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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 10/05/2020, 12:06 
– 7. DOSSIER BIO-ARMI USA.

I segreti dei 28 laboratori di Pentagono e Fauci:

test pericolosi sui CoronaVirus

Fabio Giuseppe Carlo Carisio 8 Maggio 2020






versione inglese originale :

https://www.gospanews.net/en/2020/05/08 ... s-secrets/



Un dossier estremamente riservato, di evidenza pubblica ma sepolto negli archivi dell’UNODA, Ufficio per gli Affari del Disarmo delle Nazioni Unite di Ginevra, aumenta i sospetti nei confronti degli USA per la pandemia da SARS-COV-2 esplosa nel contesto di una guerra biologica di potentati finanziari, massonici, militari e di intelligence di un Deep State transnazionale.

Soltanto nell’anno 2015, durante l’amministrazione di Barack Obama, il Governo a stelle e strisce ha stanziato per lo studio di armi biologiche $824 milioni destinati a 28 laboratori BLS di livello 2,3 o 4 operativi sul territorio nazionale. Senza considerare i finanziamenti sconosciuti per gli altri 25 laboratori sparsi nel mondo. Questo dato lo scopriamo grazie al rapporto Biological Weapons Convention 2015 di cui siamo venuti in possesso: l’unico rintracciabile da una fonte OSINT sul web perché quelli degli anni successivi non sono disponibili (ma abbiamo già trovato ed elaboreremo a breve quelli del Regno Unito).



I tre principali gestori di quei fondi sono stati il Dipartimento della Difesa (DOD) con $593 milioni, il Dipartimento della Salute (HHS) con $109 milioni, attraverso il NIAID, Istituto Nazionale di Allergia e Malattie Infettive, diretto dal famoso dottor Antonio Fauci, che aveva potere di controllo anche su alcuni centri di ricerca del Pentagono ma pure su altri finanziati dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale (DHS) con $103 milioni.


La copertina del rapporto BCW USA del 2015 depositato all’UNODA nel 2016 – PDF alla fine dell’articolo



Tutti gli studi sono stati, ovviamente, condotti per la bio-difesa ma essendo stati realizzati in gran parte in siti militari come il famigerato Fort Detrick, parzialmente chiuso per perdite di bio-sicurezza nel luglio 2019, o i meno noti Fort Collins e Kirtland Air Force Base, non si potrà mai essere certi delle loro effettive finalità.

Soprattutto perchè anche il dossier ufficiale BWC depositato da Washington all’UNODA di Ginevra nell’aprile 2016 ha molte zone d’ombra sulle attività di alcune strutture, su alcune ricerche mantenute segrete dal Pentagono e persino sull’esistenza di alcuni laboratori come il Walter Reed Army Institute of Research di Silver Spring, in Maryland. Nella Biological Weapons Convention (BCW) esso non è nemmeno menzionato nonostante sia specializzato nell’U.S. Military HIV Research Program e sia stato uno dei primi centri a sperimentare nel 2019 un vaccino contro la MERS, la variante Mediorientale della Sindrome Respiratoria SARS originata da uno dei tanti ceppi di CoronaVirus.



Ad esempio non si sa quali siano le strutture sovvenzionate con $8,5 milioni dall’Evinronmental Protection Agency (EPA) del Centro di Ricerca della Sicurezza Nazionale (NHSRC) dipendente dal DHS per i rischi di contaminazione chimica, batteriologica, radiologica e nucleare (CBRN) di aria e acqua. Mentre tra gli studi citati, accanto ai numerosissimi su Antrace, Botulino, Ebola e Marburg, non mancano quelli per un vaccino sull’HIV e sulla SARS del 2003 e sulla MERS del 2014.


Una panoramica dei 5 centri di ricerca di Fort Detrick a Frederick, in Maryland



Ci sono inoltre almeno 5 esperimenti sui ceppi di CoronaVirus condotti con il cosiddetto pericoloso “guadagno di funzione” che ha una valenza “dual use” farmaco-arma, ed altri sui virus “ricombinanti” ovvero gli agenti geneticamente modificati in laboratorio, costruiti per sviluppare vaccini, con l’introduzione di sequenze genetiche di altri patogeni come, secondo il virologo Luc Montagnier sarebbe avvenuto per la SARS-CoV-2.

Nei filamenti di RNA di questo nuovo ceppo di CoronaVirus, infatti, il professore francese ha individuato di recente tracce dell’HIV, il principio virale dell’AIDS che lui stesso scoprì tanto da vincere il Nobel per la Medicina nel 2008. Quella sarebbe la prova che il Covid-19 è stato costruito articifialmente dall’uomo con la bio-ingegneria genetica, a giudizio del famoso accademico che ha riaccreditato lo studio indiano pubblicato e poi misteriosamente ritirato dalla Kuzuma School of Biology di New Delhi.



Per la Casa Bianca le colpe del virus che ha già ucciso più di 257mila nel mondo e oltre 73mila solo negli Usa vanno cercate in Cina. Il presidente americano Donald Trump ed il Segretario di Stato Mike Pompeo sostengono che l’agente patogeno è uscito da un laboratorio e continuano a puntare il dito contro l’Istituto di Virologia di Wuhan, nell’area del primo focolaio dell’epidemia in Asia.

WUHANGATE – 6. AI GIOCHI MILITARI IN CINA TROPPE INFLUENZE!

Sospetti su COVID-19 da spadista italiano e pentatleta francese




Ora anche molti atleti europei dicono di aver contratto lì una misteriosa e potentissima influenza già nell’ottobre 2019 durante i World Military Games tenutisi proprio a Wuhan che accrescono gli indizi sulla diffusione dell’epidemia antecedente alla sua ufficiale scoperta a dicembre.

Ma Trump e Pompeo non forniscono prove e soprattutto non dicono tutta la verità. L’Iran, infatti, nell’oscuramento dei big media, aveva chiamato in causa Washington come ha cercato di fare anche Pechino prima di trincerarsi nel silenzio con cui sta censurando ogni ricerca scientifica e le misteriosi morti di alcuni scienziati implicati negli studi.



INTRIGHI BIOLOGICI TRA NIAID E SICUREZZA NAZIONALE DI OBAMA



Le accuse della Casa Bianca si sono però ritorte contro gli stessi USA dopo che varie inchieste giornalistiche hanno dimostrato che l’Istituto Virologico cinese fu in realtà finanziato dal NIAID di Fauci con $3,7 milioni attraverso il progetto USAID, l’agenzia governativa di Washington che è braccio operativo della Central Intelligence Agency nei progetti di sviluppo internazionale e sovente è stata utilizzata per finanziare i regime-change nel mondo (come in Siria e Venezuela).

Lo stesso professor Montagnier, ora ricercatore e docente accademico a Shangai, ha sostenuto che la pandemia è “un affare tra Cina e USA”. Alla luce di tutto ciò appaiono pertanto ridicole le smentite dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, del direttore dell’Istituto Nazionale della Salute americano e del CDC Anthony Fauci, e dell’intelligence Usa che continuano a sostenere l’origine naturale del virus ben sapendo, in caso contrario, di essere i principali sospettati di un complotto ben orchestrato e ancor meglio occultato.



Come abbiamo dimostrato negli ultimi due reportages Wuhangate 4 e 5, infatti, sotto l’egida del progetto PREDICT 2 finanziato da USAID sono state condotte ricerche sui CoronaVirus in tutto il mondo nelle quali erano global partner proprio OMS, CDC e NIAID.


Il direttore del NIAID Anthony Fauci con il presidente americano Donald Trump


Tra gli studi più inquietanti quello del supervirus chimerico SHC014-MA15 sviluppato con la bioingegneria genetica manipolando un ceppo di SARS dei pipistrelli a ferro di cavallo dall’Università della Nord Carolina a Chapel Hill con l’aiuto degli scienziati e del laboratorio di Wuhan sempre nell’ambito dei progetti USAID-PREDICT 2 avviati nel 2009 dall’amministrazione di Barack Obama. Questa clamorosa ricerca, finita sotto i riflettori dei media, prova l’effettiva capacità di costruire un virus altamente letale e senza antidoto per finalità “Dual Use” ovvero sia per la ricerca di un vaccino che per un’arma batteriologica.

Per farlo sono indispensabili laboratori di biosicurezza di livello 3 o 4 con scienziati esperti di biologia molecolare e qualche ingegnere per la manipolazione di DNA o RNA con il kit di editing genetico Crispr-Cas9.

WUHANGATE – 4. “CoVid-19 Manipolato, Affare Nascosto CINA-USA”. Class-Action per Bio-Arma in Texas



Nei reportages 1 e 7 sulla teoria della Bio-Arma CoronaVirus e in Wuhangate 5 abbiamo visto gli esperimenti sospetti e in alcuni casi mortali condotti dall’agenzia DTRA del Dipartimento della Difesa (DoD) USA in alcuni dei 25 bio-laboratori gestiti nei paesi stranieri, soprattutto in Georgia con l’aiuto della Big Pharma americana Gilead, grazie ai progetti USAID.

Ora, grazie al rapporto Biological Weapons Convention (BWC) depositato UNODA nel 2016, analizziamo i 28 laboratori degli Stati Uniti che nel 2015 furono finanziati e controllati da Pentagono, NIAID e CDC (Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie) allora diretto da Tom Frieden, già funzionario OMS in India, che nel 2017 ha lasciato il CDC per fondare a New York la sua ONG “Resolve to Save Lives”.



L’ente del medico Frieden è finalizzato a prevenire malattie cardiovascolari ed epidemie: è stato finanziato da Bloomberg Philanthropies, Chan Zuckerberg Initiative e dall’immancabile Bill & Melinda Gates Foundation in un eclatante intreccio tra big media, social network e promoter di vaccini di forte impronta politica Dem.

Ben 20 di quei centri di ricerca nel 2015 erano dotati di un’equipe specializzata in biologia molecolare in grado di condurre studi su virus e prioni, sui simulanti (repliche biochimiche degli agenti senza virulenza patogena) e potevano contare su un esercito di 149 ingegneri capaci di qualsiasi manipolazione batteriologica. Ovviamente ciò non è sufficiente a provare che qualcuno di quegli scienziati abbia davvero messo la sua mano nella costruzione del CoVid-19.

CORONAVIRUS – 10. IL COMPLOTTO IN 100 RIGHE: DALLE BIO-ARMI CIA AL NUOVO ORDINE MONDIALE



Cosa sia stato fatto e perché possono dirlo solo il dottor Fauci e il presidente Obama poiché nel rapporto di 164 pagine sono pubblicate soltanto le ricerche pubblicate negli ultimi 12 mesi. Ma quelle di alcuni laboratori gestiti direttamente dal Pentagono o dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale sono state considerate “top-secret” e pertanto nemmeno segnalate all’ONU.

Ciò assume una rilevanza inquietante se si rammenta che nell’anno cui si riferisce questa relazione era vice consigliere alla Sicurezza Nazionale della Casa Bianca l’avvocatessa Avril Haines, in precedenza consulente di Joe Biden nei Democratici al Congresso e quindi nominata da Obama vice direttore della CIA, divenuta esperta di bio-armi per il NTI (un istituto privato di ricerca americano di area Dem).

CoronaVirus BIO-ARMA – 6. ECATOMBE ITALIA: Profezia sulla pandemia e sull’Ordine Mondiale dell’ex regina CIA di Obama e Biden



Dopo il cambio di amministrazione l’avvocatessa Haines ha fatto carriera come ricercatrice alla Columbia University e al John Hopkins Health & Security Center (presso la Bloomberg School di Baltimora) dove nell’ottobre 2019 fu protagonista dell’esercitazione Event 201 sulla pandemia da CoronaVirus finanziata da Bill Gates che ebbe la facoltà profetica di prevederla già nel 2015. Mentre la Haines la predisse in una conferenza pubblica a Camden nel 2018, quando predicò anche la necessità di “ordine mondiale” per prevenire le pandemie da infezioni respiratorie…



BATTELLE, CONTRACTOR DEI PROGRAMMI SEGRETI



Abbiamo sintetizzato la relazione BWC 2016 in un dossier di 36 pagine (consultabile in pdf a fondo pagina, l’originale BWC di 164 pagine disponibile su richiesta via email a redazione@gospanews.net solo accettando l’iscrizione alla Newsletter Gospa News) e pertanto analizzeremo in questo articolo solo i laboratori più strategici ed interessanti, cominciando ovviamente da Fort Detrick, nel Maryland, forse la più imponente struttura sulle armi batteriologiche del mondo con 4 differenti centri di ricerca.


Il National Biodefense Analysis and Countermeasures Center (NBACC) di Fort Detrick gestito dal contractor Battelle
Ben due di essi sono gestiti da Battelle National Biodefense Institute LLC, un contractor privato di Columbus (Ohio) finito nel mirino dei media per gli esperimenti misteriosi e sospetti condotti insieme alla CIA nella fortezza inavvicinabile del Lugar Center in Georgia, nell’ex Unione Sovietica, dopo la Rivoluzione delle Rose finanziata da un altro donor dei Dem, George Soros.

Al Lugar Center, come evidenziato in Wuhangate 5, lavorò anche la multinazionale farmaceutica Gilead con un progetto di immunizzazione antivirale contro l’epatite C che ebbe conseguenze drammatiche causando la morte di 79 cavie umane e destando le accuse di sperimentazione di armi biologiche da parte della Russia.



WUHANGATE – 5. GILEAD Antivirale-Boom in Borsa grazie a OMS, Cinesi e Soros. Bio-Armi Killer con CIA e Pentagono



Battelle è ormai di fatto un’appendice del Dipartimento di Sicurezza Nazionale che fu solo parzialmente penalizzata dalla moratoria del 2014 con cui l’amministrazione Obama manifestò l’intenzione di porre un freno agli esperimenti “Dual Use” finalizzati al Guadagno di Funzione (GOF), ovvero il potenziamento in laboratorio degli agenti patogeni batteriologici simile al principio dell’arricchimento dell’uranio per le armi nucleari.

Obama interruppe i finanziamenti a tali ricerche con la moratoria del 2014 ma non la vietò. Ciò consentì al National Institute of Health di concedere la deroga agli scienziati di Chapel Hill e Wuhan per portare a termine la costruzione del pericolosissimo supervirus chimerico SHC014-MA15. Molto simile al CoVid-19 dell’attuale epidemia ma non identico…

Pertanto non esiste prova alcuna che siano stati davvero interrotti tutti gli studi GOF nei laboratori top-secret del Pentagono che finanzia genericamente le agenzie governative DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), operativa soprattutto negli USA, e DTRA (Defense Threat Reduction Agency), responsabile delle missioni nei 25 centri di ricerca all’estero. Mentre, come abbiamo scoperto, esiste la certezza che almeno 5 pericolose ricerche “dual-use” siano proseguite proprio in relazione al CoronaVirus…

CoronaVirus BIO-ARMA – 7. Missioni militari TOP SECRET Deep State-NWO-CIA-DEM: laboratori nei paesi dei Golpe Soros, biologi a Sigonella



Trump nel 2017 ha interrotto tale moratoria di dubbia efficacia consentendo quindi la ripresa degli esperimenti biologici GOF anche con eventuali fini militari ma in compenso nel novembre 2019 ha poi messo fine al progetto PREDICT 2 di USAID annullando un finanziamento di 200 milioni di dollari con le vibranti proteste dell’organizzazione EcoHealthAlliance di New York, il partner privato del piano supportato da big pharma dai lunghi precedenti giudiziari come Johnson&Johnson e da università americane, cinesi e persino saudite, come riferito nel reportage Wuhangate 1.

WUHANGATE – 1. INTRIGHI D’ORO BIOARMA-VACCINI tra Cina, Usa-CIA, Sauditi e Big Pharma J&J – GSK



Battelle nel 2015 si vide ridurre dai $344 milioni del piano (2009-2016) a $17,3 milioni (2015-2026) il suo contratto con la Casa Bianca ma ha mantenuto la gestione del National Biodefense Analysis and Countermeasures Center (NBACC) di Fort Detrick, finanziato da tre dipartimenti strategici come Difesa, Sicurezza Nazionale e Giustizia che nel 2015 operava in un’area di totale 4826 m2 di laboratori BSL 3 e 4, ma anche in quelli dell’Integrated Research Facility (IRF) Frederick (2183 m2), controllato da NIAID. In quell’anno ricevette complessivamente fondi per 40 milioni di dollari.


L’impianto del laboratorio BSL 4 Hot dell’IRF gestito da Battelle e NIAID a Fort Detrick
«Scienziati di IRF-NIAID coordinano e facilitano la ricerca preclinica sulle malattie infettive per lo sviluppo di contromisure mediche per agenti patogeni ad alte conseguenze. Questa è l’unico laboratorio di massimo contenimento nel mondo dove le apparecchiature di imaging medico convenzionale e molecolare sono integrate nella progettazione della struttura. Questo capacità fornisce agli investigatori strumenti unici per dissezionare la patogenesi della malattia, valutare la capacità dei modelli animali di ricapitolare le malattie umane e testare contromisure del candidato. È importante sottolineare che l’imaging molecolare avanzato ha il potenziale per fornire termini alternativi alla letalità».

E’ quanto riporta una ricerca ufficiale pubblicata nel 2014 dal centro di ricerca gestito da Battelle in cui si specifica che tale tecnica MI consente di utilizzare meno cavie animali. Tra gli esperimenti menzionati ce n’è uno condotto sui macachi proprio in relazione a un ceppo di CoronaVirus.


Le radiografie dei polmoni dei macachi infettati dal CoronaVirus Mers all’IRF Frederick

«Attraverso l’MI, gli scienziati dell’IRF stanno già studiando lo sviluppo di consolidamenti nei polmoni di primati non-umani infetti da Sindrome Respiratoria Mediorientale Coronavirus (MERS-CoV). Con l’MI, gli scienziati sono in grado di farlo tracciare lo sviluppo e la quantificazione delle lesioni polmonari – si legge nella conclusione – I dati generati da questi esperimenti non solo avanzeranno la nostra comprensione delle malattie emergenti, ma consentiranno lo sviluppo di contromisure e cliniche paradigmi di cura precedentemente considerati impossibili».

A giudicare dal numero dei morti di CoVid-19 negli Usa si può dire con certezza che il sacrificio di quelle povere scimmie da laboratorio non è servito a nulla…



PERICOLO DUAL-USE VACCINO-ARMA IGNORATO PER I CORONA VIRUS



Ma nello studio del NBACC. l’altro laboratorio Battelle, intitolato “Ingegneria una risposta globale alle malattie infettive” si sostiene che «andando oltre il rilevamento di focolai di malattie si desidera poter valutare e prevedere i rischi di malattia» e che «sono in corso più iniziative che getteranno le basi e rafforzeranno la scienza alla radice» attraverso «gli approcci a una nuova ingegneria che raggiungeranno i maggiori obiettivi per la gestione di una malattia infettiva».

Per quanto gli scienziati ribadiscano nei loro studi il dovere di un’analisi nei rapporti “benefici/rischi” il confine rimane così opinabile che per il bene dell’umanità – della filantropia vaccinale di Bill Gates – tutto pare concesso…


Integrated Research Facility IRF Frederick di Fort Detrick


All’IRF Frederick di Fort Detrick si sono sviluppati almeno 6 studi sui vari ceppi conosciuti di CoronaVirus. Uno dei più rilevanti è quello su un vaccino MERS-CoV cui hanno lavorato gli scienziati di vari laboratori americani, molti dei quali di nazionalità cinese.

Al medico IRF Joshua Johnson si sono affiancati infatti il capofila della ricerca Lingshu Wang del Vaccine Research Center e altri colleghi dei laboratori del NIAID-NIH di Bethesda (MD), delle strutture private M. Jackson Foundation for the Advancement of Military Medicine (stessa località), della big pharma Sanofi-Aventis di Cambridge (Massachusetts), e dell’University Medical Center di Nashville (Tennessee).

Tra i ricercatori compare anche Kayvon Modjarrad del VRC di Bethesda che fa parte anche del Military HIV Research Program del fantomatico Walter Reed Army Institute of Research di Silver Spring, non menzionato dalla relazione BWC 2015, sebbene abbia svolto numerose ricerche anche sul CoronaVirus oltrechè ovviamente sull’HIV.

PANDEMIA DA BIO-ARMA – 9. IL SUPERVIRUS CREATO DAGLI USA DI OBAMA: altri 89 ceppi CoVid nei test Top Secret CIA



Modjarrad è l’autore di una ricerca sul Guadagno di Funzione, da cui deriva il rischio “Dual Use” vaccino-arma, che comprova la dubbia valenza della moratoria di Obama del 17 ottobre 2014, by-passata per portare a termine i già citati esperimenti della Nord Carolina University e dell’Istituto di Virologia di Wuhan sul supervirus di cui abbiamo ampiamente parlato nel reportage Bio-Arma 9.

Nello studio condotto con Andy Kilianski dell’Edgewood Chemical Biological Center (ECBC) di Aberdeen Proving Ground (MD) e Jennifer B. Nuzzo del Medical Center for Health Security della Pittsburgh University di Baltimore fa una rivelazione che dinnanzi alla pandemia di oggi assume una sconcertante rilevanza.

«Il 15 e 16 dicembre 2014, la National Academy of Sciences, il National Research Council e l’Institute of Medicine hanno convocato esperti delle discipline delle malattie infettive, dell’etica della ricerca e della politica scientifica per discutere i potenziali rischi e benefici della ricerca GOF in un forum pubblico aiutare a informare il governo federale sul modo migliore di procedere nella regolamentazione della ricerca del GOF su agenti biologici potenzialmente pericolosi. Poco dopo l’incontro, l’NIH ha notificato a un sottogruppo di ricercatori interessati dalla pausa di ricerca che il loro lavoro potrebbe riprendere. In particolare, 5 progetti di ricerca sullo sviluppo del modello animale MERS-CoV e 2 sull’HPAI (influenza aviaria altamente patologica) sono stati autorizzati a proseguire».


La cronologia del dibattito Gain of Function (Guadagno di Funzione) sugli esperimenti per l’aviaria HPAI e CoronaVirus SARS e MERS
«La ricerca GOF svolge un ruolo significativo nel garantire che i medici dispongano degli strumenti di cui hanno bisogno per rispondere alle epidemie di malattie infettive. Pertanto, la comunità clinica è direttamente influenzata dalle decisioni politiche su quali tipi di ricerca sono e non possono continuare. Ci sono anche rischi associati alla ricerca GOF, di cui la comunità clinica dovrà essere molto consapevole. Come hanno dimostrato le recenti cadute in laboratori di alto profilo, rimane il potenziale che i ceppi batterici e virali possano sfuggire anche agli ambienti più sicuri. In caso di fuga di un agente patogeno, sia esso naturale o prodotto dalla ricerca del GOF, la comunità clinica avrà un ruolo importante nel rilevare e rispondere a tali incidenti».

Le parole scritte dai tre scienziati Modjarrad, Kilianski e Nuzzo appaiono profetiche dopo le clamorose rivelazioni del professor Montagnier sul virus SARS-CoV-2 manipolato e, nella sua clemente ipotesi, sfuggito da un laboratorio.

WUHANGATE – 2. HIV NEL CORONAVIRUS “BIO-ARMA”: le prove dallo studio indiano occultato misteriosamente





SIMULANTI, RICOMBINANTI E STUDI TOP-SECRET

Proprio per evitare spiacevoli conseguenze i ricercatori hanno sperimentato un escamotage: la creazione dei “simulanti”. Possono essere paragonati ai “proiettili a salve” usati durante un’esercitazione militare. Ecco cosa spiega una ricerca del NBACC condotta insieme a scienziati del Naval Medical Research Center di Silver Spring (non menzionato nel BWC 2015 come il Walter Reed Institute che controlla).

«I virus patogeni umani ad alta conseguenza devono essere gestiti a livello di biosicurezza 2, 3 o 4 e devono essere resi non infettivi prima di poter essere utilizzati per applicazioni molecolari o immunologiche a livelli di biosicurezza inferiori. Qui valutiamo Arena-, Bunya-, Corona-, Filo-, Flavi- e Orthomyxovirus inattivati ​​dallo psoralene per la loro idoneità come antigene nei processi immunologici e come modello per la PCR e il sequenziamento della trascrizione inversa. Il metodo di inattivazione del virus usando una molecola di psoralene sembra avere ampia applicabilità ai virus dell’RNA e lasciare intatti sia la particella che l’RNA del virus trattato, rendendo il virus non infettivo».

Mentre tutt’altra cosa sono i “ricombinanti” ben approfonditi in uno studio del NIAID di Bethesida pubblicato il 3 novembre 2015 nella PMC Library of Medicine del NIH.

«Questa unità descrive come infettare le cellule con il virus vaccinia e quindi trasfettarle con un vettore di trasferimento del plasmide o un frammento di PCR per generare un virus ricombinante. Sono descritti i metodi di selezione e screening utilizzati per isolare i virus ricombinanti e un metodo per l’amplificazione dei virus ricombinanti. Infine, viene presentato un metodo per l’immuno-colorazione in vivo che è stato utilizzato principalmente per la rilevazione del virus del vaccino ricombinante modificato Ankara (MVA)».


Glicoproteina Spike del virus 2019-nCoV secondo lo studio della Kuzuma Schhol of Biology confermato dal virologo Luc Montagnier. Gli inserti dell’HIV sono mostrati con perle colorate (rosso, arancio, giallo e verde), nel sito di legame della proteina. Può essere pertanto considerato un virus “ricombinante”
Al Centro di Ricerca Integrato presso i Laboratori di Rocky Mountain Laboratories (IRF-RML) del NIAID di Hamilton (Montana) questa tecnica fu utilizzata per la ricostruzione di un ricombinante per il prototipo di un vaccino dell’Ebola, in un esperimento pubblicato nell’aprile 2015.

«L’attuale epidemia di Ebola nell’Africa occidentale ha portato allo sviluppo accelerato dei candidati al vaccino. Abbiamo testato un vettore di virus della stomatite vescicolare che esprime glicoproteina del virus Ebola per la sicurezza nei suini. L’inoculazione non ha causato malattie e la diffusione del virus del vaccino è stata minima, il che indica che il virus del vaccino non presenta rischi di diffusione nei suini».

Fin qui abbiamo visto alcuni esempi di quello che alcuni degli impianti finanziati dalla Sicurezza Nazionale americana, dal Pentagono e dall’istituto diretto da Fauci hanno realizzato. Ciò prova la totale capacità e rodata consuetudine a creare manipolazioni virali attraverso la biologia molecolare in almeno 20 strutture dotate di tale settore scientifico.


Galveston National Laboratory Complex including Robert E. Shope Laboratory della University of Texas Medical Branch
Ma in alcune di queste gli esperimenti sono rimasti top-secret. Ad esempio nessuna delle ricerche del Lothar Salomon Test Facility di Dugway (Utah) è disponibile “ai sensi della revisione della sicurezza e delle politiche della direttiva DoD 5230.09” sebbene nel centro militare siano condotti test anche con l’uso di virus e prioni grazie a un finanziamento da $1,5 milioni.

Resta avvolta nel mistero anche l’attività e l’entità dei contributi nei laboratori BSL-4 di 1.046 m2 del Galveston National Laboratory Complex including Robert E. Shope Laboratory della University of Texas Medical Branch gestiti da enti federali. Lo stesso vale per il complesso Betty Slick and Lewis J. Moorman Jr. Laboratory della Texas Biomedical Research Institute di San Antonio. Entrambi sono sovvenzionati dal DHS.

Nella relazione Biological Weapons Convention 2015 restano nell’ombra anche contributi e studi del Viral Immunology Center della Georgia State University di Atlanta, supportato dal Dipartimento della Salute.



ESERCITO DI INGEGNERI PER LA BIOLOGIA MOLECOLARE


Dai dati relativi al personale si può ben comprendere il ruolo strategico di quei laboratori che vantano n alto numero di ingegneri, fondamentali per i progetti di biologia molecolare finalizzati alle manipolazioni con il kit di editing genetico Crispr-Cas9 che nell’autunno 2018 consentì ad uno scienziato cinese di far nascere due gemelline con il Dna modificato suscitando polemiche in tutti i comitati bioetici del mondo.

NEONATE CINESI TRANSUMANE: CERVELLI ALTERATI





Nelle varie strutture di Fort Detrick lavorano ben 44 ingegneri nei centri di ricerca Battelle e 8 all’U.S. Army Medical Research Institute of Infectious Diseases, tra le strutture più sovvenzionate nel 2015 dai vari dipartimenti del governo usa con $60 milioni.

Nel Naval Surface Warfare Center – Chemical, Biological, Radiological (CBR) Defense Laboratory di Dahlgren (Virginia) lavorano 46 ingegneri, 64 scienziati e 16 tecnici ovviamente specializzati nelle diffenrenti discipline grazie a $11 milioni ottenuti dal Pentagono in quell’anno cui vanno sommati quelli non specificati di altre agenzie governative e di aziende private.


Sandia National Laboratories nella Kirtland Air Force Base di Albuquerque in New Mexico
In California Lawrence Livermore National Laboratory, sovvenzionato da DOD e DHS con $9milioni, ha 11 ingegneri che hanno lavorato anche sul virus dell’Ebola. Mentre i Sandia National Laboratories, finanziati anche dal Dipartimento dell’Energia, ne hanno 29 distribuiti tra il California Campus di Livermore e la Kirtland Air Force Base di Albuquerque in New Mexico, dove sorge anche il Los Alamos National Laboratory che è uno dei pochi centri di ricerca (focalizzati nelle ricerche su Yersinia Pestis e Botulino) ad essere nel circuito USAID.

L’altro è ovviamente il Centers for Disease Control – Office of Infectious Diseases (CDC-OID) di Atlanta (Georgia), finanziato con $20 milioni da HHS dove nel 2015 si sono condotti 20 studi sui vari ceppi di influenza (H5N1-H7N3 ecc) e 21 sull’Ebola. Il CDC gestisce anche i laboratori di Fort Collins in Colorado di BSL di livello 2,3 e 4 e il DLS ad Atlanta.

La lista delle 28 strutture della Biological Weapons Convention inviata da Washington nel 2016 all’UNODA di Ginevra (di cui abbiamo citato le principali) rappresenta la radiografia di un impero nel campo della difesa dalle armi batteriologiche. E’ la mappa di costosi presidi di una guerra biologica avviata dalla Marina degli Usa già nel lontano 1952 come risulterebbe da un documento desecretato di cui stiamo verificando l’autenticità.



https://www.gospanews.net/2020/05/08/wu ... GivsWllt8U



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http://www.ufoforum.it/topic.asp?TOPIC_ID=57
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MessaggioInviato: 11/05/2020, 11:47 



CONSIGLIO DI LEGGERE


http://web.peacelink.it/tematiche/disar ... iologiche/



non c' è bisogno di mutare in laboratorio un virus,

basta isolarne uno " tosto " e coltivarlo .....


zio ot [:305]



ARMI BATTERIOLOGICHE



A cura di Martin Fleischfresser

Ampi brani di questo articolo sono ripresi dal libro di Francesco Santoianni: "L'ultima epidemia: le armi batteriologiche.

Dalla peste all'AIDS" - Edizioni Cultura della Pace 1991.



Più devastanti della bomba atomica, ma silenziose e invisibili fino al momento dell'utilizzo, le armi biologiche incombono sui conflitti armati a cavallo del millennio.Tecnicamente sono realizzabili da uno studente entrato da poco in laboratorio, e costano pochissimo: meno di duemila lire per contaminare un'area di un chilometro quadrato.



Queste pericolosissime armi fanno paura all’ intero mondo occidentale perché i sintomi accusati da una popolazione bombardata da agenti batteriologici sono infatti insidiosi e difficili da riconoscere, perché possono facilmente essere confusi con una semplice epidemia di influenza. Altro motivo di paura è la facilità di produzione, oltre a semplici laboratori di ricerca, convertibili in pochissimo tempo; anche semplici stabilimenti per la produzione di particolari mangimi possono rivelarsi pericolosi. Ad esempio una vasca di fermentazione da cinquemila litri utile per la produzione di proteine per l'alimentazione degli animali domestici può essere convertita alla produzione di batteri per le armi chimiche.


La vasca di fermentazione in questione è utilizzabile sia per fini civili che per fini bellici: può servire infatti a produrre una proteina monocellulare destinata all' alimentazione degli animali domestici, ma può anche servire per coltivare germi letali per realizzare armi batteriologiche. La paura deriva dal fatto che questa semplice vasca è sufficiente per poter disporre di un arsenale biologico su vasta scala. Gli agenti utilizzati sono per lo più batteri, le cui spore possono essere cosparse in forma di aerosol e contaminare il territorio per chilometri. Molte nazioni però sono riuscite a costruire ordigni anche utilizzando virus, come quelli dell'encefalite equina venezuelana o di Ebola, e parassiti intracellulari obbligati, come per esempio le rickettsie che provocano la febbre Q.



Per alcune di queste infezioni esiste un vaccino, ma nessun politico si assumerebbe la responsabilità di imporlo a un Paese intero, creando panico e isteria collettiva. Tanto più se si considera che i farmaci protettivi non forniscono una immunità totale, spesso provocano effetti collaterali di una certa entità e, naturalmente, ognuno di essi è efficace soltanto contro uno fra le decine di germi che possono essere utilizzati in un attacco. Per il pericolo maggiore, inoltre, non ci sono protezioni, né cure. Si tratta infatti di organismi geneticamente modificati, con la cui infettività l'uomo non si è mai misurato, e su cui, sembra, alcuni Paesi starebbero compiendo ricerche. Molte delle informazioni sulla diffusione delle malattie provocate dalle armi batteriologiche arrivano da incidenti, o da esperimenti effettuati realmente sulla popolazione ignara. Per esempio, nel 1979 un accidentale rilascio del bacillo del carbonchio dall'impianto sovietico di Sverdlosk fornì molte indicazioni utili sulla tossicità del microbo.



Non è difficile: si prendano cinquanta chilogrammi di spore di antrace (ordinabili in un laboratorio specializzato); si porti il tutto su un aeroplano a duemila metri di quota, liberandolo sopra una città di mezzo milione di abitanti. E il gioco è fatto: nel giro di pochi giorni moriranno circa duecentomila persone nel raggio di venti chilometri dall'epicentro della contaminazione. Sulla diffusione di queste epidemie si sa ancora molto poco, e l'imprevedibilità degli effetti, ma più ancora l'impopolarità che si trascina dietro chi utilizza le armi batteriologiche, hanno impedito fino a questo momento un loro massiccio utilizzo nelle azioni di guerra, anche se, come vedremo nella sezione della storia, è esistito un loro uso. La messa al bando delle armi chimiche e biologiche, imposta dal protocollo di Ginevra già nel 1925, non sembra aver scalfito la politica bellica di molti Paesi, che apertamente, o più spesso di nascosto, continuano a studiarle e a fabbricarle.



Convenzione sulla proibizione
delle armi chimiche

Convenzione sulla proibizione
delle armi biologiche




L'arsenale più fornito è quello degli Stati Uniti che oggi, con una scusa analoga a quella che li portò a costruire e utilizzare su Hiroshima la prima bomba atomica, sventolano lo spauracchio di un possibile attacco terroristico, pericolo peraltro reale, per giustificare la ricerca in questo senso. Per quanto riguarda le due grandi potenze, si sottolinea che la Federazione Russa, pur dichiarando la piena disponibilità a distruggere entro il 2007 il proprio arsenale di 40.000 tonnellate armi chimiche, ha chiesto aiuto agli altri Paesi ugualmente interessati ad eliminare gli arsenali di armi chimiche dell’ex Unione Sovietica, in quanto non dispone delle risorse finanziarie sufficienti. Gli Stati Uniti per loro conto hanno già effettuato la distruzione di circa 5000 tonnellate di armi chimiche, in gran parte nervini, rispetto alle 35.000 tonnellate di armi chimiche complessivamente dichiarate. La Defense Advanced Research Projects Agency, che negli scorsi decenni ha sviluppato il sistema di comunicazione internet per scopi militari, ha ora in programma un investimento annuo di 350 miliardi di lire per finanziare la ricerca sulla guerra biologica. Ma Clinton è in buona compagnia.



L'Iran e gli stati dell'ex Unione Sovietica infatti possiedono un armamentario altrettanto vario (ma hanno speso una cifra molto inferiore) seguiti da Giappone, Iraq e Israele. Sono inoltre sospettati di avere un programma di ricerca sulle armi biologiche Cina, Taiwan, Corea del Nord, Siria, Egitto e Cuba.
La lista probabilmente è molto più lunga, ma i laboratori in cui si fabbricano gli ordigni sono talmente facili da nascondere che è impossibile stabilire dove e in che misura si portano avanti ricerche di questo tipo. Bastano, infatti, due stanze attrezzate con un sistema di sicurezza analogo a quello che si usa negli ospedali per esaminare campioni infetti. Reagenti, mezzi di coltura, centrifughe, pipette e gli stessi batteri e virus possono essere acquistati direttamente dalle ditte farmaceutiche, perché non sono considerati merce che scotta, e sono utilizzati per scopi ben diversi in tutte le facoltà di biologia. In questo modo, per posta, Saddam Hussein ordinò Clostridium botulinum.



COSA SONO.


Le armi biologiche contengono organismi virali o batterici, o tossine prodotte da questi. Le tossine sono in genere più letali e ad azione più rapida, in grado di provocare la morte nell'arco di poche ore se non addirittura di minuti. Virus e batteri richiedono invece un periodo di incubazione da un giorno a sei settimane prima della comparsa dei sintomi.

COSA POSSONO PROVOCARE. Gli agenti batterici possono provocare carbonchio, peste polmonare, epidemie fra gli animali. Gli agenti virali possono dare vaiolo, febbre gialla, encefalite equina, influenza. Le tossine possono essere botulino, micotossine e altre.

COME AGISCONO. Anche solo un chilogrammo di agenti batterici può essere più devastante di migliaia di tonnellate di agenti chimici. Per agire, però, la maggior parte degli agenti batterici deve essere inalata o ingerita. Agenti come quello del carbonchio sono in grado di fissarsi nel suolo in forma mortale anche per decenni, ma la maggior parte degli agenti svanisce nel giro di poco tempo.

IL RAGGIO D'AZIONE. In condizioni meteorologiche favorevoli, un missile Scud caricato con tossine di botulino è in grado di contaminare un'area di oltre tremila chilometri quadrati. Il raggio d’ azione dipende dal tipo di missile utilizzato per l’ attacco e così risulta essere praticamente illimitato. Qualunque missile può essere dotato di agenti patogeni al posto della carica esplosiva. Dai missili da supporto tattico, come gli SCUD, con un medio raggio d’ azione ai missili intercontinentali ( ICBM ), con una portata di circa 10.000 km. La portata dipende dallo sviluppo che ciascun paese ha fatto sui missili, oltre che dal tipo di “arma” usata per la diffusione, bombe, missili o semplici diffusori a spruzzo.




Le bombe vive


CENNI STORICI - L’uso di alcune armi “non convenzionali” si perde nella notte dei tempi, quando l’uomo si accorse per la prima volta degli effetti di taluni veleni già disponibili in natura e pensò di servirsene come arma nel momento in cui se ne fosse presentata la necessità. Di veleni, pozioni e dei relativi antidoti si parla non solo nella mitologia, ma anche nella storia; sin dall’antichità gli uomini avevano compreso il pericolo derivante dall’uso di alcune sostanza tossiche e per questo le hanno sempre aborrite, ma non è confortante riconoscere che il rischio del loro impiego nel tempo purtroppo non è stato definitivamente eliminato. Alcuni millenni prima della nascita di Cristo, esempi di bandi e divieti contro l’uso di sostanze tossiche erano già contenuti in due testi politico-religiosi indiani, quali il Mahabarata e il Ramayana, in cui l’uso dell’arma “non convenzionale” veniva proibito e condannato in quanto considerato come una offesa al corpo ed all’anima dell’uomo. Cinesi ed Assiri nel primo millennio a.c. erano soliti utilizzare zolfo e petrolio durante le campagne di guerra. Autorevoli fonti storiche dell’antichità, quali Tucidite e Plutarco, riferiscono sull’utilizzazione di fumi di zolfo nella guerra del Peloponneso e di una sospetta epidemia di peste scoppiata nelle pianure della Tessaglia che decimò lo sterminato esercito di Serse; Tito Livio dà notizia dell’impiego, ancora da parte dei greci, di sostanze tossiche durante l’assedio di Ambracia. Anche i Romani fecero ricorso a sostanze tossiche nella seconda metà del I secolo a.c. durante la guerra di Spagna, ma avevano avuto l’accortezza di dotare preventivamente la loro cavalleria di un indumento protettivo per il volto e le vie aeree; tale sistema, adeguatamente perfezionato, molto tempo dopo diventerà l’odierna “maschera antigas”. Bizantini e Veneziani durante il Medio Evo furono espertissimi nell’utilizzare sostanze tossiche quali il “Fuoco Greco” ed i “Fumi Avelenati”.

Fuoco greco

La guerra batteriologica risale almeno al 1347 quando truppe tartare, impegnate nell'assedio del presidio genovese di Caffa sul Mar Nero, catapultarono all'interno della fortezza cadaveri di appestati. Trasportata dalle navi dei genovesi in fuga, la Morte Nera sbarcò in Europa dove sterminò in appena tre anni 20 milioni di persone. Quattro secoli dopo, la propagazione intenzionale di infezioni sconosciute e quindi micidiali per le popolazioni nemiche costella l'espansione del colonialismo europeo: nel 1763 Sir Jeffrey Amherst, governatore della "Nova Scotia" diffonde tra i pellerossa coperte infettate di vaiolo.Borreliota variolae virus causa del vaiolo

Più o meno nello stesso periodo gli inglesi mandano tra i Maori (che popolavano allora la Nuova Zelanda) gruppi di prostitute infettate dalla sifilide: ben presto le popolazioni indigene sono sterminate e le loro praterie sono finalmente "terra vergine" per i coloni europei. L’evoluzione più evidente delle armi “non convenzionali” è però avvenuta nel XX secolo. Il Novecento ha rappresentato il periodo storico in cui la ricerca è progredita maggiormente; sono stati sviluppati vari tipi di aggressivi chimici (Cloro, Iprite, Fosgene) utilizzati in grande scala durante la I Guerra Mondiale. Successivamente sono stati sviluppati nuovi aggressivi chimici come i nervini che hanno un grado di letalità migliaia di volte superiore agli aggressivi chimici tradizionali o di prima generazione, quali i gas soffocanti, i cianuri ed i vescicanti, che ormai vengono presi in considerazione sempre di meno, ma che sono pur tuttavia ritenuti ancora interessanti in associazione con i nervini stessi per potenziarne persistenza ed effetti letali.

Durante la 2^ Guerra Mondiale sono comparsi per la prima volta i temibili effetti dell’arma nucleare; più recentemente sono stati sviluppati nuovi aggressivi biologici come germi, virus, tossine e prioni. La ricerca, sempre tesa a potenziare gli effetti nocivi delle armi chimiche, biologiche e nucleari, mirando a conseguire sempre maggiori effetti distruttivi, ha di fatto coinvolto sempre di più con i suoi effetti anche la popolazione civile ed è per questa ragione che tali armi vengono ormai considerate “armi di distruzione di massa”. I gas nervini impiegati anche recentemente con finalità terroristiche nella metropolitana di Tokyo ed i gas tossici impiegati in alcuni conflitti del Medio Oriente sono una dimostrazione degli effetti di un possibile impiego di tali armi; forse dimenticati o comunque poco conosciuti sopravvissuti sono a tutt’oggi in cura per i postumi di una intossicazione che non sarà facile da debellare.


Durante la seconda guerra mondiale i giapponesi disseminano in Manciuria, la peste, il colera, la leptospirosi tramite le tonnellate di microrganismi prodotti nella installazione "Unita 731" diretta dal professore Shiro Ishii. Crollato l'Impero del Sol Levante, Ishii (responsabile, tra l'altro della sperimentazione su prigionieri di guerra di armi batteriologiche) non solo non viene condannato come criminale di guerra al Processo di Tokio, ma è invitato negli Stati Uniti a collaborare al funzionamento del più grosso centro di guerra batteriologica americano: Fort Detrick dove, dal 1942 venivano selezionati, prodotti e stivati in bombe o testate missilistiche germi di malattie quali peste, morva, tifo petecchiale, carbonchio...

Come rivelato da documenti solo recentemente declassificati, gli americani già nel 1940 avevano cominciato a sviluppare questo sistema d'arma nella illusione che la produzione industriale della penicillina (uno dei progetti meglio custoditi della seconda guerra mondiale e che impegnò qualche cosa come 7.000 scienziati) avrebbe garantito ad essi l'invulnerabilità contro le armi batteriologiche. Svanito il monopolio della penicillina, gli anni '50 e '60 vedono una frenetica corsa per la produzione di microrganismi sempre più micidiali. Negli USA sorgono ben nove impianti di guerra batteriologica, in Gran Bretagna si costruisce la "fabbrica di microbi" di Porton, stessa cosa viene fatta in URSS sulle coste del Mar Caspio.

Verso la fine degli anni '60, comunque, le armi batteriologiche cominciano ad essere snobbate dai vari Stati Maggiori: le continue ricerche sui microrganismi e sui farmaci avevano finito, infatti, per ridurre a zero i microrganismi "segreti" contro i quali, cioè, il nemico non aveva alcuna difesa. Anche per questo motivo le armi batteriologiche vengono messe al bando con un trattato internazionale siglato nel 1972.

Nonostante questo divieto, verso la metà degli anni '80 la corsa alle armi batteriologiche riprende con vigore, anche se camuffata con l'esigenza di "dotarsi di strumenti di difesa" da attacchi batteriologici. Il perché è da ricercarsi nella manipolazione del DNA, e quindi del patrimonio genetico, che permette di inventare e creare microrganismi assolutamente sconosciuti al nemico ma ben studiati dall'attaccante che può, quindi, vaccinare preventivamente le proprie popolazioni o truppe (o accatastare determinati farmaci), prima di sferrare l'attacco. Spronato dai militari e dalle multinazionali della biotecnologia, le armi batteriologiche, grazie ad un incremento di budget annuale di 900 milioni di dollari, ritrovano il loro posto negli arsenali. Nel maggio 1989, 800 ricercatori americani, tra i quali tre Premi Nobel per la medicina, lanciano un appello "contro questa nuova rovinosa corsa all'arma batteriologica che rischia di mettere a disposizione di qualche terrorista o sanguinario dittatore un arma dotata di una potenza fino a ieri inimmaginabile". Naturalmente l'appello cade nel vuoto e le ricerche per inventare nuovi e più micidiali microrganismi continuano. Nel settembre del 1990 la rivelazione sui mass media: anche Saddam ha l'arma batteriologica.

La notizia (non supportata, comunque, da nessuna inequivocabile prova) determina una nuova corsa alla realizzazione di "vaccini" per proteggersi da nuove armi batteriologiche. Ma per realizzare nuovi vaccini bisogna preventivamente "inventare" nuovi microrganismi patogeni prima che vengano realizzati dal "nemico". E così, mentre le autorità cubane denunciano un attacco biologico contro le loro coltivazioni (che sarebbe stato condotto nel 1997 dagli Americani con la disseminazione, tramite aerei, di un insetto manipolato geneticamente: il Thrips Palmi) i centri di ricerca per la guerra batteriologica (come Edgewood, vicino Baltimora e Fort Detrick, nello Stato del Maryland, forti di un incremento di budget di 200 milioni di dollari ottenuto nel 1998) lavorano alacremente.

Oltre ai pericoli di provocare una pericolosa escalation, i rischi di questa nuova corsa alle armi batteriologiche sono enormi. Ad esempio un incidente di laboratorio. Il più grave si è verificato in Inghilterra il 3 agosto 1962 quando il dottor George Bacon, morì a casa sua di peste polmonare che aveva contratto nei laboratori del Centro Microbiologico Militare di Porton Down, dove lavorava come biologo. Il giorno dopo, l'anonima faccia di questo scienziato si conquistava la prima pagina di tutti i quotidiani, e subito le autorità inglesi intraprendevano una spasmodica ricerca per identificare, isolare e vaccinare tutti coloro che erano stati a contatto con Bacon. La caccia all'uomo assunse toni da thriller: due ragazze di 9 e 15 anni, Katrin ed Elizabeth Larid, nipoti di Bacon, il 31 luglio si erano recate a casa dello zio per salutarlo prima della loro partenza per la base RAF di El-Adn, in Libia, dove il padre prestava servizio in qualità di ufficiale meteorologico. Dopo una frenetica ricerca, furono rintracciate e, insieme a tutti i componenti della base furono messe in quarantena. Se la peste si fosse propagata in Libia, in assenza di un efficiente servizio sanitario si sarebbe certamente trasformata in una gravissima epidemia.


Come dichiarerà un anno dopo la commissione d'inchiesta nominata dal Parlamento inglese, averla evitata fu "un vero miracolo". Tra i casi ancora aperti di situazioni derivanti dalla guerra chimica moderna, che certamente non mancheranno di sollevare altri interrogativi anche sul piano etico, si può annoverare anche l’interesse dei militari coinvolti, avrebbe steso i suoi effetti anche sulla loro prole. A questo punto viene da chiedersi perché sia stata permessa la ricerca, lo sviluppo e l’impiego di queste armi “non convenzionali” e se sia stato valutato adeguatamente il rischio connesso al loro impiego.


Non basta affermare che questo rientra nelle normali regole del gioco, chiamando in causa l’eterno dualismo tra il bene e il male insito nelle cose, né parimenti possiamo attribuire paradossalmente alla ricerca scientifica la colpa di essersi spinta troppo in avanti in questi settori. In realtà l’umanità è molto debitrice a chimica, biologia e fisica, dal momento che l’evoluzione di queste scienze, quando correttamente indirizzata, ha permesso di spaziare in moltissimi settori e fare scoperte che hanno sensibilmente migliorato le condizioni di vita del genere umano.


Purtroppo però, per contro, la ricerca e gli studi sulle armi “non convenzionali” non hanno mai subito battute di arresto. Negli anni 50 l’attenzione mondiale era calamitata dal pericolo nucleare i cui primi effetti si erano palesati per la prima volta a Hiroshima e Nagasaki; la successiva situazione di stallo del nucleare degli anni 60 derivante dalla percezione comune di un possibile olocausto ha probabilmente determinato la rivitalizzazione delle altre armi di distruzione di massa come armi chimiche e biologiche. Da allora, ed all’insegna di una logica tesa a considerare l’arma chimica e biologica quali armi di distruzione di massa estremamente efficaci ed idonee a porsi come alternativa all’impiego del nucleare, tali armi vennero definite le “atomiche dei poveri”, proprio per la facilità con cui potevano essere prodotte ed impiegate. Esistono altre storie che l’ uomo non sa, ma hanno messo in pericolo l’ esistenza della vita, storie di trasporti pericolosi e di esperimenti incontrollati:


Il caso dell'isola di Gruinard


Alla fine degli anni ottanta apparve su Nature un trafiletto dal titolo Gruinard handed back, in cui si raccontava in breve il caso dell'isola di Gruinard, sul cui territorio fu sperimentata la resistenza delle spore dell'antrace all'esplosione e agli agenti atmosferici., nell'ambito di un programma di ricerca per lo sviluppo di armi biologiche da parte dei 3 governi del Regno Unito, Canada e Stati Uniti d'America.
L'antrace o carbonchio e' una malattia degli erbivori causata dal Bacillus anthracis, che si trasmette anche all'uomo. La malattia assume nell'uomo diverse forme cliniche a seconda delle modalità di trasmissione. Nella trasmissione da contatto si manifesta in una delle forme più lievi con delle pustole carbonchiose da cui è originato il nome della malattia, mentre quando viene assunto per via inalatoria da luogo al carbonchio polmonare, che è letale.



Nel corso della seconda guerra mondiale l'isola di Gruinard fu evacuata, versando come indennizzo agli abitanti 500 sterline.
Bombe contenenti spore di antrace furono fatte esplodere sull'isola nel 1942 e 1943. Come previsto le spore si dimostrarono in grado di resistere ad esplosioni e fino agli anni ottanta furono ancora rinvenute spore vitali sul territorio dell'isola.
Per eliminare del tutto le spore fu necessario ricorrere ad una drastica operazione di bonifica, ottenuta spargendo una soluzione di formaldeide in acqua di mare su tutta l'isola.



Infine nel 1988 dopo ulteriori analisi e controlli, ma soprattutto dopo che un branco di pecore vi aveva pascolato per mesi senza contrarre la malattia , il governo inglese aveva potuto dichiarare che l'isola era sicura e non più infestata dalle spore dell'antrace. Agli antichi abitanti e proprietari dell'isola fu data quindi la possibilità di tornare sull'isola e riprendere possesso delle proprie terre, dopo aver restituito al governo le 500 sterline versate loro al momento dell'evacuazione dell'isola.


La storia dell'isola di Gruinard ci pone di fronte a tutti i principali problemi che anche soltanto la sperimentazione di armi biologiche da parte dei governi sui propri territori comporta: in primo luogo l'imprevedibilità e la difficoltà di poter valutare con un sufficiente margine di sicurezza gli effetti che lo spargimento di organismi patogeni può avere sull'ambiente, nonché i rischi che potrebbero derivare dalla perdita di controllo sugli agenti infettivi e quindi dal diffondersi di epidemie tra i civili.

L'isola dei veleni

La sconvolgente scoperta di enormi scorte di batteri e virus tuttora letali, nascoste su di un'isola nel Mare di Aral dalle autorità sovietiche, dopo il bando internazionale sulle armi batteriologiche.

Nella primavera del 1988 i batteriologi russi di un laboratorio della città di Sverdlovsk, 1.360 Km. a est di Mosca, ricevettero l'ordine di intraprendere la loro missione più difficile. In gran fretta e totale segretezza trasferirono entro giganteschi barili di acciaio inossidabile centinaia di tonnellate di batteri di antrace - sufficienti a distruggere più volte l'intera Umanità - li ricoprirono di candeggina per decontaminare la mortale polvere rosa, li caricarono su di un treno e li spedirono illegalmente attraverso la Russia ed il Kazakistan a più di 1.600 Km. di distanza, verso la remota isola nel cuore del Mare interno d'Aral. Qui i soldati russi scavarono degli enormi pozzi e vi versarono la poltiglia letale, seppellendo i batteri e - così sperava Mosca - una grave minaccia politica. Mentre Mikhail Gorbaciov sosteneva la sua campagna per la glasnost e la perestroika e si occupava di consolidare i legami con l'Occidente, i servizi segreti USA rivelavano che l'Unione Sovietica, contrariamente agli impegni sottoscritti nei trattati, continuava a produrre tonnellate di germi letali da usare come armi batteriologiche, sebbene fossero state bandite a livello mondiale. Scienziati russi, coinvolti nel programma, affermano che le scorte dovevano venire distrutte se gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avessero richiesto un'ispezione.



Usare l'isola di Vozrozhdeniye (in russo, isola della Rinascita) quale discarica segreta era una scelta ovvia: fino al 1992, quando l'esercito abbandonò definitivamente la zona, essa era stata la più importante area di sperimentazione a cielo aperto dell'Unione Sovietica. Oggi l'isola, che appartiene giuridicamente alle ex-repubbliche sovietiche dell'Uzbekistan e del Kazakistan, è il più grande luogo di sepoltura dell'antrace nel mondo. Pozzi letali Paradossalmente, per i servizi segreti americani si tratta di una vera miniera d'oro. Esperti e scienziati dell'esercito sono stati invitati segretamente dai governi delle due repubbliche interessate a recarsi sull'isola più volte, negli ultimi quattro anni, per ispezionarla e per raccogliere campioni dei batteri sepolti.



Secondo i consulenti, quello che hanno scoperto è sbalorditivo. I test, effettuati sui campioni di terreno raccolti da sei degli undici grandi pozzi di sepoltura dimostrano che, sebbene i batteri siano stati immersi nella candeggina almeno due volte, prima nei barili da 250 litri e poi nei pozzi sabbiosi in cui sono rimasti per circa dieci anni, alcune spore sono ancora vive e potenzialmente letali. Le analisi eseguite nei laboratori americani hanno anche dimostrato che il vaccino anti-antrace attualmente somministrato ai 2 milioni e mezzo di soldati USA è effettivamente efficace contro il ceppo russo di questo antico, mortale flagello… o almeno contro il ceppo trovato sull'isola. Nonostante questo abbia rassicurato l'amministrazione Clinton, la scoperta di spore vive ha invece allarmato il Kazakistan e preoccupa notevolmente l'Uzbekistan, che ha condotto delle trivellazioni petrolifere esplorative sui tre quarti dell'isola che gli appartengono. L'Aral era un tempo il quarto lago del mondo per ampiezza ma oggi il suo volume si è ridotto del 75% a causa di un'errata politica di irrigazioni forzate iniziata negli anni '50 dall'ex-Unione Sovietica.


I due principali immissari del mare interno furono infatti deviati per tentare, inutilmente, di rendere coltivabili alcune zone semi-desertiche del Turkmenistan e di altri territori dell'Asia centrale, privando così il Mare d'Aral dei circa 55 milioni di Km. cubici d'acqua che riceveva ogni anno e condannandolo alla morte "per sete". In conseguenza del ritiro delle acque, l'isola è cresciuta dai 200 Km. quadrati originari ai quasi 2.000 Km. quadrati odierni ed è in procinto di ricongiungersi alla terraferma.


Gli esperti temono che le spore di antrace possano venire dissepolte da topi, tartarughe, lucertole o uccelli e quindi diffuse in Uzbekistan e Kazakistan. La malattia è infatti trasmissibile dagli animali all'uomo per contatto diretto ed è curabile con antibiotici solo se immediatamente diagnosticata. Il vaso di Pandora Gli ufficiali militari centro-asiatici ed americani temono che la facilità di accesso all'isola indurrà dei gruppi terroristici ad utilizzare i batteri letali, erogabili in forma nebulizzata e dunque inalati, come pesante arma di ricatto. Inoltre si pensa che le stesse spore potrebbero rappresentare una ulteriore minaccia per la popolazione locale, il cui stato di salute è già considerato dall'OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) tra i peggiori del mondo. Sia l'Uzbekistan che il Kazakistan hanno siglato il bando alle armi di distruzione di massa ed hanno entrambi richiesto l'aiuto degli Stati Uniti per accertare l'entità di questo terribile lascito del regime sovietico e per decontaminare l'intera area.



I batteri più pericolosi e conoscuti


L'agente del carbonchio. Le spore (sono strutture prodotte dai batteri in caso di variazione ambientale e sopraggiungere di condizioni sfavorevoli per la vita. Queste strutture sono molto resistenti a calore, radiazioni, pH estremi, ecc., e contengono il DNA del microrganismo. Quando le condizioni ambientali tornano favorevoli le spore ridiventano batteri viventi) vengono respirate e si fissano nei polmoni, dove si moltiplicano rapidamente producendo tossine che si diffondono in tutto il corpo attraverso i vasi sanguigni. Un miliardesimo di grammo è in grado di provocare la morte di una persona. Sintomi: simili a quelli dell'influenza, con febbre alta fino al collasso. Prevenzione: maschera antigas, vaccino.

L'agente del botulino. Le vittime inalano le tossine (Endotossine: sostanze con azione nociva, propria dei batteri Gram-, che vengono liberate dalla lisi del corpo batterico e dalla disgregazione della membrana esterna oppure Esotossine: sostanze con azione nociva, propria dei batteri Gram+, che vengono liberate all’esterno del corpo batterico; sono in genere delle proteine o glicoproteine )liberate nell'aria, che dai polmoni si moltiplicano e avvelenano l'intero organismo, fino a giungere alla paralisi e all'arresto cardiaco. Un miliardesimo di grammo può uccidere un uomo. Sintomi: capogiri, mal di gola, secchezza della bocca. Prevenzione: mascera antigas, vaccino.

Per quanto riguarda gli agenti batterici non esistono soltanto carbonchio e botulino, nella tabella che segue sono riportati i più pericolosi, la dose letale e i giorni d’ incubazione.

agente

dose infettante

incubazione (giorni)

vaccino

carbonchio

8.000-50.000 spore

1-5

disponibile

brucellosi

10-100 organismi

5-60 (a volte mesi)

non disponibile

peste

100-500 organismi

2-3

disponibile ma non efficace

febbre Q

1-10 organismi

10-40

allo studio

tularemia

10-50 organismi

2-10

allo studio

vaiolo

10-100 organismi

7-17

disponibile

encefalite virale

10-100 organismi

encefalite equina venezuelana 2-6
encefalite equina orientale
ed encefalite equina occidentale 7-14

allo studio

febbre virale emorragica

1-10 organismi

4-21

allo studio

botulino

0,001 microg/kg (tipo A)

1-5

allo studio

enterotossina stafilococcica

30 ng (incapacitante);
1,7 ng (letale)

1-6 ore

non disponibile

Grazie all’ ingegneria genetica e alle mutazioni possibili grazie ad essa qualunque paese sarebbe in grado di produrre un nuovo batterio o virus quasi devastante e inarrestabile, essendo solo lui il conoscitore del vaccino. Questo ha dato nuova spinta alla ricerca.

I derivati del gas nervino

Sarin. Una volta inalato, questo particolare gas nervino paralizza il sistema nervoso e provoca la contrazione del diaframma finché la vittima muore per soffocamento. Per uccidere una persona occorre un milligrammo di prodotto. Saddam ha già usato il sarin sui curdi negli anni Ottanta. Sintomi: in piccole dosi, provoca violenti mal di testa e tosse; in dosi maggiori dà aumento della sudorazione, nausea, vomito, diarrea e difficoltà respiratorie. Prevenzione: maschera antigas.

Iprite. Inalando i vapori del cosiddetto "gas mostarda", sulla pelle della vittima compaiono vesciche dolorose che rapidamente ricoprono tutto il corpo, e alla fine può dare la cecità. Per uccidere una persona ne occorrono dieci milligrammi. Anche l'iprite è già stata usata dagli iracheni nella guerra contro l'Iran. Sintomi: questa sostanza non causa effetti immediati. I sindromi generalmente iniziano ad apparire in circa 4 ore; la quantità di tempo dipende dalla quantità impiegata. L'esposizione all'agente liquido puro causa prurito, bruciore, e infiammazioni delle azione colpite, seguite da gonfiore. Dopo 20-24 ore cominciano a formarsi delle vesciche attorno all'area colpita. Poi le vesciche formate si riempiono di un liquido che può essere incolore o giallo. Le vesciche, vulnerabili alle infezioni, causano gravi degenerazioni ai tessuti; il ferito può impiegare mesi a guarire. L'inalazione causa un edema polmonare. Da esperienze militari e incidenti la dose letale media stimata è di 1,500 g min m­3 (50 mg m-3 per 30 min) per inalazione e 10,000 mg min m­3 (50 mg m-3 per 200 min) per contatto cutaneo.L' LD50 per l'iprite liquida per un uomo di 70 kg è di 7.0 g (100 mg kg-1). Prevenzione: maschera antigas.Lesioni della pelle ad opera di armi chimiche

Lewisite.

Altro derivato dai gas nervini, attacca insinuandosi nei polmoni o attraverso l’assorbimento della cute. La lewisite ha effetti vescicanti a causa dell'inibizione dell'ossidazione dell'acido piruvico. Si diffonde attraverso la pelle più rapidamente dell'iprite, e i sintomi appaiono subito.La guarigione però avviene più rapidamente e ci sono meno rischi di infezioni secondarie. Sintomi: L'esposizione cutanea a 0.2 mg cm-2 causa la formazione di vesciche e l' LC50 è di 1.200-1.500 mg min m3 per inalazione o 100.000 mg min m3 per esposizione cutanea. I prodotti immediati dell'idrolisi della lewisite, Cl­CH=CH­As(OH)2 e Cl­CH=CH­As=O sono altrettanto vescicanti. E' molto probabile che i prodotti della lewisite siano responsabili dell'ossidazione dell'acido piruvico in vivo. La lewisite e i suoi prodotti producono vari tipi di arsenico.
Prevenzione: gli effetti della lewisite possono essere prevenuti mediante l'applicazione di 2,3-dimercaptopropanol, conosciuto come British anti-Lewisite (BAL), per prevenire la contaminazione: maschera antigas e la copertura della superficie della pelle con vestiti pesanti.

VX. L'ultima generazione di gas nervino, ancora mai usato in guerra. Simile al sarin, è in grado di sconvolgere le funzioni nervose che controllano la respirazione. La vittima muore per soffocamento. Diversamente dalle altre armi chimiche o batteriologiche, il VX può uccidere anche solo venendo a contatto con la pelle, senza bisogno che venga inalato o ingerito. Ne basta un solo milligrammo. Sintomi: aumento della salivazione, tosse, naso che cola, mal di testa, nausea. Prevenzione: maschera antigas, pelle coperta da indumenti spessi.

La difesa più efficace contro un attacco chimico e batterico



Come avviene l’ avvelenamento da gas nervini e i sintomi specifici


I gas nervini (GA,GB,GD e VX) sono tutti potenti inibitori dell'enzima colinesterasi, che idrolizza il neurotrasmettitore acetilcolina. Quando la colinesterasi è inibita, l'acetilcolina ostruisce le giunzioni tra i neuroni, prevenendo la trasmissione di segnali. I sintomi di avvelenamento sono:
- sangue da naso
- fitte al torace
- indebolimento della vista
- restringimento delle pupille
- eccessiva sudorazione
- defecazione e minzione involontaria
- contrazioni, convulsioni e barcollamento
- mal di testa
- sonnolenza
- interruzione del respiro e morte

Antidoti

Gli effetti dei gas nervini possono essere mitigati con l'uso di antidoti. Questi antidoti sono: un ossido, come l'obidoxim, che reagisce con la colinesterasi inibita per rimuovere gli agenti nervini residui e rigenerando l'enzima. L'esposizione al Soman è più difficile da trattare perché l'enzima inibito produce una nuova reazione chimica che rende il trattamento inoffensivo.





L'atropina, che tratta i sintomi dell'esposizione ad agenti nervini. Quando la colinesterasi è inibita, il blocco dell'acetilcolina lascia la sinapsi permanentemente "accesa". L'atropina lega i recettori dell'acetilcolina e li "spegne". Il personale militare e civile che maneggia questi materiali è spesso equipaggiato con kits di antidoti che comprendono autoiniettori contenenti un ossido e atropina.In più, individui a rischio di esposizione ad agenti nervini possono prendere fisostigmina (o prodotti omologhi), un carbamate.Pure i carbamati inibiscono l'acetilcolina; l'enzima inibito dalla fisostigmina non reagisce con gli agenti nervini. La dose deve produrre una mezza inibizione che ha piccoli effetti sulle funzioni nervose perché la colinesterasi è presente in grande eccesso. La colinesterasi inibita dalla fisostigmina idrolizza lentamente e continuamente, rilasciando l'acetilcolina e mantenendo un livello di enzimi tale da permettere gli scambi nervosi.

La sperimentazione su alcuni gas derivati dal gas nervino

Tabun (GA)
La dose di GA che ha causato la morte del 50% degli animali in un test (LD50)è di 0.6 mg kg-1 (intraperitoneale) per topi e 0.12 mg kg-1 per le cavie. La concentrazione di GA che ha causato la morte del 50% degli animali in un test (LCt50) è di 960 mg min m-3 per i conigli. La dose letale per gli uomini può essere di circa 0.01 mg kg-1

Sarin (GB)
La dose di GB che causa la morte del 50% degli animali in un test (LD50) è di 0.42 mg kg-1 (intraperitoneale) per i topi, di 0.030 mg kg-1 (sottocutaneo) per i conigli e di 0.0385 mg kg-1 (sottocutaneo) per le cavie. Il LD50 di GB liquido per un uomo di 70 kg è riportato come 1.7g (24 mg kg-1)

Soman (GD)
La dose di GD che causa la morte del 50% degli animali in un test (LD50) è di 0.62 mg kg-1 (intraperitoneale) e di 7.8 mg kg-1 attraverso la cute per i topi, 0.0213 mg kg.1 (sottocutaneo) per i conigli e di 0.00245 mg kg-1 (sottocutaneo) per le cavie. Il LD50 nella pelle nuda per un uomo di 70 kg è stimato in 2.2 g (5 mg kg-1).

Vx
Il LD50 è di 0.0154 mg kg-1 (sottocutaneo) per i conigli, 0.008 mg kg-1 (endovenosa) per i conigli e 0.0084 mg kg-1 per le cavie. Il LD50 per un uomo di 70 kg è stimato in 10 mg (0.14 mg kg-1). Il prodotto dell'idrolisi EA 2192 è tossico come lo stesso VX (LD50 di 0.017 mg kg-1 intravenoso per i conigli comparato al 0.008 del VX). In condizioni simili (22°C, pH 13-14), l'EA 2192 ha una vida media di idrolisi 3.700 volte più grande del VX.



PRECURSORE
UTILIZZI CIVILI
ARMI CHIMICHE
Tricloruro di fosforo

Sintesi organica
Insetticidi
Additivi petroliferi
Plastificanti
Sintesi di tensioattivi
Catalizzatori
Coloranti

SOMAN (GD)
TABUN (GA)
SARIN (GB)
VG
GF

Fosfito di trimetile

Sintesi organica

Produzione di Dimetile

Fosfito di dimetile

Sintesi organica
Additivi per lubrificanti

SARIN
SOMAN
GF

Ossicloruro di fosforo

Sintesi organica
Plastificanti
Additivi petroliferi
Insetticidi
Ritardanti di fiamma

TABUN(GA)

Tiodiglicole

Sintesi organica
Additivi per lubrificanti
Materiali plastici

Mostarde allo zolfo e vescicanti

Fluoruro di potassio

Fluorurazione comp. organici
Sterilizzazione alimenti
Produzione vetro e porcellana

SARIN (GB)
SOMAN (GD)
GF

Dimetilammina

Sintesi organica
Industria farmaceutica
Detergenti
Pesticidi
Additivi petroliferi
Combustibile per missili

TABUN


Trietanolammina

Sintesi organica
Detergenti
Cosmetica
Anticorrosivi
Plastificanti
Vulcanizzazione

Mostarde all'azoto

Fluoruro di idrogeno

Fluorizzazione in reazioni chimiche
Catalizzatore in reazioni di polimerizzazione
Additivi combustibili per missili
Processamento uranio

SARIN (GB)
SOMAN (GD)
GF

Tricloruro di arsenico

Sintesi organica
Industria farmaceutica
Insetticidi
Produzione ceramiche

Arsine
Lewisite
Adamsite

Bifluoruro di potassio

Produzione di fluoruro
Catalizzatore di alchilazione
Trattamento del carbone
Saldatura dell'argento

SARIN (GB)
SOMAN
GF

Bifluoruro di ammonio

Produzione ceramiche
Sterilizzatore per app. alimentari
Elettroplaccatura
Incisione del vetro

SOMAN
GB

Cianuro di sodio

Estrazione oro e argento
Fumiganti

GA
Prod. cianuro di sodio

Solfuro di sodio

Concia delle pelli

Prod. di precursori


Ultima modifica di barionu il 11/05/2020, 12:15, modificato 3 volte in totale.


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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 11/05/2020, 11:58 
DA - LA REPUBBLICA. del 14 aprile 2003

Così sessant'anni fa i giapponesi
sperimentavano sui prigionieri in Manciuria armi letali


Orrori e misteri dell'Unità 731
la "fabbrica" dei batteri killer


di MARCO LUPIS

HONG KONG - Ad Harbin i bambini con gli occhi a mandorla e la faccia da piccoli russi attraversano il fiume Sungari in bicicletta, cercando di tenersi in equilibrio, scivolando con le gomme sulle acque ghiacciate. Da lontano questa cittadina della Manciuria, il Grande Nord della Cina, ha persino il sapore della terra di confine. La cupola verde a cipolla della cattedrale conferma quel soprannome di "piccola Russia" che i locali le danno da sempre. Oggi Harbin è una città animata, sporca, logora e inquinata. Quando nel 1949 i comunisti cinesi presero la Manciuria, ereditarono dai giapponesi sconfitti e in fuga una struttura industriale e una rete di comunicazioni che non avevano eguali in nesuna parte del Paese. Ma anche uno dei segreti più agghiaccianti della storia degli orrori del ventesimo secolo: l'Unità 731. Un luogo in cui si consumarono terrificanti atrocità nel nome di una folle progetto voluto dal Giappone Imperiale: trovare quell'"arma finale" che garantisse la supremazia definitiva del Giappone sul mondo.

Fantasmi terribili di un passato lontano ormai quasi sessant'annni, ma che improvvisamente sembrano rivivere per gettare le loro ombre sulla tragedia che, con il contagio della polmonite atipica, sta attaversando la Cina e il mondo intero. Ad Harbin il generale Ishii Shiro detto "il dott Menghele giapponese" a capo della Unità 731 condusse, durante e dopo la seconda guerra mondiale, un folle programma di ricerche batteriologiche. Con il benestare dei vertici militari dell'epoca e, probabilmente, dello stesso imperatore Hiroito, i prigionieri cinesi venivano utilizzati come cavie umane e sottoposti a ogni sorta di terrificanti esperimenti. Il piano rimase segreto anche dopo la fine del conflitto, grazie alla promessa di immunità fatta dall'esercito degli Stati Uniti ai dottori accusati di crimini di guerra, in cambio dei dati emersi dalle loro ricerche.

Il progetto in Giappone era stato avviato negli anni Trenta per iniziativa di alcuni funzionari, rimasti colpiti dalla messa al bando delle armi batteriologiche contenuta nel protocollo di Ginevra del 1925. Il Giappone nella loro idea doveva assolutamente disporre di queste armi. L'esercito giapponese, che all'epoca occupava una vasta area in Cina, fece evacuare gli abitanti di otto villaggi nella zona di Harbin, per fare posto al quartier generale della famigerata Unità 731". Dal punto di vista dei giapponesi la Cina costituiva un luogo ideale per le ricerche, poiché offriva materiale umano "di basso valore" su cui sperimentare i batteri: i marutas, ovvero pezzi di legno, come i giapponesi li chiamavano con disprezzo, erano per lo più sospetti comunisti e criminali comuni. Tutti cinesi. L'efficacia delle armi batteriologiche preparate in laboratorio veniva regolarmente sperimentata sul campo: il lancio di pulci infette sul territorio orientale di Ningbo e su quello centro-settentrionale di Changde provocò lo scoppio di due epidemie di peste. Mentre la contaminazione di pozzi e bacini con colture di tifo, colera, tubercolosi, antrace, e anche virus di una forma di polmonite letale, si rivelò efficace. Nel 1942 l'équipe di esperti riuscì a diffondere queste malattie nella provincia cinese di Zhejiang, ma il contagio si estese anche alle truppe giapponesi, provocando la morte di 1.700 soldati.

Il professor Sheldon H. Harris, docente di Storia presso la California State University a Northridge, nel suo libro "Factories of death (Fabbriche di morte)", pubblicato nel 1997 e considerato un testo di riferimento per la scrupolosa e documentata ricostruzione storica della vicenda, ritiene che le vittime degli esperimenti con armi batteriologiche fatti in Cina siano stati più di 200 mila. "Persino quando ormai il conflitto volgeva al termine e si profilava chiara l'imminente caduta del Giappone, nella zona di Harbin furono liberati animali appestati e infettati con virus e batteri letali, mutati in laboratorio in modo tale da renderli trasmissibili all'uomo. Nelle epidemie che seguirono in Cina, dal 1946 al 1948, morirono almeno 30 mila persone", scrive il professor Harris. Malgrado siano ormai passati quasi 60 anni, nessuno tra i ricercatori che si sono occupati della vicenda, né tantomeno gli organismi internazionali che si occupano di disarmo globale, come l'Onu, sono mai riusciti a sapere con esattezza dal governo cinese che fine abbiano fatto quei materiali batteriologici. Questo black-out delle informazioni è essenzialmente dovuto alla totale chiusura internazionale della Cina di Mao. Ma anche in seguito, le autorità cinesi non sono state prodighe di informazioni. I documenti dell'esercito nipponico dell'epoca, pubblicati nel libro dello storico americano, rivelano che, "a pieno regime" l'Unita 731 produceva, tra l'altro, 1000 chili di batteri della peste al giorno.

Ma che fine ha fatto questa enorme quantità di pericolossimi materiali batteriologici e chimici prodotti ad Harbin? Un rapporto riservato della Conferenza di Ginevra sul Disarmo (protocollo CD/1127/CD/CW/WP.384), datato 18 febbraio 1992, fornisce una parziale risposta. Soltanto 11 anni fa sul territorio cinese esistevano ancora: "tre milioni di armi chimiche abbandonate da potenze straniere (leggi Giappone) scoperte ma non distrutte"; 100 tonnellate di agenti batteriologici abbandonate da potenze straniere, scoperte ma non distrutti". Nello Hubei le vittime sono state almeno 2000. Nel 1986 e 1987 poi (malgrado Usa e Cina fossero nemici) l'American department of Defense e la Hubei Provincial Medical University condussero una serie di test su circa 200 volontari locali, affetti da febbre emorragica con sindrome renale. Il risultato fu la creazione di un antivirale da utilizzarsi inizialmente solo per uso militare, per disporre di una cura per le contaminazioni batteriologiche da virus. Il Ribavirin, questo il nome del farmaco, è lo stesso utilizzato estensivamente in questi giorni dai medici cinesi per cercare di curare i malati di Sars.

Il professor Masuda Tsuneshi, direttore del Centro Studi sulla Guerra del Pacifico dell'Università di Taipei, ha raccolto e sviluppato l'insegnamento di Harris. "Da quando sono cominciate ad arrivare le prime notizie dell'epidemia in Cina - racconta a "Repubblica"- ho fatto riflessioni angoscianti. Gli esperimenti di Harbin condotti sui virus della polmonite, la diffusione di animali infettati, la coincidenza sull'uso del Ribavirin...". Coincidenze sufficienti ad ipotizzare un legame tra gli antichi orrori dell'Unita' 731 e l'attuale emergenza? Oppure addirittura l'ipotesi che il virus-killer fosse stato già sperimentato o prodotto nei laboratori di Harbin, e poi "richiamato in vita" da qualche contenitore abbandonato in qualche parte della Cina? "Credo che questo sia poco probabile - riflette il professore - anche se non impossibile. Difficile immaginare che un agente patogeno come un virus sia potuto rimanere in vita molti decenni. Dai documenti dell'epoca, però, sappiamo che il generale Shiro e i suoi colleghi lavoravano proprio per mettere a punto 'veicoli' che potessero diffondere virus e batteri nell'ambiente mantenendo la loro sinistra efficacia più a lungo possibile, come le spore, ad esempio. Un po' meno azzardato forse pensare che il regime maoista prima, e i militari cinesi dopo, si siano impossessati delle armi letali di Harbin e le abbiano conservate scrupolosamente per decenni in qualche magazzino o laboratorio segreto, per poter disporre di armi di distruzione di massa. Finora non è emersa alcuna prova certa a favore di questa teoria - obbietta il professor Masuda - ma neppure nessuna prova contro. D'altronde - conclude - Mao diceva: 'la bomba atomica non mi spaventa. Di cinesi ne ho talmente tanti'. Perché avrebbe dovuto avere paura della guerra batteriologica?"

Unità 731, chi vuole nasconderla?

di Massimiliano Crippa


17 marzo 2003. Il primo uso documentato di guerra biologica può essere fatto risalire ai romani o addirittura agli antichi greci, che usavano carcasse di animali per inquinare le riserve d'acqua nemiche. La stessa pratica fu applicata dal Barbarossa nel XII secolo.
Nel 1347, le truppe tartare impegnate nell'assedio del presidio genovese di Kaffa, sul Mar Nero, catapultarono all'interno della fortezza cadaveri di appestati. Alcuni storici ritengono che, in seguito a questo episodio, la peste sbarcò in Europa, trasportata dalle navi dei genovesi in fuga, dove sterminò da 20 a 30 milioni di persone in appena tre anni (un terzo della popolazione di allora).
Un uso più recente della guerra biologica coinvolse gli inglesi durante la guerra dei Sette Anni. Gli Indiani d'America erano molto più numerosi degli inglesi e erano sospettati di fiancheggiare i francesi. Come "atto di amicizia", nel 1763 sir Jeffrey Amherst, governatore della Nuova Scozia, diffonde tra i pellerossa del Canada coperte provenienti da un ospedale e infettate di vaiolo, che decimò le comunità indiane.
Più o meno nello stesso periodo, gli inglesi mandarono tra i Maori (il popolo indigeno della Nuova Zelanda) gruppi di prostitute infettate dalla sifilide: in poco tempo le popolazioni locali vennero sterminate e le praterie diventarono "terra vergine" per i coloni europei.
Poca cosa ancora sono i piani germanici di guerra biologica durante la Prima Guerra Mondiale, che prevedevano soprattutto interventi sul bestiame con l'impiego di antrace e Pseudomonas mallei e scarsi tentatvi di introdurre la peste a S. Pietroburgo ed il colera sul fronte italiano.
La vera storia delle armi biologiche comincia agli albori della Seconda Guerra Mondiale, ma vediamo intanto di che stiamo parlando.

Le armi biologiche


Le armi biologiche possono essere classificate in virus, batteri, rickttesia, tossine ed organismi geneticamente alterati. I virus più noti sono Hanta, Ebola, Marburg, Encefalite Equina Venezuelana (VEE) e Lassa. Le armi batteriologiche includono il Vibrio colera (colera), Yersinia pestis (peste), Variola major (vaiolo), Bacillus anthracis (antrace o carbonchio) ed altre specie meno pericolose ma patogene come Salmonella typhi e Staphylococcus aureus. Gli organismi rickettsiali sono parassiti intracellulari umani. Alcuni possono essere usati nella guerra biologica come Coxiella burnetti che causa la febbre Q e un'endocardia cronica, o come Rickettsia prowasecki, l'agente del tifo. Le due principali tossine associate alla guerra biologica sono Clostridium botulinum (botulismo) e Clostridium perfringens. L'ultimo gruppo di organismi che sono, o possono essere usati per scopi di guerra biologica sono gli organismi geneticamente alterati. Di solito, si tratta di un mutante degli organismi sopracitati che può essere più virulento o meno suscettibile alle cure. Ogni tossina o sostanza creata con la tecnica del DNA ricombinante appartiene a questo gruppo.
Il più grande vantaggio della guerra biologica è la grande efficienza letale. Una forma purificata di tossina botulinica è quasi 3 milioni di volte più efficace del Sarin, un agente chimico nervino.
Un altro vantaggio sono i costi. Colpire 1 km2 costerebbe 2.000 dollari usando armi convenzionali, 800 dollari usando armi nucleari, 600 dollari usando agenti chimici, e 1 dollaro usando agenti biologici. Per questo fatto gli agenti biologici sono chiamati "la bomba atomica dei poveri".


Forse una definizione più accurata è "l'atomica dei pigri" a causa della facilità di produzione. Ogni nazione con un'industria farmaceutica e medica ragionevolmente avanzata ha la capacità di produrre in massa armi biologiche.
L'ultimo vantaggio della guerra biologica è la natura di questi virus: ogni cosa, dal pezzo di frutta al missile balistico può essere usata per sganciare un'arma biologica sul bersaglio. Oltre a questo con alcuni organismi sono necessarie solo poche particelle per causare un'epidemia. Le armi convenzionali esplodono e sono esaurite, ma con poche particelle di Hanta molte migliaia di persone possono diventare vettori di infezione!


Al di là delle considerazioni morali, che valgono per ogni tipo di arma di distruzione di massa, lo svantaggio più grande della guerra biologica è sicuramente l'imprevedibilità legata al suo uso, spesso in balia delle condizione atmosferiche(1), che ci sembra anche il migliore deterrente.

Il Trattato di Ginevra del 1925 impegnava i paesi aderenti a non usare armi biologiche in guerra, ma non vietava lo sviluppo, la produzione e lo stoccaggio. Un nuovo trattato (Biological Weapons Convention), sottoscritto nel 1972 da 70 paesi, proibisce anche lo sviluppo, la produzione e l'accumulo di agenti batterici e tossine. Da allora il numero dei paesi firmatari è enormemente cresciuto (160 paesi hanno firmato e 140 anche ratificato), anche se è preoccupante rilevare che una grande potenza come gli Stati Uniti ha aderito solo in tempi recentissimi(2).

Non è facile, purtroppo, determinare quali nazioni abbiano programmi in corso. Nessun governo ammetterà mai niente e molti programmi "legali" di ricerca offrono un'ottima copertura. I più recenti "interessamenti" alla guerra biologica vengono dai paesi cosiddetti "a media/bassa potenza". Le nazioni sospettate di aver programmi di guerra biologica sono: Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Giappone, Iran, Iraq, Israele, Siria, stati ex-sovietici, Stati Uniti, Taiwan. I più grandi depositi, invece, sono detenuti da Iran, stati ex-sovietici e Stati Uniti, ma ancora una volta i dati sono molto incerti, perché molti governi non vogliono fornire queste informazioni. Inoltre, questi depositi sono molto più facili da nascondere di quelli di armi convenzionali e persino delle armi chimiche.

L'infamia giapponese e la copertura americana

Il Giappone non aveva aderito, nel 1925, alla Convenzione di Ginevra per la messa al bando delle armi biologiche. Le ricerche biologiche in campo militare dei giapponesi erano cominciate con un viaggio in Europa, nel 1928, del Generale Ishii Shirou, che vi restò due anni. Al suo ritorno affermò che una moderna guerra poteva essere vinta solo con la scienza e la tecnologia e che la produzione di armi biologiche era la più indicata per un paese povero di risorse come il Giappone.

L'Unità 731 dell'Esercito Imperiale Giapponese, diretta da Ishii e attiva dal 1936 al 1945 in Manciuria, sviluppò e sperimentò sui civili varie armi biologiche. Secondo gli storici, da 3.000 a 12.000 persone, tra civili cinesi e prigionieri di guerra di varie nazionalità, vennero usati come cavie per gli esperimenti. Non vi furono superstiti.

Le cavie furono sottoposte a congelamento, bruciate vive, depressurizzate, appese a testa in giù, infettate con peste, colera e antrace, nonché vivisezionati vivi.

Verso la fine della guerra, nel 1945, era nato anche il piano di utilizzare queste armi biologiche contro gli Stati Uniti, utilizzando palloni aerostatici o aerei kamikaze per diffonderli sulle coste californiane.

Il governo cinese aveva informato di queste pratiche, immorali prima che illegali, i governi americano ed inglese, tramite i suoi ambasciatori, fin dal 1941. Le autorità cinesi chiesero ripetutamente aiuto alla comunità internazionale.

Non che gli Stati Uniti fossero ignari delle fruttuose ricerche di lotta biologica portate avanti dal Giappone, ma non le presero seriamente in considerazione perché, secondo Harris, il Giappone era lontano e non poteva lanciare attacchi massicci verso gli Stati Uniti anche perché, essendo i giapponesi asiatici, non potevano essere in grado di sviluppare armi biologiche sofisticate senza l'aiuto dell'uomo bianco.
Con l'aumento del numero di prigionieri di guerra giapponesi catturati nel Sud del Pacifico, gli Stati Uniti scoprirono che i giapponesi avevano un programma di guerra biologica molto più grande di quanto avessero sospettato; scoprirono inoltre che Ishii era il profeta della lotta biologica giapponese con il suo centro di Harbin, in Manciuria. Dopo che il Giappone ebbe sparso con gli aerei i germi delle peste bubbonica sopra Changte (novembre 1941), il Presidente Roosevelt protestò vivamente a livello internazionale.



Ma proprio gli Stati Uniti, qualche anno più tardi, giocarono un ruolo fondamentale nel nascondere al mondo i crimini giapponesi. La Gran Bretagna, infatti, stava sviluppando un suo progetto di guerra biologica, iniziato per la paura che Germania e Giappone avessero un vantaggio in questo settore(3). Gli Stati Uniti, avendo cominciato un programma di ricerche su armi biologiche solo nel settembre 1943, si ritrovarono a dover rincorrere la Gran Bretagna e fu così che gli scienziati americani pensarono di impadronirsi dei frutti delle ricerche dell'Unità 731.



Fu uno dei momenti più bui nella storia americana. Gli Stati Uniti si impegnarono per sottrarre l'Unità 731 al Tribunale di Tokyo per i crimini di guerra (1946-48). Così, diversamente da centinaia di medici nazisti che furono giudicati e condannati per crimini contro l'umanità al processo di Norimberga (1945-46), Ishii e altri membri dell'Unità 731 non furono portati innanzi alla giustizia(4). Ishii morirà da libero cittadino negli Stati Uniti nel 1959. Williams e Wallace attribuiscono l'insabbiamento solo al Gen. MacArthur. Il libro di Harris dimostra che gli scienziati americani furono ugualmente responsabili.



Nel gennaio 1946 il "Pacific Stars and Stripes", un organo ufficiale dell'U.S. Army, aveva riportato che tra le vittime degli esperimeni di Ishii c'erano degli americani. Una settimana più tardi, un simile rapporto apparve su The New York Times, e notizie su prigionieri di guerra alleati usati come cavie negli esperimenti furono sporadicamente divulgate anche in seguito. Non importa quanto i sopravvissuti americani cercassero di raccontare come furono usati dall'Unità 731 per esperimenti umani; il Congresso americano fece orecchie da mercante, per non pagare spese mediche e compensazioni.



Nel 1949 l'Unione Sovietica tenne un processo di una settimana a Khabarovsk contro i criminali di guerra giapponesi per l'uso di armi chimiche. Tra gli imputati, 12 persone erano associati all'Unità 731.
Durante la Guerra di Corea (1950-53), una notte gli abitanti del villaggio di Min-Chung sentirono un aereo volare sopra le loro case: la mattina dopo trovarono un gran numero di topi morti, molti dei quali con le zampe rotte. Presi dal panico li bruciarono quasi tutti. Alcuni, fatti poi analizzare, si rivelarono infettati da peste. Una commissione internazionale di indagine pubblicò un rapporto che era un chiaro atto di accusa:

Non vi sono dubbi che sul territorio di Kan-Nan nella notte tra il 14 e 15 aprile 1952, furono immessi topi appestati per mezzo di un velivolo che gli abitanti udirono distintamente. Tale mezzo aereo è stato identificato come un caccia bimotore americano F-82 per azioni notturne.


Negli archivi cinesi vi è traccia anche del lavoro di altri gruppi di medici i quali giunsero alla conclusione che, in precedenti casi di peste, antrace, colera ed encefalite, si era in presenza di una guerra batteriologica.



Gli Stati Uniti, portati davanti alle Nazioni Unite dalla Cina, respinsero con forza ogni sospetto. In realtà, il 27 ottobre 1950, due settimane dopo l'entrata delle truppe cinesi nella Guerra di Corea, quando si teme una generalizzazione del conflitto, George Marshall, Segretario alla Difesa, dà il via ad un importante programma batteriologico a Fort Detrick (Maryland). I documenti declassificati confermano che lo stato maggiore aveva posto la guerra batteriologica in cima alle sue priorità strategiche, insieme al nucleare. Il governo ha massicciamente finanziato questa ricerca, mobilitando ingenti risorse militari e civili. Tra il 1950 e il 1952, gli Stati uniti furono sul punto di diventare la prima nazione al mondo a introdurre le armi batteriologiche in un sistema di armamento moderno.



All'inizio venne privilegiato lo sviluppo di un sistema d'arma integrato, che doveva essere operativo entro il 1° luglio 1954. Il progetto entrò in fase sperimentale già nel marzo 1952. Tuttavia, visti i deludenti risultati, a metà 1953 il programma sarà annullato e sostituito da un programma più a lungo termine.



E' strano che Harris dedichi solo due pagine all'uso americano della lotta biologica nella Guerra di Corea, sembra che non ne voglia parlare; per contro, Williams e Wallace hanno scritto 51 pagine, circa un sesto del loro libro.

L'atteggiamento spregiudicato degli americani non deve sorprendere poi molto. Basti pensare alla conferenza stampa del 30 novembre 1950, ad una domanda sul possibile uso della bomba atomica, il Presidente Truman aveva risposto:

E' sempre stato tenuto in considerazione il suo uso. Non voglio vederla usata, è un'arma terribile.


Poco prima di essere destituito, il Gen. MacArthur voleva lanciare le atomiche su Pechino e Shanghai.


Molti test americani sulle armi biologiche consistettero nel contaminare aree popolate all'interno degli stessi Stati Uniti.
Uno dei più grandi esperimenti avvenne nel settembre 1950, quando la Marina segretamente vaporizzò nella baia di San Francisco una nube di batteri di Serratia marcescens. Più tardi, la Marina ha dichiarato che i batteri usati nell'attacco simulato erano innocui, ma molti residenti presentarono sintomi tipici della polmonite (i casi erano 5-10 volte maggiori rispetto al solito) e qualcuno morì. Sebbene l'esercito abbia dichiarato di non aver dato seguito a studi su questo esperimento, uno studio esiste e dimostra che quasi l'intera popolazione, circa 800.000 persone, fu infettata dal microrganismo. L'esperimento dimostrava che una grande città americana non aveva mezzi per difendersi da una contaminazione di massa provocata da germi trasportati dal vento.


Nel 1955, nell'area di Tampa Bay (Florida) si verificò un clamoroso aumento di casi di pertosse, incluse dodici morti, che i più informati associano ad un test di guerra biologica. I dettagli del test sono ancora classificati.


Tra il 1956 e il 1958 sulle comunità afro-americane di Savannah (Georgia) e Avon Park (Florida), si liberarono sciami di zanzare, sia a livello del suolo che da aeroplani ed elicotteri, tipica tecnica dell'Unità 731. Molti abitanti si ammalarono, alcuni morirono. Successivamente, personale dell'Esercito, facendosi passare per ufficiali pubblici della Sanità, sottoponevano ad indagine le vittime e quindi sparivano. E' stato teorizzato che le zanzare fossero infette di febbre gialla. Comunque, i risultati dei test sono ancora top secret.
Con l'identico scopo di verificare la vulnerabilità delle città ad una aggressione batteriologica, dal 7 al 10 giugno 1966 l'Esercito diffuse il Bacillus subtilis nel sistema della metropolitana di New York. I risultati mostrarono che l'intero sistema di tunnel sotterranei poteva essere infettato mediante il rilascio in una sola stazione, a causa del vento creato dai treni. Sebbene non siano noti effetti nocivi per questa diffusione, fu calcolato che quell'attacco infettò oltre un milione di persone.



Altri esperimenti riguardarono Minneapolis. Furono camuffati come "test dello schermo di fumo", perché ai residenti fu detto che si stava testando un fumo innocuo che nascondesse le città ai missili a guida radar.
Nel 1969 il Presidente Nixon intimò che ogni attività di ricerca e produzione di armi biologiche fosse interrotta. Nel 1977, per la prima volta, l'Esercito ha ammesso di aver condotto, dalla Seconda Guerra Mondiale, centinaia di esperimenti di guerra biologica, compresi test che avevano come obiettivo popolazioni civili.



In base ai documenti declassificati, cioè su cui è stato tolto il segreto, sappiamo ora che il Pentagono sperimentò, negli anni compresi fra il 1962 e il 1971, aggressivi chimici e biologici su almeno 5.500 soldati americani. La notizia, riferita da The New York Times all'inizio di ottobre del 2002, suscitò molto clamore, vista la coincidenza con le accuse all'Iraq di possedere queste stesse armi e di voler combattere una guerra contro chi pensa di utilizzarle. Ora i veterani potrebbero esigere un risarcimento per eventuali conseguenze negative sulla salute. I test si svolsero a terra in Alaska, nelle Hawaii, nel Maryland e in Florida. Vennero testati gas nervini, come il Sarin e il VX, e tossine biologiche. Il Pentagono ha anche ammesso che, come prevedibile, si verificarono alcune fughe nell'ambiente delle sostante usate e possibili contaminazioni della popolazione civile, ma solo per quanto riguarda le sostanze biologiche, che erano di bassa pericolosità. I documenti affermano anche che esperimenti analoghi sono stati portati avanti in Canada e Gran Bretagna.



Inoltre, già nel maggio del 2002, era venuta alla luce un'altra storia di esperimenti condotti tra il 1964 e il 1968 sulle navi della Marina. Anche qui erano stati sperimentati Sarin, Soman, Tabun e VX(5).


Gli americani, inspiegabilmente, sembra che vengano a sapere dell'Unità 731 solo il 17 marzo 1995 tramite un articolo di Nicholas D. Kristof su The New York Times(6). In realtà, la prima persona che alzò il velo della segretezza americana fu John W. Powell Jr., proprietario del quotidiano di Shanghay "The China Weekly" fino al 1953, quando tornò negli Stati Uniti, dove venne perseguitato per le sue rivelazioni. Il primo dettagliato rapporto sull'Unità 731 e sulla copertura statunitense venne reso disponibile soltanto nel 1989, grazie a Peter Williams e David Wallace, due giornalisti inglesi. Subito dopo, anche Sheldon Harris completò la sua monumentale opera.

La redenzione

Dall'altra parte del Pacifico, intanto, diversi membri dell'Unità 731 avevano occupato posizioni di rilievo nelle imprese farmaceutiche, negli ospedali, nelle università. Può sembrare scandaloso, ma è proprio grazie alla testimonianza di alcuni di questi ex-soldati che tali atroci crimini di guerra vengono alla luce per la prima volta.

Shinozuka Yoshio, 79 anni, è stato forse tra i primi a raccontare in giro per il paese il suo triste passato. Shinozuka entrò a far parte dell'Unità 731 nella primavera del 1939, all'età di 15 anni, senza sapere bene quale fosse il suo compito. In seguito, egli produsse colture di germi e vivisezionò le vittime degli esperimenti. Shinozuka tornò in Giappone nel 1956, dopo aver trascorso sei anni in un campo di prigionia in Cina, e lavorò come impiegato pubblico nella prefettura di Chiba. Fin da allora, egli tentò di parlare della sua esperienza, ma il clima non era ancora adatto.


Nel 1981 lo scrittore Morimura Seiichi raccontò la terribile vicenda in un libro che fu fatto passare sotto silenzio(7). Nell'aprile del 1995, lo storico giapponese Ooe Shinobu ha affermato che Auschwitz, Hiroshima, Nagasaki e le attività dell'Unità 731 sono i peggiori atti criminali della Seconda Guerra Mondiale. Nel giugno 1998 Shinozuka venne chiamato negli Stati Uniti dai gruppi per i diritti umani come testimone, ma all'aeroporto di Chicago gli venne impedito di entrare, in quanto considerato criminale di guerra. Alla fine del 2001 è stato il regista Matsui Minoru a realizzare un documentario sui crimini di guerra giapponesi, vincitore di premi in Portogallo e in Germania.
Negli ultimi anni, però, a risollevare il velo davanti ai tribunali giapponesi, sono stati soprattutto i familiari delle vittime cinesi. Anche Shinozuka, come altri 10.000 giapponesi ogni anno, si è recato in Cina a visitare il sito dove sorgeva l'unità speciale(8), ma nel suo caso soprattutto per aiutare alcuni dei parenti. Recentemente, con la sua testimonianza, ha aiutato 180 cinesi che, nel 1997, hanno fatto causa al governo giapponese presso la Corte Distrettuale di Tokyo.


Questo processo si è concluso il 27 agosto 2002 e, per la prima volta, un tribunale giapponese ha ammesso che le truppe imperiali erano coivolte in tali delitti. Alcuni anni fa il governo aveva ammesso l'esistenza dell'Unità 731, ma ha sempre rifiutato di confermarne le attività. Il giudice Iwata Koji ha invece dichiarato:

Lo sviluppo di armi biologiche era una parte strategica dei piani di guerra giapponesi e fu portato avanti in base a ordini provenienti dai vertici militari. [...] L'obiettivo principale [dell'Unità 731] era la ricerca, lo sviluppo e la produzione di armi biologiche.(9)


La causa civile però è stata respinta. I 180 cinesi chiedevano un risarcimento danni di 10 milioni di yen a testa e le scuse del governo giapponese. Il giudice ha però ricordato che in base alle leggi internazionali, compresa la Convenzione di Hague, un singolo cittadino non può chiedere indennizzi ad uno stato estero. Queste compensazioni andavano concordate al momento del trattato di pace (San Francisco, 1951).

Quest'ultima decisione forse lascia un po' l'amaro in bocca, ma non deve far dimenticare i passi avanti fatti negli ultimi anni nella gestione collettiva di questo fatto tragico. A trent'anni anni dalla normalizzazione dei rapporti diplomatici (settembre 1972), la relazione tra Cina e Giappone rimane complessa. Le proteste cinesi si fanno ancora sentire in occasione della visita di un membro del governo giapponese allo Yasukuni Jinja o all'uscita di un libro di storia che puzza di revisionismo, ma secondo Kojima Tomoyuki, professore alla Keiou Daigaku, si tratta di eventi isolati, mentre le questioni economiche acquistano sempre maggiore importanza.

La Cina cerca ancora di usare la guerra come una carta diplomatica, ma sa che usarla troppo produrrebbe risultati negativi. Sebbene i problemi della guerra siano ancora in campo tra Giappone e Cina, ciò non significa che la loro relazione trentennale vada rinnegata.(10)


Nel 2001 Koizumi si è recato in Cina per esprimere le sue "sincere scuse e condoglianze" al ponte Marco Polo, dove cominciò l'invasione della Cina nel 1937. Nel 1999 e nel 2000 il Giappone ha protestato per lo sconfinamento di alcune navi cinesi nelle proprie acque territoriali, ma quando nel dicembre 2001 il Giappone ha inseguito e affondato vicino alle acque territoriali cinesi un vascello che si sospetta essere una nave spia della Corea del Nord, la Cina ha protestato molto poco ed ora ha permesso anche il suo recupero(11). Purtroppo lo scandalo diplomatico di quest'anno(12) ha raffreddato un po' i rapporti, ma ancora una volta è l'economia a ridare il sorriso a tutti.

Le importazioni giapponesi dalla Cina ammontano al 17,8% del totale e stanno per superare il 18,2% degli Stati Uniti. Anche gli investimenti giapponesi in Cina stanno crescendo. Nel 1999 il Giappone ha dato alla Cina 414 milioni di dollari in aiuti allo sviluppo, più di qualsiasi altro paese.

Inoltre, sembra ormai ovvio che il problema del riconoscimento dei crimini di guerra sia tale solo per il governo e per i gruppi nazionalisti che lo sostengono (anche se, dopo questa sentenza, sarà quasi impossibile negare ancora). Il popolo giapponese sa o vuole sapere e non nasconde la verità. I libri che raccontano questi fatti in modo non fazioso sono ormai decine e mentre alcuni anni fa stentavano a vendere, ora alcuni sono diventati dei best-seller.

Al loro fianco ci sono libri revisionisti che negano ogni addebito, ma questo è il bello della democrazia.
Un sondaggio che viene fatto ogni anno tra gli studenti di storia della Meiji Daigaku di Tokyo mette sempre in luce come oltre i due terzi crede che il Giappone abbia fatto troppo poco per farsi perdonare i crimini del passato.

Conclusioni


Diventare un terrorista biologico non è difficile come si pensa. Nascondere armi nucleari è piuttosto complicato (quanti usi ci sono dell'Uranio-235?), ma nascondere un laboratorio di ricerca sulla biologia molecolare è facile. In appena 30-60 minuti un laboratorio può essere sgombrato di tutti i materiali sospetti e sembrare un laboretorio di ricerca medica o farmaceutica. Le attrezzature necessarie ai laboratori legali e illegali sono le stesse. Non c'è bisogno di attrezzature speciali, a parte condizioni di lavoro molto stringenti.

Un'altro vantaggio è che non richiede molto spazio. Perfino la produzione di massa di organismi può essere fatta su scala artigianale. Una coltura di batteri dell'antrace può crescre in grande quantità in 96 ore. Il livello di tecnologia richiesto è molto inferiore a quello richiesto dalle armi nucleari. Molte tecniche usate possono essere trovate nei mezzi di comunicazione. Le informazioni non sono considerate "scottanti" come quelle nucleari.


Infine, i progressi fatti nelle biotecnologie ha dato il via a dibattiti sui problemi e sull'avvenire della guerra biologica. Chiunque può modificare un virus, così da renderlo ancora più pericoloso.
Anche se crediamo di non aver perso di vista l'obiettivo di fare chiarezza sulle responsabilità giapponesi e americane per quanto riguarda la gestione della questione "Unità 731", ci sembra che, in consideazione anche dei fatti dell'11 settembre 2001, si delineino per il futuro scenari ancora più apocalittici.

Note

1. La storia dell'isola di Gruinard ci pone di fronte a tutti i principali problemi che anche soltanto la sperimentazione di armi biologiche da parte dei governi sui propri territori comporta, di come l'imprevedibilità può prendere il sopravvento e danneggiare se stessi prima che gli altri.


2. Soltanto dal 1996, dopo l'ultimo di una serie di episodi che hanno del ridicolo, negli Stati Uniti l'acquisto e lo spostamento di agenti patogeni è stato sottoposto a un rigido controllo.
Nel 1995, infatti, Larry Wayne Harris, membro di un'organizzazione razzista nota come Aryan Nation (Nazione ariana), si era lamentato col laboratorio al quale aveva richiesto il 5 maggio un campione di Yersinia pestis (del costo di 240 dollari) che la sua spedizione tardava ad arrivare. E' solo per questo e per il fatto che aveva dato l'indirizzo di casa e non quello riportato sul suo permesso (in quanto microbiologo presso un'azienda alimentare) che l'FBI bussò alla sua porta.
Nel cruscotto della sua macchina, parcheggiata nel vialetto d'ingresso, conservava le tre fiale di peste, impacchettate fra due lastre di vetro, gommapiuma assorbente e in scatole di metallo sigillate contrassegnate come contenenti sostanze infettive, come richiesto dai regolamenti federali.
Comunque, egli non aveva infranto la legge per il possesso dell'agente né per averlo conservato nel proprio cruscotto. Si riuscì ad accusarlo solamente di frode postale avendo usato in modo ingannevole, nell'ordinazione dell'agente patogeno, il documento rilasciatogli sul posto di lavoro.
Harris è anche l'autore di un libro autoprodotto intitolato "Bacteriological Warfare: A Major Threat to North America", che spiega nei dettagli la produzione di agenti patogeni e il loro utilizzo come armi biologiche.
Harris sarà arrestato anche il 18 febbraio 1998 a Las Vegas per aver tentato di diffondere l'antrace, anche se il materiale rinvenuto si rivelò poi essere un vaccino.

Dall'entrata in vigore della nuova legislazione, le investigazioni si sono moltiplicate a dismisura. Cfr. ad esempio Edwards, Tamala M. Catching A 48-Hour Bug, in "Time", vol. 151, n. 8, 2 marzo 1998; leggere anche Stein, Jeff. The terror at home, in "Salon", 20 febbraio 1998.



3. Il programma era focalizzato sulle spore di antrace e sul loro raggio di diffusione quando lanciate con una bomba convenzionale. Gruinard, un'isola al largo delle coste della Scozia, fu scelta nel 1942 come luogo degli esperimenti. L'isola fu evacuata versando agli abitanti un indennizzo di 500 sterline. Si pensava che l'isola fosse abbastanza distante per prevenire qualsiasi contaminazione della terraferma, un'ipotesi sbagliata. Nel 1943, dopo un'epidemia di antrace tra il bestiame sulle coste della Scozia davanti a Gruinard, gli inglesi decisero di terminare gli esperimenti. Fino agli anni '80 furono ancora rinvenute spore vitali sul territorio dell'isola. Per eliminare del tutto le spore, fu necessario ricorrere ad una drastica operazione di bonifica, ottenuta spargendo una soluzione di formaldeide in acqua di mare su tutta l'isola. Nel 1988, dopo ulteriori controlli, il governo ha dichiarato che l'isola è sicura.



4. Trenta membri dell'Unità 731 furono portati davanti al Tribunale di Tokyo per i crimini di guerra l'11 marzo 1948. Ventitre di loro furono ritenuti colpevoli, cinque furono condannati a morte, ma nessuna sentenza venne eseguita. Entro il 1958, tutti i condannati erano liberi.

5. Al confronto, il programma di guerra biologica sovietico era relativamente "quieto", per quanto riguarda la sperimentazione. Nel 1979 almeno 66 abitanti di Sverdlovsk, cittadina posta sottovento rispetto ad un laboratorio di microbiologia statale, morirono per una epidemia di antrace. Per molti anni, la spiegazione ufficiale del governo fu che le vittime avevano mangiato incosapevolmente bestiame infetto. Solo nel 1992 il Presidente Yeltsin ammise che si era trattato di un incidente.



Tra il 1973 e il 1974, venne creata una enorme struttura, il Biopreparat, diretta da Yuri Kalinin che nell'arco di 25 anni occupò oltre 50.000 persone. La conferma sulle attività di Biopreparat è venuta da Ken Alibek, alto funzionario di quella struttura ed autore di un libro sull'argomento edito nel 1999, ove si afferma anche l'uso di Pseudomonas mallei (responsabile della morva, una malattia dei cavalli che può colpire anche l'uomo) durante la guerra condotta dai russi in Afghanistan.
Sebbene i nuovi governi si dicono intenzionati ad eliminare le armi biologiche, ciò non risulta così semplice o viene fatto nel modo sbagliato. Centinaia di tonnellate di batteri di antrace, seppellite nel 1988 su di un'isola nel Mare di Aral dalle autorità sovietiche, rischiano ora di riaffiorare. Grazie ad alcuni test esplorativi, si è scoperto che, nonostante la dissoluzione dell'antrace in candeggina, alcune spore risultano ancora attive.



6. Cfr. Kristof, Nicolas D. Unlocking a Deadly Secret. The New York Times, 17 marzo 1995.


7. I gruppi nazionalisti condussero una battaglia spietata contro il libro. Scoprirono che una delle tante foto di cui era corredato era stata manomessa e tanto fecero che ottennero il ritiro del libro.

8. Nell'edificio principale, l'unico lasciato in piedi dai giapponesi, è stato realizzato un piccolo museo.

9. Cfr. Forney Harbin, Matthew e Kattoulas, Velisarios. Black Death, in "Time Asia", vol. 160, n. 9, 9 settembre 2002.

10. Cfr. Fuyuno, Ichiko e Kruger, David. Memories of Horror, in "Far Eastern Economic Review", 5 settembre 2002.
11. Il 22 dicembre 2001, al largo delle coste sud-occidentali giapponesi, alcune navi della guardia costiera nipponica (Kai
jou Hoanchou) hanno bloccato e affondato un peschereccio non identificato entrato nella sua Zona Economica Esclusiva (EEZ) che, come stabilito dalle leggi internazionali (United Nations Convention on the Law of the Sea), si estende fino a 200 miglia nautiche (370 km) dalle acque territoriali (ryoukai), che a loro volta sono 12 miglia nautiche (22 km) dalla costa. Le rispettive zone di Cina e Giappone si sovrappongono e sottostanno ad un particolare accordo.



La dinamica dell'incidente non è chiara, come pure l'identità della nave colata a picco. I guardacoste, dopo un lungo inseguimento dalla EEZ giapponese fino a quella cinese, avrebbero circondato l'imbarcazione, intimandole di farsi riconoscere e chiedendo di salire a bordo. Dalla barca sarebbero allora partiti dei colpi di arma da fuoco che hanno ferito due guardacoste.
A quel punto, si è scatenata la risposta nipponica che ha affondato la misteriosa imbarcazione, lasciando in mare i 15 uomini che componevano il suo equipaggio, in contravvenzione alle leggi internazionali. Vista l'attrezzatura di cui disponevano, parabole satellitari e altre apparecchiature, poteva trattarsi di una nave spia, probabilmente nordcoreana. Sono stati ritrovati due corpi con scritte in coreano sugli abiti.



La legge di polizia giapponese (Keishokumuhou) permette di sparare per colpire solo all'interno delle acque territoriali, mentre nella EEZ si può sparare solo colpi di avvertimento. Il comportamento tenuto dal Giappone sembra aver violato più volte quanto stabilito dall'UNCLOS, anche se non nell'articolo 111, come afferma qualcuno, dove si definisce il diritto di inseguimento (hot pursuit, in giapponese tsuisekiken). Cfr. ad esempio Takada, Kazunori. A case of excessive self-defense? Japan Today, 28 dicembre 2001.

12. L'8 maggio 2002, alcuni poliziotti cinesi entrano illegalmente nel Consolato giapponese di Shenyang, dove cinque fuggitivi nordcoreani si erano rifugiati. I poliziotti non si sono limitati a catturare una donna sul cancello, ma sono entrati nel consolato per una quarantina di metri, facendo irruzione indisturbati all'interno della sala visti, prendendo in consegna gli altri fuggiaschi e riportandoli sul suolo cinese del tutto indisturbati. I funzionari giapponesi non si sono opposti.



L'immagine di debolezza e insipienza della diplomazia giapponese ha ormai fatto il giro del mondo. Il tutto in violazione della Convenzione di Vienna (1961), che stabilisce l'inviolabilità delle sedi diplomatiche e che alle forze di sicurezza dei paesi ospitanti di entrarvi senza autorizzazione formale del capo-missione. Insoddisfacenti anche le spiegazioni cinesi. L'ambasciatore a Tokyo Wu Dawei ha affermato che le guardie avrebbero dato vita a un'operazione di sicurezza per impedire a "sospetti terroristi" di entrare all'interno della sede diplomatica nipponica al fine di proteggerla.



Sembra che la Cina possa essere accusata di violazione della sovranità giapponese e del rifiuto di gestire in modo umano il problema dei rifugiati. Ma il personale diplomatico cosa ha fatto per impedire questo?
Gregory Clark ci ricorda che, all'inizio degli anni '80, la polizia giapponese si comportò più o meno allo stesso modo nell'Ambasciata americana a Tokyo, nel tentativo di portare fuori un nordcoreano; la cosa si è ripetuta nel 1998 con l'Ambasciata cinese. Cfr. Clark, Gregory. Japan at its inconsistent worst. The Japan Times, 17 maggio 2002.
La vicenda umanitaria, fortunatamente, dopo un paio di settimane si è conclusa bene: i cinque coreani, col permesso del governo cinese, sono volati a Manila e da lì hanno raggiunto la Corea del Sud.

I LIBRI CHE VI CONSIGLIAMO DI LEGGERE :

Bibliografia


AA.VV. La guerra chimica, speciale di "Storia Illustrata", n. 151, giugno 1970.
Daws, Gavan. 1994. Prisoners of the Japanese: Pows of World War II in the Pacific. William Morrow & Company.
Endicott, Stephen e Hagerman, Edward. Le armi biologiche della guerra di Corea, in "Le Monde diplomatique", luglio 1999.
Endicott, Stephen e Hagerman, Edward. 1998. The United States and Biological Warfare. Secrets from the Early Cold War and Korea. Indiana University Press, Bloomingtoon-Indianapolis.
Forney Harbin, Matthew e Kattoulas, Velisarios. Black Death, in "Time Asia", vol. 160, n. 9, 9 settembre 2002.
Fuyuno, Ichiko e Kruger, David. Memories of Horror, in "Far Eastern Economic Review", 5 settembre 2002.
Gold, Hal. 1996. Unit 731: Testimony. Charles E. Tuttle, Tokyo.
Harris, Sheldon H. 1994. Factories of Death: Japanese Biological Warfare, 1932-45 and the American Cover-Up. Routledge, New York.
Ippolito, Giuseppe. Rischi e possibili effetti di un eventuale attentato terroristico con agenti biologici, in "Per Aspera ad Veritatem", n. 22, gennaio-aprile 2002.
Karube, Takuya. Ex-Unit 731 member spreads truth as his apology. Japan Today, 12 agosto 2002.
Kristof, Nicolas D. Unlocking a Deadly Secret. The New York Times, 17 marzo 1995.
Pilling, David e Hijino, Ken. Japan admits virus tests on war prisoners. Financial Times, 28 agosto 2002.
Sanders, Richard. 2001. La storia del bioterrorismo negli U.S.A. COAT.
Santoianni, Francesco. 1991. L'ultima epidemia: le armi batteriologiche. Dalla peste all'AIDS. Edizioni Cultura della Pace.
Santoianni, Francesco. Una guerra a colpi di virus, in "Newton", febbraio 1999.
Williams, Peter e Wallace, David. 1989. Unit 731: Japan's Secret Biological Warfare in World War II. The Free Press, New York.






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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 17/05/2020, 09:59 
MaxpoweR ha scritto:
Proprio per questo Trump voleva comprarsi la Groenlandia, lì la cina ha il controllo di tutte le concessioni minerarie proprio per estradizione delle terre rare.
.....



GUERRA CINA-USA/ Terre rare, 5G e armi: così Pechino vince la partita


La tecnologia del 5G dipende strettamente dall’estrazione delle terre rare il cui monopolio è esercitato dalla Cina e non dagli Stati Uniti



Immagine


¯
Troppo spesso quando si parla di 5G a livello di competizione globale fra Usa e Cina si dimentica che la tecnologia del 5G dipende strettamente dalla presenza e dall’estrazione delle terre rare il cui monopolio, almeno fino a questo momento, è esercitato dalla Cina e non dagli Stati Uniti.

Lo sfruttamento delle terre rare incominciò all’incirca nel 1940. Come è noto, da un punto di vista geologico ma anche strettamente tecnologico le terre rare contengono minerali presenti in minuscole quantità sulla crosta terrestre e sono naturalmente miscelati con altri metalli più abbondanti come per esempio il ferro o l’alluminio. Di conseguenza per ottenere qualche chilo di terre rare è necessario estrarre tonnellate di materia dal suolo con implicazioni, a livello di impatto ecologico, estremamente rilevanti.

Quando negli anni 80 la coscienza ecologica degli occidentali si svegliò, nacque l’interrogativo sulla compatibilità ecologica delle operazioni di estrazione.

Infatti l’estrazione di terre rare è estremamente inquinante, costosa e consuma molta energia. Il processo di estrazione utilizza molta acqua e sostanze chimiche, nonché una quantità significativa di sostanze radioattive come uranio, torio o altre sostanze ugualmente dannose che determiniamo inquinamento del suolo e delle acque. Inoltre i rifiuti di questa estrazione contengono sostanze altamente inquinanti e cancerogene. Proprio per questa ragione la Cina sta pagando un prezzo altissimo: alludiamo per esempio alla esistenza di vere propri “villaggi del cancro” abitati da operai che, lavorando per l’estrazione di terre rare, sono condannati almeno fino a questo momento ad avere malattie cancerogene per la presenza di un’altissima concentrazione di metalli pesanti nel suolo.

Sotto il profilo della competitività globale gli Stati Uniti stanno gradualmente perdendo il loro monopolio a favore dei cinesi, che controllano il 90% della produzione di terre rare a livello globale.

La Cina, pienamente consapevole da un punto di vista strategico del ruolo fondamentale delle terre rare, ha come suo obiettivo non solo il controllo delle esportazioni ma soprattutto – tenendo presente che le terre rare sono onnipresenti a livello tecnologico sia nell’ambito civile che nell’ambito industriale – può, attraverso l’embargo, esercitare una pressione di natura economica fondamentale.

A tale proposito pensiamo proprio all’embargo del 2010 nei confronti del Giappone, determinato da una una delle ricorrenti e sempre più frequenti crisi diplomatiche fra il Giappone e la Cina. L’economia giapponese, come ampiamente noto, si concentra prevalentemente sulle innovazioni tecnologiche e quindi dipende dalle terre rare. Inoltre, sempre nel contesto della competizione globale, la Cina essendo stata in grado di conseguire il monopolio alla fine degli anni 90 anche delle tecnologie dei magneti, che fino a quel momento era stato nelle mani degli Usa, esercita di fatto un controllo implicito sull’innovazione tecnologica in ambito militare.

Se infatti la Cina decidesse in modo unilaterale di ridurre le proprie esportazioni di terre rare, per esempio verso gli Stati Uniti, l’impatto sarebbe considerevole sull’economia della prima potenza e sui membri della Nato, che si trovano in questo momento in una situazione di evidente dipendenza strategica. Insomma la Cina è in possesso di una formidabile arma di pressione economica proprio in un momento molto delicato in relazione all’uso della tecnologia del 5G.
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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 19/05/2020, 14:24 

CONTAGION



https://www.imdb.com/title/tt8219352/?f ... J6yrFeHgIA

Avvenimento del 2018

la simulazione di una pandemia con gli smartphone et up come parte attiva .




TRAGICAMENTE PROFETICO .




zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 14/06/2020, 10:54 
barionu ha scritto:
barionu ha scritto:
barionu ha scritto:
20 DICEMBRE 2018



HALLORA ,

preciso subito che non sono io l' autore della profezia, ma il grande Andrea Barbault

https://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Barbault

in questo libro formidabile

https://www.ibs.it/cicli-planetari-nell ... 8889778692

a pag 153

LA CADUTA DEL 2020

si tratta della congiunzione di 3 pianeti lenti : Plutone Saturno Giove in Capricorno ,

( concentrazione di Pianeti : in Astrologia detta Stellium )

https://it.wikipedia.org/wiki/Stellium



Barbault parla del 2020 genericamente ma :

1 MARZO 2020

Giove 19 ♑ 32'42 Saturno 28 ♑ 09'52 Plutone 24 ♑ 15'30

a inizio Marzo Marte transita in Capricorno ( in Esaltazione ) a 09 ♑ 19'04

questo Stellium di 4 pianeti raggiunge il suo Zenith tra il 5-6 Marzo 2020

con l' opposizione Marte - Luna , Marte in Capricorno ( in Esaltazione ) Luna in Cancro ( in Domicilio )

5 Marzo 2020

Marte 12 ♑ 04'56 Luna 10 ♋ 48'05

Astrologicamente parlano è una bomba H .

Qualcosa succede per forza.



Marzo 2020
Sole Luna Mercurio Venere Marte Giove Saturno Urano Nettuno Plutone Nodo Lilith
01.03.2020 10 ♓ 51'56 20 ♉ 11'48 02 ♓ 47'55 r 25 ♈ 26'00 09 ♑ 19'04 19 ♑ 32'42 28 ♑ 09'52 03 ♉ 41'22 18 ♓ 06'36 24 ♑ 15'30 05 ♋ 49'28 r 13 ♈ 20'58
02.03.2020 11 ♓ 52'09 02 ♊ 22'48 01 ♓ 52'37 r 26 ♈ 32'43 10 ♑ 00'31 19 ♑ 43'42 28 ♑ 15'41 03 ♉ 43'45 18 ♓ 08'52 24 ♑ 16'59 05 ♋ 47'14 r 13 ♈ 51'25
03.03.2020 12 ♓ 52'21 14 ♊ 49'17 01 ♓ 02'31 r 27 ♈ 39'12 10 ♑ 41'59 19 ♑ 54'37 28 ♑ 21'26 03 ♉ 46'11 18 ♓ 11'08 24 ♑ 18'27 05 ♋ 46'48 13 ♈ 34'38 r
04.03.2020 13 ♓ 52'30 27 ♊ 36'11 00 ♓ 18'20 r 28 ♈ 45'26 11 ♑ 23'27 20 ♑ 05'27 28 ♑ 27'09 03 ♉ 48'39 18 ♓ 13'25 24 ♑ 19'54 05 ♋ 47'12 12 ♈ 22'51 r
05.03.2020 14 ♓ 52'37 10 ♋ 48'05 29 ♒ 40'32 r 29 ♈ 51'26 12 ♑ 04'56 20 ♑ 16'10 28 ♑ 32'47 03 ♉ 51'09 18 ♓ 15'42 24 ♑ 21'19 05 ♋ 47'16 r 10 ♈ 18'49 r
06.03.2020 15 ♓ 52'42 24 ♋ 28'26 29 ♒ 09'26 r 00 ♉ 57'11 12 ♑ 46'26 20 ♑ 26'48 28 ♑ 38'23 03 ♉ 53'41 18 ♓ 17'58 24 ♑ 22'43 05 ♋ 45'54 r 07 ♈ 39'00 r
07.03.2020 16 ♓ 52'44 08 ♌ 38'38 28 ♒ 45'09 r 02 ♉ 02'40 13 ♑ 27'57 20 ♑ 37'20 28 ♑ 43'55 03 ♉ 56'16 18 ♓ 20'15 24 ♑ 24'06 05 ♋ 42'14 r 04 ♈ 49'34 r
08.03.2020 17 ♓ 52'45 23 ♌ 17'09 28 ♒ 27'42 r 03 ♉ 07'52 14 ♑ 09'28 20 ♑ 47'46 28 ♑ 49'23 03 ♉ 58'52 18 ♓ 22'32 24 ♑ 25'28 05 ♋ 35'52 r 02 ♈ 14'31 r
09.03.2020 18 ♓ 52'43 08 ♍ 18'46 28 ♒ 16'58 r 04 ♉ 12'49 14 ♑ 51'01 20 ♑ 58'05 28 ♑ 54'48 04 ♉ 01'30 18 ♓ 24'48 24 ♑ 26'47 05 ♋ 27'03 r 00 ♈ 04'19 r
10.03.2020 19 ♓ 52'40 23 ♍ 34'47 28 ♒ 12'46 r 05 ♉ 17'28 15 ♑ 32'34 21 ♑ 08'19 29 ♑ 00'08 04 ♉ 04'10 18 ♓ 27'05 24 ♑ 28'06 05 ♋ 16'34 r 28 ♓ 12'50 r
11.03.2020 20 ♓ 52'35 08 ♎ 54'04 28 ♒ 14'53 06 ♉ 21'50 16 ♑ 14'08 21 ♑ 18'26 29 ♑ 05'26 04 ♉ 06'51 18 ♓ 29'21 24 ♑ 29'23 05 ♋ 05'39 r 26 ♓ 23'37 r
12.03.2020 21 ♓ 52'27 24 ♎ 05'05 28 ♒ 23'01 07 ♉ 25'54 16 ♑ 55'42 21 ♑ 28'27 29 ♑ 10'39 04 ♉ 09'35 18 ♓ 31'38 24 ♑ 30'39 04 ♋ 55'37 r 24 ♓ 20'44 r
13.03.2020 22 ♓ 52'18 08 ♏ 57'56 28 ♒ 36'52 08 ♉ 29'40 17 ♑ 37'18 21 ♑ 38'21 29 ♑ 15'49 04 ♉ 12'21 18 ♓ 33'54 24 ♑ 31'53 04 ♋ 47'35 r 21 ♓ 59'52 r



http://www.effemeridi.altervista.org/ep ... em2020.htm

Seguo Barbault dal 1970 , e ho potuto verificare molte volte la coerenza delle sue osservazioni .

Ritengo altamente attendibile la sua previsione .

Fin da adesso sto consigliando ad amici e famigliari l' acquisto di dollari e franchi svizzeri .

Sconsiglio il bitcoin o simili , quando arriverà il casino ,

è meglio avere cose concrete in mano .

Come succederà ??

Ho la dannata sensazione che non sarà dal basso , ma dall' alto ,,,, le mani forti ,

consapevoli che non potranno più speculare su quella che è la più grande truffa degli ultimi 100 anni ,

L' EURO
,

passeranno all' incasso , avendo i forzieri pieni di dollari , franchi svizzeri, e oro.


Il dibattito è aperto .


zio ot [:305][/hidden]



MESSA IN CHIARO .


-------------------------------------------------------------------


per tornare in topic .... occhio ai precursori ......

la germania parla di recessione .....



zio ot [:305]




----------------------





ci stiamo avvicinando ....penso che tra il 1 - 8 marzo succede in finimondo ,

ma in che termini non so ,

vediamo se è tra il 5-6 marzo se si innesta l' evento che porterà al crollo dell' euro .

avevo previsto da circa un anno il crash della cina a inizio 2020,

le visioni erano molto molto precise .


Guardia alta .




zio ot [:305]


-------------------------


23 02 2020

hallora ; confermo le mie più tetre premonizioni ,

ammetto che arrivano a una velocità che mi ha sorpreso ;

ne parlo da molto e ho detto molte cose che vi invito a rileggere .

STATE A GUARDIA ALTA


zio ot [:305]

ps ------ le tetre premonizioni ....


un possibile scenario .

la Cina non riesce a fermare il virus, dopo alcuni mesi scoppiano rivolte in tutta la cina,

la cui economia precipita .

il virus arriva in asia africa e america del sud


usa e europa attuano a breve il BLOCCO IPERTOTALE IMMIGRATI ( salvini & c alleluia .... )


saltano i rapporti economici di riferimento in tutto il mondo,

la germania ne approfitta uscendo dall' euro .

l' italia , dopo un forte scossone , riparte in 5 di potenza.

intanto , come dico da un anno , dollari e franchi svizzeri



zio ot [:305]



parlavo, era il 23 febbraio , di rivolte in Cina.

Invece ci sono rivolte in USA e la Cina sembra fuori dal covid ...

in sud america il covid impazza ....

e l' Africa ?

Tutto molto confuso .




zio ot [:305]



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 14/06/2020, 13:27 

vimana



La Cina ha intrappolato l'industria militare Usa



È la trappola cinese. E per evitarla gli americani sono pronti a tornare sulla luna. Quella trappola si chiama «terre rare». In verità più che di terre parliamo di metalli e ossidati. Sono in tutto 17 e hanno nomi come scandio, ittrio, lantanio, olmio che sembrano usciti dalle pagine del Signore degli Anelli.

In verità rappresentano il ponte tra la nostra epoca e quella di Guerre stellari. Non a caso pur di mettere le mani su quei preziosi, ma introvabili 17 elementi, la Nasa è disposta a finanziare un ambizioso programma per l'apertura e la gestione delle prime miniere lunari. Un programma pronto a partire già dal 2024 quando gli astronauti americani torneranno sul satellite per avviare lo sfruttamento dei suoi giacimenti. Ma già un mese fa la Casa Bianca ha distribuito agli alleati occidentali la prima bozza dei cosiddetti accordi Artemis, l'intesa, da cui sono esclusi Cina e Russia, che regolamenterà «il recupero pubblico o privato di risorse nello spazio esterno».

Per capire perché Trump abbia tanta fretta di tornare sulla Luna tagliando fuori Mosca e Pechino bisogna partire proprio dalle terre rare. Quei 17 elementi rappresentano l'arma segreta con cui Pechino può annullare la superiorità tecnologica degli arsenali americani rendendo impossibile il controllo dei missili Tomahawk, annullando l'invisibilità degli F35 o mettendo fuori servizio i sommergibili nucleari della classe Virgin.

Il perché è presto detto. Ogni F35 richiede l'utilizzo di 460 chili di terre rare. E ce ne vogliono dieci volte tanti per far funzionare un sottomarino classe Virgin. Lo stesso vale per tutti i prodotti più sofisticati dell'industria bellica statunitense dai missili Tomahawk a quelli ipersonici, dalle bombe intelligenti agli aerei invisibili.

Peccato che la produzione e la lavorazione di quei 17 componenti dagli strani nomi sia per il 95% nelle mani della Cina. Quindi a Pechino basta toglierle dal mercato per paralizzare la produzione militare americana. Una mossa capace di mettere sul lastrico un'azienda come Apple, visto che anche la tecnologia degli iPhone dipende dalle terre rare. Per capire perché le terre rare siano diventate la più potente arma strategica nelle mani di Pechino bisogna partire dal villaggio svedese di Ytterby.

Lì, nel 1787, il chimico militare Carl Axel Arrhenius scopre uno sconosciuto metallo argenteo e lucente. Da quel metallo il geologo Johan Gadolin estrae, due anni dopo, l'ossido di ittriallo. Inizia così la ricerca di 17 elementi introvabili allo stato naturale, ma ottenibili con costose tecniche estrattive dalle argille lateriche o da giacimenti di minerali dai nomi altrettanto strani come bastnasite, monazite e loparite.

Ma molte delle terre rare sono radioattive e questo le rende pericolose per l'uomo e per l'ambiente, moltiplicando i costi estrattivi. Queste difficoltà giocano a favore di una Cina dove le leggi sulla tutela della salute e dell'ambiente sono, fino a dieci anni fa, assolutamente sconosciute.

«Il Medio Oriente ha il petrolio, ma in Cina ci sono le terre rare», annuncia nel 1992 il leader cinese Deng Xiaoping nel corso di un intervento davanti all'ufficio politico del partito comunista. Dietro quella profezia c'è la consapevolezza di controllare il 36% dei giacimenti mondiali di terre rare e di poter offrire condizioni particolarmente vantaggiose ai propri clienti.

In verità Xiaoping non scopre nulla di nuovo. Già dai primi anni '80 l'Occidente, preoccupato per i costi sociali e ambientali legati all'estrazione di terre rare, ha chiuso scavi e miniere per appaltarne la produzione a una Cina capace di garantire costi concorrenziali. E così dal 2000 al 2009 Pechino incrementa del 77% la produzione arrivando a metterne sul mercato 129mila tonnellate mentre il resto del mondo si ferma a 3mila.


Il monopolio non si limita all'estrazione.

Garantendo costi di lavorazione bassissimi, la Cina induce non solo Apple, ma anche i grandi gruppi statunitensi legati alla componentistica militare a spostare sul proprio territorio gli stabilimenti. L'ammissione della totale impotenza americana emerge da un rapporto del 2018 con cui il Pentagono accusa la Cina di aver imposto un autentico monopolio diventando il fornitore unico dei componenti chiave per la costruzione di munizioni e missili.

Il rapporto, destinato alla Casa Bianca, sottolinea come la produzione di neodimio, fondamentale per la costruzione di super magneti, o di gizmo, essenziale per il controllo dei missili, siano prodotti esclusivamente in Cina e risultino ormai introvabili sul mercato statunitense. Da quel vicolo cieco l'America è incapace di uscire.

Tutte le facilitazioni fiscali e gli incentivi proposti alle aziende statunitensi per indurle a investire nuovamente nella produzione di terre rare si scontrano essenzialmente con le leggi del mercato. Le terre rare in teoria non sarebbero difficilmente reperibili.

Basterebbe estrarle dai giacimenti presenti in Vietnam, Brasile, India, Australia, Canada e Groenlandia, processarle e trasformarle in semi componenti.

Ma riavviare da zero quella macchina produttiva ha, avverte il Pentagono, un costo «proibitivo» che nessun sussidio o facilitazione fiscale può rendere sopportabile.

Dunque l'unica via d'uscita per l'Amministrazione Trump è quella di puntare alle miniere lunari aprendo le porte a un futuro che garantirà non solo le forniture di terre rare, ma anche il monopolio di tutte le risorse provenienti dalla Luna, e dalle altre frontiere dell'esplorazione extra terrestre.

Marte e asteroidi compresi.


https://www.ilgiornale.it/news/cina-ha- ... 68519.html



----------------------------------------

https://it.wikipedia.org/wiki/Ittrio

https://it.wikipedia.org/wiki/Neodimio


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ne sto parlando qui da agosto 2019


https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=76917211




zio ot [:305]


ps qui

http://www.metallirari.com/chi-produce- ... -10-paesi/



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 16/06/2020, 09:15 
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Questi 17 metalli rari decideranno chi sarà il padrone del mondo




Sono i minerali del futuro, le cosiddette terre rare, e da questi dipendono l’industria militare, aerospaziale ed elettronica.

La Cina li estrae e produce in maniera quasi esclusiva e li può sfrutttare per consolidare il suo ruolo di superpotenza



DI ANGELO RICHIELLO

23 marzo 2018


Questi 17 metalli rari decideranno chi sarà il padrone del mondo


Diciassette metalli dai nomi impossibili. Fino a un centinaio di anni fa erano sconosciuti, oggi sono la chiave per le tecnologie più avanzate. Vengono chiamati “terre rare” e sono diventati decisivi negli equilibri (come nei conflitti) geopolitici, se si pensa che la Cina controlla de facto la quasi totalità della produzione mondiale. Interromperne la fornitura metterebbe in ginocchio in pochi giorni l’industria militare, aerospaziale ed elettronica dei paesi occidentali, Giappone incluso. La questione, dunque, non è solo commerciale, ma centrale per il contenimento dell’ascesa della Cina a superpotenza planetaria.

Quando nel 1787 , in una cava del villaggio di Ytterby su una delle tante isole dell’arcipelago di Stoccolma, il chimico e militare svedese Carl Axel Arrhenius scoprì un minerale nero mai visto prima, pensò di trovarsi di fronte a una sostanza rara, a cui diede il nome di itterbite, in omaggio al luogo di ritrovamento.

Una decina di anni dopo, Johan Gadolin, un professore dell’università finlandese di Turku, si rese conto che quel minerale era un miscuglio di tanti ossidi di elementi mai analizzati prima, ai quali, per spiegarne la misteriosità, iniziò a riferirsi come terre rare, sebbene a sua insaputa si trattasse di sostanze abbondantemente diffuse sulla crosta terrestre. Da quell’insolito miscuglio si riuscirono a estrarre due nuovi elementi, a cui si diede il nome di ittrio e di cerio, quest’ultimo per il suo colore chiaro simile alla cera. Correva l’anno 1803.

Da allora si dovette aspettare il 1907 quando si scoprì il lutezio, diciassettesimo e ultimo elemento di quello strano miscuglio, ovvero più di cento anni dopo, un tempo davvero lungo dettato dalla difficoltà di separare singolarmente gli elementi dagli ossidi a causa delle loro proprietà chimiche molto simili, piuttosto che dalla loro presunta rarità.

Il nome terre rare è infatti un termine improprio. Almeno sedici dei diciassette elementi costituenti il gruppo non sono così rari come suggerisce il nome. Furono denominate “terre” poiché la maggior parte fu identificata durante il XVIII e il XIX secolo, quando si soleva dare questo nome ai minerali che non potevano essere modificati dalle fonti di calore, e “rare” perché in confronto con altre terre, tipo la calce o la magnesia, erano relativamente meno abbondanti.

Oggi, le cosiddette terre rare sono un gruppo di diciassette elementi chimici nella tavola periodica, dal lantanio (La), con numero atomico 57, al lutezio (Lu), con numero atomico 71, a cui si aggiungono lo scandio (Sc), con numero atomico 21, e l’ittrio (Y), con numero atomico 39. I primi quindici elementi sono anche detti lantanoidi, a cui si aggiungono lo scandio e l’ittrio poiché questi tendono a presentarsi negli stessi giacimenti di minerali dei lantanoidi e presentano proprietà chimiche simili.

Se si pensa al solo cerio, il più abbondante dei lantanoidi, si scopre che è più comune nella crosta terrestre di quanto lo sia il rame mentre il neodimio, il lantanio, l’ittrio e lo scandio sono più abbondanti dell’altrettanto comunissimo piombo, e comunque, tutti i lantanoidi, eccetto il promezio, sono in media più abbondanti dell’argento, dell’oro e del platino, dunque le terre rare non sono rare in termini di abbondanza crostale media, quanto piuttosto per la bassa concentrazione dei loro depositi, normalmente meno del 5 per cento in peso, che rende i costi di estrazione così alti da non essere economicamente giustificati, a meno che i costi della manodopera siano estremamente bassi o siano sostenuti da sussidi statali. Intorno al 1990, la Cina è diventata il più grande produttore al mondo di elementi delle terre rare superando gli Stati Uniti. Anche India, Brasile e Malesia estraggono e perfezionano quantità significative di terre rare.

Poche persone sono consapevoli dell’enorme importanza che gli elementi delle terre rare hanno sulla loro vita quotidiana. Oggi è quasi impossibile che un qualunque componente con un certo contenuto tecnologico non abbia tra i suoi costituenti una percentuale di terre rare, normalmente nell’ordine dello 0,1-5 per cento in peso, fatta eccezione per i magneti permanenti, che contengono circa il 25 per cento di neodimio, quantità che, sebbene minime, risultano fondamentali, poiché nessuno di questi dispositivi funzionerebbe allo stesso modo, o sarebbe significativamente più pesante, se non contenesse elementi del gruppo delle terre rare.

L’utilizzo delle terre rare si estende quasi illimitatamente in industrie di primaria importanza come l’aerospazio e difesa, l’energia nucleare, i superconduttori per alte temperature, i cavi di fibre ottiche a larghissima banda, i computer e i telefoni cellulari, l’acciaio e i pigmenti per le ceramiche.




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VEDI ANCHE:



Sì, i nostri smartphone sono fatti sfruttando gli schiavi bambini


https://espresso.repubblica.it/attualit ... i-1.319814


Migliaia di piccoli schiacciati in cunicoli per estrarre i materiali che servono ai nostri prodotti hi-tech. La denuncia dell'economista Leonardo Becchetti


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Tuttavia, la pervasività dell’uso delle terre rare è esemplificata dall’auto moderna, uno dei suoi maggiori consumatori: le dozzine di motori elettrici in una tipica automobile, così come i diffusori del suo sistema audio, usano magneti permanenti al neodimio-ferro-boro; i sensori elettrici impiegano zirconia stabilizzata con ittrio per misurare e controllare il contenuto di ossigeno del carburante; il convertitore catalitico a tre vie utilizza ossidi di cerio per ridurre gli ossidi di azoto in azoto gassoso e ossidare il monossido di carbonio e gli altri idrocarburi incombusti in anidride carbonica e acqua nei prodotti di scarico; i fosfori degli schermi ottici contengono ossidi di ittrio, europio e terbio; il parabrezza, gli specchi, le lenti e altri componenti di vetro sono lucidati usando ossidi di cerio; le batterie ricaricabili delle automobili ibride sono costituite di idruro metallico di nickel-lantanio; e perfino la benzina o il gasolio che alimentano il veicolo sono stati raffinati utilizzando catalizzatori di cracking contenenti lantanio e cerio.

Nel 1979 il governo cinese alla guida di Deng Xiaoping prende l’impegno di adottare politiche che promuovono il commercio estero e gli investimenti economici, e pochi anni dopo, precisamente nel 1985, avvia la produzione di terre rare su larga scala dal giacimento di Bayan Obo nella Mongolia Interna scoperto nel 1927, immettendo così sul mercato mondiale 8.500 tonnellate di terre rare pari al 21 per cento della produzione globale contro le 13428 tonnellate prodotte dagli Stati Uniti, allora principale produttore. L’anno successivo la Cina lancia il Programma 863 per un vasto sfruttamento dei propri giacimenti e lo sviluppo dei settori tecnologici avanzati che ne fanno largo uso. Sempre nello stesso anno la Cina supera gli Stati Uniti nella produzione di terre rare. Nel 1992, Deng Xiaoping, che conosce bene l’enorme importanza che le terre rare hanno per lo sviluppo strategico della Cina, afferma pubblicamente che se i paesi arabi hanno il petrolio, allora la Cina ha le terre rare.

Verso la fine degli anni ’90, la Cina fornisce oltre il 90 per cento dell’offerta mondiale delle terre rare. Nel frattempo, le terre rare acquistano una visibilità sempre maggiore a causa del riconoscimento delle proprietà critiche e specializzate che esse contribuiscono a fornire a migliaia di applicazioni tecnologiche combinate con la forte dipendenza del mondo da un unico produttore, la Cina, che, per ovvie ragioni legate ai costi di produzione insostenibili dal resto del mondo, ne detiene il monopolio della produzione e fornitura, portando alla chiusura molte cave di terre rare dei paesi occidentali, inclusa la storica Mountain Pass in California.

Non è una coincidenza quando nel 2010 la Cina annuncia di ridurre al 40 per cento le quote di terre rare destinate alle esportazioni che, seppure esistenti sin dal 2006, erano tuttavia sostenibili dai paesi importatori, giustificando la decisione come un atto di protezione dell’ambiente, quando con tutta probabilità si tratta di puro protezionismo per avvantaggiare le proprie imprese utilizzatrici di terre rare, e tutto accade in un momento di inasprimento della questione territoriale sino-giapponese per le isole Senkaku quando un peschereccio cinese è fermato nelle acque delle isole e posto sotto sequestro dalle autorità giapponesi. L’annuncio solleva grandi preoccupazioni tra le nazioni fortemente dipendenti da tecnologie specializzate, come il Giappone, gli Stati Uniti e i paesi membri dell’Unione europea, Francia in primis. Nei tre anni precedenti l’annuncio del bando la produzione cinese di terre rare raggiunge il picco massimo del 97 per cento della produzione mondiale. La disputa diviene presto un caso da risolvere nelle sedi dell’Organizzazione mondiale per il commercio che, dopo cinque anni di vicissitudini, riesce a imporre alla Cina la rimozione della riduzione delle esportazioni di terre rare.

Intanto i prezzi delle terre rare salgono alle stelle tanto da giustificare economicamente la ripresa della produzione nelle vecchie cave dei paesi occidentali, i cui produttori raccolgono in fretta e furia capitale sufficiente per i nuovi investimenti, ma la mossa si rivela una pura velleità, quando i produttori cinesi decidono di abbassare i prezzi di vendita. Il caso più eclatante riguarda Molycorp Minerals LLC, società statunitense che acquista il vecchio giacimento di Mountain Pass in California, ma dopo solo un paio di anni di estrazione dichiara bancarotta per variate condizioni di mercato, ovvero per l’impossibilità di sostenere la competizione cinese.

L’unica eccezione tra le terre rare che subiscono le frenetiche oscillazione del monopolista cinese è rappresentata dall’ossido di scandio puro al 99,990 per cento materiale utilizzato nell’industria aerospaziale in leghe di alluminio per la produzione di componenti strutturali ad alte prestazioni, il prezzo passa dai 2500 dollari per chilogrammo del 2009, anno precedente al bando cinese, ai 5100 dollari per chilogrammo del 2015, anno della rimozione delle restrizioni alle esportazioni, valori medi che non tengono conto delle fluttuazioni di mercato che registrano picchi fino a 20 mila dollari per chilogrammo.

Nel 2017 la Cina produce 105.000 tonnellate di terre rare pari all’ottantuno per cento della produzione mondiale, a cui si devono aggiungere le quantità prodotte clandestinamente stimate intorno alle circa 10-15 mila tonnellate. Gli altri due principali paesi produttori di terre rare sono l’Australia e la Russia rispettivamente con 20 mila e 3 mila tonnellate.

Le riserve mondiali di terre rare sono stimate a 120 milioni di tonnellate e, seppure in diverse concentrazioni di ossidi, giacimenti si trovano in tutto il mondo, particolarmente in Cina (37 per cento), Brasile (18 per cento) e Russia (15 per cento).

Con le sue grandi riserve naturali, è presumibile che la Cina continui a dominare sia l’offerta sia la domanda globale di terre rare alle quali si aggiungono sia l’eccesso di scorte sia la sovracapacità produttiva del paese che pone limiti alla ripresa e all’espansione della produzione mineraria al di fuori della Cina, almeno nel breve e medio periodo. Si stima che i consumi interni cinesi passino dalle 90 mila tonnellate del 2014 alle 150 mila del 2020.

Negli ultimi anni, gruppi di esperti convocati da istituti di ricerca e agenzie governative come il Consiglio Nazionale delle Ricerche, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, la Commissione Europea e l’American physical society hanno evidenziato come gli elementi chimici del gruppo delle terre rare siano fondamentali per le nuove tecnologie utilizzate per la produzione di energia pulita e di componenti elettronici sia di largo consumo sia per specifiche applicazioni militari e aerospaziali, e come esista un alto rischio di interruzioni dell’approvvigionamento di tali materiali a causa del monopolio de facto dell’industria di un paese non democratico come la Cina, sebbene facente parte di un’organizzazione internazionale creata allo scopo di supervisionare i numerosi accordi commerciali tra gli Stati membri come l’Organizzazione mondiale del commercio, poiché singole decisioni sui prezzi possono mettere in ginocchio paesi come gli Stati Uniti, l’Unione europea e il Giappone.

Per l’intero ventunesimo secolo molte sfide sulla disponibilità delle terre rare in quantità adeguate restano aperte. Per tante delle applicazioni che utilizzano lantanoidi sono possibili materiali sostitutivi, ma nessuno di essi garantisce l’elevata efficacia dei primi.

Il monopolio permette a Pechino di utilizzare le terre rare come strumento geopolitico per far leva sui cambiamenti comportamentali nei paesi con cui ha controversie politiche ed economiche, e comunque rafforzare la sua posizione negoziale a qualsiasi tavolo diplomatico come pure di aumentare le sue capacità militari.

La crisi delle terre rare non è una semplice disputa commerciale, ma un elemento centrale della politica economica cinese per l’ascesa allo status di superpotenza planetaria, i cui squilibri geopolitici mondiali potranno essere contenuti e bilanciati solo attraverso una nuova governance internazionale sulla produzione e la commercializzazione delle materie prime che tenga conto di interessi multipli tanto quanto quella sul clima che da decenni si sta faticosamente tentando di raggiungere per frenare il surriscaldamento del pianeta, in caso contrario il collasso del sistema internazionale è assicurato.


https://espresso.repubblica.it/affari/2 ... o-1.319822


Ultima modifica di barionu il 16/06/2020, 09:25, modificato 1 volta in totale.


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MessaggioInviato: 16/06/2020, 09:22 

Sì, i nostri smartphone sono fatti sfruttando gli schiavi bambini



Migliaia di piccoli schiacciati in cunicoli per estrarre i materiali che servono ai nostri prodotti hi-tech.

La denuncia dell'economista Leonardo Becchetti


DI FRANCESCA SIRONI

21 marzo 2018





Sì, i nostri smartphone sono fatti sfruttando gli schiavi bambini


Schiavi. Come non chiamare schiavi 
gli uomini e i bambini che ogni giorno estraggono schiacciati in cunicoli 
il cobalto per le nostre batterie, 
la casserite o il coltan per i nostri cellulari e le auto elettriche “green”? Sono schiavi, pedine di un sistema «orientato solo su due grandi obiettivi, il benessere del consumatore e il profitto dell’impresa».

Un sistema che va costretto a cambiare.

Leonardo Becchetti è ordinario di Economia politica all’università Tor Vergata di Roma ed è uno dei più convinti sostenitori della possibilità di modificarlo, quest’equilibrio distorto che promette futuro a una parte di mondo tenendone un’altra in catena

A latere di un incontro promosso da Pime, Mani Tese e Caritas contro il lavoro forzato, ha parlato con L’Espresso 
di “economia della schiavitù” e delle possibili strade per non accettare come inevitabile la sospensione dei diritti altrui per beneficio proprio. Rimettendo al centro le responsabilità delle aziende, dell’Europa. E dei consumatori.

Professore, le condizioni con cui vengono estratti i materiali che servono ai prodotti hi-tech ci ricordano come la schiavitù sia tutt’altro che abolita. Al massimo, esternalizzata.

«Fa parte delle conseguenze di un sistema produttivo volto a ridurre i costi il più possibile, senza limite verso il basso. Compreso quanto riguarda il costo del lavoro. Coloro che estraggono metalli preziosi sono un esercito di riserva, come lo definiva Marx: mano d’opera facilmente sostituibile. Dove si annida più facilmente lo sfruttamento. Anche perché le rivendicazioni sindacali non riescono a far leva, visto che la produzione può trovare nuove braccia o spostarsi. E non accade solo in Africa: basti pensare alla bracciante morta 
per sfinimento in Italia».

Come dire basta?

«Il cambiamento deve avvenire su tre assi. Il voto con il portafoglio, gli appalti di Stato, le politiche fiscali».

Politiche fiscali?

«Mi riferisco alla possibilità di introdurre dei dazi anti-dumping. Non i dazi sostenuti da Trump. Parliamo di meccanismi fiscali orientati a penalizzare le filiere produttive che non rispettano standard sociali e ambientali dignitosi. È la differenza fra un cannone e un bisturi. La politica di Trump è 
un cannone: risolve il problema della concorrenza sleale rappresentata in chiave nazionalistica. A questa politica di destra esiste una risposta di sinistra».


Di sinistra?

«Sì, ovvero orientata al rispetto della dignità della persona, ovunque questa si trovi. Non solo nel proprio paese. Parliamo allora piuttosto di regole contro il dumping socio-ambientale che premino le aziende che trattano bene il lavoro, e tassino di più coloro che non rispettano le persone e l’ambiente. D’altronde, ci sono prodotti dello sfruttamento anche in Italia».

È una soluzione praticabile?

«È possibile, ed è la strada più importante. Certo, decidere dove stia 
il “sopra” e il “sotto” la dignità del lavoro in Bangladesh non è facile come stabilire di porre l’Iva al 4 per un motore elettrico, ma oggi la tecnologia ci permette controlli e informazioni prima impensabili. Abbiamo molte più informazioni, perché non usarle anche per questo? Significherebbe più trasparenza sui fornitori, non solo quelli diretti. E quindi più attenzione. Già con le campagne nate dai movimenti No-Global sulle multinazionali molti passi avanti sono stati fatti. E qui arriviamo anche ai consumatori».

Il “consumo responsabile”... non ha fatto il suo tempo?


«No. Sta cambiando anche questo. 
Il successo dei diamanti liberi da sfruttamento può restare assai limitato, certo, se questi devono essere pagati molto di più, e rimangono quindi elitari. Ma oggi ci sono molte altre risposte. Penso ad esempio a come si stanno muovendo grandi gestori di fondi come Blackrock, prendendo spunto da pratiche che Banca Etica mette in campo da vent’anni. Votando con il portafoglio. Attraverso consapevolezza, informazione, coordinamento e convenienza. Oggi, ad esempio, essere ambientalmente sostenibili è economicamente efficace, e va 
di moda. Anche in Borsa».

Prima l’ambiente, dopo il lavoro?

«Sull’ambiente la velocità della trasformazione è stata più rapida, 
è vero. Ora bisogna insistere sull’aspetto sociale».

Poi ci sono gli Stati diceva.

«Che devono iniziare a prevedere queste garanzie socio-ambientali in tutti i loro appalti, superando la logica del solo massimo ribasso».

E che devono avere il coraggio di contrastare lo sfruttamento, no?

«Certo. Ma la legge da sola non basta a mettere in condizioni le aziende di farsi concorrenza in modo sano. Anzi, in un mondo globalizzato, a volte rischiano 
di cancellare le possibilità di competere alla pari. È per questo che è importante che iniziative come quelle dei dazi 
anti-dumping sociale siano prese 
sul piano europeo».

Non abbiamo parlato dei lavoratori .

«Anche loro in questi casi sotto scacco per la facilità nel trovare nuove braccia o spostare la produzione. Ma non tutte le attività sono delocalizzabili. Le miniere, ad esempio, hanno un potere in questo senso. Come lo ha, dall’altro capo della filiera, la logistica».


Un nuovo inizio?



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Per la prima volta nella storia, la nostra tecnologia di accumulo di energia trasformativa consente alle energie rinnovabili di fornire energia di base per tutto il giorno a costi inferiori rispetto ai costi dei combustibili fossili. La soluzione pronta per l'uso di Energy Vault combinata con la generazione rinnovabile di energia solare o eolica a basso costo è inferiore rispetto alle centrali elettriche a base di combustibile fossile completamente ammortizzate esistenti più economiche (ovvero gas naturale a ciclo combinato).

La nostra tecnologia rivoluzionaria è stata ispirata da centrali idroelettriche pompate che si basano sulla gravità e sul movimento dell'acqua per generare energia.

La soluzione Energy Vault utilizza gli stessi fondamenti di fisica ed energia cinetica dell'idro pompato, ma sostituisce l'acqua con blocchi compositi su misura utilizzando un uso estremamente innovativo di materiali a basso costo.

Questi blocchi a basso costo, combinati con il nostro sistema brevettato e alcuni software di controllo molto intelligenti, ci hanno permesso di offrire tutti i vantaggi di un sistema idraulico pompato ma a un prezzo molto più basso, a partire dalle dimensioni e senza la necessità di una topografia difficile da trovare .

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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
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Wolframio ha scritto:
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Ma se tutti, non fanno una caxxo di niente, anche i più FUBBI, cosa otterranno/mangeranno.
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Dunque noi povere formiche, cominciamo a NON fare più niente(non pagare le tasse), pardon le imposte e sfanculare i vari pretendenti, legalizzati o no, del pizzo.
AZZ.. si campa una volta sola, ma perchè dobbiamo sopportare, vedere e mantenere così tante persone merdose ???????
È solo un pensiero, ma mi viene sempre più spesso in mente "l'uomo della bottiglia di benzina". [:306]



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 18/07/2020, 18:10 
Wolframio ha scritto:
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Per la prima volta nella storia, la nostra tecnologia di accumulo di energia trasformativa consente alle energie rinnovabili di fornire energia di base per tutto il giorno a costi inferiori rispetto ai costi dei combustibili fossili. La soluzione pronta per l'uso di Energy Vault combinata con la generazione rinnovabile di energia solare o eolica a basso costo è inferiore rispetto alle centrali elettriche a base di combustibile fossile completamente ammortizzate esistenti più economiche (ovvero gas naturale a ciclo combinato).

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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 22/07/2020, 12:50 
MAURO !!!

ho bisogno di notizie aggiornate sulla peste suina in cina

e sul prezzo del neodimio e del lutezio !

vanno bene anche link in inglese ...



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 Oggetto del messaggio: Re: LA TRUFFA - FREGATURA DELLE RINNOVABILI
MessaggioInviato: 22/07/2020, 13:42 
aggiornate [:296]

https://bigthink.com/coronavirus/buboni ... %20Beijing.

https://en.institut-seltene-erden.de/ou ... th-prices/

ciao
mauro



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MessaggioInviato: 01/10/2020, 14:59 
mauro ha scritto:


PESTE IN CINA ....

https://www.lastampa.it/esteri/2020/09/ ... wCqsxk1fWQ

oggi sulla stampa , ma mauro l' aveva postata in luglio .....



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