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 Oggetto del messaggio: Re: Huawei VS Google
MessaggioInviato: 06/05/2022, 17:59 
Cina, entro 2 anni abbandonati PC e sistemi operativi esteri

Entro due anni la Cina intende sostituire tutto l'hardware e tutto il software occidentale dai computer utilizzati presso istituzioni ed enti critici.

Lo scoppio della guerra in Ucraina, la rovinosa caduta delle filiere di approvvigionamento internazionali ed i sempre più forti attriti tra USA e Cina avevano lasciato ipotizzare la fine del mondo globalizzato ed il ritorno ad un mondo organizzato in blocchi di influenza. Questa lettura geopolitica sembra trovare pesante conferma nelle notizie provenienti dalla Cina, dove la scelta politica è stata quella di isolare il mondo tecnologico rispetto alla dipendenza dall’occidente.

L’ordine è quello di sostituire i computer stranieri con quelli locali entro due anni: hardware e software utilizzati negli uffici delle istituzioni statali dovranno essere sviluppati in loco, abbandonando quindi tutte le soluzioni estere (principalmente americane) per tagliare ogni legame e ogni dipendenza. Addio Windows, addio macOS, sebbene non sia in realtà la prima volta: già da anni la Cina ha manifestato questo interesse, ma non è mai andata fino in fondo con le proprie scelte e non è mai
Autarchia cinese

Una scelta autarchica, insomma, per evitare che nel lungo periodo la Cina debba continuare a dipendere dall’occidente e che eventuali restrizioni (come quelle comminate alla Russia) possano mettere in ginocchio l’economia oltre la Grande Muraglia. Una scelta di difesa, insomma, che avrà costi enormi, ma che la Cina ritiene necessario affrontare fin da oggi per evitare ripercussioni future.

La conseguenza è chiara, pur se non perfettamente simmetrica: quel mondo occidentale che molto dipende dall’hardware orientale, si troverà in sempre maggiori difficoltà di approvvigionamento; quel mondo orientale che moltissimo dipende dal software occidentale, si troverà in sempre maggiori difficoltà di vendita e di ingegnerizzazione. Le ricadute saranno pertanto probabilmente forti su ogni singola azienda, poiché così come HP e Dell potrebbero trovarsi in difficoltà nel vendere sul mercato cinese, allo stesso modo Lenovo potrebbe ritrovarsi nell’obbligo di sostituire i software in uso e inventarsi nuove soluzioni in termini di sistemi operativi adottati. Il quadro della situazione è per ora sufficientemente confuso.

Microsoft perderà il mercato software cinese così come Apple perderà la possibilità di distribuire Mac, iPhone o Apple Watch? Lenovo e Huawei avranno la responsabilità di guidare le dinamiche innestatesi con questo isolazionismo? Si partirà da quei 50 milioni di PC che il governo centrale cinese intende rapidamente sostituire presso gli uffici istituzionali, in attesa di comprendere se i due poli sapranno riavvicinarsi (pur con minori interdipendenze) o se invece le frizioni andranno ad estendersi traslando i vincoli anche ai mercati privati e aziendali. Quest’ultima ipotesi appare al momento assai remota, sia per una oggettiva difficoltà di sostituire le dinamiche proprie dei mercati globali, sia perché al momento si sta semplicemente parlando di una legittima autotutela che costringe ambo i poli ad una maggior consapevolezza circa i limiti di interdipendenza che la globalizzazione ha calato sugli stati nazionali.

La Cina si è data due anni di tempo. L’Occidente, che già in passato ha cancellato dalla propria orbita una serie di brand accusati di collaborazionismo con le istituzioni cinesi, proseguirà la propria cautela in questo sforzo di ricostruzione degli equilibri produttivi e di sviluppo. Mentre la scintilla ucraina è ancora in piena deflagrazione, c’è già chi guarda al prossimo terreno di scontro, probabilmente spostato nell’area del Pacifico e presumibilmente giocato fin da oggi su queste mosse strategiche a metà tra gli equilibri di mercato e le dinamiche tecnologiche scritte in termini di hardware e software.


https://www.punto-informatico.it/cina-e ... vi-esteri/


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 Oggetto del messaggio: Re: Huawei VS Google
MessaggioInviato: 04/02/2023, 21:36 
Per gli Stati Uniti il colosso cinese ha legami con l'esercito
Gli Usa verso una nuova stretta su Huawei. La Cina: perseguite "l'egemonia tecnologica"
Per Pechino il nuovo divieto di esportare tecnologie Usa a Huawei costituirebbe una "generalizzazione del concetto di sicurezza nazionale, abuso del potere statale e un'irragionevole soppressione delle società cinesi"

Forti preoccupazioni dalla Cina dopo che dagli Stati Uniti è trapelata l'indiscrezione secondo cui Washington starebbe valutando la possibilità di tagliare interamente Huawei dai fornitori americani, vietando di fatto tutte le vendite al colosso cinese sospettato da tempi di avere legami con Pechino e l'esercito cinese, una mossa dettata da timori per la sicurezza nazionale.

La Cina accusa Washington di perseguire l'"egemonia tecnologica" e per bocca della portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, "si oppone fermamente alla generalizzazione da parte degli Stati Uniti del concetto di sicurezza nazionale, all'abuso del potere statale e all'irragionevole soppressione delle società cinesi". Questa pratica, ha aggiunto, è una "chiara egemonia tecnologica" e la Cina "continuerà a salvaguardare fermamente i diritti e gli interessi legittimi delle società cinesi".

Ieri, secondo quanto riportato dal Financial Times, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti aveva comunicato alle aziende statunitensi che non avrebbe più emesso licenze per le esportazioni di tecnologia Usa a Huawei, in una nuova stretta degli Stati Uniti sulle esportazioni di tecnologia verso la Cina, che giunge a soli pochi giorni dalla prevista prima visita in Cina del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, non ancora confermata da Pechino.

Le vendite delle aziende americane a Huawei erano limitate già dal 2019, dai tempi di Donald Trump che impose alle aziende Usa l'obbligo di ottenere licenze per vendere apparecchiature al colosso cinese. Ma il vecchio “ban” fino ad ora non riguardava alcuni componenti tecnologici meno avanzati.

In sostanza, l'amministrazione Biden starebbe ora valutando un'ulteriore limitazione della capacità del gigante tecnologico cinese di acquistare componenti essenziali da fornitori statunitensi, il che, secondo alcuni esperti del settore, potrebbe limitare l'accesso di Huawei ai chip del processore e ad altre tecnologie.

Il precedente divieto di vendita di chip avanzati statunitensi e dei servizi di Google, che animano il sistema operativo Android , ha paralizzato il business degli smartphone di Huawei, che se prima appariva come un colosso inarrestabile della tecnologia, arrivata ormai a insidiare Apple e Samsung, dopo pochi anni è diventata quasi un ricordo sbiadito nella mente del grande pubblico.

Dopo i primi diveiti, Huawei ha venduto il suo marchio di smartphone di fascia bassa Honor per rilanciarne le vendite separandolo dalle sanzioni sulla sua società madre. Si è poi affrettata a rimuovere i componenti statunitensi dai suoi dispositivi, lanciando nuove linee di business al servizio di aziende, per le auto a guida autonoma e per altri clienti industriali, sperando che questi settori restino meno vulnerabili alle pressioni Usa.

Huawei, nelle sue ultime dichiarazioni ha affermato che la sua attività stava iniziando a riprendersi. "Nel 2020, ci siamo tirati fuori con successo dalla modalità di crisi", ha dichiarato Eric Xu, uno dei tre dirigenti Huawei che si alternano nell'azienda come presidente, in una lettera di dicembre ai dipendenti. "Le restrizioni Usa sono ora la nostra nuova normalità e siamo tornati al lavoro come al solito.


https://www.rainews.it/articoli/2023/01 ... ea6b0.html


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 Oggetto del messaggio: Re: Huawei VS Google
MessaggioInviato: 07/09/2023, 20:17 
Huawei, il nuovo smartphone fa paura gli Stati Uniti. I motivi


Il recente lancio del Mate 60 Pro di Huawei potrebbe essere un segnale che l’industria cinese dei chip sta facendo progressi significativi, nonostante le restrizioni imposte dall’Occidente.

La Cina, fino ad ora, dipendeva dalle importazioni per quanto riguarda la progettazione e la produzione di semiconduttori avanzati. Tuttavia, le restrizioni commerciali imposte dagli Stati Uniti, e poi estese anche dal Giappone e dai Paesi Bassi, hanno reso più complicato per il paese accedere alle tecnologie necessarie per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Il Mate 60 Pro di Huawei, dotato di potenti chip, potrebbe rappresentare un passo avanti nella capacità della Cina di sviluppare tecnologie chip in modo indipendente, sfidando così le restrizioni imposte dalle nazioni occidentali.

Proprio per questo, gli Stati Uniti vogliono vederci chiaro: secondo loro, Huawei è riuscita a trovare un modo per aggirare le politiche statunitensi che intendevano impedire alle aziende cinesi di sviluppare anche processori meno avanzati, a 14 nm (più basso è il numero di nm, più avanzato è il chip). Per questo, il presidente della commissione sulla Cina della Camera dei Rappresentanti, il deputato Mike Gallagher, ha dichiarato mercoledì che il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti dovrebbe cessare immediatamente tutte le esportazioni di strumenti tecnologici verso Huawei.




Il caso del chip a 7 nm di Huawei

Il chip Kirin 9000s contenuto nel nuovo smartphone di Huawei utilizza un processore avanzato a sette nanometri (7 nm) fabbricato in Cina da SMIC, la più grande società cinese di semiconduttori. Sia Huawei che SMIC sono stati inseriti nella lista nera dal governo degli Stati Uniti (rispettivamente nel 2019 e 2020), tuttavia, entrambe queste aziende sembrano essere riuscite a superare queste restrizioni e sviluppare un dispositivo che potrebbe rappresentare una minaccia per le vendite di iPhone in Cina se prodotto in grandi quantità, secondo alcuni analisti. L’uso da parte di SMIC di tecnologia statunitense durante la produzione solleva interrogativi sulla conformità alle norme statunitensi. Secondo le regole degli Stati Uniti, qualsiasi azienda che fornisce tecnologia americana a Huawei deve ottenere l’approvazione di Washington. Se SMIC ha effettivamente utilizzato tecnologia statunitense nel processo di produzione dei chip che Huawei ha utilizzato, ciò potrebbe costituire una violazione delle normative statunitensi e potrebbe comportare ulteriori sanzioni.

Già lo scorso anno, però, l’azienda di analiti tecnologica TechInsight sosteneva che la SMIC era riuscita a produrre chip a 7 nm modificando macchinari che poteva ancora acquistare liberamente dall’olandese Asml. Non tutti pensano che dietro ci sia un tentativo di aggirare le sanzioni americane. Un’analisi dei tecnici di TechInsights suggerisce l’ipotesi che il governo cinese stia facendo davvero progressi sulla costruzione di chip. Dan Hutcheson, vicepresidente di TechInsights, ha affermato che lo sviluppo di questo telefono:

Dimostra i progressi tecnici che l’industria cinese dei semiconduttori è stata in grado di compiere. Dimostra anche la resistenza della capacità tecnologica del Paese in materia di chip. Allo stesso tempo, rappresenta una grande sfida geopolitica per i Paesi che hanno cercato di limitare l’accesso del Paese a tecnologie produttive critiche. Il risultato potrebbe essere una restrizione ancora maggiore di quella attuale

E infatti, il presidente della commissione sulla Cina della Camera dei Rappresentanti Mike Gallagher ha chiesto il blocco delle esportazioni tecnologiche statunitense in Cina. In una nota ha specificato:

Questo chip probabilmente non potrebbe essere prodotto senza la tecnologia statunitense e quindi SMIC potrebbe aver violato la Foreign Direct Product Rule del Dipartimento del Commercio. È giunto il momento di porre fine a tutte le esportazioni di tecnologia statunitense sia verso Huawei che verso SMIC per chiarire che qualsiasi azienda che infrange la legge statunitense e mina la nostra sicurezza nazionale sarà tagliata fuori dalla nostra tecnologia.

La Cina ha dimostrato di essere in grado di produrre, anche se in quantità limitate al momento, chip che sebbene abbiano un ritardo di cinque anni rispetto alla tecnologia all’avanguardia (come i chip da 4 nm e 3 nm utilizzati negli iPhone di Apple) rappresentano un passo iniziale verso l’obiettivo di autosufficienza nel settore critico dei semiconduttori, che è stato a lungo incoraggiato dal presidente Xi Jinping. L’approvazione di un pacchetto di investimenti da 40 miliardi di dollari attraverso un nuovo fondo di investimento sostenuto dallo Stato da parte di Pechino è un segnale chiaro che la Cina è determinata a dedicare risorse significative per colmare il divario causato dalle restrizioni imposte dagli Stati Uniti.
Le aziende cinesi fanno razzia di processori, temendo nuove restrizioni

Le principali società tecnologiche cinesi, temendo ulteriori restrizioni da parte del governo americano, hanno preso l’iniziativa di acquistare processori ad alte prestazioni da NVIDIA, una delle principali aziende nel settore dei semiconduttori con sede a Santa Clara, in California. Baidu, ByteDance, Tencent e Alibaba hanno effettuato ordini di processori NVIDIA per un valore totale di 5 miliardi di dollari.

L’approccio di Huawei in questa situazione non è chiaro a tutti. Il telefono Mate 60 Pro è stato venduto rapidamente e da molte parti risulta esaurito, facendo sospettare che la disponibilità del processore avanzato di SMIC potrebbe essere limitata. Un’alternativa è che Huawei abbia fatto affidamento sulle scorte di chip prodotti dalla compagnia taiwanese TSMC, una delle principali aziende del settore, e li abbia acquistati prima delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti nel settembre 2020, che hanno impedito a Huawei di accedere a tali dispositivi.


https://www.wallstreetitalia.com/huawei ... -i-motivi/


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