini stampati in 3D dotati di un vasto range di sensori, che permetteranno, insieme a modelli computazionali e simulazioni computerizzate ad hoc, di testare e monitorare tutti gli aspetti salienti della gravidanza, prima di immaginare un primo test sull’uomo.
Neonati a rischio

Se tutto andrà come sperato, il nuovo utero artificiale – di cui al momento non si conoscono ancora le specifiche tecniche – potrebbe vedere la luce entro i prossimi 5 anni. A quel punto, potrebbe rapidamente diffondersi in tutte le neonatologie del mondo, perché rappresenterebbe un’autentica rivoluzione. Stando ai dati, oggi alla 23esima settimana la sopravvivenza dei prematuri si aggira ancora intorno al 10-40%, alla 24esima raggiunge il 40-70%, e solo dalla 27esima inizia a superare il 90%. Un utero artificiale perfettamente funzionante rappresenterebbe quindi una chance fondamentale per moltissimi piccoli che oggi, con un parto precedente alla 27-28esima settimana, hanno ancora poche probabilità di sopravvivere e crescere in salute.
Rischi e possibilità

I problemi da risolvere prima di un simile traguardo sono però ancora molti. Di ordine tecnico e scientifico, ma anche etico e legale. Come ricorda sul Guardian Elizabeth Chloe Romanis, della facoltà di legge dell’Università di Manchester, dal punto di vista legale e bioetico un utero artificiale funzionante rappresenterebbe un territorio ancora completamente inesplorato. “Le leggi oggi trattano bambini e feti in modo molto differente, e quindi la domanda è: un piccolo che cresce all’interno di un utero artificiale in quale delle due categorie rientra?”, riflette l’esperta. “Mi pare chiaro che questi aspetti etici e legali devono essere affrontati subito, prima che l’utero artificiale diventi realtà”.

Se per ora non ci sono ancora informazioni precise su come sarà fatto il nuovo utero artificiale, quel che è certo è cosa non sarà. Un sistema per crescere artificialmente la vita umana dal concepimento fino alla nascita, come negli esempi che citavamo all’inizio presi dal mondo della fantascienza, è assolutamente impensabile con le tecnologie e le conoscenze odierne. Un utero artificiale oggi può avere una serie di utilizzi ben definiti: supportare i nati molto prematuri (intorno alla 22esima settimana) che oggi hanno scarse possibilità di farcela, e rendere possibili operazioni prenatali che oggi vanno ritardate fino alla nascita, e che in futuro potrebbero invece essere svolte prelevando il feto, mantenendolo in vita nell’utero artificiale per il tempo necessario all’intervento, e poi reinserendolo nel grembo materno una volta risolto il problema. Per vedere uomini creati completamente in laboratorio, invece, ci sarà da attendere ancora bel po’.




https://www.galileonet.it/utero-artificiale-prematuri/


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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 26/10/2019, 14:22 
Thethirdeye ha scritto:
TOKYO – E’ nato l’utero artificiale benvenuti in Matrix

7-960x460.jpg
http://www.ilfattaccio.org/2015/02/25/t ... in-matrix/

SIGNORI ADESSO E’ PUBBLICO ESISTE L’UTERO ARTIFICIALE. A Tokyo, i ricercatori hanno messo a punto una tecnica chiamata EUFI – incubazione fetale extrauterina.Hanno cosi creato la vita senza la necessità di usare una donna. Usando dei feti di capra, hanno poi collegato attraverso dei cateteri il sistema venoso e creando la camera amniotica presente all’interno della donna. I Ricercatori hanno utilizzato dei feti di capra, cateteri filettati attraverso grandi vasi nel cordone ombelicale e fornito ,ai feti, sangue ossigenato mentre erano sospesi in incubatrici contenenti liquido amniotico artificiale riscaldato alla temperatura corporea adatta e modificata man mano. Forse tra 10 anni avremo la possibilità di far nascere bambini da uteri di animali, o addirittura da uteri completamente artificiali. Se credete che l’utero in affitto sia l’ultimo stadio della rivoluzione biotecnologica che potrebbe sconvolgere per sempre la società umana – figli con due padri, due madri, due madri e due padri, quattro madri, etc. – distaccando definitivamente la sessualità dalla riproduzione, beh, cari lettori, vi sbagliate di grosso. La battaglia prossima, in questo diabolico atto di disumanizzazione, è quella di separare per sempre i bambini dal grembo materno, cioè dalle viscere femminili e crescerli in laboratorio ! Nel 1997, in un articolo per la rivista LGBT The Advocate, il neuroscienziato gay Simon LeVay ha scritto parole molto precise sulla gestazione interspecifica o xenogravidanza: «Certo, vedo la clonazione come un beneficio per i gay (…) e anche la xenogravidanza (far partorire un feto umano da una specie differente) potrebbe essere di enorme beneficio, specialmente per le coppie di maschi gay, che attualmente devono pagare $40.000 o più per avere un bambino da una surrogata umana. L’idea ti rivolta, ma perché? Sceglierei senza problemi l’utero di un sobrio, non-drogato, non-fumatore maiale invece di un normale ambiente naturale». Avete letto bene: far partorire bambini dai maiali – che non fumano, non bevono, non si drogano quindi sono più “sani” delle gestanti – dopo aver impiantato in essi embrioni di uomo.

QUI SIAMO DECISAMENTE ANDANDO VERSO L’ABERRAZIONE. Bologna fu il primo centro di questo tipo di ricerca. Nel 1987 il dottor Carlo Flamigni, con il suo collaboratore riminese Carlo Bulletti (che è ancora oggi particolarmente attivo nella promozione della ricerca sugli uteri artificiali), impiantò un embrione umano – cioè, una persona – in un utero asportato e tenuto vivo artificialmente. Era l’alba della riproduzione ectogenetica, la «produzione» di bambini al di fuori del corpo umano. L’embrione, a quanto si racconta, «attecchì»; Flamigni, preoccupato dei contraccolpi politici, interruppe l’esperimento, anche se ora se ne pente: «Mi è mancato il coraggio e oggi me ne pento. Anche perché avevamo ottenuto qualcosa di straordinario. A Bologna, a quell’epoca stavamo facendo davvero ricerca d’avanguardia; quando si mette le mani sopra questa merce rara, non si deve abbandonare» (Corriere della Sera, 20 settembre 2010). Quindici anni dopo, è una ricercatrice sino-americana della Cornell University (New York) la dottoressa Hung Ching-Liu, a compiere il grande passo: lavorando sulle cellule dell’endometrio (il tessuto interno all’utero), ottiene la nascita al di fuori del corpo materno di un topo da laboratorio, il quale però viene al mondo con non pochi difetti. Parallelamente, a Tokyo, il dottor Yoshinori Kuwabara della Juntendo University lavora ad un utero completamente artificiale – senza cioè uso di tessuti biologici – ottenendo notevoli risultati: nel suo embrio-incubatore, riesce a preservare lo sviluppo di un cucciolo di capra per tre settimane. Si dice che questa tecnologia potrebbe essere disponibile per gli umani tra 10 anni. La cosa, insomma, è decisamente destinata a divenire concreta.


TTE, il progetto è vecchio:

Isaia 65:23

"Non faticheranno per nulla, né genereranno per il turbamento".

Due concetti ben chiari che identificano lo schiavo figlio della scienza, quel bio-robot senza famiglia, nè diritti umani, che lavora in toto per i suoi padroni, mica per nulla.

Come sempre Israele è all'avanguardia nelle tecnologie sataniche del suo caro dio Geova, pseudonimo di Satana il negriero.



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Correte correte... che per pagare i mercanti e i loro camerieri dovrete rubare sempre di più, e attenti a non dimenticarvi la carta di credito a casa... che se vi rompete il muso per strada neppure il carroattrezzi viene più a prendervi.
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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 18/03/2021, 18:58 
Sono stati fatti crescere embrioni di topo all'interno di un utero artificiale

Guarda su youtube.com


Per un tempo molto lungo sono stati fatti crescere degli embrioni di topo all’interno di un supporto esterno, un grembo artificiale, che permetterebbe uno studio, senza precedenti, delle iniziali fasi di vita.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature ed i protagonisti di questa ricerca sono dei biologi del Weizmann Institute of Science in Israele. In questa prestigiosa Università un gruppo di biologi è riuscito a sviluppare un efficiente metodo che consente di mantenere in vita, per molto tempo, embrioni di topi all’interno di strutture extra uterine. Questo metodo è stato sviluppato in ben sette anni e gli scienziati sono riusciti ad andare avanti attraverso un meccanismo di prove ed errori. Grazie a questo sistema è stato possibile mantenere in vita degli embrioni di topo fino all’undicesimo giorno di gestazione, dopo averli prelevati dall’utero al quinto giorno di gestazione. Nel topo il periodo di gestazione dura 20 giorni, quindi questi embrioni sono stati fatti rimanere in vita per un tempo piuttosto lungo. Ma come funziona questo metodo?

Per prima cosa vi è da dire che la tecnica si divide in due parti distinte: nella prima l’embrione estratto dall’utero viene posizionato all’interno di una piastra di coltura e fatto crescere dal quinto al settimo giorno; dal settimo giorno fino all’undicesimo l’embrione viene spostato all’interno di cilindri rotanti. Questi cilindri o piccole bottigliette rotanti, proprio grazie al fatto che ruotano, riescono a mantenere una pressione atmosferica costante che garantisce la giusta saturazione dell’ossigeno all’interno dei tessuti embrionali. Ed è proprio questa la chiave di volta dell’intero processo, ovvero la difficoltà nel mantenere la giusta saturazione, il giusto apporto di ossigeno, nei tessuti in crescita.

Tuttavia, ci dicono gli scienziati che hanno partecipato allo studio, difficilmente si potrebbe riuscire ad estendere il processo oltre l’undicesimo giorno perché vi è un limite naturale nella crescita dell’embrione in assenza di nutrimenti e flusso sanguigno. Questo esperimento però permette di aprire nuovi modi, una finestra privilegiata, per studiare con maggiore efficacia gli embrioni in tutte le loro varie fasi dello sviluppo.


https://tech.everyeye.it/notizie/fatti- ... 05984.html


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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 08/02/2022, 20:40 
La Cina come in Matrix: Progettato surrogato robotico per la gestazione dei feti umani


Un team di ricercatori cinesi ha progettato un sistema robotico basato sull’intelligenza artificiale per prendersi cura di embrioni umani che crescono in uteri artificiali.

Lo studio, condotto presso l’Istituto di Ingegneria e Tecnologia Biomedica di Suzhou, ha lo scopo di incrementare la natalità della popolazione cinese. La “tata robot”, che dovrebbe efficientare il processo di gestazione embrionale, ha il compito di regolare la nutrizione, i livelli di anidride carbonica e altri fattori fondamentali per la salute degli embrioni artificiali. Nel loro articolo, pubblicato sul Journal of Biomedical Engineering, i ricercatori affermano che il loro sistema potrebbe aiutare a svelare "molti misteri irrisolti sulla fisiologia del tipico sviluppo embrionale umano". Inoltre, potrebbe anche "fornire una base teorica per risolvere i difetti alla nascita e altri importanti problemi di salute riproduttiva".

Il documento ha anche descritto come gli scienziati hanno testato il loro sistema esclusivamente su embrioni animali. A tal proposito, è bene puntualizzare che il progetto risulta in una fase prototipale, anche in correlazione alla “stringente” legislazione inerente alle sperimentazioni con feti umani. In questo senso è però da evidenziare i trascorsi e controversi esperimenti avvenuti sul territorio. Nel 2019, ad esempio, scienziati spagnoli e cinesi hanno collaborato per sviluppare embrioni ibridi uomo-scimmia. Inoltre, se la situazione sul tasso di natalità cinese dovesse peggiorare ulteriormente è probabile che il paese intraprenderebbe azioni drastiche per controllare la crescita demografica. Infatti, per gli scienziati sarà possibile far crescere i feti in uteri artificiali entro un decennio.


https://tech.everyeye.it/notizie/cina-c ... 68881.html


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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 09/02/2022, 13:45 
in tutto questo però si trascura sempre l'aspetto meno tangibile e cioè il legame madre figlio a livello mentale e cerebrale che magari si esplica anche a livello quantistico tra i due cervelli. andrebbe valutato che tipo di deficienze può sviluppare un bambino cresciuto totalmente avulso dal corpo della madre rispetto ad uno sviluppatosi in un utero "naturale".



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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 09/02/2022, 16:00 
M O S T R U O S O ! ! !


"...Nasceranno dei mostri, che non saranno uomini e non saranno animali.
E molti uomini che non saranno segnati nella carne né nella mente
avranno il segno nell’anima. Quando poi i tempi saranno maturi,
troverete nella culla il mostro dei mostri: l’uomo senza anima."

Grigorij Ifimovic Rasputin




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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 09/02/2022, 17:15 
MaxpoweR ha scritto:
in tutto questo però si trascura sempre l'aspetto meno tangibile e cioè il legame madre figlio a livello mentale e cerebrale che magari si esplica anche a livello quantistico tra i due cervelli. andrebbe valutato che tipo di deficienze può sviluppare un bambino cresciuto totalmente avulso dal corpo della madre rispetto ad uno sviluppatosi in un utero "naturale".



Secondo saranno usati come carne da cannone, come in Warhammer 40.000 o Guerre Stellari


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 Oggetto del messaggio: Re: E’ nato l’utero artificiale, benvenuti in Matrix.
MessaggioInviato: 10/02/2022, 14:38 
vimana131 ha scritto:
MaxpoweR ha scritto:
in tutto questo però si trascura sempre l'aspetto meno tangibile e cioè il legame madre figlio a livello mentale e cerebrale che magari si esplica anche a livello quantistico tra i due cervelli. andrebbe valutato che tipo di deficienze può sviluppare un bambino cresciuto totalmente avulso dal corpo della madre rispetto ad uno sviluppatosi in un utero "naturale".



Secondo saranno usati come carne da cannone, come in Warhammer 40.000 o Guerre Stellari


si sicuramente, un pò come già fatto dagli indiani millenni orsono come raccontato nel saggio Vyasa in cui è descritta la GENERAZIONE dei 100 "Fratelli" Kaurava attraverso un accrescimento in GIARE o GRUTA KUMBHA (Urne Nutrienti).



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MessaggioInviato: 09/02/2023, 20:28 
Donne cerebralmente morte usate come uteri in affitto: il futuro (terrificante) in uno studio norvegese


Roma, 3 feb — Donne morte cerebralmente utilizzate come uteri in affitto per lo sviluppo di feti, che verranno successivamente venduti alla facoltosa coppia etero o gay-trans-non-binaria di turno.
Donne in coma irreversibile usate come uteri in affitto

La proposta, apparsa lo scorso novembre sulla rivista Theoretical Medicine and Bioethics arriva dall’Università di Oslo, Norvegia, ed è firmata dalla ricercatrice Anna Smajdor. L’articolo, (qui il link) è intitolato Whole Body Gestational Donation (Donazione gestazionale di tutto il corpo) e propone di utilizzare l’intero corpo di donne in stato vegetativo come madri surrogate per «futuri genitori che desiderano avere figli»: per i prossimi Tiziano Ferro o Paris Hilton, per darvi un’idea.

Queste donne, sostiene la Smajdor, potrebbero diventare incubatrici cerebralmente morte di bimbi di persone ricche previo consenso anticipato, simile a quello che si dà per l’espianto degli organi. Chiama la procedura «donazione gestazionale di tutto il corpo» (Wbgd). «Sappiamo che le donne “cerebralmente morte” possono portare a termine la gravidanza; perché non dovremmo iniziare gravidanze per aiutare le coppie senza figli?», si domanda candidamente la ricercatrice.
Un’ipotesi già avanzata

In passato qualcuno aveva già avanzato la stessa ipotesi: l’idea è precedentemente emersa nel 2000, in un articolo pubblicato sulla stessa rivista da una dottoressa israeliana, Rosalie Ber. La studiosa aveva addirittura ipotizzato che i corpi delle donne in uno stato vegetativo persistente (Pvs) potessero essere usati per incubare i bambini fino a quando l’ectogenesi — la crescita dei bambini in uteri artificiali — non diventerà una realtà.

Per chi fosse a digiuno di termini medici, la Pvs è uno stato in cui i pazienti non mostrano segni di percezione e comunicazione o consapevolezza di sé. Poiché il tronco encefalico non è colpito, i pazienti in Pvs possono ancora essere in grado di respirare da soli e mostrare di possdere alcune forme di coscienza, tra cui aprire gli occhi, sperimentare cicli sonno-veglia o modificare le proprie espressioni facciali. Statisticamente vi sono possibilità di riprendersi da uno stato vegetativo. Per questo motivo la Smajdor ritiene che sia più «problematico» incubare i bambini in donne affette da Pvs: è remotamente possibile che questi possano riprendersi.
Perché non utilizzare anche gli uomini?

«Gli Stati e i servizi sanitari dovrebbero modificare le loro politiche e procedure per includere la Wbgd tra le altre opzioni di donazione organi», afferma Smajdor che definisce la WBGD «come un mezzo diretto per facilitare una riproduzione più sicura ed evitare i problemi morali della maternità surrogata». Stupefacente la sicumera con cui il capitolo «problemi morali» viene scavalcato. Non è che forse se ne potrebbero aggiungere altri? La Smajdor sembra proprio non considerare la questione. Anzi, alle vetero-femministe che stigmatizzano la WBGD perché riduce il corpo femminile a una sorta di «contenitore fetale», la scienziata mette sul piatto un’ulteriore opzione: e se anche i corpi degli uomini potessero essere adattati per fungere da incubatrici per la gestazione di embrioni surrogati? «Anche gli uomini con morte cerebrale avrebbero il potenziale per incubare», assicura Smajdor, aggiungendo che «il fegato è un sito di impianto promettente, a causa del suo eccellente apporto di sangue».

Inoltre, conclude, la gravidanza è un’esperienza pericolosa che andrebbe «eradicata». «Non possiamo ancora rinunciare del tutto all’utero per la riproduzione della nostra specie», sostiene Smajdor. «Ma possiamo trasferire i rischi della gestazione a coloro che non possono più esserne danneggiati». Cadaveri usati per incubare bambini; cosa potrà mai andare storto? Ma soprattutto quale potrebbe essere il passo successivo? Il Soilent Green?De resto era inevitabile che prima o poi qualcuno arrivasse a chiedersi «come possiamo trarre profitto da quei corpi di donne, pardon persone con utero, che giacciono nei letti d’ospedale con il tronco encefalico morto?».


https://www.ilprimatonazionale.it/scien ... to-255123/


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